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Se potessi avere 20 mila euro al mese.

(Fonte: Ansa.it)

Per ora c’é un unico punto fermo sul quale sono tutti d’accordo, magistrati, indagati, testimoni e lo stesso premier: Berlusconi ha corrisposto ingenti somme di denaro all’imprenditore Giampaolo Tarantini.

E il nodo da sciogliere resta sempre quello: quei soldi, solo in parte finiti nella disponibilità di Tarantini – 20 milioni al mese per oltre un anno, più un finanziamento di 500mila euro – rappresentano il segno della generosità del presidente del Consiglio, deciso a venire incontro alle esigenze di un amico in difficoltà oppure (ed è la tesi di pm e gip) costituiscono la prova regina di un’estorsione ai danni di un Berlusconi sotto ricatto per la vicenda delle escort che l’imprenditore aveva condotta a Villa Certosa e Palazzo Grazioli?

Un interrogativo al quale le sette ore dell’interrogatorio di garanzia di Tarantini e della moglie Angela Devenuto, detenuti a Poggioreale con l’accusa di aver taglieggiato il premier, non ha fornito certo risposte incontrovertibili. Perché da un lato Tarantini, come ha scritto in un lungo memoriale e come hanno spiegato i suoi legali, ha ribadito di aver chiesto e ottenuto quelle somme dopo aver manifestato la grave situazione in cui era venuto a trovarsi, mentre dagli ambienti degli inquirenti traspare la convinzione di aver fissato un altro paletto a sostegno dell’accusa, dopo la deposizione di ieri della segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, che ha ammesso di aver consegnato il danaro in contanti.

L’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Amelia Primavera, è cominciato pochi minuti dOpo le dieci. Hanno partecipato tutti i sostituti del pool che si occupa dell’inchiesta coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco – i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock – e i legali dei due indagati, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli. La posizione di Tarantini è in pratica “sintetizzata” nelle 14 pagine del memoriale redatto prima dell’arresto ed è stata sostanzialmente ribadita dall’ imprenditore pugliese davanti al gip: l’appannaggio di 20mila euro mensili ricevuti per il tramite di Valter Lavitola (il direttore dell’Avanti destinatario di un ordinanza di custodia, che si trova all’estero) fu un atto di “liberalità” del premier; il danaro era ritirato dalla moglie, Angela Devenuto, presso gli uffici dello stesso Lavitola in via del Corso.

Tarantini afferma anche di aver chiesto a Berlusconi un prestito di 500mila euro per avviare un’attività imprenditoriale; il premier avrebbe acconsentito a tale richiesta, ma l’imprenditore si dice convinto che la somma sarebbe stata trattenuta da Lavitola.

In ogni caso Tarantini esclude in maniera categorica di aver ricattato Berlusconi. Ma perché il presidente del Consiglio avrebbe dovuto elargirgli tanti soldi? “A mio carico, spiega Tarantini, oltre alla mia famiglia, composta da mia moglie e da due bambine di due e sette anni, vi è quella di mio fratello, composta da moglie e figlio, nonché la mia anziana madre vedova. Peraltro ho numerosi debiti personali lasciati a Bari che non ho potuto onorare”. “A Bari – hanno spiegato gli avvocati al termine dell’interrogatorio – Gianpaolo Tarantini ha lasciato moltissimi debiti.

Deve soldi, per esempio, al benzinaio ed ai fornitori di cibo e di vino. Inoltre, si sente responsabile delle disavventure del fratello, che ha trascinato con sé in questa vicenda. Il denaro ricevuto da Berlusconi non serviva perciò a condurre una vita lussuosa ma a rimediare ad una serie di errori commessi”.

Ma c’é un passaggio della versione di Tarantini che i magistrati considerano di grande interesse, sotto il profilo della tesi accusatoria: il timore che una soluzione positiva del processo a suo carico a Bari avrebbe potuto determinare una sorta di disinteresse del premier nei suoi confronti. “Avevo il timore che una mia eventuale uscita dal processo avrebbe potuto determinare una caduta di attenzione da parte del presidente per le mie vicende. Mi rendo conto della puerilità del mio agire, avendo in quel momento anche dubitato della spontaneità e generosità del presidente, però all’epoca io ero ancora in attesa del finanziamento di 500mila euro che mi era stato promesso”. Intanto, la signora Devenuto è stata scarcerata. (Beh, buona giornata).

