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Che diavolo ha combinato il governo Meloni sul caso Almasri ce lo spiega Travaglio.

dal Fatto Quotidiano

“Se non ci fosse di mezzo un torturatore, si dovrebbe parlare di una gag comica irresistibile ai livelli dei Blues Brothers.Mancano solo le cavallette e poi questi sono meglio di John Belushi“. È il lapidario commento pronunciato a Otto e mezzo (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, sull’informativa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sulla scarcerazione del generale libico Osama Almasri, prima alla Camera e poi al Senato.

Travaglio espone tutte le versioni contraddittorie rese da Giorgia Meloni e dai suoi ministri dal 21 gennaio a oggi: “Prima Nordio dice: ‘Ho ricevuto la richiesta di arresto della Corte penale internazionale e la sto valutando’. Ma perde due giorni e quindi nel frattempo Almasri viene rilasciato. Allora Tajanidice che sono stati errori dei giudici italiani. Fratelli d’Italiadice che il governo è estraneo al rilascio e che è colpa della Corte penale internazionale che avrebbe chiesto di arrestare Almasri solo quando era in Italia, anziché quando era in Germania. Poi Tajani cambia idea – continua il direttore del Fatto – e dice: ‘L’Aja non è la bocca della verità, abbiamo opinioni diverse, facciamo la nostra politica’. Quindi ha deciso il governo. Ma Piantedosi in Senato dice che. mentre Nordio leggeva le famose carte, lui aveva già capito tutto e aveva espulso Almasri perché aveva capito che era pericoloso.Però poi si è scordato di avvisare Fratelli d’Italia che ha continuato a dare la colpa ai giudici di Roma, i quali avrebbero dovuto tenere dovevano tenere dentro Almasri, e alla Corte dell’Aja, che avrebbe dovuto arrestarlo in Germania”.

E prosegue: “Poi Fratelli d’Italia incolpa la polizia giudiziariache non ha avvisato Nordio. Successivamente la Meloni, quando riceve il famoso avviso dal procuratore Lo Voi, dice che ha deciso il governo per la sicurezza della nazione. Ma Donzellidice di nuovo che non è stato il governo a decidere, bensì la Corte d’Appello e che Nordio non poteva fare altro perché la Corte non gli ha inviato le carte. Tuttavia, Piantedosi dice che le hanno mandate a lui perché aveva capito che Almasri era pericoloso”.
Travaglio conclude: “Alla fine Tajani dice che le carte le aveva avute pure Nordio, però erano 40 pagine ed erano pure in inglese. Stessa cosa che ha detto oggi il Guardiasigilli, aggiungendo che c’erano addirittura degli allegati in arabo. Però poi, tra l’inglese e l’arabo, lui era riuscito a capire che l’atto era pieno di errori, c’erano le date sbagliate, violava il diritto internazionale e l’atto di arresto era addirittura nullo. Il tutto su carte in arabo e in inglese che lui non riusciva a capire, mentrePiantedosi anche oggi lo ha smentito dicendo che lui invece, arabo o inglese, aveva capito subito che Almasri era pericoloso”.

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Sul caso Almasri, il governo italiano si è impiccato col Nordio scorsoio.

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Il venditore e il palazzinaro di TecnoGaza*.

(*) Copyright: Maurizio Crozza.

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Ancora tre morti, nella media quotidiana della sicurezza sul lavoro in Italia.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Giancarlo Ferretti, 63enne geometra di Montesilvano (Pescara), è morto martedì 4 febbraio a Navelli (L’Aquila), precipitando per una ventina di metri all’interno di una cava.

Verso le 12,30 al collega con il quale stava misurando i materiali estratti è scivolato di mano un tablet, che Ferretti si è offerto di recuperare. Nonostante l’invito dell’altro a attendere il rientro degli operai, il geometra si è avventurato su per i gradoni della cava.

Stava per recuperare il tablet ma si è sporto troppo, ha perso l’equilibrio ed è caduto, battendo la testa contro una roccia. La morte è stata quasi istantanea.

