Che la pubblicità italiana non faccia più tendenza è un fatto certo, assodato e certificato. Certo, visto il panorama della creatività pubblicitaria made in Italy. Assodato dall’assenza di dibattito culturale, all’interno, ma soprattutto all’esterno del perimetro del mercato. Certificato dai dati ufficiali: la Nielsen sancisce un calo strutturale e sostanzioso dei volumi su tutti i media italiani.
Epperò, ecco che tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 abbiamo assistito a un lunga teoria di dichiarazioni ‘ufficiali’ di importanti manager delle agenzie di pubblicità italiane. Tutti hanno dichiarato lusinghieri risultati, non senza premettere, con una sospetta sintonia, una frase che è sembrata diventare un rito propiziatorio: ‘in controtendenza con l’andamento del mercato’.
Insomma, il mercato è crollato, ma tutti vanno in controtendenza. Deve essere una nuova e rivoluzionaria scoperta scientifica, di cui neppure Piero e Alberto Angela hanno ancora parlato: in ‘controtendenza’ i fiumi non scendono a mare, risalgono le cascate; ‘in controtendenza’ la mela che colpì sulla zucca Isacco Newton è tornata da sola sul picciolo che la teneva stretta al ramo dell’albero; ‘in controtendenza’ i terremoti non fanno crollare le case, le tirano su più belle di prima.
C’è della creatività nell’accezione ‘in controtendenza con l’andamento del mercato’. Magari presentiamo i bilanci al prossimo Festival di Cannes. Hai visto mai che rifacciamo tendenza? Beh, buona giornata.