Siamo talmente abituati al valzer delle cifre, delle percentuali, delle ricerche e delle statistiche che non ci rendiamo conto della gravità di certe notizia. Prendiamo, come esempio una recentissima indagine sul lavoro nero nell’edilizia.
Gli immigrati impiegati nell’edilizia sono sempre di più, spesso lavorano in nero e sono retribuiti peggio dei colleghi italiani. Così li fotografa l’ultima indagine Cgil-Fillea, il sindacato dei lavoratori edili che denuncia un aumento del lavoro nero: nel 2005 le posizioni di lavoro irregolari sono state quasi sei milioni, 286 mila in più rispetto all’anno precedente, pari al 16% dei lavoratori dipendenti. Gli extracomunitari, che guadagnano il 24% in meno degli italiani, sono quadruplicati nell’ultimo periodo.
Bene, cioè molto male: sappiamo quanto guadagnano in meno rispetto agli altri (24%,) sappiamo quanto il fenomeno sia in aumento (16%). Sappiamo che sono quasi 6 milioni, cioè tanti quanto sono gli abitanti di Roma e Milano messi insieme. Adesso che sappiamo tutto questo, c’è da chiedersi: il lavoro nero è una moda o un reato? E se è un reato che va di gran moda, visto che sappiamo tutto, che si aspetta a perseguirlo?
Insomma, se ne conosciamo così bene le caratteristiche, tanto da trarne numeri e percentuali, vuol dire che sappiamo anche dove si consumano questi reati e chi li compie. Che si aspetta a perseguirli, l’aggiornamento delle prossime tabelle?
Tutta questa storia ha dell’incredibile, se si pensa che, fino a non molto tempo fa, c’era nel governo precedente chi sosteneva che il lavoro nero e il guadagno sommerso era da considerarsi come una ricchezza per il paese. Però, fa anche riflettere che, come ebbe a dire un giornalista tedesco tempo fa, in Italia gli scandali non sono fatti, sono opinioni. Tanto è vero che, invece che tenerli nascosti, censurando, come si sarebbe fatto un tempo, oggi il modo migliore per occultare la verità è fare statistiche, snocciolare cifre e percentuali.
Così, attratti dal fascino dei numeri, perdiamo di vista che a ognuna di quelle cifre corrispondono persone in carne e ossa, alle quali si negano diritti, si comminano frustrazioni, si assegnano umiliazioni.
Una volta si diceva che la matematica non è un’opinione. In realtà, nella comunicazione moderna, la matematica è diventata una pessima abitudine.
Beh, buona giornata.