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L’ora legale? Dormiamoci sopra.

Lancette un’ora indietro nella notte fra sabato e domenica: alle 03:00 del 29 ottobre scatta infatti l’ora solare che ci accompagnerà fino alle 02.00 del 27 marzo2007.

L’ora legale, rimasta in vigore per sette mesi (dal 26 marzo al 29 ottobre), secondo quanto ha comunicato Terna ha consentito al Paese un risparmio di circa 80 milioni di euro, grazie alla riduzione dei consumi elettrici.

Che cosa ci abbiamo fatto con tutta questa energia risparmiata?
Ci abbiamo prodotto pessimi programmi tv, di cui l’ad di terna ne sa qualcosa, visto che è stato direttore generale della Rai.

Ci abbiamo prodotto tante ore di girato, di montaggio, di speakeraggio, di mixaggio di brutte campagne pubblicitarie.

Ci abbiamo prodotto, attraverso stampanti, telefax ed e-mail tonnellate di inutili e vacui comunicati stampa.

Ci abbiamo prodotto milioni di telefonate controllate, spiate e sbobinate, trascritte e pubblicate.

Ci abbiamo prodotto milioni di ore, mezz’ore, minuti e secondi, navigando tra le acque stagne di siti internet, stracolmi di niente e infarciti di banner e pop up noiosi e invasivi.

Ci abbiamo prodotto tonnellate di manifesti, di depliant, di volantini, di biglietti da visita, mailing, e francobolli per l’ultima assordante campagna elettorale, quella che è capitata proprio durante l’ ora legale in vigore.

Ci abbiamo prodotto gossip, rumors, bugie, menzogne, cazzate e vere e proprie stronzate, bullshit, per dirla come Frankfurt.

La domanda è: abbiamo risparmiato energia o sprecato un’ altra occasione per produrre meglio idee, pensieri, intuizioni, prefigurazione e visione del futuro?

Temo che questi ottanta milioni di euro li abbiamo buttati nel cesso. Non ci resta che dormirci sopra, visto che avremo un’ora in più di sonno. Beh, buona giornata.

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Sfiga e sfigati.

Portar ‘sfiga’ non è reato: non è passibile di condanna penale chi augura la cattiva sorte a un’altra persona.

Lo dice la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha parzialmente annullato la sentenza del giudice di pace di Genzano, in provincia di Roma, con la quale – nel 2005 – un trentenne era stato condannato per ingiurie e minacce.

La condizione è che il malaugurio si limiti ad essere una ‘previsione’ e non sia fatto nulla di concreto affinche’ si realizzi. Per capirci, se uno dice a un altro “ti cascasse il naso” e quello cade e si rompe il naso, sono guai. Se invece uno di a un altro “ te possano ammazzatte” e a quello, invece gli sparano, ma lo feriscono solamente, allora non c’è problema. Come tutti sanno, le sentenze non si commentano, semmai si impugnano.

Però, l’idea che la giurisprudenza si sia occupata della jella è un poco stramba. Suona come il riconoscimento giuridico della sfiga, e della figura dello jettatore: ci sono stati esempi, molto poco edificanti dal punto di vista umano, in cui a persone, più o meno famose, sono state affibbiate capacità jettatorie, con il conseguente drammatico peggioramento delle relative relazioni sociali, fino all’emarginazione dei poveretti in questione.

Sentenziare sulla sfiga equivale a riconoscerne la fattispecie giuridica, riconoscere che secondo la legge la jella esiste, ma può avere delle attenuanti, nella sua eventuale incapacità di portare vera sfiga. Come dire che quel giovanotto di Genzano è uno iettatore dilettante, che manda anatemi a vanvera, dunque ha diritto a una diminuzione della pena.

Il nostro è un paese in cui il mestiere del mago è molto diffuso, ha un giro d’affari enorme, secondo le ricerche è fiorente soprattutto in Lombardia. Se guardate ogni tanto i programmi delle tv locali della vostra città, scoprirete che pullulano di cartomanti e maghi in grado, a pagamento, di farvi vincere al lotto, ma anche di togliervi il malocchio, che è il combinato disposto fra sfiga e iattura.

Questi programmi hanno successo di pubblico, e sono anche pieni di piccola pubblicità locale. Anche i giornali quotidiani sono pieni di piccoli annunci in cui trovano spazio sciamani, fattucchieri, cartomanti e maghi. Se pagano la loro pubblicità, vuol dire che hanno clienti.

A volte pensiamo di vivere in un paese moderno, tra i più evoluti al mondo. Poi scopriamo che dietro l’angolo di casa nostra, c’è uno che fa soldi coi tarocchi, con la palla di vetro, il pendolino, e il filtro d’amore, approfittandosi di una fitta schiera di sfigati.

D’altronde, la superstizione pare faccia audiens, se è vero come è vero che le tv nazionali, quella pubblica compresa, sono piene di venditori di oroscopi, che sparano scemenze senza alcun fondamento, non dico scientifico, ma neppure con la realtà.

