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I ventuno arresti degli studenti dell’Onda: il vecchio trucco di costruire il nemico interno per nascondere le difficoltà esterne.

Scontri G8 università Torino: 21 arresti. Da Milano a Palermo studenti occupano-ilmessaggero.it

Università occupate in tutta Italia dopo che 21 persone sono state raggiunte da misure cautelari (16 in carcere e cinque ai domiciliari) per gli incidenti avvenuti lo scorso 18 maggio a Torino in occasione del G8 dell’Università. Il Gip motiva le ordinanze con il rischio di reiterazione dei reati al summit dell’Aquila, ossia pericolo che gli indagati ripetano quelle azione al vertice. Il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli ha parlato di manifestanti «organizzati in modo paramilitare». Negli arresti colpiti in particolare due centri sociali “storici”: il Pedro di Padova e l’Insurgencia di Napoli.

Gip: rischio reiterazione reati all’Aquila. GLi arresti vengono motivati dal giudice per le indagini preliminari con il pericolo di reiterazione dei reati, anche «in vista dell’imminente apertura dei lavori del G8» dell’Aquila. Gli arrestati, si legge infatti nell’ordinanza, «appartengono a un comune ambiente, riconducibile al movimento antagonista non solo torinese, in grado di elaborare un disegno criminale collettivo ben organizzato, preparato in anticipo, suscettibile di porre in serio pericolo l’incolumità personale delle forze dell’ordine e di turbare gravemente l’ordine pubblico». Ciò «rende evidente l’estrema concretezza e gravità del rischio di reiterazione di analoghe condotte criminose». Tanto più, conclude il giudice, «in vista dell’imminente apertura dei lavori del G8».

Sul web messaggio e foto di una bomba carta. Sulla pagina lombarda del sito web Indymedia, uno dei portali di riferimento della galassia antagonista, è apparso un post intitolato «E allora ‘l’onda si fece bomba», accompagnato dalla foto di una bomba carta. Il messaggio è rimasto visibile per circa mezz’ora, poi è stato cancellato. Nell’immagine, a sinistra ci sono una miccia, quella che sembra polvere da sparo, un foglio di carta e un piccolo cilindro. A destra l’ordigno pronto. Sotto, la scritta: «Pensate che gli arresti ci spaventano? Pensate di impedirci di manifestare? Pensate che gabbie e manganelli salveranno la vostra società di sfruttamento? Pensate male». Il post anonimo, inserito alle 16.26, è stato immediatamente più volte commentato prima di essere rimosso.

Le occupazioni. Prima l’occupazione del rettorato dell’ateneo di Torino, poi quella di tante altre università da parte degli studenti dell’Onda che chiedono ai rettori di prendere posizioni contro gli arresti. Occupati l’ufficio del pro-rettore de La Sapienza (gli studenti hanno deciso che resteranno anche stanotte) la facoltà di Architettura di Roma Tre, il Rettorato di Bologna, della Federico II a Napoli, di Pisa, Venezia, e La Statale di Milano dove la situazione è tornata alla normalità dopo che gli studenti hanno incontrato il preside della facoltà di Lettere e Filosofia. Gli universitari si sono uniti a un presidio già previsto davanti alla Prefettura contro la nuova normativa in tema di sicurezza. A Venezia il Rettore Carlo Magnani ha preso posizione contraria agli arresti. Protesta anche a Genova con gli studenti dell’Onda che sono entrati con striscioni alla conferenza strategica sul futuro della città. Il rettore dell’ateneo genovese, Giacomo Deferrari, ha risposto esprimendo solidarietà. Solidarietà anche da parte del sindaco di Genova Marta Vincenzi. Si mobilitano anche gli studenti di Cagliari che entrano in assemblea permanente nella facoltà di Scienze della Formazione. Protesta anche a Palermo con l’occupazione delle facoltà di Lettere e
Filosofia e di Scienze politiche.

Cortei, striscioni e proteste. Sarebbero un centinaio a Napoli dove domani si prevede una mobilitazione, una ventina quelli del movimento pisano dell’Onda a Pisa, a Bologna gli studenti hanno improvvisato un corteo, alla Sapienza i ragazzi hanno invaso l’ufficio del pro-rettore Avallone, a Roma Tre una cinquantina di aderenti della Rete V Strategy che fa parte del cartello anti G8 hanno occupato Architettura. Alla Statale di Milano esposti striscioni dal rettorato con la scritta “Liberi tutti, liberi subito”.

