di ALBERTO MATTIOLI da lastampa.it
Siate ottimisti. Pensate positivo. Gettate il cuore oltre l’ostacolo e i pronostici negativi nel cestino. Giustissimo. Ma forse tutte queste iniezioni di ottimismo scacciacrisi stanno provocando un’overdose. Perché adesso tocca alle previsioni meteo che devono essere, se non sempre giuste, almeno positive. E le sorti vacanziere comunque magnifiche, progressive e soprattutto soleggiate. Altrimenti, crepi il meteorologo: la «class action» è pronta e pende «sugli istituti che diffondono previsioni errate».
L’ha deciso l’Associazione Contribuenti.it, che ha commissionato al solito istituto di ricerche uno studio che dimostra come gli annunci errati di brutto tempo fatti a ridosso delle vacanze di Pasqua o di quelle estive riducono i vacanzieri dal 20 al 50%. Risultato: un danno di circa 10 miliardi di euro per albergatori, ristoratori, osti, guide, taxisti, bagnini, vu’ cumprà e chiunque lavori durante le ferie degli altri. Insomma, «non piove, meteorologo ladro». Non solo: il presidente dei Contribuenti.it, dall’impegnativo nome di Vittorio Carlomagno, fa addirittura notare che le previsioni sballate «potrebbero determinare il reato di diffusione di notizie false e tendenziose» e qualche pm in crisi d’astinenza da titoli di giornale potrebbe pure prenderlo sul serio, dato che in Italia, come tutti sanno, la realtà supera la fantasia. Dunque, vietato profetizzare nebbie in Valpadana, nevicate fuori tempo massimo sulle Alpi, temporali in Riviera e ombrelli aperti al posto degli ombrelloni, cioè tutto quel che è capitato nelle ultime estati italiane, meteorologicamente bizzarre per la gioia dei quotidiani alle prese con la bassa pressione agostana di notizie.
E dire che, superati i tempi eroici del «rosso di sera / bel tempo si spera» e del temporale sicuro perché alla povera zia facevano male i calli, i nipotini di Bernacca hanno raggiunto un grado di affidabilità piuttosto rassicurante. Per esempio, per il fine settimana di Pasqua si prevedeva maltempo su tutta la parte sinistra dell’Italia (quella geografica; quella politica ormai alle grandinate è abbonata come Fantozzi alla nuvoletta) e infatti ieri Torino sembrava Edimburgo in una giornata di novembre particolarmente umida.
Però questi contribuenti organizzati sono davvero tosti. Ieri, per esempio, oltre a minacciare rappresaglie su Caroselli e Giuliacci, hanno lamentato il crollo del potere d’acquisto in un modo decisamente originale. Hanno infatti diffuso una fondamentale classifica dei dolci pasquali che vengono riciclati di più. Si apprende così che un italiano su tre regalerà la colomba che un altro italiano gli ha regalato: è la famosa migrazione primaverile degli uccelli ed è già stata cantata da Nilla Pizzi nel celebre «Vola, colomba». Al più classico dei dolci pasquali seguono, lo scriviamo per la storia e anche perché stiate attenti alle date di scadenza, la pastiera, la pinza triestina, la pizza pasquale, l’uovo di Pasqua fondente, la colomba allo zabaglione, le scarcelle pugliesi, il casatiello napoletano, i coniglietti pasquali e la pigna dolce.
La morale è che, dai meteorologi ai riciclatori di colombe, nessuno sfugge ai Contribuenti punto it. Quindi state attenti. Punto e basta. (Beh, buona giornata).