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The Apprentice va in onda alla Casa Bianca: Trump ha licenziato Zelensky.

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C’è uno che con l’appello contro la pulizia etnica a Gaza e in Cisgiordania ci si pulisce il sedere.

Quando si dice “metterci la faccia”.

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Si continua a morire di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Brahim Ettoumani, 54 anni, era arrivato in Italia dal Marocco 30 anni fa e aveva iniziato a lavorare come muratore.

Nel 2007 aveva aperto una propria ditta, la snc Salam con sede ad Asola (Mantova), anche se viveva con la moglie e i due figli a Palazzolo sull’Oglio, a una manciata di chilometri di distanza.

Mercoledì 26 febbraio alle 6,15 circa era già in giro per lavoro con il suo van Renault, quando è accaduto l’irreparabile: sulla provinciale 24, nel territorio di Fiesse (Brescia), ha invaso la corsia opposta e si è schiantato contro un autoarticolato, morendo sul colpo.

Con Brahim Ettoumani sono già dieci le vittime del lavoro quest’anno nel Bresciano, un terzo dell’intera Lombardia.

#brahimettoumani#mortidilavoro

Febbraio 2025: 65 morti (sul lavoro 55; in itinere 10; media giorno 2,5

Anno 2025: 152 morti (sul lavoro 127; in itinere 25; media giorno 2,7)

30 Lombardia (sul lavoro 21, in itinere 9)

20 Veneto (17 – 3)

13 Puglia (12 – 1)

12 Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna, Lazio (5 – 2)

6 Sicilia (6 – 0)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Un atto di coraggio che abbiamo aspettato a lungo. Bentornati tra noi.

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Studentessa fuorisede e lavoratrice muore a vent’anni.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Daniela Gambardella, 20 anni da compiere a luglio, dopo la maturità della scorsa estate si era trasferita nella capitale da Pagani (Salerno) per iscriversi al Dams dell’università Roma Tre.

Studentessa fuorisede e lavoratrice, perché da qualche settimana aveva trovato impiego come receptionist della compagnia telefonica Kena, nel centro commerciale Maximo, sulla via Laurentina.

Martedì 25 febbraio ha finito il turno intorno alle 13 ed è andata a prendere l’autobus ma attraversando sulle strisce è stata investita da una Mercedes, guidata da un 72enne, che secondo alcune testimonianze procedeva a velocità sostenuta.

La ragazza è rimasta incastrata sotto la vettura ed è morta sul colpo, dopo essere stata trascinata per diversi metri.

#danielagambardella#mortidilavoro @d4ni3l4_.05

Febbraio 2025: 64 morti (sul lavoro 54; in itinere 10; media giorno 2,6)

Anno 2025: 151 morti (sul lavoro 126; in itinere 25; media giorno 2,7)

29 Lombardia (sul lavoro 20, in itinere 9)

20 Veneto (17 – 3)

13 Puglia (12 – 1)

12 Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna, Lazio (5 – 2)

6 Sicilia (6 – 0)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Una brutta morte di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Thomas Gobbi, 34 anni, è il settimo autotrasportatore morto nel mese di febbraio. Viveva a Masi (Padova) con la compagna, in attesa di un figlio, ed era il titolare di Gobbi agrotrasporti. Lunedì 24 febbraio a Villa Bartolomea (Verona), ha sentito che qualcosa non andava e ha accostato il suo autotreno.

Per cercare di individuare il problema ha sollevato la cabina di guida ma questa si è improvvisamente richiusa, schiacciandolo. Per Gobbi non c’è stato nulla da fare. Si tratta ora di capire se si è trattato di un cedimento del blocco o se le cause sono altre. Dieci anni fa il fratello minore, anche lui autotrasportatore, era morto in un incidente stradale.

