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“In attesa di sapere se Agnelli sia stato o meno un “furfante”, Feltri, che non è un maramaldo, ricorderà quanto sia furfantissimo il suo editore, come al fondo della fortuna di Berlusconi ci siano evasione fiscale e falso in bilancio, corruzione della politica, della Guardia di Finanza, di giudici e testimoni.”

L’Avvocato e il Cavaliere di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.
SI E’ insediato ieri alla direzione del Giornale della famiglia Berlusconi, Vittorio Feltri, un tipo che – a quanto dice di se stesso – “non ha la stoffa del cortigiano”. Lo dimostra subito.
Feltri scatena, fin dal primo editoriale, un violentissimo, sbalorditivo assalto a Silvio Berlusconi, suo editore e capo del governo. Per dimostrare che, nel lavoro che lo attende, non sarà né ugola obbediente né sgherro libellista, il neo-direttore sceglie un astuto espediente. Le canta a nuora perché suocera intenda. O, fuor di metafora, ad Agnelli (morto) perché Berlusconi (vivo) capisca e si prepari.

Feltri si dice stupefatto per “quanto sta avvenendo sul fronte fiscale”. Trasecola per quel che si dice abbia combinato in vita Gianni Agnelli che “avrebbe esportato o costituito capitali all’estero sui quali non sarebbero state pagate le tasse”. Decide di liberarsi una buona volta di quell’inutile fardello che è il garantismo, favola buona soltanto per il Capo e gli amici del Capo, e picchia duro, durissimo.

Questo “furfante” di un Agnelli, scrive Feltri, “ha sottratto soldi al fisco”, e quindi “ha procurato un danno allo Stato”, “ai cittadini che le tasse le pagano”; ha saccheggiato “per montagne di quattrini neri” le casse di società quotate in Borsa, “derubando gli azionisti”. E allora, si chiede, è più grave “rubare al popolo o toccare il sedere a una ragazza cui va a genio di farselo toccare”? Conclude quel diavolo di un Feltri: “Ne riparleremo”.

E’ l’impegno che Feltri assume dinanzi ai suoi lettori e la minaccia che il neo-direttore del Giornale riserva, nel primo giorno, al suo povero editore. Feltri non è ingenuo e non è uno sprovveduto. E’ un professionista tostissimo e soprattutto ha memoria lunga. E statene certi – questo annuncia il suo editoriale – parlerà presto di quel “furfante” del suo editore. Gli getterà in faccia, senza sconti, le 64 società off-shore “All Iberian” che Berlusconi si è creato all’estero, governandole direttamente e con mano ferma.

Gli ricorderà, e lo ricorderà ai suoi lettori, come lungo i sentieri del “group B very discreet della Fininvest” siano transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri, sottratti al fisco con danno di chi paga le tasse; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l’approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come “i politici costano molto… ed è in discussione la legge Mammì”).

E ancora, la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le “fiamme gialle” ); il controllo illegale dell’86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l’acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; le risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma che hanno messo nelle mani del capo del governo la Mondadori; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato e in spregio dei risparmiatori, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente.

In attesa di sapere se Agnelli sia stato o meno un “furfante”, Feltri, che non è un maramaldo, ricorderà quanto sia furfantissimo il suo editore, come al fondo della fortuna di Berlusconi ci siano evasione fiscale e falso in bilancio, corruzione della politica, della Guardia di Finanza, di giudici e testimoni; manipolazione, a danno degli azionisti, delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa.

E, giurateci, quel diavolo di Feltri non si fermerà qui. Ricorderà le diciassette leggi ad personam che hanno salvato il suo editore da condanne penali, protetto i suoi affari, alimentato i profitti delle sue imprese. Ricorderà, con il suo linguaggio concreto e asciutto, quanto quell’uomo che ci governa sia, oltre che “un furfante”, un gran bugiardo.

Rammenterà ai lettori del Giornale quando Berlusconi disse: “Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l’esistenza” (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). O quando giurò sulla testa dei figli: “All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità”.

