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3DNews/AZZURRO NAPOLI, LO SCIPPO DELLE MERAVIGLIE.

di Antonio Mango

“Una pura coincidenza”, ha dichiarato il questore di Napoli Merolla. Il fatto che siano stati colpiti in sequenza i tre delle meraviglie –Cavani, Hamsik, Lavezzi- fa parte del caso. Per la verità ai “tenori” va aggiunto anche il “posteggiatore” Aronica, di professione difensore di fascia sinistra, che pure aveva subìto il furto della Fiat 500 della sua compagna. Tutto, grado della violenza e valori scippati, in proporzione alla destrezza dei piedi.

Il day after è quello del dibattito superfluo: la violenza urbana è la stessa dappertutto, anche a New York, anche a Roma, anche a Milano ecc. e via globalizzando scippi, rapine e furti.

De Laurentiis addirittura consiglia: “Cara Yanina (fidanzata del Pocho, ndr), non sei abbastanza napoletana, ma come ti viene di questi tempi di uscire all’una di notte col Rolex al polso?”.

Avanzano, però, anche le congetture giornalistiche (e non solo). La Procura di Napoli ha riunito in un unico fascicolo i quattro colpi messi a segno ai danni del trio delle meraviglie e del difensore in cinquecento, pur affermando che non esiste alcun elemento che faccia pensare ad una strategia criminosa.

Nel blob televisivo locale di commenti sportivi l’argomento fa il suo ingresso tra veline da avanspettacolo, giornalisti tifosi e procuratori opinionisti (sic). Tutti i parlanti (perché le ragazze pon pon non parlano) sono per lo scippo uguale dappertutto. Intervistati sugli schermi di una nota emittente napoletana, a supporto della teoria egualitaria, uno scippatore e il questore.

Però. Non si può dire, ma si pensa. Vuoi vedere che le tre coincidenze, anzi i tre indizi, fanno una prova? Prova a dirla tutta un conduttore tv fuori dal coro, secondo cui c’è una chiave di lettura malavitosa-politica (il sindaco come obiettivo, per la sua vicinanza ad Aurelio de Laurentiis e per il rifacimento dello stadio) oppure un’altra più terra terra (il calcio scommesse contro giocatori “insensibili” alla chiamata). Insomma, non si tratterebbe di coincidenze.

Aggiungiamo noi: e se l’obiettivo fosse proprio la società? Il suo patrimonio di top-player da mandar via per destabilizzare l’ambiente? Tutto è già successo nella storia inquieta e bombarola del Napoli. Nel lontano 1982 un piper sorvolò il San Paolo con la scritta “Ferlaino via”, con relativo esplosivo fatto brillare all’ingresso del suo palazzo in via Crispi. Si voleva spingere il presidente a cedere la società. La Procura attribuì il “fattaccio” al clan Misso.

In occasione del fallimento, della C1 e dell’imprevista “discesa in campo” del duo De Laurentiis – Marino (anno di grazia 2004 e seguenti) gli sfumati ricordi ci riconducono a “Orgoglio partenopeo”, movimento che sosteneva l’acquisizione della società da parte di Luciano Gaucci, ai programmi tv autogestiti da capi ultrà borderline, ai petardi – avvertimenti del San Paolo, alle pressioni estorsive per il “lucroso commercio” (come lo definì un magistrato) dei biglietti omaggio, al punto che, dopo l’omicidio Raciti e la linea dura che ne seguì, un indagato ammise che “senza i biglietti, bisogna andare tutti a lavorare”.

La società per ora si difende con i risultati. La passione popolare fa da scudo alle losche manovre. Il redditometro dei calciatori, in tempo di crisi, fa da esca per lo scippo eguale per tutti. A Napoli come altrove. Solo coincidenze o solite ricorrenze?

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3DNews/QUANDO ERAVAMO RE.

di Giulio Gargia
Il trionfo dei dietrologi.