Tanto che una volta, una famosa conduttrice televisiva, che per carità di patria lasceremo anonima nella sua beata, sorridente e scosciata ignoranza, presentò Margherita Hack come famosa astrologa. Lei, astrofisica di fama mondiale, si limitò a sussurrare: “semmai, astronoma”.

L’altra nitrì una risatina da somarella. Che jella, povera figlia: cadere dalle nuvole proprio di fronte a chi studia il cielo. Beh, buona giornata.

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Homo videns.

Pensavate che troppa tv vi mangiasse il cervello? Da oggi vi ingoia tutta le testa. E’ stato inventato in Giappone dalla Toshiba, è una nuovo apparecchio televisivo che si indossa come un casco.

Pesa poco più di 2 chili ed è stato costruito per abbracciare l’intero volto del teleutente. E’ una specie di enorme casco spaziale, è la nuova televisione realizzata dalla Toshiba, un apparecchio che permette allo spettatore di avere una visuale a 360° dei programmi in onda.

Sarà in commercio tra un paio di anni e punta sugli appassionati di videogame come futuri acquirenti. A vederlo fa ridere, a pensarci fa venire i brividi. Pensate che meraviglia: vedere l’Isola dei famosi a 360 gradi, e sentire stereo le bestemmie di Ceccherini.

O assistere al tg di Fede a trecentosessanta gradi. Porta a Porta a 360 gradi, De Filippi a 360 gradi. E Marzullo in tutto lo splendore dei 360 gradi. Roba da perdere la testa. Per sempre. Beh, buona giornata.

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Veri dei e mezze figure.

“I 101 personaggi più influenti che non sono mai vissuti” è un bizzarro libro a cura di Alan Lazar, Dan Karlan, Jeremy Salter, pubblicato da HarperCollins e uscito in questi giorni nei librerie inglesi.
Il numero uno della graduatoria è “l’uomo Marlboro”, il cowboy inventato dal grande Leo Burnett. Al numero due si piazza il “Grande Fratello” dello scrittore George Orwell, incarnazione del potere onnipresente che schiaccia l’individuo.

Segue Re Artù, personaggio in bilico tra la leggenda e la storia, che impersonifica le qualità ideali del leader politico e del monarca. In quarta posizione Babbo Natale, anzi Santa Claus, così come lo ha definito l’iconografia inventata negli Stati Uniti. A seguire Amleto, Frankenstein, Sigfrido, Sherlock Holmes, Romeo e Giulietta, il dott. Jekyll e Mr Hyde.

Barbie si trova al 43/esimo posto, mentre Icaro, l’eroe della mitologia che ispirò i fratelli Wright e il sogno dell’umanità di sconfiggere la gravità e poter finalmente volare, si trova all’80/esimo posto. I 101 personaggi provengono tutti dalla finzione, dal mito, dalle leggende, dalla pubblicità,dalla televisione o dal cinema. Alcuni di loro sono sopravvissuti ai millenni, altri, come James Bond (51/esimo posto, simbolo dell’intrigo, del fascino sessuale e della britannicità) sono nati in tempi più recenti.

Al di là di ogni altra considerazione salutistica, è bello vedere che al primo posto di questa graduatoria di semi-dei leggendari ci sia una icona inventata dalla pubblicità. Quando per una sigaretta da donna col filtro si utilizzò, andando totalmente controcorrente il simbolo del machismo, il cow boy, appunto, nato dal genio di un grande come Leo Burnett.

Bei tempi quelli in cui la pubblicità era bella e intelligente, andava controcorrente, sapeva stupire il modo comune di vedere la realtà, perché osava pensare, osava lottare, osava vincere.

Tutto il contrario di oggi, in cui la pigrizia mentale, il conformismo creativo e la stupidità professionale cercano rifugio in quelle mezze figure che popolano le nostre campagne televisive, piluccando tra una velina e un calciatore, alla ricerca della missione impossibile di farli diventare testimonial di questa o quella campagna pubblicitaria. Così che il presunto personaggio televisivo passa da un programma allo spot che lo contiene, alla stessa velocità con cui il telespettatore spinge il tasto del telecomando per cambiare canale.

Una volta un pubblicitario, al quale incautamente dissi che Orwell si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse saputo che un giorno il Grande Fratello sarebbe diventato un reality show, mi rispose, saccente: “Orwell? Ma no, il Grande Fratello è di Endemol”. Beh, buona giornata.

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C’è uno sciopero di due giorni indetto dalla Fnsi per il rinnovo del contratto nazionale

Non sono un giornalista. Però mi fa piacere essere solidale con i giornalisti di questa testata. Perciò non aggiornerò il blog finché dura lo sciopero. Beh, buona giornata.

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Cristo si è di nuovo fermato a Eboli.

L’analisi di 53 cantieri in dieci Paesi europei ha mostrato che le peggiori segnalazioni si trovano in Italia. In particolare, il titolo di strada con il peggior “lavoro in corso” è andato alla A3, nei pressi di Eboli (Salerno).