Tawfik bin Ibrahim Al Agnf, 47enne bracciante tunisino, è morto nel pomeriggio di martedì 4 febbraio mentre con alcuni connazionali era al lavoro in un terreno agricolo di Comiso (Ragusa), in contrada Giardinello.

Il lavoratore si è accasciato all’improvviso ed è spirato nel giro di poco, probabilmente a causa di un malore.

Antonio Ubizzo, 59enne infermiere di Mestre (Venezia), addetto ai servizi a domicilio nel distretto veneziano di Fàvaro, è morto sabato 1° febbraio nell’ospedale all’Angelo.

Vi era stato ricoverato il giorno prima, quando rientrando con l’auto di servizio dagli appuntamenti sul territorio era stato colpito da infarto. Ricoverato in condizioni gravissime, è morto dopo poco più di 24 ore.

#giancarloferretti#tawfikalagnf#antonioubizzo#mortidilavoro

Febbraio 2025: 8 morti (sul lavoro 8; in itinere 0; media giorno 2)

Anno 2025: 95 morti (sul lavoro 80; in itinere 15; media giorno 2,8)

17 Lombardia (sul lavoro 14, in itinere 3)

13 Veneto (10 – 3)

8 Puglia (8 – 0)

7 Piemonte, Campania (7 – 0); Toscana (6 – 1)

6 Calabria (6 – 0)

5 Abruzzo (5 – 0); Emilia Romagna (3 – 2)

4 Lazio (3 – 1)

3 Umbria, Sicilia (3 – 0)

2 Trentino, Basilicata (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)

1 Molise, Sardegna (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Uno come Trump farebbe schifo pure ad Adam Smith.

di Sahra Wagenknecht

“Se l’economista scozzese Adam Smith ha affiancato alla propria opera sulla ricchezza delle nazioni un volume altrettanto corposo sulla Teoria dei sentimenti morali.

Smith era convinto che la mano invisibile del mercato potesse funzionare soltanto in un’economia in cui esistono determinate regole di comportamento che non possono essere garantite dal semplice mercato.

«Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe della fortuna altrui e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità», scriveva Smith con un certo ottimismo.

La celebre tesi secondo cui il libero mercato può portare al benessere collettivo poggiava dunque sul presupposto, da lui dato come certo, che l’essere umano non si comporta come un homo oeconomicus dedito al calcolo utilitaristico, bensì come una creatura comunitaria, il cui egoismo è tenuto a freno dalla lealtà e dall’empatia nei confronti degli altri.

Lo spietato pagamento in contanti Smith sottostimava il potere distruttivo del libero mercato e della ricerca sfrenata del profitto nei confronti dei valori e dei vincoli di comunità riconosciuti.

Un’economia il cui motore centrale consiste nell’idea di ricavare sempre più denaro dal denaro poggia su un freddo calcolo di costi e benefici per il quale tradizione e costumi, religione e morale non sono altro che elementi di disturbo.

Laddove si debba calcolare ogni cosa, gli oggetti perdono il loro senso e il loro valore immanenti.

La disuguaglianza crescente mina inoltre la fiducia, la coesione e l’empatia, dal momento che gli uomini che vivono in mondi completamente diversi e non incontrano più gli altri strati sociali si sentono sempre meno parte di una totalità condivisa.

Già agli inizi del capitalismo il nuovo ordine portò alla frammentazione delle comunità, alla distruzione dei beni comuni e allo sradicamento degli uomini, che vennero strappati ai propri legami consueti e al ritmo di vita tradizionale e consegnati ai mercati e alle macchine, ai cui ritmi si dovettero da quel momento sottomettere.

Il giudizio di Karl Marx secondo cui il capitalismo avrebbe «fatto della dignità personale un semplice valore di scambio» e non avrebbe «lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti» non descrive la realtà sociale del 1848, bensì una linea di sviluppo che si è fatta strada soprattutto nel capitalismo globalizzato e legato al mercato finanziario del XXI secolo.

