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L’ONU critica le politiche sulla sicurezza del governo italiano: se i nodi non vengono al pettine, il pettine va ai nodi.

L’Alto commissario per i diritti umani Navi Pillay a Roma per una visita di due giorni Audizione in Senato. Domani visiterà due campi nomadi. “I migranti non siano denigrati e attaccati” (fonte:repubblica.it)
Per l’Alto commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay è sbagliato utilizzare i militari per pattugliare le città, istituire le ronde e perseguire i clandestini. Dure critiche al pacchetto sicurezza sono state fatte stamane nel corso di un’audizione presso la commissione diritti umani del Senato dall’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay.

L’Alto commissario Onu si è detta “preoccupata” per alcune norme del “pacchetto sicurezza” adottato in Italia. “Continuo ad essere preoccupata quando il pacchetto sicurezza rende lo status di clandestinità un’aggravante per chi commette un crimine comune”, ha detto la Pillay che ha invitato i politici ad assicurarsi che i “migranti non siano discriminati, denigrati e attaccati”.

L’Alto commissario per i diritti umani ha parlato anche degli ultimi episodi di violenza nel Sud Italia contro i migranti invitando le “autorità italiane” ad assicurare “urgentemente alla giustizia” i responsabili di tali violenze e ad assumere tutte le misure necessarie per “evitare che questi incidenti si ripetano”.

Oggi Pillay incontra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Domani, inoltre, l’Alto commissario farà visita a due campi nomadi ed al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati alla periferia di Roma. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Da un anno Berlusconi dice che l’Italia è il paese che ha meglio affrontato la crisi economica. Non è vero.

Secondo l’Ocse cresce il divario tra Italia e paesi industrializzati. Il divario tra l’Italia e i principali Paesi industrializzati in termini di Pil pro capite e produttività «si è ampliato in modo sostanziale». Lo segnala l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel rapporto Obiettivo Crescita che vede la Penisola 20esima per Pil pro capite sui 30 Paesi aderenti all’Organizzazione. Il gap rispetto ai primi della classe, vicino al 30%, deriva in primis dalla minore produttività (-25% rispetto alla metà migliore dei Paesi Ocse). «La performance della produttività resta modesta», tuttavia «le azioni di liberalizzazione e incremento della concorrenza ne hanno migliorato le prospettive», anche se resta la necessità di altre riforme.

L’Italia è tra i Paesi dell’Ocse che maggiormente subiranno gli effetti della crisi. L’Ocse stima che complessivamente, nel lungo periodo, la crisi si tradurrà per l’Italia in un calo di 4,1 punti di Pil, contro una media Ocse di 3,1 punti. In situazione peggiore rispetto all’Italia ci sono solo l’Irlanda (sulla quale la crisi si tradurrà in una perdita di 11,8 punti di Pil), la Spagna (-10,6) e la Polonia (-4,4). Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Lavoro Leggi e diritto

Mentre a Roma si discute di cavilli giuridici sulle prossime elezioni regionali.

INCIDENTE SUL LAVORO-corriere .it
Caduto da impalcatura, grave in ospedale
Manovale operato alla testa con grave ematoma è stato portato in ospedale con chiamata anonima
ROMA – Lo hanno trovato a terra a Via Latina, adagiato sul marciapiede. Probabilmente rumeno o dell’est, con i segni chiarissimi di un incidente sul lavoro, vista la calce che lo ricopriva sul volto e sul corpo. La chiamata dell’ambulanza è stata anonima e gli uomini del soccorso hanno raccolto l’uomo lontano dal posto dell’incidente.

CONDIZIONI GRAVISSIME – E’ arrivato al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni intorno alle 16, in condizioni disperate. L’uomo di cui non si conosce il nome, è stato operato per trauma cranico grave con ematoma cerebrale e fratture craniche.
(Beh, buona giornata).

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto

Art. 18 e i diritti dei lavoratori: il saggio mostra la luna, lo stolto guarda il dito.

Mentre ci stiamo tutti interrogando su come finiranno le controversie legali su voto alla regionali, tra trucchi, finte firme, marchietti copiati, panini mangiati fuori orario, viene approvata una legge che va contro i diritti di chi lavora: è stata sancita una scappatoia contro l’art.18 della Statuto dei lavoratori. Alla faccia dei precari, dei licenziati, dei cassaintegrati la lotta di classe contro la la classe dei lavoratori va avanti imperterrita. Beh, buona giornata.

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Lavoro Leggi e diritto Popoli e politiche

Sciopero degli immigrati: “Basta razzismo, siamo i nuovi cittadini, le vostre pensioni le paghiamo noi”.

Immigrati, il giorno della protesta da Milano a Napoli, migliaia in corteo-repubblica.it

Roma – Il corteo più grande è quello di Napoli dove a sfilare sono quasi in 20mila. Ma in tutta Italia sono migliaia gli immigrati che partecipano all’iniziativa “24 ore senza di noi”, promosso contro il razzismo e per i diritti dei quasi 5 milioni di cittadini di origine straniera che vivono e lavorano in Italia.

Il corteo di Napoli è partito da piazza Garibaldi ed ha raggiunto piazza Plebiscito, presenti tutte le comunità straniere, dal Bangladesh al Burkina Faso, dal Marocco al Senegal.

A Roma, tra cortei e musica, una delle tante iniziative è stato organizzata in collaborazione con Lega Ambiente: centinaia di rifugiati e richiedenti asilo insieme ai volontari hanno ripulito il parco di Colle Oppio. Un gruppo di immigrati ha manifestato sotto la sede dell’Inps, chiedendo che vengano restituiti ai lavoratori stranieri che decidono di tornare in patria i contributi versati per gli anni lavorati in Italia.

A centinaia stanno sfilando anche per le vie di Milano: “Basta razzismo, siamo i nuovi cittadini, le vostre pensioni le paghiamo noi”. E’ uno degli slogan gridati nel corso del corteo. Racconta Emanuel, 34 anni del Camerun, dipendente di un grande albergo: “Sono a Milano da sei anni e da sei anni in metropolitana vengo guardato con disprezzo. I motivi di questa manifestazione sono tanti, il punto è che non veniamo considerati come cittadini”.

Il giallo è il colore della giornata di “sciopero” degli immigrati. Ad Ancona la manifestazione è culminata in un comizio in piazza Rona. Alexandre Rossi, brasiliano con cittadinanza italiana, referente del comitato Primo marzo ha ha denunciato la politica di non gestione del fenomeno migratorio seguita dal governo: “Si vogliono cacciare gli stranieri quando il 20% della ricchezza del Paese viene proprio dal contributo dei lavoratori extracomunitari”.

La giornata è stata anche occasione di denuncia. A Caserta i giovani del centro sociale Insurgencia hanno mostrato un video al direttore generale dell’Azienda trasporto pubblico, nel quale si vede che molti autisti dei mezzi pubblici, su alcune linee, in particolare la M1N, la M1B e M4, non effettuano le fermate lungo il percorso se in attesa ci sono solo immigrati.

A Perugia il corteo – composto in gran parte da immigrati – è partito da piazza Italia, ha percorso corso Vannucci e in piazza IV Novembre si è svolta la manifestazione conclusiva. Presente, fra gli altri, il sindaco Wladimiro Boccali. Molti gli striscioni e i cartelli con frasi come: “No al razzismo istituzionale”, “Italiani e migranti per una nuova cittadinanza”, “Troppa intelligenza nessun diritto”, “Siamo tutti cittadini”. (Beh, buona giornata).

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“Siamo tutti operai”. Ieri gli operai Fiat a Sanremo, oggi gli operai Alcoa in campo a Cagliari.

(fonte:la nuova sardegna).
Dopo la partecipazione di tre operai della Fiat di Termini Imerese al festival di Sanremo, approda oggi sui campi della serie A la protesta dei lavoratori dell’Alcoa. Prima dell’inizio di Cagliari-Parma, una delegazione degli operai sardi dello stabilimento di Portovesme, impegnati da mesi in una mobilitazione a sostegno della vertenza per il mantenimento della produzione di alluminio della multinazionale americana, ha sfilato per il campo con uno striscione, mentre dalle gradinate altri 200 operai, con il caschetto in testa, cantavano “Non molleremo mai”.

Applausi da tutto lo stadio mentre dalla Curva Nord gli ultras rossoblu, in segno di solidarietà, hanno risposto cantando “Siamo tutti operai”.

I lavoratori dell’Alcoa non sono nuovi a questo tipo di proteste, stavolta autorizzata dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni e con la collaborazione del Cagliari Calcio.

Recentemente hanno occupato l’aeroporto di Cagliari, bloccato la Statale 131 in Sardegna e manifestato per le vie di Roma e con presidi sotto Palazzo Chigi in occasione degli incontri nella Capitale per lo sblocco della vertenza. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Bonus ai top manager Fiat: “Se siamo tutti sulla stessa barca, come ci dicono sempre, come mai in due guadagnano quanto 3/400 operai?”

FIAT: FERRERO, VERGOGNOSI STIPENDI MARCHIONNE E MONTEZEMOLO (fonte: AGI)
‘I dieci milioni di euro regalati dalla FIAT a Marchionne e Montezemolo sono una vergogna in una situazione caratterizzata da Cassa integrazione e chiusura di stabilimenti. Se siamo tutti sulla stessa barca, come ci dicono sempre, come mai in due guadagnano quanto 3/400 operai? La Federazione della Sinistra propone che il governo metta un tetto alle retribuzioni dei manager delle aziende in crisi che utilizzano la cassa integrazione. Lo stipendio piu’ alto non puo’ essere piu’ di dieci volte lo stipendio dell’operaio che guadagna meno’. Lo afferma il portavoce della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Lavoro

La Fiat manda la polizia contro gli operai di Avellino.