Allo studio hanno partecipato 16 “Automobile Club” europei, membri di EuroTest. I sopralluoghi sono stati effettuati tra aprile e luglio su cantieri di “lunga durata di almeno 1 km”. Nello stilare le graduatorie, si è tenuto conto di criteri come la frequenza e la chiarezza dei segnali e delle indicazioni sul manto stradale, la larghezza delle corsie, le condizioni dell’asfalto, la visibilità di notte e le informazioni sulla durata dei lavori.

Dei cinque cantieri italiani presi in considerazione, il migliore è quello sulla A4 nei pressi di Novara, che è stato giudicato “buono”. “Accettabili” quello sulla A22 dalle parti di Trento e quello sulla A3 nei pressi di Mileto (Vibo Valentia). Bocciato invece il cantiere sul Grande raccordo anulare di Roma all’altezza di Via Cassia.

I più sfortunati sono gli automobilisti che transitano sulla A3 nei pressi di Eboli. Lì, dice un comunicato della British AA (l’Automobile club britannico), si trova la situazione “peggiore di tutto il sondaggio, per mancanza di segnali che spieghino i lavori, frequenti e improvvisi cambi di velocità, segnali delle corsie poco chiari e mancanza di luci lampeggianti”. Già, Cristo ha rallentato, ha rischiato di uscire di strada e infine si è di nuovo fermato a Eboli. Beh, buona giornata.

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Stupidità.

Sono stati assegnati gli World Stupidity Awards, il più prestigioso, si fa per dire, premio alla stupidità del mondo. Secondo quanto riferisce Repubblica.it, a ideare i World Stupidity Awards è l’ARSE, “Academy Recognizing Stupidity Everywhere”, “team di esperti altamente qualificati, di fatto un pugno di idioti” spiega SpokesMoron Spence sul sito dell’ARSE. Hanno vinto quest’edizione:

-George W Bush. A lui è riservata un’intera sezione, “Le frasi più stupide di George W. Bush”, appunto. Frasi del tipo: “Io sono quello che decide, e decido che cos’è meglio”; oppure: “E’ nell’interesse del nostro Paese trovare coloro che potrebbero danneggiarci, e metterli al sicuro”; ma anche, e forse soprattutto, il fantastico: “Wow! Che grande, il Brasile”, pronunciato davanti a una mappa del Brasile, al cospetto del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva.
Bush era già stupido ad honorem grazie a Fahrenheit 9/11, per la sequenza in cui, con alcuni scolaretti, declama “La mia capretta” mentre le Torri Gemelle vengono giù.

-Dick Cheney. Al vice presidente Usa, convinto che “la resistenza irachena è agli ultimi respiri” è andato il riconoscimento per “la dichiarazione più cretina”. Dick Cheney è andato anche un riconoscimento perché, durante una battuta di caccia ha sparato in faccia per errore a un amico.

Vincono anche Michael Brown, ex direttore della Fema (la protezione civile Usa che gestì l’emergenza dell’uragano Katrina), il nordcoreano Kim Jong II (“Pronti alla guerra totale” disse a luglio dopo il lancio di prova di sette missili), il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.

Il primo premio “Il momento più stupido” è andato alla testata di Zidane a Materazzi. Seguono Britney Spears che guida con il figlio piccolo in braccio, il danese Jyllands-Posten che pubblica le vignette su Maometto e le manifestazioni contro le vignette medesime.

A Mel Gibson, che dopo averr pronunciato frasi antisemite, fa la pipì in strada mentre lo arrestano per guida in stato di ubriachezza è andato il premio per aver reso “una situazione stupida, ancora più stupida”. A pari merito l’amministrazione Bush in Iraq,

Per aver “messo a rischio il pianeta”, vince la Corea del Nord, argento pari merito a Israele e Hezbollah, poi l’Iran, poi l’industria delle armi e quella del petrolio.

Se fra “i trend più stupidi” ci sono i reality show, uccidere in nome di Dio, e uccidere (a prescindere), il “premio alla carriera” è stato consegnato a “il Medio Oriente”.

Secondo Carlo M. Cipolla, professor emeritus di storia dell’economia a Berkeley che ha scritto Le leggi fondamentali della stupidità umana, “La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista “,(Quinta legge della stupidità umana).
I
vincitori del World Stupidity Awards ne sono una eccellente dimostrazione. Beh, buona giornata.

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Una notizia strana da morire.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, sembrerebbe essersi verificato un evento straordinario: una settimana senza incidenti mortali.

Pare, infatti che da lunedì 18 a domenica 24 settembre sui 3.400 chilometri della Rete del Gruppo Autostrade per l’Italia non sia morto nessuno.

Secondo il gruppo Autostrade si tratterebbe di un risultato senza precedenti, dal 1999, anno della privatizzazione. E anche se in 7 anni il tasso di mortalità della rete viaria si sarebbe ridotto del 50%, il dato viene reso noto anche come un riconoscimento all’impegno dell’azienda per la sicurezza.

