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Che fine ha fatto il capitalismo?

“I mercati, lo strumento del capitalismo, sono stati rimpiazzati da piattaforme di trading digitale che assomigliano ai mercati, ma non lo sono, e sono meglio intesi come feudi.

E il profitto, il motore del capitalismo, è stato rimpiazzato dal suo predecessore feudale: la rendita.

Nello specifico, si tratta di una forma di rendita che viene pagata per accedere a queste piattaforme e al cloud in senso più ampio.

Io la chiamo rendita cloud. Di conseguenza, il vero potere oggi non risiede nei proprietari di capitale tradizionale, come macchinari, edifici, reti ferroviarie e telefoniche, robot industriali.

Loro continuano a ricavare profitti dai lavoratori, dal lavoro salariato, ma non sono al comando come un tempo.

Come vedremo, sono diventati vassalli di una nuova classe di padroni feudali, i proprietari del capitale cloud.

Per quanto riguarda il resto di noi, siamo tornati al nostro precedente status di servi della gleba, contribuendo alla ricchezza e al potere della nuova classe dominante con il nostro lavoro non retribuito – in aggiunta al lavoro che facciamo, quando ne abbiamo la possibilità.” (da “Tecnofeudalesimo: Cosa ha ucciso il capitalismo” di Yanis Varoufakis, La Nave di Teseo).

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Tornare alla natura?

“I sentieri esistono perché qualcuno li ha progettati e li ha aperti, e come tali possono essere prolungati col lavoro e col pensiero.

Per tracciare nella mente un sentiero verso il futuro, alternativo a quelli dell’inerzia del presente e della disperazione, e decidersi ad agire per una causa comune, possono fare da innesco performance e camminate ai margini, fantasie ebbre e visioni psichedeliche; ma non bastano.

Né basta ‘tornare alla natura’, salire in cima a un monte, farsi un giro in parco naturale per scrutare i nostri desideri, come fanno molti turisti, pellegrini verso una trascendenza in cui non credono abbastanza”. (“Il senso della natura”, Paolo Pecere, Sellerio).

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Attualità

La guerra in Medio Oriente è scoppiata. E le stelle della bandiera europea stanno a guardare.

Come mai il missile che ha colpito il campo di calcio nel Golan non è stato intercettato dall’Iron Dome israeliano?

Perché gli USA hanno immediatamente autorizzato la rappresaglia contro il Libano, prima di accertare accuratamente i fatti?

La risposta è chiara: scatenare il putiferio è negli interessi geopolitici degli Usa e di Israele.

Netanyahu vuole scaraventare Israele contro l’Iran. E a Washington lo lasciano fare.

Mentre a Bruxelles, le stelle della bandiera stanno a guardare.

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Ancora quattro morti di lavoro: a luglio siamo a quota 84.

Mancano 6 giorni alla fine del mese di luglio, con 84 morti di lavoro, ha già superato gennaio (81) ed eguagliato marzo. I media continuano a non occuparsi della mattanza.

Il 53enne Francesco Citarella, dipendente delle Ferrovie Appulo Lucane (Fal), è morto poco dopo la mezzanotte di mercoledì 24 luglio.

Finito il turno di lavoro, stava tornando a casa a Palo del Colle (Bari), lungo la sp 236, quando nel territorio di Sannicandro si è scontrato frontalmente con un’altra vettura ed è morto sul colpo.

Un frontaliere piemontese di 47 anni residente nel Verbano Cusio Ossola è morto nel tardo pomeriggio di giovedì 25 luglio a Losone, nel Canton Ticino.

Stava montando dei pannelli solari sul tetto di un edificio quando ha perso l’equilibrio ed è caduto da un’altezza di 4 metri. I soccorritori hanno potuto soltanto constatarne la morte.

Mattia Vitali, 34enne carrozziere varesino, moglie e una figlia, è morto nelle prime ore del mattino di mercoledì 24 luglio lungo la statale 394 all’altezza di Casciago.

Sulla sua moto era diretto alla carrozzeria Minelli di Barasso per iniziare la giornata di lavoro ma ha trovato lungo la strada una vettura impegnata in una svolta.

Inevitabile l’impatto. I medici hanno tentato a lungo le manovre di rianimazione, poi si sono dovuti arrendere.

William Faè, 51enne ex sindaco di Cencenighe (Belluno), impiegato nell’ufficio tecnico comunale, è morto mercoledì 24 luglio per un malore che lo ha colto sul posto di lavoro. Anche nel suo caso le manovre di rianimazione non hanno avuto esito.

#francescocitarella#mattiavitali#williamfaè#mortidilavoro

Luglio 2024: 84 morti (sul lavoro 66; in itinere 18; media giorno 3,3)

Anno 2024: 654 morti (sul lavoro 502; in itinere 152; media giorno 3,1)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

99 Lombardia (67 sul lavoro – 32 in itinere)

61 Campania (49 -12)

56 Veneto (40 -16)

55 Emilia Romagna (42 -13)

53 Sicilia (39 -14)

51 Lazio (33 -18)

43 Toscana (36 – 7)

36 Piemonte (29 – 7)

34 Puglia (25 – 9)

22 Abruzzo (18 – 4), Sardegna (19 – 3)

19 Marche (13 – 6), Calabria (16 – 3)

15 Trentino (13 – 2)

13 Estero (11 – 2)

12 Liguria (10 – 2)

10 Alto Adige (9 – 1)

9 Friuli V.G. (7 – 2), Umbria (9 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

5 Valle d’Aosta (5 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

“Bisogna riconoscere la propria latente animalità, perché questa non ci sorprenda con la sua manifestazione caotica”.