Tensione a Pratola Serra davanti alla “Fabbrica motori Avellino” della Fiat, dove questa mattina circa 200 poliziotti in assetto antisommossa hanno sgomberato il presidio di lavoratori per far entrare nello stabilimento alcuni camion porteranno i motori negli stabilimenti del gruppo a Cassino e in Turchia. Poco dopo i lavoratori hanno bloccato i tir ma, anche in questo caso, l’intervento delle forze dell’ordine, ha messo fine alla protesta.

Gli operai della Fma sono stati messi in cassa integrazione già da novembre e fino al mese di gennaio scorso. A febbraio hanno lavorato una sola settimana, per poi tornare in cassa integrazione. Da questo la scelta di presidiare la fabbrica fino a questa mattina. “La questione da porre – dice il coordinatore nazionale auto della Fiom Cgil Enzo Masini – è quella che la Fiat per l’ennesima volta di fronte a lavoratori che chedono di conoscere il loro futuro e avere certezza della loro occupazione, risponde facendo intervenire la polizia e, cosa ancora più grave, senza aver chiesto un confronto su eventuali urgenze di consegna motori. Poteva almeno porre il problema, prima di far ordinare uno sgombro”.

Dura la reazione del segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini: “L’atteggiamento della Fiat ha superato ogni limite di decenza e di possibili relazioni sociali e sindacali”.

Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista “è vergognoso l’impegno delle forze di polizia contro la lotta dei lavoratori FIAT di Pratola Serra (AV), che stanno praticando il blocco delle merci per impedire, come forma di lotta, lo smantellamento dello stabilimento, il licenziamento degli addetti delle ditte esterne e la messa in cassa integrazione dei lavoratori FIAT”. Beh, buona giornata.

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I lavoratori stranieri in Italia quadagnano il 21,6% in meno di quelli italiani.

Stipendi più bassi ai lavoratori stranieri
Un dipendente toscano guadagna in media 268 euro in più rispetto a un immigrato di Rosa Serrano-firenze.repubblica.it

Retribuzioni a due velocità in Toscana. Il gap salariale tra dipendenti toscani e stranieri si attesta a 268 euro a favore dei primi: se un lavoratore toscano mediamente riceve mensilmente 1.242 euro, uno straniero arriva appena a 974 euro, cioè il 21,6% in meno. Questo il dato più significativo che emerge dall’analisi effettuata dalla Fondazione Leo Moressa per Repubblica sulla base dei dati contenuti nella recente rilevazione Istat sulle forze di lavoro che per la prima volta contiene l’indicazione delle retribuzioni mensili nette degli occupati.

I dati sono relativi alle retribuzioni dei dipendenti del mese precedente alla rilevazione escluse altre mensilità (tredicesima, quattordicesima e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi, premi di produttività, arretrati, indennità per missioni, ecc.). Il dato toscano non si discosta molto da quello medio nazionale che evidenzia un differenziale retributivo del 22,8%. La percentuale di occupati di origine straniera in Toscana rappresenta il 9,4% del totale della forza lavoro. Le mansioni e le professioni svolte da lavoratori di origine straniera differiscono molto da quelle degli italiani: essi, infatti, per la maggior parte sono operai (75,8%), mentre per tale professioni gli italiani sono solo il 31,3%.

Quali le motivazioni di questo forte divario retributivo? Per Valeria Benvenuti che ha curato la ricerca, in molti casi la differenza nella retribuzione dipende soprattutto dall’anzianità dei dipendenti stranieri in un’impresa: la loro assunzione è più recente rispetto al lavoratore italiano e beneficiano, quindi, di un numero minore di scatti retributivi, anche a parità di mansioni.

A suo avviso, si deve considerare anche il fatto che il lavoro per lo straniero è la condizione necessaria per avere e per rinnovare il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione da parte del lavoratore di condizioni occupazionali marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sotto pagate. Il tema del lavoro immigrato nella nostra regione è stato ampiamente trattato in una ricerca dell’Irpet curata da Michele Beudò dalla quale emerge la rilevanza strutturale dell’immigrazione per il sistema economico regionale indirettamente confermata anche dal fatto che le assunzioni degli stranieri risultano essere per la maggioranza (57%) a tempo indeterminato, un dato praticamente in linea con quello che riguarda gli italiani (59%).

Le occupazioni svolte dagli immigrati sono caratterizzate da mansioni di livello medio-basso e retribuzioni inferiori alla media. Per Beudò sono molteplici le motivazioni che producono questo differenziale retributivo: fra l’altro, i lavoratori immigrati, in molti casi, effettuano parte delle prestazioni lavoratori “a nero” e ciò comporta una riduzione della retribuzione ufficiale mensile certificata poi dall’Istat. Altri vengono assunti con una qualifica inferiore a quella effettivamente svolta: ad esempio, nell’edilizia uno straniero può essere assunto come manovale anziché come muratore e ciò comporta un differenziale sfavorevole rispetto al muratore italiano. (Beh, buona giornata).

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Emanuele si impiccato sul posto di lavoro che aveva perso.

Senza lavoro si muore. Suicidio a Torino
di Daniele Cardetta

Aveva 28 anni Emanuele, ragazzo trovato impiccato la mattina del 12 febbraio in un magazzino nella cittadina nel torinese di Vinovo. Ha scelto di uccidersi proprio lì, nei magazzini della sua cooperativa, la Tecnodrink, che aveva appena perso la commessa per la quale stava lavorando.

Emanuele, che lascia un fratello e la madre, era benvoluto da tutti i colleghi e per lui il lavoro rappresentava quasi una seconda casa, probabile dunque che il malessere sul posto del lavoro lo abbia spinto alla tragica decisione.

Infatti a inizio anno ci fu un amara sorpresa per Emanuele. La Carlsberg aveva deciso di non rinnovare nessun contratto con le piccole cooperative in Italia passando direttamente a fare affari con la multinazionale Coca Cola.

Da quel punto in avanti il rischio per Emanuele della cassa integrazione si era fatto sempre più concreto, così come l’angoscia di rischiare di rimanere senza lavoro vista la forte crisi che sta colpendo il torinese e il Piemonte.

Negli ultimi tempi Emanuele era sempre più depresso anche se nessuno dei suoi colleghi avrebbe potuto immaginare un gesto così estremo. Di lavoro dunque si può morire, e non solo per incidenti sul posto di lavoro ma anche di depressione per paura di perderlo.

La speranza è che la vicenda del povero Emanuele serva a fare riflettere perché purtroppo di ragazzi nelle sue condizioni che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro ce ne sono troppi e tanti di loro devono convivere quotidianamente con le preoccupazioni di un futuro sempre più incerto e drammatico. E c’è chi assicura che il peggio debba ancora venire. (Beh, buona giornata).

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Attualità Lavoro Società e costume

La festa degli innamorati nell’epoca dei disoccupati: “Godetevi il giorno di san Valentino ragazzi miei, amatevi di marca e sbaciucchiatevi di lusso. Domani ci ritroveremo come l’altro ieri: io e te tre metri di fila all’ufficio di collocamento”.

di GIORGIA SPINA
Mentre l’Italia cerca di divincolarsi alla meno peggio dall’abbraccio della Crisi, gli italiani oggi si concedono il lusso di abbracciarsi e sbaciucchiarsi come San Valentino comanda.
Anche quest’anno è arrivata la festa degli innamorati. Le vetrine dei negozi si riempiono di cuori rossi, i telegiornali incastrano un servizio sui buoni sentimenti dietro a quelli del Paese che va a puttane e chi ieri si mandava a fanculo oggi si ripete pateticamente “ti amo pucci pucci pu”. Tutto come da copione.
A quanto pare la crisi delle minchiate non è contemplata nella parola generica. Il giorno prima c’è chi si lamenta che il lavoro va male, che si sta con il fiato sospeso perché stanno facendo dei tagli, e il giorno dopo i tagli sono quelli di grosse banconote che entrano nelle casse di Mister Perugina, dei signori Fiorai, del completino intimo QuantoSeiZoccola da regalare alla fidanzata, moglie, amante, massaggiatrice (pare che anche loro inizino a rivendicare qualcosina…). E il giorno dopo, è chiaro, si ricomincia da capo: siamo senza futuro, non arrivo a fine mese e via dicendo.
A quanto pare Cupido colpisce al cervello: il 14 Febbraio si crea una sorta di amnesia dei giorni precedenti e un’idea vaga, vaghissima, di quelli a venire. Sono tutti pronti a spendere e spandere nel porno kitsch, per peluche di dimensioni spropositate per i quali dovresti affittare un monolocale apposito vicino casa, per gioielli che il giorno prima guardavi con il naso appiccicato alla vetrina come la Piccola Fiammiferaia. E poi cioccolatini, tubi e tubetti a profusione, rose rosa alla signora (con cui non si tromba più da un po’) e rosse all’amante (con la quale l’ultima risale a ieri sera).
Da tutto questo spettacolino aberrante non si risparmiano affatto i giovani, a furor di popolo la categoria più colpita dalla terribile Crisi. Trentenni al secondo anno di Università, disoccupati, stagisti e fancazzisti fanno una corsa agli armamenti che costa molto più di una paghetta. Alla faccia del “non ho neanche i soldi per la pizza il sabato sera”!
Ristoranti di lusso prenotati per la cena in cui sarete i più “fidanzatissssimi innamoratisssimi” di tutti, lotte per accaparrarsi la miglior lingerie di pizzo, seta o pelo rosso grazie alla quale la tua lei te la darà quella notte come mai altre, se non quella dell’anno prossimo, ovvio. E poi ancora cuori gonfiabili da far invidia alle mongolfiere, mazzi e mazzi di fiori da scatenare l’ira di Greenpeace, ciondoli, bigliettini dai profumi metifici e tante altre cazzate perché siamo giovani e spensierati… oggi. Domani si ricomincerà con il pianto e con “non trovo lavoro, non riesco a finire gli studi, mamma aiutami tu perché sono proprio sfigato”.
Godetevi il giorno di san Valentino ragazzi miei, amatevi di marca e sbaciucchiatevi di lusso. Domani è un altro giorno, avrebbe detto qualcuna. Domani ci ritroveremo come l’altro ieri: io e te tre metri di fila all’ufficio di collocamento.
E scusa Paese caro, ma ti chiamo coglione! (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

C’è chi fa qualcosa per la crisi economica in Italia.

