di GIULIANO BALESTRERI-repubblica.it
Fine settimana di fuoco per Mediaset che tra mercoledì e oggi ha lasciato sul parterre di Piazza Affari oltre il 16% con una capitalizzazione crollata a 2,4 miliardi, 2 euro per azione: solo venerdì sono stati bruciati 100 milioni di euro. Sintomo di un malessere profondo. Che si intreccia con la politica, la congiuntura economica e il piano industriale del gruppo di Cologno.
Gli analisti sono convinti che il governo guidato da Silvio Berlusconi sia vicino al capolinea. Una sensazione diffusa anche tra gli investitori che stanno iniziando a riposizionarsi. Mediaset gode oggi di un primato ineguagliabile sul fronte della raccolta: grazie all’aggressiva strategia di Publitalia e alla forte riduzione dei prezzi, la tv assorbe metà degli investimenti in pubblicità. Con Mediaset che raccoglie il 63% degli introiti della tv. Come dire che al Biscione va il 31,5% di tutta la raccolta pubblicitaria del paese.
“C’è una sorta di sudditanza nei confronti di Mediaset. E’ un fatto ciclico che si ripete quando Berlusconi è al governo” spiega un ex dirigente di Sipra, la concessionaria della Rai che aggiunge: “Gli investitori cercano di compiacere il premier. Danneggiando la Rai. Anche il governo cerca di non pagare gli spot al servizio pubblico”. Un sistema che senza Berlusconi al governo non avrebbe ragione d’esistere.
A tutto questo si aggiunge la congiuntura economica. I timori di recessione rallentano gli investimenti per tutti. Anche per Publitalia che continua a rendere più del mercato, ma non riesce a tenere il passo con la performance scorso anno (in realtà solo La7 e Cairo riescono a fare meglio).
Sullo sfondo del crollo del titolo anche i dubbi sull’efficacia del piano industriale. Ieri Mediaset Premium si è aggiudicata i diritti tv per i prossimi tre campionati di Serie A sul digitale terrestre versando 268 milioni di euro l’anno contro i 210 dell’ultimo contratto. Il Biscione si è aggiudicato l’esclusiva per le migliori 12 squadre di Serie A, quelle che garantiscono il 90% degli ascolti, a un prezzo inferiore rispetto alla concorrenza: Mediaset paga 1,2 milioni a partita contro l’1,4 di Sky e l’1,4 che viene chiesto per ogni match tra le 8 squadre fuori dal pacchetto Mediaset (le partite che garantiscono meno del 10% di share). Il problema è che gli abbonati Mediaset pagano in media 10,5 euro al mese contro i 43 euro di Sky. Certo il trend è in crescita rispetto ai 9,6 euro del 2009, ma con questi numeri servono 2,1 milioni di abbonati solo per pagare i diritti sportivi. Esclusa la Champions League. E a fine giugno gli abbonati erano 2 milioni con 4,4 milioni di tessere attive. (Beh, buona giornata).