“Nelle Baccanti di Euripide – racconto esemplare di una sfida che attraversa tutta la cultura occidentale – il re Penteo rifiuta di concedere spazio nella polis a Dionisio e al suo corteo di donne che allattano cuccioli di lupo.

Getta in prigione quel giovane dandogli del ciarlatano, non riconosce il dio, il quale lo ammonisce: ‘Tu non sai cosa la vita, non sai chi sei e cosa fai’.

È la minaccia di una dio a un mortale che non riconosce i propri limiti e la propria origine animale.

Quando Penteo pagherà per il suo orgoglio e andrà incontro alla sua fine, ucciso dalla madre che lo vede come un leone, quel dio gli apparirà finalmente in forma di toro.

Bisogna riconoscere la propria latente animalità, perché questa non ci sorprenda con la sua manifestazione caotica.

Al tempo stesso, nell’Atene di Euripide e di Socrate si insisteva anche sulla differenza umana, e sulla capacità di amministrare e contenere gli slanci animali.

È famoso il mito che Platone fa raccontare al sofista Protagora: quando gli dei modellarono le specie mortali mescolando terra e fuoco, ordinarono a Prometeo ed Epimeteo di assegnare a ciascuna diverse capacità.

Epimeteo distribuì forza e velocità, ali e unghie, pellicce e altre risorse per proteggersi.

Una volta arrivato all’uomo si accorse di aver finito la abilità. Allora Prometeo, che doveva occuparsi dell’uomo nudo e disarmato, rubò la sapienza tecnica e il fuoco per donarli al genere umano.

Si forma così l’immagine di un animale unico, carente ma abile a inventare espedienti e a procurarsi risorse, che fonda religioni e tecniche”. (“Il senso della natura”, sette sentieri per la terra”, Paolo Pecere, Sellerio)

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Attualità

Undici morti di lavoro in tre giorni, questa settimana, per una media di quasi quattro vittime al giorno.

L’argomento però è completamente scomparso dai media, molto concentrati ad amplificare la miracolosa patente a punti annunciata dalla ministra Calderone per il settore dell’edilizia, che a luglio ha già mietuto dieci vite.

Entrerà in vigore il 1° ottobre, è già stata bocciata da tutti i sindacati e lascerà le cose come stanno, cioè male.

Michele Mazza aveva 26 anni, viveva a Montello (Bergamo) con la compagna e una figlia di 9 mesi.

È morto alle 6 del mattino di mercoledì 24 luglio in un incidente stradale a Bolgare, mentre andava a prendere il padre per poi aprire la ditta idraulica di famiglia a Palosco.

Ha trovato sulla sua strada un camion, contro il quale è andato a schiantarsi.

Poche ore prima, appena passata la mezzanotte, era morto il 38enne marocchino Lekbir Boukri, che risiedeva e lavorava come magazziniere a Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno).

Boukri aveva iniziato il turno di lavoro alle 21,30 di lunedì e aveva usato la pausa di mezzanotte per raggiungere casa.

Tornando al lavoro si è scontrato con l’auto di un vicino di casa ed è morto sul colpo.

Fabio Ridolfi, agricoltore pensionato di 78 anni, continuava a lavorare nei campi regolarmente.

È morto mercoledì 24 luglio a San Martino in Gattara, una frazione di Brisighella (Ravenna), mentre lavorava un campo di famiglia con il trattore.

Complice la pendenza del terreno il mezzo agricolo si è ribaltato, uccidendo Ridolfi all’istante.

#michelemazza#lekbirboukri#fabioridolfi#mortidilavoro

Luglio 2024: 80 morti (sul lavoro 64; in itinere 16; media giorno 3,3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 650 morti (sul lavoro 500; in itinere 150; media giorno 3,1)

98 Lombardia (67 sul lavoro – 31 in itinere)

61 Campania (49 -12)

55 Veneto (39 -16), Emilia Romagna (42 -13)

53 Sicilia (39 -14)

51 Lazio (33 -18)

43 Toscana (36 – 7)

36 Piemonte (29 – 7)

33 Puglia (25 – 😎

22 Abruzzo (18 – 4), Sardegna (19 – 3)

19 Marche (13 – 6), Calabria (16 – 3)

15 Trentino (13 – 2)

12 Liguria (10 – 2), Estero (10 – 2)

10 Alto Adige (9 – 1)

9 Friuli V.G. (7 – 2), Umbria (9 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

5 Valle d’Aosta (5 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Altri morti di lavoro, ma tanto alla ministra Calderone mica rovineranno le vacanze estive.

Salvatore Lascialfari, autotrasportatore di 45 anni, viveva con la moglie e le due figlie ad Asciano (Siena), dove era conosciuto come il gigante buono, anche per la sua attività di volontario della Misericordia.

È morto lunedì 22 luglio, al mattino, uscendo di strada con il suo camion a Vicopisano (Pisa) per cause ancora da determinare.

I soccorritori hanno potuto solo prendere atto del decesso.

Bruno Bianchini, 60 anni, era un infermiere del 118 nonché allenatore di pugilato.

Nelle prime ore di lunedì 22 luglio ha staccato dal turno di notte all’ospedale Palagi di Firenze e si è avviato in moto verso casa, a Pontassieve.

Mancava pochissimo alla meta quando ha perso il controllo del mezzo, che è andato a schiantarsi contro le auto in sosta.

È stato trasportato in condizioni critiche all’ospedale Careggi di Firenze, dove è morto poco dopo il ricovero.

