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Come mai, come mai.

La vicenda dei precari dei call center Atesia ha riaperto il dibattito sul lavoro precario in Italia. Berlusconi si vantava che in Italia il costo del lavoro fosse il più basso in Europa.

Abbiamo visto che i profitti delle aziende non sono stati reinvestiti in innovazione, abbiamo visto la crescita economica del sistema Italia essere la più bassa d’Europa. In compenso, è nata la categoria economica degli immobiliaristi, “i furbetti del quartierino”che gestivano i profitti derivati dai risparmi sul costo del lavoro, finiti nella tasche di alcuni, e reinvestiti in immobili. O nei beni mobili, cioè nel mercato azionario, tassato solo al 12,50%.

I neoliberisti dicono che tutto deve essere risolto dal mercato. Infatti, il presidente di Assocontact, l’associazione degli imprenditori dei call center dice che i salari bassi e l’uso smodato dei precari non è colpa loro, ma di quelle piccole aziende, i”cantinari”che fanno dumping sugli appalti, e fanno subappalti. Insomma: i benefici della concorrenza me li metto in tasca io, i difetti del mercato sono a carico dei lavoratori.

L’Italia è cambiata, ma la musica sembra sempre la stessa, quella che nei cortei degli anni delle tute blu: “come mai, come sempre in c….agli operai!?”

Il superamento della legge Biagi è nel programma del governo Prodi. Caro Romano, hai voluto la bicicletta, adesso pedala. Beh, buona giornata

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L’odio e l’audience.

Per fare audience, bianchi contro neri contro ispanici contro asiatici. Succede su ‘Survivor’, uno dei più famosi reality tv, trasmessi negli Usa.
E così, gli autori del programma hanno diviso i 20 concorrenti per razza.
Siccome è quello che si voleva succedesse, è scoppiata subito la polemica.
I
responsabili del programma erano stati accusati nelle scorse edizioni di dare troppo spazio a concorrenti bianchi. Che fare? “Abbiamo deciso di trasformare le critiche in un elemento creativo” ha spiegato il conduttore Jeff Probst. La polemica è scoppiata con il netto anticipo che ci vuole per promuovere un programma tv, il quale infatti andrà in onda il 14 settembre prossimo.

Però, la ragione principale dell’introduzione dell’”elemento creativo”, secondo i critici, sarebbe il calo di spettatori (-25%) registrato nella scorsa edizione. Quel meno 25 avrebbe potuto far addivenire a più miti consigli. E invece no. Per fare audience va bene tutto, anche l’intolleranza razziale.

Poi uno non si spiega perché alcune grandi marche americane disinvestono in tv. Beh, buona giornata.

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Ridateci la sabbia.

Pare che sul sito tedesco di eBay sia possibile comprare la sabbia delle spiagge italiane. La sabbia, presumibilmente rubata da turisti tedeschi, è in vendita su internet a poco meno di due euro a bustina, con tanto di foto dimostrativa.

Basta un clic e, per esempio i granelli della spiaggia di Capoliveri, di Salina e di altre località balneari italiane arrivano comodamente a casa dell’acquirente.

Il responsabile di Legambiente per le isole minori ha detto: ”Dopo i furti dei sassi levigati dalla spiaggia di Pomonte per farne ornamenti e muretti da giardino; dopo i ciottoli picchiettati di nero della spiaggia delle Ghiaie, asportati a migliaia dai turisti come souvenir della riva dove sbarcarono gli Argonauti, che macchiarono i ciottoli con il loro sudore, ecco per il litorale dell’Elba un altro furto pericoloso”.

Il fatto è gravissimo: non è che uno può fare un indulto al giorno per i politici dalla mano lesta, per le barbe finte fellone, per gli imprenditori disinvolti, per furbetti e furboni e se continua così, come faremo a insabbiare i prossimi scandali, inchieste, evasioni fiscali, e processi? Beh, buona giornata.

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Forse a Gaza torna la politica.

Dopo il ritiro delle truppe israeliane e lo smantellamento degli insediamenti dei coloni, la situazione a Gaza è peggiorata: sporcizia ovunque, non c’è sicurezza per i cittadini, è stato un errore lanciare missili in territorio israeliano, per poi non essere in grado di difendere il territorio.

