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Lo stato solido dei gas e quello fluido dello Stato di diritto.

di Riccardo Tavani

Marco Pannella, il quale esprime con il suo partito e la sua radio radicale l’attuale Ministro degli Esteri, ripete ad ogni occasione che l’Italia è uno “Stato delinquente abituale”. Lo afferma sulla scorta delle continue e reiterate procedure di infrazione che la CEDU, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, promuove nei confronti del nostro Paese. In quale strana situazione si possa poi trovare un fiore di campo come Emma Bonino in mezzo a una banda di delinquenti, stando sempre alla definizione del suo leader, non dovrebbe essere troppo difficile capirlo. Il perché invece sieda e agisca tra quelle distinte persone è davvero meno agevole se non proprio cervellotico farsene una ragione.

Difficile negare la situazione delinquenziale, affermata da Pannella sul piano generale, anche nello specifico affaire dell’espulsione-rapimento della signora Alma Shalabayeva, moglie dell’oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, e di sua figlia di sei anni Alua. Uno Stato straniero interviene direttamente sui nostri organi di polizia e li manovra come un burattinaio per vedere soddisfatte a tamburo battente le proprie illegali pretese.

Questa è una situazione di per sé, in via formale e sostanziale, “fuori legge”, senza dover aggiungere l’aggravante che nello Stato in questione i diritti universali siano calpestati e gli oppositori fatti fuori senza certo passare per il galateo. “Fuori legge”, sia che il nostro Ministro degli Interni fosse stato o meno informato, e non si sa quale sia la condizione peggiore per lui. Che poi si nomini un alto funzionario dallo stesso ministro dipendente per un indagine che lo riguarda in prima persona non fa che aumentare tragicomicamente la situazione denunciata da Pannella.

In quanto a Emma Mammola Bonino, va da sé che uno “Stato delinquente abituale” non la calcoli neanche una ministra come lei: se ne serve solo quando ha bisogno di spruzzarsi un po’ di deodorante floreale sotto le mefitiche ascelle.

Lo stato naturale del gas è quello fluido, del petrolio quello liquido, eppure entrambi, nelle condizioni geo-politiche attuali, si presentano volentieri sotto lo stato solido: quello dell’economia. Lo “Stato delinquente abituale” Italia è il maggior partner europeo del Kazakistan con una quota del 13% del totale degli interscambi Eu, avendone sestuplicato il valore nel 2013. Che ci siano delle inchieste in corso sull’aumento nell’interscambio anche di tangenti e corruzione tra Eni e relativi enti di Stato kazaki non fa che dimostrare lo stato solido dei gas in regime di Stato fluido delinquenziale.

Sarebbe, però, un enorme errore considerare il Kazakistan come entità a sé stante. Esso è parte integrante di una Unione Doganale con Russia e Bielorussia, alla quale partecipano da quest’anno anche Ucraina e Kyrgystan, in qualità di osservatori. Questa area rappresenta l’83% del potenziale economico dell’ex URSS e gli scambi italiani con essa sono cresciuti di un ulteriore 5% nel primo trimestre di quest’anno, sopra il livello del 50% già raggiunto nell’ultimo quinquennio (fonte Intesa Sanpaolo).

Le 750 imprese italiane operanti in tutta questa aerea doganale integrata, con un volume d’affari dei 4,4 mld di euro nel 2012, sono al terzo posto, dopo Germania e Olanda, ma destinate a crescere rapidamente. Nella sola Russia il volume d’affari italiani ammonta a 8 mld di euro, pari al 14% sul totale degli scambi con l’intera Europa. In crescita sono sia le importazioni che le esportazioni, con una diminuzione del saldo negativo a nostro vantaggio, ossia aumentano le nostre esportazioni.