Mario Floris, 74 anni, di Tortolì (Nuoro), era il titolare di una ditta di movimento terra e di una cava a Loceri (Nuoro), frutto di 60 anni di lavoro nel settore.

Lunedì 22 luglio la benna di un escavatore si è staccata e lo ha travolto, provocandone la morte istantanea.

Sesto Gagliardi, 58 anni, operaio edile di Besana Brianza (Monza e Brianza), durante la settimana mandava avanti la sua ditta individuale e nei weekend si dedicava rimettere in sesto una casa che possedeva a Maresso di Missaglia (Lecco).

Domenica 21 luglio è precipitato da un ballatoio mentre sistemava una tettoia. Una caduta di 6 metri che gli ha causato lesioni gravissime.

È morto poco dopo il ricovero all’ospedale di Lecco.

#salvatorelascialfari#brunobianchini#mariofloris#sestogagliardi#mortidilavoro

Luglio 2024: 72 morti (sul lavoro 58; in itinere 14; media giorno 3,2)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 642 morti (sul lavoro 494; in itinere 148; media giorno 3,1)

95 Lombardia (62 sul lavoro – 33 in itinere)

61 Campania (49 -12)

55 Veneto (39 -16)

53 Emilia Romagna (40-13), Sicilia (39-14)

51 Lazio (33-18)

43 Toscana (36-7)

35 Piemonte (28-7)

33 Puglia (25-8)

22 Abruzzo (18-4), Sardegna (19-3)

19 Calabria (16-3)

18 Marche (13-5)

14 Trentino (12-2)

12 Liguria (10-2), Estero (10-2)

10 Alto Adige (9-1)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

7 Basilicata (7-0)

5 Valle d’Aosta (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Danno gli ordini e poi si nascondono dietro il potere.

È stata chiusa l’inchiesta sul naufragio di Cutro. Sono finiti in sei sotto accusa tra Finanza e Guardia Costiera.

Ne manca uno, il vero responsabile, è il ministro dell’Interno.

Colui a cui dedicare la conclusione dei giudici che scrivono a chiare lettere: “Quelle 98 morti si potevano evitare”.

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Attualità

Si continua a morire di lavoro tra l’indifferenza generale.

Mario Rutiglio, 67 anni, operaio Arif (Agenzia regionale attività irrigue e forestali) a 3 mesi della pensione, sabato 20 luglio non sarebbe dovuto essere in servizio.

Ha cambiato turno e nel pomeriggio si è ritrovato a lavorare alla bonifica dell’area di un incendio a Ceglie Messapica (Brindisi). È stato travolto dal tronco di un albero che stava abbattendo ed è morto sul colpo.

Domanda: perché un 67enne prossimo alla pensione viene mandato a combattere un incendio?

Dusan Trkuljaun, bosniaco, 74 anni, già dipendente di una ditta della logistica a Cortemaggiore (Piacenza), aveva chiesto e ottenuto di vivere in una roulotte nel parcheggio dell’azienda in cambio del servizio di guardiania.

Sabato 20 luglio è stato trovato senza vita sotto il pesante cancello uscito dalle guide. L’ipotesi è che sia accaduto durante l’apertura del cancello.

La certezza è che la vittima fosse in una posizione lavorativa del tutto irregolare.

Carmelo Vitrano, di Voghera (Pavia), 55 anni, artigiano edile specializzato in coperture, alle 6,30 del mattino di sabato 20 luglio era già sul tetto del capannone da rimettere a nuovo.

È caduto da un’altezza di 8 metri prima ancora di iniziare il lavoro ed è morto per i gravi traumi riportati.

Una caduta all’apparenza banale, inciampando in strada, è costata la vita al 46enne Nicholas Chiocchetti, di Moena (Trento).

Lunedì 15 luglio aveva finito la manutenzione delle aree comunali a Soraga, insieme ai colleghi della sua cooperativa, e stava caricando gli attrezzi sul furgone quando ha avuto un inciampo ed è caduto, battendo la testa con violenza.

In ospedale i medici hanno combattuto per quattro giorni, ma venerdì 19 luglio il cuore di Nicholas si è fermato.

Una caduta dal secondo piano di un albergo dell’isola di Canouan (St Vincent e Grenadine, ai Caraibi), ha causato la morte sul colpo di Sergio Scorrano, falegname 59enne di Alliste (Lecce).

È accaduto giovedì 18 luglio, mentre Scorrano stava riparando i danni provocati dall’uragano Beryl.

Giovanni Fontana era un autotrasportatore 53enne di Bagnacavallo (Ravenna). È morto nella serata di venerdì 19 luglio, mentre percorreva la Ferrara-Mare.

La probabile causa un malore alla guida legato forse a problemi di salute preesistenti. Fontana ha fatto in tempo ad accostare e a fermare il tir, poi si è accasciato sul volante, senza più riprendersi.

Domenica 21 luglio si è spento al Cto di Torino l’operaio agricolo 65enne Giampiero Pasero, di Crocera di Barge (Cuneo).

Sabato 20 luglio era stato travolto da un trattore nella cascina in cui lavorava, a Cardè. Due interventi non sono riusciti a salvargli la vita.