Ma una società che distrugge le proprie tradizioni, i propri valori e vincoli di comunità, distrugge il collante che la tiene insieme.” (Sahra Wagenknecht, “Contro la sinistra liberale”, Fazi Editore.)

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Il governo Meloni è l’espressione di una nuova classe deferente.

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14 camionisti sono morti di lavoro dall’inizio dell’anno.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Tre dei 5 morti di lavoro di questo inizio febbraio erano autotrasportatori. Dall’inizio dell’anno sono già 14 le vittime tra i camionisti, quasi il 19% del totale. L’ultima è del tardo pomeriggio di lunedì 3 febbraio, un camionista straniero di cui per ora non si conoscono le generalità né la provenienza.

È morto sulla A4 tra i caselli di Grisignano di Zocco (Vicenza) e Vicenza Est in direzione Venezia. Il suo tir ha iniziato a sbandare per poi fermarsi di traverso sulla seconda corsia.

Il conducente è stato trovato senza vita nella cabina di guida, probabilmente vittima di un malore che però non gli ha impedito di fermare il mezzo, evitando così un bilancio peggiore.

Giuseppe Lonoce, agricoltore 65enne di Sava (Taranto), è morto lunedì 3 febbraio mentre potava un ulivo con una sega elettrica. Lo strumento gli è sfuggito di mano e lo ha ferito gravemente a una gamba, recidendogli un’arteria femorale.

L’uomo è morto dissanguato prima dell’arrivo dei soccorsi, chiamati dal figlio della vittima. Disastroso l’inizio d’anno in Puglia, dove i morti di lavoro sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2024: erano stati 4, sono diventati 8.

#giuseppelonoce#mortidilavoro

Febbraio 2025: 5 morti (sul lavoro 5; in itinere 0; media giorno 1,7)

Anno 2025: 92 morti (sul lavoro 77; in itinere 15; media giorno 2,7)

17 Lombardia (sul lavoro 14, in itinere 3)

12 Veneto (9 – 3)

8 Puglia (8 – 0)

7 Piemonte, Campania (7 – 0); Toscana (6 – 1)

6 Calabria (6 – 0)

5 Emilia Romagna (3 – 2)

4 Abruzzo (4 – 0); Lazio (3 – 1)

3 Umbria (3 – 0)

2 Trentino, , Basilicata, Sicilia (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)

1 Molise, Sardegna (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Culo e camicia.

“Musk non può prendere decisioni senza la mia approvazione”, pare abbia detto Trump.

Impossibile non citare Woody Allen: “Ragazzi, a casa comando io. Vostra madre prende solo le decisioni”.

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I salti mortali della statistica ufficiale per camuffare il significato politico dei dati ufficiali.

Scrive Istat: “A dicembre 2024 le retribuzioni contrattuali crescono dello 0,1% su novembre e decrescono dello 0,6% su dicembre 2023”.

Tradotto: gli stipendi dei lavoratori dipendenti alla fine del 2024 scendono dello 0,6 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Questa è la notizia drammatica, visto che abbiamo passato una maledetto anno di inflazione alle stelle.

La notizia grottesca è rilevare che a dicembre ci sia stato lo 0,1 per cento in più di soldi in busta paga rispetto a novembre. Quando si dice “cornuti e mazziati”.

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Gennaio 2025: 87 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Registriamo tre morti di lavoro nel primo weekend di febbraio – due dei quali autotrasportatori – mentre al bilancio di gennaio aggiungiamo due nuove vittime, che portano il totale del mese a 87 (+7,4% rispetto a gennaio 2024).

Carlo Piccolo, 60enne agente di commercio di Due Carrare (Padova), è morto venerdì 31 gennaio sulla A13 nel territorio di Boara Pisani (PD). Guidando verso Bologna per incontrare alcuni clienti, Piccolo ha tamponato un camion che lo precedeva ed è morto sul colpo.

Un operaio 66enne, al lavoro in un cantiere per l’ammodernamento dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, è morto venerdì 31 gennaio stroncato da un malore. Immediati i soccorsi, ma il lavoratore non si è più ripreso..

