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Gli impiegati della guerra.

Basta leggere sul Corsera quello che scrive in prima pagina Magdi Allam per capire a che punto siamo. “Continuano purtroppo a sbagliare-scrive Allam- coloro che immaginano che questo terrorismo sia una reazione all’occupazione israeliana e all’imperialismo americano.” Ecco fatto: finché c’è guerra c’è speranza di sconfiggere il male, di respingere l’assalto alla civiltà occidentale, di sconfiggere l’odio culturale e religioso che anima gli jahdisti.

Per la teoria dell’esportazione della democrazia, per la tesi degli stati canaglia, per la pratica della guerra al terrorismo islamico, i fatti di Londra sono una “mano santa”. Un sostegno, fortemente sperato, pervicacemente perseguito al ruolo di reggi-coda della politica estera Usa, dell’appiattimento inglese sulle politiche della Casa Bianca, una messa cantata all’invasione israeliana in Libano. Con il naturale corollario della messa in mora dell’azione dell’Onu, dell’indebolimento strutturale della diplomazia europea, nonché del disorientamento dell’opinione pubblica e del movimento pacifista.

“Queste anime ingenue –sono sempre le parole di Allam – hanno eretto una cappa di mistificazione della realtà che, tra i suoi effetti più deleteri, ha sortito delle sentenze emesse dai tribunali italiani che legittimano e nobilitano i reclutatori nostrani di kamikaze quali ‘resistenti’ e gli assassini dei soldati della forza multinazionale in Afghanistan, italiani compresi, quali ‘martiri’”. Tipico meccanismo del rovesciamento delle responsabilità: la dimostrazione che non la democrazia, bensì il terrorismo è stato esportato in questi sei anni di amministrazione Bush.

E i paesi europei oggi il terrorismo lo stanno importando nelle loro città, nei loro aeroporti, nella vita di tutti i giorni, sociale, politica, giuridica. Se a questo aggiungiamo l’infaticabile lavoro degli impiegati della guerra, Allam in questo senso è un impiegato modello, il gioco può continuare. Fino al prossimo atto di guerra, fino al prossimo simmetrico atto di terrorismo. Beh, buona giornata.

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I giorni dell’Ira.

La morte è brutta, anche se a morire è uno che ha il sangue blu. Le madri piangono i figli morti, anche se non muoiono in Libano, ma in un carcere tailandese, come è successo a Christoff Hohenloe (per gli amici Kiko), il figlio cinquantenne di Ira Furstenberg.

Arrestato perché: “invece di comprarsi un altro visto, ha cambiato la data a quello che aveva… da lì loro hanno fatto una storia sostenendo che si trattava di un crimine rilevante e lo hanno messo in prigione. Ma è chiaro che non è che ci sia stata un’offesa così grande per finire così male”, come ha detto il fratello Hubertus Hohenlohe.

Secondo il principe Giovannelli: “speriamo che questa tragedia sia utile a far intervenire le organizzazioni internazionali sulle condizioni terribili in cui vivono i detenuti in certe carceri”.

Ha ragione il principe: paese che vai leggi Fini-Bossi sull’immigrazione che trovi. Finire in carcere per un visto d’ingresso falsificato non è degno di un paese civile, dunque neanche per il nostro. Morire in carcere per aver varcato illegalmente i confini è barbaro, proprio come da noi.

Condoglianze a tutte le madri dei figli del mondo, morti per il diritto a camminare liberamente sulla Terra.
Beh, buona giornata.

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Mostri la Luna, guardano il dito, e ti insegnano pure come tagliarti l’unghia dell’indice.

“Quando la maggior parte di una società è stupida allora la prevalenza del cretino diventa dominante ed inguaribile.” (Carlo M. Cipolla,”Le Leggi fondamentali delle stupidità umana”)

A proposito della pillola della stupidità, di cui mi sono occupato qualche giorno fa,
almeno una dovrebbe essere offerta a chi avversa l’idea del federalismo, con la certezza che gli stupidi sono pervicaci, quindi capace che la danno al gatto, invece che assumerla per via orale.
Perché, come scriveva in un famoso, ma non per gli stupidi, ovviamente, libretto di qualche anno fa Carlo M. Cipolla, Professore Emerito di storia Economica a Berkeley, gli stupidi sono quelli che fanno e dicono cose talmente stupide da essere loro stessi la prima vittima della loro stupidità, secondo i dettami della Terza Legge delle Stupidità Umana: “Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita. “

Per capirsi, lo stupido crede, perché lo stupido è un credulone, arrogante e prosaico, che federalismo si pronunci con uno spiccato accento del nord Italia. Nella sua polemica, dotta e piena di citazione contro il federalismo, l’antifederalista cita la tesi secondo la quale il federalismo è male, dimostrazione è nel fatto che ha un accento, udite udite, lombardo-veneto. E’ una tesi tisica, ma è caldeggiata con foga: insomma, “calderoleggiata”. Gli stupidi, come gli estremi si toccano. O meglio, fanno Lega.