Agnoletto: si alimenta la tensione verso il summit dell’Aquila. Gli arresti «a due giorni dal G8 dell’Aquila è un chiaro messaggio da parte del Governo, che così facendo alimenta ed esaspera il clima di tensione verso l’evento (come aveva fatto a Genova, otto anni fa)». Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum ai tempi del G8 di Genova parla di «strategia finalizzata a spostare l’attenzione dei media e dei cittadini dalle due vere notizie: il fallimento annunciato di quest’ennesimo vertice e l’evidente perdita di credibilità di Berlusconi agli occhi dell’opinione pubblica mondiale»

Luca Casarini, il leader dei disobbedienti, ha sottolineato che si tratta di «arresti preventivi di stampo fascista, un’operazione politica fatta prima del G8 e dopo il vertice si smonterà». Per Luca Casarini «dietro» quanto accaduto «c’è la mano dei servizi segreti italiani: non siamo disposti ad accettare questo tipo di imposizioni e di vergogne nazionali». «Chiunque ci sia dietro – spiega – pagherà molto caro quello che sta succedendo».

Onda: Maroni il mandante. E’ Roberto Maroni sottolinea l’Onda Anomala di Torino, «il mandante di questa operazione che, oltre a reprimere il dissenso, compie una azione preventiva in vista dell’imminente G8 dell’Aquila». Di «arresti ad orologeria» parla anche Lele Rizzo, leader del network antagonista torinese: «Potevano fare tutto dieci giorni fa», afferma Rizzo, che scagiona i suoi compagni arrestati: «Al corteo – dice – di paramilitare c’era ben poco».

Gli arresti. Dodici persone sono state arrestate a Torino, mentre le altre a Padova, Bologna, Napoli e L’Aquila. A Padova ordine di arresto per il leader del centro sociale padovano Pedro Max Gallob e un esponente dell’ala universitaria della disobbedienza padovana, attualmente in Iran, suo paese di origine. Un altro attivista è stato sottoposto a perquisizione domiciliare. All’Aquila arrestato Egidio Giordano, napoletano di 25 anni, uno dei leader del centro sociale Insurgencia di Napoli che ha partecipato alla fiaccolata di ieri dei cittadini aquilani. Alcuni degli arrestati, ha inoltre reso noto la procura di Torino, hanno partecipato agli scontri di Vincenza, sabato scorso in occasione della manifestazione No Dal Molin.

Legale leader centro sociale Padova: strana l’ordinanza dopo tanto tempo. È «particolare» che le ordinanze di custodia per i tafferugli di Torino del maggio scorso «vengano emesse, per un episodio di scontri di piazza, a distanza di più di un mese dall’accaduto». La riflessione è dell’avvocato Aurora D’Agostino, legale che assiste Max Gallob, e che ha annunciato il ricorso al tribunale del riesame. Il legale ha anche detto che l’ordinanza del gip è datata 3 luglio, ma non si sa quando la procura ha chiesto le misure cautelari. L’avvocato D’Agostino ha anche detto che la procura aveva chiesto i domiciliari per tre persone, mentre il gip ha ritenuto di applicare tale misura a cinque giovani, mentre per gli altri 16 ha firmato l’ordinanza di custodia in carcere. Dopo aver ricordato che nell’ordinanza si contesta ai giovani l’uso di bastoni ed estintori ed il lancio di pietre e fumogeni, il legale ha sottolineato che le lesioni riportate dagli uomini delle forze dell’ordine, reato indicato tra le accuse, vanno da prognosi di tre o quattro giorni alla più grave di 15 giorni.

Tra gli indagati anche uno studente di Gemonio, 25 anni, denunciato per violenza privata in concorso. Nella sua abitazione la Digos ha trovato fogli e volantini che dimostrerebbero, secondo gli investigatori, che lo studente è vicino all’area del centro sociale Askatasuna. Avrebbe partecipato a una delle manifestazioni in cui erano state chiuse con delle catene le entrate di una banca nel capoluogo piemontese.

Nelle scorse settimane erano già state arrestate due persone. Domenico Sisi, parente del sindacalista Vincenzo Sisi processato a Milano con l’accusa di far parte di un’organizzazione terroristica, e Alessandro Arrigoni, dipendente della prefettura di Milano. Entrambi avevano poi avuto l’obbligo di dimora.(Beh, buona giornata).

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Torino: il G8 si scontra con gli studenti.