Un autotrasportatore 36enne di Poggiomarino (Napoli), è morto sabato 1° febbraio in un incidente sulla statale Basentana, nel territorio di Brindisi Montagna (Potenza).

Al volante di un autoarticolato carico di ortaggi, ha sbandato verso il guardrail centrale e si è rovesciato nella corsia opposta, coinvolgendo altri 3 tir. Il lavoratore è deceduto nello schianto.

Massimo Ciampo, 54enne autotrasportatore di Gravina in Puglia (Bari), è morto sabato 1° febbraio in un incidente sulla A14 nel territorio di Miglianico (Chieti), quando l’autotreno guidato in quel momento da un collega ha colpito la parete d’ingresso di una galleria.

Il lato passeggero della cabina ne è uscito devastato e Ciampo è morto all’istante. Ricoverato in condizioni non gravi il guidatore.

Antonino Currò, per tutti Nino, 36enne residente a Imola (Bologna), di professione meccanico, è morto sabato 1° gennaio a Conselice (Ravenna), mentre lavorava su un van Mercedes.

I sostegni che sorreggevano il mezzo hanno ceduto all’improvviso e Currò, che era sotto il van, non ha avuto scampo. Il lavoratore lascia la moglie incinta e due figli piccoli.

#carlopiccolo#massimociampo#antoninocurrò#mortidilavoro

Febbraio 2025: 3 morti (sul lavoro 3; in itinere 0; media giorno 1,5)

Anno 2025: 90 morti (sul lavoro 75; in itinere 15; media giorno 2,7)

17 Lombardia (sul lavoro 14, in itinere 3)

11 Veneto (8 – 3)

7 Piemonte, Campania, Puglia (7 – 0); Toscana (6 – 1)

6 Calabria (6 – 0)

5 Emilia Romagna (3 – 2)

4 Abruzzo (4 – 0); Lazio (3 – 1)

3 Umbria (3 – 0)

2 Trentino, , Basilicata, Sicilia (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)

1 Molise, Sardegna (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

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Trump ha dato a Elon Musk l’accesso al sistema federale che gestisce trilioni di dollari in pagamenti.

da POLITICO via Contropiano.org

Corre a una velocità pazzesca la privatizzazione dello Stato. E non di uno qualsiasi, ma degli Stati Uniti. Il che cambia decisamente il rapporto tra Stato e cittadini (per quanto “ideologizzato” e non realistico potesse essere), sia tra i membri dell’élite di quel paese. 

L’amministrazione Trump ha approvato i piani per concedere a funzionari del Tesoro affiliati al team di Elon Musk l’accesso al sistema federale che gestisce trilioni di dollari in pagamenti. Il nuovo Segretario del Tesoro, Scott Bessent, ha infatti concesso l’accesso al sistema di pagamento a un team guidato da Tom Krause, CEO di Cloud Software Group, che ora lavora per il Dipartimento del Tesoro e funge da collegamento con il gruppo DOGE di Musk, che opera all’interno del United States Digital Service. 

In pratica ad una società di Musk che già lavorava con il Tesoro, ma in funzione “tecnica” molto subordinata – e ben retribuita – senza poteri discrezionali e senza poter entrare nei database anche individuali di chi riceve quei pagamenti.

Ci sarebbe stato un duro scontro tra funzionari uscenti ed entranti nell’amministrazione del Tesoro, ma alla fine “L’approvazione del segretario è stata subordinata al fatto che si trattasse essenzialmente di un’operazione di sola lettura“. Ossia che il nuovo soggetto privato possa – per ora – leggere i dati (e copiarli, si presume), ma non modificarli o decidere quali pagamenti effettuare ancora e quali bloccare.