La trama dell’offensiva di Feltri contro il suo editore già fa capolino. Presto leggeremo un altro editoriale, altri editoriali all’acido muriatico. Nel solco delle menzogne diffuse dal premier che evade le tasse, Feltri ricorderà che è stato Berlusconi a mentire agli italiani negando di frequentare o di aver frequentato minorenni, giurando sulla testa dei figli di condurre una vita morigerata da buon padre di famiglia, prossima alla “santità”, per intero dedicata alla fatica di governare il Paese.

Feltri concluderà che un uomo, un “furfante” che trucca bilanci, deruba i contribuenti e le casse dello Stato, si cucina legge immunitarie perché governa il Paese e per di più mente senza vergogna sull’origine della sua fortuna e sulla sua vita privata, diventata pubblica, non può essere affidabile quando parla del destino dell’Italia, qualsiasi cosa dica o prometta. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Dove e come si sarebbero conosciuti il premier e il papà della fanciulla che chiama papi il premier.

«Io presentai Benedetto Letizia a Craxi e a Berlusconi»
L’ex assessore napoletano Martino: mi accompagnava all’Hotel Raphaël, di Alessandra Arachi-corriere.it

Arcangelo Martino lei è un ex-assessore socialista del Comune di Napoli, arrestato ai tempi di Tangentopoli… «… e poi prosciolto con formula piena. La prego, vi prego, ci tengo: questa storia ha devastato la mia vita. Sono innocente». D’accordo. Lei, comunque, venne arrestato insieme con Elio Letizia, il papà di Noemi, la diciottenne che chiama il premier papi… «Fummo arrestati per due storie diverse».

Arcangelo Martino
Ma vi conoscete?
«Ma certo. Letizia era nello staff della mia segreteria. E non solo…».

Cos’altro?
«Fui io a presentare Elio Letizia a Silvio Berlusconi».

E lo dice così?
«Come dovrei dirlo?».

E’ da due settimane, da quando il premier è andato alla festa di compleanno di Noemi, che tutti si chiedono come e quando Berlusconi ha conosciuto Benedetto detto Elio Letizia…
«La risposta è semplice: gliel’ho presentato io».

Quando? Come? Dove?
«Fra l’87 e il ’93 sono stato grande amico di Bettino Craxi. Ero il coordinatore regionale del partito e lo vedevo almeno una volta alla settimana. Tutti i mercoledì andavo a trovarlo a Roma all’Hotel Raphaël, una consuetudine. Mi accompagnava sempre qualcuno dello staff della mia segreteria e quel qualcuno è stato quasi sempre Elio Letizia. Ovviamente…».

Ovviamente?
«Parecchie volte è capitato che al Raphael con Craxi ci fosse Silvio Berlusconi. È lì che ho presentato i due».

E poi?
«Poi hanno fatto amicizia».

Ma perché tanto mistero allora? Se la storia è così semplice, perché Elio Letizia ripete che il motivo della sua conoscenza con Berlusconi è un segreto che si porta nel cuore…
«Non lo so perché Letizia non la racconta questa storia. Io sono almeno quattro o cinque anni che non lo vedo e non lo sento più».

Davvero non c’è altro dietro?
«È andata esattamente così. E sfido chiunque a smentirmi, fosse Bobo Craxi, Giulio Di Donato o altri».

Cosa succedeva al Raphael?
«Incontri di lavoro. Assolutamente normali. Qualche volta anche pranzi o cene».

E ci partecipava anche Elio Letizia?
«No, lo staff della mia segreteria non mangiava insieme con Bettino o Berlusconi».

Comunque Elio Letizia ha costruito con Silvio Berlusconi un rapporto che si è consolidato negli anni fino ad oggi…
«È stato bravo. Letizia ha avuto la perseveranza e il tempo di coltivare questo rapporto con Berlusconi…».

E lei?
«Dopo le questioni giudiziarie mi sono sfilato dalla politica, anche se mi è rimasta nel sangue: mio padre Raffaele è stato uno dei fondatori del Pci a Napoli, amico di Giorgio Napolitano. Mia madre, Filomena Ruggiero, è stata la prima donna che nel ’48 si candidò nel Pci».

