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Popoli e politiche

Osama bin Laden è stato retrocesso in serie B.

La notizia è stata riportata dal New York Times, che ha ripreso la National Public Radio. La notizia, diffusa in Italia dall’Ansa è questa: la Cia ha smantellato la sua unità specializzata per la caccia a Osama bin Laden, il miliardario saudita leader di al Qaeda.

L’unità, battezzata Alec Station, ha operato dal ’96 al 2005, quando i suoi analisti sono stati riportati al centro antiterrorismo Cia.

Evidentemente, Alec Station non ha cavato un ragno dal buco, né un bin Laden da una grotta dell’Afghanistan.

Secondo fonti interne, l’agenzia preferisce ora concentrarsi su aree geografiche piuttosto che su individui o organizzazioni. Insomma, la Cia non gioca più a uomo, ma gioca a zona: in Iraq e in Afghanistan, magari in Somalia e, perché no, anche in Iran.

E’ il fallimento della più grande campagna pubblicitaria mai realizzata dagli Usa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: sono state sprecate inutilmente migliaia di ore televisive e radiofoniche, quintali di inchiostro, decine di milioni di pagine web per costruire il nemico pubblico numero uno del mondo occidentale globalizzato.

Vi giuro che lo prenderemo, aveva detto il piccolo Bush, emulo di quel “read my lips”che costò la rielezione al babbo.

A questo punto, la domanda è semplice semplice: se la cattura di bin Laden non è più una priorità per gli Usa, perché la presenza delle truppe italiane in Afghanistan lo dovrebbe essere? Beh, buona giornata.

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Attualità

Non costringeteci a fare di tutti i tassisti un fascio.

Mai visti tanti taxi, come in queste ore. Sarebbe a tutti piaciuto ce ne fossero quando ce ne era bisogno. Tanto più che ognuno li paga, tanto più che operano su licenza di trasporto pubblico. Però, siamo in un paese democratico, e la nostra Costituzione, riconfermata dal risultato Referendum , tanto per essere chiari, tutela il diritto di sciopero.

Lo so che gli altri lavoratori dei trasposti devono dichiarare gli scioperi con un netto anticipo, lo so che il codice di autoregolamentazione vieta gli scioperi in prossimità dei grandi esodi.
Lo so che bisognerebbe garantire le fasce protette.

Ma i nostri tassisti pensano di vivere ancora nel paese della cuccagna: Francia o Spagna, basta che se magna. Alcune schegge impazzite dell’ex maggioranza di governo soffiano sul fuoco della protesta. Buon per loro, se gli va di fare questo errore: ne hanno fatti talmente tanti da perdere tre elezioni consecutive. Questo segna il tassametro: volete la ricevuta?
Va bene, allora ecco la ricevuta della democrazia.

Cominciamo da Roma.
Per chi parte o arriva da Fiumicino, un ottimo sostitutivo del taxi è il treno: parte da molte stazioni dell’anello ferroviario, costa poco, ha l’aria condizionata. La stazione ferroviaria è all’interno dell’aeroporto. Il treno arriva alla stazione Termini: lì c’è la metropolitana e gli autobus.

Per quanto riguarda Milano.
A Linate, per chi parte o arriva, c’è la linea 73, che fa capolinea dall’aeroporto di Linate, costa 1 euro, i biglietti si comprano nelle edicola della airterminal. Il 73 (la 73, coma le chiamano a Milano) percorre lo stesso tragitto dei taxi, cioè entra in città percorrendo via Forlanini. Il capolinea è in viale Europa, a due passi due da piazza San Babila: lì c’è il metrò, linea rossa.
C’è anche un pullman per Stazione Centrale.
Per chi arriva o parte per Malpensa, c’è il Malpensa Express, treno che origina dalla Stazione Nord, in piazzale Cadorna: anche lì c’è la stazione del metrò e gli autobus.

Per quanto riguarda Genova e Torino ci sono mezzi pubblici che fanno lo stesso servizio: posso chiedere ai lettori che vivono in queste due città di indicare i mezzi di trasporto che dai rispettivi aeroporti portano in città e i relativi collegamenti urbani? Beh, buona giornata.

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Società e costume

Il supporto cartaceo.