#thomasgobbi#mortidilavoro#autotrasporto

Febbraio 2025: 63 morti (sul lavoro 54; in itinere 9; media giorno 2,6)

Anno 2025: 150 morti (sul lavoro 126; in itinere 24; media giorno 2,7)

29 Lombardia (sul lavoro 20, in itinere 9)

20 Veneto (17 – 3)

13 Puglia (12 – 1)

12 Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

6 Sicilia (6 – 0); Lazio (5 – 1)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Il mondo che ci è cambiato sotto i piedi.

di Pankaj Mishra

Il mondo dei diritti individuali, delle frontiere aperte e del diritto internazionale si sta allontanando rapidamente.

Oggi, la recinzione statunitense lungo il confine messicano, la pratica australiana di imprigionare i richiedenti asilo al di fuori del suo territorio (vogliamo parlare della deportazione in Albania decisa dal governo Meloni?, ndr), l’aperto incitamento rivolto da un ministro ai nazionalisti inglesi di estrema destra e la crescente ossessione di molti giovani uomini per “il genocidio bianco”, la “Grande Sostituzione” e altri scenari apocalittici prospettati all’inizio del Ventesimo secolo, rendono idealmente visibile il ritorno a casa del suprematismo bianco nel cuore dell’Occidente moderno.

il 7 ottobre 2023 e il suo feroce atteggiamento difensivo si è infiammato, quando Hamas ha distrutto, in modo definitivo, l’aura di invulnerabilità di Israele.

Quest’assalto a sorpresa da parte di persone che si presumeva fossero state schiacciate rappresenta, per molte maggioranze bianche turbate e inorridite, la seconda Pearl Harbor del Ventunesimo secolo, dopo l’11 settembre.

È come è già successo, la percezione diffusa che il potere bianco sia stato pubblicamente violato, ha “scatenato”, secondo le parole di John Power, “una rabbia che rasenta la furia omicida”.

Nel tentativo di riconquistare la propria immagine di potenza attraverso un vasto bagno di sangue, Israele e i suoi sostenitori oggi barcollano verso la “terribile probabilità” delineata in passato da James Balwin: che i vincitori della storia, “lottando per mantenere ciò che hanno rubato ai loro prigionieri, e incapaci di guardarsi allo specchio, scateneranno un caos nel mondo che, se non porrà fine alla vita su questo pianeta, provocherà una guerra razziale, di dimensioni che il mondo non ha mai visto”.

Abbiamo già assistito a Gaza – dopo i milioni di morti evitabili durante la pandemia – a un’altra fase di quella che l’antropologo sociale Arjum Appadurai chiama “una vasta correzione malthusiana mondiale” che è “orientata ad approntare il mondo per i vincitori della globalizzazione, senza il rumore scomodo dei suoi perdenti”.

Non è esagerato affermare che raramente la posta in gioco etica e politica è stata più alta. Le atrocità di Gaza, approvate, addirittura santificate, dalla classe politica e mediatica del mondo libero, e sfacciatamente promosse dai suoi autori, non si sono limitate a devastare una già debole fiducia nel progresso sociale. […]

Possiamo ancora salvare delle visioni di giustizia e solidarietà dalle sfide a somma zero per i riconoscimento a l’identità e dalla strane competizioni per l’innocenza?

Di fronte a Gaza, dobbiamo fare di più che esprimere rabbia, dolore, disgusto o senso di colpa, perché né la venerazione delle vittime né il disprezzo dei carnefici ci aiuteranno a trovare una via d’uscita dall’empasse globale. […]

Chi si oppone alla ferocia israeliana e alla propaganda occidentale basata sull’omissione e l’offuscamento non può aspirare a molto di più. Rischia di restare con l’amaro in bocca per tutta la vita.

Ma le manifestazioni di indignazione e gli atti di solidarietà che hanno avuto luogo in questi mesi potrebbero avere in qualche modo alleviato la grande solitudine del popolo palestinese.

E possono offrire una speranza per il mondo dopo Gaza, (Pankaj Mishra, “Il mondo dopo Gaza”, Guanda.)

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Il paese dei balocchi.