Immaginiamo che tu che leggi sia uno juventino. Immaginiamo che oggi non sia oggi, ma l’ultima giornata del campionato 2004-5. Immaginiamo ora che qualcuno ti venga a dire le seguenti cose : che la Juve non si è guadagnata lo scudetto sul campo, ma grazie a un sistema paramafioso in cui i suoi dirigenti concordavano con i designatori degli arbitri chi doveva arbitrare i loro incontri e perché, che chi doveva controllare era loro complice, che il mercato calcistico era nelle mani di una società fatta dai figli dei presidenti e dei dirigenti delle maggiori squadre, e che grazie a tutto questo i risultati del campionato erano stati alterati.
Immagina anche che qualcuno ti dicesse che alcuni arbitri pianificavano le ammonizioni dei giocatori più bravi delle altre squadre con una partita d’anticipo in modo che quando incontrava la Juve quelle squadre fossero comunque indebolite.
Immagina infine che ti predicesse – allora – che tutto questo prima o poi si sarebbe stato scoperto e che la Juve sarebbe andata in serie B … che cosa avresti detto ?
La tua passione per l’anti Dietrologia come si sarebbe espressa ?
Con quali epiteti alla Mughini avresti bollato queste teorie del complotto ?
Qualche anno fa, quelle su Moggi erano chiacchiere da bar Sport.
Quelli che li ripetevano erano definiti “ dietrologi”. Oggi, sono cronaca. Definita da una sentenza. Tenetelo presente, quando leggete di altre cose che vi sembrano “ dietrologia”. Dall’11 settembre, alla trattativa Stato mafia, ai meccanismi dell’Auditel .
L’unica cosa, per favore, quando la verità verrà alla luce , non pensate “ lo sapevo”. Perchè voi, noi, tutti non lo sapevamo. Non volevamo saperlo.

°Rispettando le agitazioni sindacali in atto al quotidiano TERRA, questa settimana 3D uscirà solo sul web. Saremo in rete sui siti www.3dnews.it, www.ildiariodilosolo.com, www.marco-ferri.com a partire dalle 24 di oggi.

3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia.
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana.

(Beh, buona giornata).

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La calcificazione della politica italiana.

Lo sanno tutti quanto in Italia sia forte l’intreccio tra calcio e politica.
Tanto che negli stadi si fa politica e la politica usa spesso toni da
stadio. Fu la politica a designare Lippi, uomo dell’establishment che portò
al macello la Nazionale in Sud Africa. Fu sempre la politica a salvare i
vertici del calcio italiano: come se nulla fosse successo, ognuno è rimasto
al suo posto, dopo l’ignominiosa debacle africana. Fu il calcio a vaticinare
l’ingresso in politica, o meglio “la discesa in campo” del presidente del
Milan, che poi divenne il presidente del Consiglio. Fu il calcio ad
ammalarsi di politica, come abbiamo visto nelle vicende di Calciopoli.

Dunque, se il calcio si è politicizzato e la politica si è calcificata (in
tutti i sensi), forse è proprio da questo binomio che può venire la
soluzione alla crisi del governo, che è poi la crisi del berlusconismo,
visto che l’attuale squadra di governo è ormai bollita, dunque
irrimediabilmente perdente.

Governo tecnico? Allargamento della maggioranza
conl’Udc? Un neo CLN da Fini a Vendola, passando per Rutelli, Casini, Luca
di Montezemolo? Tremonti, gioca all’attacco o in difesa? Berlusconi vuole
comprare Casini? Basterebbe leggere i titoli dei giornali di queste
settimane, per avere la netta sensazione della calcificazione (in tutti i
sensi) della politica italiana.

Cionondimeno, una soluzione ci sarebbe: è
sotto gli occhi di tutti. C’ è una squadra di calcio in Italia che è stata
capace di vincere tutto, sia sul piano nazionale che su quello europeo.
Proprio quello che servirebbe alla politica italiana, per vincere le
drammatiche difficoltà, in questi frangenti molto critici per l’economia,
per il vivere sociale, per il lavoro, per lo sviluppo. Questa squadra di
calcio ha introdotto un’innovazione che sarebbe molto salutare fosse copiata
pari pari dalla politica italiana. Parliamo dell’Inter di Moratti, nelle cui
fila militano solo giocatori stranieri, allenatore compreso. Ecco allora
l’idea che spariglierebbe le carte (un po’ sporche) della politica
italiana: un governo di soli ministri stranieri, capo del governo compreso.

Una ideale squadra di governo? Presto detto: Nelson Mandela (presidente del
Consiglio); Bono degli U2 (vice presidente); Dave Letterman (portavoce);
Sub Comandante Marcos (Difesa); Baltazar Garzòn (Giustizia); Mark Harmon,
alias Leroy Jethro Gibbs dell’NCIS (Interni); Al Gore (Ambiente); Joska
Fischer (Esteri); dott Hause (Sanità); Woody Allen (Cultura); Dalai Lama (Istruzione); Rigoberta
Manchu (Agricoltura); Aung San Suu Kyi (Pari Opportunità); Steve Jobs
(Sviluppo economico); Kofi Annan (Welfare); Íngrid Betancourt (Attività forestali);Michael Schumacher (Trasporti); Bernard Madoff (Economia);
Mike Tyson (Attuazione del Programma); Dan Brown (rapporti con la Santa
Sede).

