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Vetrine e scassavetrine.

Non mi meraviglio di vetrine scheggiate, di un paio di vetture bruciate, di muri imbrattati. 

Mi meraviglio dell’arretratezza del ragionamento politico antagonista: se la rabbia è il fine, invece che il tramite del cambiamento, la logica della rottura dell’ordine pubblico prende il sopravvento sulla prefigurazione di un nuovo ordine sociale. 
Non mi meraviglio di tecnicalità della guerriglia urbana: roba da “comici spaventati guerrieri”. Non è l’odore di bruciato e di lacrimogeni, ma il sentore della mancanza di un’offerta credibile da dedicare a un paese la cui crisi economica ha devastato il lavoro, la piccola impresa, i risparmi delle famiglie, ma anche la loro coscienza politica; il sentore di una distanza stellare tra la condizione materiale dei milioni di giovani disoccupati e precari e le forme della protesta. 
Fare di tutto per finire in tv a farsi raccontare, invece che entrare nelle menti e nei cuori delle vittime della proposopea neo liberista che 
Expo vuole rappresentare in mondo-visione -per raccontare che alternativa c’è o potrebbe esserci-significa voler entrare a far parte della sceneggiatura del programma prestabilito, come fosse rivendicare un invito al reality show che ha messo in onda l’inaugurazione del grande centro commerciale del pianeta. 
Black block non esiste, è un brand inventato dai media. Ma il punto è che in Italia non esiste neanche quel vasto movimento politico e sociale capace di modificare il corso della storia, che continua a correre spedita lungo i binari dell’austerity, verso il più drammatico disastro sociale.
Non mi meravigliano gli scontri di Milano. Sono frutto di una visione annebbiata delle contraddizioni tra le classi sociali. D’altronde,  è la stessa nebbia che offusca la visione del ruolo della politica, che si manifesta nei partiti rappresentati in Parlamento, completamente soggiogati dai dettami delle oligarchie finanziarie e commerciali globali. 
Gli uni tentano di spaccare la vetrina che gli altri hanno tentato di allestire. 
Se la politica continua a essere considerata una vetrina – invece che lo strumento adatto a sconfiggere le politiche neoliberiste, che flagellano i ceti più deboli in tutta Europa- questo è quello che succede. Poi, raccolti i cocci, tutto torna come prima. Beh, buona giornata. 

 

 
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Attualità

Expo 2015, la stangata.

La cosa più incredibile di Expo 2015 è che dopo aver speso miliardi euro di denaro pubblico per la costruzione dei padiglioni, ai quali vanno aggiunti altri milioni di euro di tangenti e i milioni di euro spesi per perseguire i crimini connessi, i cittadini italiani devono anche pagare il biglietto di ingresso. Ma non ce lo avete già fatto pagare abbastanza sto Expo 2015? Beh, buona giornata

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