A dirlo pubblicamente il portavoce di Hamas, Ghazi Hammad, che ha fatto autocritica su governo e milizie palestinesi in un intervento alla radio israeliana.

Già ieri su un quotidiano aveva usato toni critici nei confronti del governo Hamas, che egli stesso rappresenta, per la situazione disastrosa nella striscia di Gaza, che ‘non si può attribuire solo all’occupazione’ da parte di Israele.

Forse un passo avanti per un governo di unità nazionale con Fatah, forse un passo indietro dell’ala militare di Hamas. Quando tacciono le armi, forse parla la politica. Beh, buona giornata.

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Ogni riferimento è puramente casuale.

Il New York Times ha scoperto un sospetto di insider trading nel 41 per cento delle maggiori fusioni dello scorso anno. Secondo il quotidiano, il 41 per cento delle società target di acquisizioni nel corso del 2005 hanno registrato transazioni di borsa ‘anormali o sospette’ prima che le fusioni diventassero pubbliche. Per il New York Times chi ha comprato azioni durante quei periodi ha conseguito guadagni fino al 40 per cento.
Ogni riferimento a fatti e persone e società e banche italiane realmente esistenti è assolutamente casuale. Per quanto riguarda il parco buoi, come vengono allegramente definiti i piccoli risparmiatori di Piazza Affari, si precisa che nessun animale è stato ferito o maltrattato durante la stesura di queste righe.
Beh, buona giornata.

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Il pretesto.

Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha inaugurato l’impianto di produzione di acqua pesante del reattore nucleare di Arak. L’Iran sta costruendo un reattore ad acqua pesante ad Arak, 180 km a sud-est di Teheran, parte fondamentale nel piano nucleare iraniano e capace di produrre plutonio, secondo alcuni potenzialmente in grado di essere impiegato per fabbricare ordigni nucleari.

Sono mesi che Dick Cheney cerca un pretesto per dimostrare che l’Iran sta costruendo la madre di tutte le armi di distruzione di massa, la bomba atomica.

Gli Usa hanno pronta una risoluzione da far approvare all’Onu contro l’Iran, passo diplomatico propedeutico ai piani di attacco ipotizzati contro Teheran.

Nonostante l’offerta iraniana di riaprire le trattative con il gruppo dei 5+1, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha inaugurato oggi un ottimo pretesto per un nuovo conflitto?
Beh, buona giornata.

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Quando c’è di mezzo il petrolio.

Tre dipendenti della Saipem, uno dei quali italiano, sono stati rapiti ieri in Nigeria dopo un attacco armato a una piattaforma petrolifera a Port Harcourt.

L’italiano sequestrato si chiama Mario Pavesi, è un tecnico della ditta Sanco spa di Galliate (Novara) specializzata in impianti antincendio Sull’episodio, confermato in nottata dalla Farnesina, si conoscono solo pochi dettagli.

A Gennaio venne attaccata da un folto gruppo di uomini armati anche una istallazione petrolifera dell’Agip.

Nel mese di Maggio tre dipendenti dell’Eni, tra cui un italiano, furono rapiti. In questo caso la liberazione avvenne molto rapidamente.

A Luglio il quotidiano Guardian di Lagos ha riportato la notizia del sabotaggio di un oleodotto della Nigerian Agip Oil Company che avrebbe causato la perdita di 120.000 barili quotidiani. Lo riferì l’Ansa, che riportò anche di una smentita dell’Eni, che ammetteva solo un danneggiamento alla rete di raccolta di una struttura di collegamento stimando la soluzione del problema “a breve, con una perdita di materiale irrilevante”.

Gli attacchi, le violenze e i rapimenti, cresciuti di intensità nell’ultimo anno e mezzo e indirizzati contro le multinazionali del petrolio, tra cui anche le compagnie italiane hanno già prodotto, dal mese di febbraio, un calo di oltre un quarto della produzione petrolifera della Nigeria, ottavo maggiore esportatore di idrocarburi al mondo.

Meno se ne estrae, più sale il prezzo. Prima delle avventure belliche in Afghanistan e in Iraq il prezzo al barile era 22 dollari. Ora siamo vicini agli 80 dollari.

E’ per questo che fanno più notizia i turisti derubati che i tecnici italiani rapiti? Beh, buona giornata.

