Il secondo trimestre del 2024 si chiuderà con un rialzo su base mensile del Pil niente popò di meno che dello +0,1%, grazie a un portentoso +0,5% della produzione industriale registrato a maggio.
E, tenetevi forte, Pil a fine anno è previsto a +0,9%. Da capogiro. L’Ufficio studi Confcommercio dixit. Un disastro per la ditta Giorgetta&Giorgetti.
Per evitare di lavorare nel gran caldo del giorno, il 47enne Simone Dotto, di Val Liona (Vicenza), aveva scelto di lavorare la terra nelle ore serali, anche con il buio.
Mercoledì 10 luglio si è ribaltato con il suo trattorino in un campo terrazzato a Lonigo.
L’allarme è stato dato da un cugino che non lo vedeva rientrare. I soccorritori lo hanno trovato sotto il mezzo agricolo, già senza vita.
È morto schiacciato da un trattore cingolato anche l’87enne Giuseppe Curcio, di Meldola (Forlì Cesena), che nella frazione di Vitignano giovedì 11 luglio lavorava in un campo di sua proprietà.
Non ci sono testimoni del perché il trattore sia precipitato in un calanco: i soccorritori hanno trovato l’anziano agricoltore intrappolato tra il cingolato e il tronco di un albero.
Aveva 33 anni e una figlia di pochi mesi lo chef Marco Girotto. Sabato 29 giugno era al lavoro nella trattoria “al Bruto Ruggero” di Albignasego (Padova), quando è stato colpito da un violento attacco di asma che in breve gli ha fatto perdere i sensi.
È stato subito ricoverato in rianimazione all’ospedale di Padova ma le sue condizioni si sono progressivamente deteriorate, fino alla dichiarazione di morte cerebrale martedì 9 luglio.
Mauro Morea, 65 anni, medico di base e dentista di Miasino (Novara), ha accusato un malore martedì 9 luglio mentre era al lavoro nello studio dentistico che divideva con il figlio a Gravellona Toce. Inutili i soccorsi.
Lo zelo con cui il direttore di RaiNews24 ha intimato ai giornalisti della sua redazione di stare alla larga da Gennaro Sangiuliano è da almanacco dei tempi che corrono.
I piagnistei del ministro della Cultura per la satira di cui è oggetto, complici i suoi strafalcioni, fanno venire in mente una storiella che si sussurrava durante il fascismo, riguardo ad Achille Starace, – il numero due di quando c’era Lui, caro lei.
Si racconta che un giorno il numero due della gerarchia del fascismo fu portato in trionfo dai suoi camerati.
Ma lui si lamentava, -Mi avete preso per un coglione, mi avete preso per un coglione”-, gridava stizzito, paonazzo in volto.
-Ma no, ma no, che dite, eccellenza?!-, gli rispondevano quelli.
Pare, però, che in effetti nella foga del momento celebrativo qualcuno stesse strattonando, senza volere, il cavallo dei suoi calzoni.
Quarantacinque giorni: tanti ne sono occorsi perché si avesse notizia della morte di un bracciante indiano in Puglia.
Il sospetto fortissimo è che si tratti di un altro caso Satnam, anche se non c’è stato versamento di sangue.
La vittima si chiamava Rajwinder Sidhu Singh (cognome estremamente comune tra i sikh: non indica infatti la famiglia ma l’appartenenza alla comunità religiosa), aveva 38 anni, lavorava nelle campagne di Laterza (Taranto) e domenica 26 maggio è stato portato già privo di vita all’ospedale di Castellaneta.
I medici, scettici sulla versione del datore di lavoro Giovanni Giannico, che parlava genericamente di un malore, hanno fatto partire la segnalazione e le pm di Taranto Eugenia Pontassuglia e Filomena Di Tursi hanno aperto un’inchiesta che ha portato all’iscrizione di Giannico nel registro degli indagati per omicidio colposo e violazione delle norme contro il caporalato.