Volete un esempio? Renato Soru, presidente, non del lombardo-veneto, ma della Regione Sardegna ha varato una legge “federalista”: nuove tasse su case al mare, yacht e aerei. Si capisce: chi usa la risorsa Sardegna, lasci alla Sardegna risorse per chi vive e lavora in Sardegna.

Ribattezzate “imposte sul lusso”, le leggi della Regione Sardegna hanno provocato la rivolta del popolo vip di Porto Cervo e dintorni. Leader della protesta, un ragioniere che di cognome fa Briatore: che, chiamati a raccolta i clienti (noti e meno noti) del suo locale, Billionaire, ha deciso di passare al contrattacco. Con tanto di campagna di inserzioni sui giornali – locali e nazionali – per dire a tutti che quelle tasse sono ingiuste, punitive.

Perché, a suo parere, penalizzano gravemente il turismo sardo. Come sono altruisti gli evasori fiscali! E con una festa che si terrà al Billionaire (ma và!) per sensibilizzare la gente, quella ricca, contro i provvedimenti di Soru.

Però, a giudizio di Soru, Billionaire o no, quei soldi – da parte di proprietari di case e yacht – vanno versati all’erario. Punto e basta.

Perché? Il capo dell’esecutivo regionale, interpellato dai cronisti, si limita a ricordare che, dal punto di vista suo e della sua giunta, “la tassa sul lusso non è una tassa sul lusso ma per l’ambiente”.

Vorrei anche ricordare agli avversari del federalismo, che lo sono tanto per dire qualcosa che faccia almeno finta di essere di sinistra, che Soru ha anche imposto la dipartita delle basi militari americane dall’isola: la fine delle servitù militari potrebbe avvenire tra breve.

Toh, vuoi vedere che il federalismo fiscale ha anche dei risvolti positivi in politica estera? Lo dico per pura cattiveria contro gli stupidi: almeno qualche senso di colpa “pacifista” gli dovrà pur venire!

Forse, ma dico forse, perché con gli stupidi non si sa mai, tanto che è stata appena inventata una cura, dire Lega Nord e dire federalismo sono due cose diverse. Forse, e dico forse, perché gli stupidi sono immarcescibili, togliere dalle mani di quei buzzurri che hanno inventato la Padania il concetto stesso di federalismo, che ha padri nobili, come ci viene ricordato spesso a sproposito, sarebbe, ma è meglio dire è, la cosa migliore che si possa fare per sconfiggere il berlusconismo: nel sociale, dopo averlo fatto, di stretta misura nel politico.

C’è una malattia antropologica nel fare politica: la stupidità, appunto. Perché, detto in una pillola, l’intelligenza (politica) è la capacità veloce di adattarsi a ogni nuova situazione (politica). La stupidità in politica è pericolosa come mettere un’ arma da fuoco in mano a un bambino. Come sostiene Cipolla: la persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. Te la trovi dove meno te l’aspetteresti. Beh, buona giornata.

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La pillola contro la stupidità.

E’ l’evento più importante del Terzo Millennio: è stata portata a termine con successo la sperimentazione della ‘pillola contro la stupidità”.

E’ una scoperta destinata sconvolgere le sorti del mondo occidentale e a dare nuovo impulso alle nostre democrazie, all’informazione, alle relazioni umane.

La scoperta è del genetista berlinese, Hans-Hilger Ropers. Chi non si è mai chiesto, a torto o a ragione, se sarà mai possibile curare la stupidità delle persone che ci stanno intorno? Chi non ha sperato che Bush la smettesse di dire pericolose stronzate, bullshit appunto? Chi non si è mai chiesto che diavolo avesse in testa, oltre che capelli posticci Berlusconi? E, più recentemente, chi non si è chiesto perché Mastella per svuotare le carceri ha inventato un indulto per quelli che in galera non ci sono mai finiti, come concussori, corruttori, evasori fiscali? Chi non si sta chiedendo in queste ore che razza di cosa stupida è l’idea di Rutelli di invitare Berlusconi alla Festa della Margherita? Chi, infine, non si è chiesto in questi primi ottanta giorni di Prodi perché tanti stupidi nella compagine di governo?

Bene, forse ora una speranza c’é. “Ropers – dice il quotidiano tedesco ‘Bild’ – ha sperimentato in vivo su cavie un farmaco che aiuterebbe l’organismo umano contro le difficoltà nell’apprendimento e la propensione a dimenticare le cose.”

Ci sarebbe da renderla obbligatoria, almeno nei consigli di amministrazione delle multinazionali, nelle segreterie di partito, alla Rai, nelle redazioni dei giornali, nei reparti marketing, nelle agenzie di pubblicità, nelle trasmissioni sportive, nelle caserme, nelle assemblee di condominio.

Grazie alla liberalizzazione dei farmaci, c’è da augurarsi che la pillola contro la stupidità venga messa sugli scaffali dei supermercati di tutta Italia. Così uno ne può fare acquisti importanti, con la spesa settimanale. Beh, buona giornata.

