Incredibile, ma vero. Un Paese più colto è un Paese destinato ad essere più ricco. Perché crescere sotto il profilo culturale ha un effetto diretto, anche se di lungo periodo, in termini di crescita del Prodotto interno lordo.
Lo dimostrerebbe una ricerca specifica delle Università di Bologna e Trento condotta per conto dell’Associazione Italiana Editori per preparare i prossimi Stati Generali dell’Editoria, in programma il 21-22 settembre a Roma presso il Complesso Monumentale del San Michele a Ripa.
Se gli italiani avessero avuto nel corso del loro sviluppo un tasso di lettura pari a quello di Francia e Germania, oggi l’Italia sarebbe più competitiva. Perché ”leggere aiuta a crescere” non tanto e non solo dal punto di vista individuale, ma anche come sistema Paese. Se l’Italia non avesse tassi di lettura di venti, trenta punti inferiori rispetto a Francia e Germania, sarebbe molto più competitiva”.
Di quanto? Difficile un’analisi meramente quantitativa, tuttavia la ricerca Aie ha rilevato che ”se la Calabria avesse avuto negli Anni Settanta il tasso di lettura della Liguria, oggi avrebbe una produttività di 50 punti più alta. Oppure se nelle regioni il tasso di lettura fosse stato pari a quello medio nazionale, avremmo avuto 20 punti di maggior crescita della produttività per l’Abruzzo, 23 per la Basilicata, 24 per Campania e Puglia, 29 per il Molise, 30 per la Calabria”.
Secondo gli estensori della ricerca, si tratta di ridurre questo divario e di ampliare il bacino dei lettori. Gli sponsor della ricerca, cioè gli editori italiani sostengono che questo ampliamento è di natura politica, e come tale deve veder coinvolte le istituzioni e la politica. Il che suona come richiesta di un qualche aiuto governativo.
Tuttavia, la tesi che vuole la lettura utile allo sviluppo economico appare credibile. A proposito, che libro state leggendo? Beh, buona giornata