(fonte: il blog di paolo ferrero):

ARANCIA METALMECCANICA IN TUTTA ITALIA. DOMANI ALLE 10.00 A TORINO A PIAZZA CASTELLO IL PORTAVOCE DELLA FEDERAZIONE PAOLO FERRERO A VENDERE LE ARANCE IL CUI RICAVATO SOSTIENE LE LOTTE DELLE/I LAVORATRICI/ORI
13 Febbraio 2010

Arancia Metalmeccanica continua a svilupparsi in tutta Italia. Da oggi, e per tutta la settimana, si venderanno in molte parti d’Italia 10 mila kg di arance il cui ricavato servirà a sostenere le casse di resistenza dei lavoratori in lotta.
Arancia Metalmeccanica ha fino ad oggi venduto circa 50 mila kg di arance in tutta Italia per sostenere le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, per portarle con i banchetti dai presidi delle fabbriche in lotta al centro delle città.
La Federazione della Sinistra ha scelto di essere utile nella crisi e di rimettere al centro la solidarietà tra le/i lavoratrici/ori e tra queste/i ed il territorio, motivo per cui l’iniziativa riscuote successo.
La scorsa settimana a Bergamo e provincia sono stati fatti 12 banchetti vendendo 3000 kg di arance con i lavoratori della Pigna e della Frattini.
Questa settimana i banchetti di Arancia Metalmeccanica saranno in Sicilia per sostenere la lotta dei lavoratori di Termini imerese, in Umbria per sostenere la lotta dei lavoratori della Merloni, nel Lazio a Civitavecchia, a Milano per i lavoratori di MAFLOW (Trezzano sul Naviglio), METALLI PREZIOSI (Paderno Dugnano), LARES (Paterno Dugnano), MARCEGAGLIA (Milano) e OMNIA SERVICE (Milano). in Toscana per i lavoratori di Agile ex Eutelia.
A Brescia per alimentare le casse di resistenza dei lavoratori in lotta.

Domani mattina, a Torino, in p.zza Castello, dalle 10.00 in poi sarà presente il portavoce della Federazione della Sinistra Paolo Ferrero.
Le/i lavoratrici/ori di Agile ex Eutelia e la Federazione della Sinistra oltre ad organizzare l’iniziativa per la vertenza in attto, vogliono ricordare a tutti che non si può morire di lavoro o di non lavoro.

Per questo hanno deciso di dedicare l’iniziativa ad Emanuele, il ragazzo suicidatosi ieri a Torino dopo aver saputo del suo licenziamento.
(Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

La crisi? Non ne siamo ancora usciti.

«Siamo ancora dentro la crisi, e purtroppo il 2010 sarà ancora peggiore del 2009 dal punto di vista dell’occupazione: ci aspettano altri 10-12 mesi di grande sofferenza». Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL dixit. Ben buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Popoli e politiche

Ripresa economica in Italia? Non ci siamo.

I dati dell’Istituto per l’anno passato, quello della recessione, fissano il Pil a -4,9%. Si tratta del dato peggiore dal 1971 (da quando è iniziata la serie storica). In particolare è stato il Pil del quarto trimestre, sceso dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, a cogliere di sorpresa il mercato. Gli analisti contattati dall’agenzia Bloomberg avevano stimato una crescita dello 0,1%. Su base tendenziale il Pil del quarto trimestre è diminuito del 2,8%.

La diminuzione congiunturale del Pil è il risultato di una riduzione del valore aggiunto dell’industria, di una sostanziale stazionarietà del valore aggiunto dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura.

Confrontando con gli altri Paesi del G7, nel quarto trimestre il Pil è aumentato in termini congiunturali dell’1,4% negli Stati Uniti e dello 0,1% nel Regno Unito. In termini tendenziali, il Pil è aumentato dello 0,1% negli Stati Uniti ed è diminuito del 3,2% nel Regno Unito.

Incoraggianti invece i dati del Bollettino statistico della Banca d’Italia sul debito pubblico italiano, che nel dicembre 2009 si è attestato a 1.761,191 miliardi di euro, rispetto ai 1.784,168 miliardi segnati a novembre.

Ma non quelli sulle entrate: nel 2009 le entrate tributarie si sono attestate a quota 401,677 miliardi di euro, in calo del 2,5% rispetto ai 412,318 miliardi di euro del 2008. Tuttavia a dicembre le entrate tributarie sono tornate a crescere, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, dopo tre mesi di cali consecutivi, sempre in rapporto al mese corrispondente del 2008.

Nell’ultimo mese dell’anno le entrate si sono attestate infatti a quota 71,363 miliardi di euro, in crescita dell’1,4% rispetto ai 70,362 miliardi di dicembre 2008. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Popoli e politiche

Un fantasma si aggira per il mondo globale, il fantasma dell’uguaglianza.

Ritorno all’uguaglianza-da Micromega.
Un saggio di Richard Wilkinson e Kate Pickett evidenzia la stretta correlazione fra alte disuguaglianze sociali e bassi indici di “sviluppo umano” nei Paesi ad economia avanzata. Uno strumento utile per capire le nostre società e per ripensare una sinistra ancora smarrita dopo la fine ingloriosa dell’epopea blairiana.

di Emilio Carnevali

“La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pure più raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi disuguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere, vale a dire capacità di determinare il comportamento altrui, sia nella sfera economica sia in quella politica e ideologica, e chi non ne ha”.

Così scriveva Norberto Bobbio in un suo fortunato pamphlet pubblicato negli ultimi anni della propria vita (Destra e Sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica. Alla figura di Bobbio è dedicato il nuovo numero di MicroMega in edicola da venerdì 5 febbraio, contenente fra le altre cose un interessante saggio di Maurizio Franzini che interviene su alcuni degli argomenti trattati anche nel presente articolo).

Eppure il tema della lotta alla disuguaglianza sembra essere stato quasi rimosso dall’agenda programmatica e finanche dalla retorica propagandistica delle formazioni progressiste europee (quantomeno quelle afferenti all’area del Pse). Fra le enormi responsabilità storiche e politiche che dobbiamo attribuire all’epopea del New Labour non vi è solo la scellerata guerra in Iraq a fianco di George W. Bush (rivendicata con ostinata arroganza da Tony Blair nei giorni scorsi di fronte alla commissione d’inchiesta del suo Paese), ma anche la cesura storica compiuta con le ragioni fondanti della sinistra europea: la lotta alla disuguaglianza. Sulla scia del motto denghista “arricchirsi è glorioso”, Blair ha accreditato presso la sinistra del continente gran parte dei luoghi comuni ereditati dal periodo thatcheriano, primo fra tutti quello sulla incompatibilità di una società dinamica, efficiente, competitiva e “felice” con le antiche ricette “egualitariste” del laburismo inglese.

Ci è voluta la peggiore crisi globale dal dopoguerra – e il tracollo elettorale delle forze socialiste in quasi tutta Europa – per cominciare a rimettere in discussione alcuni degli assunti sui quali quella sfortunata epopea si è costruita.
Un aiuto prezioso in questo senso ci viene proprio da un libro di due ricercatori britannici, Richard Wilkinson e Kate Pickett: La misura dell’anima. Perché le disuguaglianza rendono più infelici (pubblicato recentemente in Italia da Feltrinelli, pp. 299, euro 18).

La tesi di fondo è che elevate disuguaglianze (elevati differenziali di reddito fra le varie fasce della popolazione) sono alla base della maggiore incidenza di una grande quantità di problemi sanitari e sociali nei paesi ad economia avanzata. Il libro raccoglie un’enorme massa di dati frutto di ricerche internazionali relative a otto parametri principali (scomposti nei singoli capitoli in molteplici sottoparametri): grado di fiducia sociale; disagio mentale (inclusa la dipendenza dall’alcol e dalle droghe); speranza di vita e mortalità infantile; obesità; rendimento scolastico dei bambini; gravidanze in adolescenza: omicidi; tassi di incarcerazione; mobilità sociale.

Fra i paesi ricchi, all’aumentare della sperequazione dei redditi aumenta anche l’indice di diffusione di un dato problema e diminuisce la presenza di fattori positivi quali la “fiducia sociale”. Gli “estremi” dell’arco della disuguaglianza sono costituiti da Svezia e Giappone da una parte e Usa, Gran Bretagna e Portogallo dall’altra: l’eterogeneità dei Paesi accomunati da medesimi livelli di disuguaglianza ci mostra come essa non sia strettamente legata a fattori di matrice culturale né necessariamente dipendente da un unico modello economico-politico: un assetto egualitario può essere perseguito sia con politiche fiscali redistributive e generosi sistemi di welfare (Svezia) sia con una maggiore uniformità dei redditi di mercato, al lordo di imposte e sussidi (Giappone).

