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Attualità

La politica Fini a se stessa.

Berlusconi al seminario di Gubbio di Forza Italia spara a zero sul governo: “Io non credo che noi potremo votare sì alla missione in Libano. L’opposizione – ha poi aggiunto – la faremo certamente in Parlamento e certamente con manifestazioni nelle piazze”

I propositi combattivi trovano subito l’apprezzamento di Gianfranco Fini. “Berlusconi a Gubbio ha colto nel segno, indicando in una opposizione inflessibile, non pregiudiziale, da svolgersi nel confronto con le categorie e se necessario nelle piazze, la via per contrastare il governo Prodi”, ha commentato il presidente di An. C’è una gran voglia di menar le mani, nel senso dell’applauso, da parte del partito di Fini.

Lo si era visto con l’appoggio alle proteste dei tassisti, quando Alemanno fu accolto in piazza al grido di ”duce duce”, tanto per far capire che significa l’appoggio alle categorie.

La Russa si presentò in Parlamento con pagnotte di pane, per protesta contro le liberalizzazioni delle licenze dei panificatori, quelli che una volta di chiamavano fornai.

Anche gli avvocati sono in agitazione, con l’appoggio del partito di Fini. Sulla politica estera, Fini ha annunciato di voler presentare una mozione in Parlamento per chiedere al governo se le missioni in Afghanistan e Iraq siano o no missioni di pace, con l’intento di creare contraddizioni tra il governo e i partiti della cosiddetta sinistra radicale. Dunque non è una strategia politica in politica estera, ma l’uso della politica estera a fini di politica interna.

Fini fa finta di credere che a Berlusconi possa interessare una opposizione “inflessibile per contrastare il governo Prodi”. In realtà, e Fini lo sa, a Berlusconi interessa solo e soltanto la salvaguardia ad ogni costo della posizione dominante di Mediaset sul sistema televisivo italiano.

Non è un caso che Berlusconi ha detto chiaramente a Gubbio che non vuole la legge sul conflitto di interessi e che non vuole la riforma della Rai. Fini continua a fare i conti senza l’oste, perché è un leader che soffre dell’essere orfano del carisma di un padre ispiratore. Fini ha un alta opinione di se stesso, tipica della sua storia politica, quella del Msi di Almirante, che ha sempre cercato di sfruttare le contraddizioni interne alla Dc per testimoniare la centralità della destra anticomunista. Fini si crede scaltro e dotato di magniloquenza.

Ma nella politica moderna gli artifici retorici dell’eloquenza trovano lo spazio di un mattino, prima della prima edizione dei tg. Fini appare spaesato, non ha un progetto strategico, ma una serie di tattiche.

Tutta l’esperienza di governo è stata un sequenza di tatticismi: la sciocchezza di aver firmato insieme a Bossi la legge sull’immigrazione, che si è ben presto rivelata un fallimento.

La legge sulle droghe è stato un manifesto all’intolleranza, una inutile dimostrazione muscolare contro la riduzione del danno della tossicodipendenza.

La legge Gasbarri, è stata un esempio straordinario di servilismo verso Berlusconi e le sue aziende.

La breve permanenza di Fini alla Farnesina ha mimato l’autoleggittimazione della destra a importanti incarichi di governo, ma l’opera del ministro è stata opaca, subalterna a tratti tragicomica: come l’unità di crisi per lo tsunami, due briefing al giorno con la stampa, una strampalata conta dei morti italiani, che per fortuna si rivelò infondata.

Sul piano politico non si può non contare l’errore madornale di essersi schierati per il sì al referendum costituzionale, trascinando An nella certezza della sconfitta, non solo elettorale, ma delle stesse idee-forza della destra sulla la riforma dello stato.

Nel frattempo, An ha tentano l’invasione delle stanza del potere alla maniera dei “forchettoni” della peggiore DC. I nuovi “forchettini” si sono infilati alle Poste, alle Ferrovie, alla Rai, nella Sanità. Gli scandali alla Rai e nella Sanità hanno ben più che lambito la figura politica di Gianfranco Fini, anche sul piano dei rapporti personali e famigliari. Sul piano interno, l’azzeramento degli incarichi di partito non è avvenuto per decisione politica, ma è suonata come rappresaglia ai pettegolezzi sulla presunta storia sentimentale con una donna ministro, registrati in un bar del centro di Roma da un giornalista e pubblicati da un quotidiano, di proprietà di un parlamentare di An.

A Fini manca un Almirante e lo ricerca in Berlusconi. Al quale deve molto, in termini politici e non solo. Fini rischia di finire strangolato dagli interessi usurai. Forse bisognerebbe dirglielo apertamente, invece di coccolarlo come il capo di futuro partito di destra moderna.

La Fiuggi 2, quella della rigenerazione del partito, ammesso che si faccia, appare sempre di più una altra operazione tattica, fine a se stessa. Anzi, Fini a se stesso. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro

E il cliente rapinò la sua banca.

Aveva chiesto un prestito per coprire altri debiti e al rifiuto ha rapinato una banca. La donna 36enne, operaia a tempo indeterminato e madre di 3 figli, a Legnano aveva contratto debiti con finanziarie per affrontare le necessità della famiglia. Non potendo onorare i ratei aveva chiesto un prestito a un’altra banca che le è stato negato.

Ha quindi deciso di rapinare la sua banca armata di coltello. Bottino: 7.800 euro. Scoperta dai carabinieri ha confessato di non riuscire ad andare oltre il 22 di ogni mese.

“Quei soldi mi servivano per pagare i debiti. Avevo troppo bisogno di quei soldi, non arrivo a fine mese con la paga da operaia. Quando alla banca di Vanzago mi hanno detto di no, beh, allora ho deciso di svaligiare la mia banca.”

La donna è stata denunciata a piede libero, qualcosa deve aver fatto capire ai carabinieri che la donna non era un rapinatrice di professione e che questo non è un caso da cronaca nera.

Questa notizia, infatti dovrebbe essere pubblicata nelle pagine di economia e finanza dei quotidiani, che si occupano di credito, di banche, di questioni sindacali e del costo del lavoro.

Questa notizia dovrebbe essere attentamente esaminata dal ministro dell’Economia, non solo perché potrebbe dirgli qualcosa di interessante a proposito della prossima Finanziaria, ma anche perché potrebbe far venire qualche felice idea per la riforma del credito, vale a dire del rapporto tra risparmio e spese bancarie.