#mariorutiglio#dusantrkuljaun#carmelovitrano#nicholaschiocchetti#sergioscorrano#giovannifontana#giampieropasero#mortidilavoro

Luglio 2024: 68 morti (sul lavoro 55; in itinere 13; media giorno 3,2)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 638 morti (sul lavoro 491; in itinere 147; media giorno 3,1)

94 Lombardia (61 sul lavoro – 33 in itinere)

61 Campania (49 -12)

55 Veneto (39 -16)

53 Emilia Romagna (40-13), Sicilia (39-14)

51 Lazio (33-18)

41 Toscana (35-6)

35 Piemonte (28-7)

33 Puglia (25-8)

22 Abruzzo (18-4)

21 Sardegna (18-3)

19 Calabria (16-3)

18 Marche (13-5)

14 Trentino (12-2)

12 Liguria (10-2), Estero (10-2)

10 Alto Adige (9-1)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

7 Basilicata (7-0)

5 Valle d’Aosta (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Negli Usa entra in gioco la nuova strategia elettorale dei dem. Ma il mondo ha bisogno di una nuova strategia politica, l’unica che può mandare al tappeto Trump e i suoi fan in Europa.

Il ritiro di Biden dalla corsa per la Casa Bianca era stato annunciato per questo week end. È avvenuto, e questo rilancia il partito democratico: dimostra di essere capace di prendere decisioni tanto importanti quanto difficili.

Il fatto rilevante è che con questa decisione, i dem tornano in campo.

Trump trema, non riuscirà più a vincere facile. Con un nuovo avversario deve ricominciare tutto da capo, compreso il fatto di dover fare i conti con un vice più ingombrante di lui stesso.

L’idea di un’America isolazionista è perdente: nessuna delle cinque Big Five, i veri pilastri del capitalismo finanziario made in Usa, può lontanamente rinunciare all’idea dell’Impero, al suo prestigio globale.

Ma la nuova leadership democratica dovrà rivedere l’aggressività bellicista a favore di un dialogo che stemperi le contraddizioni mercantili con la Cina e riporti nell’alveo della diplomazia lo scontro con la Russia che si consuma per procura in Ucraina.

L’Europa ha accettato l’aumento delle spese militari, ma non reggerebbe l’innalzamento dello scontro armato.

Anche Israele deve essere ridimensionata: Netanyahu si è spinto oltre ogni limite, la carneficina dei palestinesi e l’allargamento delle attività belliche nel Medio Oriente non fanno bene al business dei paesi del Golfo, è inviso alle opinioni pubbliche europee.

Ora il boccino è tornato in mano ai democratici.

La partita per la conquista della Casa Bianca è appena cominciata. E Trump è tutto meno che il favorito.

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Attualità

“Storia dell’arte, storia degli uomini, storia delle idee: nelle pagine di ‘Mecenati e pittori’ queste e altre storie si intrecciano, formando una fittissima rete di connessioni grazie alla quale dipinti, sculture, architetture riacquistano i loro significati.” (Tomaso Montanari).

“Tra il 1623 e il 1797 il declino politico di Roma e Venezia, i due centri più vitali dell’arte barocca in Italia, fu pressoché continuo.

Gian Lorenza Bernini, Il ratto di Proserpina, 1621, Galleria Borghese, Roma

In entrambe le città i detentori del potere – a Roma i sempre diversi sostenitori dell’assolutismo teocratico, a Venezia le famiglie vecchie e nuove che componevano una rigida oligarchia aristocratica – impiegavano gli architetti, scultori e pittori di maggior fama per infondere in sé e negli stranieri l’illusione di un potere che nella realtà aveva ben scarse basi.

Giambattista Tiepolo – Venezia riceve l’omaggio di Nettuno – 1745-50, Sala delle Quattro Porte, Palazzo Ducale, Venezia.

Le realizzazioni di Bernini, di Pietro da Cortona, di Tiepolo restano ad attestare con quanta convinzione e genialità i grandi artisti possano servire i grandi mecenati per quanto la loro causa sia poco promettente.

Pietro da Cortona, “L’età del bronzo”, 1641, Sala della Stufa,

Palazzo Pitti, Firenze.

E neppure si può negare (sebbene molto abbiano cercato di farlo) che questi risultati, e altri di natura analoga, rappresentino il più alto contributo italiano all’arte del periodo.

Il significato di tutto ciò diventa chiaro se si paragona la situazione con quella degli artisti stranieri.

Non esistono gli equivalenti italiani di Velásquez, Rembrandt, Vermeer, Louis La Nain, George de la Tour, Poussin, Watteau, o Chardin, tutti pittori che espressero una visione privata e personale lontanissima dai capolavori ‘pubblici’ dei più grandi italiani.

[…]

Se è vero che in Italia manca un cero di tipo di artista introverso e solitario (Domenico Betti costituisce forse la più bella eccezione), è anche vero che il livello medio della pittura a Roma, Bologna, Napoli, Venezia, per nominare solo alcuni dei centri più importanti, era certamente più alto che in qualsiasi altra città europea.

Domenico Fetti, “Melancholy”, olio su tela, 1620,

Collezione Museo del Louvre.

[…]

Tuttavia il prezzo da pagare fu alto. Gli artisti legati com’erano al mecenatismo di una particolare società, non riuscirono ad adattarsi alle nuove condizioni quando le basi su cui si reggevano crollarono.

La pittura ‘borghese’, tipica dell’Inghilterra e della Francia, in Italia non aveva vere radici, e i tentativi fatti da istituzioni come l’Accademia di Parma per promuovere un tipo d’arte più moderno e ‘illuminato’ ebbero scarso successo.

Mentre in Francia e in Inghilterra la pittura prese nuovo e più glorioso slancio con il declino della Chiesa e dell’aristocrazia feudale, la caduta di Venezia significò anche l’umiliante fine dell’arte italiana”. (“Mecenati e pittori, l’arte e la società nell’epoca barocca”, Francis Haskell, Einaudi.)

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Attualità

Il fallimento della missione missina di Meloni.