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Ma è tempo che torni la politica.

A proposito del mio “Ben tornata Europa”, Martina mi ha scritto questo commento:

Quante ruspe manderà l’Europa? Quanti sacchi di cemento? Quanti operai edili? Quanta carta per le scuole? Quante garze per i feriti? Quanti mezzi per la ricostruzione, e ancor prima per dipanare la matassa delle macerie? Israele non ha mica bombardato solo il confine, ha distrutto ponti, ospedali, fabbriche. Siamo sicuri che vogliamo lasciare che sia hezbolla ad occuparsi di tutto questo? Chi si occuperà di ripulire il mare? E con i soldi di chi? Una volta si diceva “chi rompe paga e i cocci sono suoi”. Israele è pronta a smaltire centinaia di migliaia di sacchetti di calcinacci?
(Scritto da: martina | 25/08/06 a 14:44 )

Diciamo subito che non vedere la finestra che si è aperta con il parziale fallimento dell’azione militare israeliana in Libano è un errore, un errore piccolo, ma fatale, una sorta di estremismo infantile, come altri ce ne sono stati nella storia passata e recente.

La valutazione deve essere politica. Vanno individuate le contraddizioni, e scegliere la contraddizione principale. Le contraddizioni sono molte, e ognuna, messa in luce dal dibattito attorno al ruolo italiano di questi anni nello scenario della guerra preventiva al terrorismo, così come è stata imposta dagli Usa al mondo, e dal governo Berlusconi negli scorsi 5 anni, ha la sua valenza e dignità. Ma la domanda è: quale è stato il ruolo dell’Italia durante gli ultimi cinque anni? Cioè: qual è stata la contraddizione principale?

Essa è stata l’appoggio incondizionato alla politica estera Usa. Una politica imperiale e, dunque unilaterale: ha spaccato la politica estera della Ue, ha diffamato prima e messo all’angolo poi l’Onu. La politica estera Usa ha prodotto guerra, ha esportato il terrorismo islamico, ha coinvolto le politiche interne dei paesi europei, compreso il nostro, sul terreno della sicurezza nazionale.

Non sono state violate solo le costituzioni nazionale, come la nostra, per mandare in “guerra” soldati in Afghanistan prima e in Iraq poi. Sono state violate ripetutamente le stesse sovranità territoriali, come il sequestro, pianificato, di cittadini di nazionalità araba sui territori europei ha dimostrato.

Sono state assunte norme restrittive, in automatica applicazione delle direttive del Pentagono e dei servizi di sicurezza Usa, scavalcando i parlamenti e gli stessi ministeri europei degli affari interni, ridotti a rango di notai di decisioni prese a Washinton o a Londra. La situazione nei nostri cieli e nei nostri aeroporti valga come esempio eclatante.

In sostanza, si è applicato a man bassa l’antico principio, secondo il quale “un popolo spaventato si governa meglio”.

Il governo Berlusconi è stato nemico della pace e della legalità internazionale, ma soprattutto del lavoro, della cultura, della libertà d’informazione, dei migranti e, per il semplice fatto di essere rozzamente e smaccatamente neoliberista, è stato il nemico giurato di ogni forma di eguaglianza.

La politica estera dell’attuale governo di centro-sinistra si muove tra le macerie lasciateci dal berlusconismo. Sul caso specifico, però, ha riportato sulla scena la questione dell’autonomia delle cancellerie europee, ha rimesso in partita l’Onu. Questo è un fatto politico. E’ su questo fatto politico che va ricalibrato il dibattito. Non si tratta di dire mi piace o non mi piace, né di testimoniare distinguo o adesioni. Si tratta di valutare una fase nella quale il governo italiano non è più nemico, esso può essere considerato un avversario, bisogna calibrare una nuova dialettica, caso per caso, questione per questione: lavoro, cultura, libertà civili, libertà d’informazione, comando sui sistemi di informazione di massa, la tv in prima istanza, migranti.