Si tratta infatti di un sistema vastissimo e altamente sensibile, cruciale per i pagamenti erogati dal governo federale a decine di milioni di americani ogni anno. Ma anche ad enti e destinatari internazionali considerati “utili” per le politiche Usa. Riguarda insomma la spesa sociale come quella internazionale. E’ il sancta sanctorum del governo statunitense, il centro della macchina per quanto riguarda ogni tipo di spesa. Il braccio operativo economico della superpotenza, la sua “cassaforte”.

L’amministrazione Trump aveva già cercato, con un “ordine operativo” molto perentorio e “universale”, di congelare i fondi per programmi precedentemente approvati ma sgraditi. Ha dovuto fare una parziale marcia indietro perché il carattere “totalitario” del blocco avrebbe impedito di far funzionare parti rilevanti e indispensabili dell’amministrazione pubblica (probabilmente anche il controllo aereo…).

David Lebryk, funzionario di lunga data che supervisionava le vaste operazioni di finanziamento e pagamento del Tesoro, si è improvvisamente dimesso venerdì dopo essersi scontrato con i funzionari di Trump sulla concessione dell’accesso al sistema di pagamento, che contiene dettagli molto riservati sulle persone che ricevono pagamenti governativi. 

Il sistema controlla infatti i pagamenti ai beneficiari della previdenza sociale, alle persone che hanno diritto a rimborsi fiscali, alle organizzazioni che ricevono sovvenzioni, nonché ai dipendenti federali e agli appaltatori governativi. Come si vede, si tratta di un insieme altamente eterogeneo dove ci sono milioni di destinatari retribuiti regolarmente in virtù di “diritti acquisiti” nel tempo (pensionati, sussidiati, istituzioni, ecc), sia di soggetti scelti con criteri di opportunità politica per l’azione degli Usa nel mondo.

In via non troppo teorica, però, dopo un consistente incrocio di database che identifichi quanti – tra i retribuiti – siano anche oppositori di Trump (o schifati da Musk), la nuova squadra di DOGE potrebbe stilare lunghe liste di gente da portare alla fame tagliandole le erogazioni. Ma è solo una delle infinite possibilità di utilizzo di un datacenter del genere…

La confusione su chi avrà accesso ai sistemi di pagamento del Tesoro, nonché sulla possibilità che le loro responsabilità possano consentire loro di interrompere i pagamenti, ha così aperto un nuovo fronte nella battaglia politica sul Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) affidato a Musk. 

Il quale ha suggerito sabato che gli sforzi del suo gruppo per l’efficienza governativa di ottenere un maggiore controllo sui pagamenti del Tesoro agli americani riguardavano l’eliminazione di frodi o pagamenti illeciti. Ovviamente seminando affermazioni “shokkanti” non accompagnate da alcuno straccio di prova: “Il team @DOGE ha scoperto, tra l’altro, che ai funzionari addetti all’approvazione dei pagamenti del Tesoro è stato ordinato di approvare sempre i pagamenti, anche a gruppi fraudolenti o terroristici notiLetteralmente non hanno mai negato un pagamento in tutta la loro carriera. Nemmeno una volta.”

Non che siano mai mancati pagamenti Usa a gruppi terroristici (tutti i loro complici nei mille golpe operati nel mondo, Al Qaeda, Isis, dittature sudamericane e non, Majdan varie di ieri e di oggi, ecc), ma anche chiaro che questi “amici fedeli o temporanei” non usciranno mai dalla lista dei beneficiari. Almeno fin quando non commetteranno errori mortali…

L’Ufficio dei Servizi Fiscali, che gestisce il sistema di pagamento del Tesoro, ha comunque già un dipartimento per “l’integrità dei pagamenti”, incaricato di identificare, prevenire e recuperare frodi e pagamenti impropri. Secondo il Tesoro, questi sforzi hanno prevenuto pagamenti impropri per un totale di quasi 155 milioni di dollari e hanno contribuito al recupero di quasi 350 milioni di dollari.