Dovrebbe essere pubblicata sui bollettini dell’Abi, l’associazione bancaria italiana che si ostina a negare che i costi del conto corrente in Italia sono i più alti in Europa.

Infine, questa notizia dovrebbero essere seriamente presa in considerazione dagli uffici marketing della banche italiane. La pubblicità delle banche ha insistito sui prestiti, si sono promossi prestiti personali, come se gli interessi bancari non fossero un problema.

C’è una banca italiana che sta facendo una campagna pubblicitaria che dice di assaggiare il costo del conto. Ecco, la signora di Legnano lo ha assaggiato il suo conto corrente: aveva un cattivo sapore. E non ha rapinato una banca qualsiasi, la donna ha rapinato la sua banca.

Tutte le banche dicono che il cliente è al centro, il sospetto è che troppo spesso venga messo in mezzo. Beh, buona giornata,

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Nessuna categoria

Che gli dice il cervello?

Alcuni neuroscienziati inglesi hanno scoperto che gli adolescenti sono più egoisti degli adulti nel prendere delle decisioni.

Secondo gli studiosi infatti l’area cerebrale della corteccia prefrontale, associata all’empatia e alla comprensione delle motivazioni altrui, è molto più usata dagli adulti e quasi per niente dai teenager, che invece si servono di un’altra zona del cervello, che gli fa solo immaginare lo svolgimento dell’azione.

La spiegazione scientifica della fase adolescenziale potrebbe essere estesa con cognizione di causa all’infantilismo in politica. Una formazione politica in fase adolescenziale, per esempio la Lega Nord potrebbe essere rimasta all’uso di un’altra parte del cervello, che, come dicono gli scienziati inglesi, gli ha fatto solo immaginare lo svolgimento di una azione, vale a dire la Padania.

Quanto al fatto che l’area cerebrale della corteccia prefrontale, associata all’empatia e alla comprensione delle motivazioni altrui, è poco usata dagli adolescenti della politica, esemplare è il caso del senatore Calderoli.

Come spiegare altrimenti l’invocazione della bomba atomica da sganciare su Teheran? Come spiegare altrimenti la definizione di “bingo bongo” riferita agli immigrati nel nostro Paese? E l’aver apostrofato Rula Jebreal, giornalista de La 7 con uno sfrontato “lei è abbronzata”?

E l’aver mostrato la sua biancheria intima, con la serigrafia delle vignette di Maometto, durante una trasmissione televisiva condotta da Mimum in prime time su RaiUno, gesto che provocò tragici incidenti a Bendasi, costati 16 morti, 200 feriti e la fuga precipitosa del console italiano dalla sede diplomatica data alle fiamme? E essersene ultimamente vantato, tanto da dichiarare di voler inviare la sua famigerata t-shirt al presidente Bush?

In effetti, questa serie di accadimenti possono essere imputati a una forma di adolescenza della politica, un modo egocentrico e egoistico di non capire gli effetti delle proprie azioni.

Il fatto che il ragazzone si stato eletto al senato è un problema che riguarda gli adulti che lo hanno votato.

Che sia stato nominato responsabile dell’organizzazione della Lega Nord è un problema dei suoi coetanei di partito, uno dei tanti.

Adesso però si pone un problema a tutti gli adulti che siedono al Senato: era proprio necessario nominarlo vice presidente dell’assemblea di Palazzo Madama?

Forse sarebbe bene scucirgli i galloni, non tanto per cucirgli la bocca, quanto per evitare che parli a nome del Senato della Repubblica, seconda istituzione dello Stato.

O dobbiamo aspettare la prossima spacconata adolescenziale? Visti i precedenti, che si debba agire presto lo capirebbe anche un bambino. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro

Poveri noi.

Chi ce l’ha dice che i soldi non fanno la felicità. Pare che il detto ha ora una validità scientifica: lo dice uno studio realizzato dal Ceis-Tor Vergata. Il Centro per gli studi internazionali della crescita economica ha stilato la classifica di 65 paesi per la felicità dichiarata in cui primeggiano i paesi poveri.

Secondo loro, il paese più felice del mondo è la Nigeria, seguono la Tanzania e il Messico. Il primo paese ricco felice è il Canada (9/o). L’Italia sesto paese più sviluppato, è al cinquantesimo posto nella graduatoria dei paesi più felici. 50 su 65: praticamente siamo infelici, tendenti all’incazzato nero.

La morale della ricerca dice che il portafoglio aiuta, ma non è determinante senza relazioni umane soddisfacenti. La verità è che se i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria. Beh buona giornata.

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Teatro

E’ scoppiato un Casini.

Pier Ferdinando Casini ha detto di non voler “morire berlusconiano”. Pare che questo significhi che l’Udc considera ormai finita l’esperienza della Cdl e punta alla ricostruzione del centrodestra per dar vita a una nuova casa dei moderati.

“Aspetto da Casini un chiarimento, ho troppo rispetto per lui e non credo che abbia detto veramente quelle cose..”, dichiara Ignazio La Russa, di cui si erano perse le tracce ma non le facce.

“Se una dichiarazione di Casini crea tanto entusiasmo nel centrosinistra – ha detto Fini, uno che fino a ieri andava per il Sottile- io dico che non va bene. Il compito dell’opposizione è creare un’alternativa a Prodi e non indebolire la Cdl”.

Maroni invece ha detto che Casini ha rotto i maroni: “Vivere e morire con Berlusconi? Noi della Lega non vogliamo morire e con Berlusconi leader ci sono possibilità di vivere, mentre con Casini non ce ne sarebbe neanche una”.

Il tutto mentre Umberto Bossi era ancora a Villa Certosa, ospite di Silvio Berlusconi, il quale deve aver suonato il campanello e quindi è apparso Sandro Bondi: “Le sue affermazioni sono degli sfoghi più che un proponimento o un progetto politico e preoccupa che un leader dell’ opposizione faccia degli sfoghi piuttosto che dei ragionamenti”.

E, inchinandosi ha aggiunto: “Non dividiamoci e difendiamo Berlusconi”. Sipario. Tra il pubblico, Marco Follini ha commentato:”Se l’Udc dichiarerà la fine della Cdl, sarò con l’Udc; se l’Udc resterà nella Cdl, potrà farlo anche senza di me”.

Insomma, a Càorle vanno in scena le baruffe chioggiotte . Beh, buona giornata.

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Attualità

Paradossi pericolosi.