La nostra Costituzione dice a chiare lettere che spetta al Capo dello
Stato, il presidente Napolitano, la scelta di chi incaricare per la
formazione di un nuovo governo. Noi rispettiamo la Costituzione e il ruolo
del Presidente della Repubblica.

Ci permettiamo solo di suggerire di lasciar
fuori ministri di nazionalità russa e libica. Niente di personale con i
cittadini di quei paesi, semmai con i rispettivi governanti. Infatti, viste
certe poco chiare frequentazioni, non vorremmo che alla fine Berlusconi
uscisse dalla porta, per poi rientrare negli spogliatoi, e magari tornare in
campo, con un colbacco o un turbante. Beh, buona giornata.

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Attualità Media e tecnologia Popoli e politiche Sport

Sudafrica 2010: gesti atletici e senso della Storia.

I giocatori del Ghana, protagonisti della sfortunata prova nel quarto di finale mondiale perso ai rigori contro l’Uruguay, sono stati ricevuti a Johannesburg dall’ex Presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la pace Nelson Mandela. Uno per uno, Asamoah Gyan e compagni, apparsi tutti emozionati, hanno stretto la mano a ‘Madiba’, che li ha elogiati: “Potete tornare in patria a testa alta”. Beh, buona giornata.

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L’Italia fa fiasco nel calcio. Nella politica. Nell’economia. Nella democrazia. Nella giustizia. Nei conti pubblici. Nella disoccupazione.L’Italia fa fiasco nel governo.

La stampa straniera ci deride, L’Equipe: “Italia, l’altro fiasco”-tgcom.com
Un misto di ironia e triste realtà nei titoli dei quotidiani online dopo la debacle azzura ai Mondiali sudafricani. I francesi de L’Equipe titolano “Italia, l’altro fiasco” riferendosi proprio alla loro eliminazione. In Spagna Marca titola in italiano: “Arrivederci Italia” e As: “Ridicolo Italia, fuori dal Mondiale”. Il Sun scrive anche: “Arrivederci”. Infine Bild: “Italien raus, quelli che nel 2006 hanno fatto kaputt della nostra estate di sogno”.

In Italia La Gazzetta dello Sport scrive “A casa con vergona”, mentre Tuttosport non ha dubbi. C’è un solo colpevole: Lippi. Il Corriere dello Sport titola: “Italia che vergogna, fuori e ultima nel girone”. Passando ai generalisti. “Mai così brutti: l’Italia torna a casa” scrive La Repubblica e Il Corriere della Sera: “Italia, addio al Mondiale”. Infine La Stampa: “Naufragio Italia, si torna a casa”. (Beh, buona giornata).

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Lavoro Sport

Mondiali di Calcio in Sudafrica: la polizia carica gli operai.

(fonte: ilmessaggero.it)
La polizia sudafricana ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma, ieri sera, contro centinaia di lavoratori che manifestavano all’esterno dello stadio della città costiera di Durban, dove la Germania ha giocato e battuto ieri l’Australia. Lo riferiscono alcuni testimoni.

Almeno una donna è rimasta ferita da un proiettile di gomma. «La nostra era una protesta pacifica, abbiamo manifestato perchè pagati meno di quanto pattuito. La carica della polizia ci ha sorpreso» ha detto uno dei lavoratori, Sydney Nzoli. Almeno due operai sono stati arrestati dalla polizia, uno di loro dopo aver consegnato una pistola. Circa 500 i lavoratori dispersi dagli agenti in assetto antisommossa.

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Attualità Leggi e diritto Sport

«Nell’infermeria di Regina Coeli c’è uno degli arrestati per i disordini dopo Inter-Roma che ha riportato oltre a trauma cranico, la frattura dell’ottava vertebra dorsale a seguito di impatto con una macchina della polizia».

I radicali: un arrestato per Inter-Roma ha una vertebra fratturata-ilmessaggero.it

«Nell’infermeria di Regina Coeli c’è uno degli arrestati per i disordini dopo Inter-Roma che ha riportato oltre a trauma cranico, la frattura dell’ottava vertebra dorsale a seguito di impatto con una macchina della polizia». Lo denunciano Mario Staderini, Elisabetta Zamporetti e Sergio D’Elia dopo la visita agli arrestati nel carcere romano.