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La pace è più conveniente.

La bolletta petrolifera italiana, ovvero la spesa per l’approvvigionamento di oro nero dall’estero, rischia di schizzare quest’anno sopra i 30 miliardi di euro, registrando un rincaro di oltre 8 miliardi – vale a dire oltre 15 mila miliardi di vecchie lire – rispetto all’anno scorso.
La stima, confermata da fonti di settore, di una fattura sopra i 30 miliardi di euro – contro i 22,23 miliardi del 2005 – si basa sulle quotazioni del barile di greggio nei primi 7 mesi dell’anno, proiettata per il prossimo semestre: su una media cioè di 74 dollari al barile anche nella seconda parte del 2006.

La vertiginosa crescita delle quotazioni internazionali del barile ha un forte impatto su un’economia, quale quella italiana, che dipende per l’85% dal petrolio contro una media degli altri Paesi europei del 50%. In termini di peso sul Pil la fattura energia, l’intero costo cioè per l’approvvigionamento di tutte le fonti (e non solo il petrolio) dall’estero, rappresenta infatti oggi – secondo gli ultimi dati dell’Unione Petrolifera – il 2,9% del prodotto nazionale lordo (era del 2,2% nel 2004).

Gli effetti delle impennate del petrolio sono da tempo ‘visibili’: le bollette della luce e del gas registrano da oltre un anno e mezzo successivi rincari. Più in generale – ha ricordato di recente anche il presidente dell’Authority per l’energia, Alessandro Ortis – l’aumento di un dollaro del prezzo del barile in Europa ”genera oltre 5 miliardi di dollari di maggiori costi annuali, che si riflettono per circa un terzo nei settori dell’elettricità e del gas”. Come dimostra l’andamento delle bollette che riceviamo, da alcuni bimestri, in costante salita.

Anche sul fronte dei carburanti, in Italia i listini dei distributori sono da giorni sui massimi di 1,409 euro al litro, vale a dire quasi 2.800 lire. E sulla carta, secondo le stime degli operatori, ci potrebbero essere anche nuove cattive sorprese per il prossimo futuro: i rialzi delle quotazioni internazionali dei carburanti degli ultimi mesi non sono ancora state trasferite completamente sui prezzi alle pompe di benzina.

Per i fautori del nucleare, questi dati sono una manna, per insistere sulla necessità di riavviare la costruzione di centrali per la produzione di energia atomica.

La verità è che il rialzo parossistico del prezzo del greggio è direttamente proporzionale alle guerre in Medioriente: Iraq, Afghanistan e Libano. Basti ricordare che prima dell’invasione in Iraq, il prezzo del petrolio era di 22 dollari al barile.

Fatevi due conti: quanti soldi ci è già costata l’avventura militare americana in giro per il Medioriente, l’esportazione della democrazia, lo scontro di civiltà? Quanti soldi costa ai cittadini europei la debolezza diplomatica della Ue nello scenario internazionale? Quanti soldi ci è costato mettere all’angolo l’Onu? Quanti soldi ci costa il lasciar fare la guerra contro il Libano?

Anche chi non vuole metter mano alla coscienza è comunque costretto a metterla sul portafoglio, ogni volta che paga un bolletta, ogni volta che fa il pieno. Non è allora, la pace, oltre che più giusta e lungimirante, anche molto più conveniente? Beh, buona giornata.

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Chi si fa pecora il lupo se lo mangia.

La guerra è una cosa troppo importante per lasciarla fare ai militari, figuriamoci a un avventuriero della politica del calibro di Donald Rumsfeld, uomo di punta di George W. Bush, il portavoce alla Casa Bianca del vice presidente Dick Cheney.

Secondo fonti del Pentagono, complice il conflitto in Libano nelle ultime settimane la situazione nella città irachene sembrava migliorata.

Di conseguenza, gli americani hanno recentemente annunciato il ritiro da Mosul di 3.500 uomini della 172esima brigata “Stryker” per rafforzare il dispositivo di sicurezza a Bagdad.

Se non che la guerriglia ha sferrato un violento attacco proprio a Mosul. La terza città del Paese in mattinata è stata teatro di un violento assalto dei ribelli che ha avuto come obiettivo principale le caserme della polizia.

Tre auto imbottite di esplosivo e altrettante mine sono state fatte esplodere in diversi punti della città mentre colpi di mortaio sono stati sparati contro postazioni delle forze dell’ordine. Una delle auto-bombe ha ucciso il colonnello Jassim Muhammad Bilal e due delle sue guardie del corpo. Negli scontri, che hanno impegnato militari iracheni e statunitensi, sono stati uccisi altri sei poliziotti e diversi guerriglieri.

Ciò che appare evidente, e sembra essere la caratteristica principale, il minimo comune denominatore tra gli scenari bellici iracheno, afgano e libanese è la totale mancanza di senso della realtà, anche del teatro bellico

A parte il fatto che in queste guerre moderne muoiono più civili che militari, e tra i civili, più donne e bambini, la potenza di fuoco è simmetrica all’impotenza dei risultati sul campo.

