Il settimanale L’espresso del 29.ottobre 2009 scrive, a firma di F:S.:
Creativi on demand. Si definisce la “prima agenzia di nuova generazione”. Senza “spargimento di costi” e leggera nella struttura, nessuna piramide di gerarchie, ma orizzontale nei rapporti: è Consorzio Creativi, a Roma e a Milano. Una novità per dare risposta alla crisi economica che ha investito anche la pubblicità: a fronte di ogni briefing ricevuto o concordato col cliente, si forma un gruppo di lavoro, che segue tutte le fasi del progetto. Concluso il lavoro, il gruppo si scioglie, per riformarsi a una nuova richiesta (www. consorzio creativi.com).
Beh, buona giornata.
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www.consorziocreativi.com
Cambiare si deve. A un anno dall’inizio della più grande crisi economica globale, nasce Consorzio Creativi, la concreta risposta alla crisi di sistema della pubblicità italiana. Nasce per produrre saving e generare valori di comunicazione sostenibili nel tempo. Nasce con la struttura più leggera sul mercato, col più rilevante reparto creativo in Italia e con una spiccata capacità commerciale e manageriale. Consorzio Creativi nasce per gestire la crisi, per sostenere i consumi, per aiutare i marchi italiani a essere protagonisti della ripresa economica.
La fotografia della pubblicità italiana. La pubblicità italiana è in crisi. Crisi di strutture, crisi di uomini, crisi di idee. Non è una critica, non è una polemica: è un dato di fatto.
C’è chi sostiene si tratti di uno stop momentaneo, dovuto alla situazione economica e finanziaria del nostro Paese. Altri parlano della necessità di un fisiologico ricambio, come è avvenuto in diversi periodi. In realtà siamo a vera e propria chiusura di un ciclo. L’economia di gran parte delle agenzie di pubblicità operanti in Italia è legata a filo doppio all’economia globale: si tratta di strutture di proprietà di holding finanziarie americane, inglesi, francesi e giapponesi quotate in Borsa. Grandi clienti internazionali hanno nell’ultimo periodo operato forti ridimensionamenti dei loro budget pubblicitari. Nello stesso tempo, i network internazionali chiedono aumenti delle revenue alle unit locali, per compensare le perdite previste sui fatturati worldwide.
Il paradosso che stritola le agenzie di pubblicità italiane: da un lato la crisi taglia i budget, dall’altro esige più fatturato. La risposta che hanno dato i manager della pubblicità italiana è semplice, prevedibile, scontata: quando tagliare i costi delle spese generali non basta, si ricorre all’espulsione delle persone, per rimpiazzarle con professionalità a basso costo. Che tipo di qualità si riesca poi a garantire alle aziende passa in secondo piano rispetto alla necessità di salvare il salvabile dei propri conti.
La forma-agenzia tradizionale non corrisponde più alla realtà delle imprese italiane. Stritolata dalle incombenze finanziarie, inaridita di talenti, appesantita dalla burocrazia interna, legata mani e piedi alle logiche dei quartier generali internazionali, l’agenzia tradizionale non ha più sottomano strumenti interpretativi, e di conseguenza organizzativi per raccogliere le nuove sfide. In assenza di una credibile e organica alternativa, le aziende italiane sono costrette a utilizzare le grandi agenzie multinazionali, i cui profitti vengono consolidati negli Usa, in Uk, in Francia o in Giappone.
Consorzio Creativi: la novità è nella discontinuità. Discontinuità significa tornare a ciò che di basico chiede oggi il mercato della comunicazione commerciale, della pubblicità: qualità, flessibilità, economicità. La qualità è la missione di chi produce le idee, la flessibilità e l’economicità è il talento nell’organizzazione del lavoro.(….). Beh, buona giornata.