Dice che ha agito da capo di governo, non di partito. La qual cosa è un’aggravante.

Nel governo ci sono state tre posizioni diverse, chi a favore di von der Leyen, chi a favore di Orbán, chi, come lei, a favore di una trattativa sotterranea non andata a buon fine.

Con risultati disastrosi per l’Italia, sia in Europa che nella Nato. È la somma che fa il totale, diceva Totò.

Nell’intervista al Corsera Meloni sembra non rendersi conto della totale mancanza di leadership interna e dell’inaffidabilità del suo governo agli occhi del mondo politico, imprenditoriale, finanziario, istituzionale e, soprattutto, sociale.

Ci aspettano mesi difficili, mesi in cui ogni carenza verrà seppellita di arroganza, ogni mancanza di propaganda.

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Attualità

«Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori occupati palestinese il prima possibile».

Chiara Cruciati, Il Manifesto

Da sei mesi a questa parte, dalla storica sentenza della Corte internazionale di Giustizia sul genocidio plausibile in corso a Gaza, lo scorso 26 gennaio, il diritto internazionale è stato scongelato. Considerazioni finora confinate al mondo degli invisibili (il popolo palestinese) e all’associazionismo internazionale (Amnesty, Human Rights Watch, B’Tselem) rimbombano dentro il tribunale più importante del pianeta.

Ora far finta di non ascoltare diventa pratica complessa.

Ieri il presidente della Corte Nawaf Salam ha letto le 32 pagine di un parere consultivo che è un terremoto: l’occupazione militare israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est è illegittima.

È un’annessione di fatto che ha generato un regime di apartheid e segregazione razziale. E deve finire, subito: «Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori occupati palestinese il prima possibile».

I GIUDICI buttano fuori una sentenza (chiesta nel dicembre 2022 dall’Assemblea generale dell’Onu) che disegna la complessa rete con cui dal 1967 Israele ingabbia e soffoca l’autodeterminazione palestinese.

Una rete che mescola – e che tenta di istituzionalizzare – militarismo, burocrazia, colonizzazione e pulizia etnica.

Costruzione ad libitum di colonie e trasferimento della propria popolazione nel territorio occupato, riconoscimento degli insediamenti messi in piedi dai coloni, doppio standard legale, confische di terre e demolizioni di case palestinesi, trasferimento forzato della popolazione occupata (con «uso della forza fisica ma anche non lasciando alle persone altra scelta che andarsene»), furto di risorse naturali: tutte queste misure prese a esclusivo beneficio del paese occupante e a detrimento della popolazione palestinese devono cessare, «as rapidly as possible».

Non solo: «Israele ha anche l’obbligo di fornire una piena riparazione per i danni causati dai suoi atti illeciti a livello internazionale a tutte le persone fisiche o giuridiche interessate.

La riparazione comprende la restituzione, il risarcimento e/o la soddisfazione».

Ovvero la restituzione di proprietà (immobili e culturali, dunque terre e case ma anche libri e archivi), lo smantellamento del muro e delle colonie, la fine di tutte le politiche volte ad alterazioni demografiche, il ritorno dei palestinesi il cui diritto all’autodeterminazione non può essere soggetto ad alcuna condizione, perché «inalienabile».

Dove la riparazione non fosse possibile, deve risarcire dei danni.

Perché, scrive la Corte, l’occupazione militare dei Territori palestinesi «è illegale» e viola il diritto internazionale da 57 anni.

Un atto narrato come temporaneo è ormai agli occhi israeliani permanente, un’annessione di fatto in cui le autorità occupanti non distinguono più tra territorio occupato e Stato di Israele, quello riconosciuto 74 anni fa dalle Nazioni unite.

Un’annessione di terre che non è un’annessione di cittadini e che ha tramutato l’occupazione in un regime di apartheid e segregazione razziale: la stessa autorità governa due popoli, ma solo uno ha pieni diritti di cittadinanza. L’altro di diritti non ne ha.

NON CE L’HANNO i palestinesi in Cisgiordania, né quelli residenti – da apolidi – a Gerusalemme est. E non ce l’hanno nemmeno i palestinesi di Gaza. Qui la Corte risponde indirettamente a chi dal 7 ottobre sui giornali occidentali e negli uffici di governo va dicendo che no, Gaza non è più occupata dal 2005, quando l’allora primo ministro Ariel Sharon smantellò le colonie israeliane nella Striscia: Gaza è occupata, perché – pur senza presenza militare e civile, almeno fino al 7 ottobre – Israele mantiene il controllo totale su elementi chiave per una vita libera: confini terrestri e marittimi, tasse, importazioni ed esportazioni, libertà di movimento.

I tre territori, scrive la Corte, vanno considerati «come un’entità singola le cui unità e integrità vanno preservate e rispettate».

Un messaggio che, in conclusione, la Corte internazionale rivolge a tutti gli Stati del mondo, su cui pesa l’obbligo di non riconoscere tale illegittima presenza e di non fornire alcuna assistenza che permetta a Israele di preservarla.

Le reazioni al parere dell’Aja sono state immediate. L’ambasciatore palestinese alle Nazioni unite Riyadh Mansour si è detto «grato» per una decisione che dà «nuova forza per continuare a resistere a questa occupazione illegale» e ha promesso una risoluzione da presentare all’Assemblea dell’Onu, mentre il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha parlato di «vittoria della giustizia».

Nel governo israeliano si è materializzato lo scudo ormai noto, un mix di contro-accuse e minacce di fare di peggio.

L’ambasciatore all’Onu Erdan promette ritorsioni contro le Nazioni unite, dalla chiusura del quartier generale a Gerusalemme alla deportazione dei capi delle agenzie.

