Categorie
Attualità

Addio a Franco Piperno.

Share
Categorie
Attualità

Quando si parla di genocidio, si parla di un’azione calcolata di privazione del presente e del futuro, dell’invivibilità dello spazio e del tempo di oggi e di domani.

da Il manifesto.

l primo gennaio il Palestinian Central Bureau of Statistics ha pubblicato un rapporto secondo cui la popolazione di Gaza si è ridotta del 6%. Mancano all’appello (ufficiale) 160mila persone.

Oltre 100mila sono fuggite in Egitto, e sono i «fortunati»: possedevano abbastanza per pagare i trafficanti dell’agenzia Hala, 5mila dollari a testa, o erano messi così male da ottenere il via libera alle cure all’estero.

ALTRI 45MILA
 sono stati uccisi. Un numero non meglio definito è sparito sotto le macerie: da mesi ormai si resta su una quota fissa, 10mila, il lavoro di ricerca e identificazione è reso quasi impossibile dal collasso della protezione civile.

Restano fuori dal conteggio i morti per mancate cure, fame o ipotermia. La rivista scientifica Lancet ieri ha rivisto il bilancio: le morti dirette per i raid israeliani sarebbero 70mila. Un bilancio che viene rivisto e discusso a suon di 10mila, 20mila, 30mila morti ammazzati.

Non si dibatte sulle decine o le centinaia. La folle unità di misura va di migliaia in migliaia, tanto da perdere quasi senso. E (assurdamente) visibilità.

Poi ci sono i feriti, 110mila. Il 25% ha riportato danni permanenti, amputazioni, disabilità È l’ipoteca sul futuro di Gaza, una società che non sa più come immaginarsi il futuro, figurarsi il presente, con una terra che si restringe, devastata e inquinata, infrastrutture inesistenti, settori civili basilari – sanità, educazione – sradicati.

Quando si parla di genocidio, si parla di questo, di un’azione calcolata di privazione del presente e del futuro, dell’invivibilità dello spazio e del tempo di oggi e di domani.

Per punire e soprattutto per porre fine a tali azioni, volontarie, la Corte penale internazionale a metà novembre ha emesso mandati d’arresto per crimini di guerra e contro l’umanità nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro alla difesa Yoav Gallant.

Sono trascorsi due mesi e l’impunità – che pareva essersi sgretolata all’Aja – viene risollevata, come un muro, nel luogo dove è nato il diritto internazionale contemporaneo.

La Polonia, in aperta violazione dello Statuto di Roma (di cui è parte), giustificandosi con un intervento di natura politica privo di qualsiasi legittimità, annuncia una protezione speciale per il ricercato Netanyahu se decidesse di partecipare all’80esimo anniversario dalla liberazione di Auschwitz.

IL LUOGO che più di ogni altro simboleggia l’abisso in cui l’umanità è stata in grado di sprofondare e da cui la stessa umanità è riemersa, costruendo sulla disumanizzazione assoluta dell’essere umano un sistema di valori condiviso e una memoria collettiva, è lo stesso luogo in cui – scriveva mercoledì su queste pagine uno dei più noti studiosi dell’Olocausto, Moshe Zuckermann – si consuma «l’orrendo tradimento».

Un tradimento perpetrato, scrive Zuckermann, non solo dal primo ministro Netanyahu ma dalla simbiosi tra la barbarie dei suoi sottoposti (i soldati) e la gelida indifferenza della società israeliana.

Non sono soli: il tradimento pesa sulle sedicenti democrazie liberali a cui sono bastati appena 80 anni per violare un processo di rinascita condiviso e il riconoscimento della pari dignità di ogni essere umano.

Se quella dignità pari non lo è mai stata e radicate sono le diseguaglianze che erigono barriere tra le persone in ogni paese del mondo, lo scudo penale per Netanyahu è un simbolo potente: legittima la supremazia di alcuni paesi (titolari del privilegio a usare la violenza contro chi è considerato subalterno) e la legge del più forte come punto cardinale dei rapporti internazionali.

Share
Categorie
Attualità

Addio a Oliviero Toscani.

Share
Categorie
Attualità

Alla fine, – tomo tomo cacchio cacchio – il ministro c’ha messo una pezza.

Lo scambio Sala-Abedini si è felicemente concluso. Come anticipato per tutta la giornata di domenica da strane e cadenzate indiscrezioni telecomandate sulla stampa, il ministro Nordio ha ordinato la scarcerazione dell’ingegnere iraniano. Adedini è già in Iran. 

Possiamo scrivere la parola “fine”’? E no!

“Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad”, si legge nella nota ufficiale diffusa dal ministero della Giustizia.

“In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana – si legge sempre nella nota del ministero – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”.

Adesso, se non vi dispiace,  vorremmo sapere chi è stato tanto servile con gli USA da inventarsi un’estradizione impossibile.

Mentre si fantastica di telefonate tra la polizia italiana e i servizi americani per l’arresto, di via libera che sarebbero stati dati da Biden e Trump per la scarcerazione, la domanda a cui il governo italiano deve dare precisa risposta è: visto che non c’erano gli estremi dell’estradizione, chi ha ordinato e predisposto l’arresto del cittadino iraniano a Malpensa lo scorso 16 dicembre?  

Per essere più precisi: agli ordini di chi gli agenti della polizia italiana hanno prelevato il passeggero all’aeroporto per associarlo al carcere di Opera?  

Non è difficile rispondere, basta semplicemente raccontare la verità, invece che le stravaganti versioni alla “tomo tomo cacchio cacchio” che abbiamo sentito fin’ora.

Share
Categorie
Attualità

Perché l’austerità piace tanto alle banche centrali, alla Unione Europea, ai governi nazionali, compreso l’ineffabile governo di destra-destra italiano?

Le tre forme delle politiche di austerità – fiscale, monetaria e industriale- lavorano all’unisono per disarmare le classi lavoratrici ed esercitare una pressione discendente sui salari”, scrive Clara E. Mattei in “Operazione austerità” (Einaudi 2022).

Quali sono, dunque, le dinamiche della coercizione esercitata dall’austerità? Ecco uno schema di analisi, tratto dal libro di Mattei, che ci aiuta a capire le politiche economiche che muovono attualmente la Ue e i governi nazionali, compreso il governo Meloni.

I. Dall’austerità fiscale all’austerità monetaria.

L’austerità fiscale si traduce in tagli al bilancio, soprattutto al welfare, e in una tassazione regressiva (che chiede una percentuale superiore di denaro a chi ne ha di meno).

Entrambe le riforme permettono di trasferire risorse dalla maggioranza dei cittadini a una minoranza – le classi dei risparmiatori-investitori – per garantire i rapporti di proprietà e la formazione del capitale.

Contemporaneamente, i tagli al bilancio contengono l’inflazione grazie a due meccanismi principali. 

La prima cosa, la riduzione e il consolidamento del debito pubblico diminuiscono la liquidità in circolazione. Perché i detentori del debito non possono più usare le obbligazioni in scadenza come mezzo di pagamento.

In secondo luogo, i tagli al bilancio riducono la domanda aggregata: famiglie e imprese godono di un minore reddito disponibile e lo Stato stesso riduce gli investimenti.

Un calo della domanda di beni e capitali significa che i prezzi all’interno di un paese si mantengono bassi. Inoltre, questo strozzamento della domanda aggregata accresce il valore della moneta sui mercati esteri, scoraggiando le importazioni e migliorando così la bilancia commerciale (per cui le esportazioni supereranno le importazioni). 

Il valore di una moneta sui mercati esteri è di fatto favorevole se la bilancia commerciale di un Paese è positiva.

II. Dall’austerità monetaria all’austerità fiscale.

L’austerità monetaria (o deflazione monetaria, come è stata descritta sopra) comporta una decurtazione del credito nell’economia e coincide in primo luogo con un aumento dei tassi di interesse.

Questa cosiddetta “politica del denaro caro”, in cui il denaro è più difficile da prendere a prestito, fa crescere per il governo i costi dell’indebitamento e dunque ne limita i piani espansivi, specialmente di welfare.

Nel corso del XX secolo, le limitazioni alla spesa dello Stato aumentarono quando fu stabilito il gold standard (cosa che in Gran Bretagna accadde nel 1925): per mantenere la parità aurea, la prima cosa da è la fuoriuscita dei capitali, per cui la politica fiscale all’interno del proprio Paese. Lo fa minimizzando la spesa governativa e creando un ambiente favorevole al capitale sottoponendolo a una tassazione inferiore.

III. Dall’austerità industriale all’austerità monetaria.

Con l’espressione austerità industriale ci si riferisce all’imposizione della pace industriale, vale a dire rapporti di produzione gerarchici al riparo da contestazioni.

Una “pace” del genere è ovviamente alla base dell’accumulazione capitalistica, perché consente di proteggere i diritti di proprietà, le relazioni salariali e la stabilità monetaria nel lungo periodo.

