Gheddafi ancora una volta in tv: «Non lascio, morirò da martire»-corriere.it
Nuovo discorso dopo la fugace apparizione della notte: «Non sono un presidente, ma un leader rivoluzionario»
La situazione in Libia è critica. Il bilancio dei bombardamenti sulla folla di manifestanti si aggrava e Muammar Gheddafi torna in tv, dopo la brevissima apparizione, appena 22 secondi, della scorsa notte. Questa volta è un lungo messaggio quello che il raìs rivolge alla nazione, per dire, soprattutto, che non ha alcuna intenzione di lasciare la guida del Paese. «Non sono un presidente e non posso dimettermi» ha detto il Colonnello, sottolineando di essere invece il leader della rivoluzione e di voler rimanere, «fino all’eternità un combattente, un mujihid». «Resterò a capo della rivoluzione fino alla morte, morirà come un martire, come mio nonno» ha aggiunto il raìs, lanciando una sorta di guanto di sfida al popolo che da una settimana contesta il suo potere e che ne chiede le dimissioni dopo più di 40 anni. «Io – ha ricordato – sono un rivoluzionario. Ho portato la vittoria in passato di questa vittoria si è potuto godere per generazioni».
ACCUSE A ITALIA E USA – Gheddafi ha assicurato che il suo Paese non è in guerra e ha aggiunto di aver lasciato sempre il potere al popolo. «Voi avete deciso che il petrolio sia gestito dallo Stato, lo hanno deciso i comitati popolari» ha sottolineato. Riferendosi ai fatti di Tripoli, il Colonnello ha negato di aver fatto ricorso all’uso della forza. «Ma lo faremo» ha promesso pure, dedicando gran parte del suo intervento proprio ai giovani scesi in piazza a manifestare. «Hanno dato le armi ai ragazzini, li hanno drogati. Andate ad attaccare questi ratti. Le famiglie dovrebbero raccogliere i propri figli dalle strade» ha spiegato Gheddafi, accusando anche gli Stati Uniti e l’Italia di aver «distribuito ai ragazzi a Bengasi» razzi rpg. L’invito al popolo libico è quello di «uscire dalle case » e di «attaccare i manifestanti». Alla polizia e all’esercito il Colonnello ha chiesto invece di «schiacciare la rivolta».
IL DISCORSO DALLA CASA BOMBARDATA – Occhiali, turbante color cammello e casacca con mantella tono su tono. È apparso così il leader libico nel discorso alla tv di Stato libica. Gheddafi ha parlato, in piedi, con toni accalorati da guerriero beduino e spesso gesticolando con le mani. Il leader libico ha parlato dalla propria abitazione nel centro di Tripoli che fu bombardata da aerei Usa nel 1986 e poi trasformata in un una sorta di monumento nazionale. Dopo una quindicina di minuti dall’inizio del discorso, al raìs è stato portato un bicchier d’acqua.
«SONO A TRIPOLI» – La notte scorsa, al termine di una giornata di caos con morti e feriti nelle maggiori città del Paese, il Colonnello ha fatto una breve apparizione in diretta sulla tv libica dalla sua residenza di Bab al Azizia, a Tripoli. «Sono qui e non in Venezuela», le sue prime parole, riprese da Al Arabiya. «Non dovete credere ai canali televisivi che appartengono ai cani randagi. Volevo dire qualcosa ai giovani di Piazza Verde e stare con loro fino a tardi ma poi è cominciato a piovere. Grazie a Dio, questa è una buona cosa». La brevissima apparizione tv aveva lo scopo di smentire le voci diffusesi lunedì di una fuga del raìs in Venezuela. «Vado ad incontrare i giovani nella Piazza Verde. È giusto che vada per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela», ha specificato il Colonnello. Proprio nella piazza della capitale libica citata da Gheddafi si erano svolte in precedenza, secondo la tv di Stato, manifestazioni pro governo. Sempre la tv libica, annunciando il discorso del raìs, aveva anticipato le parole con le quali il leader avrebbe confutato «le malevole insinuazioni che sono state diffuse dai media». Le principali emittenti arabe avevano rilanciato per tutta la giornata la notizia di raid aerei sui civili a Tripoli, oltre alle voci su una possibile fuga di Gheddafi.
CAPPELLO DI PELLICCIA E OMBRELLO – Quello che era stato annunciato come un discorso alla nazione in realtà si è risolto in una brevissima apparizione. La immagini diffuse dalla tv libica mostravano Gheddafi sporgersi da un veicolo con un ombrello in mano e uno strano cappello di pelliccia nero. Affidabili fonti libiche hanno spiegato che il leader parlava dalla sua residenza-caserma di Bab Al Azizia. Il complesso che ospita la residenza e gli uffici di Gheddafi a Tripoli, fu uno degli obiettivi fatti bombardare dal presidente americano Ronald Reagan nel 1986. In quel momento il dittatore e la sua famiglia dormivano nell’edificio e riuscirono a scappare fuori pochi attimi prima del massiccio attacco, avvertiti dal presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi; Hanna, tuttavia, la figlia adottiva 15enne del Colonnello, fu ferita a morte.
BALLETTO IN COSTUME – «Vado ad incontrare i giovani nella piazza Verde. È giusto che vada per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela: non credete a quelle televisioni che dipendono da cani randagi». Dopo aver pronunciato queste poche parole, Gheddafi ha salutato, ha chiuso l’ombrello ed è rientrato nel veicolo senza aggiungere altro. Prima di trasmettere le immagini del leader, la tv libica aveva mandato in onda un balletto in costume. Dopo, ha mostrato invece immagini patriottiche di soldati in marcia con musica araba come colonna sonora. Quella della scorsa notte è stata la prima apparizione televisiva del raìs da quando la rivolta contro il suo regime è scoppiata, una settimana fa. Suo figlio Seif al Islam, domenica notte, ha invece parlato in diretta per 45 minuti, promettendo riforme, denunciando un complotto internazionale contro la Libia e ammonendo che il regime intende resistere «fino all’ultimo uomo e all’ultima donna». (Beh, buona giornata).