E’ stato scritto che il movimento per la pace deve rivendicare autonomia di valutazioni sulle posizioni del governo in politica estera. Sacrosanto. Autonomia non significa, però non vedere il cambio di passo. Perché questo metodo sarebbe opportunismo: la pura ricerca di una identità di pezzi e spezzoni della sinistra, alla ricerca di suggestioni “autocelebrative” la propria ragion d’essere, e che oggi soffrono del nuovo ruolo dell’Italia in politica estera, come se gli asciugasse l’acqua in cui nuotare. Il piccolo cabotaggio è un male antico.

Autonomia significa capire la fase, agire di conseguenza. In altre parole, vuol dire tornare a fare politica. La politica ci dice oggi che il ritorno del protagonismo dell’Europa, accanto all’Onu sullo scenario mediorientale va registrato con attenzione. Ci sono tutte le incognite. Ma cosa sarebbe la politica senza incognite? Beh, buona giornata.

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Cosa può fare un blog?

A proposito del mio “I giorni dell’Ira”, la signora Lucia Mancusi ha scritto un commento che è una richiesta di aiuto. Provo un terribile senso di impotenza. Non posso fare altro che dare un maggior risalto al suo commento. Nella vana speranza le sia di un qualche aiuto. Beh, buona giornata.

“Commenti
aiutateci ad avere giustiziaa anche noi abbiamo perso un nostro caro ucciso dalla polizia thailandese a Nong khay il 20/10/2002. Mio fratello Marcello Mancusi viene percosso selvaggiame4nte e poi strangiolato mentre si trovava in caserma.

Scritto da: mancusi lucia | 24/08/06 a 11:19”

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Brividi.

Il Cavaliere è stato accolto al grido di “Silvio, Silvio” dal popolo ciellino, riunito al Meeting di Rimini . “Secondo noi l’Italia deve essere cattolica e degli italiani. La sinistra pensa invece a un’Italia plurietnica”.

Non basta, perché vuole l’applauso:” Cercai Don Giussani nel ’93, per averlo accanto nelle decisioni di scendere in politica e ho tentato di averlo sempre accanto. Ricordo con commozione gli ultimi incontri e ho ancora i brividi ripensandoci. Lui mi disse che il destino mi aveva fatto diventare l’uomo della provvidenza”.

Anche noi abbiamo ancora i brividi. Beh, buona giornata

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Ben tornata Europa.

E’ un messaggio in diretta televisiva, alle 20, a segnare la svolta: quello del presidente francese Jacques Chirac, che annuncia l’invio in Libano di altri 1600 soldati francesi, che andranno ad aggiungersi ai 400 già nel Paese L’annuncio della Francia, appreso “con soddifazione” da Romano Prodi, dà certezza all’Italia che è disposta a inviare fino a 3.000 uomini.

Comincia a delinearsi l’ossatura della missione che sotto la bandiera azzurra dei Caschi Blu sarà l’espressione dell’impegno di tutta l’Europa per contribuire a risolvere la crisi. Il Belgio dovrebbe inviare un contingente di sminatori, la Finlandia un contingente di 150-200 “scarponi”, la Polonia starebbe pensando a un contributo di circa 700 soldati, e altrettanti ne potrebbe inviare la Spagna.

Anche la Gran Bretagna, impegnata su più scacchieri in Medio Oriente, contribuirà con mezzi aerei, mentre la Germania dovrebbe fornire mezzi navali per la sorveglianza delle coste libanesi. Mezzi aerei e navali potrebbero venire anche da Danimarca e Grecia.
Chi guiderà la missione? Quali le regole d’ingaggio? ”Ho sentito oggi Kofi Annan, a Bruxelles annuncerà tutti i dettagli”. Anche sui numeri della missione ”non voglio precedere Annan” ha dichiarato Prodi: “L’Italia si atterrà a quanto stabilito dal Palazzo di Vetro”.
Ben tornato Onu, ben tornata Europa. Ben tornata l’Italia in Europa. Beh, buona giornata.

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Il pianeta nano.

E’ durato poco il sistema solare a dodici pianeti. La stessa commissione internazionale di astronomi che pochi giorni fa aveva promosso i tre nuovi pianeti Cerere, Caronte e 2003 UB313 (Xena), ha deciso oggi di togliere a Plutone la stessa “dignità”, retrocedendolo al rango di “pianeta nano”. Il sistema solare secondo gli astronomi della Iau (Unione astronomica internazionale) riuniti in questi giorni a Praga è quindi formato da undici pianeti. Otto quelli “classici”: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Urano e Nettuno in ordine di distanza dal Sole.

