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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

C’è chi fa qualcosa per la crisi economica in Italia.

(fonte: il blog di paolo ferrero):

ARANCIA METALMECCANICA IN TUTTA ITALIA. DOMANI ALLE 10.00 A TORINO A PIAZZA CASTELLO IL PORTAVOCE DELLA FEDERAZIONE PAOLO FERRERO A VENDERE LE ARANCE IL CUI RICAVATO SOSTIENE LE LOTTE DELLE/I LAVORATRICI/ORI
13 Febbraio 2010

Arancia Metalmeccanica continua a svilupparsi in tutta Italia. Da oggi, e per tutta la settimana, si venderanno in molte parti d’Italia 10 mila kg di arance il cui ricavato servirà a sostenere le casse di resistenza dei lavoratori in lotta.
Arancia Metalmeccanica ha fino ad oggi venduto circa 50 mila kg di arance in tutta Italia per sostenere le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, per portarle con i banchetti dai presidi delle fabbriche in lotta al centro delle città.
La Federazione della Sinistra ha scelto di essere utile nella crisi e di rimettere al centro la solidarietà tra le/i lavoratrici/ori e tra queste/i ed il territorio, motivo per cui l’iniziativa riscuote successo.
La scorsa settimana a Bergamo e provincia sono stati fatti 12 banchetti vendendo 3000 kg di arance con i lavoratori della Pigna e della Frattini.
Questa settimana i banchetti di Arancia Metalmeccanica saranno in Sicilia per sostenere la lotta dei lavoratori di Termini imerese, in Umbria per sostenere la lotta dei lavoratori della Merloni, nel Lazio a Civitavecchia, a Milano per i lavoratori di MAFLOW (Trezzano sul Naviglio), METALLI PREZIOSI (Paderno Dugnano), LARES (Paterno Dugnano), MARCEGAGLIA (Milano) e OMNIA SERVICE (Milano). in Toscana per i lavoratori di Agile ex Eutelia.
A Brescia per alimentare le casse di resistenza dei lavoratori in lotta.

Domani mattina, a Torino, in p.zza Castello, dalle 10.00 in poi sarà presente il portavoce della Federazione della Sinistra Paolo Ferrero.
Le/i lavoratrici/ori di Agile ex Eutelia e la Federazione della Sinistra oltre ad organizzare l’iniziativa per la vertenza in attto, vogliono ricordare a tutti che non si può morire di lavoro o di non lavoro.

Per questo hanno deciso di dedicare l’iniziativa ad Emanuele, il ragazzo suicidatosi ieri a Torino dopo aver saputo del suo licenziamento.
(Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Crisi: «Oggi si licenzia per migliorare il rendimento degli azionisti».

di Alessandro Cisilin – da «Galatea European Magazine»

«Mi rivolto, dunque siamo. La storia prodigiosa qui evocata è la storia dell’orgoglio europeo». Le parole di Albert Camus sembrano tornare d’attualità con l’escalation di sequestri che stanno bersagliando i dirigenti d’azienda in Francia. L’istinto individuale che trova sbocco nell’altrettanto spontanea rabbia collettiva. Non si può fare, beninteso: il rapimento all’interno dell’impresa è severamente punito dal codice penale transalpino. Sta di fatto che accade, con illustri ed estesi precedenti nel paese, dall’Alto Medioevo agli anni ‘70. E risuccede per la disperazione dei tagli motivati dalla crisi, nonché per la presa d’atto dell’assenza di esiti dal ricorrente modello negoziale.

Il primo episodio ha coinvolto un paio di mesi fa il patron di Sony France, a Pontonx sur l’Adour, nel dipartimento sud-occidentale delle Landes, tenuto in ostaggio per ventiquattr’ore, l’identico trattamento riservato qualche giorno più tardi al direttore dell’azienda farmaceutica 3M di Pithiviers, a Sud di Parigi.

Poi è arrivato il turno dell’illustre magnate del lusso François-Henri Pinault, grande collezionista d’arte e proprietario tra l’altro del veneziano Palazzo Grassi, per un patrimonio stimato a quattordici miliardi di euro, un gruzzoletto da tenere ben al riparo dai piani di “ristrutturazione” da lui imposti alle proprie imprese, che prevedono il licenziamento di almeno millequattrocento persone. Dopo una riunione dei vertici del gruppo (la Pinault-Printemps-Redoute, fondata dal padre) nel quindicesimo arrondissement parigino, i dipendenti dei magazzini Fnac e Conforama hanno tenuto sotto assedio, a calci e spintoni, il taxi su cui era a bordo. E’ durato una lunga ora, fino all’intervento della polizia.

