I comunisti mangiano i bambini. I preti li “amano”. “La vita umana va difesa innanzitutto dal delitto incommensurabile” dell’aborto. E questa difesa è uno dei valori “non negoziabili” in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali. Comizio elettorale per le elezioni regionali a favore del centro-destra, del signor Angelo Bagnasco, professione cardinale, al secolo presidente della Cei, acronimo della Conferenza episcolape italiana. Beh, buona giornata.
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Silvio Berlusconi si fa intervistare da uno dei suoi giornali, il settimanale Chi. E replica all’Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. Nell’intervista Berlusconi afferma: “Mai partecipato a festini, mai frequentato minorenni”.
Rispondendo alle critiche dell’Avvenire Berlusconi dice: “Sono anche loro caduti nel tranello delle calunnie contro di me, prendendo per vere notizie false”. E dunque “io non ho mai intrattenuto ‘relazioni’ con minorenni e non ho mai organizzato ‘festini’. Ho partecipato soltanto a cene certamente simpatiche, ma assolutamente ineccepibili sul piano della moralità e dell’eleganza. E non ho mai invitato consapevolmente a casa mia persone poco serie”.
Cari vescovi italiani, eccovi ripagati per il vostro tiepido atteggiamento nei confronti di quei comportamenti che turbano le coscenze dei vostri fedeli, oltre che di gran parte dell’opinione pubblica, “se dio vuole” non solo italiana. Beh, buona giornata.
Da Obama a Obama, il declino e la maschera di Ida Dominijanni-Il Manifesto
Non sappiamo se nel tempismo di monsignor Crociata ci sia più un omaggio alla virtù illibata di Santa Maria Goretti o un intervento a gamba tesa sui vizi impenitenti di Silvio Berlusconi alla vigilia del G8. Fatto sta che il giudizio del segretario della Cei sul «libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria» e non è rubricabile sotto la voce «affari privati» sembra non ammettere retromarce.
Se si somma questo giudizio a quello espresso domenica sera alla festa del Pd da Massimo D’Alema, sull’«eccessivo ritegno» avuto dal suo partito a denunciare «un’esibizione di volgarità che quando viene da alte cariche istituzionali è un fatto inequivocabilmente pubblico», è lapalissiano che il cerchio magico di autoprotezione del premier si è spezzato. Quel cerchio era imbastito sulla base dell’impresentabile argomento della tutela della sua privacy violata. Ma ormai è chiaro a tutti che di privato la sua politica della sessualità non ha proprio niente. Ed è rimasto solo lui con i suoi più fedeli velini a pensare di poter sostenere che le prossime foto in libera uscita all’estero sui fasti e i festini di Villa Certosa siano un «fotomontaggio» intrusivo della sua intimità, e non una ulteriore prova del «sistema di intrattenimento dell’imperatore» denunciato due mesi orsono da sua moglie.
Mentre minaccia la stampa internazionale come ha fatto fin qui con quella nazionale, Berlusconi ostenta, come al suo solito, una sicurezza pari alla fragilità su cui traballa. Lui è «il più esperto» fra i leader che si incontreranno all’Aquila, lui sa come infondere fiducia per uscire dalla crisi, lui sa come si sta vicino a chi perde il posto di lavoro, lui sa come soccorrere i paesi africani che finora hanno avuto nella sua agenda un rilievo pari a zero, lui può esibire al G8 «un bel biglietto da visita» per via del suo cruciale ruolo sulla crisi in Georgia e sui rapporti Usa-Russia.
A fare da megafono a questa ennesima esibizione di sicumera è il «suo» Giornale, ma perfino la potenza mediatica di Berlusconi pare ormai piccola cosa a confronto con il discredito in cui è precipitato, e ci ha precipitati, sui media internazionali. Cresciuto grazie alla sua speculazione antipolitica sul declino della politica nazionale, Berlusconi ha sottovalutato anche sul terreno dei media la forza dirompente della globalizzazione; e non solo sul terreno dei media.
Opponendo al «complotto» mediatico internazionale e agli «agguati della sinistra» alla sua privacy la sua ostentata sicurezza di presidente del G8, Berlusconi non fa che tentare di occultare, ancora una volta, la triste verità che lo riguarda. E la triste verità è che il suo declino, deciso e accelerato dalla sequenza di disvelamenti iniziata con il caso-Veronica e proseguita con il caso-Noemi e il caso-D’Addario, ha agito in realtà non contro la sua forza ma in concomitanza con la sua debolezza internazionale.
Una debolezza che non si può nemmeno imputare direttamente a lui, alla sua inadeguatezza, alle gaffe che l’hanno reso tristemente famoso nel mondo fin dalle sue performance nei suoi precedenti governi; e che va piuttosto ricondotta ai cambiamenti dello scenario geopolitico e culturale che si sono innescati con la fine dell’era Bush e l’elezione di Barack Obama.
Molto più che un cambio di governo nella potenza alleata di riferimento, l’elezione del presidente «abbronzato» ha segnato fin dallo scorso autunno, per Berlusconi, la fine di una sponda politica e ideologica che dava una parvenza di plausibilità internazionale al laboratorio italiano della destra neoliberista e neoconservatrice. E vista a-posteriori, appare tutt’altro che casuale l’imbarazzante coincidenza fra la notte dell’elezione di Obama e la notte trascorsa dal premier italiano con Patrizia D’Addario a palazzo Grazioli, quasi un rito, aggressivo e mortifero, di rimozione di un evento per lui catastrofico. Così come a posteriori acquista un’altra luce, anch’essa decadente e profetica, l’imbarazzante sequenza di performance del premier italiano al G20 di Londra, il suo patetico tentativo di entrare nella scia carismatica del giovane presidente americano, di farsi fotografare con lui, di ottenere l’invito alla Casa bianca, di surrogare con un protagonismo improvvisato la solitudine di un leader privo di first lady.