Zero controllo del territorio, zero successi militari, zero normalizzazione dei rapporti politici locali, zero capacità di individuare sbocchi, sia sul piano politico che su quello diplomatico. 100% di propaganda: ciò nonostante, l’esportazione della democrazia, dopo essere stata un’ insopportabile menzogna è un flop. Con il risultato, ogni giorno è più evidente che è più facile cominciare una guerra, sempre più difficile condurla verso un risultato credibile, quasi impossibile concluderla in modo vantaggioso.

In Afghanistan nessuno sa quale prospettiva si possa aprire al paese, a parte i Taleban che hanno ripreso quasi tutto il controllo del sud del paese e costretto Karzai agli “arresti domiciliari” a Kabul.

In Iraq occupazione militare, resistenza, terrorismo sono un tutt’uno, una palla di fuoco incandescente e indistinta: quando si mettono bombe nei campi di calcio, vuol dire che si sta facendo “pulizia etnica” tra sciiti e sanniti. Altro e più grave di guerra civile.

In Libano l’obiettivo tattico di una fascia di sicurezza oltre il confine libanese è in realtà un obiettivo strategico: la sopravvivenza della Stato ebraico. Ma, neanche tanto paradossalmente la potenza militare mostra anche ampi scorci di debolezza: una reazione militare lampo al sequestro di due militari israeliani si è trasformata in una guerra di posizione, mettendo in crisi il mito dell’invincibilità dell’apparato bellico.

Proprio come sta succedendo agli Usa in Afghanistan e in Iraq. Sembra un paradosso: fanno la guerra senza sapere fare la guerra. Per il semplice, seppur drammatico fatto che fanno la guerra, ma non sanno come continuare la politica.

Questi sono i tratti salienti che caratterizzano le politiche della Casa Bianca, di Down Street e oggi anche del gabinetto Olmert.

Una specie di “bolla speculativa”, come quella di Wall Street alla fine del 2000. Si sono accumulati valori, distruggendo il valore. Cioè: accumulando presunti valori occidentali, distruggiamo i valori della democrazia occidentale. La differenza è che quelli erano soldi, spesso virtuali. Morti, feriti e profughi sono veri, anche se li vediamo solo in tv.

Si rovesciano così i termini dello scontro tra pacifisti e guerrafondai: all’accusa di volere la pace senza sapere come realizzarla, si sostituisce il semplice dato di fatto che chi fa la guerra, fa la guerra senza sapere come andrà a finire. Come il pugile suonato che non sa più quale ripresa stia combattendo.

“Se sei pazzo puoi chiedere visita medica, ma se chiedi visita medica vuol dire che non sei pazzo”, recita il famoso Comma 22.

L’amministrazione Bush ha da tempo emanato il primo emendamento del Comma 22: se sei pazzo puoi chiedere la fine della guerra, ma se chiedi la fine della guerra non sei pazzo, sei un nemico.

Sta ai governi europei, a cominciare dal governo Prodi e al ministro D’Alema decidere: pazzi per la pace o nemici della guerra? Senza troppa diplomazia: negli Usa siamo alla campagna elettorale per le elezioni di medio termine, George W. Bush sta per scadere.

Non sarebbe neanche una grande gesto di coraggio politico, ma semplicemente il sottrarsi a quel detto popolare che dice: chi si fa pecora, il lupo se lo mangia.

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Apprendere aiuta la memoria.

Migliorare la memoria è possibile. Basta ‘nutrire’ il cervello con l’apprendimento. A svelarlo una ricerca dello University College di Londra. Secondo gli autori dello studio, l’apprendimento accende i centri di motivazione e gratificazione e questi, forse tramite il rilascio di dopamina, stimolano apprendimento e memoria.

E’ una buona notizia per gli italiani: se non volete dimenticare i guasti provocati al paese dal precedente governo, dovrete apprendere più cose. Per esempio, leggere di più, comprare almeno un libro al mese, e un paio di giornali al giorno. Dice: ma dove lo trovo il tempo di leggere? Spegni al tv, vedrai quanto tempo ti avanza.

Secondo uno dei ricercatori dello University College di Londra, Nico Bunzeck, curare i pazienti con problemi mnemonici sarà possibile senza stimolare comportamenti basati sulla ripetizione. Sforziamoci, dunque di apprendere più cose possibili, terremo in esercizio la memoria e non saremo costretti a comportamenti basati sulla ripetizione, tipo un altro governo di centro destra. Ma neppure alla dimenticanza del programma di Prodi. Sempre più spesso bisogna ricordarglielo il programma ai ragazzi del centro sinistra. Beh, buona giornata

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Trarre vantaggi dalle insufficienti basi legali.

Il Milan parteciperà alla Champions League.

“Il Milan ha tratto vantaggio dalla carenza da parte della Uefa di basi legali sulle quali fondare il rifiuto della richiesta di ammissione”. E “non ha ancora percepito nella maniera giusta i problemi in cui si trova e il danno che ha già causato al calcio europeo”.