Naturalmente, da un punto di vista metodologico, fotografare la correlazione fra alta disuguaglianza e alti livelli di disagio sociale non significa dimostrare automaticamente la sussistenza di un rapporto causa-effetto (tanto più nell’impossibilità di manipolare per via sperimentale le disparità economiche nei paesi che costituiscono il campione al fine di esaminare su base comparativa gli effetti di tali variazioni). Eppure gli argomenti con cui i due ricercatori cercano di provare questo legame di causalità sono spesso assai persuasivi, sia per i singoli parametri esaminati (che, come detto, sono trattati con il supporto di un’impressionante quantità di rilevamenti empirici), sia per l’impostazione più generale del rapporto fra disuguaglianza e “sviluppo umano”. Per questo ultimo aspetto il “meccanismo di trasmissione” è individuato dalla “qualità delle relazioni sociali”, giudicata tenendo conto della coesione sociale, della fiducia e del coinvolgimento nella vita della comunità.

Il fatto che i due autori siano degli epidemiologi rende di particolare interesse la parte del libro relativa a “salute fisica e speranza di vita”. Da una parte si dimostra che la spesa pro-capite degli Stati per l’assistenza sanitaria e la disponibilità di apparecchiature all’avanguardia non sono necessariamente correlate al grado di salute della popolazione (macroscopico il caso degli Usa, con una spesa sanitaria enorme e livelli di performance del sistema imbarazzanti); dall’altro si sottolinea l’importanza crescente che nei paesi ricchi assumono i “fattori psicosociali” – molto più legati a dinamiche relazionali che al tenore di vita materiale in senso stretto – per il benessere fisico degli individui.

Due sono infine i passaggi che contribuiscono a sfatare alcuni dei miti sui quali più ha insistito una certa sinistra “liberal” smaniosa di spostare il baricentro dell’iniziativa politica dall’“eguaglianza sostanziale” (roba da mettere in soffitta come un ferro vecchio, si diceva…) alla più moderna “eguaglianza delle opportunità”, dall’attenzione per i ceti più svantaggiati ad una visione interclassista preoccupata di non spaventare troppo i piani alti pena il venir meno delle ambizioni maggioritarie.

In primo luogo le analisi di Wilkinson e Pickett dimostrano come le società più egualitarie sono anche quelle con una maggiore mobilità sociale. Là dove esistono grandi disparità nei punti di arrivo, la struttura sociale si cristallizza, la segregazione geografica dei poveri si accentua, le classi diventano ‘caste’ a tenuta stagna e “i poveri devono far fronte non soltanto alla propria indigenza, ma anche alla miseria dei propri vicini”.

In secondo luogo questi studi mettono in evidenza come la disuguaglianza “non esplica i suoi effetti deleteri unicamente sulle persone meno abbienti, bensì sulla stragrande maggioranza della popolazione”. L’influenza positiva che le politiche egualitarie hanno sui parametri presi in esame in questa ricerca sono solo in minima parte riconducibili al miglioramento delle condizioni di chi “sta in basso”; non capire ciò, sostengono gli autori, “tradisce una mancata comprensione di importanti processi che condizionano le nostre vite e le società di cui facciamo parte”.

Ecco un esempio tratto dal libro che aiuta a chiarire il concetto: “Se negli Stati Uniti la speranza di vita media è di 4,5 anni più bassa rispetto al Giappone non è perché il 10 per cento più povero degli americani ha una speranza di vita 10 volte più bassa (cioè di 45 anni), mentre il resto della popolazione vive mediamente altrettanto a lungo dei giapponesi. Come spesso afferma l’epidemiologo Michael Marmot, anche risolvendo tutti i problemi di salute dei poveri la maggior parte delle difficoltà associate alle disuguaglianze di salute resterebbero inalterate. In altre parole, anche considerando i soli americani bianchi, i loro tassi di mortalità sono più alti di quelli prevalenti nella maggior parte degli altri paesi sviluppati”.

“Liberté, Égalité, Fraternité”, recita il motto della rivoluzione francese. Negli ultimi trent’anni, con la controrivoluzione neoliberista inaugurata dai governi di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, sembrava che l’Eguaglianza e la Fraternità fossero passate di moda. Col risultato che nemmeno la Libertà se l’è passata tanto bene.
Oggi, invece, sono i vari Tony Blair a finire in soffitta. Speriamo che ci rimangano il più a lungo possibile. (Beh, buona giornata).

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In Italia la matematica è una pessima opinione.

L’Istat, Bankitalia e il balletto sui numeri dei disoccupa
Apprendisti e stregoni al lavorodi Roberta Carlini, da robertacarlini.it

Mediamente, andiamo abbastanza male in matematica, e i più seri esperti di formazione si preoccupano di questa lacuna della nostra scuola. Ma di qui a ignorare del tutto i numeri, come se fossero inconoscibili entità, anche quando si tratta di fare solo addizioni e sottrazioni, ce ne corre. Eppure, ogni volta che nel nostro dibattito politico spunta un numero, se ne parla così: Tizio dice che quel numero è X, Caio dice che è Y, scontro tra Tizio e Caio. Come se non fosse possibile risalire alla verità – oppure, spiegare le diverse ipotesi che sono alla base delle due verità – e capire se è Tizio o se è Caio che sta dicendo una colossale balla.

Il siparietto si ripete ogni volta che qualcuno si azzarda a dare i dati sul lavoro. Evidentemente, anche se da tempo i lavoratori sono trascurati da destra e da sinistra – sostituiti dalle più appetite categorie dei consumatori, risparmiatori, utenti, o ancora padani, imprenditori o altro -, la questione brucia. E brucia soprattutto in tempi di crisi. L’Istat, che con una sua indagine fa la rilevazione dello stato delle cose, si è trovato abbastanza in difficoltà quando, qualche mese fa, il governo ha ridicolizzato il modo in cui quell’indagine si fa – metodo statistico, che segue standard internazionali. Poi ha appaltato all’esterno la rete dei lavoratori – per lo più giovani, precari come tutti – che fanno le domande sulla cui base si stila l’indagine. La cosa ha preoccupato molti, e ha fatto conoscere a tutti il paradosso dei precari che vanno in giro a fare domande sulla altrui precarietà. Ma – assicura il presidente dell’Istat, economista stimato a livello internazionale – tutto ciò non mette in discussione la serietà e la attendibilità dei dati. Che, da un po’, vengono forniti mensilmente anziché trimestralmente. L’ultimo bollettino parla di una disoccupazione all’8,3%. Su questi dati poi altri economisti e altri statistici fanno ricerche, analisi, ragionamenti. E gli ultimi ragionamenti hanno dato luogo all’ultimo siparietto: la disoccupazione “vera”, ha detto la Banca d’Italia, è sopra il 10%. “Dati scorretti”, ha detto il governo, e hanno riportato le tv e i giornali. Senza preoccuparsi di dare al pubblico – evidentemente considerato troppo ignorante per care qualche operazione aritmetica – elementi in più per capirci qualcosa. Così, sembra che tra il ministro dell’Economia e il governatore della Banca d’Italia si sia svolto l’ennesimo battibecco da chiacchiera politica, uno scontro da salotto tv. Mentre si parla di cose cruciali: quante persone sono senza lavoro in Italia? Quante senza alcun reddito? Come vivranno quest’anno, l’anno prossimo? Come metteranno insieme il pranzo con la cena?

A chiunque si guardi intorno e non guardi solo le reti Rai e Mediaset (dove, ci avverte Ilvo Diamanti, alla disoccupazione si dedica solo il 7% delle notizie, limitando la nozione di “notizie” a quelle che evidenziano fatti gravi e contesti critici, insomma escludendo i servizi sulle mostre canine e simili), risulta chiaro che le persone che intorno a noi perdono il lavoro, o ne vedono ridimensionate le ore, o il salario, aumentano ogni giorno. I precari intervistatori dell’Istat registrano infatti ogni mese un nuovo record, fino ad arrivare all’ultimo: 8,3% di disoccupati ufficiali. Cosa significa? Secondo gli standard internazionali, sono “disoccupate” le persone che sono in età da lavoro, che non hanno un lavoro (non l’hanno mai avuto, o l’hanno perso), e che hanno cercato attivamente lavoro nel mese precedente l’intervista con l’Istat. Se uno, in quel momento, non sta lavorando perché è in cassa integrazione, oppure è a casa ma l’ultima ricerca di lavoro l’ha fatta oltre un mese prima dell’intervista, non rientra ufficialmente tra i disoccupati. Pur in questa definizione alquanto ristretta, il tasso di disoccupazione è crescente e preoccupante. Ma cosa succederebbe, si è chiesta la Banca d’Italia, se aggiungessimo anche i lavoratori in cassa integrazione e quelli che potrebbero tornare a lavorare ma non cercano neanche più lavoro (in molti casi non perché non ne hanno bisogno, ma perché sono scoraggiati, pensano che è inutile cercare tanto non si trova lavoro)? Aggiungendo – addizione, operazione non difficile – i lavoratori in cassa integrazione e i lavoratori “scoraggiati”, nel novero dei disoccupati abbiamo ben 800.000 persone in più: il numero dei disoccupati sale a 2.600.000, e il tasso di disoccupazione oltre il 10%.