Ad esempio, un portale Do Not Pay consente alle agenzie di verificare se un destinatario è deceduto, inserito nella lista nera per gli appalti governativi, sanzionato, incarcerato o altrimenti non idoneo. Lily Batchelder, una funzionaria che ha servito come segretario del Tesoro per la politica fiscale durante gli ultimi anni ha provato a spiegare che “È profondamente preoccupante che i funzionari politici nominati alla Casa Bianca stiano tentando di interferire con i benefici della previdenza sociale e i rimborsi fiscali delle persone.

Per dirla senza mezzi termini, questi sistemi di pagamento semplicemente non possono fallire, e qualsiasi interferenza politicamente motivata in essi rischia di causare gravi danni al nostro paese e all’economia“, ha scritto il senatore democratico dell’Oregon Ron Wyden al nuovo boss del Tesoro, Bessent, lanciando l’allarme sulla possibilità che gli alleati di Musk possano trovarsi in una posizione per ottenere informazioni che potrebbero aiutare il vasto impero commerciale del miliardario.

Oltre agli aspetti propriamente politici, insomma, che potrebbero facilitare le “vendette” del giro Trump sugli avversari, c’è la gigantesca possibilità che una multinazionale privata – una o più, tra quelle che fanno capo a Musk e altri “capitalisti delle piattaforme” – possa disporre di informazioni esclusive su chiunque tali da permettere guadagni senza paragoni. E senza produrre nulla…

Il varco per l’assalto privatistico al Tesoro è stato però creato ed offerto da una gestione sempre molto problematica della macchina della spesa. I pagamenti impropri nei programmi federali sono stati un problema perenne che ha a lungo attirato l’attenzione dei controllori governativi e dei legislatori congressuali. Pagamenti che sono sono aumentati negli ultimi anni, quando il Congresso ha approvato enormi nuovi programmi di soccorso per la pandemia di Covid-19.

Durante l’amministrazione Biden, il Tesoro ha promosso nuovi sforzi per utilizzare l’intelligenza artificiale per rilevare frodi e pagamenti impropri. Il Tesoro ha dichiarato in ottobre che lo sforzo ha prevenuto e recuperato più di 4 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2024.

Tuttavia, i pagamenti impropri nei programmi federali sono stati un problema perenne che ha a lungo attirato l’attenzione dei controllori governativi e dei legislatori congressuali. I pagamenti impropri in tutto il governo sono aumentati negli ultimi anni quando il Congresso ha approvato enormi nuovi programmi di soccorso per aiutare gli americani durante la pandemia di Covid-19.

Le agenzie federali hanno così riportato 236 miliardi di dollari in pagamenti impropri nel 2024. La maggior parte proveniva da Medicare, Medicaid, assicurazione contro la disoccupazione, prestiti di soccorso pandemico per piccole imprese, il credito d’imposta sul reddito guadagnato del Tesoro e i pagamenti della previdenza sociale.

Piccole e grandi truffe (tipo farsi pagare gli stipendi dei dipendenti privati dalla “cassa integrazione pubblica”, no?) che hanno offuscato la credibilità del “pubblico” lasciando campo aperto ad un “privato” che non vuole fare né mediazione sociale né prigionieri.

Il “comitato d’affari della borghesia” si restringe a pochi tecnomiliardari, da quelle parti. E saluta definitivamente “l’ordine basato su regole liberali”. Chi comanda acchiappa tutto. E se lo tiene. 

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Una volta si chiamavano cocuzze, oggi sono Meloni.

Non bastava la sgangherata vicenda Monte dei Paschi- Mediobanca. Dopo Commerzbank e BancoBpm, adesso UniCredit vuole pappare Generali. 

L’inflazione e l’aumento del costo del denaro hanno fatto fare alle banche talmente tanti soldi che non sanno più come spenderli, fatto sta che tentano di comprarsi l’un l’altra. 

Ovviamente, tutto a spese dei clienti e dei contribuenti: che a pagare le tasse sugli extra-profitti manco a parlarne. 

Per dirla in breve: Meloni ha arricchito di cocuzze le banche. 

