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Job gap.

(fonte: blitzquotidiano.it)

Segnali di ripresa troppo timidi, aziende scoraggiate dalla crisi. Il risultato? Il 2011 non sarà ancora l’anno della ripresa dell’occupazione. Gli economisti lo chiamano “job gap”, una lacuna del mercato del lavoro che si è aperta con la crisi e che ancora non si chiude.

Come scrive il Sole 24 Ore: “Secondo le ultime rilevazioni del Centro studi di Confindustria nel 2011 l’occupazione rimarrà pressoché immobile (+0,1%), dopo il forte calo registrato nel 2010 (-1,7%, dopo il -2,6% del 2009) e riprenderà a salire solo nel 2012 (+0,9%). Il tasso di disoccupazione invece continuerà ad aumentare tra il plotone sempre più consistente di chi cerca un impiego: solo dopo aver toccato l’apice (9%) nel quarto trimestre, inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012″.

Le notizie non sono confortanti per l’Italia, che recupererà il livello di attività pre-recessione solo nel secondo trimestre del 2015. Dall’inizio del 2010 il nostro Paese ha bruciato 600mila posti di lavoro e per l’anno prossimo il job gap sarà di 440mila. “Oltre che dalla crescita anemica del Pil – commenta Tito Boeri, ordinario di economia del lavoro alla Bocconi, al Sole 24 ore – il riassorbimento della forza lavoro è indebolito da un sistema di ammortizzatori sociali estremamente dilatato che prolunga la durata del paracadute pubblico anche in situazioni in cui si potrebbe tornare alle normali condizioni di attività. È fondamentale – commenta Boeri – riformare gli ammortizzatori sociali per evitare ogni forma di utilizzo improprio”. Secondo il Centro studi di Confindustria, nei prossimi mesi il ricorso alla Cassintegrazione interesserà 315mila lavoratori.

Il nodo è riuscire a fare riforme in tempi in cui, data la crisi, si fanno tagli ai bilanci. Come? Secondo il giuslavorista Michele Martone “Bisogna trovare un punto di equilibrio tra rigore dei conti pubblici e consenso sociale, è necessario incentivare fiscalmente le imprese avviate dai giovani, tagliare il più possibile la burocrazia e proseguire sulla strada della detassazione dei premi di produttività”.

Secondo l’economista Maria Cecilia Guerra: “Bonus e incentivi fiscali spot sono soluzioni tampone: tra gli interventi più urgenti c’è una riforma fiscale strutturale che sposti il baricentro del prelievo dal lavoro al patrimonio, in modo da abbassare il costo del lavoro e realizzare una redistribuzione della ricchezza più equilibrata”. (Beh, buona giornata).

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Il 2010 sarà l’anno della disoccupazione.

L’occupazione e’ calata ad ottobre, su base annua, dell’1,9% mentre nei primi 10 mesi di quest’anno il decremento e’ stato dell’1,4%. Lo segnala l’Istat. Sempre ad ottobre, rispetto a settembre, non c’e’ stata invece alcuna variazione. Tornando invece al confronto con il mese di ottobre 2008, l’Istat evidenzia che il calo dell’1,9% e’ da intendersi al lordo della cig. Al netto, infatti, il calo e’ ancora piu’ accentuato e nell’ordine del 3,7%.
(Beh, buona giornata).

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Italia d’Autunno: superati 2 milioni di disoccupati.

Più di due milioni di disoccupati in Italia: è la prima volta dal marzo del 2004 che l’Istat rileva un numero così elevato di senza lavoro. A ottobre il tasso di disoccupazione è salito all’8% dal 7,8% di settembre. Il numero delle persone in cerca di lavoro è di 2.004.000, in aumento del 2% ( 39mila persone) rispetto a settembre e del 13,4% ( 236mila) su base annua. Il tasso di disoccupazione giovanile – aggiunge l’istituto di statistica – a ottobre è aumentato al 26,9% dal 26,2% di settembre.

Sono 14.741.000, con un aumento di 210.000 unità rispetto all’ottobre 2008, gli ‘inattivi’, che per la statistica sono i non occupati che nelle quattro settimane che precedono l’indagine non hanno effettuato neanche un’azione attiva di ricerca di lavoro (categoria ampia che include gli studenti, le casalinghe, ma anche i cosiddetti ‘scoraggiati’, cioè i disoccupati di lungo corso che ormai non cercano più lavoro perché si sono convinti che non lo troveranno). Il tasso di inattività è pari al 37,4 per cento, invariato rispetto al mese precedente e in aumento dello 0,4 per cento su base annua.

Penalizzata l’occupazione femminile. Infatti l’occupazione maschile a ottobre 2009 è pari a 13.801.000 unità, con un incremento dello 0,2 per cento rispetto al mese precedente ( 31 mila unità) e una riduzione dell’1,5 per cento (-217 mila unità) rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente. L’occupazione femminile raggiunge le 9.298.000 unità, con una riduzione rispetto a settembre dello 0,3 per cento (-30 mila unità) e dello 0,7 per cento (-67 mila unità) rispetto ad ottobre 2008. Beh, buona giornata.

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