L’austerità industriale favorisce inoltre la deflazione monetaria, che aumenta il valore della moneta nazionale. Infatti, una rivalutazione riuscita (cioè un aumento del valore della moneta) richiede soprattutto aggiustamenti di prezzo verso il basso, e in particolare un aggiustamento verso il basso dei prezzi del lavoro (il che significa salari inferiori), al fine di tagliare i costi di produzione.

Questo perché costi del lavoro inferiori tengono bassi i prezzi delle merci, il che a sua volta promuove la competitività internazionale nel momento in cui un Paese decide di migliorare i suoi tassi di cambio con un aumento delle esportazioni.

Quando la moneta si rivaluta, ridurre i costi di produzione diventa ancora più essenziale al fine di compensare un calo di competitività e dunque non perdere quote sul mercato estero, giacché i beni in quella valuta diventano più cari.

Se lo Stato può contare su poteri coercitivi sufficienti, come fu per lo Stato fascista, può intervenire direttamente con un’azione legislativa per tagliare i salari nominali, garantendo aggiustamenti di prezzo immediati e la competitività necessaria a rispettare il gold standard.

Naturalmente, anche in società meno autoritarie, come quella britannica (negli Anni 30, ndr), leggi del lavoro restrittive possono limitare la legittimità delle contestazioni industriali, per esempio criminalizzando gli scioperi di solidarietà.

La pace sociale e la repressione dei salari sono altrettanto importanti per attivare capitali ed evitarne la fuoriuscita, altra prerogativa della convertibilità in oro.

Un livello salariale basso riduce infine la domanda di consumo, che a sua volta fa scendere le importazioni e dunque ha un effetto positivo sulla bilancia commerciale che favorisce la rivalutazione monetaria.

IV. Dall’austerità monetaria all’austerità Industriale.

La politica del denaro caro fa sì che l’economia rallenti, perché indebitarsi diventa più costoso e gli imprenditori sono disincentivati a prendere a prestito denaro da investire.

Quando parte la deflazione e i prezzi scendono, le aspettative pessimistiche degli imprenditori riguardo al futuro riducono ulteriormente gli investimenti.

Minori investimenti significano meno occupazione.

Una disoccupazione più elevata non soltanto riduce i salari dei lavoratori; garantisce anche la “pace industriale” annientando la leva politica e la militanza del lavoro.

V.  Dall’austerità industriale all’austerità fiscale.

Una classe lavoratrice debole e docile è tale per cui la pressione per ottenere misure sociali, una tassazione progressiva e altre politiche redistributive viene subordinata alle priorità dettate dall’austerità di spostare risorse a favore delle classi dei risparmiatori-investitori.

I sindacati rinviano le proposte e le pratiche radicali che sfidano la proprietà privata e sono disposti a collaborare per aumentare l’efficienza della produzione in nome della causa nazionale.

VI. Dall’austerità fiscale all’austerità industriale.

I tagli al bilancio significano diminuzione delle opere pubbliche e del pubblico impiego più in generale, il che porta a un ampliamento dell’esercito di riserva del lavoro (il bacino di coloro che desiderano un’occupazione) e dunque danneggia il potere contrattuale dei sindacati, deprime i salari e accresce la competizione tra i lavoratori.

[…]

Queste dinamiche possono suonare tutt’ora famigliari, essendo precorritrici del rapporto che gli esperti del Fondo monetario internazionale hanno stretto e instaurato con gran parte dei Paesi periferici del mondo odierno, un rapporto basato su: prestiti condizionati a politiche di austerità; focus sulla ‘libertà economica’, più che politica; obbligo di aprire l’economia nazionale allo scrutinio internazionale.

La storia dell’Italia aiuta a leggere anche i casi di austerità più recenti con occhi maggiormente smaliziati.

A un esame ravvicinato, i programmi di aggiustamento strutturale del Fmi rivelano il medesimo obiettivo di fondo: costringere le popolazioni a produrre di più e a consumare di meno, al fine di salvaguardare l’accumulazione capitalistica”.

(Clara E. Mattei, “Operazione austerità, come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo”, Einaudi 2022.)

Share
Categorie
Attualità

Da spregiudicato a pregiudicato.

Share
Categorie
Attualità

Non tornano i conti di quelli che non tornano a casa dal lavoro.

MORTI DI LAVORO? SÌ, NO, FORSE…

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Cinque vittime del lavoro portano il totale di questi primi 10 giorni del 2025 a 20 morti (- 4 rispetto al 2024). Accade nel giorno in cui l’Inail è costretta ad ammettere che sì, in Italia c’è un problema di sicurezza sul lavoro. Lo fa annunciando i dati dei primi undici mesi del 2024: mille vittime, +3,3% rispetto all’anno precedente (noi ne avevamo contate 67 in più).