Il Milan dunque parteciperà al terzo turno preliminare della più importante competizione continentale per club, anche perché la Uefa “non aveva altra scelta se non quella di ammettere il Milan a causa delle insufficienti basi legali nel regolamento che avrebbero consentito la non ammissione del Milan viste le specifiche circostanze”.
Trarre vantaggi dalle insufficienti basi legali: in questa nota l’Uefa traccia la biografia politica e imprenditoriale di Silvio Berlusconi.
Beh, buona giornata.

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Te lo do io l’indulto.

Erano usciti dal carcere di Macomer alle 18, beneficiando dell’indulto, ma alle 23 sono stati nuovamente arrestati per resistenza a pubblico ufficiale, minacce, violenza e danneggiamento. Protagonisti Massimiliano Formula, 32 anni e Raimondo Muntoni, 28.

Formula, di Sassari, e Muntoni, di Tula, sono usciti nel tardo pomeriggio dall’istituto di pena di Macomer e hanno pensato di andare a festeggiare la ritrovata libertà in un bar poco distante. Ma la gioia è stata talmente incontenibile che i due hanno esagerato con l’alcol, attirando l’attenzione di una pattuglia della polizia che è intervenuta chiedendo le loro generalità. A quel punto i due uomini si sono rifiutati di fornire i documenti e di seguire gli agenti al commissariato. Per contro, gli ex carcerati hanno aggredito i poliziotti, assalendoli con calci e pugni.

Il risultato è che Formula e Muntoni sono finiti di nuovo in prigione, a Oristano, in attesa del processo per direttissima. La loro libertà è durata cinque ore.

Il vecchio trucco della resistenza e oltraggio, una brillante operazione di polizia. In Sardegna si può far bisboccia solo al Billionaire: se non sei un Vip, un calciatore con velina, un militare americano o un ex presidente del consiglio è meglio andare a letto presto. Beh, buona giornata.

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Davide mi ha scritto ancora.

Ancora niente.
Anzi il premier Olmert ha dato il via alla più vasta operazione terrestre dall’inizio del conflitto, e dichiara — Nessuna tregua nei prossimi giorni —.
Intanto si continua a scavare e a recuperare cadaveri.
Il tuo articolo l’ho trovato molto ironico, esplicativo ed anche un po’ arrabbiato, forse non abbastanza, (ma io sono un impulsivo), però continuo a pensare che questa guerra è iniziata in un momento sbagliato, per ricevere aiuti concreti.
Ci sono le vacanze!
Le manifestazioni, lo scendere in piazza, l’urlare lo sdegno la vergogna come esseri umani, la rabbia… non è il momento. Forse se la cosa fosse iniziata verso metà ottobre il pubblico sarebbe stato più coinvolto, ma ora proprio no.
D’altra parte questo periodo dell’anno è agognato da troppe persone. Interi armadi e cassetti ricolmi con costumi e vestiti trattenuti con forza nei cassetti o dietro sportelli per almeno sei mesi aspettano di esplodere in tutti i loro toni di colore e fantasie stilistiche; e che mi perdo un occasione così. Sfoggiare, finalmente mostrarmi al meglio, dopo giorni e giorni di sacrifici, alimentari, o ginnici per dire “beccati questo”!
Quindi cari bambini e povera gente che ogni minuto del giorno e della notte riuscite ancora a vivere, è vita in più, resistete, e sperate solo in voi stessi.
Nel frattempo speriamo che il teatrino diplomatico si rimbocchi le maniche e s’incazzi di brutto e faccia capire che il tempo dei pupazzi è finito!

Questione di razza

-Che cane buffo! E dove l’ hai trovato? –
Er vecchio me rispose: -é brutto assai,
ma nun me lascia mai: s’ é affezzionato.
L’ unica compagnia che m’ é rimasta,
fra tanti amichi, é ‘ sto lupetto nero:
nun é de razza, é vero,
ma m’ é fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l’ azzioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.

Trilussa

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Popoli e politiche

Al ristorante con gli amici.

Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, a margine di un incontro in un ristorante di Miami con i leader della comunità cubana in esilio ha detto:
“Vi assicuro che lavoreremo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un piano che affronti alla radice le cause del problema, di modo che qualsiasi cosa ne esca sia duraturo e consenta ai libanesi e agli israeliani di restare in pace. Vogliamo che in quella regione vi sia una pace duratura, sostenibile.”

Non si sa se ha parlato con la bocca piena, si sa che anche questa volta ha evitato di esprimersi a favore di un immediato cessate-il-fuoco, nonostante le pressioni della comunità internazionale all’indomani della strage israeliana nella cittadina libanese di Cana.

Non si sa neanche se ha alzato il calice per brindare al petrolio, in rialzo in apertura a New York, a 73,6 dollari, +0,5%. Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Cana.