“L’Italia sta meglio, occupazione a livelli record, l’economia cresce, il flusso degli immigrati si è ridotto del 60%. Stiamo facendo aumentare le libertà in tutti quanti gli aspetti della vita del paese”, Meloni dixit.

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Attualità

Perché gli USA ce l’hanno a morte con la Cina?

di Donald Sassoon

Nel 2014 la Cina è diventata la patria non solo della classe media più numerosa al mondo, ma anche di una classe di milionari (in dollari), alimentando un livello di diseguaglianza comparabile a quello degli Stati Uniti.

Nel 2021, secondo le stime del Credit Suisse, il numero dei milionari (sempre in dollari) è salito a 5,3 milioni di individui, cifra che posiziona la Cina al secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti, in questa speciale graduatoria.

Rimane comunque il fatto che 770 milioni di persone sono uscite dalla condizione di povertà e che la povertà estrema è stata eradicata, trasformando la Cina in una potenza high-tech “sulla buona strada per eclissare gli Stati Uniti in termini di dimensione”.

Il “Made in China” è ormai un’etichetta globale e il paese (che produce di tutto, dai microchip, ai veicoli a motore) è il maggior produttore al mondo e può vantare una rete commerciale più ampia.

Come ha sottolineato “The Economist”, delle diciannove aziende create negli ultimi venticinque anni che valgono ora più di 100 miliardi di dollari, nove sono statunitensi e otto cinesi.

L’Europa non ne ha neppure una. (Donald Sassoon, “Rivoluzioni, quando i popoli cambiano la storia”, Garzanti)

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Attualità

Siamo già a quota 149 morti di lavoro nel 2025.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Al 21 febbraio registriamo 149 morti di lavoro, 7 in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, con un calo del 4,5% che però non è spalmato omogeneamente.

Se prendiamo ad esempio le regioni in cui venerdì 21 febbraio sono morti tre lavoratori, il Veneto è salito da 13 a 19 (+46%), la Puglia ha quasi raddoppiato, da 7 a 13, mentre la Sicilia è scesa da 9 a 6 (-33%). Ricordiamo che dopo 52 giorni Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia sono a 0: nel 2024 contavano rispettivamente 2 e 3 vittime del lavoro.

Andrea Canzonieri aveva appena 21 anni e viveva a Castegnero (Vicenza) con la madre e una sorella. Da un paio di mesi lavorava in un cantiere per la costruzione di edifici residenziali a Sottomarina di Chioggia (Venezia).

Venerdì 21 febbraio è stato ucciso da un pannello metallico per casseformi del peso di 200 chili. Il pannello, in posizione verticale ma evidentemente non bloccato, è caduto improvvisamente travolgendo il giovane lavoratore, che è morto sul colpo.

Un altro operaio edile, di cui conosciamo solo le iniziali, V.L., 58enne di Licata (Agrigento), è morto venerdì 21 febbraio mentre era al lavoro in un cantiere del centro città. L’uomo è stato visto accasciarsi, quasi certamente a causa di un malore, e non si è più ripreso.

Nicla Fiotta, 33enne di San Ferdinando di Puglia (Barletta Andria Trani), è morta all’alba di venerdì 21 febbraio mentre andava al lavoro in macchina.

Sulla statale Adriatica, nel territorio di Barletta, l’auto ha tamponato un trattore, finendo poi ribaltata. Troppo gravi le lesioni riportate dalla conducente e i soccorritori nulla hanno potuto per salvarle la vita.

#andreacanzonieri#niclafiotta#mortidilavoro

Febbraio 2025: 62 morti (sul lavoro 53; in itinere 9; media giorno 2,9)

Anno 2025: 149 morti (sul lavoro 125; in itinere 24; media giorno 2,9)

29 Lombardia (sul lavoro 20, in itinere 9)

19 Veneto (16 – 3)

13 Puglia (12 – 1)

12 Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

6 Sicilia (6 – 0); Lazio (5 – 1)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Attualità

Che sicurezza sul lavoro c’è se si continua a cadere dal tetto? La ministra del Lavoro che fa, cade dalle nuvole?