Naturalmente c’è un colpo di coda filogovernativo, con il tentativo di dimostrare che va tutto bene. Consiste nel sostenere che c’è un calo del 3,7% nel rapporto tra casi mortali e occupati Istat, sceso da 4,32 a 4,16 casi mortali ogni centomila occupati.

Naturalmente c’è il trucco: 4,32 è il dato relativo al 2019 e qualcuno dovrebbe spiegare il perché di un confronto su base quinquennale. Forse perché fa comodo alla propaganda di governo? Nel confronto con il 2023 torna infatti il segno più, per l’esattezza +2% (da 4,08 a 4,16).

Mentono sapendo di mentire, tanto la gente non se ne accorge (ancor meno i media, che dormono al calduccio).

Nella foto: la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone con il presidente Inail Fabrizio D’Ascenzo.

#mortidilavoro#Inail#MarinaCalderone#fabriziodascenzo

Share
Categorie
Attualità

Ancora cinque morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Il 2024 si era concluso con la morte, il 31 dicembre, di Pompeo Mezzacapo, lavoratore 38enne rimasto ucciso nel ribaltamento di un muletto alla Frigocaserta di Gricignano di Aversa (Caserta).

Dopo dieci giorni c’è stata un’altra vittima nello stesso polo logistico del freddo, un ragazzo di appena 19 anni, dipendente di una ditta esterna, ucciso da una fuga di ammoniaca.

Si chiamava Patrizio Spasiano e veniva da Secondigliano (Napoli). Venerdì 10 gennaio con tre colleghi stava facendo manutenzione quando si è verificata la fuga del gas tossico.

Gli altri lavoratori sono riusciti a mettersi in salvo, Patrizio è crollato senza vita su un ponteggio e il suo corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco, intervenuti in forze e con tutti gli specialisti e le protezioni del caso.

La fuga di gas è stata di proporzioni tali da far scattare l’emergenza in tutta la zona, con i sindaci che invitavano gli abitanti a chiudersi in casa e a non uscire fino a sabato mattina.

Quarta vittima dell’anno in Calabria, regione che a sorpresa comanda la poco onorevole classifica delle morti di lavoro. Si tratta di poco meno di un sesto dei morti registrati in tutto il 2024 (26).

La vittima è il 63enne Antonio Occhiuzzo, moglie e due figlie, rientrato da poco tempo dalla Svizzera a Roggiano Gravina (Cosenza).

Giovedì 9 gennaio si è ribaltato con il trattore su un pendio ripido, è riuscito a dare l’allarme ed è stato ricoverato all’ospedale di Cosenza, dove è deceduto venerdì 10 gennaio.

Vittima di un trattore anche il 54enne Claudio Garassino, moglie e figlia, a Calizzano (Savona) conosciuto con il soprannome di Gaiàn.

Titolare di un agriturismo particolarmente vocato nell’ippicoltura, venerdì 10 gennaio è stato travolto da un trattore rimessosi in marcia mentre movimentava balle di fieno, riportando un grave trauma toracico che ne ha causato la morte.

Un 52enne di cui non conosciamo ancora il nome è morto venerdì 10 gennaio in un cantiere stradale sulla A14, tra i caselli di Cesena e Valle del Rubicone.

Con tre colleghi aveva allestito il cantiere con tutte le segnalazioni necessarie, ma questo non è bastato a impedire che un tir entrasse a tutta velocità nell’area e tamponasse un mezzo speciale, che è finito addosso alla vittima. Dipendente della Igsa di Ravenna, appaltatore Anas, l’operaio è morto sul colpo. Ferito l’autista del tir.

Rocco D’Ascanio, carrozziere 68enne di Avezzano (L’Aquila), è morto giovedì 9 gennaio nell’ospedale San Salvatore, nel capoluogo abruzzese.

Mercoledì 8 D’Ascanio era caduto da una scala nella sua officina e aveva battuto con violenza la nuca. Sulle prime era rimasto cosciente ed era stato portato nell’ospedale di Avezzano, poi l’aggravamento delle sue condizioni ne avevano consigliato lo spostamento a L’Aquila, dove è spirato.