«Stefano Gugliotta e questo ragazzo, Daniele Luca, sono arrivati in queste condizioni, solo la mattina seguente all’arresto, senza che fossero state disposte le visite ospedaliere, che invece i sanitari di Regina Coeli hanno subito richiesto».

Il Tribunale del Riesame si pronunci subito per tutti gli otto arrestati. Aprire un’indagine sull’intera operazione e rendere obbligatori i numeri sui caschi degli agenti di polizia, chiedono poi Zamparutti, Staderini e D’Elia. «Nessuno degli arrestati – affermano – ha precedenti per violenza durante le manifestazioni sportive, e sei di essi risulterebbero incensurati, con attività lavorative e figli a carico (in un caso la moglie è all’ottavo mesi di gravidanza): la sensazione netta che abbiamo avuto è quella di persone che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato».

Secondo i Radicali, è «urgente che la magistratura indaghi anche sul comportamento della polizia che, dall’esame dei video, appare indiscriminato e sproporzionato nei confronti delle persone arrestate. Tra gli altri arrestati, due giovani studenti universitari di 19 anni che per la prima volta andavano allo stadio Olimpico, peraltro tifosi della Juventus, palesemente choccati dall’esperienza che stavano vivendo loro malgrado. Confidiamo che il Tribunale del riesame arrivi per tempo ad una pronuncia che consenta di valutare le evidenze probatorie a discolpa degli arrestati, dai video alle testimonianze sino all’assenza di precedenti specifici». Gli esponenti Radicali hanno «presentato una interrogazione al Ministro Maroni per chiarire gli aspetti ancora poco chiari di quanto accaduto il 5 maggio». (Beh, buona giornata)

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L’Italia è diventata un Paese di venditori. (Tanto non lo legge nessuno.)

L’Italia è diventato un Paese di venditori. Si vende il proprio sesso per avere un posto in parlamento, un ministero. Si vende il sesso degli altri, meglio sarebbe dire delle altre, per avere un appalto, una commessa per la fornitura di apparecchiature mediche. Si vende la propria professione per avere un posto da direttore di telegiornale. Si vende la propria faccia sui manifesti elettorali per un posticino in un consiglio regionale. Non produciamo più idee, prodotti innovativi, personalità istituzionali, intuizioni creative.

Non siamo più il Paese che si risollevò dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, per diventare uno dei paesi più industrializzati del Mondo, un Paese che si rimboccò le maniche e ricostruì case, ponti, strade, fabbriche, ma anche diritti, competenze, convivenza civile, scuole per alunni, ma anche scuole di pensiero.

No, ormai vendiamo il vendibile. Così non è per nulla strano che si vendano onorificenze ai pompieri, quelli che si ammazzano di fatica, e spesso ci lasciano la pelle per salvare altre pelli, per toglierci dai guai. I guai, quelli che inavvertitamente facciamo contro di noi. I guai, quelli di cui siamo vittime, per colpa di “inavvertiti” politici e amministratori della cosa pubblica: che sono quelli che chiamano i pompieri quando frana un collina, sulla quale si sono date allegramente licenze edilizie; quando esonda un fiume, attorno al quale si è lottizzato senza pensare alle conseguenze; quando vengono giù le case, costruite con l’ingordigia dell’affarismo, invece che col cemento armato.

Quando è stato intervistato il responsabile amministrativo della Protezione Civile, a proposito della vendita delle onorificenze, egli mostrava orgoglioso il campionario: una medaglia e un paio di fregi alla comoda cifra di 130 euro. Un affare, no!? Ma certo che è un affare.

Il nostro Paese non è forse una grande, smisurata televendita? Alcune centinaia di migliaia di persone parteciperanno a una minifestazionde pubblica in piaza San Giovanni in Laterano. Compreranno la tesi del Governo.

Le posizioni politiche non si confrontano, si vendono nei talk show. Il talento non si esercita, si vende nei talent show. La politica non progetta, vende candidati.

La giustizia non sanziona comportamenti criminali, no, la giustizia vende l’ingiustizia del complotto contro gli eletti dal popolo. E gli imputati vendono la loro impunità.

L’informazione non vende giornali, no, vende “fango” contro quelli che presi con le mani nel sacco, vendono in saldi la loro sfacciata impunità.

Fin tanto che ci sarà qualcuno disposto a comprare la merce (della politica, dell’informazione, dell’intrattenimento, addirittura dell’architettura istituzionale), beh, che volete? È la legge della domanda e dell’offerta.