A questo punto, la valutazione si fa più facile: non esistono dati corretti e dati scorretti – in questo caso – ma dati che tengono conto di alcune variabili e dati che non ne tengono conto. Chi pensa che non valga la pena contare le decine (forse centinaia) di migliaia di uomini e donne che non cercano lavoro perché scoraggiati e scoraggiate, e che non valga neanche la pena di contare i cassintegrati perché tanto appena la Cig finirà torneranno al lavoro e troveranno il loro posto lì ad attenderli – chi la pensa così può attenersi al dato ristretto sulla disoccupazione, che comunque non è confortante. Chi invece pensa che quell’esercito di persone comunque appartiene alla fascia problematica della società, perché è (o presto sarà) senza un reddito, darà ragione alla Banca d’Italia nel suo tentativo di illuminare a giorno la situazione dell’occupazione in Italia. Operazioni e convinzioni legittime – c’è stato perfino qualcuno, nella scienza economica, che si è inventato il concetto di “disoccupato volontario”, dunque tutto è possibile nella teoria. Quel che non è possibile, nella pratica, è cercare di oscurare con la confusione sui numeri la realtà. Fatta di molti occupati in meno, uomini e donne. Persone che hanno perso il lavoro: prima i più precari, i collaboratori; poi quelli con i contratti temporanei non rinnovati; poi i lavoratori a tempo indeterminato, che per la prima volta dal ‘99 scendono numericamente (meno 0,7%, 110.000 posti in meno, tra il terzo trimestre 2008 e il terzo trimestre 2009).

Di tutti costoro, solo pochi hanno avuto, e hanno, la protezione della cassa integrazione. Moltissimi invece non hanno avuto alcuna copertura a compensazione del salario perso. Il che spiega anche la dinamica del reddito e dei consumi nell’anno appena trascorso: le famiglie hanno comprato di meno (-2,1% la riduzione degli acquisti, nonostante un effetto-droga degli incentivi per le auto), il reddito disponibile è sceso dell’1,5%. Ovviamente ne segue un effetto a catena negativo: le imprese che vendono le loro merci in Italia, di fronte a questa situazione, prevedono il peggio, non investono e (ben che vada) non assumono. E la famosa ripresa si allontana.

Ecco perché i numeri – e i balletti sui numeri – non sono innocenti. Forse se si riconoscesse la profondità del problema, si sarebbe anche portati a muovere qualcosa, nelle leve della finanza pubblica, per avviarsi verso qualche soluzione. A dire il vero, il ministro dell’economia si è spinto fino a dire che la sola forma di deficit pubblico “moralmente accettabile” riguarda quel che si deve pagare ai lavoratori per la cassa integrazione: cioè, se si dovrà sforare per sostenere questi lavoratori, lo faremo, pare aver detto Tremonti. Ma andiamo a guardare quel che ha appena fatto, nell’anno che si è chiuso: l’Italia (il suo bilancio pubblico) ha già sforato, lo Stato è andato in rosso per il 5,6% del Pil. Rispetto al 2008, nel 2009 si sono avuti 31 miliardi di deficit in più. Ma non per la cassa integrazione e il sostegno ai lavoratori. Quasi tutto il maggior deficit è stato infatti dovuto a un effetto spontaneo del ciclo economico: la riduzione delle entrate tributarie, dovuta alla riduzione della produzione. Meno spontaneo, e forse indotto da un certo clima di tolleranza che si è diffuso nell’imminenza dell’arrivo del condono per i capitali illegali all’estero, è stato il modo in cui si è ripartita questa riduzione delle entrate fiscali: scese per tutti i settori, tranne che per l’imposta sui redditi da lavoro dipendente. Mentre in alcuni settori il gettito si riduceva molto di più di quanto fosse giustificato dalla crisi economica, le ritenute d’acconto sul lavoro dipendente restavano stabili. Inoltre, pur tuonando contro le banche e inneggiando a Robin Hood, Tremonti ha dato alle banche una delle poche spese discrezionali in più decise l’anno scorso, 4,1 miliardi per sostenerle nella crisi sottoscrivendo le loro obbligazioni.

Dunque il deficit pubblico è già salito nel 2009, ma non solo (e non prevalentemente) per aiutare i senza-lavoro. Per i quali il 2010, apertosi all’insegna del balletto sui numeri, non preannuncia per ora grandi novità: se non il fatto che, purtroppo, per molte lavoratrici e lavoratori il passaggio dalla cassa integrazione alla disoccupazione sarà ufficiale. (Beh, buona giornata).

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Pulizia etnica a Rosarno.

Maroni, ministro dalla parola doppia. E la pulizia… etnica
di Lucio Fero-bltizquotidiano.it

Prima la promessa di non espellere, poi il fermo: “Espelleremo” Prima la circolare per sconsigliare la sospensione delle partite di calcio in caso di razzismo, poi l’ordine agli arbitri: “Sospendete” Ma Maroni non è il solo a giocare con le parole.

Roberto Maroni, un ministro che ha una sola parola, anzi due. Ai suoi uomini, dirigenti di polizia, questori e prefetti spediti a Rosarno ha dato il via libera, ha detto che potevano, dovevano promettere agli immigrati che, se si prestavano docilmente allo sgombero, non sarebbero stati espulsi. La promessa è stata fatta e resa pubblica. È stata una «promessa di ordine pubblico»: l’importante era portare in fretta via da lì tutti i “neri”. Prima che ammazzassero qualcuno, prima che ci «scappasse il morto». Parole dello stesso Maroni.

Lo stesso Maroni che poi, a sgombero attuato, dice: «Li espelliamo tutti». Maroni, che deve aver tratto ispirazione da un qualche film western visto in gioventù, quelli dove si firmavano trattati con gli indiani per convincerli a farsi portate nelle riserve e poi dei trattati si faceva carta straccia. Deve essere sembrata a Maroni una buona e consolidata strategia.

Maroni che aveva detto: «Troppa tolleranza con i clandestini». Salvo poi scoprire che tra quelle migliaia di “negri” clandestini c’erano. Ma c’erano e ci sono immigrati con permesso di soggiorno regolare. Mancano al momento dichiarazioni di Maroni al riguardo, arriveranno.

Ne sono arrivate altre, sempre di Maroni. Ecco l’ultima: «In caso di cori razzisti negli stadi gli arbitri devono sospendere le partite». Parla chiaro Maroni. Lo stesso Maroni che da molto tempo dà istruzione ai suoi funzionari di polizia e responsabili dell’ordine pubblico negli stadi di «sconsigliare» la sospensione delle partite.

Infatti in Italia le norme per sospendere le partite ci sono e infatti prevedono che il responsabile di polizia indichi all’arbitro quando è il caso di farlo. Le norme, scritte in una circolare del ministero degli Interni di Maroni, danno alla polizia l’ultima parola. Alla polizia, non agli arbitri. Come ha ricordato a Maroni la Lega Calcio.

Arbitri che esitano a sospendere le partite per quieto vivere. Con la polizia che “sconsiglia” e con le tv che avrebbero danni economici da uno sconvolgimento del calendario e dello spettacolo con annessa pubblicità via spot televisivi.

Maroni, il ministro dalla parola ferma, a condizione che le “parole” siano almeno due e l’una pronta a “parare il sedere” all’altra. Non è solo Maroni però, bisogna riconoscerlo, ad avere paura delle parole troppo fedeli alla realtà. A Rosarno pulizia è stata fatta, dei neri, anzi dei “negri” come li chiama Feltri nei suoi titoli su “Il Giornale”. Mazze, milizie, fucili, ruspe e pullman hanno fatto pulizia. Pulizia etnica. Questa è stata. Ma nessuno la chiama così. È pulizia etnica se la fanno in Bosnia o in Iraq, da noi è soltanto pulizia. Forse perché è stata pulizia etnica in miniatura, in un pezzetto d’Italia e per poche migliaia di neri. Alla prossima si vedrà quale parola usare.

Per ora la corretta e tecnica definizione la si evita. I benpensanti e democratici si rifugiano, riparano e in parte nascondono dietro e sotto la tonaca papale: «Avete visto, il Papa dice che gli immigrati sono uomini anche loro…». Si manda avanti il Papa perché si teme che a dirlo da laici si incorra nella “scomunica” dell’opinione della maggioranza indigena. Gli “anti buonisti” dicono, recitano e intonano lo scongiuro: «Clandestini!». Parola magica che toglie ai neri la dimensione di esseri umani e assolve i bianchi da ogni razzismo.

Oppure si parla, si accusa la ‘ndrangheta. Che c’è e “lotta” insieme a chi ha fatto pulizia. Ma scaricare tutto sulla ‘ndrangheta finisce per essere un alibi. La pulizia etnica è stata fatta a furor di popolo. La ‘ndrangheta al massimo ci ha messo il “concorso esterno”. (Beh,buona giornata).

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La fine della crisi arriva presto, cioè fra dodici mesi. Buon anno!

“Il momento propizio per ritirare le misure di aiuto pubblico all’economia messe in pista per affrontare la crisi dei mesi scorsi potrebbe arrivare presto, gia’ alla fine di quest’anno”. Lo ha detto il candidato commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, che nella precedente edizione della Commissione guidata da Manuel Barroso era commissario agli Affari economici e monetari. Beh, buona giornata.

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Attualità Lavoro Popoli e politiche

Ku Klux Clan mafioso.

Ancora degli spari contro gli immigrati di Rosarno. I feriti, almeno due, sono stati portati all’ospedale di Gioia Tauro. I colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da ignoti. La sparatoria si è verificata poco tempo fa nei pressi dell’accampamento degli immigrati di Rosarno, nel comune di Laureana di Borrello. Beh, buona giornata,

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Spartacus 2010: a Rosarno la rivolta dei nuovi schiavi.

(fonte:repubblica.it)

ROSARNO (REGGIO CALABRIA) – Alta tensione stamane a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dopo i disordini di ieri quando gli immigrati hanno dato vita ad una guerriglia urbana dopo che due di loro sono stati feriti da sconosciuti con alcuni colpi di carabina ad aria compressa. Migliaia di extracomunitari si sono radunati per le strade e nella piazza del comune. Un abitante ha sparato in aria. Un gruppo di immigrati è venuto a contatto con un centinaio di abitanti. E’ di 34 feriti il bilancio dei disordini scoppiati ieri. Arrestati sette extracomunitari. La Cgil: nel 2007, in tutta la Calabria, a fronte dei 6.400 autorizzati, si stima vi siano stati circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali impiegati nel settore agricolo.