G8 Università, scontri e tensione al corteo degli studenti dell’Onda di di OTTAVIA GIUSTETTI-repubblica.it

TORINO – Scene di guerriglia urbana questa mattina a Torino per il corteo del contro G8 dell’Università con migliaia di ragazzi da diverse città italiane, quasi tutti dei centri sociali, che hanno “assaltato” il Castello del Valentino dove nel frattempo si stava chiudendo il summit dei rettori dei paesi del G8. Lacrimogeni, bombe carta, pietre e manganelli hanno chiuso la manifestazione che però, dalle prime informazioni, si è conclusa senza gravi feriti. Secondo i dati forniti dalla questura di Torino diciannove agenti sono rimasti contusi o lievemente feriti negli scontri, mentre sembra che non ci siano feriti tra i ragazzi che hanno partecipato agli scontri. Due invece gli anti-G8 fermati, probabilmente del gruppo dei milanesi.

Solo tanta tensione, dunque, e uno “spettacolo” che si è rivelato assolutamente fedele alle aspettative. Con centinaia di agenti a blindare la città, elicotteri, e i contestatori che per l’appuntamento con la polizia hanno coperto i volti e hanno indossato caschi e bastoni schierandosi in file compatte dietro a uno scudo lungo oltre dieci metri camuffato da striscione.

Il corteo, formato da qualche migliaia di giovani, è partito intorno alle 11 dalla palazzina Aldo Moro, a fianco dell’Università, ribattezzata palazzina Block G8 per l’occasione, al seguito del camioncino di tutti i cortei dell’Askatasuna il noto centro sociale degli autonomi torinesi. Due blocchi di agenti in tenuta antisommossa aprivano e chiudevano il corteo che a passo svelto percorreva via Po, piazza Castello, via Pietro Micca, piazza Solferino, corso Re Umberto, corso Vittorio Emanuele, via Madama Cristina e corso Marconi per chiudere davanti al Castello. Lungo il tragitto qualche isolato contestatore ha lasciato scritte lungo i muri, a gruppetti hanno acceso fumogeni davanti all’ingresso delle banche, mentre i negozianti chiudevano le saracinesche lungo il loro passaggio.

Gli uomini della Digos, guidati da Giuseppe Petronzi, hanno accompagnato il corteo, in borghese, lasciando che gli abitanti rimanessero in strada a seguire la manifestazione. Non raccogliendo né lanciando alcuna provocazione hanno lasciato che si arrivasse al Castello senza incidenti. E lì si è messa in scena la guerriglia annunciata. I ragazzi hanno indossato la loro “armatura” e gli agenti pure. I primi schierati su un fronte del corso, gli altri sull’altro. La tensione saliva mentre i ragazzi dell’Askatasuna dalla camionetta incitavano con il microfono allo scontro. Dopo una ventina di minuti gli anti-G8, caschi in testa e volti coperti, hanno serrato le fila e hanno cominciato ad avanzare verso la polizia. Dietro allo scudo avevano estintori. Hanno lanciato bottiglie, pietre e bombe carta. I poliziotti hanno indossato le maschere e sparato i lacrimogeni costringendo i manifestanti alla ritirata. La carica vera e propria è durata pochi minuti. Al termine dei quali gli anti-G8 hanno riformato il corteo e sono tornati a Palazzo Nuovo.

Dal Castello del Valentino i rettori hanno risposto: “Non ci siamo barricati, siamo sempre stati e rimaniamo aperti al dialogo con gli studenti. In quello che è successo ieri e oggi c’è stato un difetto di comunicazione”. Il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, del presidente della Crui Enrico Decleva e di Giovanni Puglisi, il rappresentante della Commissione Italiana per l’Unesco, a conclusione dei lavori del summit hanno firmato il documento che sarà inviato al vero G8 di luglio a l’Aquila. (Beh, buona giornata).

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Di che cosa parliamo quando parliamo di crisi.

da repubblica.it
Onda, cobas e centri sociali contro il G8

Diretta a cura di Katia Ancona, Laura Mari e Valeria Pini

18.30 – Piazza Navona
Dopo essere entrati in piazza Navona, con caschi in testa e passamontagna sul volto, il gruppetto di manifestanti, una ventina di ragazzi in tutto, si è avvicinato ad una delle vie che porta al Senato, presieduta da un cordone di forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. Hanno atteso qualche minuto al centro piazza, poi si sono slacciati i caschi e sono andati via. Intanto la piazza si sta svuotando.