Non è chiaro infatti dopo quanto tempo Singh sia stato portato in ospedale e perché fosse al lavoro di domenica. L’autopsia ha confermato i dubbi su una morte di cui tutti, sindacati compresi, erano all’oscuro.
Luigi Tauro, autotrasportatore 44enne di Bussi sul Tirino (Pescara), è morto mercoledì 10 luglio sulla A1 nei pressi di Fidenza.
Il suo tir, carico di bobine metalliche, è uscito di strada e si è rovesciato in una scarpata, schiacciando l’uomo nella cabina di guida.
Un operaio 60enne è morto mercoledì 10 luglio in una cava di basalto ad Anguillara Sabazia (Roma).
L’uomo, dipendente da anni dell’azienda, è stato travolto da un camion in manovra. L’allarme è scattato subito ma a nulla è servito il trasporto con l’elicottero al Policlinico Gemelli di Roma.
“Oggi il termine ‘meme‘ indica praticamente qualsiasi contenuto che circoli per più di mezza giornata su piattaforme come Twitter, Reddit, 4chan.
Il termine è stato coniato da Richard Dawkins per descrivere la diffusione di prodotti culturali in analogia al gene, vale a dire come prodotti di mutazione, selezione, e trasmissione.
Secondo Dawkins, i contenuti culturali – idee, informazioni, concetti, teorie e opinioni condivise – sarebbero soggetti agli stessi meccanismi che governano le entità biologiche […].
Quando un même discute particolare successo, si dice che ‘diventa virale‘, espressione eloquente tratta dalla teoria ‘epidemiologica‘ della cultura formulata dall’antropologo francese Dan Sperber.
Secondo i ricercatori americani Peter Richerson e Robert Boyd, rispettivamente biologo e antropologo, la cultura è ‘qualsiasi informazione in grado di influenzare il comportamento degli individui e di essere acquisita dai membri della stessa specie attraverso apprendimento, imitazione, e altre forme di trasmissione sociale’. […]
Idee, concetti, pratiche e tecnologie si riproducono attraverso gli scambi sociali tra individui.
Certe idee si affermano perché sono molto semplici; altre perché sono eleganti o di grande effetto; altre ancora perché muovono emozioni forti o trovano risonanza nei nostri istinti fondamentali.
L’approccio evoluzionistico ci spiega anche perché le culture non sono mai del tutto omogenee.
Le culture non sono monolitiche ma frammentarie, traggono alimento da epoche, tradizioni e contesti d’origine molto diversi tra loro.
‘Nothing about culture makes sense except in the light of evolution‘ (Niente di ciò che riguarda la cultura ha un senso, se non alla luce dell’evoluzione).” (“L’invenzione del bene e del male”, Hanno Sauer”, Editori Laterza).
Stefano Sbisà (nella foto) aveva 44 anni, viveva a Pavia di Udine, a un tiro di schioppo dal capoluogo, e dopo un promettente esordio da calciatore, 15 anni fa aveva deciso di aprire con un socio una libreria-edicola nel quartiere Cussignacco, a Udine.
Martedì 9 luglio è stato a pranzo con i genitori e poi si è avviato per aprire il suo esercizio.
Si è schiantato in automobile contro un camion che procedeva in senso contrario ed è morto sul colpo. Ancora da chiarire le cause dell’incidente.
Non conosciamo ancora il nome dell’autotrasportatore che lunedì 8 luglio, a tarda sera, si è ribaltato con il suo tir sulla A1 a Sasso Marconi, in direzione Firenze, morendo sul colpo.
Sappiamo solo, genericamente, che aveva 45 anni e risiedeva in provincia di Venezia.
È legge il ddl Nordio (nella foto). Se ci riferiamo alla legge in questione, ecco un caso esemplare dell’espressione secondo cui un’immagine vale più di mille parole. Se invece volessimo riferirci al governo in carica, di cui il citato ministro fa parte, potremmo utilizzare la frase originale attribuita al grande drammaturgo Henrik Ibsen: “Mille parole non lasciano un’impressione tanto profonda quanto lo fa un singolo atto”. Sipario.