Rapidamente è destinata a crescere anche l’importanza dell’Unione Doganale di cui parliamo, che rappresenta complessivamente 180 milioni di abitanti, con un PIL pari a 2 trilioni di dollari. Nel 2015, infatti, essa dovrebbe trasformarsi in UNIONE EUROASIATICA, nella quale si integrerà anche la Repubblica del Tagikistan. Questa entità si esprimerà attraverso una Commissione Euroasiatica, modellata proprio sulla scorta della nostra Commissione Europea, e destinata dunque ad esserne interlocutrice diretta e privilegiata. Chi è stato l’ideatore primo di questa vasta area geo-politica pan russa, prima che Vladimir Putin l’annunciasse ufficialmente nell’ottobre del 2011? Proprio l’autocrate presidente kazako Nazarbayev, il cui ambasciatore, impartendo direttamente ordini a nostri alti funzionari ministeriali, ha preteso e ottenuto la “extraordinary rendition” dall’Italia della moglie e della figlioletta di un suo ex alleato e ora oppositore.

Va solo di sfuggita ricordato che la futura Unione EUROASIATICA non si configura soltanto come una fortezza economica di prima grandezza planetaria, dirimpettaia e partner obbligato dell’Europa, ma è già quella potenza militare e nucleare che le ha lasciato pari pari in eredità l’ex impero sovietico. Ovvero: esattamente ciò che manca di più alla nostra cara vecchia Europa. Sarà al momento anche un arsenale atomico arretrato rispetto a quello Usa, ma non per questo meno sufficientemente deterrente e poi rapidamente ammodernabile sulla scia dell’aumento degli scambi economici e scientifico-culturali. Un ombrello atomico e strategico economico, sotto il quale l’Europa difficilmente potrà fare a meno di infilarsi, fosse solo per il fatto che gli Usa non si potrebbero più permettere di continuare ad attizzare a proprio vantaggio il già congenito dissidio tra Paesi europei.

Nazarbayev non è stato elogiato solo da Berlusconi, ma – pur se non negli stessi scandalosi termini – anche da Prodi e da altri capi di Stato democratici occidentali. Proprio su iniziativa di Prodi l’Italia lo ha insignito del Gran Cordone, una delle più alte onorificenze elargite dal Quirinale. Cordone o bordone, il caso più eclatante è quello dell’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Gerhard Schröder. Un ex capo della nazione più potente d’Europa che diventa addirittura un dipendente di Gazprom, il colosso del gas russo, che lo ha messo a capo del board per la costruzione del gasdotto sotto il Mar Baltico, “Nord Stream AG”. La cosa non solo parla sostanzialmente e simbolicamente più di ogni altro discorso, ma sancisce in sé un accordo strategico tra un vasto blocco territoriale.

Ecco perché il gas e il petrolio si presentano oggi allo stato solido e il fluido empatico tra capi di Stato delinquenziali, più che un mero fattore di elezione personale, si presenta con i caratteri di un destino, ossia di una vera e propria destinazione storica. (Beh, buona giornata)

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Attualità Media e tecnologia Società e costume

Velardi, corvo rosso, te lo devi ancora quadagnare il mio scalpo.

di Marco Ferri- 3Dnews, inserto di Terra, quotidiano ecologista.

Immaginate che dott.Jekill si metta in testa di curare mister Hyde. Avrete il novello spin-doctor della politica italiana. Claudio Velardi. Quello che per poco, solo 1,1% non fa perdere le elezioni a Renata “frangetta nera” Polverini, che era partita con un più 20 per cento sulla Bonino.

Quello che, contemporaneamente, fa la campagna elettorale in Campania per il Pd, e riesce nel miracolo di far perdere alla grande De Luca: Caldoro se lo è ciucciato con ben 15 punti di vantaggio. Una botta al cerchio e una alla botte?

Ma và. Il nostro è un professionista: mo’ pare pure che potrebbe prendere in appalto la comunicazione degli assessorati della Regione Lazio. Una bazzecola da 25 milioni di euro, secondo quanto riporta Dagospia.. Un vero professionista della mediocrità della politica italiana. Imperversa su giornali e tv, come un vero parvenu.