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Un operaio albanese di 66 anni, residente a La Spezia, è morto giovedì 20 febbraio durante un sopralluogo sul tetto di un capannone industriale a Vezzano Ligure (La Spezia).

L’uomo è precipitato da un’altezza di oltre 10 metri, quasi certamente a causa del cedimento del tetto, ed è morto sul colpo. Da verificare l’adozione di tutti gli strumenti di sicurezza per il lavoro in quota.

Giuseppe Pelizzari, 67enne volontario Avis, vicepresidente della sezione di Palazzolo sull’Oglio (Brescia), è morto martedì 18 febbraio nella lunga degenza dell’opera Don Gnocchi, dove era ricoverato da 4 mesi.

Il 21 ottobre 2024 era stato travolto da un’automobile mentre in bicicletta raggiungeva la locale sede dell’Avis. Nello scontro aveva riportato lesioni gravissime, che secondo i medici non facevano sperare nella possibilità di una guarigione.

#giuseppepelizzari#mortidilavoro

Febbraio 2025: 59 morti (sul lavoro 51; in itinere 8; media giorno 2,9)

Anno 2025: 146 morti (sul lavoro 123; in itinere 23; media giorno 2,9)

29 Lombardia (sul lavoro 20, in itinere 9)

18 Veneto (15 – 3)

12 Puglia (12 – 0); Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

6 Lazio (5 – 1)

5 Sicilia (5 – 0)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Attualità

Quando la Storia è una coperta troppo corta per coprire gli errori bellicisti della Nato, della Ue, del governo italiano.

È successo che anche il Capo dello Stato “come la maggior parte dei politici considerano la storia un contenitore da cui si può prendere qualsiasi cosa faccia comodo”. (Donald Sassoon, “Rivoluzioni”, Garzanti).

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Continuano incessanti le morti di lavoro, la media torna di nuovo a 3 vittime al giorno.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Mercoledì 19 febbraio registriamo tre vittime del lavoro e un’inchiesta sul ritrovamento, martedì 18, del corpo di un muratore in un fosso a Nocera Inferiore (Salerno). Partiamo da quest’ultimo fatto, anche se per ora non lo consideriamo nelle statistiche.

Martedì mattina il cadavere di un muratore russo di 64 anni è stato trovato nel controfosso dell’Alveo Comune Nocerino, alla periferia dell’abitato, in una zona lontana dalle case. A un primo esame il corpo non presentava lesioni o traumi ma la magistratura ha ordinato l’autopsia per chiarire le cause della morte. Il sospetto non dichiarato è che qualcuno abbia voluto sbarazzarsi della vittima di uno dei tanti cantieri abusivi.

Una scoperta altrettanto scioccante è stata fatta mercoledì 19 febbraio a Rovato (Brescia), dove un passante ha notato dietro le vetrine oscurate di una pizzeria in ristrutturazione, il corpo senza vita di un uomo.

I carabinieri hanno appurato trattarsi del proprietario, un 54enne, che aveva rilevato un locale chiuso da anni e lavorava alla riapertura.

Le prime indagini hanno accertato che l’uomo era morto da giorni, almeno 4, e che nessuno si era accorto dell’accaduto, pur essendo quella una zona molto frequentata (la stazione ferroviaria dista 50 metri). La causa probabile della morte è un malore durante la ristrutturazione.

Nel Bresciano mercoledì 19 febbraio si registra un’altra vittima (nella provincia sono già 8 i morti di lavoro nel 2025). Si tratta del 72enne Roberto Tosini, residente a Darfo Boario Terme, agricoltore pensionato, vittima di un incidente con il trattore.

Affrontando una curva a gomito per imboccare uno stretto cavalcavia il mezzo agricolo, che trainava un rimorchio, ha urtato un cordolo e Tosini è stato sbalzato dal posto di guida, finendo sotto le ruote del trattore. L’uomo è morto sul colpo.