#patriziospasiano#antonioocchiuzzo#claudiogarassino#RoccoDascanio#mortidilavoro

Gennaio 2025: 20 morti (sul lavoro 16; in itinere 4; media giorno 2)

4 Calabria (sul lavoro 4; in itinere 0)

2 Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania, Puglia (2 – 0), Emilia Romagna (1 – 1)

1 Liguria, Toscana, Marche (0 – 1), Abruzzo (1 – 0)

Share
Categorie
Attualità

È stata fissata la data del processo per la morte di Satnan Singh.

di Piero Santomnastaso | Facebook.com/Mortidiavoro

Si aprirà il 1° aprile davanti alla Corte d’Assise di Latina il processo a carico di Antonello Lovato per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni deceduto il 21 giugno 2024 in ospedale a Roma dopo essere stato abbandonato in strada due giorni prima con un braccio amputato nelle campagne di Borgo Santa Maria.

Lovato, in carcere dal 2 luglio scorso, sarà processato per omicidio volontario e rischia una pena minima di 21 anni di reclusione.

Secondo il medico legale, se il bracciante “fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato”.

Per il giudice delle indagini preliminari Lovato, nella foto a sinistra, ha tenuto una «condotta disumana e lesiva dei più basilari valori di solidarietà». Otto le parti civili: oltre alla moglie Sony e ai parenti di Satnam, anche il Comune di Latina, Maurizio Landini e la Flai Cgil.

#satnamsingh#antonellolovato#mortidilavoro

Share
Categorie
Attualità

Ancora 6 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Marco Giannini, 38 anni, farmacista dell’ospedale di Livorno, residente a Forcoli (Pisa), ha perso la vita poco dopo le 7 di mercoledì 8 gennaio mentre in macchina andava al lavoro.

Sullo svincolo di Livorno centro della FiPiLi, da un camion che procedeva in senso contrario una pesante lastra di metallo è caduta sui jersey dalla mezzeria, spostandoli.

La lastra e le barriere di cemento sono diventati per l’auto di Giannini in una sorta di rampa di lancio. La macchina è stata catapultata oltre il guardrail ed è precipitata per una decina di metri finendo nel canale Scolmatore dell’Arno. Il professionista è morto sul colpo.

Carmelo Longhitano, 51enne di Roccafranca (Brescia), moglie e due figli, è morto mercoledì 8 gennaio a Trescore Cremasco (Cremona).

Titolare di un’azienda edile, Longhitano si trovava sul tetto di un’officina per alcune riparazioni quando all’improvviso una lastra ha ceduto e il lavoratore è caduto da un’altezza di 5 metri, riportando lesioni fatali.

Gino Creuso, 62enne agricoltore di Giugliano in Campania, è morto mercoledì 8 gennaio nella fattoria didattica di famiglia, la Farm 9.1.

Nelle prime ore del mattino, quando era da solo, è stato incornato al torace da un vitello di 6 quintali.

Creuso è stato trovato agonizzante dai familiari, che hanno lanciato l’allarme, ma 40 minuti di manovre di rianimazione dei soccorritori non hanno avuto effetto e l’agricoltore è deceduto per le gravi lesioni.

Un 48enne lavoratore amministrativo del carcere di Paola (Cosenza), mercoledì 8 gennaio è stato trovato impiccato nella palestra della casa circondariale.

Si tratta del secondo suicidio in 24 ore nella struttura: martedì 7 gennaio a togliersi la vita era stato un detenuto in isolamento.

I sindacati sono tornati a chiedere misure di prevenzione rispetto a un fenomeno sempre più preoccupante, che colpisce tanto i detenuti quanto i lavoratori esposti al burnout.

Domenica 5 gennaio si è spento nell’ospedale di Padova il 56enne Luigi Bovolenta, agronomo di Vigonza (Padova).

Valutatore per Control Union, ente certificatore internazionale degli standard ambientali, da vent’anni operativo in Africa come auditor per la gestione forestale, il 19 dicembre era tornato dal Gabon per trascorrere le festività con la moglie e i due figli.

Dopo Natale quelli che sembravano sintomi influenzali sono diventati un malanno preoccupante. Le analisi cliniche il 31 dicembre hanno stabilito che Bovolenta era affetto da una grave forma di malaria, contratta in Africa.

Ricoverato nel reparto di malattie infettive, l’uomo si è aggravato e neanche il trasferimento in rianimazione è riuscito a salvargli la vita.

#marcogiannini#carmelolonghitano#ginocreuso#luigibovolenta#mortidilavoro

Gennaio 2025: 14 morti (sul lavoro 11; in itinere 3; media giorno 1,7)

2 Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria (sul lavoro 2; in itinere 0), Toscana (1 – 1)

1 Campania (1 – 0); Marche (0 – 1)

Share
Categorie
Attualità

Se si rispettasse il diritto internazionale, non si eseguirebbero mandati di cattura pretestuosi per puro servilismo nei confronti degli Usa. Se si rispettassero i diritti umani non ci sarebbe bisogno di spericolate trattative per lo scambio di ostaggi. Il caso Sala è stato l’insieme della due violazioni. Tutto il resto sono chiacchiere propagandistiche, pericolose quanto lo sono state le violazioni dei diritti fondamentali. 