18.05 – Ancora una Banca
Ancora una banca nel mirino dei manifestanti. Questa volta, a finire sotto “i colpi” dei partecipanti al corteo contro il G8 del welfare, è stata la filiale della Intesa-San Paolo di corso Vittorio Emanuele. Contro la banca, ricoperta di vernice e circondata dalla nube dei fumogeni, anche lancio di bottiglie di birra.

17.56 – Brunetta
Centinaia di scarpe, qualcuna ha anche raggiunto il balcone del primo piano, sono lanciate dallo spezzone degli studenti e dei precari in marcia contro il portone del ministero della funzione pubblica in corso Vittorio.Acceso anche qualche fumogeno depositato davanti al portone. Il corteo ha ripreso la marcia.

17.50 – Caschi e passamontagna
Lancio di fumogeni dai manifestanti del corteo contro il G8 anche contro la banca San Paolo di Corso Vittorio Emanuele. Intanto una ventina di manifestanti sta entrando a piazza Navona con caschi in testa e passamontagna.

17.20 – Autorizzati
Sono tutti autorizzati i cortei che sfilano oggi a Roma per protestare contro il vertice dei ministri del Lavoro del G8 che si terrà nella capitale da domani fino al 31 marzo.
I percorsi sono stati tutti segnalati per tempo dagli organizzatori e non violano in nessun modo il protocollo che regola lo svolgimento dei cortei nella Capitale.

17.10- All’Altare della patria
Alcuni manifestanti hanno lanciato due fumogeni all’interno dell’Altare della Patria.

17.05 – La sfida
“Siamo in seimila da tutta Italia”. Gli organizzatori del corteo partito da piazza Esedra, nella capitale, per protestare contro il vertice dei ministri del Lavoro del G8 che si terrà nella capitale da domani fino al 31, stimano questa cifra sui partecipanti alla manifestazione che raggruppa vari cortei partiti da diversi punti della capitale. Dal megafono, uno degli organizzatori spiega le ragioni del corteo: “sfidiamo le nuove leggi liberticide sugli scioperi”.

16.58 – Tocca alla Carim
Lancio di vernice rossa e petardi anche contro la banca Carim di via Cavour, al passaggio del corteo contro il G8. “Vernice rosse contro tutte le banche – urla al megafono un manifestante – Adesso dovete darci il denaro, vogliamo reddito, case”.

16.50 – “Casa per tutti”
Le vetrine di un’agenzia immobiliare della Pirelli Re, in via Cavour, sono state completamente ricoperte di vernice bianca da alcuni dei partecipanti al corteo contro il G8 sociale. Accanto, con lo spray rosso, le scritte ‘casa per tutti’ e ‘soldi nostri’

16.45 – Paolo Ferrero
“Ottima manifestazione, che tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi: lavoratori ex garantiti, precari, disoccupati, studenti. Quindi molto utile e importante”. Lo ha detto il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero che sta partecipando alla manifestazione organizzata da Cub, Cobas e Sdl che sta sfilando per le strade del centro di Roma. Una manifestazione – ha aggiunto Ferrero – che chiede al governo di cambiare politica visto che sino ad ora ha fatto solo gli interessi di chi la crisi l’ha provocata e non dei lavoratori che la stanno pagando”.

16.40 – Contatto
Il gruppo di manifestanti ha tentato di uscire dal corteo a piazza di Esquilino per dirigersi dove c’è la sede dell’assicurazione legata alla vendita delle case a via Pincherle. C’è stato un contatto con le forze dell’ordine e poi il gruppetto con il volto coperto da passamontagna è stato richiamato dagli altri manifestanti a rientrare nel corteo.

16.35 – “Palestina Libera”
Al grido di “Palestina libera” è stata esposta da San Pietro in Vincoli una bandiera Palestinese grande diversi metri. Sotto, uno striscione con la scritta “Boicottiamo Israele”. A farlo, durante il corteo dei sindacati, il Comitato che sta avviando una campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani a seguito dell'”Aggressione alla Striscia di Gaza”.Il comitato spiega che la campagna nasce in seguito della “Aggressione alla Striscia di Gaza e il sostegno del dramma dei palestinesi”.

16.25-Momenti di tensione
In piazza dell’Esquilino un gruppo di manifestanti ha lanciato oggetti e qualche petardo in direzione della polizia schierata nei pressi del Viminale. Sono risuonate un paio di forti esplosioni. Il corteo ora sta comunque procedendo sul suo percorso e, dopo alcuni momenti di tensione, sembra senza conseguenze, tutti i manifestanti stanno riprendendo a marciare.