E infine il fatto più clamoroso, ossia il sequestro di cinque dirigenti delle due fabbriche dell’americana Caterpillar nella regione di Grenoble, incluso il direttore Nicolas Polutnick, al seguito dell’annunciato licenziamento di settecentotrentatre operai, ossia quasi un terzo della forza lavoro in Francia. L’azienda si difende denunciando un crollo del cinquantacinque per cento delle ordinazioni, con la conseguenza che gli “esuberi” costituirebbero la sola possibilità per evitare di cacciare tutti e di chiudere gli stabilimenti.

La crisi tuttavia, qui come altrove, puzza di pretesto, trattandosi del più grande produttore al mondo di veicoli e macchinari per costruzioni ed estrazioni, di motori diesel e a gas naturali, nonché di turbine a gas industriali. Non è insomma un’azienda in rosso, bensì realizza tuttora utili. E’ suonato allora inaccettabile il rifiuto padronale di qualsiasi negoziato con i sindacati sulle esistenti controproposte di riduzione salariale e di indennità di licenziamento.

«Oggi si licenzia per migliorare il rendimento degli azionisti», spiega Nicolas Benoît, delegato della Confédération Générale du Travail nell’impresa.
La rabbia è allora quantomeno comprensibile. Comandano ancora gli interessi azionari, gli stessi che hanno portato al crack l’economia reale. E quando si tratta non degli spiccioli del trattamento di fine rapporto dei lavoratori ma di buonuscite milionarie per la casta dei propri dirigenti le imprese non battono ciglio e l’Eliseo va poco al di là di dichiarazioni populistiche. Il decreto recentemente varato dal governo riguarda solo le sei banche interessate dagli aiuti di Stato e due case automobilistiche, e limita il proprio orizzonte temporale all’anno prossimo.

E’ stato in realtà lo stesso Sarkozy a intervenire per calmare le acque a Caterpillar ricevendone i dipendenti e spingendo per riaprire la trattativa. Le parole però non bastano ai lavoratori, che tengono dissotterrata l’ascia di guerra, consapevoli che una promessa presidenziale pronunciata l’anno scorso per evitare la chiusura dell’acciaieria dell’Arcelor-Mittal si è risolta nel nulla di fatto, ovvero nel licenziamento dei suoi cinquecentosettantacinque operai.
«Nichilista la rivolta? – si è chiesto allora Adriano Sofri – Beh – si è risposto – le avete tolto tutto, anche la lepre (ideologica) della rivoluzione».

La Francia rivendica quella lepre. E ai sondaggi, metà dei suoi cittadini si dice oggi favorevole all’arma del sequestro. (Beh, buona giornata).

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Attualità Lavoro Popoli e politiche

Le prossime elezioni europee possono servire a qualcosa di buono?

Tanto è forte l’opposizione sociale, quanto è debole l’attuale opposizione parlamentare.

Se anche nel Principato di Monaco si scatena la protesta contro la crisi, vuol dire che è ora di guardare in faccia la realtà. A Montecarlo circa 3000 persone sono sfilate in corteo, percorrendo quelle strade che sono il circuito di Montecarlo, la gioia degli sponsor della Formula 1. Metre d’hotel, croupier del Casino, dipendenti di alberghi, bar e ristoranti del più famoso paradiso fiscale d’Europa hanno manifestato contro la crisi. “Qui vengono tutti i ricchi del mondo-ha detto un sindacalista di Montecarlo- mentre il 40% del personale dei locali pubblici monegaschi lavora in nero”.

In forme diverse stiamo assistendo al ritorno delle grandi proteste che ci sono state in tutto il mondo, compresa l’Italia con Genova, prima dell’11 settembre 2001 dove si fusero insieme il no alla globalizzazione, la protesta contro le ineguaglianze nel mondo del lavoro e la richiesta di maggiore attenzione verso l’ambiente. E’ quanto si può ricavare dalle proteste contro il G-20 a Londra, dalle manifestazioni contro la Nato a Strasburgo, dalle centinaia e centinaia di migliaia di lavoratori, studenti e precari che hanno riempito le piazze italiane, convocati dalla Cgil, dal movimento dell’Onda, dalle organizzazioni del sindacato di base. Sembrano essere tornate le giornate del movimento No Global, quella fiammata che si spense dopo l’11 settembre per riaccendersi di tanto in tanto e senza una strategia.

“Il movimento arretrò perché i sindacati e i partiti politici non vollero essere associati direttamente con un movimento di azione diretta e radicale del quale avevano paura”, dice Naomi Klein , in una lunga intervista, appena pubblicata da un settimanale italiano. “Adesso mi pare che le cose siano diverse: se guardiamo alle strade di Londra vediamo che, fianco a fianco, sfilano giovani attivisti di matrice radicale e vecchi sindacalisti, precari alle prese con lavori che oggi ci sono e domani no e militanti ambientalisti e pacifisti. È una nuova scelta di militanza che ha alla sua base la crisi economica e i problemi di vita quotidiana, anzi di sopravvivenza quotidiana, che milioni di persone vivono a causa delle scelte delle leadership mondiali”.