La Corte è antisemita, il commento del ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir; «tutte bugie», quello del premier Netanyahu.

I due vanno oltre. Netanyahu, nel suo comunicato, afferma che «il popolo ebraico non occupa la sua stessa terra, compresa la nostra eterna capitale Gerusalemme né Giudea e Samaria (la Cisgiordania, ndr)», di fatto confermando le conclusioni della Corte: per le autorità israeliane non c’è spazio per i palestinesi, l’annessione è reale ed è giusta.

Non è una novità: un paio di giorni fa la Knesset ha votato compatta per negare la legittimità presente e futura di uno Stato palestinese, con buona pace degli alleati che vanno ripetendo da anni il mantra di una soluzione a due stati (come Italia e Stati uniti che ancora blaterano di negoziati politici, fingendo di non vedere che Tel Aviv non ne ha alcun interesse).

E POI BEN GVIR, principale esponente dell’ultradestra razzista e messianica israeliana: è tempo di affermare la sovranità sui Territori, ha detto in risposta al parere consultivo.

È in tale contesto che vanno letti gli ordini militari emessi il 18 luglio, come riporta l’associazione israeliana PeaceNow: alle autorità civili israeliane è trasferito il potere di amministrare le questioni civili dell’Area B della Cisgiordania (secondo gli accordi di Oslo spettanti all’Anp). Significa “legalizzare” quanto accade già: demolizioni di strutture palestinesi, divieto a costruire se non con permessi-fantasma, nuove confische di terre e nuove colonie.

È l’annessione di fatto, è l’apartheid. Come in Sudafrica, fino a trent’anni fa: allora il regime di segregazione razziale mobilitò contro di sé una rete eterogenea di forze, civili e governative. Ma il razzismo di Stato esiste ancora.

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Attualità

In Italia il lavoro è un serial killer.

Alessandro Malchiodi, 45enne piacentino, operatore del soccorso stradale Aci, è morto nel tardo pomeriggio di venerdì 19 luglio sulla A1 all’altezza di Pontenure (Piacenza).

È intervenuto con il suo furgone in soccorso a un tir in panne sulla corsia di emergenza, si è infilato sotto il mezzo per le verifiche ed è rimasto schiacciato per il cedimento dei sostegni per il sollevamento del camion.

Giovedì 18 luglio il 42enne romeno Mirto Costel Lupu, residente a Crosia (Cosenza) con la moglie e i 2 figli, è morto per un malore mentre raccoglieva pomodori sotto il sole a picco nelle campagne di Strongoli (Crotone).

Erano circa le 12, mezz’ora prima dell’orario fissato dalla Regione Calabria per l’inizio del divieto di lavoro nei campi (e fino alle 16), proprio per evitare colpi di calore e malori da alte temperature.

Il bracciante, regolarmente assunto, ha fatto appena in tempo a chiedere aiuto alla moglie, anche lei al lavoro nei campi, poi si è accasciato e non si è più ripreso.

Il 54enne tunisino Salah Othaman, moglie e 2 figli, residente a Grosseto, è morto giovedì 16 luglio in un cantiere di Massa Marittima.

L’uomo era al lavoro su un ponteggio quando è precipitato da un’altezza di circa 10 metri ed è morto sul colpo.

#alessandromalchiodi#costellupu#salahothaman#mortidilavoro

Luglio 2024: 61 morti (sul lavoro 48; in itinere 13; media giorno 3,2)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 631 morti (sul lavoro 484; in itinere 147; media giorno 3,1)

93 Lombardia (60 sul lavoro – 33 in itinere)

61 Campania (49 -12)

55 Veneto (39 -16)

53 Sicilia (39-14)

51 Emilia Romagna (38-13), Lazio (33-18)

41 Toscana (35-6)

34 Piemonte (27-7)

32 Puglia (24-8)

22 Abruzzo (18-4)

21 Sardegna (18-3)

19 Calabria (16-3)

18 Marche (13-5)

13 Trentino (11-2),

12 Liguria (10-2)

11 Estero (9-2)

10 Alto Adige (9-1)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

7 Basilicata (7-0)

5 Valle d’Aosta (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

I diritti, la dignità e la sicurezza dei lavoratori italiani sono in pessime mani. Un Calderone di propaganda politica, incuria programmatica, inconsistenza normativa, mentre continuano senza sosta i morti di lavoro.

di Piero Santonastaso.

Maria Elvira Calderone è una dei peggiori ministri di un governo nefasto.

Da capo dei consulenti delle aziende si è ritrovata titolare del dicastero del Lavoro, trasferendo al gentile consorte la carica nell’organismo sul quale il ministero dovrebbe vigilare.

Sorvolando sullo sfrenato attivismo passato (consultare gli edificanti articoli di Thomas Mackinson e Franz Baraggino sul Fatto Quotidiano) e sugli affari con la Link University dove poi si sarebbe laureata, bastano le sue ultime uscite negazioniste in tema di vittime del lavoro a squalificarla ulteriormente.

Da settimane Maria Elvira va dicendo che i morti di lavoro sono in diminuzione. Bugia colossale.

Quest’anno siamo già arrivati a 630, più dello stesso periodo del 2023. Negazionista! Unfit, direbbero gli anglosassoni.

#calderone#mortidilavoro

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Attualità

Il peggio che verrà.

Nel giorno della rielezione di Ursula von der Leyen, la Bce annuncia che non taglierà i tassi d’interesse. Il costo del denaro rimane elevato. I prezzi non scendono, i salari non crescono.