Sempre secondo il gruppo Autostrade, dal 2002 sono state realizzate iniziative per il miglioramento delle infrastrutture e il controllo dei comportamenti di guida.

Non è che questo non possa far piacere, anche se una settimana di “astinenza” da carro funebre è francamente un po’ poco per cantar vittoria. Però, ciò che preoccupa è il metodo, più che il merito: se sette giorni senza funerali fanno fare un trionfalistico comunicato stampa circa l’efficacia delle misure di sicurezza, quando avvengono le tragedie che tutti conosciamo, non è che abbiamo visto né letto di autocritiche né di misure straordinarie. Il che fa pensare che la normalità, cioè niente vittime, diventa eccezionalità.

C’è una strana “incidenza” della statistica sulla formazione dell’opinione delle persone. Chiamiamola pure macabra, che è la definizione più corretta. Comunque, dopo tanti week-end neri sulle nostre strade, godiamoci pure una “settimana bianca”.

A questo punto ci starebbero bene gli scongiuri. Anche se la sicurezza non è una roulette russa contro la fatalità, ma la consapevolezza del sé e del mezzo che si sta guidando e, dunque, del come lo si sta guidando.

Questo è un discorso lungo, più lungo del 3.400 chilometri delle rete autostradale italiana. Perché a giudicare dai dati sulla sicurezza stradale in Europa, sulla strada della sicurezza gli automobilisti italiani sono lenti di comprendonio. Beh, buona giornata.

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Un altro lutto per l’articolo 11 della Costituzione.

Rivolgendo un disperato appello al presidente del Consiglio, Barbara Langella, la sorella del caporal maggiore Giorgio, ucciso oggi nell’attentato di Kabul nel quale sono rimasti feriti altri cinque militari ha detto: “Mandate a casa i ragazzi, mandateli a casa perché non è giusto che altre famiglie, altre mogli, altre madri, padri e fidanzate, soffrano di nuovo in questa maniera”.

Barbara Langella ha aggiunto: “Ne abbiamo già avuto un esempio a Nassirija, ne abbiamo avuto un altro a Kabul. Non si può lasciare morire i nostri ragazzi come carne da macello”.

Sono le stesse tristi, lucide e consapevoli parole che abbiamo sentito dalle Peace’moms negli Usa, mogli, sorelle e madri di uomini mandati a morire per la guerra dei Bush.

L’opinione pubblica mondiale è stata ingannata sulla guerra in Afghanistan.

L’opinione pubblica italiana è stata presa in giro sul rifinanziamento: quella in Afganistan non è un missione di pace, perché i nostri soldati sono impiegati come combattenti in Enduring Feedom, sotto comando Nato. Gli Stati Uniti hanno imposto ai governi europei l’obbligo di intervenire per proteggere un stato membro della Nato, minacciato da un attacco militare. Ma gli Usa sono oltreoceano e la Nato è fuori dalla sua zona geopolitica di competenza operativa.

La presenza delle nostre truppe fornisce obiettivi facili da colpire, come è facile colpire un convoglio con una bomba sul ciglio di una strada. E’ facile per i Taleban dimostrare di essere ancora in piena attività.

E’ facile per gli Usa dimostrare la necessità della guerra. Una sinergia perfetta: terrorismo e guerra al terrorismo trovano, simmetricamente ancora una volta la reciproca occasione di dimostrare la loro ragion d’essere.

Il governo italiano, guidato da Romano Prodi avrebbe potuto spezzare questa simmetria, ponendo almeno la questione della legittimità, di fatto e di diritto, ai tempi del voto sul rifinanziamento della missione italiana.

Così non è stato, così non si voluto fare. Con i funerali del caporal maggiore Langella seppelliremo, ancora una volta, come per le vittime di Nassirjia, l’articolo 11 della nostra Costituzione.

La nostra democrazia è a lutto e soffre come Barbara Langella, sorella del caporal maggiore ucciso a Kabul. Beh, buona giornata.

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Meglio un grande cervello che un cervello grande.

Si fa drammatica la questione della quantità e della qualità, nell’era delle comunicazione globale.

La questione si pone per il fatto che secondo un eminente scienziato, in futuro l’uomo avrà una testa con un cranio molto sviluppato, quasi doppio rispetto a quello dell’uomo contemporaneo.

Così la pensa il direttore del museo di Storia naturale di New York, Ian Tattersall. Negli ultimi due milioni di anni il cervello è diventato tre volte più grande, passando da 400 a 1.200 centimetri cubi. ‘Dobbiamo aspettarci -ha spiegato Tattersall – una crescita ulteriore, quella del cervello è una storia in costante evoluzione e apre prospettive entusiasmanti’. Entusiasta lui.

Il fatto è che alla presunta crescita della materia grigia, non pare sia corrisposta la crescita della persona. A volte, sembra proprio si regredisca. Basterebbe prendere a esempio gli ultimi duemila anni dei due milioni di anni presi in esame, per porsi la domanda se l’aumento della massa celebrale non abbia prodotto più disastri che fatti positivi. Parlo di pensieri bislacchi, di idee di supremazia, di tecnologie della distruzione, della devastazione del nostro pianeta.