Share
Categorie
Attualità

Altre 3 morti di lavoro.

Tre vittime del lavoro martedì 7 gennaio portano il totale dell’anno a 9, quasi un dimezzamento rispetto ai 17 morti nello stesso periodo del 2024.

Dal computo è stato espunto il nome di Mamadi Tunkara, vittima il 3 gennaio di un omicidio non legato al lavoro di addetto ai controlli in un Carrefour di Bergamo, come invece era sembrato in un primo momento.

Roberto Zanoletti, 56 anni compiuti il 6 gennaio, titolare della Zanoletti Selciatori di Clusone (Bergamo) è la prima vittima lombarda del 2025.

Martedì 7 gennaio, con l’aiuto di uno dei due figli, stava usando un’idropulitrice sui muri della sede aziendale. Per arrivare a pulire i punti più in alto, a oltre 6 metri dal suolo, avrebbe a quanto sembra ideato una soluzione precaria: è entrato in un cassone di legno che poi è stato innalzato sulle benne di un carrello elevatore manovrato dal figlio.

Per motivi da stabilire, Zanoletti è poi caduto da un’altezza di circa 3 metri, riportando lesioni che ne hanno causato la morte.

Anche Kaja Artan, 52 anni, albanese, era titolare di una ditta, la Tony Service, attiva nella movimentazione merci alla Smurfit Kappa di Lunata, a Capannori (Lucca).

Martedì 7 gennaio sua moglie, che alla Smurfit Kappa si occupava delle pulizie, si è allarmata non vedendolo rientrare ed è andata a cercarlo. Lo ha trovato esanime tra i bancali, con una ferita alla testa, morto.

Il muletto che Artan usava era regolarmente parcheggiato, per cui appare improbabile l’ipotesi di una caduta dal mezzo, mentre viene accreditata quella di un malore.

Valeria Piovano, 55enne autista della Gtt di Torino, martedì 7 gennaio è stata vittima di un malore al termine di una corsa della linea 12, in corso Vittorio.

Arrivata al capolinea la lavoratrice si è accasciata sul volante, un collega e i passanti hanno chiamato i soccorsi ma Piovano è morta poco dopo l’arrivo alle Molinette.

#RobertoZanoletti#artankaja#valeriapiovano#mortidilavoro

Gennaio 2025: 9 morti (sul lavoro 7; in itinere 2; media giorno 1,3)

2 Piemonte, Puglia (sul lavoro 2; in itinere 0)

1 Lombardia, Veneto, Toscana, Calabria (1 – 0); Marche (0 – 1)

Share
Categorie
Attualità

John Elkann farà vedere le Stellantis anche a Zuckerberg?

In piena era dello strapotere delle oligarchie tecno-finanziarie, ecco che Elkann entra in Meta.

“John è l’amministratore delegato di Exor e presidente di due delle aziende di portafoglio auto di Exor, Stellantis e Ferrari” – scrive Zuckerberg.

E continua: “Ha una profonda esperienza nella gestione di grandi aziende globali e porta una prospettiva internazionale al nostro consiglio”.

Che ne sarà delle promesse fatte al nostro governo circa l’automotive italiano? E che succederà al Gruppo Gedi che gestisce tra le altre testate Repubblica?

In attesa di eventi, la citata “profonda esperienza nella gestione di grandi aziende globali” dovrebbe cominciare a far preoccupare seriamente il personale di Fb, Instagram, Messenger e WA.

Share
Categorie
Attualità

Se per non estradare il cittadino iraniano negli Usa in modo da poter fare lo scambio che riporti a casa la cittadina italiana detenuta in Iran bisogna andare a baciare la pantofola al nuovo imperatore, vuol dire che da alleati siamo stati degradati a vassalli.

Share
Categorie
Attualità

Sette morti di lavoro in quattro giorni.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

È un netto calo rispetto alle 11 vittime nello stesso scorcio di tempo del 2024.

Differenza destinata probabilmente ad aumentare qualora venisse confermato che l’assassinio di Mamadi Tunkara, il 3 gennaio a Bergamo, non era legato alla sua attività di responsabile della sicurezza in un supermercato Carrefour.

Lucia Manfredi, 40enne medico dell’ospedale regionale Torrette di Ancona, è morta poco prima delle 8 di sabato 4 gennaio mentre in macchina raggiungeva il posto di lavoro.