La strategia di Christine Lagarde è letteralmente fallita per i redditi da lavoro e da pensione. Va invece alla grande per le rendite, le banche, le assicurazioni.

Questa è l’Europa che ci aspetta per i prossimi anni.

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Attualità

La dittatura del servizio al cliente.

C’era una volta la customer satisfaction. Oggi le aziende e gli enti pubblici praticano la “client submission”.

Si è letteralmente capovolto il paradigma, loro non sono affatto al servizio del cliente, è il cliente che si deve piegare alla logica dell’extra-profitto.

E te lo dicono senza riserve mentali, per esempio quando ti comunicano le famose “modifiche unilaterali” del contratto.

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Attualità

Meno eroi, più diritti e sicurezza sul lavoro

Due vigili del fuoco sono morti sul lavoro e prontissimo è scattato il riflesso condizionato della politica: da destra a sinistra, da Nord a Sud è tutto un fuoco di fila di “eroi”.

E chissà quanto saranno contente le famiglie di Nicola Lasalata e Giuseppe Martino, morti mercoledì 17 luglio durante un intervento a Nova Siri (Matera), chissà quanto saranno felici i loro colleghi aprendo l’ennesima colletta.

“Eroi”: agitare prima dell’uso, sciacquarcisi la bocca e il gioco è fatto. Da domani il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, i suoi uomini, le sue donne, i problemi ormai strutturali, le paghe ridicole, le coperture assicurative, i mezzi che scarseggiano, gli organici sempre più esigui, possono tornare nel dimenticatoio.

Lasalata e Martino, entrambi 45enni con figli piccoli, sono partiti dal distaccamento di Policoro per un vasto incendio a Nova Siri.

Impossibilitati a proseguire con il loro mezzo, sono scesi per soccorrere gli occupanti di una casa minacciata dalle fiamme e hanno proseguito a piedi.

Tra il fumo e le fiamme non hanno visto un canale che si apriva davanti a loro e sono precipitati, perdendo la vita.

Ivo Conti, 44 anni, moglie e due figli, residente ad Ardesio (Bergamo), è morto in Svizzera a Rueun, nel Cantone dei Grigioni.

Martedì 16 luglio era impegnato nella manutenzione delle linee dell’alta tensione, quando a un certo punto i suoi compagni di lavoro lo hanno visto esanime, appeso al cavo di sicurezza.

Conti era stato folgorato, per cause da stabilire, ed era morto all’istante.

George Manole, romeno, 58 anni, residente a Meole (Venezia) con la moglie e i due figli, è morto martedì 16 luglio tornando a casa dal lavoro.

A San Donà di Piave si è scontrato frontalmente con un camion cisterna ed è morto sul colpo.

Khairi Zahmoul, 28 anni, tunisino in attesa del permesso di soggiorno, è morto mercoledì 17 luglio a Vittoria (Ragusa), nella frazione Scoglitti.

Stava lavorando alla manutenzione di un bacino per l’irrigazione quando è scivolato in acqua ed è annegato.

Il corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco.

Non conosciamo ancora il nome dell’operaio 46enne di Sassari morto per un grave incidente a Santadi (Sud Sardegna).

Il lavoratore era impegnato nel collegamento di alcune condotte di servizio quando è stato colpito al petto da una pesantissima chiave inglese.

È andato in arresto cardiaco, poi i soccorritori, dopo aver somministrato le tecniche di rianimazione, lo hanno trasportato al Brotzu di Cagliari, dove però è morto poco dopo il ricovero.

Antonio Saccone, 60 anni, di Apice (Benevento) è morto a Paduli mentre lavorava allo smantellamento di una serra.

È rimasto intrappolato tra il trattore e la struttura agganciata posteriormente e non ha avuto scampo.

#nicolalasalata#giuseppemartino#ivoconti#georgemanole#khairizahmoul#antoniosaccone#mortidilavoro

Luglio 2024: 58 morti (sul lavoro 45; in itinere 13; media giorno 3,4)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 628 morti (sul lavoro 481; in itinere 147; media giorno 3,1)

93 Lombardia (60 sul lavoro – 33 in itinere)

61 Campania (49 -12)

55 Veneto (39 -16)

53 Sicilia (39-14)

51 Lazio (33-18)

50 Emilia Romagna (37-13)

40 Toscana (34-6)

34 Piemonte (27-7)

32 Puglia (24-8)

22 Abruzzo (18-4)

21 Sardegna (18-3)

18 Marche (13-5), Calabria (15-3)

13 Trentino (11-2),

12 Liguria (10-2)

11 Estero (9-2)

10 Alto Adige (9-1)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

7 Basilicata (7-0)

5 Valle d’Aosta (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

A metà luglio siamo già a 46 morti di lavoro, con tragica media di tre vittime al giorno.

Carmelo Iannino, 58 anni, a Furci Siculo (Messina) era noto come “il principe”. Se n’è andato lunedì 15 luglio, a bordo dell’auto con la quale consegnava il pane ai centri vicini del Messinese.

La sua vettura si è schiantata in una galleria dell’A 18 contro un camion fermo per avaria, ed è stata tamponata da un’altra auto.

Le condizioni di Iannino sono apparse subito gravissime e la morte è sopravvenuta poco dopo il ricovero al policlinico di Messina.

Simone Biancani, 57 anni, di Omegna (Verbano Cusio Ossola), operaio e delegato Fiom alla Giacomini di San Maurizio d’Opaglio, è morto nelle prime ore di lunedì 15 luglio mentre andava al lavoro in moto, scontrandosi frontalmente con una vettura sulla provinciale 46, nel territorio di Gozzano.