Ci stanno pignorando beni comuni, libertà collettive, diritti condivisi, l’idea della democrazia, la visione stessa del futuro dei nostri figli. Berlusconi, ogni giorno batte l’asta.

Un piccolo, forse prezioso “consiglio per l’acquisto”: cerchiamo, almeno di non comprare prodotti scaduti (così in basso). È un consiglio gratis.
Beh, buona giornata.

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Italia, 2010: cose che succedono se vai con Renata Polverini (candidata con Berlusconi alla Regione Lazio).

Domenica scorsa non poteva giocare perché squalificato dopo l’espulsione con la Sampdoria e così l’attaccante argentino della Lazio Mauro Zarate, invece di andare nella tribuna vip, è andato nella curva biancoceleste a seguire la partita persa dalla sua squadra a Bari.

E lì è stato “sfruttato” politicamente: si è fatto fotografare insieme a Renata Polverini, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, e si è lasciato convincere da alcuni ultras ad allungare il braccio nel tipico saluto fascista. Ma c’è subito stato chi lo ha immortalato e ora la foto sta facendo il giro di molti siti internet. Con annesse e inevitabili polemiche, naturalmente. Beh, buona giornata.

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Il metodo Berlusconi-Bertolaso: l’assegnazione di un hotel è uguale a terremoto?

Appalti Maddalena: assegnazione diretta per ex ospedale-blitzquotidiano.it

Per una ironia della sorte, se di sorte si tratta o non di pura presa in giro, a chi affidare la gestione dell’ex ospedale militare della Maddalena, oggi riconvertito in hotel con i soldi della Regione e di proprietà della Regione, lo deciderà Guido Bertolaso.

Sì, proprio il Bertolaso dei massaggi al centro Salaria, accusato di corruzione, in compagnia di amici e colleghi alcuni dei quali in carcere.

Senza una gara, ma con «ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il suo pieno utilizzo, anche in una prospettiva di valorizzazione economica». Il potere glielo dà Berlusconi, con un’ordinanza firmata il 5 febbraio (prima che scoppiasse l’inchiesta sul G8) e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dello scorso 18 febbraio.

Bertolaso, è scritto nell’ordinanza, «procede, laddove necessario, con i poteri, le procedure e le deroghe previste per il commissario delegato», funzione che gli venne assegnata, e che non ha mai perso, per i lavori del G8.

Il grimaldello con cui il Governo e Bertolaso sottraggono potere alla Regione è la Vuitton Cup, la regata di maggio classificata grande evento, proprio come il G8. È scritto infatti nell’ordinanza che, fallita la prima gara per l’ex ospedale militare, «rimane tuttora insoddisfatta l’esigenza di assicurare l’immediata redditività degli investimenti effettuati». E’ ancora: «Ai fini dell’ottimale svolgimento della Vuitton Cup, emerge l’esigenza di incrementare la capacità ricettiva». E dunque – «acquisita l’intesa della Regione Sardegna» scrive Berlusconi – Bertolaso, nelle «particolari condizioni di urgenza che la materia riveste», è autorizzato ad assumere ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il pieno utilizzo» dell’ex ospedale, ribattezzato «Forte Carlo Felice».

L’ordinanza non chiarisce nulla. Né se dovrà esserci una gara, anche informale. Né per quanto tempo sarà assegnato il bene. Bertolaso può fare qualunque cosa, ancora una volta con i pieni poteri, come l’assegnazione di un hotel fosse uguale a terremoto. (Beh, buona giornata).

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Prime vittime della guerra di Rai e Mediaset contro Sky:oscurata via satellite l’amichevole della Nazionale azzurra in Svizzera.

Labirinto tv, il telespettatore paga la guerra di Rai e Mediaset a Sky di ANTONIO DIPOLLINA-Repubblica.

Perché non si vede la partita? L’estate dello scontento televisivo vive di repliche infinite e di colpi di mano: che aprono interrogativi pesanti sull’immediato futuro, quando la gente tornerà dalle vacanze e sarà a casa. La domanda iniziale è risuonata l’altra sera. Se la sono posta quei telespettatori che da tempo sono abituati a guardarsi i canali principali (da Raiuno a Canale 5, da Raitre a La7, quelli in chiaro, insomma) attraverso il decoder di Sky. Un decoder che hanno in casa perché pagano regolare abbonamento per i canali di Murdoch, ma attraverso il quale è sempre stato più che comodo guardarsi Rai e Mediaset: primo perché basta accendere il decoder, secondo perché sono i primi che si trovano in lista, dal 101 in giù, terzo perché in digitale si vede meglio. Qualcuno nel tempo ha direttamente rinunciato all’antenna terrestre. Altri, in alcune zone, non ricevono il vecchio segnale terrestre-analogico e il decoder di Sky ha rappresentato la soluzione ottimale. Ma non finale.