C’è una giudice a Modena, si chiama Natalina Pischedda, e martedì 9 luglio ha pronunciato una sentenza capace di andare oltre il trito rituale che nei tribunali italiani prevede pene ridicole per proprietari e dirigenti delle aziende responsabili di violazioni delle norme sulla sicurezza.
La vicenda riguarda la morte, il 3 agosto 2021, di Laila El Harim, madre quarantenne di una bimba di (allora) 4 anni.
La lavoratrice fu uccisa alla Bombonette di Camposanto (azienda di packaging in provincia di Modena) da una fustellatrice alla quale erano state tolte le protezioni statiche, per aumentarne la velocità di produzione.
Laila aveva paura di quella macchina e ne aveva già fotografato e denunciato i malfunzionamenti. Quel maledetto 3 agosto vi rimase intrappolata e morì sul colpo, proprio come era accaduto tre mesi prima a Luana D’Orazio.
Le indagini appurarono le manomissioni sul macchinario, nonché l’assenza di formazione dei lavoratori, e furono rinviati a giudizio per omicidio colposo e violazione delle norme antinfortunistiche il fondatore e titolare Fiano Setti e il nipote Jacopo Setti, delegato alla sicurezza.
Morto il 20 dicembre scorso l’87enne Fiano Setti, i pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara avevano chiesto per il nipote una condanna a due anni, tenuto conto del risarcimento integrale già versato ai familiari di Laila.
La giudice Pischedda è stata di parere diverso e ha inflitto a Jacopo Setti – che in aula si è professato innocente, sostenendo che in azienda faceva tutto il nonno – la pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a 250mila euro di multa all’azienda.
E così Inail ha un tesoro inutilizzato di 3,1 miliardi di euro (seimila miliardi di vecchie lire).
Sono soldi che dovrebbero servire ad aumentare la sicurezza dei lavoratori assumendo ispettori e finanziando le imprese con incentivi a fondo perduto per migliorare le condizioni di lavoro e per la formazione, nonché ad erogare indennizzi e rendite decenti.
Invece finiscono nei capienti forzieri della Tesoreria dello Stato per tenere sotto controllo il debito pubblico.
Uno scandalo vero, quello denunciato da Valentina Conte su Repubblica, sul quale il governo non ha emesso un fiato.
D’altro canto alla presidenza dell’Inail c’è un uomo di Fratelli d’Italia, Fabrizio D’Ascenzo, e finché l’ente incassa tanto, investe in Btp e spende una miseria per i compiti d’istituto, siamo certi che nessuno interverrà. In fondo siamo in presenza di un Esecutivo la cui ministra del Lavoro assicura che gli infortuni mortali sono in calo.
Lunedì 8 maggio, intanto, sono morti altri tre lavoratori, il più giovane dei quali aveva 75 anni.
Non ne conosciamo ancora il nome: è uscito di casa a Monchio delle Corti, sull’Appenino parmense, per andare a lavorare nei campi.
Lo hanno trovato senza vita accanto al suo trattore, probabilmente vittima di un malore.
Pasquale Diodato di anni ne aveva 80, risiedeva a Casavatore (Napoli) e aiutava il figlio nella conduzione del negozio di fiori di famiglia a Secondigliano.
Si occupava delle consegne con lo scooter e lunedì 8 luglio, ad Arzano, ha trovato sulla sua strada un furgone che lo ha travolto e ucciso.
A 83 anni Carmelo Calliari, residente a Segno (Trento), si occupava ancora dei campi. Lunedì 8 luglio alla guida di un trattore è precipitato dal ponte del Sabino a Predaia (Taio).
Un volo di una ventina di metri nel greto del torrente sottostante, che non gli ha lasciato scampo.
NASAMS, acronimo di National Advanced Surface-to- Air Missile System è un sistema d’arma antiaereo a corto raggio.