Il declassamento di Plutone è stato dettato dalle sue dimensioni troppo piccole (il suo diametro medio è di circa 2306 chilometri). I miglioramenti nelle osservazioni spaziali stanno permettendo infatti agli scienziati di scoprire l’esistenza di molti altri corpi celesti della grandezza simile a quella dell’ex pianeta e da qui l’esigenza di introdurre la categoria dei “pianeti nani”.

Per il momento non si registrano reazioni da Arcore. Beh, buona giornata.

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Lavoro Leggi e diritto Media e tecnologia

Gli sfruttati della comunicazione.

Crea imbarazzo nel governo e nella maggioranza il caso Atesia, una delle principali società italiane di call center, alla quale l’Ispettorato del lavoro ha imposto di assumere con contratto a tempo indeterminato 3200 lavoratori attualmente “a progetto”.

Prudente il commento del ministro del Lavoro Cesare Damiano: “Mi riservo di esaminare i documenti su Atesia, ma per cò che concerne i call center in generale, 250 mila persone occupate in 700 aziende, l’obiettivo è di regolarizzare tutto il settore”.

Il presidente dell’associazione di categoria Assocontact (Fita-Confindustria), Umberto Costamagna, avverte: “Se la decisione fosse estesa si minerebbe l’intero settore, mettendo in ginocchio le aziende e obbligandole a fare a meno di 50-60 mila collaboratori e mettendo a rischio altri 20-30 mila addetti assunti a tempo indeterminato”.

Giorgio Cremaschi, membro della segreteria della Fiom, dice che “è necessario che il governo assuma ed estenda queste interpretazioni in tutto il settore dei call center”. Il gruppo Cos-Almaviva di cui fa parte Atesia (che lavora per Tim e Wind), ma anche per altre società (Alicos con Alitalia e InAction con Fiat) è una creazione dell’imprenditore Alberto Tripi.

Alberto Tripi, è un sostenitore dell’Ulivo della prima ora, vicino alla Margherita e in particolare al vicepremier Francesco Rutelli. Tripi nel 2005 ha fatto il salto di qualità acquistando da Telecom la società di software Finsiel, cambiandole il nome in Almaviva. Oltre a servire le principali aziende private, si è aggiudicato commesse con ministeri e società pubbliche come i Monopoli di Stato.
Lo Stato produce precariato? E’ atipico. Beh, buona giornata.

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I migranti che fecero l’impresa.

Secondo l’Osservatorio della Confartigianato gli imprenditori extra-comunitari in Italia sono 372 mila. Si tratta di una quantità significativa, pari al 4,7% degli imprenditori in Italia.

La presenza più consistente di imprenditori extracomunitari si concentra nelle costruzioni (68,3%), segue il tessile-abbigliamento (9,4%) e trasporti (7,4%). Il 48,5% proviene dai Paesi dell’Europa non comunitaria, per il 25,7% dall’Africa, 13,2% dall’Asia.
Chissà come ci sono rimasti male Calderoli e soci. Beh, buona giornata.

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Scarponi e cannoni.

L’artiglieria israeliana ha bombardato stamani la cittadina libanese di Shebaa, nel settore orientale della ‘linea blu’ che segna il confine tra Libano e Israele. Lo ha riferito la Tv libanese Lbc. L’emittente ha precisato che l’artiglieria israeliana ha aperto il fuoco contro la zona est di Shebaa, a un chilometro di distanza da una postazione dell’esercito libanese, che venerdì scorso ha preso posizione nella zona.

La cittadina di Shebaa è situata di fronte alla zona contesa delle omonime Fattorie, occupata da Israele nel 1967 e a cavallo del triplice confine con la Siria.

E’ almeno la terza volta che si spara nonostante il cessate-il-fuoco. Mentre l’Europa cerca scarponi, in Libano non tacciono i cannoni. Beh, buona giornata.

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Panic.

Un aereo della compagnia Usa Northwest è rientrato all’aeroporto di Amsterdam-Schiphol scortato da due F-16 per un allarme a bordo. Le autorità hanno sentito alcuni passeggeri del volo, mentre il portavoce del dipartimento olandese per l’antiterrorismo ha sottolineato che il livello di allerta allo scalo di Amsterdam rimane per ora invariato.

