Una lapide a forma di balena-l’ultimo saluto a Enzo BaldoniCelebrati oggi, tra familiari, amici e colleghi, i funerali del freelance ucciso in Iraq nel 2004. I suoi resti, rientrati in Italia ad aprile, sepolti nel paesino dov’era cresciuto. L’epitaffio di Marguerite Yourcenar: “Ho avuto la buona vita di un cane al sole” – LUIGI BOLOGNINI-la Repubblica
Ci sono voluti sei anni, tre mesi e un giorno, ma eccoli i funerali di Enzo Baldoni. Ora il giornalista freelance e pubblicitario ucciso in Iraq nell’agosto 2004 è sepolto nel paesino umbro dov’era cresciuto, sotto una lapide a forma di balena (animale a cui aveva intitolato la sua agenzia di pubblicità, scherzando sulla propria mole), e intorno un paio di allegre girandole che girano. E una frase di Marguerite Yourcenar che finisce così: “Talvolta dico tra me e me che ho avuto la buona vita di un cane al sole con varie risse e qualche osso da rodere”. Una tomba allegra, com’era allegro, e in perenne ricerca di cose nuove da scoprire e conoscere, Baldoni, che a questa sua curiosità ha sacrificato anche la propria vita, ucciso da un gruppo di fanatici islamici al ritorno da una missione di aiuto alla città di Najaf, dilaniata dalla guerra civile del dopo-Saddam.
Quel che restava del suo corpo è tornato in Italia ad aprile, ma solo una decina di giorni fa – dopo controanalisi del Dna volute dalla famiglia, illusa e delusa molte volte – si è avuta la certezza che si trattava proprio di lui. “A quel punto – ha confessato la moglie, Giusi, in un breve discorso al termine della messa – la voglia era di una cerimonia privata, solo tra di noi. Ma adesso sono contenta di avere diviso il saluto finale a Enzo con così tanta gente che ha fatto così tanti chilometri”.
La piccola parrocchia di Santa Maria in effetti è piena, saranno 200 persone: molti abitanti di Preci, dove i Baldoni gestiscono un agriturismo, ma anche il coro milanese dove la stessa Giusi canta, l’inviato Rai Pino Scaccia, l’ultimo a vedere Enzo vivo, Enrico Deaglio, che ai tempi dirigeva Diario, il settimanale che aveva dato a Baldoni un accredito per raccontare la guerra irachena, e Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita a sua volta in Iraq. Pochissime istituzioni (il gonfalone e il sindaco del Comune di Preci, una corona della Provincia di Milano, e stop), il resto sono amici, colleghi, persone che l’avevano conosciuto anche solo per le sue attività da pioniere di Internet (aveva fondato una community, la Zonker zone, che tuttora raduna le persone a cui voleva bene) e da esploratore del mondo per hobby e per vocazione (era stato in Colombia, Chiapas, Timor Est), che in alcuni casi si conoscono dal vivo solo a messa finita.
Una cerimonia semplice, voluta dalla moglie in apparente contrasto con le volontà di Enzo, che ai tempi scherzosamente ma non troppo aveva invocato un funerale fatto di canti, balli, risa, scherzi, cibo e sesso, senza retorica. Ma si è fatto così pensando al papà di Enzo, Antonio, 88 anni, “e anche Enzo metterebbe il suo babbo al primo posto”, dice Giusi. Cerimonia semplice, trattenuta, senza lacrime e strepiti, e senza gli ormai inevitabili applausi all’entrata e all’uscita della bara (“è stato incredibile anche in questo”, commenta un amico), asciutta come le pareti color crema della chiesa di Santa Maria, come le parole del parroco che nell’omelia ricorda le “terre senza riposo, i corpi umiliati e martoriati” visti da Enzo.
Il resto sono ricordi personali, lacrime e sorrisi. Le stesse lacrime e gli stessi sorrisi di poco dopo, davanti a una tomba a forma di balena in un cimitero di campagna a mezza costa sui Monti Sibillini.
(Beh, buona giornata).