Maroni: “Troppa tolleranza”
“In tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, una immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazioni di forte degrado, come quella di Rosarno”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ai microfoni de “La Telefonata”, su Canale 5, rispondendo a una domanda di Maurizio Belpietro sui disordini avvenuti ieri nella cittadina calabrese. “Stiamo intervenendo – ha sottolineato il ministro -, intanto ponendo fine all’immigrazione clandestina, agli sbarchi che hanno alimentato il degrado, e a poco a poco porteremo le situazioni alla normalità, questo è il nostro impegno”.

H.9.00. Situazione a Rosarno sempre più preoccupante
I negozi e le scuole sono rimasti chiusi. Per questa mattina è stata organizzata una manifestazione di protesta degli immigrati della Piana di Gioia Tauro (sono circa in 15mila gli immigrati presenti in questo territorio) che ieri sera hanno dato vita ad una guerriglia urbana dopo che due di loro sono stati feriti da sconosciuti con alcuni colpi di carabina ad aria compressa.

H.9.30. A Rosarno in corso concentramento
Al momento sarebbero circa duemila gli immigrati, secondo la polizia, radunati davanti al comune. Gli immigrati stanno scandendo slogan di protesta e hanno chiesto che una loro delegazione incontri il commissario prefettizio del Comune, Francesco Bagnato. La tensione è alta, danneggiate le vetrine di alcuni negozi e qualche cassonetto è stato rovesciato. Un gruppo di abitanti di Rosarno ha raggiunto la zona antistante il Municipio, c’è preoccupazione e malumore.

H.9.45. In arrivo gruppi di extracomunitari dall’hinterland
Non si conoscono ancora le intenzioni dei manifestanti, né quanti se ne stanno raccogliendo nelle strade di Rosarno. Da ieri hanno chiesto di parlare con il commissario prefettizio Domenico Bagnato (che regge il Comune) per esporre le loro problematiche. Fonti investigative fanno sapere che circa duecento immigrati hanno attuato due blocchi stradali, uno a nord e uno a sud dell’abitato di Rosarno, sulla statale 18, impedendo alle auto di transitare.

H.10.00. Panico in città
Gli immigrati stanno protestando, anche con spranghe, bastoni e oggetti contundenti. Molti sono ubriachi e stanno seminando il panico in città: una donna a bordo di una Grande Punto è stata aggredita e salvata grazie a polizia e carabinieri che in massa tentano di arginare le proteste.

H.10.45. Spari da un balcone
Un cittadino ha sparato due colpi di fucile in aria a scopo intimidatorio per disperdere un gruppo di immigrati che si era concentrato davanti la sua abitazione. L’uomo ha esploso i colpi dopo essere salito sulla terrazza della casa. Gli immigrati successivamente sono entrati nell’abitazione dove c’erano la moglie e i due figli dell’uomo, dove però si sono limitati ad urlare e protestare e si sono poi allontanati.

H.10.50. Scontri con gli abitanti
Un gruppo di immigrati è venuto a contatto con un centinaio di abitanti di Rosarno. La situazione al momento, anche se molto incandescente, è tenuta sotto controllo dalle forze di polizia.

H.10.55. Tensione fra gli abitanti e le forze dell’ordine
Momenti di tensione tra un gruppo di abitanti di Rosarno e le forze dell’ordine dopo che un giovane era stato fermato perché stava litigando con un immigrato che stava partecipando alla protesta davanti al Municipio. Gli animi si sono calmati dopo che il giovane, che era stato bloccato, di fronte alle proteste degli abitanti, è stato rilasciato. La situazione, comunque, resta assai tesa.

H.11.02. La diocesi: “La ‘ndrangheta sfrutta gli immigrati”
“Il problema degli immigrati va riallacciato a quello della ‘ndrangheta. C’è uno sfruttamento pilotato da parte della criminalità e questo a causa dell’assenza dello Stato, che deve tornare a intervenire”. Così Don Pino Demasi vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi e referente di ‘Libera’in Calabria.

H.11.10. Terminata la protesta davanti al comune
E’ terminata la protesta degli immigrati davanti al comune di Rosarno, ora si stanno dirigendo verso il centro della città. Intanto una delegazione di immigrati ha incontrato il commissario prefettizio, Francesco Bagnato, a cui ha chiesto una maggiore vigilanza e l’arresto degli aggressori che ieri hanno scatenato la feroce protesta. Lo stesso commissario prefettizio ha assicurato un suo intervento e una maggiore vigilanza da parte delle forze dell’ordine della struttura che ospita gli immigrati.

H.11.15. Il commissario prefettizio incontra i cittadini
Una delegazione di cittadini di Rosarno sta incontrando il commissario prefettizio del comune per chiedere l’immediato allontanamento degli immigrati presenti nella cittadina della Piana di Gioia Tauro. La tensione tra gli abitanti di Rosarno continua a salire, mentre gli immigrati in corteo si stanno dirigendo, attraversando il centro del paese, verso le loro abituali dimore.

H.11.18. Il commissario prefettizio: “Proteggeremo gli immigrati”
“La situazione è grave, è pesante. Ho parlato con i migranti e ho detto loro che faremo tutto il possibile per proteggerli. Ma ho anche specificato che non devono confondere l’attacco da parte di singoli con l’atteggiamento di tutta la cittadinanza”. Lo ha detto ai microfoni di CNRmedia Domenico Bagnato, commissario prefettizio a Rosarno.

H.11.20. L’ex assessore: “Inaccettabile quello che sta accadendo”
“Quello che sta succedendo è intollerabile e la cittadinanza non lo accetta più”. Lo ha detto l’ex assessore alla Protezione civile del comune di Rosarno, Domenico Ventre, sciolto nel gennaio del 2008 per infiltrazioni mafiose. “Gli immigrati che vivono nel nostro comune – ha aggiunto Ventre – sono continuamente assistiti e aiutati e la loro reazione di fronte all’episodio isolato che è successo ieri è assolutamente sproporzionata. Non possiamo accettare che queste persone devastino il nostro paese suscitando una situazione di paura tra gli abitanti”.

H.11.27. Aggredita troupe del Tg2
Durante gli scontri a Rosarno è stata aggredita una troupe del Tg2 e il giornalista Francesco Vitale: un gruppo di immigrati alla vista della telecamera ha lanciato sassi contro il giornalista e il suo operatore. La troupe e lo stesso cronista hanno già ripreso il loro lavoro.

H.11.34. Monsignor Marchetto: “Si torni alla ragionevolezza”
“Un uomo di Chiesa non può fare altro che chiedere che termini la violenza e si torni alla ragionevolezza e, pur nel ritorno all’ordine, si cerchi di andare al fondo dei problemi e di capire le ragioni degli uni e degli altri. E’ necessario il dialogo, anche se questa può sembrare inflazionata, ma è l’unica strada per cercare la soluzione a problemi difficili in un contesto di crisi che tutti conosciamo”. E’ quanto ha detto monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i Migranti e gli Itineranti.

H.11.38. Livia Turco (Pd): “Combattere criminalità che sfrutta immigrati”
“E’ necessario impedire la guerra tra immigrati sfruttati e cittadini onesti. Il ministro Maroni anziché ripetere il copione della propaganda faccia qualcosa per combattere la criminalità che sfrutta gli immigrati e continua a tenere in ostaggio parte del territorio calabrese”. Lo afferma Livia Turco, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali della Camera.

H.11.42. Cgil: in Calabria circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali
Nel 2007, in tutta la Calabria, a fronte dei 6.400 autorizzati, si stima vi siano stati circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali impiegati nel settore agricolo. Queste le ultime cifre sul fenomeno dell’immigrazione e della stagionalità nel settore primario nella regione, rese note dalla Cgil, che proprio a Rosarno ha svolto la prima conferenza regionale sui migranti nelle scorse settimane.

H.11.48. Il parroco: “Immigrati vivono in gironi danteschi”
“Bisogna tornare alla ragione e mettere da parte le esasperazioni da una parte e dall’altra”. Lo ha detto don Carmelo Ascone, conosciuto come don Memè, parroco da 25 anni di Rosarno, e profondo conoscitore della realtà del paese. “I luoghi in cui vivono gli immigrati – ha aggiunto don Memè – sono dei veri e propri gironi danteschi. Queste persone vivono in condizioni disumane e disperate”. Secondo don Memè “gli abitanti protestano giustamente, ma l’esasperazione e la rabbia non possono trasformarsi in intolleranza”.

H.11.50. Negli scontri ferite 34 persone
E’ di 34 feriti il bilancio dei disordini scoppiati ieri a Rosarno. Secondo i dati diffusi dalla Polizia di Stato, sono ricorsi alle cure dei medici degli ospedali della zona due cittadini extracomunitari, 14 cittadini italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri. Gli uomini del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato sette extracomunitari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, devastazione e danneggiamento.

H.11.54. L’Immigrato: “Contro di noi continue violenze”
“Abbiamo bisogno di protezione perché contro di noi ci sono continue violenze che sono frutto di razzismo”. Lo dice ai giornalisti Sidiki, un immigrato africano di 25 anni, che viene a Rosarno di frequente per lavorare nei campi. “Subiamo continuamente – ha aggiunto Sidiki – atti di intolleranza, ma noi siamo lavoratori onesti che vengono qui solo per guadagnarsi il pane e non diamo fastidio a nessuno. Piuttosto, sono intollerabili le condizioni in cui ci fanno vivere perché avremmo bisogno di più igiene e dignità”.