La Panda della professionista è stata tamponata da una Bmw fuori controllo, forse per il ghiaccio, e scagliata contro una cabina della rete di distribuzione del gas.

Nell’urto Lucia Manfredi è stata sbalzata fuori dall’abitacolo ed è morta sul colpo. Deceduto anche il marito, il 48enne Diego Duca, soccorritore del 118 di Perugia, che sarebbe entrato in servizio a sera.

La coppia lascia un orfano di 10 anni e risiedeva a Fabriano, ma aveva affittato una stanza in un b&b di Ancona per permettere alla dottoressa Manfredi di essere più vicina al lavoro.

#LuciaManfredi#mamaditunkara#mortidilavoro

Gennaio 2025: 7 morti (sul lavoro 5; in itinere 2; media giorno 1,7)

2 Puglia (sul lavoro 2; in itinere 0)

1 Piemonte, Lombardia, Veneto, Calabria (1 – 0); Marche (0 – 1)

Share
Categorie
Attualità

È una donna la prima vittima sul lavoro del 2025.

Sandra Pegoraro,

Non è una gara, ma per i media è come se lo fosse. Così in molti (troppi) titoli troviamo sottolineato lo status di prima vittima del lavoro nel 2025, neanche si trattasse di conferire una medaglia, sulla falsariga della corsa al primo/a nato/a.

Peraltro sbagliando due volte: si parla dei primi due lavoratori morti, invece siamo già a sei; inoltre leggiamo che la prima vittima è stata registrata il 3 gennaio in Calabria, quando così non è.

È una donna la prima vittima del 2025, si chiamava Sandra Pegoraro, aveva 54 anni e faceva l’operatrice sociosanitaria a Padova.

È morta mercoledì 1° gennaio dopo 10 giorni di ricovero in terapia intensiva. Domenica 22 dicembre 2024 era stata investita attraversando la strada alla fine del turno di lavoro, e non si era più ripresa dalle lesioni gravissime nonostante una fortissima fibra.

A maggio del 2022 era sopravvissuta a un tentato femminicidio, accoltellata più volte dall’ex compagno, e da allora si era dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.

La seconda vittima del 2025 è il 37enne albanese Elton Prekaj, moglie e una figlia di 4 anni.

È morto giovedì 2 gennaio mentre lavorava nel bar di famiglia a Molfetta (Bari). Gravemente malato da tempo e in attesa di trapianto, si è accasciato nel locale ed è spirato.

Quattro le vittime di venerdì 3 gennaio.

Elio Appiano, 66enne ferroviere in pensione di Montafia (Asti), si è spento al Cto di Torino dove era ricoverato dal 31 dicembre. Quel giorno era al lavoro nei terreni di famiglia, come aveva sempre fatto, ed è stato travolto dal crollo di un albero che stava cercando di abbattere.

Francesco Stella, 38enne operaio di Lamezia Terme (Catanzaro), è morto cadendo da un’altezza di 6 metri mentre fissava impalcature alla Europrofil di San Pietro Lametino, frazione di Lamezia. Devastante il trauma cranico riportato.

Alessandro Losacco, 58enne operaio agricolo di Bari, è morto a Mola di Bari travolto da un furgone. Alla fine della giornata nei vigneti dell’azienda Tarulli di Noicattaro, si era fermato con il furgone carico degli attrezzi per chiudere un cancello.

Scendendo ha probabilmente trascurato di inserire il freno e il mezzo, in leggera discesa, si è mosso e lo ha travolto, uccidendolo.

Mamadi Tunkara, 36enne gambiano addetto alla sicurezza nella Carrefour di Bergamo, è stato ucciso con quattro coltellate da un uomo che gli ha teso un agguato in via Tiraboschi.

È accaduto mentre andava al lavoro in bici, mezzo che Tunkara usava ogni giorno per il tragitto da Verdello (Bergamo), dove viveva con il fratello.

Secondo alcune testimonianze l’omicida è un uomo con il quale aveva avuto una discussione, quasi certamente legata al suo lavoro, il 31 dicembre all’esterno del supermercato.

#sandrapegoraro#eltonprekaj#elioappiano#FrancescoStella#alessandrolosacco#mamaditunkara#mortidilavoro

Gennaio 2025: 6 morti (sul lavoro 5; in itinere 1; media giorno 2)

2 Puglia

1 Piemonte, Lombardia, Veneto, Calabria

Share
Categorie
Attualità

Il bilancio provvisorio 2024: 1137 morti di lavoro.