16.10 – Contro la Unipol
Lanci di vernice e petardi contro la Unipol di via Cavour

16.05 – A via Cavour
Il corteo con in testa le organizzazioni sindacali sta percorrendo via Cavour all’altezza della stazione della metropolitana. Il corteo è scortato da agenti delle forze dell’ordine in divisa. Sventolano bandiere di Rdb-Cub e Cobas. Tra gli esponenti politici presenti Giovanni Russo Spena (Prc), il consigliere provinciale di Sa Gianluca Peciola e il capogruppo di Sa in Campidoglio Andrea Alzetta.

16.03 – Gli striscioni
Tra gli striscioni, quello dei precari della scuola e della Cri.Tre manifestanti si sono vestiti da fantasmi: sono gli infermieri precari dell’Asl di Chieti che chiedono la stabilizzazione. “Siamo uniti tutti noi lavoratori perché questa crisi noi non la pagheremo”, scandiscono i manifestanti ai megafoni

16 -Roma blindata
In una Roma blindata il corteo, capitanato dai Cobas, vede il dispiegamento di oltre mille uomini delle forze dell’ordine per presidiare le sedi istituzionali e eventuali obiettivi sensibili ma ancora i manifestanti sono poco più che un centinaio. Muniti di bandiere di Rifondazione, anche gli studenti per esprimere “il diritto allo studio, al lavoro e al dissenso perchè -come recita uno striscone- la crisi la paghiamo noi”.

15.50 – Partiti
Al motto ‘Contro il fascismo e la repressione’ è partito a Roma il corteo organizzato dai sindacati di base, dai centri sociali e dagli studenti per protestare contro il vertice dei ministri del Lavoro del G8 che si terrà nella capitale da domani al prossimo 31 marzo.

15.40- Gli ex
Gli studenti che hanno abbandonato l’Onda si sono schierati dietro gli striscioni di Sinistra Critica

15.35 – Cobas e studenti
I cortei di Cobas e studenti si sono riuniti in piazza dei Cinquecento

15.30-Brunetta
“Se eravamo gueriglieri Brunetta tu non c’eri”. Così gli studenti dell’Onda di Napoli.

15.20 – Nessuna divisa
Ancora non è visibile nessuna divisa di polizia nè carabinieri. Ai vigili urbani il compito di chiudere il traffico al passaggio del corteo.

15.10 – Spena e Alzetta
“Stiamo riconquistando ciò che pensavano di toglierci con i manganelli”, gridano gli studenti con il megafono. Tra gli esponenti politici, presenti Giovanni Russo Spena (prc), il consiglere provinciale Gianluca Peciola e il suo omologo in campidoglio Andrea Alzetta.

15.05 – Fumogeni e petardi
Agli studenti dell’onda, ormai circa 1000, si sono uniti i migranti di action, e i rappresentanti dei centri sociali provenienti dalla stazione tiburtina. In apertura del corteo, tra fumogeni, petardi e slogan contro il protocollo sui cortei firmato da prefettura e comune di Roma.

15 – Slogan
“L’Onda è tronata ed è ancora più incazzata”, “Il corteo batte il protocollo e nessuno ci fermerà”

14.45 – Partono gli studenti
E’ partito da piazzale Aldo Moro il corteo degli studenti diretti a piazza della Repubblica. Ai manifestanti si sono uniti i rappresentanti di Action e dei blocchi precari. Secondo gli organizzatori in piazza ci sono circa 2mila persone. In testa al corteo lo striscione “Guerriglieri anomali contro il G14 per un nuovo welfare”, firmato da “Sapienza in Onda”.

14.30 – Arrivano i precari metropolitani
Con in testa un grosso striscione con su scritto “Hate G8 out of controllo” e cantando in coro “Noi la crisi non la vogliamo”, un centinaio di aderenti ai blocchi precari metropolitani (rete che include centri sociali, movimenti per la casa, studenti e Asia-Rdb) sono partiti in corteo, non autorizzato, dalla stazione Tiburtina diretti alla Sapienza, contro il vertice G8 dei ministri del Lavoro.

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Attualità Scuola

Tornano di moda: “penne d’ordine” contro gli studenti.

di Giovani Sabbatucci da ilmessaggero.it

Il rituale è antico e collaudato. Gruppi di studenti protestano contro qualche decisione dei governi o delle autorità accademiche, organizzano cortei e occupazioni, lanciano slogan violenti, qualche volta occupano sedi universitarie, scuole o altri spazi pubblici.