I russi dicono che il missile che ha colpito l’ospedale pediatrico a Kiev sia stato sparato da una postazione del sistema Nasams, in dotazione alla contraerea ucraina. Zelensky dice che il missile è russo, gli USA appoggiano questa tesi, cui si sono subito accodati i paesi della Nato.
L’ ONU sostiene la tesi dell’ “alta probabilità” che il missile sia russo.
L’insistenza con cui viene ripetuta la tesi, senza che nessuno metta in atto un minimo di indagine su cosa sia realmente accaduto, fa sorgere il dubbio che si tratti di una straordinaria occasione propagandistica in occasione del vertice NATO di Washington, nel quel si stanno prendendo misure, costose e pericolose, che tendono inesorabilmente a far salire il livello dello scontro in Ucraina.
Da quando la guerra è uno strumento per imporre scelte politiche, cioè da sempre, la menzogna, la manipolazione, la propaganda sono state le vere armi di distruzione di massa, hanno ferito a morte la verità, intossicato intere opinioni pubbliche, avvelenato la politica, la diplomazia, la storia.
Il fatto stesso che ci troviamo di nuovo in una situazione del genere non solo è un sintomo della gravità del pericoli che stiamo attraversando, ma dice con chiarezza che lo scontro Occidente contro Oriente è vissuto come inevitabile strategia, per la quale ogni mezzo è buono per imporre quell’egemonia mercantile, finanziaria, energetica, manifatturiera che gli USA credevano di poter detenere per sempre.
Su questa scelta strategica, che si trascina dietro l’Europa, sta andando in pezzi la stessa democrazia di cui l’occidente si sentiva l’unico, vero, irriducibile detentore.
Contro quell’ospedale pediatrico di Kiev non è caduto un missile ucraino sparato da un sistema di difesa aerea manovrato in modo maldestro; forse neanche un missile da crociera russo che ha mancato il bersaglio.
Su quei bambini si è schiantato un pezzo di storia contemporanea, della nostra storia, essi sono vittime di scelte politiche, diplomatiche e strategiche che sono sfuggite di mano al controllo democratico.
Se non ci decidiamo a riprenderci la storia, la politica, la cultura democratica finirà presto che non decideremo più nulla.
Saremo inebetiti spettatori di scelte che ogni giorno che passa stanno diventando una vera e propria concezione autoritaria e bellicista dell’esercizio del potere, in una spirale che cerca di accelerare l’avvicinarsi di scontri sempre più violenti e sanguinari. E da spettatori saremo vittime della nostra inerzia.
Meloni firma l’accordo con gli USA per spendere 10 miliardi l’anno a partire dalla prossima legge di Bilancio per almeno 10 anni e portare la spesa militare al 2% del PIL (courtesy by @buonweekend)
Gianni Zanetti, allevatore 52enne di San Martino di Lupari (Padova), è morto domenica 7 luglio cadendo nel carro miscelatore con il quale stava preparando il mix di foraggi e concentrati da distribuire ai bovini dell’azienda di famiglia.
Al momento dell’incidente Zanetti era solo e l’allarme è stato dato dai familiari che non l’hanno visto rientrare per pranzo.
Per recuperare il corpo dagli ingranaggi i vigili del fuoco sono stati costretti a smontare il macchinario.
Domenica 7 l’Adda ha restituito il corpo di Claudio Togni, il tecnico 58enne di Italgen che venerdì 28 giugno era caduto nel fiume con tutte le pesanti imbracature mentre lavorava alla chiusura della diga di sbarramento di Trezzo.
Il corpo è riemerso una decina di chilometri più a valle, all’altezza della diga tra Fara e Cassano d’Adda.
La Lombardia registra oggi la novantesima vittima del lavoro nel 2024, +12,5% rispetto al 5 luglio 2023 (erano state 80).
Si tratta del 22enne Luca Quatraro, morto in un incidente stradale alle 7,30, mentre in moto da Vidigulfo (Pavia), raggiungeva un’azienda della logistica in zona Rubattino a Milano.
A San Giuliano Milanese si è schiantato contro un Doblò che nel senso di marcia opposto svoltava a sinistra.