Giorgio Bedini, 82enne titolare della Bedini Marmi di Marina di Carrara, è morto mercoledì 19 febbraio nel ribaltamento di un carro gru con il quale stava spostando lastre pesantissime.

Non è chiaro cosa abbia causato l’incidente, ma Bedini si è accorto di quel che stava accadendo e ha cercato di salvarsi saltando dalla cabina di manovra, finendo però schiacciato dal mezzo.

#robertotosini#giorgiobedini#mortidilavoro

Febbraio 2025: 57 morti (sul lavoro 50; in itinere 7; media giorno 3)

Anno 2025: 144 morti (sul lavoro 122; in itinere 22; media giorno 2,9)

28 Lombardia (sul lavoro 20, in itinere 😎

18 Veneto (15 – 3)

12 Puglia (12 – 0); Campania (10 – 2)

11 Piemonte (11 – 0)

9 Toscana (8 – 1)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

6 Lazio (5 – 1)

5 Sicilia (5 – 0)

4 Umbria, Basilicata (5 – 0)

3 Liguria, Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Attualità

Dannazione donna torna in scena a Pordenone e a Sacrofano.

Domenica 9 marzo alla 17,00, Teatro Ilaria Alpi, largo Ilaria Alpi, Sacrofano.

Dannazione donna è una pièce che contiene diversi generi teatrali, è una commedia, ma anche una dramma, ma anche un thriller, ma anche una farsa che approda a vera e propria comicità, situazioni che si alternano attraverso incalzanti colpi di scena. 

La vicenda si svolge in una grande azienda, e coinvolge donne con diversi ruoli, dalla donna delle pulizie all’amministratrice delegata, dalla impiegata alla general manager, passando per la precaria, fino alla protagonista stessa. 

L’innovazione, che comporta una vera e propria prova attoriale di alto profilo di Monica Ferri, è nell’interpretazione di otto personaggi da parte di un’unica attrice, che rappresenta così tutte le donne che ogni donna deve saper essere nella sua vita di tutti i giorni. La colonna musicale è eseguita dal vivo dal sassofono di Anna Rizzi.

Dannazione donna, scritta e diretta da Marco Ferri, è stata rappresentata dalla compagnia Signori chi è di scena a Roma per la prima volta otto anni fa, per poi venire ripetutamente messa in scena in altre città di Italia. È tornata in cartellone lo scorso anno a Roma al Teatro San Giustino e a Bracciano al Teatro Delia Scala. 

Il 7 marzo va in scena a Chions (PN), all’Auditorium di Villa Perotti, con il Gruppo Teatro Pordenone Luciano Rocco, per la regia di Francesco Bressan e l’interpretazione di Stefania Moras.

Sempre in occasione della Giornata Mondiale della Donna, Dannazione donna è attesa al Teatro Ilaria Alpi di Sacrofano, il 9 marzo alle 17,00, grazie al patrocinio del Comune di Sacrofano e al mensile La Nuova Sacrofano. L’ingresso è gratuito.

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Come definire il governicchio Meloni.

Ci ha pensato Voltaire, visto che non sembrano esserci definizioni più attuali quanto credibili: “è il mezzo attraverso il quale persone senza morale comandano persone senza memoria”. La parola all’opposizione sociale.

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Attualità

Sale la media rispetto a gennaio con altri quattro morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Michele Bernardi, 44enne operaio di Berzo Demo (Brescia), alle 5 di lunedì 17 febbraio ha iniziato il turno di lavoro alla Comin Parfum di Ono San Pietro (Brescia).

Poco prima delle 7 è stato trovato senza vita nel magazzino dell’azienda, dove era stato travolto e schiacciato da uno dei carrelli automatizzati per la movimentazione dei bancali.

Non ci sono testimonianze, perché Bernardi era al lavoro da solo. Indagano i carabinieri e l’Ispettorato del lavoro.