Il fatto che, per esempio il cervello di George W Bush sia di 1.200 centimetri cubi, invece che di 400 non è una bella consolazione. Lo stesso vale per la misura cubica del cervello di bin Laden. La cosa non ci ha salvati dall’essere coinvolti nella catastrofe del terrorismo e della sanguinosa guerra al terrorismo.

Le stesse considerazioni potrebbero essere estese via via per tutta una serie di rappresentati umani attualmente sulla scena: siamo sicuri che la crescita della massa del cervello riguardi anche le veline, certi calciatori, i concorrenti dei reality, taluni conduttori dei tg, subrette, intrattenitori, opinionisti, presidenzialisti, tuttologi e politici ospiti in studio?

Forse è meglio parlare della qualità dei cervelli, più che della quantità di quello che passa per la testa. Meglio un grande cervello che un cervello grande. Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Terrorismo: alla nuora perché la suocera intenda.

Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, le autorità yemenite hanno autorizzato il rilascio di un uomo sospettato di essere un membro di al Qaida.

Le accuse contro l’uomo, accusato di pianificare un attentato nel centro della capitale Sanaa, si sono rivelate infondate.

Lo ha riferito una fonte della sicurezza. “Si è scoperto che stava trasportando medicine. Sembra che sia stata la suocera a denunciarlo”, ha detto la fonte.

Roba da “la sai l’ultima?” Nell’era della guerra al terrorismo, delle teorie della sicurezza preventiva, dello scontro di civiltà, della guerra religiosa e chi più ne ha più ne metta, si rischia di passare guai seri per colpa della suocera.

Poi dice che c’è la crisi della coppia. Neanche il compianto Gino Bramieri, barzellettiere formidabile, ne avrebbe raccontata una così. Fin qui il risvolto comico.

Il dramma è che le forze di sicurezza alle barzellette ci credono. E che in tutto questo, qualcuno se l’è vista davvero brutta. Più brutta di quella suocera, pettegola e vendicativa.

A proposito delle fobie antiterroristiche che ci attraversano la vita da qualche tempo a questa parte, chissà se possa valere anche in questo caso l’antico detto di parlare alla nuora perché intenda la suocera.

Vale a dire: la finiamo di renderci ridicoli, e finalmente ripristiniamo un minimo di dialogo? Il che è un altro modo per dire che, in questo caso, la nuora è il buon senso. Lo capirà anche la suocera? Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Non basta più cambiare canale, bisogna cambiare la tv.

Secondo i dati Auditel, Circus di Canale 5 è andato intorno al 17 per cento, Miss Italia di RaiUno al 21. Poco, pochissimo. Pare che quelli che si occupano di tv non riescono a crederci.

Il fatto è che sembra che il pubblico rifiuta molto più di prima di essere passivo spettatore delle scelte dei palinsesti, infarciti di reality show. E quello che appare è che la nuova stagione dei reality in onda per ora è un fiasco. Secondo Dipollina di Repubblica, mentre “domenica una buona fiction di Italia 1(Doctor House) aveva battuto sia Bonolis che il reality della Parietti, lunedì è stata una serata d´ecatombe, la gente ha cercato rifugio ovunque: perfino nella milionesima replica del Marchese del Grillo con Alberto Sordi, su La7, volato quasi al 6 per cento, un risultato altissimo per la rete.”

Insomma, i reality che non vanno, come dimostra “Unan1mous” con la De Filippi che è stato portato a conclusione in fretta e furia; Bonolis o Parietti non tirano più la carretta come una volta.
Se alla Rai sono un poco frastornati, a Mediaste fanno i furbetti, e diffondono solo i dati d’ascolto della fascia 15-64 anni. Ma questo non salva sempre la situazione degli ascolti, che sono in fuga.

Secondo Dipollina, la sensazione più diffusa è che in tv non c’è niente da vedere.

La realtà è che così come è oggi la nostra tv, pubblica e commerciale, delude gli spettatori e tradisce le aspettative degli inserzionisti pubblicitari. Il duopolio si è avviluppato su se stesso.

Così, se i nodi tardano a venire al pettine, cioè tarda la riforma del sistema televisivo italiano, capace come dovrebbe di permettere l’ingresso di nuovi soggetti, succede che il pettine viene ai nodi, cioè la fuga degli ascolti diventa la giusta e sacrosanta punizione per una tv che sta perdendo il contatto con la realtà.

Il ministro Gentiloni ha promesso una nuova legge entro Settembre. Sarà terreno di scontro tra maggioranza e opposizione. Cioè tra rendite di posizione, che si annidano sia in Rai che a Mediaset e necessità di cambiare le regole del gioco.

La necessità di un deciso cambio di direzione non è solo più una necessità della politica, dei cittadini, del pubblico: coincide con l’interesse del mercato televisivo. Incredibile, ma vero. Beh, buona giornata.

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Bushismo.