Dice di se di essere stato fascista, poi comunista, poi dalemiano, tanto dalemiano da entrare nel suo staff, poi bassoliniano. E finalmente il reuccio del lobbismo. Lobby? Una volta si chiamavano voltagabbana (prima di Dolce&Gabbana, s’intende!). Poi, poi assessore al turismo della Regione Campania. E lì che deve aver imparato a fare il turista cinico delle anomalie della politica italiana, nell’era del berlusconismo. Un po’ mi butto a destra, un po’ mi tengo a sinistra. Meno brillane del Totò di “poi dice che uno si butta a destra”, ma forse più redditizio. Tutto sommato, bisogna riconoscere che Claudio Velardi è l’animale geneticamente modificato di questo nuovo zoo che è il ceto politico italiano.

Non così bravo da far mangiare la polvere agli altri, ma abbastanza per fargli respirare la Polverini. Non ha inventato il doppio binario, ha solo divelto le traversine. Non ha inventato le convergenze parallele: ha sperimentato le divergenze incrociate. Insomma, Velardi è una nuova specie di comunicatore politico: ha innalzato il “fuoco amico” da tragica evenienza a comica strategia di comunicazione. Più che spin-doctor, si dovrebbe definire uno spin-killer. Non costruisce, distrugge. E fattura. La Reti Spa,la sua società di consulenza vanta un fatturato di 5 milioni di euro. Ma lui mira a ben altre mete.

Dice di sé di essere narciso. Chi lo avrebbe mai creduto? Vabbè. Negli USA lo stratega della campagna elettorale di Obama ha fatto eleggere il primo nero alla Casa Bianca. Lui, Claudio Velardi ha fatto molto di più: ha fatto eleggere una nera alla Regione Lazio. Mica bruscolini. Siamo alla farsa della professione del lobbista? Ma no. Per un ex fascista, un ex comunista, un ex questo, ex quello e ex quell’altro, alla fine basta un “ex voto”.

Tanto lo sanno tutti che la comunicazione è tutt’altra cosa. Come diceva Emanuele Pirella, che purtroppo, andandosene, ci ha lasciato un incolmabile vuoto: “La pubblicità deve dire la verità, solo la verità, tutt’altro che la verità”. Ecco allora il riscatto del Velardi, fattucchiere del “tutt’altro”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Adesso è chiaro perché Berlusconi ha gestito in modo arrogante lo scandalo liste nel Lazio: sapeva che Polverini era comunque perdente. Ma così facendo ha solo peggiorato le cose.

Regionali Lazio, sondaggio Ipsos. Bonino vince anche a “liste pari”: 50 a 48%-blitzquotidiano.it

Emma Bonino è in vantaggio su Renata Polverini nella corsa alla presidenza della Regione Lazio: la candidata del centrosinistra è infatti davanti alla sua rivale appoggiata dal centrodestra nel sondaggio sulle previsioni di voto effettuato dall’istituto Ipsos. Il dato interessante è che, stando al sondaggio, la Bonino vincerà sia se la lista del Pdl di Roma e provincia rimarrà esclusa, sia se la stessa lista dovesse essere riammessa: nel primo caso il gradimento della Bonino si attesta al 52% contro il 47% della Polverini; nel secondo caso, la Bonino dovrebbe ottenere il 50,5% delle preferenze contro il 48,5% della rivale.

In caso di esclusione della lista del Pdl, i partiti che otterrebbero maggiori vantaggi sono ovviamente gli altri che appoggiano la Polverini: la Lista Renata Polverini passerebbe dal 4,8 al 16%, La Destra di Storace andrebbe dal 2,5 al 4,2%, l’Udc dal 4,5 al 7,5%. Molti elettori del centrodestra probabilmente non andrebbero a votare o si troverebbero in difficoltà: il numero degli elettori che rimarrebbero a casa, sommato a quello degli incerti, salirebbe dal 41,6% a 47,2%.