I paesi arabi hanno deciso di produrre energia nucleare. Lo ha riferito il segretario della Lega Araba, Amr Mussa. Al termine di una riunione al Cairo, Mussa ha annunciato che “i paesi arabi hanno deciso di utilizzare il diritto che è loro garantito dall’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare per accedere all’uso pacifico di energia nucleare. Molti paesi hanno ora cominciato ad entrare in questo settore scientifico avanzato, necessario e critico”.

E’ una notizia che non farà piacere a Bush, che vorrebbe impedire all’Iran il nucleare, con la scusa che potrebbe costruire armi nucleari. I paesi arabi si schierano con Teheran e il suo dichiarato diritto a dotarsi di centrali per la produzione di energia nucleare. Ma, allo stesso tempo è un brutta notizia per i paesi importatori di petrolio, tra cui l’Italia.

Per ben due motivi: il primo è che se i maggiori produttori di petrolio vogliono produrre energia nucleare, allora è vero che i giacimenti petroliferi sono vicini all’esaurimento. La seconda pessima notizia è che il nucleare potrebbe diventare la fonte di approviggionamento energetico del futuro, vanificando le forti resistenze delle opinioni pubbliche europee sui pericoli dell’energia atomica.

L’aggravante sta nel fatto che una tecnologia con forti pericoli, sia nella produzione, che nella manutenzione, per non parlare dello stoccaggio delle scorie sarebbe in mano di governi a bassa intensità di trasparenza democratica, come sono i paesi arabi, moderati verso l’occidente, ma estremisti nella gestione del potere interno, compresa la libertà di stampa e dunque di critica verso le scelte energetiche di quei governi. Senza contare la vicinanza con l’Europa, e quindi il coinvolgimento oggettivo in caso di fughe radioattive.

Ed ecco un bel paradosso della contemporaneità: da un lato è giusto che i paesi meno economicamente sviluppati abbiano accesso a quelle tecnologie che finora sono state di esclusivo appannaggio delle potenze economiche più avanzate; d’altro canto l’uso di queste tecnologie aumenta i pericoli e mette in luce le debolezze strutturali di quei sistemi sociali che dovrebbero gestirle.

Se non avessimo perso tempo, denaro e vite umane nella pantomima delle guerre di civiltà, forse avremmo potuto discutere di un altro modello di sviluppo e di crescita, proprio a partire dall’energia, dalle sue fonti e magari avremmo potuto gettare almeno le basi per un alternativa, compatibile alle società umane e alla salute del pianeta. La guerra di Bush ha bloccato la storia. Ma la storia sta andando avanti. E non è detto che stia imboccando la strada giusta. Beh, buona giornata.

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Leggi e diritto

Fumus criminis.

Secondo la Cassazione una madre che, per difendere il figlio, rilascia dichiarazioni false e reticenti alle forze dell’ordine non è punibile. La Cassazione che ha annullato senza rinvio una decisione del gup del tribunale di Udine ha sentenziato che “non andava ritenuta punibile, essendo evidente che la sua condotta fu determinata dalla necessità di evitare al figlio le gravi ed inevitabili conseguenze sulla libertà e sull’onore che gli sarebbero derivate”.

Cambiando argomento, senza cambiare discorso, è successo che a Perugia un parroco è stato arrestato dalla Guardia di Finanza lunedì scorso, nella sua abitazione vicino alla chiesa. I militari hanno trovato marijuana e cocaina. Mezzo chilo, recita il verbale, “la droga era piuttosto pura”, ha detto un finanziere. Piuttosto?

Nicola Di Mario, avvocato del parroco ha detto:” Si è solo reso disponibile a consentire il recapito presso il suo domicilio di un pacco del quale ignorava il contenuto. Ha fatto un piacere a un soggetto che stava seguendo nell’ambito di un cammino di natura spirituale.” Un modo per dire che il parroco non intende fare il nome del destinatario del pacco, perché “per lui è imposto l’ordine del silenzio più rigoroso.”

Non sappiamo se una madre può tacere per salvare il figlio e se un parroco, padre spirituale può farlo per salvare un figliolo. Decideranno i magistrati. Sappiamo però a chi dovrebbero essere girate tutte le spese processuali per i piccoli processi per droga: all’on. Fini, estensore della legge omonima, detta anche “tanto fumo e niente arrosto”, una delle più stupide e inconcludenti leggi sulla tossicodipendenza mai sottoscritte da un ministro nella storia della Repubblica. Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Bush il mago.

La superstizione è geneticamente programmata negli umani, la cui mente si è adattata a ragionamenti intuitivi che producono irrazionalità. A sostenerlo è Bruce Hood, professore di psicologia sperimentale all’Università di Bristol. Religioni e credenze magiche continuano a diffondersi ‘malgrado la mancanza di prove e gli avanzamenti della scienza, perché la gente è naturalmente incline ad accettare un ruolo per l’irrazionale’, sostiene il professore.

Per quanto non nuova, questa teoria spiega le molte brutte cose, insite nella comunicazione di massa. Credere al malocchio, piuttosto che al miracolo delle lacrime di sangue di una statuetta è, evidentemente il sintomo si una predisposizione genetica all’irrazionale.

Ma il punto è se questi siano fenomeni spontanei o possono essere eterodiretti. Il fatto è che la predisposizione all’irrazionale è diventato uno dei fenomeni delle società complesse, nell’era della comunicazione globale, con il risultato di scatenare una continua produzione di fenomeni irrazionali, che influiscono sul consenso, che arrivano fin dentro le nostre democrazie. Nonostante la mancanze di prove, si sono scatenate campagne d’opinione che hanno favorito scelte elettorali delle nazioni, decisioni politiche dei governi, gli stessi comportamenti dei singoli appartenenti alla collettività.

Anzi, è proprio la mancanza di prove a diventare il supporto che fa da leva, e che si avvale dell’inclinazione all’irrazionale, che perdura nelle società moderne. La guerra al terrorismo scatenata dall’amministrazione Bush dopo l’11 settembre 2001 è l’esempio più eclatante degli ultimi anni. Sulla spontanea paura di feroci attacchi terroristici si è deliberatene spinto sull’acceleratore della psicosi collettiva.

Ha così trovato fertile terreno di consenso la tesi della guerra preventiva al terrorismo, la superstizione dell’attacco alle nostre vite, alle nostre case, ai nostri cari. Abbiamo vissuto la sindrome dell’attacco e dunque la necessità della difesa, vale a dire del contrattacco. Abbiamo temuto il malocchio islamico, abbiamo scelto la magia della guerra.