A New York, al Palazzo di Vetro, dopo il discorso d’apertura dei lavori dell’ Assemblea generale dell’Onu, pronunciato dal segretario uscente Kofi Annan, con un accorato appello alla pace in Medio Oriente e alla sensibilità nei confronti delle altre religioni, uno fra i primi leader mondiali a parlare è stato il presidente statunitense George W.Bush.

“Rispettiamo l’Islam – ha detto il presidente Usa. “La propaganda su uno scontro tra l’Occidente e l’Islam è falsa”.

E’ una brutta notizia per Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Vittorio Feltri, Marcello “Meticcio” Pera, Roberto “Betulla” Farina, Angelo “Tortura” Panebianco, Roberto “Magliettadellasalute” Calderoli.
Beh, buona giornata.

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O l’Onu o l’altro.

Kofi Annan, il segretario generale dell’Onu andrà in pensione il 31 dicembre.

L’Assemblea generale che si è appena inaugurata deve eleggere entro quella data il suo successore.
Il suo messaggio all’ Assemblea è stato insieme di inaugurazione e di commiato. Annan ha parlato davanti ai rappresentanti di un mondo che ha descritto a fosche tinte.

Un mondo che ha fatto passi avanti sul fronte dello sviluppo, il rispetto di diritti umani e la sicurezza rispetto al settembre 1997, quando, per la prima volta da segretario generale, si rivolse ai potenti della Terra nell’aula dell’Assemblea.

Ma il segretario generale ha osservato che a dieci anni di distanza, troppa gente resta esposta alle violenze della guerra e ha messo in guardia che la paura del terrorismo aumenti il pericolo di scontri di civiltà e di religioni.

“Il terrorismo uccide e sfregia relativamente meno persone di altre forme di violenza e di conflitto, ma diffonde paura e insicurezza e induce la gente a unirsi a gente che la pensa allo stesso modo evitando quanti appaiono loro diversi” ha detto Annan.

In un momento storico in cui le migrazioni hanno portato milioni di persone di diverse fedi religiose e di cultura a vivere nello steso paese, secondo Annan “gli stereotipi dell’idea di uno scontro tra civiltà sono sempre più diffuse e l’insensibilità – intenzionale o meno – verso le credenze e i simboli sacri di altri popoli diventa pretesto per quanti sperano di fomentare una nuova guerra di religione, stavolta su scala globale”.

Di coloro che, intenzionalmente o meno “sperano di fomentare una nuova guerra di religione, stavolta su scala globale” conosciamo nomi e cognomi.

In genere sbeffeggiano la pace e i pacifisti, innalzano peana allo scontro, diffondono intolleranza, alimentano la paura, diffamano l’operato dell’Onu.

Purtroppo alcuni di loro sono italiani, scrivono sui nostri giornali, parlano nelle nostre tv, taluni sono anche stati eletti in Parlamento.

Bisogna scegliere: o pace o guerra, o l’Onu o l’altra. Beh, buona giornata

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Si è spenta una luce.

E’ morto a Milano l’architetto Vico Magistretti, l’inventore di Eclisse. E’ stato tra i più celebri esponenti del design italiano. Forse uno dei padri indiscussi.

Magistretti aveva 85 anni. Architetto, urbanista, docente, ma soprattutto, a partire dagli anni ’60, designer di grande successo, fu chiamato a realizzare oggetti rimasti celebri nel tempo da tutte le più grandi aziende italiane ed europee.

Tra i primi pezzi c’e’ ‘Eclisse’, celeberrima lampada da tavolo prodotta da Artemide nel 1965. In un Paese diventato così povero di idee, è un peccato si sia spenta la sua luce. Rischiamo la penombra di tanta paccottiglia commerciale. Beh, buona giornata.

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L’opposizione è finita sotto il ponte.

Dice che diecimila persone hanno partecipato alla manifestazione a sostegno del ponte sullo Stretto. Lo dice Raffaele Lombardo, del Movimento per l’autonomia. Il colorato e colorito corteo armato di fischietti e bandiere di tutte le forze della Cdl, ha marciato da piazza Venezia fino a Palazzo Chigi (trecento metri).

Silvio Berlusconi, che non c’era, ha perorato la causa del sì: “Il governo Prodi – ha dichiarato – continua a opporsi a tutte le grandi riforme varate dalla Casa delle Libertà, indispensabili per lo sviluppo del Paese. Dice no anche al Ponte, un’opera epocale che unirebbe definitivamente la Sicilia all’Italia, su cui ho personalmente lavorato per cinque anni.”

Hanno partecipato, invece, il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, il sindaco di Catania Umberto Scapagnini, il presidente di An Gianfranco Fini, l’ex ministro Stefania Prestigiacomo, il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani.

Cuffaro ha spiegato così le ragioni della protesta: “Chiediamo che venga rispettata la nostra terra. Il ponte è un’opera simbolica. Questo governo dice sempre di no, oggi vorremmo che dicesse al popolo siciliano sì al ponte”. Dopo ha parlato anche Fini, che ha spiegato: “Il governo Berlusconi sostenne con convinzione la costruzione del ponte. Questo perché il ponte è un simbolo nel mondo”.