L’opposizione contro la gestione della crisi ha anche coinvolto la classe operaia, che ha dato in vita in Francia al “sequestro” dei manager, per imporre migliori condizioni contrattuali, in tema di difesa dei posti di lavoro. E’ successo alla Caterpillar. E’ successo alla Continental, dove un anziano operaio ha detto: “hanno avuto il nostro sudore, vogliono il nostro sangue, non avranno il nostro culo”.
E’ successo alla Fiat in Belgio. Tre dirigenti della Fiat per cinque ore sono stati rinchiusi dentro due stanze del centro vendite autovetture di Bruxelles, da alcuni lavoratori che protestano per un piano di licenziamenti. La Fiat ha reagito, annunciando che”esclude per il futuro la possibilità di tenere rapporti con organizzazioni sindacali che avallino simili forme di protesta”.
Immediata la reazione del sindacato. Abel Gonzales – rappresentante del sindacato Fgtb, ha detto: “E saremmo noi i terroristi? Loro mettono la gente in cassa integrazione e questo non è prendere in ostaggio la gente?” Gli fa eco Giorgio Cremaschi: “Le dichiarazioni della Fiat contro i lavoratori e i sindacati belgi sono inaccettabili. La rottura della convivenza civile che lamenta l’azienda avviene prima di tutto quando durante la crisi si scelgono i licenziamenti come modo di affrontarla. L’esasperazione dei lavoratori va capita anche dalle aziende. Peraltro – aggiunge Cremaschi – i cosiddetti sequestri sono in realtà semplici invasioni di uffici che durano poche ore”.
Ma è successo anche alla Benetton di Piobesi, in Piemonte. «A Bruxelles hanno sequestrato tre manager della Fiat per colpa di 24 licenziamenti? Almeno nel nostro caso erano 143 persone a perdere il posto», ha detto Giuseppe Graziano, segretario della Uilta-Uil piemontese. Quelli che ha vissuto a Piobesi, nello stabilimento della Olimpias, sono stati momenti tutt’altro che facili per Tullio Leto, direttore del personale dell´azienda tessile del gruppo Benetton: quando hanno saputo che l´azienda non avrebbe concesso la minima apertura, i lavoratori lo hanno tenuto in assedio per tre ore e lui è uscito dallo stabilimento attraverso una porta sul retro, grazie all’intervento dei carabinieri.

Le cancellerie europee sono preoccupate. “Le prospettive dell’economia sono eccezionalmente cattive e la crisi del lavoro è a questo punto drammatica, la disoccupazione è all’8,2% pari a 13 milioni di uomini e donne disoccupati”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncke.
Le manifestazioni di piazza hanno fatto crollare nelle ultime settimane i governi in Islanda, in Lettonia e in Ungheria. Dublino è stata attraversata da cortei senza precedenti con centinaia di migliaia di operai e impiegati a protestare contro gli ennesimi tagli di bilancio che hanno frantumato il potere d’acquisto irlandese fino a portare il paese sull’orlo della bancarotta. A Vilnius i dimostranti hanno preso addirittura d’assalto il Parlamento dopo l’annuncio di un rialzo delle imposte per i lavoratori dipendenti.
E si muove ora anche la Confederazione dei Sindacati Europei, storicamente confinata a funzioni di rappresentanza presso le istituzioni dell’Unione. Per metà maggio, in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, si stanno mobilitando quattro “manifestazioni europee”, il 14 a Madrid, il 15 a Bruxelles, il 16 a Berlino e Praga. Segnali di una protesta che oramai varca i confini nazionali, oltre che quelli tematici e ideologici.

Ha ragione Naomi Klien quando dice: “non bisogna, comunque guardare solo a quanto avviene intorno ai summit mondiali dove i media riportano ogni più piccolo dettaglio. Nel mondo ci sono tanti episodi giornalieri di manifestazione di questa rabbia che non vengono pubblicizzati. Quello è il movimento che vive e cresce”.
Quello che stupisce è la “leggerezza” dell’opposizione parlamentare italiana di fronte alla pesantezza della crisi. Per il Pd la partecipazione del segretario Franceschini alla manifestazione della Cgil del 4 aprile a Roma è sembrato il massimo sforzo possibile. Segno evidente che l’estromissione della Sinistra dal Parlamento italiano fa vedere tutti i suoi frutti amari. Il prossimo 6 e 7 giugno c’è la possibilità di rimediare, almeno nel Parlamento europeo. Sarebbe un segnale importante per l’appoggio e lo sviluppo dell’opposizione sociale alla crisi del capitalismo, in Italia e in Europa. Beh, buona giornata.

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