L’altra sera la Rai ha oscurato via satellite l’amichevole della Nazionale azzurra in Svizzera. Sabato aveva fatto lo stesso con Inter-Lazio trasmessa da Pechino. Il giorno dopo un noto allenatore di serie A è stato intervistato dalla Gazzetta e ha risposto: posso dirvi quello che mi è sembrato leggendo i giornali, perché sono nella casa al mare, qui c’è solo la parabola e la partita non si vedeva.

Questa tendenza compulsiva all’oscuramento nasce in casa Rai in piena guerra tra colossi: Rai e Mediaset hanno stretto un patto di ferro in chiave anti-Sky. Si sono fatti la loro piattaforma satellitare che si chiama Tivusat. Qui sta il primo inghippo: secondo il contratto di servizio, l’altra sera la Rai – che ha l’obbligo di trasmettere su tutte le piattaforme, satellite compreso – in teoria non poteva oscurare la partita. Ma come ha spiegato – in veste imprecisata, ma comprensibile ai più – il viceministro alle comunicazioni Paolo Romani in una lettera al Corriere della sera, quello non vuol mica dire che Rai deve trasmettere su Sky. Infatti in teoria l’altra sera la partita è andata anche sul satellite, appunto per Tivùsat. Il punto è che per ricevere Tivusat serve un apposito decoder che al momento è più introvabile di un Gronchi rosa: e che inoltre costa circa cento euro – particolare questo che viene stranamente fatto passare sotto traccia nelle dichiarazioni ufficiali. Il decoder in questione è nettamente alternativo a quello di Sky: lo si compra, a patto di trovarlo, e si vedono via satellite tutti i canali Rai e tutti quelli Mediaset, compresi quelli trasmessi solo in digitale terrestre. L’invito è chiaro: avete il vecchio decoder e guardavate lì soprattutto Rai e Mediaset? Mollatelo, ne abbiamo uno noi nuovo di zecca e senza pagare abbonamenti.

Tecnicamente, il nuovo decoder serve per assicurare la visione dei canali Rai e Mediaset anche nelle zone dove è difficile la ricezione del digitale terrestre, ossia del sistema destinato a soppiantare del tutto in pochi mesi il vecchio analogico.

Qui stanno altri inghippi: prima di tutto si ammette che il digitale terrestre non è e non sarà mai ricevibile alla perfezione in tutte le zone di un paese piuttosto bizzarro dal punto di vista del territorio. Secondo, se qualcuno avesse avuto intenzione di abbonarsi a Sky perché in quel modo avrebbe visto “anche” i canali Rai e Mediaset, adesso ha un’alternativa molto conveniente a disposizione. Terzo, pare, si dice, che tutto sia l’anticamera per far sparire del tutto i canali Rai e Mediaset dal decoder di Sky (dove, nelle dichiarazioni più o meno ufficiali, si limitano a dire che la cosa gli farà più o meno il solletico: chissà).

Ma attenzione, lo scenario non è indolore per nessuno: i canali Rai e Mediaset sono molto visti attraverso Sky e la pubblicità va di conseguenza (per dire, nella lettera Paolo Romani dichiara secco che non c’è contraddizione, i canali in chiaro di Rai e Mediaset possono stare benissimo sia sul decoder Sky che su quello nuovo Tivùsat). E questo come atto finale di una guerra non dichiarata ma abbondantemente nelle cose e che fa accapponare la pelle a un paese molto attento ai conflitti di interesse (si scherza, eh): ovvero la santa alleanza Rai e Mediaset per arginare l’ascesa della pay tv di Murdoch, o quanto meno per infilare più spilloni possibili nelle possenti carni del colosso di derivazione australiana. Infine, pare, si dice, attraverso il nuovo decoder sat, un giorno la Rai – per ora unica assente – potrà sedersi anch’essa al banchetto della tv a pagamento.

