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3DNews/La rivolta dei Supereroi.

La rivolta dei Supereroi
di Giulio Gargia
Creare nuovi simboli, cambiare di segno alle vecchie icone. Inventarsi nuove forme di protesta. In questa chiave si può leggere Occupy Wall Street negli USA, il teatro Valle in Italia. Piazza Tahir in Egitto. E poi Wikileaks e Assange, i ricercatori sui tetti, i lavoratori sulle torri. Quello che è cominciato con il ragazzo tunisino che si è dato fuoco ( come Jan Palach a Praga nel ’68, o come i monaci tibetani, anche quelle forme estreme di protesta simbolica ) è stato l’anno della primavera araba, uno dei sommovimenti più coinvolgenti e più contagiosi comunicativamente dell’ultimo trentennio. Anche per questo che la figura del manifestante è stata dichiarata “ l’uomo dell’anno “ da Time. Perchè sembra che si sia drammaticamente rovesciato il ruolo tra i politici e i cittadini.

Oggi sono i primi che inseguono le emozioni del giorno per giorno, e sono invece movimenti di cittadini che mettono sul tappeto le grandi questioni politiche di fondo , come il cambiamento climatico,lo strapotere della finanza globale, i diritti umani, una vera libertà d’informazione. E lo stanno facendo, spesso, cavalcando quella finestra temporale che si crea quando si afferma una nuova tecnologia e i poteri non sanno ancora come imbrigliarle. La Rete e i cellulari hanno aiutato la struttura molecolare delle rivolte, ma poi ognuno si è inventato la sua icona. E’ quello che sta succedendo anche in Russia, dove infatti Putin ha scatenato i suoi hackers per danneggiare e boicottare i canali di comunicazione dei movimenti d’opposizione. Quello di cui parliamo questa settimana è un fenomeno in buona misura ancora emergente, cioè come e fino a che punto si può cambiare di segno a un simbolo . Insomma, una sorta di revisionismo semiotico che è il problema che pone la vicenda che raccontiamo all’interno, quella di Occupy Comics. Artisti e disegnatori che stanno provando a sferrare una sorta di “ assalto al cielo” dei santuari dell’immaginario. Stanno cercando cioè a fare quello che ha teorizzato Serge Latouche, quando parla di “ decolonizzare l’immaginario”. Ma anche, in qualche maniera, quello che stiamo facendo da 2 anni su questo inserto, cioè portare la cronaca nei fumetti.

Noi cerchiamo di far diventare le avventure del nostro 3D appassionanti come quelle di un “ supereroe”, loro cercano di portare 3D, la terza dimensione, quella sociale, nelle avventure dei supereroi già affermati. Buona fortuna e auguri a loro e a noi.(Beh, buona giornata).

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Bifo, Mario Draghi e il movimento degli indignati.

di Franco Berardi BIFO.

La dichiarazione rilasciata da Mario Draghi la mattina del 15 Ottobre è segno di sarcastica arroganza della classe finanziaria. Mario Draghi, prossimo Presidente della Banca Centrale Europea, che ha detto di essere dalla parte degli “indignati”: “Anche noi siamo arrabbiati contro la crisi figuriamoci i ventenni che non trovano lavoro.” Ciò significa che non appena prenderà il suo posto di presidente della Banca, Mario Draghi tasserà le transazioni finanziarie nella stessa misura in cui tassa il mio stipendio? Che la BCE erogherà finalmente un reddito di cittadinanza per tutti i disoccupati europei?

Chiederà ai governi europei di investire nuovamente i soldi tagliati alla scuola, e di riassumere i dipendenti pubblici e privati licenziati per effetto delle misure deflazioniste e privatistiche della passata gestione della BCE?

Ne dubito.

Chi è Draghi? Allievo del compianto Federico Caffè ed ex direttore esecutivo della Banca Mondiale, Draghi è stato dal 2002 al 2005 vicepresidente e membro del Management Committee Worldwide della Goldman Sachs, la banca d’affari che si può considerare responsabile principale della speculazione globale che sta portando al collasso le democrazie e alla miseria le popolazioni. Per quanto presentato come persona di specchiata moralità, Mario Draghi non è un gentiluomo. Non è al soldo della mafia come la maggior parte dei ministri del governo Berlusconi, ma è portatore di quegli interessi finanziari che sono un pericolo mortale per la vita quotidiana della popolazione europea.

Draghi viene avanti per far fuori le mafie secondarie, come quella di Berlusconi, e imporre gli interessi della mafia dominante, quella della Banca Centrale europea, cuore nero dell’imposizione dogmatica di criteri economici che confliggono con il benessere, la pace, e la civiltà sociale.

Ma forse Draghi non ha capito bene: il movimento non è arrabbiato contro la crisi come crede lui e come suggerisce uno slogan sbagliato che circola nel movimento.

Senza polemizzare con i compagni di Global Project, e della FIOM per i quali nutro affetto solidarietà e rispetto, vorrei suggerirgli di cambiare nome alla loro iniziativa unitaria.

Il movimento non è contro la crisi (che non significa niente). E’ contro il capitalismo, contro lo sfruttamento, la competizione, il dogma del profitto e della crescita.

La crisi non è che uno degli effetti della follia del capitalismo finanziario, e può essere l’occasione per consegnare il capitalismo alla storia. Non è l’emergenza della crisi a distruggere la nostra vita, ma la normalità del capitalismo che sfrutta, uccide, inquina. La crisi non è che il momento più violento della normalità capitalista, ed è anche il momento nel quale la società può rompere la catena politica, sociale e culturale che la incatena. Beh, buona giornata.

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Indignados di tutto il mondo, unitevi.

http://m.youtube.com/#/watch?v=ZgNVBm_ZsTQ

Le democrazie occidentali sono programmate perché pochi diventino ricchissimi ma non perché molti diventino poverissimi. E’ il capitalismo. Eppure è quello che sta succedendo, dopo la crisi del 2008 e adesso con la crisi del debito pubblico sta mettendo in mettendo in corto-circuito il sistema, cioè il rapporto tra la struttura economica e la sua rappresentanza politica.

In Europa e negli Usa si è attaccato prima il risparmio individuale poi lo stato sociale. Oggi la destra europea e americana è fermamente contraria all’aumento delle tasse per i redditi alti. Per questo, in occidente, cioè in Europa e in America, dilagano le proteste di massa contro la crisi. Esemplare il movimento Occupy Wall Street.

Non a torto la finanza globale, e la Borsa in primo luogo sono considerati i nemici del benessere, della distribuzione della ricchezza. “Se il mondo fosse una banca, lo avreste già salvato”, scrissero una volta quelli di Green Peace. Spostato dall’ecologia all’economia, questo slogan sembra accomunare le proteste da New York a Madrid, da Tel Aviv a Roma, da Atene a Londra. Beh, buona giornata.

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