Barbara Finazzi, 43enne perito chimico di Gandosso (Bergamo), dove viveva con il marito e i tre figli, è morta venerdì 14 febbraio nell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove era stata ricoverata in gravi condizioni martedì 11 febbraio.

Quel giorno si era accasciata improvvisamente nei laboratori della Italcanditi di Pedrengo, sempre nella Bergamasca, vittima di una ischemia, che l’ha portata alla morte nel giro di 72 ore.

Albin Mellauner, 73enne agricoltore di Luson (Bolzano), gestore di un maso nella frazione di Oberpetschied, è morto lunedì 17 febbraio mentre lavorava il legno in un magazzino della fattoria.

Lo schütze è stato colpito al petto da un tronco ed è caduto all’indietro, battendo la testa. I soccorritori ne hanno constatato la morte sul posto.

Eliano Gizzi, 34enne di Castrocielo (Frosinone), è morto lunedì 17 febbraio alla SKF di Cassino, dove si trovava per conto di una ditta appaltatrice.

Durante il lavoro ha detto ai suoi compagni di non sentirsi bene ed è andato nei bagni dell’azienda. Lì è stato trovato poco dopo senza vita. Sarà effettuata l’autopsia per stabilire le cause della morte.

#michelebernardi#barbarafinazzi#albinmellauner#elianogizzi#mortidilavoro

Febbraio 2025: 49 morti (sul lavoro 43; in itinere 6; media giorno 2,9)

Anno 2025: 136 morti (sul lavoro 115; in itinere 21; media giorno 2,8)

26 Lombardia (sul lavoro 18, in itinere 8)

18 Veneto (15 – 3)

12 Puglia (12 – 0)

10 Piemonte (10 – 0); Campania (9 – 1)

8 Toscana (7 – 1)

7 Abruzzo, Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

6 Lazio (5 – 1)

4 Umbria, Basilicata, Sicilia (4 – 0)

3 Liguria, Marche (2 – 1)

2 Trentino, Alto Adige (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Attualità

A tocchi a tocchi la campana sona, li turchi so sbarcati alla Marina (Berlusconi).

Marina Berlusconi finge di parlare di politica, in realtà sottoscrive l’auto intervista di Ferrara, mentre Cerasa fa finta di firmare lo scoop. Il Foglio fa la tigre di carta contro Meloni.

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Ancora sei morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidi lavoro

Cinque delle ultime sei vittime sono morte lungo le strade: tre andavano al lavoro, una stava operando con un mezzo spazzaneve, la quinta era un autotrasportatore, categoria che a febbraio conta già 6 morti.

Mato Drinjak, 60enne croato residente con la famiglia a Ponte nelle Alpi (Belluno), dipendente della Fratelli Peterle di Alpago, sempre nel Bellunese, è morto venerdì 14 febbraio, ucciso da un malore nella cabina del camion.

Drinjak ha avuto la lucidità di arrestare il mezzo in sicurezza, a bordo strada, evitando una strage. È accaduto a Puos d’Alpago.

Tre vittime sabato 15 febbraio in Lombardia, tutte in itinere, due nello stesso incidente, a Gravellona Lomellina (Pavia), sulla provinciale 192.

Erano passate da poco le 6,30 quando si sono scontrate frontalmente l’automobile di Cinzia Venturini, 52enne di Cassolnovo che andava al lavoro in un panificio di Gravellona, e quella di Oussama Ikrame, 29enne marocchino residente a Cilavegna, operaio in una ditta di impiantistica, che raggiungeva il posto di lavoro. Entrambi sono morti sul colpo.

Jandaoui Bel Gassem, 54enne ambulante marocchino residente con la famiglia a Gorlago (Bergamo), è morto alle 5,30 di sabato 15 febbraio in un altro frontale, avvenuto a Brusaporto lungo la statale 42 del Tonale e della Meldola.

Il furgone sul quale stava andando al mercato di Treviglio per allestire il banco di vendita si è scontrato con l’auto di Leonardo Longaretti, 24enne universitario di ingegneria che tornava a Gorlago dopo aver festeggiato un esame sostenuto con successo.