Ricevo un invito per una mostra via e-mail. Nella riga di accompagno l’allegato, trovo scritto: “Segue invito cartaceo”. Un giovane art director mi chiede un colloquio e mi dice se preferisco vedere i suoi lavori su cd o su “supporto cartaceo”. Vado da un cliente che premuroso mi chiede: “ Ha bisogno un proiettore e presentate su “cartaceo”. Cartaceo, suona spregiativo, sa di vetusto, di out. La carta stampata è diventata “cartaceo”. Dunque, non si giudicano i contenuti, ma i veicoli che li trasportano. Vanno di moda i giornali on line, le riviste on line, anche i libri stanno per lasciare il passo agli “audiolibri” su cd. Così uno va dal giornalaio e chiede: “mi da il cartaceo di oggi?” Oppure va in libreria e chiede un libro: “Mi dispiace, è terminato. Se vuole ho una copia cartacea.” Cartaceo. Come se non si dovesse leggere, ma guardare. Vedere. Ascoltare. Uno che legge è rimasto all’età del Cartaceo, era primordiale più vicina all’età della pietra che a quella dell’oro.
Uno degli scrittori giapponesi più noti in Italia, Haruki Murakami, sta vincendo una singolare battaglia: difendere chi scrive ancora a mano. Murakami settimane fa ha scritto sulla rivista ‘Annali letterari’ un articolo in cui si sollevava per la prima volta in Giappone il problema della destinazione dei manoscritti affidati agli editori. Lo scrittore giungeva a definire “una sorta di furto” la tendenza nipponica a non restituire all’autore la stesura originale di un’opera dopo la pubblicazione. La domanda è: gliel’ha scritta via e-mail o a mano su un “supporto cartaceo”?Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Società e costume

E’ stato inventato il computer da polso.

E’ una invenzione tutta italiana, è stata messa a punto dall’azienda Eurotech, specializzata nella produzione di computer miniaturizzati.
Pesa meno di 300 grammi, due etti e nove, si connette in rete e ha un cinturino rigido per agganciarlo al polso, in modo da lasciare le mani libere a chi lavora in situazioni difficili, come vigili del fuoco e medici.
“I computer indossabili ci regaleranno nuova libertà di movimento, rivoluzionando le nostre abitudini”, ha detto Roberto Siagri, presidente dell’Eurotech. Vero. Sarà come avere un orologione, sul quale digitare con un mano sola. E mentre si fanno cose con le mani, l’orologione sarà sempre a portata di coda dell’occhio.
Questo nuovo pc da polso ha un display da 65k 72 x 55 mm da 65.000 colori TFT, e grazie ad una penna apposita applicata al laccio (che è flessibile e disponibile in diversi modelli anche a seconda che siate destrorsi o mancini) è possibile interagire con il touchscreen. Il nuovo pc da polso include un ricevitore GPS, Bluetooth v1.1 e, grazie alla tecnologia wireless, può essere tranquillamente connesso senza cavi ad un qualsiasi computer centrale. Le batterie hanno una durata di sei ore in utilizzo continuo.
Secondo gli uomini della Eurotech, il pc da polso è stato studiato per le attività di logistica (magazzinieri), per la sanità (paramedici), per i vigili del fuoco, per la polizia e, immancabilmente, per le forze armate. Come per tutte le innovazioni, questo pc da polso ha senza dubbio il suo fascino, non solo legato al suo desing, ma per fatto che sancisce, è proprio il caso di dirlo, l’avvento dell’informatica pret a porter. Con quel tanto di attrattiva “fantascientifica” che ci restituisce la tecnologia miniaturizzata: dal calcolatore ai pc, dal pc al portatile, dal palmare al pc da polso prosegue imperterrita la corsa della fantatecnologia, come dire che le grandi idee diventano sempre più piccole, più comode, più maneggevoli.
Rimane il problema dell’uso che se ne fa, esso dipende da larghe vedute, ampie intuizioni, grandi idee umane. Che si scontreranno sempre con la mediocrità e la pochezza di chi crede che la tecnologia risolve tout court tutti i problemi umani. Mettete un computer miniaturizzato al poso di un microcefalo e avrete la certezza che sta per succedere un grosso guaio. (Beh, buona giornata)

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