Ricapitoliamo: per Berlusconi è un fatto personale; per Cuffaro è un’opera simbolica; per Fini è un simbolo del mondo.”

Se l’idea della costruzione del ponte sullo stretto era “campata” per aria, questa manifestazione lo dimostra. E questa sarebbe la minaccia di riempire le piazze contro il governo Prodi? Mischini, dicono a Messina. Beh, buona giornata.

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Ancora su “Il suicidio del nostro futuro”.

A proposito del mio “Il suicidio del nostro futuro” dell’11 settembre, b mi scrive:

“vivo in una città di 60.000 abitanti.Ieri siamo arrivati a quota 28(in tutta la provincia,di cui 13 in città) suicidi, dall’inizio dell’anno! la maggior parte sono ragazzi dai 20 ai 30 anni, con una vita normale, un livello culturale alto,ed una vitalità sorprendente. Nessuno si interroga sul perchè, nessuno denuncia il problema.Di tutti i ragazzi che sono morti in questi anni, io ne conoscevo almeno 7, 3 erano miei amici.A volte, mi vengono i dubbi anche sulle persone più impensabili,mi sembra di leggere nelle loro parole un malessere e mi sento impotente,come mi sono sentita quando ho perso la mia amica. Perché non abbiamo un consultorio? Perchè le persone che cercano di affrontare i propri problemi, la propria crescita personale, consultando uno psicologo, vengono ancora considerate folli? I nostri suicidi non sono adolescenti,ma perlopiù studenti universitari…ragazzi brillanti,che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”
Scritto da: b | 18/09/06 a 03:05

Non posso evidentemente fare altro che dare spazio a questo “grido di dolore” che lancia b. Nel quale è contenuta un risposta:” …ragazzi brillanti, che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”

Il che rimanda, senz’altro aggiungere all’assenza di attenzione sul problema, che è la conseguenza diretta del fatto che il nostro modello di sviluppo economico ha delle ripercussioni sulla nostra vita interiore.

b, come me, si rifiuta di credere che i suicidi dei suoi amici, dei nostri ragazzi siano semplici “danni collaterali” del nostro stile di vita.
L’entità del problema esula dalla sociologia e dalla psicanalisi, per diventare un problema politico a tutti gli effetti. Coraggio b, coraggio. Beh, buona giornata.

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Che gli avete dato da mangiare?

Un odore insolito è stato rilevato dagli astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), che hanno indossato per precauzione le tute protettive: lo rende noto la Cnn, citando fonti della Nasa.

Fonti del Johnson Space Center di Houston avevano parlato inizialmente della presenza di fumo sulla Iss, ma è stato poi precisato che si tratta solo di vapori.
“La situazione si sta calmando. Non c’era fumo, la primaindicazione è che fosse fumo, ma si è rivelato vapore”, ha detto Kelly Humphries, portavoce della Nasa a Houston.

Il problema sembra essere legato all’evaporazione di una sostanza liquida, su cui sono in corso accertamenti. Scusate la domanda impertinente: che diavolo gli avete dato da mangiare a quei poveretti? Beh, buona giornata.

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Le allegre Telecom(ari).

“Il governo annuncerà martedì nelle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato la propria disponibilità a un’informativa urgente.” Lo dice Prodi da Pechino. Che aggiunge: “è interesse del paese interrogarsi sul futuro dell’industria delle telecomunicazioni italiane e della sua impresa più rilevante: Telecom Italia. Che a Canton Prodi abbia preso una cantonata?

Marina Sereni, vicepresidente dell’Ulivo alla Camera, ha detto : “Basta strumentalizzazioni e polveroni. Per questo no alla commissione d’inchiesta, ma sì a un utile e costruttivo confronto in Parlamento”. Utile a chi e costruttivo di che?

Silvio Berlusconi parla di un governo “in preda alla voglia di dirigismo”. Lo dice al telefono: “Quello che sta succedendo è veramente qualcosa di grave, che in Europa o in altra democrazie occidentali porterebbe alle dimissioni del capo del governo”. Berlusconi era in collegamento telefonico con il convegno di Forza Italia a Cortina. Non è dato sapere attraverso quale compagnia telefonica abbia parlato.

Guido Rossi, che ha preso il comando di Telecom, dopo le dimissioni di Tronchetti Provera, ha dichiarato: “Il gruppo è economicamente e tecnologicamente forte – dice il neo presidente del colosso delle tlc.” Rossi si è detto convinto che i mercati mostreranno di avere capito che il gruppo Telecom “è sano”, al di là di certi commenti espressi in questi giorni e delle tante dichiarazioni.

E’ un po’ come nel calcio – commenta Rossi che con l’argomento, visto il suo incarico di commissario della Federcalcio, ha a che fare quotidianamente – e tutti vogliono dire la loro sulla formazione e la strategia: “venderanno Tim, faranno questo, faranno quello; ma la verità è che tutte queste cose nel piano non ci sono; c’è solo lo scorporo.” Va a finire che Rossi ci propone la moviola in campo (finanziario).