Giorni fa un atterraggio d’emergenza di un volo low cost inglese in aeroporto italiano. Pare ci fosse un biglietto minaccioso.
Qualche giorno prima una donna ha un malore da mal d’aria su volo di linea diretto negli Usa. Il volo atterra d’emergenza temendo un attentato.

Sembrano scene tratte del film “L’aereo più pazzo del mondo”, quando a bordo appariva prima la scritta “no panic” e poi “panic-panic”. Ma qui la sequenza è rovesciata. E la comicità lascia il posto al grottesco della propaganda sulla sicurezza.

Siamo al vero tormentone dell’estate: dalla commedia dell’arte alla commedia della guerra.
Beh, buona giornata.

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Taxi driver.

Un tassista di Ischia è stato arrestato per aver picchiato un cliente che chiedeva la ricevuta. L’accusa è di lesioni gravi ed omissione di soccorso. Salvatore Mazzella a fine corsa ha chiesto al cliente il pagamento di 40 euro.

Questi ha contestato la tariffa, ritenendola esosa, e ha preteso la ricevuta fiscale. Il tassista ha infilato il braccio del cliente tra il vetro e lo sportello ed è partito trascinandolo. L’uomo ha una prognosi di 40 giorni.

Chiedere la ricevuta fiscale? Una vera provocazione. Beh, buona giornata.

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Sbarchi clandestini, ecco come si fa.

Spagna e Senegal hanno concordato di iniziare pattugliamenti navali congiunti per tentare di contenere il flusso d’immigrazione clandestina. La decisione è stata presa dopo che in tre giorni sono arrivati più di mille cittadini africani nelle isole Canarie.
Dopo un incontro con la controparte senegalese a Dakar, il ministro dell’interno spagnolo Perez Rubalcaba ha annunciato che due navi della guardia civile spagnola cominceranno a pattugliare le coste del Senegal entro il fine settimana.
Caro ministro Amato, il viaggio per Tripoli glielo paga il governo, o dobbiamo fare una colletta?
Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Torturare è giusto, torturare è possibile.

Per sostenere il ripugnante principio secondo la quale ci vuole un “compromesso tra lo stato di diritto e la sicurezza nazionale”, qualche giorno fa sul Corriere della Sera, nei giorni immediatamente successivi all’allarme antiterrorismo lanciato negli aeroporti inglesi, Angelo Panebianco ha scritto:“Immaginiamo che tra qualche mese venga fuori che l’Apocalisse dei cieli, il grande attentato destinato a oscurare persino gli attacchi dell’undici settembre, con migliaia di vittime innocenti, sia stato sventato solo grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani, di un jhadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente.”

Panebianco si è poi chiesto:”Chi se la sentirebbe in Europa di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.”
A proposito di tortura e di giustificazione politico-giuridica della tortura, esemplare il caso di Craig Murray, che è stato recentemente intervistato per RaiNews24 da Mario Sanna e Maurizio Torrealta.

Craig Murray è stato ambasciatore britannico in Uzbekistan. Nel periodo cha va dall’agosto del 2002 all’ottobre del 2004 ha scoperto la tortura dei servizi segreti uzbeki sui prigionieri politici e ha denunciato l’uso che delle informazioni estorte, spesso inattendibili, facevano la Cia e il ‘Foreign Office’ inglese.

Craig Murray è stato ascoltato dalla Commissione d’inchiesta dell’Europarlamento sui voli e i sequestri della Cia in Europa alla fine di aprile. Murray è stato ambasciatore britannico in Uzbekistan dal 2002 al 2004. Cosa ha dichiarato Murray alla Commissione? Ha detto che i servizi segreti americani e britannici hanno utilizzato testimonianze di detenuti ottenute mediante tortura e non ha escluso che i servizi segreti di molti paesi europei fossero informati di quanto facessero i loro colleghi in Uzbekistan.

L’ambasciatore ha parlato di “cooperazione” tra i servizi nazionali quando si è avuto a che fare con detenuti sospettati di terrorismo in Uzbekistan. L’alto funzionario si è detto certo del fatto che i servizi uzbeki torturassero i detenuti e che la CIA e l’MI6 britannico ottenessero le informazioni sebbene non partecipassero agli “interrogatori”.