E qui siamo al nostro povero telespettatore, al momento perlopiù ignaro nonché sdraiato in spiaggia. L’oscuramento di Svizzera-Italia via sat può anche essere stato poca cosa (l’Auditel ha comunque registrato quattro milioni e settecentomila spettatori, con il 30% di share), ma il segnale è quello: a settembre, quando si torna a pieno regime, non ci sarà una zona del paese uguale a un’altra, e forse uno spettatore uguale a un altro. Ognuno dovrà fare i conti con quello che riesce a vedere nella propria zona, con i progressivi passaggi al digitale terrestre, e con quello che vuole vedere: nonché con ciò che gli sarà consentito guardare senza correre a comprarsi nuovi decoder, fare nuovi abbonamenti o rinnovarli alle varie pay-tv – a fine agosto il calendario del calcio propone già il derby di Milano, in contemporanea assoluta con il momento di massimo rientro dalle vacanze: ci sarà da divertirsi.

I tre decoder in contemporanea (quello Sky, quello del digitale terrestre, quello nuovo Tivusat) in realtà non servono a nessuno, a meno di non essere particolarmente pazzi. Ma tecnicamente qualcuno che volesse avere davvero tutti i canali a disposizione potrebbe provarci. Nella situazione migliore ci sono i telespettatori di poche pretese, che vogliono solo i canali in chiaro e abitano in zone fortunate dove la ricezione del digitale terrestre è perfetta – ma bisogna avere il decoder dtt o un tv di ultima generazione. All’altro capo ci sono gli spettatori che da anni guardano tutto attraverso il decoder di Sky, che dovranno trovare soluzioni di volta in volta o definitive. In mezzo, altre tipologie di consumo e propensioni, di zone già raggiunte dal digitale, di zone dove non si vedrà mai e così via, ognuno a trovarsi una soluzione, tutti fondamentalmente vittime del casino stellare che sembrerebbe una guerra evoluta e moderna tra grandi operatori tv e che nella realtà è una cosa piccola e confusa, che potrà andare a regime solo in tempi medio-lunghi. (Beh, buona giornata).

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Società e costume Sport

A Berlusconi non gliene va bene una.”Sono anni che compri bidoni e figurine, quest’anno chi compri … le veline?”

Nel giorno della festa di Maldini, settantamila persone con una sciarpa celebrativa in mano, lo stadio di San Siro ha messo in scena anche una contestazione alla società e a Berlusconi, arrivato allo stadio proprio per festeggiare l’addio al Meazza del capitano rossonero. Ma ha trovato un clima molto diverso da quello che si aspettava. Dal secondo anello della curva sud dello stadio, dove risiede il tifo ultrà rossonero, sono arrivati anche fischi indirizzati alla società e al presidente del Milan. E soprattutto sono stati esposti pesanti striscion di contestazione. Il più pesante questo: “Sono anni che compri bidoni e figurine, quest’anno chi compri … le veline?”. Beh, buona giornata.

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Attualità Leggi e diritto Popoli e politiche Sport

Il Brasile Battisti l’Italia 2-0.

«Il Brasile trovi il modo di ribaltare la sua decisione incomprensibile su Battisti, che non potrebbe che lasciare conseguenze nei rapporti tra Italia e Brasile» La Russa dixit. Il ministro della Difesa che ogni tanto fa il ministro dell’ Interno e stavolta si improvvisa ministro degli Esteri ha perso di nuovo l’occasione di stare zitto. La Russa ha criticato chi «non ha neppure voluto mettere una fascia al braccio, in quella che non è neppure una partita di calcio sportiva, ma che si potrebbe definire una esibizione da globe trotter». Una “partita di calcio sportiva”? Esibizione da “globe trotter”? Povero Gianfranco Fini: pensava di avere allevato colonnelli e si ritrova solo caporali di giornata. Per fianco deee-str, destr! Beh, buona giornata.

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Attualità Società e costume Sport

“La verità sulla vicenda di Kakà non la sapremo mai. Fu vera finzione?”

di MARCO ANSALDO da lastampa.it
Quando sembrava che si verificasse l’inevitabile e Kakà scegliesse i milioni del Manchester City, un colpo di teatro ha riportato sulla scena il più astuto dei burattinai: Silvio Berlusconi. Lui, l’uomo che sabato sera aveva spiegato agli avventori di un’osteria sarda che non era possibile rinunciare ai 105 milioni offerti dagli arabi sbarcati in Inghilterra.