La Telecom è un grande compagnia, almeno paragonata alle dimensioni delle altre imprese italiane. Ma i commenti e i commentatori sembrano piccini.

Tutti dicono che siamo in una fase di capitalismo maturo. Sarà, ma in Italia i capitalisti sembrano immaturi, per non dire infantili: si fanno i dispettucci e le ripicche.

La politica, la finanza e il mercato italiani sembrano essere andati in gita con la parrocchietta, spettegolando come Telecom(ari). Beh, buona giornata.

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I rischi del Ddt e quelli del DTT.

L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità ‘riabilita’ il Ddt come strumento efficace per contrastare, soprattutto nei Paesi africani, la dilagante piaga della malaria. Dopo 30 anni di divieto del suo uso perché ritenuto dannoso per l’ambiente e la salute dell’uomo, l’Oms ha infatti rivisto le sue strategie di lotta alla malaria, affermando che se ‘ben usato’ il Ddt non è un rischio.

Per l’organizzazione, il pesticida andrebbe usato accanto a zanzariere e medicinali ad hoc come strumento per combattere la malaria. Il Ddt – dicloro-difenil-tricloroetano- è quel famoso insetticida con il quale si è sconfitta la malaria nei paesi sviluppati.

Usato in grandi quantità, addirittura spruzzato dall’alto con l’uso degli aerei, ha provocato non solo la morte delle zanzare, ma ha anche ammazzato pesci, inquinato falde acquifere, arrecato danni alle colture, oltre che alle persone. Per questo è stato messo al bando nelle società sviluppate.

Il fatto è che la malaria persiste tutt’oggi in grandi aree geografiche dell’Africa. E gli insetticidi che hanno sostituito il Ddt non sono risultati efficaci. In Sud Africa hanno sperimentato con successo un uso moderato, ma costante di questo insetticida. La tecnica consiste nello spruzzarne piccole quantità sulle pareti delle abitazioni. La malaria è crollata. Bisogna sapere che secondo l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, la malaria è la quinta causa di mortalità nel mondo: nel 2002 sono state 1.222.000 le persone, in maggioranza bambini, che hanno perso la vita per colpa della malaria. Il problema è che essendo stato messo al bando, i governi occidentali sono restii ad autorizzare la produzione del Ddt, da esportare in Africa. Anche perché, il Ddt costa un terzo in meno degli altri, pare inefficaci, insetticidi.

A proposito epidemie, il DTT è la sigla del digitale terrestre, di cui tanto si è parlato in occasione dell’approvazione della cosiddetta legge Gasparri. In realtà bisognerebbe dire “così dettata” perché, come tutti sanno Gasparri non l’ ha mai scritta, né la conosce, ha solo messo la firma al posto di Fedele Confalonieri.

Il passaggio al DTT potrebbe essere costato alle famiglie italiane tra i 1.000 e i 1.200 milioni di euro, tanto ammontano gli “aiuti” governativi per l’acquisto del decoder, alla data del 31 dicembre 2006, data entro la quale si era previsto che il vecchio sistema sarebbe dovuto essere definitivamente abbandonato, per riconvertire al nuovo sistema circa 50 milioni di apparecchi televisivi.

La data è stata procrastinata dal nuovo governo, perché sono troppo poche le città italiane nelle quali è possibile fruire della nuova tecnologia.

La propaganda del vecchio governo sosteneva che rispetto alla “vecchia” tv analogica, con il DTT si sarebbero potuto aggiungere 12 canali in più, anche se rispetto al digitale satellitare di Sky l’offerta di programmi è stata assolutamente limitata.

Tanto più che solo Mediaset ha potuto vendere programmi pay-per-vew, cosa che alla Rai non è consentita dalla legge.

Insomma, il media televisivo classico si è corazzato per il futuro, e con lui i fatturati dei due soggetti predominanti, Rai e Mediaset. Però è apparso subito chiaro che più che di un nuovo media, si trattava di una nuova Mediaset, con tanto di aiuti statali per il passaggio al digitale terrestre, che hanno anche favorito una società che li commercializzava, di proprietà, pare, di un certo Berlusconi Paolo.

Secondo Oms, l’uso controllato del Ddt può contribuire alla sconfitta della malaria. Invece, il DTT, il digitale terrestre, usato in massicce dosi “generaliste”, è stato un focolaio di cattiva imprenditoria televisiva. Perché nessuno ha controllato un bel niente.

In attesa della riforma del sistema televisivo in Italia, che tarda per via dell’ingombrante presenza sulla scena politica del proprietario di Mediaset, c’è da chiedersi se non sia il caso di spostare le competenze in materia dal Ministero delle Comunicazioni a quello della Sanità. Se l’Oms è riuscita a prendere decisioni sul Ddt, magari riesce anche a prenderle sul DTT. Magari se ben usato, anche il DTT non è più un rischio per la salute mentale dei cittadini né per i conti pubblici. Beh, buona giornata.

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