I fallimenti dei giornali vanno attribuiti più che alla crisi ”a straordinariamente stupidi (e a volte criminali) comportamenti padronali”. da blitzquotidiano.it
Ogni volta che negli Stati Uniti un giornale chiude per bancarotta, come hanno fatto questa settimana il Chicago Sun-Times ed altri 58 quotidiani, gli analisti accorrono subito per inserire un altro chiodo nella bara dell’informazione scritta, puntando invece i loro occhi sulla nuova versione del giornale elettronico, il Kindle 2, a quanto scrive il settimanale Newsweek.
E ora che a Chicago, la seconda città degli Stati Uniti, i principali giornali sono sotto l’ombrello del Chapter 11 (che regolamenta i casi di bancarotta), e a Denver e Seattle i giornali stanno chiudendo, è difficile dissentire, rileva il settimanale, «con chi sostiene che l’industria dei quotidiani ha un managment incapace e un futuro molto incerto».
Ma secondo Newsweek le previsioni sulla morte dell’informazione scritta sono largamente esagerate. Perché se è vero che i giornali sono nei guai, i recenti fallimenti delle aziende che li possedevano non devono necessariamente «far pensare che l’apocalisse è vicina».
Ogni quotidiano ha subito drastici cali della pubblicità ed ha i conti in rosso. «Ma non tutte le aziende editrici sono finite in bancarotta per questi motivi», perchè i fallimenti sono da attribuire più «a straordinariamente stupidi (e a volte criminali) comportamenti padronali».
È vero, prosegue il settimanale, che molti piccoli giornali annaspano, ma molti altri tirano avanti, «come la nostra consorella Washington Post, posseduta da un’azienda che ha altre fonti di introito». O come il New York Times, la cui azienda ha la flessibilità finanziaria di per reperire capitali. O come la catena Gannett, che gestisce le spese in maniera aggressiva.
«Tutta l’informazione scritta – conclude Newsweek – è stata duramente colpita dalla recessione. Tutti i giornali sono in crisi esistenziali e potrebbero alla fine trovarsi in bancarotta. Ma ad essere finiti in bancarotta fin da subito sono quelle aziende i cui padroni che hanno considerato i loro giornali come assets da rigirare da un parte all’altra, aumentando il livello di indebitamento o semplicemente spogliandoli delle loro risorse». (Beh, buona giornata).