Ma il mago, come in tutte le vicende di cronaca legate al business dell’occulto a un certo punto ha preso il sopravvento. In piena campagna elettorale per le elezioni di medio termini negli Usa, il presidente George W. Bush ha rinnovato lo stato d’emergenza nazionale proclamato dopo l’11 Settembre 2001. Per il capo della Casa Bianca, ‘la minaccia dei terroristi persiste’ e di conseguenza lo stato d’emergenza, che sarebbe scaduto il 14 settembre, sarà prorogato per un altro anno. Ecco che ci si mette anche la cabala: l’anno prossimo saranno i fatidici 7 anni di stato d’emergenza nazionale negli Usa.

Ma la missione non era compiuta, come apparve scritto sulla portaerei in cui Bush annunciò la vittoria contro Saddam Hussein? Ma il Patriot Act non doveva essere una misura d’emergenza, quindi provvisoria? Ma Guantanamo non doveva essere una strumento efficace per smantellare la rete di al Qaeda? L’esportazione della democrazia in Medioriente non doveva essere accolta a braccia aperte in Afghanistan e in Iraq?

Evidentemente no, la superstizione continua. A meno che gli elettori americani non rompano l’incantesimo nelle prossime elezioni di Novembre. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Speriamo che nessuno inventi la tv che profuma.

E’ nata la radio che profuma, si chiama Kaoru Radio, radio profumata, in giapponese. Il debutto del servizio firmato NTT, un grande compagnia di telecomunicazioni in Giappone e FM Tokyo, famosa emittente radiofonica è fissato per il 2 ottobre. Bisogna dotarsi di un congegno da collegare al PC che costa più o meno 350 euro.

Il servizio funziona mediante una internet-radio che fornisce file musicali con annessa “ricetta del profumo”, cioè un aroma che, secondo gli ideatori, dovrebbe armonizzarsi con la melodia in riproduzione. L’ascoltatore, dopo aver scaricato il file, riproduce la fragranza ‘allegata’ alla musica mediante un’apposita periferica esterna, collegata al computer via cavo USB.

Questo dispositivo è in grado di riprodurre 6 aromi di base e da questi generare numerose combinazioni di fragranze, che, assicurano gli inventori, sono sempre diverse e perfettamente “a tempo di musica”, seguendo le indicazioni della radio su internet. “Si potrà godere contemporaneamente di musica e profumo, per un’esperienza sensoriale senza precedenti”, hanno dichiarato i responsabili del progetto.

Non è escluso che questa novità arrivi anche da noi. Ma si spera rimanga nella radio e, per l’amor di dio non venga adottata anche dalla tv. Se fosse adottata per i reality, sentiremmo il pessimo odore di copiato. Se fosse adottato dai talk show, sentiremmo il cattivo odore delle segreterie di partito. Se fosse adottato dai tg, sentiremmo il tanfo della lottizzazione. Immaginate, poi, se fosse possibile sentire i profumi delle trasmissioni di Gigi Marzullo: la vita è un profumo o i profumi aiutano a vivere meglio? Roba da Guinness dei primati per l’apnea. Beh, buona giornata.

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Ma che “razza” di tv.

Il colmo della tragica fine di Steve Irwin sono le postume lacrime da coccodrillo nel circo mediatico.

Colpito a morte dall’aculeo di una razza, l’australiano Steve Irwin si è tolto il barbiglio dal petto prima di perdere conoscenza e morire.

Lo rivela il suo manager John Stainton. Una sequenza video dell’attacco mostra Irwin che nuota sopra la razza sulla Grande Barriera corallina. ‘All’improvviso – racconta Stainton – il pesce agita la coda e colpisce con l’aculeo il torace di Irwin che lo afferra e lo estrae prima di morire. L’operatore ha dovuto interrompere le riprese’.

Una vita spericolata, giocando con i coccodrilli, davanti alle telecamere. Il modo di parlare da telepredicatore, quasi invasato dal suo contatto non tanto con la natura, ma con i pericoli della natura, ha reso famoso Steve Irwin in tutto il mondo, grazie alla tv via satellite, quella tanto decantata tv tematica, che per fare concorrenza a quella generalista ne usa spesso gli aspetti più superficiali, effimeri, esagerati, insomma, spettacolari a tutti i costi.

Stupire gli occhi, istupidire il senso della realtà, come quando faceva il clown col figlioletto in braccio, stuzzicando un coccodrillo. Stupire a tutti i costi, anche a costo del buongusto, del buon senso e sta volta a costo della vita. The show must go on, e quindi vedremo stupiti il video degli ultimi istanti dell’esistenza di Irwin, a immortalarne il gesto “eroico”: la fine epica dell’eroe.

Con tutta la tragica inutilità spettacolare, come un uomo del circo che perde la vita nell’eseguire l’esercizio che faccia dire un ohhhh più forte agli spettatori.

Ecco allora che si deve rendere omaggio a un giocoliere del circo mediatico. Che razza di fine, che razza di morte, che “razza” di tv. Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

A Marino la sagra dell’uva, a Frascati quella di Pera.

Si chiama Summer School, sono i corsi di formazione politica dei teo-con all’amatriciana. “Teo” non sta per Teocoli, ma teocrati; “con” non sta per cognati, ma per conservatori. Dopo il mezzo fallimento del Meeting di Rimini, Pera ci riprova ai castelli romani.

Insomma, una roba all’americana. A Frascati. Una cinquantina di “giovani liberali e conservatori” che intendono dare una “contributo a evitare il declino del paese”. Parola di Pera, quel Pera Marcello, ex presidente del Senato, che è passato da Popper al pope, inteso come papa e che non ha ancora capito che c’entra il clero con la tradizione del liberalismo, tanto confuso che inaugura questi corsi di formazione per nostrani integralisti della civiltà cristiana proprio la domenica, che dovrebbe essere dedicata al Signore. Neanche noi lo abbiamo ancora capito. E quindi ce lo spiegano.

“Vogliamo sconfiggere le egemonie culturali consolidate”, dice Gaetano Quagliarello, presidente di Magna Carta, che ospita a Frascati l’allegra combriccola. “Cultura è responsabilità-sentenzia il Quagliarello- è saper assumere posizioni scomode, non partecipare a discussioni nel salotto buono.” Insomma, non lo hanno invitato da nessuna parte.