La nostra diplomazia è nei guai perché abbiamo avuto cinque anni di Governo Berlusconi. Che fece scappare subito il ministro degli esteri Ruggero. Che giocò alla grande diplomazia con l’interim di Berlusconi. Che nominò poi un certo Frattini. Che lasciò il posto a Fini, che aveva studiato geopolitica sulle istruzioni del Risiko.

La nostra diplomazia è nei guai perché si è schierata contro l’Europa, ha denigrato l’Onu, ha accettato di andare in Afghanistan con la Nato. Ha mandato in Iraq i nostri soldati con gli Usa. Abbiamo fatto lutti, abbiamo ricevuto lutti: la nostra è stata la diplomazia dei funerali di Stato.

Abbiano giocato alle prove tecniche degli attentati, mentre pagavamo i sequestratori dei cittadini rapiti in Iraq. Abbiamo accettato che si denigrasse la memoria Enzo Baldoni, abbiamo accettato la medaglia d’oro a Quattrocchi.

La diplomazia italiana è nei guai, perché si è inimicata i governi arabi. La nostra diplomazia è nei guai perché l’unico gesto diplomatico verso Israele è stata la keppah indossata una volta da Fini.

La nostra diplomazia è nei guai perché è stata la diplomazia del mio amico George, del mio amico Tony. Del mio amico Putin. La nostra diplomazia è nei guai perché i nostri servizi segreti hanno fatto talmente casino da non meritarsi il rispetto neanche della Cia.

Oggi paghiamo quei guai: piangere i bambini di Cana non serve a niente, finché rimarremo davanti alla tv. E’ lì che ci volevano Berlusconi, Blair e Bush. Perché siamo rimasti davanti alla tv? La nostra diplomazia è nei guai perché stiamo a guardare, invece di fare come i pacifisti israeliani, i giovani di Beirut, i ragazzi dei Territori occupati, le mamme contro la guerra negli Stati Uniti.

Asciugate le lacrime di commozione, spegnete la tv: dove sono finite le bandiere della pace che sventolavano dai nostri balconi? Portiamole in piazza. E portiamo anche i nostri bambini in piazza, diamogli un bel cartello colorato: sono un bambino di Cana, volete uccidere anche me?

La guerra non si sconfigge col telecomando. La nostra diplomazia è nei guai: l’unica soluzione siamo noi. Beh, buona giornata.

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Natura

Ma guarda un Po.

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al provvedimento per lo stato di emergenza per la siccità nel fiume Po. Lo annuncia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta, parlando di una ‘cabina di regia che consentirà l’attivazione delle riserve idriche per fare fronte all’emergenza’.

A che serve una cabina di regia? Il motivo per cui il Po è secco è tutta colpa della Lega e dei suoi grotteschi riti celtici, con tanto di ampolla. Un’ampolla oggi una domani, ecco che il Po è rimasto a secco. In verità è rimasta a secco di voti pure la Lega: il Po si deve essere stufato di essere considerato il confine tra la Padania e il resto del mondo.

Anzi, il Po si è anche stufato di essere un neologismo geografico per dare il nome a un territorio che esiste solo nei brutti sogni di Bossi, di Castelli e di Calderoli, menti inquinate e aride proprio come il fiume più lungo d’Italia.

Quanto alla moda delle cabine di regia, questo film lo abbiamo già visto: è brutto, recitato male e non produce successi, né di pubblico né di critica. Beh, buona giornata.

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Animali

Davide mi scrive ancora.

Davide mi scrive ancora, con l’arguzia che merita di essere pubblicata. Beh buona giornata.

“Ad essere sincero per capire di chi tu stia parlando sono dovuto andare su
internet digitare i tre nomi da te citati per vedere e sapere chi sono
questi personaggi. Lo sconforto, la pena e la preoccupazione per la sorte
dei poveri animali abbandonati si è centuplicata.
Il lavoro dell¹agente di spettacolo non è facile specialmente con tre
personaggi di questa caratura, d’altronde si trattava di sensibilizzare le
persone, sul problema dell¹abbandono e chi meglio di loro poteva parlare di
questo problema.
Alcune cose mi lasciano perplesso: ma ai cani abbandonati è stato detto a
chi dovevano fare da testimonial, e poi saranno stati pagati?”

Carità cristiana

Er Chirichetto d’una sacrestia
sfasciò l’ombrello su la groppa a un gatto
pe’ castigallo d’una porcheria.
– Che fai? – je strillò er Prete ner vedello
– Ce vò un coraccio nero come er tuo
pe’ menaje in quer modo… Poverello!…
– Che? – fece er Chirichetto – er gatto è suo? –
Er Prete disse: – No… ma è mio l’ombrello!-

Trilussa

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Animali

Cani abbandonati e attori cani

Neanche fossero animali da palcoscenico, tre personaggi del piccolo schermo fanno da testimonial contro l’abbandono degli animali: Edoardo Costa, Silvia Rocca e Sylvie Lubamba. Ne dà notizia l’Ansa, ricordandoci che negli ultimi anni in Italia sono stati abbandonati oltre 100.000 cani, l’80% muore nei primi venti giorni dopo l’abbandono.

