Berlusconi/ Silvio & Veronica e l’opposizione di Sua Maestà -blitzquotidiano.it
Che l’Italia sia ormai una repubblica monarchica e che re Silvio I sia già informalmente insediato lo dimostra la vicenda delle veline che il premier voleva mettere in lista. Una cosa che nemmeno il defunto dittatore del Turkmenistan, Saparmyrat Nyýazow, avrebbe mai osato. Segno che il potere e il successo ormai rischiano di ottenebrare, almeno di tanto in tanto, la fertile e geniale mente di uno dei più abili e capaci imprenditori e politici della storia d’Italia.
Ne è derivata una sceneggiata napoletana, con la sinistra che strillava e la signora Veronica (ex attrice a sua volta; «più fortunata delle altre», come una velina del presente le ha fatto notare) che richiamava il marito all’ordine. Infine l’urlo di trionfo dell’opposizione, quando Berlusconi ha dato il contrordine compagni, in un diktat da Varsavia (sempre dall’estero arrivano i diktat: ma se deve occuparsi delle cose italiane anche quando è in viaggio, perché si sposta?). Tutto ciò costituisce un indice di quanto in Italia si sia persa la bussola.
Ha scritto un lettore di Blitzquotidiano: «Ma smettetela di parlare di Berlusconi; con tutti i problemi che affliggono l’Italia, le sue gag e le sue gaffes sono cose di nessuna importanza». E ha pienamente ragione. Purtroppo però gag e gaffes sono sintomi di un malessere più grave e profondo.
La storia delle veline dimostra che la legge elettorale è una legge che rafforza la partitocrazia, cioè il super potere dei partiti. Sull’onda di quel movimento politico di massa che ai primi anni novanta portò alla fine della Dc e del Psi per darci il regime di Berlusconi, si era parlato di apertura dei partiti alla società civile, di avvicinamento dei parlamentari agli elettori e sul tema c’erano stati anche referendum e leggi. Poi, con un colpo di mano, Berlusconi ha fatto la sua legge elettorale, che andava benissimo anche alla sinistra orfana del centralismo democratico, in base alla quale chiunque andava bene, anche il cavallo di Caligola.
Nessuno però se ne preoccupa. Gli unici che, in qualche modo, puntano a un avvicinamento della politica agli elettori sono quelli della Lega, che ottengono la vittoria nell’imporre il federalismo fiscale, ma se si accontentano di questo rischiano una vittoria monca.
E intanto Berlusconi dice di voler mettere le veline in lista. Vede l’aria che tira, capisce che non gli conviene, fa marcia indietro. Non è escluso che la sua intelligenza abbia previsto tutto e che magari il caos sulle veline gli sia servito per far passare sotto silenzio qualche altro più importante problema: un po’ come il calciatore che, dovendo battere il rigore, fa la finta per mandare il portiere dall’altra parte.
Il silenzio della destra sulla vicenda nasconde non l’imbarazzo, ma il totale asservimento dello schieramento al volere del Capo.
E il caos sollevato dalla sinistra dimostra che l’opposizione c’è e lotta per lui: è l’opposizione di sua maestà. Infatti, con i suoi strepiti e urla, cosa ha ottenuto l’opposizione? Una bella vittoria di carta. I giornali esultano, e poi?
A Berlusconi è stata risparmiata una ciclopica sciocchezza, che avrebbe costituito un piccolo, forse, ma significativo argomento in campagna elettorale. Invece è stata tolta una castagna dal fuoco alle tante persone benpensanti della destra, è stato fatto capire al Cavaliere che se avesse insistito la storia gli si sarebbe ritorta contro. E ora potrà felicemente inserire delle persone più presentabili, con tante grazie all’opposizione. Di sua maestà, re Silvio I. (Beh, buona giornata).