Qual è la sostanza dell’iniziativa? Ce lo spiega Mario Sechi del Giornale, in un pezzo scritto il 31 agosto, pubblicato da “Il legno storto” il 1 settembre, che prevede quello che Pera dirà il 3 settembre a Frascati. Dunque, una premonizione in piena regola. “La cultura della resa che si sta diffondendo in Europa è figlia della rinuncia all’identità”, dice Sechi di quello che dirà Pera.

Infatti: “Un tema che affronterà l’ex presidente del Senato Marcello Pera nel suo discorso di domenica 3 settembre (oggi, per chi legge, ndr) e sarà poi sviluppato negli incontri pubblici “.
Quali sono i punti del dibattito in agenda? “I cinquanta studenti selezionati partecipano a una formula innovativa- scrive Sechi- che vuole sviluppare e approfondire il dibattito su tre punti che nell’agenda globale sono strettamente legati: politica estera, valori etici, identità e critica del multiculturalismo”.

Come li avranno selezionati, ‘sti cinquanta poveri cristi? Per titoli, per meriti? Sono volontari o coscritti? Coraggio ragazzi: neanche venti giorni e l’estate è finita, quindi addio Summer School.

Adesso viene il bello: chi sono i relatori di siffatta scuola quadri per la guerra santa al “meticciato”? Franco Frattini, Bobo Maroni e Sandro Bondi. Che trio. Però, c’è anche l’ospite straniero, come per ogni festival che si rispetti: George Weigal, che vanta un biografia di Giovanni Paolo II, nonché la fatica di aver scritto “La cattedrale e il cubo”, considerato il libro dei libri per la politica dei conservatori americani.

Bush non lo ha letto, ma pare glielo abbia raccontato Dick Cheney, che gliene aveva parlato Rumsfeld, dicendogli che una volta ce l’aveva Condi Rice sul comodino, ma prima che traslocasse alla Casa Bianca.

Questo succede a Frascati, alla sagra di Pera. A chi avesse esigenze diverse dalla guerra di civiltà, i Castelli romani offrono scampagnate più pacifiche: c’è Genzano col suo famoso pane, Ariccia con la mitica porchetta. Senza contare Marino, dove “le fontane danno vino”. Beh, buona giornata.

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Scuola

L’ormone dell’ansia e l’antibiotico contro la xenofobia.

Esperti italiani hanno scoperto l’ormone che provoca l’ansia. E’ l’aldosterone. La scoperta sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.

Da una ricerca su un gruppo di pazienti con eccesso di aldosterone è emerso che esiste una relazione tra quest’ormone e i disturbi degli stati d’animo, come ansia, paura, attacchi di panico.

Di qui – secondo i ricercatori – si potrebbero impiegare nuovi trattamenti più mirati ed efficaci. L’applicazione di questa scoperta potrebbe curare le ansie anche xenofobe?

Ce lo auguriamo. Infatti nell’anno scolastico che sta per cominciare, saranno quasi 500 mila gli alunni stranieri che siederanno tra i banchi. Un’incidenza di quasi il 5% sul totale della popolazione scolastica complessiva.

A fornire il dato è stato il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, in una conferenza stampa dedicata al tema ‘Scuola e Integrazione’. L’aumento di studenti con cittadinanza non italiana, nel triennio 2003-2005 e’ stato in media di 60-70 mila unità all’anno.

Questi bambini e bambine, ragazzi e ragazze impareranno nelle scuole i pregi e i difetti della nostra storia, della nostra politica, della nostra democrazia. Nonché i pregi e i difetti del nostro modo di vivere, mangiare e consumare.

C’è da augurarsi che il loro profitto scolastico sia di gran lunga migliore di certi tipacci che vanno cianciando di superiorità di razza e civiltà.

In attesa che gli studi sull’ormone dell’ansia, della paura e degli attacchi di panico abbiano una rapido buon fine, quel 5% di studenti di cittadinanza non italiana sono un piccolo, ma efficace antibiotico contro la demenza xenofoba. Beh, buona giornata.

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Attualità

Sfondando una porta aperta

A duecento all’ora in una galleria l’Eurostar Roma-Torino un portellone della carrozza numero cinque si è staccato ed è finito contro un finestrino. La porta improvvisamente si è aperta e poi il portellone si è schiantato, dopo aver sbattuto contro un finestrino, con uno strazio di lamiere.

“Già alla partenza da Roma – hanno detto alcuni viaggiatori – il portellone non si apriva e siamo stati costretti a salire da un altro ingresso”.

Trenitalia precisa che sono in corso accertamenti per verificare se il portellone, “che era stato bloccato e messo in sicurezza a causa di un guasto, non sia stato oggetto di un atto di manomissione”. Questa versione sa di bugia.

Come sa di bugia la leggenda della “cura Cimoli”quando si parla delle Ferrovie italiane. Tagliando di qua tagliando di là saltano i coperchi, o le porte. Per fortuna non si è fatto male nessuno, tranne la reputazione delle nostre Ferrovie. Per fortuna era solo un treno. Fosse stato un aereo? Beh, buona giornata

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Attualità

Pubblicità spericolata.

”E’ un fatto personale – specifica Vasco Rossi – non ho nulla contro la pubblicità ne’ giudico chi la fa. Ma per quel che riguarda me, adesso sento primaria la necessità di proteggere le mie canzoni da un’esposizione che ritengo esagerata in pubblicità. Errare e’ umano, perseverare sarebbe diabolico come recita un vecchio e saggio proverbio. E io ho scelto, per quanto sta nelle mie possibilità, di non vendere i miei sogni, che sono poi anche quelli dei miei fans”.

Vasco Rossi dice basta all’utilizzo delle sue canzoni per gli spot pubblicitari. Stavolta infatti il Blasco ha deciso di non concedere “Ti prendo e ti porto via” per il nuovo spot della Fiat perché intende preservare il suo repertorio ”dal rischio di un uso eccessivo negli intervalli pubblicitari”.

Non ho nulla contro le campagna Fiat, che sono di gran lunga migliorate da un passato grigio e monotono. Dunque il discorso è più generale: ecco che succede quando si fa troppa pubblicità in tv. Se si è stufato Vasco Rossi, figuriamoci i telespettatori, e dunque i consumatori.

Il “rischio di un uso eccessivo degli intervalli pubblicitari” non fa bene alla tv, non fa bene alla pubblicità, né alla marca, né al prodotto. Fa male anche ai creativi. Perché la quantità uccide la qualità. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Il processore del lunedì.