Da qualche mese a questa parte, obiettivo della protesta sono i tagli alla spesa universitaria decisi dal ministro Gelmini, in parte ridimensionati e comunque contestati da un fronte abbastanza ampio che comprende anche docenti e organizzazioni sindacali. Ma le occasioni per protestare non sono mai mancate e verosimilmente non mancheranno in futuro.

L’impressione è che, in molti casi, la mobilitazione sia soprattutto fine a se stessa, che serva cioè a tenere in vita un “movimento” altrimenti destinato a esaurirsi: se poi, come è avvenuto ieri mattina alla Sapienza, parte una carica della polizia, l’obiettivo può dirsi per lo più raggiunto, visto che la repressione suscita ulteriore mobilitazione e così via all’infinito.

Fin qui tutto scontato e tutto già visto: ciò che colpisce è però la sproporzione sempre più evidente fra la consistenza numerica del movimento e la sua capacità di mobilitarsi e di occupare spazi. Ieri, davanti ai cancelli di piazzale Aldo Moro, c’erano poche centinaia di giovani, fronteggiati da un numero di poco inferiore di agenti di polizia in assetto antisommossa; dentro le facoltà, lo dico da testimone oculare, le lezioni e le altre attività accademiche si svolgevano regolarmente, senza che nessuno sapesse che cosa stava succedendo fuori.

L’“onda” evocata dalla protesta studentesca non aveva in realtà nulla di travolgente. Eppure gli incidenti (per fortuna non gravi), provocati dal rifiuto della polizia di lasciar partire un corteo non autorizzato, rischiano di mettere in moto altre agitazioni e di suscitare altre turbative della didattica, con inevitabile pregiudizio degli interessi dei più.

Nemmeno questa, a guardar bene, è una novità. Anche negli anni Sessanta e Settanta, e persino durante il mitico 76essantotto, gli studenti attivi nella contestazione erano una minoranza nel paese e nella stessa Università. Ma erano una minoranza consistente, collegata a un più generale e duraturo movimento di protesta sociale. Oggi i protestatari non solo sono espressione di un’area politica (la sinistra estrema) ridotta ai minimi termini, non solo rappresentano, come in passato, una minoranza della popolazione studentesca, ma appaiono sempre più isolati e arroccati nella difesa di spazi occupati non si sa bene a che titolo.

Anche le minoranze, naturalmente, hanno diritto di manifestare le loro opinioni in piazza, nei limiti stabiliti dalla legge (la normativa attualmente in vigore a Roma, come si sa, impone qualche restrizione, a tutela della libertà di movimento dei cittadini). Ciò che una minoranza protestataria – per quanto attiva, per quanto rumorosa, per quanto radicata in una tradizione ormai più che quarantennale – non può pretendere e attribuirsi una rappresentanza categoriale che nessuno le ha mai conferito (i risultati delle elezioni studentesche di qualche mese fa parlano chiaro in proposito), occupare spazi pubblici che nessuno le ha mai concesso, rifiutare ogni controllo di rappresentatività in base a una retorica assembleare che non ha nulla a che vedere con le procedure democratiche.

Fondandosi su queste premesse, il movimento potrà anche conoscere qualche giornata di gloria mediatica, guadagnare qualche generico e distratto sostegno in una parte (minoritaria) dell’opinione pubblica, e soprattutto centrare il suo obiettivo principale, ossia la perpetuazione di se stesso. Ma al prezzo di esaurirsi nella sua autoreferenzialità, di sopravvivere come fenomeno residuale, tollerato più per abitudine che per convinzione. Non ne trarrà vantaggio la funzionalità di un’istituzione universitaria di per sé già abbastanza disastrata. E, paradossalmente, non se ne gioverà nemmeno l’efficacia della protesta. (Beh, buona giornata).

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Attualità Scuola

Tornano di moda: fascistelli e polizia contro gli studenti.

da torino.repubblica.it

Scontri oggi a Torino a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, tra alcune decine di studenti del Fuan-Azione Universitaria e quelli dei Collettivi universitari autonomi che si sono spintonati sulle scale d’ingresso dell’ateneo. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno disperso i due gruppi Al centro della contestazione il volantinaggio fatto dal Fuan all’esterno di Palazzo Nuovo per le elezioni universitarie.

Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, quando i giovani del Fuan hanno cercato di entrare nell’Università per riunirsi in un’aula concessa dal Rettore, gli autonomi hanno bloccato l’ingresso. Ne è nata una contrapposizione fra i due gruppi con insulti, scambio di pugni e spintonamenti. Soltanto dopo l’intervento delle forze dell’ordine che hanno effettuato una carica, i giovani del Fuan sono entrati nell’Ateneo ed hanno potuto raggiungere l’aula.

All’interno, tuttavia, i giovani dei Collettivi contestano attualmente l’incontro con slogan contro gli studenti del Fuan. Lo scorso 9 marzo, per lo stesso motivo, c’erano stati incidenti con vari feriti tra le forze dell’ordine e un autonomo arrestato. In seguito il rettore Pelizzetti ha vietato all’interno di Palazzo Nuovo volantini elettorali e banchetti per la raccolta firme. (Beh, buona giornata).

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Attualità Scuola

Bullismo ministeriale.

Gli studenti dell’Onda sono dei «guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri». Brunetta dixit. Beh, buona giornata.

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Attualità Popoli e politiche Scuola

Tornano di moda le cariche della polizia contro gli studenti.

di Iaia Vantaggiato da Il Manifesto

Roma, Parigi, Barcellona. E’ un’Onda lunga ma per niente anomala quella che oggi torna a protestare in gran parte d’Europa. “Sciopero in Onda, libertà in movimento» recitano gli striscioni mentre gli studenti contestano ovunque i tagli all’Università, la fine dell’istruzione pubblica e la presenza incontrastata “dei fascisti all’università”. Fascisti che, quanto meno a Roma, arredano le loro sedi con spranghe e catene. Un trend scellerato che attraversa l’Unione – Spagna di Zapatero compresa – con gli studenti da una parte che manifestano
pacificamente e le forze dell’ordine dall’altra che, orfane dei fasti di Genova e del G8, decidono di caricare.

Accade a Roma dove gli universitari hanno dato vita ad un corteo interno snodatosi tra i viali della Sapienza. Qualche lezione interrotta (e che sarà), i megafoni come unica arma e il tentativo di uscire dalla città universitaria per riversarsi nelle strade vicine: “Vogliamo andare nelle nostre strade: libertà di
movimento”. Ad attenderli, un cordone di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che caricano gli studenti respingendoli all’interno dell’ateneo
(“caricano”, “tenuta antisommossa”, ma in che anno siamo?) “secondo quanto previsto dal Protocollo di restrizione dei percorsi dei cortei a Roma”. E alla
carica, gli studenti rispondono con il lancio di oggetti e di scarpe: “Ce le eravamo portate per lanciarle davanti al ministero dell’Economia come hanno fatto in Francia”. E’ al secondo tentativo di forzare i blocchi – dopo un’assemblea autoconvocata – che gli agenti della Guardia di finanza effettuano una nuova “carica di alleggerimento”. I contusi fra gli studenti sarebbero decine. Difficile fare un bilancio, come spiegano i ragazzi, “perché se ne trovano ad ogni angolo della città universitaria”.
Accade a Parigi, la notte scorsa a Montmartre, in occasione della «notte delle università» organizzata nell’ambito della mobilitazione degli insegnanti-ricercatori contro le leggi di riforma del governo sulle università. Le agenzie parlano di atti di vandalismo, di vetrine di negozi, supermercati e banche
(banche? Che adesso le banche c’hanno pure le vetrine?) sfondate e di bottiglie lanciate contro la polizia. Non più di 150 persone, dicono i testimoni, peccato che di qualche migliaia di studenti parlino altre fonti. Le stesse migliaia di studenti che si erano riunite in serata nell’Università Paris VII nel XIII arrondissement, a est di Parigi, vicino alla Biblioteca Nazionale di
Francia Francois Mitterrand.
Accade a Barcellona dove altri incidenti fra polizia e studenti contrari alla riforma dell’università sono stati registrati in mattinata quando le forze dell’ordine hanno sgomberato con la forza gli edifici del rettorato – occupati da novembre – arrestando tre studenti. Centinaia di studenti hanno bloccato la Gran Via e sono stati caricati dalla polizia.
Tutto questo accade. E accade nella nostra democratica Europa. Quella che ha a cuore la pubblica e libera istruzione. (Beh, buona giornata).