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Io ti pago, tu patteggi, così le indagini si chiudono e le intercettazioni non diventano pubbliche.

di Guido Ruotolo- La Stampa

Questa è la storia di un grande ricatto che ha come protagonista, nel ruolo di vittima, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Che – stando alla ricostruzione dell’accusa – per non vedere le sue scabrose telefonate di sesso pubblicate sui giornali, versa mezzo milione di euro a un imprenditore, Gianpi Tarantini, perché, essendo lui indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione, si sacrifichi e chieda il patteggiamento. E il presidente del Consiglio lo paga attraverso un faccendiere editore, Valter Lavitola, che le cronache di un anno fa hanno visto protagonista dell’affaire Montecarlo, la vicenda della casa intestata al cognato di Gianfranco Fini.

Gianpi Tarantini e la escort Patrizia D’Addario. Sembra un secolo fa quando Patrizia la escort , avendo registrato quell’incontro di sesso con il presidente del Consiglio, al pm barese, Pino Scelsi, confermò tutto consegnando la colonna sonora di quella notte d’amore. E raccontò dei suoi protettori, di quel Max Verdoscia e di Gianpi Tarantini che la preparò per la serata di Palazzo Grazioli. Un imprenditore certamente sui generis, quello al centro di questa vicenda, che aveva trovato un mix davvero unico per battere la concorrenza. Il giovane rampollo di una famiglia di imprenditori nel settore della sanità si era fatto le ossa con gli appalti e le commesse nella sanità pugliese quando in Regione c’era Raffaele Fitto (centrodestra). E poi, con l’avvento di Nichi Vendola aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco vedendosela con l’assessore alla Sanità, Alberto Tedesco (Pd), che aveva lasciato i figli a gestire le sue aziende sanitarie.

Coca e sesso. Era questo il mix vincente di Gianpi. Con il sesso ci era cascato anche l’assessore dalemiano Sandro Frisullo, finito in carcere, e dirigenti della sanità pubblica e primari ospedalieri.

Correva, Gianpi. E non si accontentava più di quel territorio ristretto, la Puglia. Puntava in alto. E arrivò l’estate della svolta, l’agosto del 2008. La villa presa in affitto a Capriccioli, Costa Smeralda. Con l’investimento in seicento grammi di cocaina e poi le feste da sballo e le serate al Billionaire.

Fino a quando, prima di ferragosto, grazie all’Ape Regina, al secolo Sabina Began, Gianpi Tarantini e la sua corte entrano a Villa Certosa. E fu amore a prima vista tra Gianpi e il Presidente.

Per capire fino in fondo il personaggio Tarantini, bisogna sentire, leggere una sua intercettazione: «…che io a vent’anni stavo in barca con D’Alema e gli altri a novant’anni ancora dovevano fare quello che io avevo fatto in due anni da diciotto a vent’anni. A trenta stavo a dormire a casa di Berlusconi io, a trenta».

Ne esce male anche la vittima, Silvio Berlusconi, tormentato dalla paura di essere intercettato, senza un consigliere fidato, un uomo degli apparati che gli spieghi che anche una scheda telefonica Wind panamense è intercettabile a casa nostra.

Tarantini, già finito in disgrazia per via delle inchieste sulla malasanità pugliese, e per la droga, agli arresti domiciliari per undici mesi, senza soldi e con debiti, tentenna, prende tempo, con Lavitola diventa una sanguisuga il cui unico obiettivo è il salasso del presidente del Consiglio. Mezzo milione di euro e poi un appannaggio mensile di quasi 20 mila euro (quattordicimila euro mensili, oltre affitto della casa di Roma) ed in più tutte le spese legali e straordinarie pagate.

Aveva tirato un sospiro di sollievo, pensava di aver finito con il carcere e i domiciliari. C’è un colloquio molto istruttivo, tra Tarantini, la moglie Nicla (che è anche amante di Lavitola) e il faccendiere editore: Nicla: «Mo tutto un caos… oggi è uscito un articolo di Laudati che Scelsi gli ha fatto una denuncia perché dice che ha rallentato…». Tarantini: «Perché i giornali di oggi… perché Laudati ha rallentato le indagini sulla prostituzione nei confronti di Berlusconi.. dai miei miei rapporti che lui è a conoscenza con Berlusconi». Commento di Lavitola: «Benissimo, questo è buono… invece di fa ‘na festa…».

Tarantini: «Dopo che è venuto Nicola… poi dice che queste informative sono bruttissime… sia quella sulle puttane che quella sulla bancarotta…».(Beh, buona giornata)

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