H.12.00. Scontri tra gli abitanti e le forze dell’ordine
Ci sono stati scontri tra un gruppo di abitanti di Rosarno e alcuni carabinieri e poliziotti. L’episodio si è verificato mentre gli immigrati facevano rientro nei centri di ricovero in cui sono ospitati. Alcune persone di Rosarno hanno tentato di raggiungere un gruppo di immigrati, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine. La reazione degli abitanti è stata immediata con grida e insulti verso le forze dell’ordine. “Dovete picchiare loro – ha detto un giovane – e non noi, perché sono loro i veri criminali”.

H.12.08. Su Facebook gruppo ‘Gli africani salveranno Rosarno’
E’ da alcuni mesi attivo su Facebook un gruppo intitolato ‘Gli africani salveranno Rosarno’. Al momento vi aderiscono 1500 persone. Scopo del gruppo è quello di una sorta di osservatorio invernale sulla raccolta degli agrumi nella Piana di Gioia Tauro, mantenere alta l’attenzione, contrastare ogni forma di razzismo, informare correttamente, sfatare i luoghi comuni sul fenomeno dell’immigrazione, promuovere percorsi di integrazione.

H.12.10. Investigatori: nessun coinvolgimento della criminalità organizzata
Allo stato attuale delle indagini non risulta un coinvolgimento della criminalità organizzata nel ferimento di alcuni extracomunitari con un fucile ad aria compressa, l’atto che ha scatenato la guerriglia urbana di Rosarno: è questa, finora, l’opinione concorde degli investigatori di carabinieri e polizia che si stanno occupando del caso.

H.12.11. Il commissario prefettizio invita gli immigrati alla calma
“Vi invito alla calma e vi assicuro che avrete adeguata protezione”. E’ quanto ha detto il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Francesco Bagnato, alla delegazione di immigrati che ha attuato stamattina la protesta davanti al Comune. “Vi garantiremo – ha aggiunto Bagnato – presidi di sorveglianza davanti ai centri di ricovero. Cercheremo, inoltre, di migliorare le condizioni igieniche in cui vivete, dandovi nuovi container per dormire e bagni chimici”.

H.12.20. Feriti al pronto soccorso
Cinque persone, fra ieri sera e stamattina, sono finite al pronto soccorso dell’ospedale di Polistena per ferite riportate durante gli scontri a Rosarno. Si tratta di due extracomunitari e tre persone di Rosarno e alcuni paesi vicini. L’ultimo, un uomo di Giffone, è arrivato questa mattina riferendo di essere stato aggredito. Nelle stesse condizioni anche un altro ragazzo del posto. Tra i feriti due extracomunitari, colpiti da pallini di carabina. Sempre ieri sera una donna ultraquarantenne di Rosarno è stata medicata al pronto soccorso per ferite lievi.

H.12.27. Msf: “Immigrati in condizioni degradanti”
Gli immigrati nella Piana di Gioia Tauro vivono in “condizioni degradanti; condizioni che hanno un serio impatto sulla loro salute”. Lo afferma Loris De Filippi, coordinatore dei progetti di Medici senza frontiere Italia. L’organizzazione lavora da tempo sul posto gestendo le attività di assistenza sanitaria attraverso una clinica mobile.

H.12.30. Bersani: “Maroni fa lo scaricabarile”
“Mi dispiace molto che il ministro dell’Interno non abbia perso l’occasione, anche questa volta, di fare lo scaricabarile sulla famosa immigrazione clandestina”. Pier Luigi Bersani, questa mattina a Reggio Calabria per portare la solidarietà al Procuratore generale della Corte d’Appello, rispondendo ai giornalisti sulla rivolta degli immigrati di Rosarno, sottolinea la gravità della situazione: “Prima bisogna fare in modo di riportare la calma, poi andare alla radice di una situazione fatta sicuramente di mafia, sfruttamento, xenofobia e razzismo”.

H.12.40. A Rosarno scene da guerriglia urbana
E’ un paesaggio in cui sono evidenti i segni della guerriglia urbana e dei danneggiamenti compiuti quello che si presenta lungo la strada che dal centro di Rosarno conduce al centro ricovero ospitato nell’ex Esac. Secondo quanto hanno riferito alcuni abitanti, gli immigrati stamattina, mentre si recavano nel centro del paese, si sono abbandonati ad atti di vandalismo danneggiando tutto ciò che trovavano lungo la loro strada. Ci sono alcune auto distrutte da incendi, cassonetti ribaltati, rifiuti bruciati sparsi lungo la strada. Alcune persone hanno riferito che un gruppo di immigrati ha lanciato pietre contro la loro abitazione provocando danni.

H.12.42. Cei: “Disagio degli immigrati dovuto allo sfruttamento”
“La violenza non va mai giustificata. Anche chi pensa di aver ragione e poi utilizza la violenza sbaglia in quanto la violenza non è mai uno strumento per dimostrare le proprie ragioni. Attraverso la violenza si fa torto alle proprie ragioni”, e tuttavia “il disagio degli immigrati è dovuto alle situazioni di sfruttamento cui vengono costretti a causa del quale fanno una vita invivibile”. E’ quanto afferma al Sir, l’agenzia stampa della Cei, don Ennio Stamile, direttore regionale della Caritas Calabria.

H.12.52. Task force del ministero dell’Interno
Dopo i fatti di Rosarno è stata costituita una task force del ministero dell’Interno, di quello del Welfare e della Regione Calabria. E’ stato deciso al termine di una riunione convocata al Viminale dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

H.13.03. Le proposte dei funzionari di polizia
”Individuazione degli xenofobi; espulsione dei rivoltosi e tutti i clandestini; premio a chi denuncia lo sfruttamento del lavoro irregolare; perseguire gli imprenditori disonesti; e sostenere gli enti locali che mettono in atto interventi di inclusione sociale”. E’ quanto propone il segretario nazionale dell’Associazione funzionari di polizia, Enzo Letizia.

H13.08. Loiero: “Risposta degli immigrati inaccettabile”
“La provocazione c’è stata ma la risposta degli immigrati è inaccettabile”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. “E’ il frutto – spiega Loiero – di un clima di intolleranza xenofoba e mafiosa che non riguarda ovviamente la popolazione di Rosarno, giustamente allarmata per la situazione di tensione che si è determinata con la rivolta degli extracomunitari sfruttati, derisi, insultati e ora, due di loro, feriti con un’arma ad aria compressa”.

H.13.10. Occupata dai cittadini la sede del comune
Un centinaio di cittadini di Rosarno hanno occupato la sede del comune e chiedono al commissario prefettizio Francesco Bagnato lo sgombero degli extracomunitari dalla città.

H.13.11. Blocco stradale dei cittadini
Un gruppo di abitanti di Rosarno sta attuando un blocco stradale lungo il tratto della Statale 18 che attraversa il centro abitato. “Basta con gli immigrati – ha detto uno dei manifestanti – perché siamo stanchi di questa situazione. Devono andarsene via”.

H.13.12. Cri in preallarme
La Croce Rossa Italiana è in stato di preallarme per i fatti di Rosarno. Un delegato dell’ organizzazione di volontariato è ora presente in Prefettura nella città dove da ieri sono in corso proteste dei migranti. La Cri ha dato la propria disponibilità per intervenire, se necessario, con strutture e personale per assistere i migranti e la popolazione locale.

H.13.13. FareFuturo: “In italia c’è la schiavitù”
“Bando ai buonismi e alle cose non dette: in Italia esiste la schiavitù. E più precisamente a Rosarno, cittadina di quindicimila abitanti nella piana di Gioia Tauro” dove cinquemila extracomunitari raccolgono agrumi e pomodori, svolgendo un “lavoro massacrante che gli italiani non vogliono più fare. Poco male, se non fosse che le condizioni di lavoro e di vita di questa gente sono ben al di là del limite accettabile in un paese civile”. Lo si legge su ‘Ffwebmagazine’, il periodico on line della Fondazione FareFuturo presieduta da Gianfranco Fini.

H. 13.14. La Russa: “Troppa tolleranza”
“Troppa tolleranza verso i clandestini” – ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – lo Stato ha il dovere di fare rispettare le leggi, di fare rispettare le regole. Non può esserci tolleranza, specie per chi usa la violenza in maniera così evidente, per il solo fatto che è un immigrato. Anzi – ha aggiunto – credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell’immigrazione clandestina di questi ultimi anni”.

H.13.15. Fermato il cittadino che ha sparato dal balcone
E’ stato identificato e si trova negli uffici del comando dei Carabinieri il cittadino che questa mattina ha sparato in aria a Rosarno mentre era in corso la protesta degli immigrati. Gli investigatori stanno facendo accertamenti sull’uomo e verificando se aveva l’autorizzazione per la detenzione dell’arma e se abbia dei precedenti penali. Intanto, a Rosarno, la situazione al momento sembra tranquilla.

H.13.16. Fondazione Migrantes: “Segnale preoccupante”
Le violenze a Rosarno rappresentano “il secondo segnale preoccupante di un territorio che reagisce al mondo dello sfruttamento, dopo qello sul Litorale Domizio in Campania”. Lo sottolinea il direttore della Fondazione Migrantes, don Giancarlo Perego, per il quale “ancora una volta è emersa una forte carenza della presenza della realtà sociale a tutela dei diritti dei lavoratori”.

H.13.44. L’Unhcr: “Impedire la caccia all’immigrato”
L’Unhcr – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – lancia l’allarme: “è assolutamente necessario impedire la caccia all’immigrato”. Lo ha detto la portavoce Laura Boldrini che, insieme a Paolo Artini, responsabile della protezione internazionale, si sta recando a Rosarno. “Siamo molto preoccupati per la situazione a Rosarno – ha aggiunto – e per la tensione che ancora oggi si avverte in città”.