Lui che, poco prima della suprema decisione, aveva dichiarato che un ragazzo non può rinunciare a 15 o 18 milioni all’anno. Insomma lui che pareva spingesse il suo giocatore più importante tra le braccia dei nuovi sultani perché sarebbe stato un affare per tutti ieri sera ha potuto annunciare che hanno trionfato i buoni sentimenti, l’amore, la riconoscenza, il disinteresse e «Kakà rimane al Milan per altri quattro anni perché i soldi non contano». Da maestro della comunicazione il Cavaliere ha scelto per il melodrammone all’italiana Aldo Biscardi, il barman del Bar Sport traslocato lontano dai grandi network ma di sicura fedeltà al nazional-popolare. E’ uno spot da milioni di consensi. Quelli dei milanisti, ovviamente. Ma anche di chi si sente rassicurato dalla scelta che tiene alle porte i possibili predoni. Se Riccardino fosse finito al City, si sarebbero aperte le porte del supermercato anche in Italia. Quelli come Buffon, che in estate avevano respinto le sirene di Mansour, probabilmente ci avrebbero ripensato, vedendo che a Manchester non finivano soltanto mezzi campioni alla Robinho ma i campioni veri come Kakà. I tifosi di qualsiasi squadra importante non avrebbero dormito sonni tranquilli.

La verità sulla vicenda di Kakà non la sapremo forse mai. Fu vera finzione? Oppure, forse per la prima volta nella vita, Riccardino ha imposto le proprie ragioni al padre che gli ha inculcato profonde passioni religiose ma anche altre più terrene, come l’attenzione ai guadagni? Kakà in questi giorni sembrava un pallone di coccio, dopo aver vinto quello d’oro. Piangeva e portava al cuore la maglia del Milan mentre il padre trattava con gli emiri. Alla fine è rimasto. Tutto sarà come prima. Forse. Perché in queste ore di gioia milanista tornano all’orecchio le parole dei procuratori più scafati che avevano previsto l’aborto dell’affare con il Manchester City ma con altrettanta certezza parlavano di un rinvio a giugno per la partenza di un campione che adesso sa di avere un prezzo per il Milan. Il Real come sponda futura? Sarà il tormentone del futuro anche se Riccardino e Berlusconi cercheranno di oscurarlo. (Beh, buona giornata).

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Lo show biz-zarro dei Mondiali.

“La situazione italiana – ha detto il commissario europeo agli Affari finanziari Joaquin Almunia – sembra stia volgendo al meglio e speriamo che la vittoria dell’Italia darà una spinta alla crescita economica e renderà ancora più raggiungibile l’obiettivo di riportare il deficit sotto il 3% entro il 2007”.

Per l’Italia vincere la coppa dei Mondiali non è stata solo la conferma del valore sportivo e neppure una riscossa morale rispetto allo scandalo tutto nazionale di Calciopoli. Vincere potrebbe significare addirittura dare uno slancio alla crescita economica del Paese.

Anche se, secondo il rapporto dello Svimez, riguardo al 2005, la situazione è piuttosto grave. E i dati parlano chiaro: nello scorso anno il Sud è peggiorato rispetto al 2004 in Pil e occupazione, crescendo per il secondo anno consecutivo meno del Centro-nord. Il pil per abitante è rimasto a 16.272 euro, pari al 60,3% del Centro-nord (26.985 euro). La riduzione dell’occupazione si è ripercossa negativamente sui redditi da lavoro e quindi sulla spesa per consumi delle famiglie meridionali (-0,3%); il calo si è fatto particolarmente sentire nei beni primari : i consumi non durevoli si sono ridotti per la prima volta dopo molti anni. Il quadro mantiene tinte fosche anche per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri, che nel 2005 rappresentano in Italia appena l’ 1,2% del Pil, contro valori medi nell’Ue del 5%.

Sempre secondo l’indagine della Svimez, l’associazione “vittoria ai mondiali-ripresa economica”, sembra prendere sempre più piede. Per il sottosegretario all’Economia Mario Lettieri, lo “spot” dato dal successo mondiale, varrebbe oltre mezzo punto di Pil: “Potremmo certamente dire che vale più di un mezzo punto di prodotto interno lordo, anche se – ha commentato – non possiamo fare una previsione precisa perché sarebbe imprudente”.

Mentre per Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della banca centrale europea, sostiene dice “La vittoria ai mondiali di calcio sul Pil? Non bisogna darci troppa importanza, credo che l’Italia avesse bisogno di questo indipendentemente dalla situazione economica”.
Il dibattito è aperto. Esponenti di governo ed economisti discutono su un possibile miglioramento del Pil derivante dalla vittoria mondiale a Berlino. Il ragionamento è semplice: la vittoria mondiale infonde ottimismo nella società, i consumi hanno una spinta e quindi l’economia riparte. La domanda è: riparte per dove? Beh, buona giornata.

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