Lascia la compagna e una figlia minorenne.

#carmeloiannino#simonebiancani#mortidilavoro

Luglio 2024: 46 morti (sul lavoro 37; in itinere 9; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 616 morti (sul lavoro 473; in itinere 143; media giorno 3,1)

93 Lombardia (60 sul lavoro – 33 in itinere)

60 Campania (48 -12)

54 Veneto (39 -15)

52 Sicilia (38-14)

50 Emilia Romagna (37-13)

49 Lazio (32-17)

40 Toscana (34-6)

33 Piemonte (27-6)

31 Puglia (24-7)

22 Abruzzo (18-4)

20 Sardegna (17-3)

18 Marche (13-5), Calabria (15-3)

12 Trentino (10-2), Liguria (10-2)

10 Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

5 Valle d’Aosta (5-0), Basilicata (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Weekend di sangue: ci sono stati 8 morti di lavoro.

Nel weekend appena concluso registriamo 8 morti di lavoro – numero insolitamente alto rispetto all’andamento dei fine settimana – 5 dei quali lungo le strade.

La 36enne Irma Leka, albanese, due figli, sabato 13 luglio era appena uscita dagli uffici nei quali faceva le pulizie a Cameri (Novara) e tornava in bicicletta nel capoluogo, che dista pochi chilometri, quando è stata travolta da un’auto ed è morta sull’asfalto, nonostante i soccorsi tempestivi.

Tamponato da un’auto anche un bracciante indiano di 46 anni, che da Goito (Mantova), sabato 13 andava in bicicletta a lavorare in un’azienda agricola di Rodigo.

Nella frazione di Rivalta sul Mincio è stato investito e scaraventato nel fossato che costeggia la strada. Anche qui, inutili i soccorsi.

A San Damiano d’Asti, in Piemonte, la vittima dell’incidente di domenica 14 luglio non era in bici ma su un trattore che trasportava una pesante rotoballa.

Un mezzo difficile da non notare, ma che è stato tamponato da un’auto lanciata a velocità elevata. Il trattore si è rovesciato di fianco, intrappolando il conducente, di cui non si conoscono ancora le generalità.

I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per recuperare il corpo. Ferite da codice verde per l’investitore.

Marco Pancheri, 56 anni, agricoltore e custode forestale di Cles (Trento), è morto nella notte tra sabato e domenica mentre effettuava un trattamento notturno nel suo frutteto.

Il trattore che usava, alto e stretto per poter passare tra i filari, si è ribaltato probabilmente a causa di un termine (un masso che delimita i campi). L’allarme è scattato all’1,30 della notte, quando non c’era più nulla da fare.

A Roma l’infermiere 66enne Sebastiano Schillaci, ormai a pochi mesi dalla pensione, è morto intorno alle 6 di sabato 13 luglio mentre aspettava il bus che l’avrebbe portato al lavoro al San Camillo.

È stato investito e ucciso alla fermata da un’automobile fuori controllo.

Muhammad Afzal, commerciante pakistano di 48 anni, è morto domenica 14 a Manfredonia (Foggia), inseguendo un ladro che aveva appena “colpito” nel suo negozio di bigiotteria e cover per telefoni.

Complice il gran caldo, l’uomo ha avuto un malore e si è accasciato senza vita,

Sabato 13 luglio si è spento nel centro grandi ustionati dell’ospedale Villa Scassi di Genova il 42enne messinese Giovanni Arigò, titolare di un’impresa pirotecnica a conduzione familiare.

Il 4 luglio era nel bunker-laboratorio quando è stato investito da un’esplosione che gli ha causato ustioni sul 90% del corpo, oltre a fratture e traumi vari.

Ricoverato al policlinico di Messina, si è reso necessario lo spostamento immediato in una struttura specializzata.

Indisponibili Catania e altri centri più vicini, il Villa Scassi di Genova è risultata l’unica opzione praticabile e il trasporto è stato effettuato con un aereo dell’aeronautica militare.

Le condizioni di Arigò erano purtroppo disperate e dopo nove giorni il suo cuore si è fermato. Nell’esplosione sono rimaste ustionate anche la madre e la sorella dell’uomo, nel tentativo di soccorrerlo.

Nota a margine: la Sicilia ha un bisogno disperato di strutture per le emergenze sanitarie.

Nella tarda serata di venerdì 13 luglio è morto a Marsala (Trapani), il 47enne Carlo Foderà, operaio di un’azienda per lo smaltimento dei rifiuti. Il lavoratore è stato investito da un camion in manovra nel cortile dell’azienda.

#irmaleka#marcopancheri#sebastianoschillaci#MuhammadAfzal#giovanniarigò#carlofoderà#mortidilavoro

Luglio 2024: 44 morti (sul lavoro 36; in itinere 8; media giorno 3,1)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 614 morti (sul lavoro 472; in itinere 142; media giorno 3,1)

93 Lombardia (60 sul lavoro – 33 in itinere)

60 Campania (48 -12)

54 Veneto (39 -15)

51 Sicilia (37-14)

50 Emilia Romagna (37-13)

49 Lazio (32-17)

40 Toscana (34-6)

32 Piemonte (27-5)

31 Puglia (24-7)

22 Abruzzo (18-4)

20 Sardegna (17-3)

18 Marche (13-5), Calabria (15-3)

12 Trentino (10-2), Liguria (10-2)

10 Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

9 Friuli V.G. (7-2), Umbria (9-0)

5 Valle d’Aosta (5-0), Basilicata (5-0)

4 Molise (4-0).

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 78; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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