A Montecarlo (Lucca), è morto il 63enne Alessandro Franceschini, titolare di un’azienda florovivaistica a conduzione familiare.
Poco dopo le 20 rientrava a casa con il suo trattore quando il mezzo agricolo si è ribaltato, uccidendolo sul colpo.
A San Salvo (Chieti), Graziano Ganau, 61 anni, titolare di una borsa lavoro, si è sentito male mentre si occupava della manutenzione del verde nei parcheggi della Marina.
È accaduto poco dopo le 6 del mattino e a nulla sono valsi i soccorsi.
In una delle rare giornate in cui non si registrano vittime del lavoro (almeno per il momento: le notizie in materia circolano molto lentamente), il governo Meloni ha inscenato uno spottone per tentare di smentire il proprio disinteresse per la sicurezza dei lavoratori.
Naturalmente non lo ha fatto presentando interventi legislativi urgenti, ma con un convegnuccio senza contraddittorio nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, presenti i ministri Calderone, Nordio, Lollobrigida e Ciriani.
Gonfiando il petto e senza arrossire, la ministra del Lavoro Calderone, ex capo dei consulenti delle aziende (ora ha ceduto il posto al marito), ci ha fatto sapere che i morti sul lavoro sono in diminuzione.
Poi ha presentato i dati di una giornata di controlli su 310 aziende agricole, dai quali sono emerse irregolarità anche gravi nel 66,45% dei casi, sputtanando così il collega Lollobrigida che dopo la morte di Satnam Singh aveva parlato di “una pecora nera all’interno di un sistema agricolo virtuoso”.
Il ministro della Giustizia Nordio si è invece chiesto con aria afflitta se è sufficiente la normativa penale per ridurre i reati in materia, ma non è dato sapere cosa si sia risposto perché è partito per la tangente verso altri argomenti.
Meloni è intervenuta con un telegramma che annuncia la specialità della casa: “Controlli molto più stringenti e pene più severe”. Naturalmente si riferiva ai lavoratori e non alle aziende.
Al ministro Nordio viene più facile salvare i ricchi e potenti dagli strali della Legge di cui si fanno beffa, che occuparsi di un fondamentale del suo ruolo istituzionale: la corretta applicazione del principio costituzionale per cui “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Nelle carceri italiane si muore. 85 suicidi dall’inizio dell’anno. 61 mila detenuti, diecimila in più rispetto la capienza. In Italia la legge è uguale per molti, ma non per tutti. Ci sono tutte le motivazioni valide per chiedere le dimissioni del ministro che vanta la riforma del sistema penale.
Tanto per cominciare la battaglia contro un governo che fa il valletto coi potenti e lo sbirro coi più deboli.
Si parlerà molto della morte di Maurizio Di Pasquale, 53enne residente a Guidonia Montecelio, addetto alla preparazione del servizio nel deposito Atac di Tor Vergata, a Roma.
Mercoledì 3 luglio è caduto in un ponte a fossa profondo 160 cm nell’officina per la manutenzione dei bus. Ha battuto la testa, perdendo subito conoscenza.
Poche ore dopo i medici del Policlinico Tor Vergata ne hanno dichiarato la morte cerebrale.
Mistero sul perché fosse in un’area del deposito in cui non era autorizzato a trovarsi. USB e Orsa hanno proclamato 8 ore di sciopero per giovedì 4 luglio, dalle 8,30 alle 16,30, seguite poco dopo da Cgil, Cisl e Uil.
Si parlerà pochissimo, invece, della morte di altri quattro lavoratori.
Nell’Ospedale Civico di Palermo è spirato dopo 11 giorni di agonia il 66enne Giuseppe Aliseo, che il 22 giugno alla guida di un Apecar carico di angurie si era scontrato con un camion a Campobello di Mazara (Trapani).
Nell’incidente aveva perso la vita sul colpo la moglie, Francesca Zaccaria.