I due mezzi si sono incendiati ed entrambi i guidatori hanno perso la vita sul colpo. A Gorlago vivevano a poche centinaia di metri l’uno dall’altro.

Renzo Casagrande, 45enne di Gubbio (Perugia), moglie e due figli, è morto domenica 16 febbraio scendendo con il mezzo spazzaneve dal Monte Cucco, lungo la strada di Val di Ranco, nel territorio di Sigillo (Perugia).

Casagrande stava rientrando dopo aver ripulito la strada dalla neve quando il trattore con benna ha sfondato le protezioni ed è precipitato in un dirupo per alcune decine di metri.

Non ci sono testimoni e non si conosce il momento esatto dello schianto: quando un automobilista in transito ha dato l’allarme era ormai troppo tardi.

Aggiungiamo per ora all’elenco delle vittime il 41enne Alessandro Guerra, morto sabato 15 febbraio a Montalto Uffugo (Cosenza), travolto dal furgone con il quale stava lavorando a un trasloco.

Il mezzo, che era parcheggiato, si è improvvisamente sfrenato e ha travolto l’uomo, spirato poco dopo all’Ospedale Civile di Cosenza. Lascia la compagna e una figlia.

#matodrinjak#cinziaventurini#oussamaikrame#jandaouibelgassem#renzocasagrande#alessandroguerra#mortidilavoro

Febbraio 2025: 45 morti (sul lavoro 39; in itinere 6; media giorno 2,8)

Anno 2025: 132 morti (sul lavoro 111; in itinere 21; media giorno 2,8)

24 Lombardia (sul lavoro 16, in itinere 8 )

18 Veneto (15 – 3)

12 Puglia (12 – 0)

10 Piemonte (10 – 0); Campania (9 – 1)

8 Toscana (7 – 1)

7 Abruzzo, Calabria (7 – 0); Emilia Romagna (5 – 2)

5 Lazio (4 – 1)

4 Umbria, Basilicata, Sicilia (4 – 0)

3 Liguria, Marche (2 – 1)

2 Trentino (2 – 0); Sardegna (1 – 1)

1 Alto Adige (1 – 0); Molise (0 – 1)

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Attualità

“Intanto il re non riscrive il passato (che importa) ma i nomi sul mappamondo”.

di Roberto De Monticelli, Il manifesto

C’è qualcosa di terribile nel silenzio con cui filosofi, giuristi, intellettuali specie accademici assistono oggi non solo alla violazione su larghissima scala, ma all’ostentato ripudio, da parte di molti governi occidentali, dei principi di civiltà enunciati nelle costituzioni rigide delle democrazie e nelle Carte del costituzionalismo globale che la seconda metà del Novecento ha prodotto. A esemplificare questo assunto, non c’è che l’imbarazzo della scelta. 

Guerre e politiche di escalation bellica illimitata. Riarmo selvaggio nei programmi della maggior parte dei governi europei, genocidi tollerati alla luce del sole, deportazioni annunciate di interi popoli, respingimenti di massa di migranti e immigrati, detenzioni illegali, razzismo ostentato ai vertici dei governi, attacchi violenti all’indipendenza dei sistemi giudiziari nazionali e al diritto internazionale, asservimento delle politiche pubbliche a enormi concentrazioni di ricchezza privata, privatizzazione dello spazio cosmico, recesso dai pochi vincoli esistenti alla devastazione dell’ecosistema. 

Assistiamo del resto – come ai tempi in cui fu scritto il famoso romanzo di Camus, La peste – al contagio inquietante con cui il cinismo della Realpolitik, sdoganata ai livelli di governo in alcuni stati democratici occidentali, si diffonde nella sfera dell’informazione e del dibattito pubblico; e al fenomeno complementare del silenzio, della non-partecipazione, quindi dell’apparente indifferenza che vi risponde.

