Senza lavoro si muore. Suicidio a Torino
di Daniele Cardetta
Aveva 28 anni Emanuele, ragazzo trovato impiccato la mattina del 12 febbraio in un magazzino nella cittadina nel torinese di Vinovo. Ha scelto di uccidersi proprio lì, nei magazzini della sua cooperativa, la Tecnodrink, che aveva appena perso la commessa per la quale stava lavorando.
Emanuele, che lascia un fratello e la madre, era benvoluto da tutti i colleghi e per lui il lavoro rappresentava quasi una seconda casa, probabile dunque che il malessere sul posto del lavoro lo abbia spinto alla tragica decisione.
Infatti a inizio anno ci fu un amara sorpresa per Emanuele. La Carlsberg aveva deciso di non rinnovare nessun contratto con le piccole cooperative in Italia passando direttamente a fare affari con la multinazionale Coca Cola.
Da quel punto in avanti il rischio per Emanuele della cassa integrazione si era fatto sempre più concreto, così come l’angoscia di rischiare di rimanere senza lavoro vista la forte crisi che sta colpendo il torinese e il Piemonte.
Negli ultimi tempi Emanuele era sempre più depresso anche se nessuno dei suoi colleghi avrebbe potuto immaginare un gesto così estremo. Di lavoro dunque si può morire, e non solo per incidenti sul posto di lavoro ma anche di depressione per paura di perderlo.
La speranza è che la vicenda del povero Emanuele serva a fare riflettere perché purtroppo di ragazzi nelle sue condizioni che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro ce ne sono troppi e tanti di loro devono convivere quotidianamente con le preoccupazioni di un futuro sempre più incerto e drammatico. E c’è chi assicura che il peggio debba ancora venire. (Beh, buona giornata).