Murray ha raccontato d’aver posto il problema al ministro degli esteri britannico, Jack Straw, il quale concluse, dopo un incontro con il capo dei servizi MI6, che ricevere informazioni ottenute sotto tortura non avrebbe contravvenuto alla Convenzione ONU contro la tortura. A proposito di una domanda posta dal relatore della commissione, Claudio Fava, l’ambasciatore Murray ha affermato di non avere informazioni sulla condivisione delle informazioni tra la CIA e i servizi segreti di Paesi occidentali: “Tuttavia – ha aggiunto – la Germania aveva particolari e stretti legami con i servizi di sicurezza uzbeki e credo che lo scambio di informazioni sia avvenuto”.

Murray ha raccolto le testimonianze di intere famiglie, rivoltesi a lui per assistere i loro congiunti ‘scomparsi’ e sequestrati dai servizi segreti uzbeki. Ha condotto un’indagine e ritiene che oltre 7000 persone, oppositori del regime uzbeko guidato da Islam Karimov, siano state sequestrate e torturate per ordine del governo. Secondo Murray questa azione di feroce repressione interna è stata anche finalizzata alla raccolta di informazioni da parte della Cia.

Secondo la testimonianza di Murray, i prigionieri sotto tortura erano costretti a confessare di tutto: che erano membri di al Qaeda; che avevano contatti con l’Afghanistan e con lo stesso Bin Laden; che andavano in Afghanistan per incontrarlo o che conoscevano persone implicate in questo. Inoltre, chi era torturato era disposto ad ammettere che un gruppo uzbeko di opposizione fosse collegato ad al Qaeda e addirittura confessavano che persone che loro nemmeno conoscevano erano attivisti di Bin Laden.

Ecco un brano dell’intervista di Mario Sanna e Maurizio Torrealta per RaiNews24.

Craig Murray ha voluto raccogliere una dettagliata documentazione sulle violazioni dei diritti umani in tutto il mondo in suo sito e lo sta facendo anche in polemica con il sistema dei media. Come ha reagito la stampa inglese tradizionale davanti alla sua vicenda e alle sue denunce.

I media britannici hanno difficoltà a affrontare a viso aperto questo punto. Nessuno ha mai domandato in modo diretto: “Voi usate materiale di ‘intelligence’ ottenuto con la tortura?” , oppure: “Ma voi non istigate di fatto regimi come quello uzbeko, saudita, algerino? Non incoraggiate questi regimi alla tortura?”. Nessun giornalista ha posto mai queste domande difficili e così il ‘Foregn Office’ è stato in grado di manipolare l’opinione pubblica su questo punto.

Dopo l’11 settembre l’intero sistema dei media in Gran Bretagna è stato dominato dal timore di non mostrare immagini e a non porre sul tappeto questioni che fossero considerate poco patriottiche. Il direttore della BBC e’ stato mandato via perché aveva detto che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa. Ora sappiamo che ciò che diceva la BBC era vero, che non c’erano armi i distruzione di massa in Iraq, ma le due persone ai vertici della BBC sono state mandate via per aver detto una cosa del genere, quindi e’ comprensibile che i giornalisti non si sentano pronti a scavare in profondità su questo argomento nel Regno Unito.

La sua deposizione davanti alla commissione d’inchiesta che indaga sui voli Cia, non è passata inosservata, anzi, ha destato grande sensazione tra gli europarlamentari. Di tutta questa vicenda drammatiche che lei ha vissuto, che ci ha raccontato, qual è stato l’aspetto che più l’ha ferita?

La cosa peggiore per me è stata la scoperta che altri funzionari pubblici, persone che conoscevo da 20 anni erano al corrente di questa situazione. Sono rimasto sbalordito quando ho scoperto che Michael Wood che e’ una brava persona, un uomo che conoscevo da molto tempo trovava una giustificazione legale al modo in ui si poteva eludere il divieto giuridico contro la tortura

A questo punto inizi a pensare: “Perché le persone non si assumono la responsabilità morale delle loro azioni?”.