Non è fantascienza. Nel 2050 la squadra campione del mondo di calcio giocherà contro una squadra di robot umanoidi.

E’ il progetto svedese ‘RoboCup’. L’Università di Oerebro sta sviluppando infatti dei robot che gareggiano in modo autonomo nel gioco del calcio.

Silvia Coradeschi, docente all’università svedese, ha spiegato che: “uno degli obiettivi principali rimane quello di puntare a una maggior integrazione fra l’uomo e il robot, e diffondere l’utilizzo di umanoidi in tutti i campi”.

Iniziativa intrigante e per certi versi lodevole: e robot e computer hanno cambiato profondamente il mondo, anche quello del lavoro.

Quindi un domani potremo avere professionisti del pallone che giocano al pallone, e quindi non danno capocciate, non sputano, non ci rompono le scatole con i loro noiosi flirt con le veline, che non ci scassano i telecomandi, passando come testimonial da un spot a una telepromozione: insomma meglio robot che umanoidi, come spesso ci appaiono e, purtroppo, in qualche caso sembra proprio siano.

Come per tutte le innovazioni, all’inizio non riusciremo a distinguere quelli veri da quelli artificiali.

Ma poi ci abitueremo e assisteremo a un robot Biscardi di ultima generazione che condurrà il programma: “Il processore del lunedì”. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro

Una Finanziaria da trenta miliardi di euro a chi sembrano pochi, a chi troppi.

Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha risposto ai dubbi della Ue sulla Finanziaria le cui linee guida sono in discussione al consiglio dei Ministri. La riduzione da 35 a 30 miliardi di euro dell’importo della manovra, ha confermato il premier, “non cambia l’obiettivo del governo di un deficit al 2,8% del Pil, al 2007”.Il limite era il 3%, Berlusconi lo lanciò oltre il 4%.

Dal canto suo il ministro dell’Economia Padoa Schioppa ha detto: “La possibilità di uno slittamento su due anni della manovra per il rientro nel deficit non esiste. Sono stati presi impegni precisi con l’Europa”. Dunque le richieste di Rifondazione comunista e della sinistra cosiddetta radicale sono state bocciate. Ma il ministro delle Politiche sociali Paolo Ferrero insiste: “Secondo me non si regge una manovra di trenta miliardi di euro in una sola Finanziaria”.

Il fatto è che stiamo cercando superstiti di credibilità europea nelle macerie economiche dell’era Berlusconi-Tremonti. Ancora una volta, toccherà ai ceti più deboli il carico della ricostruzione. I cinque miliardi in meno provengono dal maggior introito fiscale.

Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria ha detto che non ci devono essere vendette fiscali contro le aziende. Facciamo così: o pagate le tasse o pagate la cauzione per le vostre evasioni pregresse. Però pagate. Così quei trenta miliardi non saranno pochi per Almunia, né troppi per Ferrero.

Cari imprenditori, i vostri fiscalisti dicono che pagate troppe tasse? Licenziateli, avrete i soldi da dare all’erario. Fatevi da soli la vostra finanziaria, perché è finita l’epoca della finanza creativa. Beh, buona giornata.

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Attualità

La deberlusconetion.

La proposta di legge del centrosinistra sul conflitto di interessi – che dovrebbe andare all’esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio dal 13 settembre – trova l’opposizione netta del centrodestra con, in primis, Renato Schifani che parla di legge contro Berlusconi – e la pronta reazione della maggioranza che rifiuta il bollino di “parzialità” in una materia alquanto delicata.

“Non conoscono neanche il disegno di legge e già dicono che non va bene”, dice Fassino. Giuliano Amato dice che la legge è nel programma dell’Unione quindi “deve essere fatta”.

Alfonso Pecoraro Scanio dice la nuova normativa è di stampo europeo, per cui: “le critiche della Cdl sono strumentali e dimostrano solo l’allergia di questa destra alle regole”.

Da parte sua Paolo Gentiloni dice: “Proporrò nelle prossime settimane, entro il mese di settembre, una modifica della legge Gasparri”. Il ministro per le Comunicazioni lo dice dalla platea della Festa dell’Udeur a Telese dove parla anche della legge sul conflitto d’interesse: “è una legge indispensabile -dice-, sarà una legge giusta. Non sbilanciata o persecutoria, ma severa e giusta”.

Fare una nuova legge sul sistema televisivo e fare finalmente una legge sul conflitto di interessi, questioni intrecciate che hanno rappresentato l’anomalia italiana in Europa è “oggettivamente” una passo decisivo verso la fine del berlusconismo.
L’attenzione si deve ora spostare sui contenuti delle due nuove normative e su i rispettivi iter parlamentari: è su quei terreni che si potrà giudicare il governo e la sua maggioranza.
Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Puniti e impuniti.

Una legge sul conflitto di interessi serve ma “credo che debba essere messa da parte ogni volontà punitiva”. Così arrivando a Telese Terme, nel terzo giorno della festa dei Popolari Udeur, il presidente del Senato Franco Marini risponde ai giornalisti dopo che ieri sera era già stato affrontato dal premier, Romano Prodi, il tema del conflitto di interessi.

“Credo che debba essere messa da parte ogni volontà punitiva perché le leggi dello Stato non si fanno per punire ma per risolvere i problemi”. Per il presidente del Senato “il problema di avere un quadro più preciso e magari con un confronto molto serio rispetto al rapporto comunicazione e politica e quindi dei conflitti che possono sorgere è una necessità”.

Guardi, caro presidente che se c’è qualcuno che è stato punito dal conflitto d’interessi sono i cittadini, i telespettatori italiani, la stessa reputazione della nostra democrazia agli occhi del mondo.

Le vendette le teme chi ha goduto di impunità e fatto dell’impudenza il proprio stile, imprenditoriale e politico.

Sono i satrapi del mercato che hanno messo le mani nella politica a temere le regole democratiche.

Il compito da svolgere è semplice: rimettere a posto le lancette dell’orologio del pluralismo dell’informazione, della libertà creativa nelle tv, nei giornali. Stiamo aspettando e non abbiamo più molta pazienza. Beh, buona giornata.

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10 Agosto 2006: cielo, la verità.

