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L’incerta primavera della pubblicità italiana.

Secondo l’Istat, la benzina aumenta del 3,4% su mese e del 12,7% su anno, il gasolio del 4,3% e del 18,5%, il gpl +0,1% e +20,7%, il gasolio da riscaldamento +4,3% e +19,1%. Nel settore regolamentato, i prezzi salgono dello 0,2% su mese e del 3,4% su anno, a causa del rialzo del costo del gas (+0,3% su febbraio e +8,5% tendenziale).

Ed ecco riapparire l’inflazione: a febbraio il costo della vita aveva registrato un incremento dello 0,3% rispetto a gennaio e del 2,4% su base annua. Ed ecco un’accelerazione a marzo: i prezzi sono saliti dello 0,4% mensile per un incremento tendenziale del 2,5%, massimo da novembre 2008.

Com’è facile prevedere, questa situazione non favorisce i consumi, dunque fa male alla pubblicità. Non solo. Fa male alla pubblicità anche il fatto che l’aumento dei prezzi all’ingrosso dei prodotti derivati dal petrolio, utili al confezionamento di beni di largo consumo sta determinando una situazione critica: per non aumentare i prezzi al dettaglio si tagliano i budget pubblicitari, in modo da riequilibrare i relativi business plan.

Gli effetti di questa politica commerciale, che potremmo definire di resistenza alla crisi petrolifera da parte delle aziende italiane comincia a farsi sentire a partire da i centri media e non tarderà ad attraversare tutta la filiera.

Ma non sono solo le turbolenze geopolitiche del nord Africa, con le conseguente corsa al rialzo dei prezzo del petrolio, a turbare i sonni già da tempo molto agitati della pubblicità italiana. Il terremoto e lo tsunami che hanno sconvolto il Giappone stanno diventando un incubo per le concessionarie di pubblicità, soprattutto delle tv commerciali italiane.

La catastrofe nucleare di Fukushima ha provocato un’ondata di generale disapprovazione nei confronti delle politiche nucleariste. La cosa ha provocato una vera e propria catastrofe nella raccolta pubblicitaria.

Se in previsione del referendum erano stati prenotati spazi, soprattutto televisivi, da parte delle aziende del settore energia per sostenere il No al referendum, l’effetto Fukushima ha azzerato tutto: ha costretto il governo a ipotizzare una moratoria di un anno sulla legge che prevedeva il ritorno al nucleare.

E così le aziende del comparto energia hanno disinvestito, annullato le prenotazioni, gettando nel panico le concessionarie. Così è in questa incerta primavera. Beh, buona giornata.

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Un brutto momento per la lobby del nucleare in Italia.

E’ passata sotto silenzio la decisione del Giuri, l’organo di autocontrollo della pubblicità italiana circa l’ingannevolezza del messaggio pubblicitario firmato dal Forum nucleare. Vi ricorderete che persone giocavano a scacchi, i bianchi a favore i neri contro la reintroduzione del nucleare in Italia. Il Giuri ha appunto censurato questa campagna.

Non è che mi faccia piacere: sono stato più volte “utente” delle decisioni del Giuri. Cose che succedono. Il fatto è che le tesi sostenute dalla campagna non stanno in piedi. Infatti, quelle teorie sono crollate dopo il terribile terremoto e il successivo tsunami che ha funestato il Giappone. E la cosa terrificante è che alla fine delle cause “naturali” della sciagura, cominciano le cause “umane” della sciagura.

Vale a dire la presunzione di poter controllare la scissione dell’atomo per produrre energia. Il fatto eclatante è che il Giappone, a distanza di 65 anni sta pagando le due versioni storiche dell’uso dell’atomo: vittima fu dell’uso “militare” dell’energia atomica (Hiroshima e Nagasaki), è attualmente vittima dell’uso “civile” dell’energia atomica: stanno esplodendo centrali nucleari a Fukushima.

Un caso più unico che raro di preveggenza dell’Istituto di autodisciplina? Una forzatura della verità da parte del committente, il Forum? Propendo per la seconda ipotesi, anche perché così potrebbero essere in essere attenuanti verso l’agenzia di pubblicità che ha concepito la campagna degli scacchi. Nella quale si vedeva uno scacco matto. Che nella realtà è uno scacco pazzo, pazzo come il Dottor Stranamore, film indimenticabile del sempiterno Kubric. Non credo che il mio amico Chicco Testa sia un novello Stranamore. Penso invece che attualmente la realtà rischia molto seriamente di superare la più sfrenata fantasia. Quando uscì nelle sale cinematografiche ‘Sindrome cinese’ (regia di James Bridges, con Michael Douglas, Jane Fonda e Jack Lemmon), film che pregonizzò l’incidente nucleare a di Three Mile Island, avvenuto lo stesso anno, nel 1979 negli Usa.

La sindrome cinese è la capacità teorica che la fusione del nocciolo possa perforare da parte a parte il globo terrestre. A Fukushima si sta rischiando la fusione, per il quale motivo si rilasciano fuoriuscite controllate, cercando di dosare il sovrariscaldamento del nocciolo delle centrali. Cominciano a contarsi “danni collaterali” di questa strategia: sono vittime umane. Tra “sindrome cinese” e “strategie giapponesi” il problema è: la smettiamo una volta per tutte di fare pubblicità radioattiva? Beh,buona giornata.

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