Se qualcuno riesce a trovare una giustificazione legale alla tortura, allora e’ facile capire come un funzionario pubblico in Germania possa avere ricevuto ordini di andare ad Auschwitz con i carri bestiame e dire: “io sto facendo solo il mio lavoro, sono solo un funzionario pubblico”.

L’articolo di Panebianco, accanto, fatte le debite proporzioni a quelli di Magdi Allam e di Giuliano Ferrara, per non parlare di quelli dell’agente Betulla, e di tutta la macchina propagandistica a favore della guerra di civiltà hanno segnato in questi anni il punto di non ritorno tra lo stato di diritto e la logica della guerra infinita al terrorismo. La testimonianza di Craig Murray è un balsamo per la coscienza critica di ciascuno di noi. Per questa azione in difesa dei diritti umani, Murray è stato costretto ad abbandonare la diplomazia. Beh, buona giornata.

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L’odontotecnico di Bergamo che parla fuori dai denti.

Contro gli sbarchi di immigrati occorre applicare la legge Bossi-Fini che prevede “anche l’uso della forza” perché con una “salva davanti e una dietro” le navi dei clandestini non partirebbero più. E’ questa l’opinione di Roberto Calderoli, vice Presidente del Senato. E aggiunge:” la legge Bossi-Fini va soltanto applicata fino in fondo e la legge parla chiaramente di respingimento alle frontiere e, nel caso, anche dell’utilizzo della forza”.

Non solo: “Una salva davanti, una salva dietro al limite delle acque territoriali e vedrete che – aggiunge il vice presidente del Senato – non solo le navi ritorneranno sui loro passi, ma inizieranno a non partire nemmeno più sapendo ciò che li attende nelle acque intermedie.”

Lo spessore politico e morale del senatore in questione è a tutti noto. E’ noto non perché sia intellettualmente rilevante, quanto per il fatto che molti telespettatori lo videro apostrofare in diretta tv Rula Jebreal, giornalista de La 7 con un elegante riferimento al colore della sua pelle: “Lei è abbronzata”.

E’ noto non perché la sua figura sia politicamente rilevante, ma perché alcune migliaia di telespettatori della tv pubblica lo hanno visto sbottonare la camicia per mostrare la sua intima t-shirt, nella quale s’era fatto serigrafare una delle vignette su Maometto. Complice Clemente Mimun, direttore di RaiUno.

Il programma fu registrato nel primo pomeriggio, ma fu comunque mandato in onda in prime- time, dopo il tg delle 20 di RaiUno. Immediatamente dopo questa sconcia bravata avvennero scontri nella città libica di Bengasi, scontri con le forze di polizia, accorse a protezione del Consolato italiano. Il bilancio della performance televisiva del sen. Calderoli, allora Ministro per le Riforme, fu 16 manifestanti morti ammazzati e un paio di centinaia di feriti.

L’allora Ministro si dovette dimettere, gesto irrilevante perché il Governo Berlusconi era dimissionario, essendo l’Italia in campagna elettorale.

Comunque, il console italiano a Bengasi dovette lasciare di corsa la sede diplomatica, data alla fiamme dai dimostranti inferociti. Una bella pagina per la nostra diplomazia.

Ciò che invece è ignoto è il motivo per cui i senatori della Repubblica abbiano votato il nome di Roberto Calderoli alla carica di vice presidente del Senato. Va ricordato che la presidenza del Senato è, per la Costituzione, la seconda carica dello Stato.

E’ troppo chiedere al presidente del Senato, sen. Franco Marini, impegnato al Meeting di Rimini, molto impegnato nel sostenere il dialogo istituzionale con la vecchia maggioranza, come è stato possibile eleggere un vice presidente che vorrebbe usare le cannonate contro i migranti?

La senatrice Angela Finocchiaro, capo gruppo Ds al Senato ha qualche idea in proposito? E gli altri capogruppo dei partiti di maggioranza?

E’ vero che va garantito il diritto di esprimere liberamente le proprie convinzioni politiche, sbagliate che siano, a un membro della minoranza Ma il signore in questione non ricoprirebbe un carica istituzionale, se non ci fosse stato un accordo tra i gruppi parlamentari in Senato. Si diventa vice presidente sparandole grosse?

E’ anche vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: ma è proprio del mare della Sicilia che stiamo parlando. Beh, buona giornata.

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