Per questo, sempre secondo l’Ansa sarebbero state chiamate in piazza Castello, a Milano alcune star (?!), nella speranza che le loro parole servano a sensibilizzare la gente. Edoardo Costa ha anche parlato e ha detto, (prendete nota): ‘i cani e i gatti vanno trattati come bambini, bisogna educarli e volergli bene’.

Ecco un caso esemplare in cui la cura è peggiore del male. Forse i testimonial era testominial di se stessi, nella speranza di non essere abbandonati dal pubblico del piccolo schermo.
Forse i pr che hanno messo su sto baraccone da circo soffrono il caldo milanese. C’è da rimpiangere i tempi di Angelo Lombardi, “ l’amico degli animali”, personaggio televisivo della tv in bianco e nero, che esordiva dicendo “amici dei mie amici, buona sera”.

Ma si può affidare la sorte di 100 mila cani abbandonati a tre attori “cani” del piccolo schermo? Non era meglio fare una campagna un po’ più intelligente, invece che sta inutile cagnara?
Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Davide mi scrive.

A proposito di Feluche e Fanfaluche, Davive mi scrive:

La ninna-nanna de la guerra

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna :
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
Che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
Che se regge co¹ le zeppe,
co¹ le zeppe d¹un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civiliŠ

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s¹ammazza
a vantaggio de la razzaŠ
o a vantaggio d¹una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d¹assassini
che c¹insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe¹ li ladri de le Borse.

Fa¹ la ninna, cocco bello,
finché dura Œsto macello:
fa¹ la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So¹ cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l¹ombra d¹un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe¹ quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Trilussa

Beh, buona giornata

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Popoli e politiche

Feluche e fanfaluche.

In gran spolvero a Roma le cancellerie di mezzo mondo. D’Alema ha anche imparato (a leggere) quattro parole in inglese.

Tutti intorno a un tavolo, meno quelli che ci dovrebbero essere, perché sono troppo occupati a sparare sulle rispettive popolazioni civili. Bella la diplomazia nell’era dello scontro di civiltà.

Cessate il fuoco? Parliamone. Tregua immediata? Beh, aspetta un momento. Corridoio umanitario? Che fretta c’è.

Roma può essere fiera di aver ospitato un Summit diplomatico che ha deciso di fare pressione. Questo gli ha messi tutti d’accordo: i militari faranno pressione sui pulsanti delle bombe, i medici faranno pressione sulle ferite provocate dalle bombe, i profughi faranno pressione ai confini del paesi vicini, non ancora raggiunti dalle bombe.

Un risultato, però, è stato raggiunto, quello di capovolgere definitivamente il paradigma di Von Clausewitz: oggi la guerra è la continuazione della guerra, con mezzi sempre più potenti.
Beh, buona giornata.

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Natura

Il problema era a monte o a valle?

Il problema dell’inquinamento da rifiuti urbani solidi è a monte o a valle? Per il momento è a monte: infatti, secondo quanto si apprende è italiano l’innovativo sistema di smaltimento che ridurrà drasticamente il problema ambientale dell’Himalaya.

Il progetto Earth, tutto made in Italy, opera in totale assenza di energia elettrica e di ossigeno ed è stato presentato da Actelios, società del gruppo Falck leader nel settore dell’energia da fonti rinnovabili e dal comitato Ev-K2-Cnr.

Earth consentirà il completo smaltimento dei rifiuti prodotti durante un’intera stagione turistica. Adesso che abbiamo capito come si può fare, forse è meglio farlo anche a casa nostra.

Insomma: il problema che era a monte (Himalaya) lo si può risolvere anche a valle (le colline e pianure nostrane, dal nord al sud del nostro Paese). Tanto più che la tecnologia è italiana.

Ne avrebbe grande giovamento il nostro sistema ambientale, ma anche la pubblicità, per esempio del Conai, il consorzio per il recupero degli imballaggi, cioè di quello che buttiamo.

Così, invece che dire ai cittadini quello che non devono fare, gli si potrà raccontare quello che si fa, per vivere meglio, con meno immondizie tra i piedi e una prospettiva concreta di riciclaggio nella mente. Beh, buona giornata.

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Le e-mail scrivetele a penna.

Justin Kruger e Nicholas Epley, ricercatori della Business School dell’Università di Chicago hanno dimostrato come la chiarezza delle e-mail sia altamente sopravvalutata.

Kruger ed Epley, con cinque esperimenti successivi che hanno via via verificato e ampliato i risultati, hanno chiesto a dei volontari di trasmettere messaggi via e-mail o telefono sinceri o sarcastici.

Chi scriveva era convinto, nel 75% dei casi, che il destinatario avesse identificato correttamente il tono del messaggio. Sebbene questo fosse vero per i destinatari del messaggio telefonico, tra coloro che avevano ricevuto le e-mail, solo il 56% era stato in grado di percepire il messaggio in modo appropriato.