H.13.54. Contromanifestazione: “Gli immigrati devono andarsene”
A palazzo del Municipio a breve si terrà una contromanifestazione, questa volta organizzata dai cittadini rosarnesi. Ad incitare la popolazione alla mobilitazione, è un giornalista pubblicista, Marcello Marzialetti, che si presenta come corrispondente di un quotidiano locale e ai cronisti dice: “Gli immigrati devono andarsene da Rosarno”. L’uomo sta percorrendo le vie del centro con un’auto dotata di megafoni invitando tutti i cittadini a concentrarsi nella piazza del Municipio.

H.14.03. Il commissario prefettizio: “Ferimento immigrati non è razzismo”
“Il ferimento accaduto ieri di due immigrati non è riconducibile a razzismo”. Lo ha detto il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato. “Si è trattato in realtà – ha aggiunto – di un atto provocatorio e delinquenziale da parte di alcune persone”.

H.14.20. Aggredita troupe della Vita in diretta
Una troupe della Vita in diretta, il programma di Raiuno condotto da Lamberto Sposini, è stata aggredita questa mattina a Rosarno. Lo rende noto la redazione. Il giornalista Giacinto Pinto stava seguendo gli scontri tra extracomunitari e giovani del paese in una delle strade centrali di Rosarno – spiega la redazione della Vita in diretta – quando è stato avvicinato da un gruppo di giovani locali che hanno iniziato a inveire e hanno afferrato gettato in terra la telecamera. Gli aggressori gridavano di non “filmare loro, ma gli extracomunitari che sono la causa di tutto”. Un giovane ha spinto a terra l’operatore, Antonio Umbrello, e lo ha aggredito. Alcuni cittadini sono intervenuti e hanno aiutato i due a mettersi in salvo.

H.14.25. I gesuiti: “Affrontare il problema degli stagionali”
“La speranza è che questa volta si vada oltre l’increscioso episodio e le istituzioni affrontino il complesso problema dei lavoratori stagionali nel sud dell’Italia: immigrati che vivono in condizioni estreme, sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli e senza rispetto dei loro diritti”. Padre Giovanni La Manna, responsabile del Centro Astalli, l’organismo dei gesuiti che promuove l’accoglienza dei rifugiati.

H.14.29. Il commissario prefettizio: “Strane concomitanze”
“Appare strano che due immigrati siano stati feriti ieri in concomitanza con la riunione a Reggio Calabria del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica”. A dirlo è stato il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato. In ambienti investigativi non si esclude che si sia voluto spostare l’attenzione mediatica dalla riunione del Comitato a Reggio a Rosarno, con gli incidenti che hanno fatto seguito al ferimento dei due immigrati.

H.14.37. I cittadini continuano a bloccare la Statale 18
Non c’è stato il preannunciato incontro tra il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato, e la delegazione degli abitanti che stanno attuando il blocco stradale lungo la Statale 18. Secondo quanto ha riferito lo stesso commissario, la delegazione ha rinunciato decidendo di mantenere, almeno per il momento, il blocco stradale.

H.14.53. Una trentina di persone al pronto soccorso
Circa una trentina di persone sono finite al pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro in seguito agli scontri di ieri sera a Rosarno. La maggior parte dei feriti sono poliziotti e carabinieri. Fra i pazienti ci sono anche 3 o 4 extracomunitari e, in particolare, l’immigrato ferito con un’arma da fuoco per il quale sembra sia scaturita la protesta. Si tratta di un uomo di 36 anni: è arrivato sanguinante in pronto soccorso alle 15.20 di ieri ed è stato trasportato nel reparto di chirurgia dove è tuttora ricoverato.

H.15.00. Prefetto riunisce il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza
E’ iniziata da alcuni minuti a Rosarno la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocata dal prefetto, Luigi Varratta, per esaminare la situazione nel paese a causa delle proteste degli abitanti dopo gli atti di vandalismo compiuti dagli immigrati.

H.15.09. Manifestanti impediscono al commissario di parlare
Resta alta la tensione davanti alla sede del municipio di Rosarno dove oltre un centinaio di cittadini stazionano da stamani dopo gli incidenti provocati da un gruppo di extracomunitari. Il commissario prefettizio, Domenico Bagnato, ha tentato di parlare davanti al municipio con i manifestanti, spiegando loro che da qui a breve si terrà una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza. I presenti, però, hanno coperto con le loro urla la voce del prefetto che, quindi, dopo poche battute, ha rinunciato a tenere il suo discorso.

H.15.12. Il prefetto giunto a Rosarno
Il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, è giunto a Rosarno dove presiederà la riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. “Bisogna dare risposte e conferme – ha detto il prefetto – ma soprattutto sicurezza agli abitanti di Rosarno che hanno tutto il diritto di vivere una vita e dignitosa e tranquilla, ma dall’altro lato dobbiamo dare assistenza e assicurazione anche agli extracomunitari regolari. Per quelli clandestini prenderemo altri provvedimenti”.

H.15.16. Bilancio degli scontri
Sono quattro in tutto i feriti dopo gli scontri avvenuti tra le forze dell’ordine e i manifestanti dopo la rivolta degli extracomunitari di questa mattina a Rosarno. Tutti i feriti sono stati medicati e poi dimessi.

H.15.18 Commissario: nella zona ci sono 1.500 extracomunitari
Complessivamente sono 1.500 Gli extracomunitari sparsi sul territorio di Rosarno, Rizziconi e Gioia Tauro. Lo ha riferito il commissario prefettizio, Domenico Bagnato.

H. 15.53 Loiero: “Lo Stato non si è fatto carico della Calabria
“E’ lo Stato che si fa carico dei richiedenti asilo, di quelli che entrano clandestinamente in Italia. Lo Stato non si è fatto carico della Calabria”. Lo ha detto a Sky Tg24 il presidente della regione Calabria, Agazio Loiero. “Con il ministero degli Interni si era stabilito che avrebbero mandato dei fondi per questo problema di Rosarno, di cui poi non si fece più nulla”. “Ho sempre difeso gli immigrati – ha aggiunto – ma creare lo scontro è sbagliato”.

H. 15.54 Irregolari in nero: in Calabria sono 8 mila
Gli immigrati regolari in Calabria sono circa 45 mila, ma si stima che altri 8 mila vivano e lavorino nella regione in modo clandestino. Lo ha reso noto Benedetto Di Iacovo, presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare. Di Iacovo, anticipando i dati del sesto rapporto sull’economia sommersa in Calabria, sottolinea che il 53% dei lavoratori irregolari nella regione (170 mila nel complesso) opera nel settore agricolo. Di questi, il 40% circa riguarda gli immigrati, sia regolari che clandestini.

H. 16.02 Mantovano: “In tutta la Calabria, la priorità è la lotta alla ‘ndrangheta
“Come avvenne un anno fa a Caserta per la camorra, oggi a Rosarno e in tutta la Calabria, la priorità è la lotta alla ‘ndrangheta, non la caccia all’immigrato”. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha commentato così ai microfoni di Sky Tg24 la rivolta degli extracomunitari nella cittadina calabrese. “E’ una questione complicata – ha spiegato – perché si intrecciano questioni che riguardano l’ordine pubblico, lo sfruttamento in nero di lavoratori extracomunitari e, più in generale, la vivibilità di una delle zone più difficile del nostro Paese”.

H.16.05 Carfagna: “Denunciare lo sfruttamento per evitare che si creino dei ghetti”
“Per evitare che si creino ghetti è fondamentale riportare la legalità, quindi che tutti denuncino chi sfrutta il lavoro dei clandestini”. Così il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, ha commentato i gravi fatti di Rosarno. “Siamo dalla parte di coloro che fanno fino in fondo il loro dovere di cittadini, denunciando lo sfruttamento della manodopera straniera”, ha aggiunto il ministro.

H. 16.20 Bilancio dei fermi: 6 persone arrestate e tre denunciati
Il bilancio degli scontri è di otto arresti, di cui sette cittadini extracomunitari accusati di devastazione, rissa e violenza a pubblico ufficiale. L’unico italiano arrestato è un 37enne del luogo che questa mattina, mentre con il proprio escavatore stava spostando i cassonetti dal centro della strada, alla vista di un gruppo di extracomunitari ha tentato di investirli, ferendone uno. L’accusa per lui è di tentato omicidio.

H.16.52 Il prefetto: “Tra i feriti 14 immigrati e 18 agenti delle forze di polizia”
Sono 14 gli immigrati feriti negli incidenti accaduti a Rosarno tra ieri sera e stamattina. Lo ha reso noto il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta. Il Prefetto ha anche reso noto che, a causa degli incidenti, ci sono stati 18 feriti tra le forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico.

H. 17.07 Appello del prefetto al “buon senso” dei cittadini di Rosarno
Il prefetto Luigi Varratta ha rivolto un appello ai cittadini di Rosarno affinché in queste ore prevalga il buon senso. “Mi affido al buon senso dei cittadini di Rosarno”, ha detto il prefetto durante l’incontro con i giornalisti e le associazioni del luogo. Il prefetto ha chiesto ai cittadini di “avere pazienza e tolleranza, pur rispettando e comprendendo il loro disagio e la loro rabbia”. Varratta ha poi aggiunto: “Prenderemo sicuramente delle decisioni, ma queste devono essere prese con calma e soprattutto saggezza per evitare ulteriori tensioni in un territorio che combatte contro questo fenomeno ormai da anni”. (Beh, buona giornata).

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