Il lato oscuro della forza di Berlusconi è tutto, ma proprio tutto nel lato debole e lampante dell’opposizione parlamentare al Governo. Non è una novità, ma sui temi della riforma della Giustizia l’ossatura politica del centro-sinistra diventa cartilagine. Su cui pestano i giannizzeri del centro-destra. Primo fra tutti il capo del servizio d’ordine del Berlusca, Giulianone Ferrara che dai microfoni di RaiUno indora agli italiani la pillola della crisi del belusconismo, tutte le sere, dopo il TgUno di Minzolini. Lui viene dopo il tiggì. Ma lui, anche e soprattutto viene dopo il PCI. Di cui era appunto capo del servizio d’ordine. Non ha cambiato mestiere, solo padrone. Ma, soprattutto, Ferrara non ha cambiato mentalità.
Nelle file del Pci amava l’uso della giustizia contro i movimenti sociali, nati a sinistra del Partito comunista. La generazione che attraverso la storia del nostro paese tra il ’68 e il ’77 conobbe molto bene l’uso politico della giustizia in Italia. Manganellate in piazza, ma anche poliziotti travestiti da “autonomi”, secondo la dottrina Cossiga, eppoi sentenze addomesticate dalla logica della conservazione del potere democristiano e dalla politica di “Unità nazionale” con cui il Pci entrò nell’area di governo alla fine dei Settanta. E poi teoremi giudiziari, e poi carceri speciali, e poi confino di polizia, come ai tempi del Fascismo. A metà degli anni Ottanta, nelle carceri italiane si potevano contare la bellezza di quattromila “prigionieri politici”, come si diceva allora.
Tutta l’attenzione giudiziaria fu concentrata nello sconfiggere con la repressione un vasto movimento giovanile, di cui la sinistra comunista e socialista avevano letteralmente perduto il controllo, politico e sociale. Fu facile il trucco di considerare tutti terroristi: il trucco fu favorito dal Pci, e messo in pratica dalla Magistratura italiana. Che oggi vanta di aver sconfitto il terrorismo, come se i fenomeni sociali si potessero sconfiggere con le sentenze, invece, come di fatto è avvenuto, con la gestione politica dei cambiamenti economici e sociali che trasformarono il Paese. Il crollo del delta dell’inflazione, l’introduzione di norme che favorirono l’occupazione giovanile, furono le vere cause della fine della violenza politica in Italia. Ma col benessere, insorsero i reati dei colletti bianchi, la criminalità politica, il connubio tra il malaffare e la corruzione politica. Di alcune procure si parlò come de “Il porto delle nebbie”. E venne alla luce la P2, di cui autorevoli esponenti di codesta compagine governativa fecero parte, mai essendo perseguiti. Poi venne Tangentopoli.
Fu la Magistratura italiana a spazzare via una intera classe dirigente o essa implose, annegando tra valigette di banconote, che viaggiavano su e giù per la Penisola, per essere poi recapitate ai tesorieri di quei partiti di governo, pronti a restituire, pronto cassa, favori, emendamenti, leggi ad personam? Eccolo, allora il lato oscuro della forza di Berlusconi, che è entrato in politica perché orfano di quei partiti che mediavano tra i suoi appetiti e le leggi dello Stato.
Quello che si capisce dalle concioni televisive del capo del servizio d’ordine degli interessi di Berlusconi è la grande nostalgia di un grande “Porto delle Nebbie” nel quale non attracchino mai i processi che inchioderebbero chi ha imparato a far politica per fare affari, quelli suoi. La nostalgia di un grande accordo politico, sul modello del governo di unità nazionale, o se volete del Caf (il famoso accordo Craxi, Andreotti, Forlani) perché la politica fosse comunque sempre il sifone che miscela e separa le acque bianche da quelle nere.
E’ affascinante questa visione della politica italiana. Vorrebbe essere moderna, ma sa di modernariato della Prima Repubblica. Giuliano Ferrara vorrebbe si dicesse di se stesso che è l’Eugenio Scalfari della centro-destra. Faccia pure.
Quello che è comico è come si contrabbandi una riforma della Giustizia che è invece una ingenua contro-riforma. Ma tant’è. Le vie del Signore sono infinite: uscendo da via delle Botteghe Oscure, in cammino verso via della Conciliazione, il Nostro è stato folgorato da un’intuizione storica. L’Italia non è forse il Paese in cui la Chiesa Cattolica Romana varò la Controriforma senza neanche aspettare che in Italia nascesse la Riforma? Esattamente come fece il Pci dopo il XX Congresso del Pcus: accettò il rapporto di Kruscev senza porsi mai la questione stalinista.
Beh,non si può negare la coerenza di Ferrara. E’ sempre stato l’uomo giusto nel posto giusto. Ieri era fedele alla linea del CC (Comitato Centrale), oggi è molto più sensibile al cc (conto corrente). Beh, buona giornata.