Già in quei giorni, quando il Pdl era stato da poco battezzato alla Fiera di Roma inneggiando alla «leadership carismatica» del suo Capo, fu un collaboratore di Zapatero a dichiarare che all’estero Berlusconi era considerato «uno senza vergogna, altro che carisma». Eppure, le foto di villa Certosa non circolavano ancora, Sofia Ventura non si era ancora pronunciata contro le candidature delle veline, Veronica Lario non aveva chiesto il divorzio, non c’era nessuna Noemi Letizia e nessuna Patrizia D’Addario all’orizzonte, e nemmeno una giudice, donna anche lei, che di lì a poco avrebbe emesso la sentenza sul caso Mills.
Poi si sono manifestate una dietro l’altra, smontando uno dopo l’altro i trucchi di una finta potenza pulsionale e politica. E’ con questa compagnia femminile, per una volta indesiderata, che il premier bianco affronta di nuovo il confronto col presidente «abbronzato». Fra carisma e seduttività, si sa già che non c’è gara. (Beh, buona giornata).
(fonte:repubblica.it)
Lo sfoggio di un “libertinaggio gaio e irresponsabile” a cui oggi si assiste, non deve far pensare che “non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori”: lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, in una omelia pronunciata a Le Ferriere di Latina in occasione di una celebrazione in memoria di Santa Maria Goretti.
“Assistiamo – lamenta il segretario della Cei – ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”.
Secondo monsignor Crociata, con un riferimento che appare in tutta evidenza diretto alle polemiche degli ultimi mesi che hanno coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio. Dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni. E innocenza vuol dire diritto a entrare nella vita con la gradualità che la maturazione umana verso una vita buona richiede senza dover subire e conoscere anzitempo la malizia e la malvagità. Per questa via – osserva il presule – non c’è liberazione, come da qualcuno si va blaterando, ma solo schiavizzazione da cui diventa ancora più difficile emanciparsi”.
In proposito, mons. Crociata ha citato anche quanto detto di recente dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco: ‘Le responsabilità sono di ciascuno ma conosciamo l’influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presentare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comportamento coerenti”. (Beh, buona giornata).
(fonte: repubblica.it)
Passano alla Camera dei Deputati le nuove norme su immigrazione, mafia e sicurezza urbana
L'Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo, approvando i tre maxiemendamenti al disegno di legge in materia di sicurezza.
Arrivano poi le 'ronde' e il reato di immigrazione clandestina, passibile di multe da cinque a diecimila euro, con obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali, e passa da 60 a 180 giorni il periodo in cui un immigrato potrà essere trattenuto nei centri di identificazione ed espulsione. Costerà 200 euro chiedere la cittadinanza e da 80 a 200 euro il permesso di soggiorno. Una pena fino a tre anni di carcere è prevista per chi affitti case o locali ai clandestini e per insulti a pubblico ufficiale. Vengono inoltre ripristinati i poteri del procuratore nazionale antimafia e inasprito il '41-bis' sulla detenzione dei boss mafiosi.
Le critiche della Cei. Secondo il direttore dell'Ufficio per la pastorale degli immigrati della Cei, padre Gianromano Gnesotto, "di fatto il grande tema che viene tenuto sotto silenzio di questo ddl è proprio l'importante tema dell'integrazione, dell'inserimento nella società per ottenere il quale - dice - sono prioritarie le strategie della tutela dell'unità familiare, dei ricongiungimenti familiari, dei minori tutelati".
"Il grande tema - insiste Gnesotto - che viene messo a lato da questo provvedimento è quello dell'integrazione perché il pacchetto sicurezza non parla di questo e non avrà gli effetti propri di una società che vuole essere integrata".
L'esponente della Cei ha anche espresso "forte preoccupazione" in particolare per le misure che farebbero emergere, secondo alcune interpretazioni, la possibilità di "bambini invisibili" per le difficoltà poste al riconoscimento dei figli nati in Italia da madri clandestine senza passaporto. "Non è vero come si dice - afferma padre Gnesotto - che c'è un permesso automatico dato alla madre clandestina in attesa del figlio e poi per i primi sei mesi dalla nascita perché questo va richiesto e quindi si possono trovare bambini che vengono registrati da parte dell'ostetrica o dei servizi sociali ma è una modalità prevista per chi non vuole riconoscere il proprio figlio o intende abbandonarlo che non è il caso delle donne immigrate". Secondo il sacerdote "tutto questo porterà conseguenze veramente difficili, ma già il fatto stesso che la madre del bambino si trovi nella condizione di non poterlo registrare pone un problema forte".
Il ministro Maroni è soddisfatto. Intervenendo a una cerimonia per l'intitolazione della sede del ministero del Lavoro a Marco Biagi, il titolare del Viminale ha auspicato che le nuove norme sulla sicurezza "vengano approvate definitivamente dal Senato entro la fine di maggio". Poi, a proposito del "giallo" sul destino dei bimbi nati da clandestini, ha smentito su tutta la linea: "E' una notizia destituita di ogni fondamento - ha detto - è un'altra panzana inventata da non so chi".
Il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi ha dichiarato che "non c'è un briciolo di sicurezza in questo testo, solo demagogia. Si finanziano le ronde, che sono l'anticamera della polizia di partito, e si tolgono soldi alle forze di polizia". Per il Pd, Marco Minniti ha parlato di "un sonno mostruoso della ragione", e di "una fiducia posta contro la libertà della stessa maggioranza".