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Attualità Lavoro Scuola

“Sarà una primavera di conflitto”, prevedono i comitati dell’Onda.

di CHIARA BRUSA GALLINA da repubblica.it

Si sta alzando la marea. L’Onda studentesca si prepara a tornare in piazza dopo i bagni di folla dell’autunno scorso. Sono giorni di organizzazione, questi: assemblee, discussioni e poi la propaganda virale sul web, che fin dall’inizio ha contraddistinto il movimento contro i tagli del governo alla scuola e contro le leggi targate Gelmini. L’occasione per farsi sentire è lo sciopero indetto dalla Flc Cgil per il 18 marzo. Torino, Palermo, Roma. E poi Padova, Napoli, Milano, Genova. Gli universitari ci saranno, insieme ai ricercatori e lavoratori precari degli atenei.

“Lo sciopero lanciato dal sindacato è una prima occasione di rilancio: torniamo in piazza”, è l’appello della Sapienza in Onda sul sito di Uniriot. L’invito è rivolto anche a “precari e studenti medi” perché questo è un momento “decisivo” per il movimento. Che ci tiene a ribadire la sua “autonomia e irrappresentabilità”, il suo non essere etichettabile sotto l’egida di un partito o di una confederazione. Si battono per il futuro dell’istruzione. Un futuro che, avvisano, di fatto è un presente: “Le conseguenze dei tagli del governo si vedono già – afferma Alioscia Castronovo dell’Onda di Lettere dell’università romana La Sapienza – è stato annunciato il prossimo aumento delle tasse e del numero chiuso”.

“In molte facoltà non usciranno i nuovi bandi di dottorato – dice Isabella, dottoranda in studi politici a Torino – e noi dell’Onda torinese aspettiamo anche l’appuntamento del 24 marzo, quando il senato accademico discuterà il bilancio e si materializzeranno le conseguenze dei tagli”.

Dopo l’approvazione della legge 133 e del dl 180, cioè la riforma Gelmini sull’università, si misurano i primi effetti. Ma tra i motivi della protesta c’è anche il ddl 116, meglio conosciuto come norma “ammazzaprecari”, che dev’essere approvato dal Senato entro marzo. Dalla scuola al lavoro: “Il tema è anche quello di costruire un nuovo welfare dentro e contro la crisi”, chiarisce Andrea Ghelfi, studente di lettere e filosofia di Bologna. Così, tra gli appuntamenti che l’Onda sta segnando in calendario, c’è il 28 marzo, data del G14 sul welfare a Roma e dello sciopero generale dei sindacati di base. E poi ci sono il 4 aprile, manifestazione nazionale della sigla di Epifani, e il 18 e 19 maggio, quando a Torino si terrà il G8 delle università.

“Sarà una primavera di conflitto”, prevedono i comitati dell’Onda. Per ora la contestazione è un cantiere in fermento: si stanno decidendo il dove, il come e il quando prima del 18 marzo che, riflettono da Palermo, è “il momento della grande scommessa, il rilancio dell’Onda, il primo degli appuntamenti politici della nuova mareggiata”. Roma: ore 9, piazzale della Minerva. Bologna: corteo da piazza Verdi, ore 11. Milano: si parte alle 9 da Porta Venezia. Stessa ora a Genova, da piazza Caricamento. A Padova riunione lunedì per un’assemblea in cui “concretizzare tappe e modalità”. E poi Torino, Napoli, Palermo.

Ma si faranno ancora i grandi numeri di ottobre e novembre scorsi? “Sarebbe ingenuo pensare di essere ancora così tanti – dice Dana Lauriola, dell’Onda torinese – ma è importante che scendiamo in piazza insieme a lavoratori e precari”. “Il problema non è avere un corteo numeroso come quello di novembre – sottolinea Alioscia – ma rilanciare i temi, risvegliare un livello di consenso”. L’Orientale 2.0 di Napoli chiede la costruzione di un’assemblea unitaria delle realtà dell’Onda “per restituire continuità e progettualità all’enorme energia accumulata nelle mobilitazioni dell’autunno”.

Non che da allora tutto sia rimasto fermo, come dimostrano le incursioni dei ragazzi alle inaugurazioni dell’anno accademico. “Non eravamo sotto i riflettori, ma abbiamo continuato a lavorare: noi precari delle discipline umanistiche-sociali a Torino ci troviamo settimanalmente”, racconta Isabella. “A Bologna stiamo sperimentando un processo di autoriforma, abbiamo ottenuto che vengano riconosciuti con i crediti quattro seminari autogestiti, costruiti con docenti e ricercatori”. (Beh, buona giornata).

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