Un altro dato può aiutare a fornire una spiegazione a questo fenomeno: il 45% degli elettori del Pdl sono fermamente convinti che “la legge è uguale per tutti” e che “se ci sono irregolarità le liste devono essere escluse”. Dunque il “pasticcio” del Lazio potrebbe aver “deluso” molti sostenitori pidiellini.

Nel centrosinistra, la Bonino si dimostra una candidata più “forte” della coalizione che sostiene: infatti in una competizione con la lista pdl i partiti a sostegno della Bonino otterrebbero il 49,6% (rispetto al 50,5% dell’esponente radicale). Se il Pdl rimanesse fuori, i partiti di centrosinistra otterrebbero il 51,6%, rispetto al 52% del candidato a governatore.

In base ai risultati del sondaggio Emma Bonino si presenta come un candidato molto competitivo: una possibile spiegazione potrebbe essere la capacità del leader dei radicali di “racimolare” i voti degli “scontenti” della sinistra. Ma leggendo i dati dello studio Ipsos si scopre invece che la Bonino è molto apprezzata negli ambienti cattolici: tra i “praticanti assidui” il 37% voterebbe per la Bonino, mentre la Polverini (appoggiata anche dall’Udc) non andrebbe oltre il 30% di gradimento.

Per quanto riguarda i temi più cari agli elettori, al primo posto si piazza il lavoro, prioritario per il 53% del campione preso in esame. Segue col 22% la sanità. E proprio sulla sanità, gli elettori “premiano” la Bonino: il candidato del centrosinistra è ritenuto più preparato in materia dal 28% degli elettori, contro il 18% che ritiene più competente la Polverini. Tuttavia il 62% dei laziali pensa che di questo tema si sia parlato troppo poco in campagna elettorale: la pensa così il 70% degli elettori della Bonino e il 53% di chi voterà la Polverini.

Infine, il sondaggio ha esaminato il giudizio degli elettori sull’operato dell’amministrazione in carica: il 46% è soddisfatto, il 45% no. Sono soddisfatti il 55% degli elettori del centrosinistra (la coalizione che governa attualmente la regione), ma la percentuale sale al 69 tra gli elettori del Pd. Invece tra gli elettori del Pdl “solo” il 35% giudica positivamente il lavoro svolto dall’attuale giunta: la percentuale “vola” però al 49% se si considerano gli elettori di tutti i partiti a sostegno della Polverini. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Decreti interpretativi.

“Oggi compio 62 anni, potrei chiedere un decreto interpretativo così invece che 62 ne avrei 26, tanto è un cavillo…”. Con questa battuta Emma Bonino, candidata del centrosinistra alla presidenza della regione Lazio, torna a criticare il decreto ‘salva-liste’ approvato dal governo venerdì, al termine dell’incontro con gli esponenti della fondazione Bruno Zevi. Beh, buona giornata.

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democrazia

Quando la politica impazzisce come la maionese.

Il Pdl mente sulla lista “negata”, la Bonino approfitta: gli “orrori” politici nel Lazio
di Mino Fuccillo-blitzquotidiano.it

Spetta ai magistrati decidere ma, comunque decideranno, sarà sempre una decisione “sbagliata”, e non per colpa loro. La brutta, mortificante e patetica storia della lista del Pdl nella Provincia di Roma è di quelle senza apparente soluzione. Ed è subito stata avvolta dall’involucro ingannevole ed omissivo delle opposte propagande. Involucro che nasconde e offusca quel che davvero può accadere.

