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UniCredit Research ha presentato il suo rapporto previsionale Outlook 2012: gli squilibri globali, se non affrontati efficacemente, potrebbero minacciare la ripresa.

Il Pil globale è atteso in crescita di poco più del 3 per cento, mentre l’Eurozona vedrà un ritmo di espansione dello 0,6 per cento
L’economia europea si sta stabilizzando
I mercati dovrebbero consolidare la ripresa, grazie anche alle misure della BCE
La preoccupazione più forte riguarda la possibilità che la crisi del debito e finanziaria si allarghi al settore privato, mettendo a rischio la coesione sociale
Gli squilibri globali, se non affrontati efficacemente, potrebbero minacciare la ripresa

UniCredit Research, guidata dal Capo Economista Erik F. Nielsen, ha presentato oggi il suo rapporto previsionale

L'economia globale è ancora in riparazione per tutto il 2012.
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UniCredit prevede un rallentamento della crescita globale del PIL dal 4,25% del 2011 a poco più del 3% nel 2012. È probabile che in Eurozona si assisterà a una flessione del tasso di crescita dall’1,6% allo 0,6%. Tuttavia è probabile che la traiettoria del PIL abbia toccato il punto di minimo a fine 2011, che dovrebbe essere seguito da un moderato miglioramento della performance nel corso del 2012. Ciò premesso, in tutto il mondo si affrontano notevoli incertezze dovute alla gravità della crisi 2008-2009, alla risposta senza precedenti dei policy makers e al perdurare degli squilibri nazionali e globali.

UniCredit prevede una stabilizzazione dell’economia europea durante l’inverno, seguita da un moderato miglioramento della crescita, che dovrebbe tornare ad attestarsi intorno all’1,5% annualizato verso la fine del 2012. Il consolidamento fiscale e il perdurare dell’incertezza freneranno la crescita, e le condizioni monetarie restrittive dei paesi periferici ne penalizzeranno ulteriormente la ripresa.

Nel caso di Italia, Portogallo e Grecia, gli economisti di UniCredit prevedono una contrazione del PIL nel 2012. È importante sottolineare che i bilanci del settore privato restano buoni nella maggior parte dei paesi dell’Eurozona, compresa l’Italia. La ripresa delle esportazioni è già iniziata in tutta la periferia dell’Eurozona, con una tendenza destinata a proseguire.

Se le previsioni sul PIL sono corrette, la ripresa dei mercati dovrebbe continuare. La mossa aggressiva della BCE sulla liquidità, attuata nel suo primo step in dicembre, contribuirà positivamente. Gli spread dovrebbero diminuire, i titoli azionari recuperare e dato che le banche godono di maggiore accesso alla liquidità della BCE, sia in euro sia in dollari, la necessità da parte loro di vendere attività denominate in valuta estera diminuirà, cosa che lascia prevedere un ulteriore indebolimento dell’euro.

Tuttavia, affinché tali prospettive di un moderato miglioramento possano concretizzarsi, è fondamentale che gli investitori inizino a tranquillizzarsi. Nonostante gli aggiustamenti fiscali e strutturali senza precedenti in tutta la periferia dell’Eurozona, gli investitori rimangono cauti. Sono preoccupati per l’atteggiamento esitante della BCE rispetto al ripristino di un corretto meccanismo di trasmissione della politica monetaria, che ha determinato differenze insostenibili nelle condizioni monetarie all’interno dell’Eurozona. Inoltre, nutrono preoccupazioni per l’incertezza che circonda la possibile partecipazione del settore privato alle future rinegoziazioni del debito. Di conseguenza, quella che in ultima analisi è una crisi sovrana si è diffusa diventando una crisi del settore finanziario e in alcuni paesi inizia a minacciare il settore privato non finanziario e la coesione sociale.

Nel frattempo, le incertezze continuano a restare radicate negli squilibri globali sottostanti, che hanno svolto un ruolo importante nell’innescare la crisi del 2008. Tali squilibri vengono affrontati molto lentamente o non vengono affrontati affatto. Negli USA, dove nel 2011 la crescita è stata praticamente pari a quella dell’Eurozona, è probabile che i consumi privati, in parte sotto la spinta del corrente stimolo fiscale e della riduzione dell’inflazione, favoriscano in qualche modo un miglioramento della crescita nel 2012, ma il debito pubblico come percentuale sul PIL si sposta verso il 100% e i bilanci delle famiglie restano estremamente vulnerabili. Il tasso di risparmio statunitense resterà inferiore al 4% del reddito: un terzo rispetto a quello dell’Eurozona.

La Cina, che in termini numerici ha prodotto più di un terzo della crescita globale nel 2011, non ha ancora fatto significativi passi avanti nel proprio piano a lungo termine per favorire la domanda interna rispetto a quella estera. Di conseguenza l’economia cinese ha subito un rallentamento nel secondo semestre del 2011 a causa dell’indebolimento dei mercati dell’esportazione. Resta da vedere se le autorità saranno in grado di dare un’altra spinta alla crescita attraverso l’investimento pubblico in infrastrutture e nel settore immobiliare nonché attraverso imprese statali.(Beh, buona giornata).

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