Sì, ma la politica è una cosa. Il rapporto con Silvio Berlusconi un altro…
«Il rapporto esiste ancora. Anche se…»

Anche se?
«Con i veri amici non bisogna avere timore. E io nella manifestazione contro le discariche, lo scorso dicembre, non l’ho avuto. Gliel’ho detto in faccia: “Che fai Silvio, ci stai riempiendo di monnezza?”».

Alessandra Arachi

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Perché il papà di Noemi conosce il papi Berlusconi?

di Guido Ruotolo -La Stampa.

Nel frullatore dell’informazione si è posto l’accento sui suoi guai giudiziari. Lui non si è mai difeso. È un mistero, questo. Fu arrestato, questo è sicuro, nel lontano 1993 per una storia di corruzione, di compravendita di licenze commerciali. In un Paese che sa tutto, non si riesce neppure a ricostruire la storia giudiziaria non di un Elio Letizia qualsiasi, ma dell’amico del presidente del Consiglio. Finì in carcere con il suo superiore, Giovanni De Vecchi, direttore dell’Ufficio Annona del Comune di Napoli. “Era lui, Benedetto Letizia, il dominus di quell’organizzazione criminale che aveva il controllo del mercato delle compravendite di licenze commerciali”. Chi all’epoca lavorava alla Procura di Napoli ricorda bene quel “fascicolo”, quella retata che diede poi vita ad altri arresti, compreso l’assessore all’Annona dell’epoca, Arcangelo Martino, ma che con l’”organizzazione Letizia” non aveva rapporti. In questi giorni, anche nel Palazzo di Giustizia, leggendo le cronache rosa, qualcuno ha cercato di capire che fine avesse fatto quell’inchiesta, quel processo».

Mistero. Adesso nei corridoi della Procura di Napoli quando ne parlano lo chiamano il ”processo sfortunato”: «Deve essere stato condannato almeno in primo grado. Ma poi, in appello, ci deve essere stato una dichiarazione di nullità del decreto che disponeva il giudizio. Le carte potrebbero stare incredibilmente ancora al gip».

Era lui, Elio Benedetto Letizia, il «dominus» dell’organizzazione criminale. Impiegato comunale, in questi anni ha subito tre sospensioni dal lavoro. Solo nel 2007 è stato riammesso a palazzo San Giacomo. Chi ha spulciato le sue dichiarazioni dei redditi, come Italia Oggi, ha scoperto che nel 2005 Elio Letizia dichiarò 12.376 euro di reddito. E però si è scoperto che è socio di una profumeria-tabaccheria dal 1995, gli anni delle vicissitudini giudiziarie, e la moglie gestisce una edicola-cartoleria. Noemi, invece, ha già un appartamento intestato a lei. E che dire del Letizia politico navigato? Che addirittura dà indicazioni al premier Berlusconi di candidare alle Europee l’ex questore di Napoli, Franco Malvano, e Fulvio Martusciello, storico parlamentare e promotore di Forza Italia a Napoli (insieme col fratello Antonio).

Neppure Elio se l’è sentita di confermare la storiella di Silvio Berlusconi. Malvano ha fatto sapere di non averlo mai conosciuto; Martusciello ricorda di averlo conosciuto nella lontana campagna elettorale del 2000 nel quartiere di Secondigliano. Ma che poi ha perso le sue tracce. Del resto ha aspettato il comunicato di Palazzo Chigi per confermare che lui non è mai stato l’autista di Bettino Craxi, così come aveva raccontato subito Berlusconi.

Sul suo passato politico, dichiaratamente socialista, nessun napoletano della stagione che fu ne ha ricordi. Neppure in casa socialdemocratica. E adesso che addirittura avrebbe questo ruolo di ‘’suggeritore” in Forza Italia-Partito delle libertà, i leader locali del partito del premier fanno spallucce.

Sì, Elio Benedetto Letizia è proprio un signor ”Nessuno”. Forse qualcuno lo conosce a Secondigliano, il quartiere di Napoli nel quale ha vissuto fino a due anni fa, quando poi la famiglia Letizia si è trasferita a Portici, comune alle porte di Napoli. E come su tutti i signor Nessuno non avendo un passato da ricordare, adesso girano storielle che non meritano neppure di essere raccontate. (Beh, buona giornata).

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