Prima ipotesi: i magistrati riammettono la lista del Pdl alle elezioni regionali del Lazio nonostante non sia stata presentata nei tempi e nei modi di legge. Si vota il 28 e il 29 marzo, qualcuno vince, qualcuno perde, Polverini o Bonino che sia. A quel punto chiunque può, legittimamente e fondatamente, chiedere la nullità delle elezioni appena svolte. Un’istanza che avrebbe buone possibilità di essere accolta. Ne consegue caos amministrativo e politico, con la prospettiva concreta della ripetizione delle elezioni stesse. Un caos per nulla “calmo”. Con il corollario nefasto di ricorsi ovunque una lista non sia stata ammessa, e sono più di una decina i casi in questa tornata elettorale.

Seconda ipotesi: la lista del Pdl non viene riammessa. Si vota senza i candidati del Pdl. Elezione monca del maggior partito, campagna elettorale che si trasforma e trascina come una sorta di “guerra civica”. La Polverini perde il “traino” dei voti portati dai quarantuno candidati del Pdl (corollario tragicomico: alcuni hanno già speso decine di migliaia di euro per la propaganda e sono fortemente dolenti per l’investimento andato in fumo). Traino stimabile in almeno centomila voti, quindi la Polverini perde anche le elezioni. Diventa governatore la Bonino, in piena legittimità ma in un’atmosfera in cui questa stessa legittimità non le viene riconosciuta dalla metà dell’elettorato. Un disastro. Oppure la Polverini vince lo stesso, nonostante l’assenza della lista del Pdl. Vince ma non ha “suoi” consiglieri oltre a quelli del cosiddetto “listino”. Deve governare con i consiglieri eletti nelle liste di Casini o Storace. Una follia politica e istituzionale.

Terza ipotesi: tutte le forze politiche varano un provvedimento, una difficile legge d’urgenza che consente ai magistrati di riammettere la lista Pdl senza aprire la strada all’altrimenti inevitabile contestazione di nullità del voto. In un paese civile sarebbe l’unica ipotesi praticabile. Ma in Italia è di fatto impraticabile.

Impraticabile perchè il Pdl ha reagito con la bugia e la dissimulazione. Le bugie di Alfredo Milioni che racconta di improbabili “pause panino” quando con tutta evidenza ha mancato l’appuntamento perchè stava mettendo mano alle liste fino all’ultimo minuto ed oltre. Milioni, l’inattendibile incaricato del Pdl, anzi di Forza Italia, non nuovo ad un uso disinvolto di simili incarichi: nel 2006 sparì per una notte con le liste per vendicarsi di una sua mancata candidatura, soprattutto nel 2004 inserì di sua mano un allegato alla delibera di un consiglio municipale romano con cui si dava il via libera a 350mila metri cubi di villette. Ce lo ficcò dentro di mano sua quell’allegato: Milioni uno abituato al gioco della “carta sparisce, carta compare”. Le bugie perfino politicamente più gravi del gruppo dirigente del Pdl che subito si sono aggregate nel grumo propagandistico “la burocrazia non può limitare la democrazia”. Dove la “burocrazia” sono le regole e le leggi, cioè la sostanza della democrazia. Insomma il Pdl mente raccontandosi come vittima. E questo rende difficile un provvedimento bipartisan che riammetta la lista. Altro e diverso doveva essere il primo passo del Pdl: ammettere almeno l’imperizia se non proprio il dolo che sta alla base della mancata presentazione. Poteva, doveva essere la base di “legittimità” sostanziale per chiedere una sanatoria politica.

Sanatoria politica impraticabile anche perchè lo schieramento intorno alla Bonino non disdegna di approfittare della situazione. Ingolosito dalla possibilità concreta di una “vittoria elettorale a tavolino”, con l’alibi delle bugie altrui, il centro sinistra si infila nella apparentemente comoda scorciatoia di una elezione senza la lista Pdl. comodità apparente perchè sarebbe una vittoria avvelenata alla radice e capace di secernere veleno per tutti gli anni della legislatura.

Così stanno le cose, decideranno i magistrati. Chiamati a decidere su quale di questi “orrori” e non “errori” fabbricati dalla politica sia il meno dannoso. Davvero ardua sentenza. (Beh, buona giornata).

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