Nel mio “Toglietemi le mani di dosso, o non prendo più un aereo” dell’11 Agosto u.s., ho scritto:

“Non metto in dubbio che una ventina di cittadini britannici di origine pakistana abbiamo progettato un attentato eclatante. So, però, che la brillante operazione antiterrorista di Londra è un falso, ma non ho le prove. Per poterle avere, dovrei aspettate settimane, mesi, come è stato dichiarato dalle autorità. Vorrei anche dire che se da circa un mese, grazie alla soffiata di un infiltrato, i componenti della banda che voleva far saltare in aria da sei a dieci aerei diretti negli Usa era sotto controllo, tanto che a un certo punto è stato deciso di arrestarli tutti, che bisogno c’era della messa in scena dell’allarme negli aeroporti londinesi? Propaganda, pura e semplice propaganda: siccome siamo minacciati, la guerra al terrorismo deve continuare, in Iraq, in Afghanistan, in Libano.”

In realtà sono passate solo tre settimane e la verità sul 10 Agosto è venuta a galla. Come si evince da un articolo di Giulietto Chiesa, europarlamentare, che qui di seguito riproduco per intero. Beh, buona giornata.

“Sono in molti a chiedersi che cosa ci fosse, davvero, sotto l’ormai famoso “complotto del terrore” aereo, “scoperto” con grande clamore mediatico, grande paura planetaria, grandi contromisure mondiali, il 10 di agosto 2006. Per inciso: mentre Israele bombardava senza tregua il Libano e la striscia di Gaza, attirandosi addosso l’esecrazione di una larga maggioranza di cittadini di ogni latitudine.

Comincerei da lontano: dal programma del Pentagono denominato P2OG. La sigla sta per Proactive Preemptive Operations Group . L’esistenza di questo programma, la cui data di nascita è sconosciuta, emerse dai fondali nell’agosto 2002, perché notizie che lo riguardavano vennero pubblicate dal Comitato Scientifico di Difesa del Pentagono. Non è escluso, ma non è sicuro, che un tale programma fosse esistente da più tempo. Per esempio da prima dell’11 settembre. Ma, in sostanza cosa c’è nella scatola? Operazioni clandestine di elevata sofisticatezza realizzate dai servizi segreti per “stimolare reazioni” nei gruppi terroristici. Cioè: penetrazione nei gruppi con agenti provocatori, per spingerli ad azioni errate che permettono, dopo essere state “scoperte”, di sgominarli o di ricattarli.

Non è un’idea originale? Il fatto è che Seymour Hersh, Dio lo benedica per la sua tenacia, ci ha informato, nel gennaio del 2005, con un articolo sul New Yorker, che il P2OG è stato rimesso in funzione. “Mi è stato riferito (da fonti del servizi americani, ndr) che agenti militari sarebbero stati preparati per fingersi uomini d’affari corrotti, che cercano di comprare pezzi che possano essere usati per costruire bombe atomiche. In certi casi cittadini locali (cioè non americani, ndr) potrebbero essere reclutati per entrare a far parte di gruppi guerriglieri o terroristici. Con il compito potenziale di organizzare ed eseguire operazioni di combattimento, o perfino attività terroristiche ” (il corsivo è mio).
Adesso torniamo al complotto “globale” del 10 agosto. Da dove sono venute le informazioni? Dai servizi segreti militari del Pakistan, l’ISI. Cioè i signori che crearono dal nulla, tra il 1994 e il 1996, il regime dei taliban in Afghanistan. I quali avrebbero catturato Rashid Rauf, la cosiddetta “mente” dell’intera operazione che avrebbe dovuto far saltare per aria una decina di aerei diretti da Londra verso gli Stati Uniti. E insieme a Rashid, un discreto gruppetto di complici.

Ma quando gli attentati? Non certo in prossimità del 10 agosto, perché a quella data i sospetti, cioè i 24 arrestati, non avevano ancora nemmeno comprato i biglietti aerei. E molti di loro non avevano nemmeno i passaporti per andare negli Stati Uniti. Questa notizia è stata data alla NBC News da una fonte ufficiale britannica. Un’altra fonte dei servizi britannici ha riferito inoltre che molti dei sospetti erano sotto stretta sorveglianza da più d’un anno, cioè da prima degli attentati del luglio 2005. Ma, se erano sotto vigilanza, da dove viene la sorpresa e il clamore? E perché spiattellare tutto proprio alla vigilia del 10 agosto? Sempre NBC News rivela che la decisione di arrestarli subito, sebbene non ci fosse nessuna evidenza di pericolo immediato, “fu imposta dai funzionari di Washington”.

Ma cosa era accaduto, nel frattempo? Che, a Islamabad, Rashid Rauf aveva confessato. Perfino i giornali pakistani riferiscono che il giovanotto “è crollato” sotto gl’interrogatori. E tutti noi capiamo come vengano condotti gl’interrogatori della polizia politica pakistana. In altri termini: tortura. Il fatto che gli agenti americani e britannici non abbiano mosso ciglio di fronte a una confessione sotto tortura non deve destare stupore: è quello che loro stessi hanno fatto – o hanno permesso che si facesse a Guantanamo Bay, in Uzbekistan (rivelazioni molto dettagliate dell’ex ambasciatore britannico a Tashkent, Craig Murray), ad Abu Ghraib, a Damasco, al Cairo, a Kabul, etc.

In quelle condizioni si confessa qualsiasi cosa, ovviamente. E Rashid Rauf non poteva fare eccezione. Confessa anche, ad esempio, che gli aerei li avrebbero fatti saltare in aria fabbricando, sempre in aria, un esplosivo denominato TATP. Cioè perossido di idrogeno, acetone e acido solforico. Secondo la versione fornita dagl’inquirenti, i terroristi sarebbero saliti a bordo con questi tre elementi separati, tutti e tre liquidi, per sfuggire ai controlli dell’aeroporto. I componenti sarebbero poi stati mescolati insieme in una toilette dell’aereo, per produrre il micidiale esplosivo.

Sfortunatamente questa storia è totalmente impossibile, come hanno clamorosamente dimostrato gli esperti di esplosivi e come ha, con grande spirito umoristico, raccontato il giornalista americano Thomas C. Greene. Perché mettere insieme perossido di idrogeno (nella dovuta concentrazione, altamente infiammabile), con acetone, si può fare, ma richiede obbligatoriamente una temperatura inferiore ai 10 gradi centigradi , altrimenti il liquido risultante s’incendia subito. E l’incendio può ustionare il portatore, o i suoi vicini di sedile, ma non è un’esplosione e non può far cadere l’aereo. D’altro canto tenere sotto controllo una tale soluzione per diverse ore, in aereo, implica un sistema di refrigerazione molto preciso e anche molto ingombrante. Da portare, per giunta, nella toilette insieme ad alambicchi vari. Perché adesso viene in bello. Cioè il versamento dell’acido solforico nella data soluzione.