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Perché l’opposizione di sinistra è così tenera che si taglia con un grissino.

di Sahra Wagenknecht

Nello straordinario libro di oltre mille e cinquecento pagine di Piketty dal titolo Capitale e ideologia, la cui accoglienza nelle correnti dominanti della sinistra liberale è stata piuttosto fredda, si trova un’analisi dettagliata delle trasformazioni dell’elettorato socialdemocratico, socialista e di sinistra.

Piketty ha studiato i dati sulle tendenze dell’elettorato negli Stati Uniti e in Canada, in Nuova Zelanda e in Australia, così come anche in alcuni Stati europei quali la Gran Bretagna, la Svezia, la Francia, la Germania, la Norvegia, l’Italia, i Paesi Bassi, la Svizzera e la Polonia.

In tutti questi paesi apparentemente così diversi si nota un andamento sorprendentemente simile.

L’analisi getta una luce vivida e impietosa su chi si sente rappresentato dalla sinistra alla moda nelle sue diverse sfaccettature e chi no.

Secondo Piketty ci sono due gruppi che votavano i partiti di sinistra negli anni Cinquanta e Sessanta e che hanno smesso di farlo nei decenni tra il 1990 e il 2020.

Uno è quello degli operai delle industrie, l’altro quello dei semplici impiegati pubblici, che dagli anni Novanta sono spesso ex operai o i loro figli.

Non fa differenza che si tratti dell’SPD, dei laburisti, dei socialisti francesi o dei democratici negli Stati Uniti: la sinistra tradizionale parlava e raggiungeva soprattutto gli elettori con stipendi più bassi e cultura inferiore e li faceva sentire rappresentati. (Sahra Wagenknecht, “Contro la sinistra neoliberale”, Fazi Editore.)

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Dopo anni e anni di servilismo, il cortigiano tenta il riscatto, prova la rivincita su una vita professionale tanto viscida quanto vituperata: eccolo mentre tenta di dimostrare a tutti di sapersi leccare il culo da solo.

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Le parole sono importanti, urlava Moretti. Sono pietre, diceva Rosario Romeo. Il fatto è che certi neologismi riescono a essere politicamente disgustosi. Eccone una dimostrazione.

Fonte: Treccani.

remigrazione s. f. Eufemismo per ritorno forzato di persone immigrate nel loro Paese d’origine.

◆ Davvero non ci sono armi sulla C-Star? Che cosa ci fanno i mercenari a bordo? Sono impegnati nel cosiddetto piano “remigrazione”: (Paolo Berizzi, Repubblica, 7 agosto 2017, p. 8, Cronaca)

• Nei prossimi anni ai governi europei si porrà di fronte la lacerante necessità di scegliere se favorire la remigrazione di quanti più immigrati (ma anche “nuovi cittadini” di seconda, terza e quarta generazione non integrati), cercando di offrire a quelli più compatibili con le nostre culture la scelta fra l’integrazione oppure il mantenimento di usi e costumi originari, ma nell’ambito di comunità piccole, controllabili, pacifiche e prive di pretese politiche. (Emanuele Mastrangelo, Giornale.it, 17 ottobre 2023, Opinioni)

• Il libro Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci sarà pubblicato in Germania dalla casa editrice di estrema destra Antaios, guidata da Götz Kubitscheck, ed uscirà a febbraio, con il titolo Verdrehte Welt, viene offerto anche in abbinamento con Remigrazione di Martin Sellner, estremista di destra austriaco e figura chiave dell’incontro di Potsdam in cui a novembre si è discusso di una massiccia «remigrazione» di stranieri dalla Germania. (Corriere della sera, 27 gennaio 2024, p. 13, Politica)

• Anche in Italia dobbiamo parlare di remigrazione, ovvero rimpatriare non solo clandestini e criminali, ma anche gli stranieri che scelgono di non volersi integrare. I fatti di Milano sono un segnale chiaro: non possiamo più cedere pezzi di città a bande di immigrati che commettono violenze e offendono il Paese che li ha accolti. Chi è venuto in Italia a lavorare e si è assimilato alla nstra cultura è il benvenuto, ma chi ha scelto di non integrarsi e di non rispettare il popolo che lo ospita va rimpatriato. (Alessandro Corbetta, Capogruppo Lega in Regione Lombardia, Instagram.com, 3 gennaio 2025)