A fare maggiore chiarezza non serviva neanche il tipo di rapporto esistente tra scrivente e destinatario, perché i malintesi ci sono in eguale misura tra amici, conoscenti o estranei.
Conclusione: niente nella comunicazione scritta può rimpiazzare il linguaggio non verbale, fatto di ‘segnali paralinguistici’ e ‘segnali prossemici’. Quando ci si dice qualcosa faccia a faccia, chi parla non usa solo le parole, ma il tono della voce e la gestualità, che arricchiscono il messaggio e forniscono all’ascoltatore importanti chiavi di interpretazione.

Le lettere tradizionali erano usate su base mensile o settimanale, la posta elettronica è usata molto più di quella vecchia maniera, ha rimpiazzato il telefono, spesso negli uffici si manda un’e-mail, anche quando sarebbe più facile parlarsi direttamente.

Pensateci bene, quante volte avete usato una e-mail e poi vi siete resi conto che la velocità della posta elettronica ha ulteriormente impoverito il già povero (rispetto alla comunicazione a voce) linguaggio scritto, con conseguenti e spesso spiacevoli equivoci?
Secondo la ricerca di Kruger ed Epley , non è solo un limite dell’e-mail, qualcosa di intrinseco al mezzo, ma anche un atteggiamento del tutto umano, un eccesso di egocentrismo. Secondo i ricercatori americani tutti, per abitudine, sovrastimiamo la nostra abilità di comunicare via e-mail, per un eccesso di autostima.

Benché consapevoli dell’ambiguità dei nostri messaggi, non riusciamo ad ammettere che il nostro interlocutore potrebbe interpretarli in maniera diversa. Questo è dovuto al fatto che seppure cerchiamo di metterci nei panni degli altri e di immaginarne il punto di vista, i sentimenti o i pensieri, usiamo pur sempre noi stessi come punto di riferimento. Non riusciamo insomma ad andare oltre la nostra esperienza soggettiva e nel caso delle e-mail sopravvalutiamo le nostre abilità di scrittori.

C’è addirittura chi sostiene che l’e-mail appartiene al passato, almeno per le nuove generazioni che la usano per lavoro o studio: tra gli amici meglio sms e chat line. A sancire la fuga dalla posta elettronica è uno studio del Pew Internet and American Life Project secondo cui la maggioranza dei giovani predilige i messaggi istantanei o il telefono per comunicare tutto ciò che va dalla chiacchiera alla conversazione intima. Le e-mail vengono usate come canale ufficiale riservato alle faccende ‘più serie’.

La cosa migliore da fare è parlare quando bisogna parlare, scrivere quando bisogna scrivere. E quando si scrive, scrivere come se fosse una lettera, con tutte le cautele e le buone abitudini della posta tradizionale.

Per esempio, è meglio cominciare con una ‘caro’ e finire con ‘cordiale saluto’. Come se usaste la penna. Avere poco tempo, non significa avere fretta. Le comunicazioni sbrigative sono irritanti: scritte, parlate o lette che siano. Beh, buona giornata.

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Salute e benessere

Alzando il gomito.

Bere da un minimo di un drink a un massimo di sette a settimana, riduce il rischio di morte ed eventi cardiovascolari negli anziani.

Lo dimostra l’Istituto sull’Invecchiamento della University of Florida, in uno studio che conferma che un consumo eccessivo di alcol, aumenta il rischio di morte e di infarto e altre malattie cardiovascolari.

Però, un consumatore moderato di alcol rispetto a chi non lo consuma affatto, ha un rischio di decesso ridotto del 26%.

Cesare Musatti, il padre della psicoanalisi italiana, diceva che il super Io è solubile in alcol. La qual cosa spiegherebbe, per esempio, come il super Io di George Walker Bush si sia enormemente ingigantito, dopo che ha smesso di bere: forse sarebbe stato meglio che continuasse a vedere doppio, invece di conquistare il doppio mandato alla Casa Bianca.

Il fatto è che questi studi hanno l’insopportabile vocazione a prescrivere, sancire, censurare o approvare i comportamenti degli individui, con un moralismo di sottofondo ben più pericoloso degli stessi comportamenti a rischio. Con il sospetto che siano ben accetti dalle grandi compagnie che producono alcol per il consumo di massa e che hanno diretto interesse a una attenuante: un bicchiere al giorno, sette bicchieri la settimana allungano la vita del 26%.

E’ del tutto evidente che sono lo stile di vita, l’alimentazione, il peso, l’emotività, nonché la qualità della bevanda alcolica i possibili parametri di valutazione dell’effetto più o meno nocivo dell’alcol. Ma lo stesso varrebbe per la più vitale delle attività umane: non è forse il cibo una delle cause di malattia mortale?

Una cattiva alimentazione accorcia la vita, allo stesso modo di una eccessiva attività fisica. Il che rimanda direttamente al valore sociale dei comportamenti umani.

Un famosa battuta spiritosa, che a proposito di drink suona bene, dice: chi crede di affogare i guai nell’alcol, non sa che i guai sanno nuotare. Beh, buona giornata.

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