A Negrar di Valpolicella (Verona), è morto il 74enne Sergio Vinco, titolare dell’omonima azienda edile.
Era impegnato nello spostamento di alcuni carichi nel deposito della ditta quando ha perso l’equilibrio ed è caduto al suolo. I soccorritori hanno potuto solo constatarne il decesso.
Martedì 2 luglio è morta nell’Ospedale Maggiore di Novara la 25enne Irene Pizzo, laureata in scienze dell’educazione che da alcune settimane prestava servizio civile nell’assessorato all’Istruzione del Comune di Novara.
Il 24 giugno aveva accusato un malore in ufficio dal quale non si è più ripresa.
A esequie avvenute è stata diffusa la notizia della morte a Busto Garolfo (Milano), dell’avvocato Bruno Rondanini, civilista di 54 anni. Venerdì 28 giugno un’assistente lo ha trovato senza vita nel suo studio, dove stava lavorando su alcuni fascicoli.
“In economia si parla di ‘consumo dimostrativo’, concetto coniato da Thorstein Veblen nel suo ‘Teoria della classe agiata’.
La definizione indica il fenomeno per cui destiniamo risorse economiche spesso ingenti all’acquisto di status symbol, cioè di oggetti che non procurano alcuna soddisfazione intrinseca, ma hanno un’efficacia ‘posizionale’, hanno valore solo (e perché) non sono posseduti da altri.
Ma appena i concorrenti si mettono al passo, il vantaggio viene meno: tutti sono più poveri, ma nessuno è più felice.” (“L’invenzione del bene e del male”, Hanno Sauer, Editori Laterza.)
Dopo la strage di Brandizzo del 30 agosto 2023, quando morirono sui binari 5 lavoratori, si levarono alti lai contro il perverso sistema di appalti e subappalti che RFI usa sistematicamente nel campo delle opere ferroviarie.
Quando le acque si sono calmate, tutto è ripreso come se nulla fosse accaduto.
E martedì 2 luglio 2024 sui binari ha perso la vita un altro lavoratore in subappalto: si chiamava Carlo Maletta, ragioniere valtellinese di 56 anni, dipendente del raggruppamento di imprese guidato dalla Quadrio Gaetano Costruzioni spa di Morbegno (Sondrio). Quest’ultimo si era aggiudicato il subappalto dei lavori sulla linea Milano-Domodossola, appaltati da RFI alla Luigi Notari spa di Milano.
Maletta è stato investito da un carro gru che usciva da una galleria a Meina (Novara), ed è morto sul colpo.
Annotazione supplementare: la Luigi Notari fu coinvolta nel 2020 nell’inchiesta della Procura di Messina sugli appalti truccati nelle autostrade siciliane.
Ai domiciliari finì Fabrizio Notari, legale rappresentante dell’azienda, alla quale fu inflitto il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.
A Challand Saint Victor, in Valle d’Aosta, è morto un lavoratore marocchino di 36 anni, Mohammed Badi.
Con due compagni era al lavoro con un trattore in un alpeggio a 1800 metri di quota quando è stato sbalzato dal mezzo agricolo ed è precipitato in un burrone.
Impossibile l’intervento dell’elisoccorso per via dell’oscurità: per recuperare il corpo si sono mosse le squadre di terra da Verrès.
A Terni il cardiologo 66enne Giovanni Giannini, già attivo all’ospedale Santa Maria, è stato ucciso da un malore mentre visitava nel suo studio. Lasciata la sanità pubblica, Giannini esercitava privatamente in collegamento con il Cidat.
Una buona notizia: su ordine del gip di Latina Giuseppe Molfese, i carabinieri di Latina hanno arrestato Antonello Lovato, il titolare dell’azienda in cui lavorava in nero Satnam Singh, morto il 19 giugno dopo aver avuto amputato un braccio ed essere stato abbandonato senza assistenza.
Nella sua ordinanza il gip scrive di “condotta disumana” del datore di lavoro, ora accusato di omicidio doloso. Citando i periti, il gip scrive che “ove l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato”.