• Una trovata elettorale che assomiglia più a un’intimidazione. Il partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland, che fa della lotta all’immigrazione e della deportazione di massa degli immigrati un suo punto di forza, ha fatto trovare a 30mila persone un falso biglietto di espulsione di sola andata datato 23 febbraio, il giorno delle elezioni federali, nelle cassette delle lettere. Nel messaggio, indirizzato a un generico “immigrato illegale“, la formazione di ultradestra ha stampato un messaggio che lascia poco spazio alle interpretazioni: “Solo la remigrazione può salvare la Germania“. (FattoQuotidiano.it, 13 gennaio 2025, Mondo)

• I leghisti hanno fatto propria la parola d’ordine lanciata da Alice Weidel, leader dell’ultradestra tedesca, designata candidata cancelliera dell’Afd alle elezioni di febbraio, che ha dichiarato «Abbiamo un piano per il futuro della Germania: chiudere completamente le frontiere, respingere ogni viaggiatore senza documenti, cancellare le prestazioni sociali per i non residenti e procedere a rimpatri su larga scala. Se si deve chiamare remigrazione, si chiamerà remigrazione», riprendendo a sua volta la parola usata dal leader austriaco Martin Sellner, teorico della remigrazione. (Valeria Della Valle, Avvenire.it, 28 gennaio 2025, Attualità).




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Gennaio si chiude con un bilancio provvisorio di 85 vittime del lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Nel 2024 erano state 81 (+4,7%). La media quotidiana sale da 2,6 a 2,7. Crescono del 27% i morti sul posto di lavoro, da 55 a 70; quasi dimezzate le vittime in itinere, passate da 26 a 15 (-47%).

Sebastiano Torreggiani, 27enne di Guidizzolo (Mantova), operaio dell’azienda agricola Saccardi di Marcaria (Mantova), è morto poco dopo le 8 di venerdì 31 gennaio per i traumi causati dalla caduta di una balla di fieno.

Il lavoratore doveva prelevare dal deposito foraggi una balla da portare alla macchina trituratrice per farne mangime e stava rimuovendo la rete quando è stato travolto dalla caduta di una delle pesantissime balle.

Torreggiani in quel momento era solo e quando un compagno di lavoro si è accorto dell’accaduto e ha dato l’allarme era ormai troppo tardi.

Marco Ialleni, 62enne meccanico di Latina, è morto venerdì 31 gennaio nell’ospedale Santa Maria Goretti, dove era ricoverato dal 15 novembre.

Quel giorno, andando al lavoro, era stato investito da un’automobilista ubriaca, riportando lesioni gravissime. Ha lottato in ospedale per due mesi e mezzo, poi il suo corpo ha ceduto definitivamente.

Un operaio 61enne di Andria (Barletta Andria Trani), è morto venerdì 31 gennaio nel Policlinico di Bari, dove si trovava da mercoledì 29, quando aveva avuto un malore sui ponteggi di un cantiere a Trani.

Lunga e complessa l’operazione per consentire ai soccorritori di salire sui ponteggi con una barella e poi ridiscenderne. Dopo neanche 48 ore il lavoratore si è arreso all’emorragia cerebrale che l’aveva colpito.

#sebastianotorreggiani#marcoialleni#mortidilavoro

Gennaio 2025: 85 morti (sul lavoro 70; in itinere 15; media giorno 2,7)

17 Lombardia (sul lavoro 14, in itinere 3)

10 Veneto (7 – 3)

7 Piemonte, Campania, Puglia (7 – 0); Toscana (6 – 1)

6 Calabria (6 – 0)

4 Emilia Romagna (2 – 2)

3 Umbria, Abruzzo (3 – 0); Lazio (2 – 1)

2 Trentino, Sicilia (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)

1 Basilicata (1 – 0); Molise, Sardegna (0 – 1)

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