Ma si può tacere quando su un grande giornale nazionale di tradizione progressista si legge, a proposito del piano trumpiano di deportazione di massa della popolazione di Gaza, che si tratta di una proposta, «fuori dagli schemi», e che da parte europea sarebbe segno di «poco coraggio» non prenderla in considerazione (Molinari, Repubblica 13 febbraio)? Oltre certi limiti cinismo o silenzio e indifferenza, i sintomi più classici della «banalità del male», equivalgono a complicità nei crimini: è il fenomeno che Luigi Ferrajoli chiama «l’abbassamento dello spirito pubblico» e il «crollo del senso morale a livello di mass» (L’ostentazione della disumanità al vertice delle istituzioni e il crollo del senso morale a livello di massa, sito di Costituente Terra).

La domanda che sottende questa angosciata constatazione è: c’è una corresponsabilità del dotto, dello studioso, del “filosofo” in senso lato in questo «abbassamento dello spirito pubblico»? E una risposta è: certamente. 

È la lettura puramente politologica che ha prevalso della democrazia, tanto diversa da quella ancora prevalente da Calamandrei al primo Bobbio, e, sul piano globale, nel pensiero che portò alla Dichiarazione Universale del ’48. Un pensiero che sta al polo opposto di quello che, a destra e a sinistra, riduce l’idealità, il vincolo etico in funzione di cui sono progettate tutte le istituzioni democratiche, a ideologia. Cioè a pura retorica di battaglia. 

Quel pensiero etico non si è prolungato fra gli intellettuali della guerra fredda prima, e di un atlantismo triumphans poi, ma nei documenti della perestroika e della politica dell’«Europa Casa comune» dello sconfitto Gorbaciov, assai più dei “nostri” leader consapevole della connessione inscindibile fra ordine internazionale e democrazia in ciascuno stato. E pensare che la sciagurata storia della nostra democrazia incompiuta, sempre di nuovo violentemente intimorita, avrebbe dovuto rendercene fin troppo consapevoli.

A proposito di Alleanza atlantica. Giova accostare gli estremi, il grande statista sconfitto e la visionaria che de Gaulle fece confinare in uno stambugio di Londra perché non intralciasse la politica, nel ’43 – e crepasse pure d’inedia e di dolore: Simone Weil. Profetici entrambi. «Nella politica mondiale odierna non c’è compito più importante e complicato di quello di ristabilire la fiducia fra la Russia e l’Occidente», scrisse Gorbaciov (appena prima di morire). «Sappiamo bene che dopo la guerra l’americanizzazione dell’Europa è un pericolo molto grave», scrisse Simone nel suo stambugio. La perdizione dell’Oriente (non solo mediterraneo) è la perdita del passato e dello spirito.

Ciò che accade oggi, e di cui siamo responsabili, è l’esito dell’avvenuta politicizzazione (ovvio, se l’idealità non è che ideologia) di ogni sfera di valori e di norme, dunque in particolare dell’etica e del diritto, una politicizzazione nel senso più arcaico e tribale di “politica”, intesa come sfera delle relazioni amico-nemico e continuazione della guerra con altri mezzi. Un’evoluzione dell’autoritarismo – più ferino e insieme indissociabile dalla tecnologia, e soprattutto radicato ormai nel potere aziendale e digitale, un completo rovesciamento del Leviatano o “stato etico” fascista, un nazismo a guida privata. Dove l’abolizione della differenza fra il vero e il falso avviene in nome della libertà di opinione e di espressione, e con la forza degli algoritmi che governano i social, per cui poi l’attacco allo straccio di stampa che resta sembra ancora quasi onesto: ti bastono perché non mi piace ciò che dici, all’antica. 

Intanto il re non riscrive il passato (che importa) ma i nomi sul mappamondo. E noi? Vorrei rispondere con le parole di Raji Sourani, Raji Sourani, fondatore e direttore del Centro per i diritti umani a Gaza: «Mi sarei aspettato che l’Europa ci chiedesse di rinunciare alle armi. Macché. Ci chiedeva di rinunciare al diritto».

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