Dannazione donna, atto unico in tre quadri per una sola protagonista, che interpreta otto personaggi, è una pièce di Marco Ferri. Andrà in scena il 4 Luglio 2024 alle 21.00 a Roveredo in Piano (PN) nel giardino dell’Oratorio San Pancrazio.
“Dannazione donna”, ragiona, denuncia riflette sulla condizione delle donne sui luoghi di lavoro. Lo spettacolo è ormai diventato un “cavallo di battaglia” della compagnia GRUPPO TEATRO PORDENONE Luciano Rocco, con la regia di Francesco Bressan, e l’interpretazione di Stefania Moras.
Si replica martedì 23 luglio a Pordenone al Quartiere San Gregorio – Madonna delle Grazie.
Il mese di giugno 2024 si è concluso con due giorni senza vittime del lavoro e un bilancio – ancora provvisorio – di 103 morti, di poco inferiore ai 105 di aprile, che rimane il mese con il maggior numero di lavoratori uccisi.
Negli ultimi tre mesi abbiamo sempre dovuto usare numeri a tre cifre per contare i morti di lavoro, vale a dire che la media giornaliera è ormai stabilmente al di sopra delle tre vittime.
Se giugno chiude con due giorni senza morti, luglio si inaugura con il sacrificio di ben cinque lavoratori, nonostante per qualche misterioso motivo le notizie in circolazione parlino di due morti soltanto.
A ottobre nascerà a Pietrasanta (Lucca), un bimbo già orfano. L’uomo che insieme alla compagna gli avrà dato la vita è morto oggi, lavorando alla manutenzione del verde comunale intorno alla Rocca di Sala.
Si chiamava Federico Nappi e aveva 32 anni: il mezzo che stava usando per lo sfalcio si è ribaltato in un fossato, schiacciandolo. Lascia, appunto, una compagna al quinto mese di gravidanza.
Il ribaltamento di un trattore è costato la vita a Lavagno (Verona) a un agricoltore di 77 anni di cui non è stato comunicato il nome, come ormai accade sempre più spesso per via della discrezionalità con la quale vengono diffuse le notizie.
Apparteneva al mondo agricolo anche Antonino Giompiccolo (per tutti Salvatore), 53 anni, sposato, dipendente dell’azienda vitivinicola Avide di Comiso (Ragusa).
Mentre aiutava un tir a fare manovra nel cortile dell’azienda è stato investito ed è morto sul colpo.
Massimo Cosimo Argese, 69 anni, moglie e due figli, è morto nello scontro tra l’autocarro che guidava e un furgone sulla statale 7 ter nel territorio di Erchie (Brindisi), mentre raggiungeva i campi per il lavoro di giornata.
Un operaio di 49 anni dipendente di una ditta napoletana (anche qui silenzio sui nomi), è morto alla Reggia di Caserta mentre smontava l’allestimento per un evento collegato al Campania Beer Expo.
Si è sentito male sullo scalone della Reggia ed è morto nonostante i soccorsi. La kermesse è andata avanti regolarmente.
Una posizione forte e chiara, quella assunta dalla Fausto Lupetti Editore: la libertà di informazione fondamentale per il giornalismo, è imprescindibile per l’editoria.
Raccontare che succede è il compito di un giornale libero, capire perché succede è la missione di un editore indipendente.
Ecco perché è stato giusto stare dalla parte di Julian Assange, fino alla sua scarcerazione.
Se il suo corpo prigioniero è stato finalmente liberato, adesso tocca alla nostra mente, alla nostra visione della realtà, alle nostre energie culturali uscire dalla gabbia della propaganda, liberarci dalle catene del pensiero unico, affrontare a viso aperto le angherie del main stream.
Chiunque condivida la campagna di Fausto Lupetti Editore, la diffonda su tutti i mezzi cui può arrivare.
Perché, come è scritto nell’annuncio, contro la manipolazione, le menzogne e la propaganda “avremmo bisogno di dieci, cento, mille Julian Assange”.