La qual cosa richiede, come minimo e preliminarmente, una maschera antigas e un paio di occhiali da subacqueo, perché il gas che ne fuoriesce è altamente corrosivo per gli occhi e letale se inspirato. Non solo, ma l’intera operazione, per raggiungere la quantità di esplosivo necessaria, richiede parecchie ore. E poi comporta altre due ore e mezzo circa di attesa affinché il composto chimico riesca a seccare, trasformandosi in piccolissimi cristalli simili a neve, prima di poter essere fatto detonare con un impulso elettrico.

Tutto questo, com’è evidente, richiede che, nel corso dell’intero volo, nessun passeggero venga a bussare alla porta della toilette; che nessun membro dell’equipaggio si insospettisca vedendo un passeggero entrare nella toilette con ingombranti apparecchiature, e poi assistendo, dall’esterno a una tale prolungata diarrea; che i fumi del gas letale, dall’odore caratteristico di acido solforico, non escano dalla toilette, soffocando i passeggeri dei sedili situati in prossimità della detta toilette.
Il mondo intero – come ha scritto Green – “è stato raggirato con un mito hollywoodiano di liquidi esplosivi binari, che ha guidato interi governi e determinato politiche. Cioè noi abbiamo reagito a un complotto cinematografico”. Pura fiction, evidentemente di grande successo.

Chi l’ha prodotta? Ecco, non sarebbe male ora tornare a bomba, come si usa dire, al progetto P2OG. Ce ne sono i motivi. Secondo la dettagliata analisi di Nafeez Mossadeq Ahmed (1), che cita a sua volta il capo del bureau pakistano di Asia Times, Syed Shahzad, i cittadini britannici di origine pakistana arrestati a Lahore e Karachi in connessione con il complotto, erano tutti membri attivi del gruppo islamico britannico clandestino Al Muhajiroun, il cui capo è Omar Bakri Mohammed. Costui è ora in Libano, dove è stato “esiliato” dalle autorità britanniche sebbene figuri tra i sospettati per le esplosioni del 7 luglio 2005 a Londra. Non vi sembra strano che, avendolo in mano, gl’inglesi se lo siano fatto scappare? Risulterà meno strano quando si sappia che Omar Bakri Mohammed era un agente dell’MI6 britannico, reclutato alla metà degli anni ’90 per reclutare, a sua volta, combattenti islamici per il Kosovo. Sempre secondo la stessa fonte sia la CIA che l’MI6 avrebbero da tempo loro agenti infiltrati all’interno del gruppo Al Muhajiroun. Il tutto appare straordinariamente simile alla mission del gruppo P2OG: organizzare finti o veri attentati terroristici, penetrare all’interno dei gruppi terroristici per usarli a proprio piacimento. Ecco da dove viene la fiction nella quale tutti i media principali hanno immediatamente creduto, rivendendocela come realtà effettuale, contribuendo a organizzare la diversione.

Poi che succede? Che le prove non ci sono, che la “mente” del complotto, torturato a dovere, non viene neppure estradato in Inghilterra, forse perché non lo si può far vedere in pubblico. E succede anche che dei 23 arrestati solo 11 vengono formalmente incriminati, con accuse molto generiche di possesso di elementi atti a costruire bombe e possesso di video estremisti inneggianti al martirio. Due sono rimessi addirittura in libertà, gli altri 11 sono trattenuti in base alla legge antiterrorismo che prevede 28 giorni di detenzione anche senza un’accusa formale. Il ministro dell’interno britannico, John Reid, sta cercando di far passare un piccolo Patriot Act d’oltre Manica, per prolungare il fermo fino a 90 giorni, ma non risulta abbia chiesto l’estradizione di Rashid Rauf.

Ma ciascuno di noi dovrebbe sapere che è possibile, teoricamente, la sua incriminazione per terrorismo. Infatti potrebbe avere dell’acetone in bagno, per sciogliere lo smalto sulle unghie, e dell’acido solforico per sturare i lavandini, e del decolorante per capelli, che contiene, insieme al 97% di acqua, anche del perossido d’idrogeno. Infine tutti abbiamo un telefonino, potenzialmente adatto a innescare l’esplosivo risultante.

Resta una domanda, che spesso mi viene fatta quando cerco di spiegare che anche l’11 settembre è una colossale menzogna: “ma possibile che chi organizza questi spettacoli sia così stupido da lasciarsi dietro tante incongruenze?” La domanda è legittima, ma ingenua. Le incongruenze sono evidenti, ma le conosceranno in pochi. Quello che passa è la versione ufficiale, che crea l’ondata di panico opportuna per l’uso da parte dei poteri. Chi organizza queste cose non è affatto stupido: conosce il funzionamento dei media meglio di noi e anche meglio di molti direttori di giornali e di telegiornali.

di Giulietto Chiesa
da Galatea

NOTE
1) www.uruknet.web.at.it/colonna-centrale-pagina.php?p=26039&colonna=m

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Quei bambini ci guardano.

Un gruppo di 160 bambini e ragazzi tra i 5 e i 12 anni hanno dormito in aeroporto a Fiumicino perché l’aereo non c’era.

Il gruppo proveniva dai campi profughi del Saharawi, in Algeria, e insieme con altri 300 coetanei e connazionali, hanno trascorso un periodo di vacanza in Italia ospiti di famiglie e parrocchie. Il rientro era previsto ieri alle 22, ma il charter dell’Air Algerie è stato poi slittato alle 2, ma ora sembra che prima di questa sera non ci sarà un volo.

Mentre abbiamo la certezza che “l’Apocalisse dei cieli” del 10 agosto, come lo aveva definito Angelo Panebianco, prendendo una cantonata sia sui fatti che sui commenti è stato il Big Bluff dell’estate, mentre abbiamo assistito ad allarmi fasulli per tutto il mese di agosto, ecco che viene fuori un’altra banale verità: la deregulation del trasporto aereo continua a creare situazioni al limite dell’intelligenza umana.

Dal deserto del Saharawi al deserto delle capacità operative: una bella lezione sulla superiorità della civiltà occidentale, che cade a fagiolo. Anzi, a Pera. Beh, buona giornata.

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