Il 2024 si è concluso con un bilancio provvisorio di 1137 morti di lavoro, 67 in meno rispetto ai 1204 del 2023. Sono 867 le vittime durante il lavoro (-56), 270 quelle in itinere (-11)

La media quotidiana rimane superiore ai 3 morti al giorno, un numero immutabile da anni: 3,1 rispetto a 3,3 del 2023.

Il primato delle vittime appartiene saldamente alla Lombardia: 165 (+5). Al secondo posto la Campania con 113 (+4), che scavalca il Veneto (104, -21), mentre balza dal settimo al quarto posto la Sicilia con 90 morti (+12).

Dieci vittime in più in Emilia Romagna, che passa da 79 a 89. Più che dimezzati i morti di lavoro in Abruzzo (da 61 a 27), quasi dimezzati in Calabria (da 51 a 26).

Sfiora il raddoppio il Trentino, che passa da 11 a 21. Numeri relativamente stabili per tutte le altre regioni. Nei prossimi giorni un’analisi più articolata.

Nota finale per i dati diffusi dall’Osservatorio di Bologna del sempre benemerito Carlo Soricelli, che parlano di 1481 morti nel 2024. Una cifra senza alcun senso, comprensiva di incidenti domestici e non pochi doppioni.

Pompeo Mezzacapo, 39enne di Capodrise (Caserta), moglie e 3 figli, è morto martedì 31 dicembre per il ribaltamento del muletto con il quale stava operando alla Frigocaserta di Gricignano di Aversa.

Sayed Atef El Bendary, 24enne egiziano residente nel Cremonese, è morto martedì 31 dicembre precipitando da un’altezza di 10 metri alla ex Polenghi di Montanaso Lombardo (Lodi).

Impegnato nella riqualificazione dell’area, il lavoratore era sul tetto di un capannone che ha ceduto all’improvviso, senza lasciargli scampo.

Monia Massoli, 55enne di Marsciano (Perugia), intorno alle 18 di martedì 31 dicembre stava andando al lavoro in bici al ristorante Le Cerquelle, lungo la provinciale 375.

Era quasi giunta a destinazione quando è stata investita da un’automobile ed è morta sul posto.

Sergio Bonini, 66enne titolare di un’attività di home restaurant, è morto intorno alle 22 di martedì 31 dicembre mentre serviva il cenone per una trentina di persone a Godi di San Giorgio (Piacenza), vittima di un infarto.

Nel 2013 anche il padre era morto per arresto cardiaco il giorno di San Silvestro.

Renzo Villani, allevatore 61enne di Bardi (Parma), è morto domenica 29 dicembre per le gravi ferite riportate dopo essere stato caricato da un toro del suo allevamento.

#pompeomezzacapo#sayedatefelbendary#moniamassoli#sergiobonini#renzovillani#mortidilavoro

Dicembre 2024: 69 morti (sul lavoro 61; in itinere 8; media giorno 2,2)

Anno 2024: 1137 morti (sul lavoro 867; in itinere 270; media giorno 3,1)

165 Lombardia (117 sul lavoro – 48 in itinere)

113 Campania (96 – 17)

104 Veneto (73 – 31)

90 Sicilia (65 – 25)

89 Emilia Romagna (68 – 21)

88 Lazio (58 – 30)

71 Puglia (46 – 25)

68 Toscana (55 – 13)

67 Piemonte (53 – 14)

35 Sardegna (30 – 5)

34 Marche (24 – 10 )

27 Abruzzo (22 – 5),

26 Calabria (21 – 5)

22 Liguria (19 – 3), Friuli V.G. (18 – 4), Estero (19 – 3)

21 Trentino (17 – 4)

19 Umbria (14 – 5)

14 Basilicata (14 – 0)

13 Alto Adige (12 – 1)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)

Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)

Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

Share
Categorie
Attualità

La polizia italiana la trovi su Globo. Sei negli Usa e vuoi ordinare l’arresto di un cittadino iraniano? Vai su Glovo. Sei a Tel Aviv e desideri scaraventare giù da un volo un cittadino belga? C’è Glovo. I poliziotti italiani fanno sempre e soltanto quello viene loro ordinato, anche dall’Estero, soprattutto dall’Estero. Sono i campioni del Glovo terraqueo.

Share
Categorie
Attualità

La storia si ripete, si ripete, si ripete.

Nessuna grande potenza si muove secondo parametri, o presupposti, ideologici ma, unicamente, di ‘realismo politico’: ovviamente ammantato di obiettivi nobili e idealità ‘alte’.

Tutti ingredienti indispensabili, anzi vitali, per la propaganda.

Della quale non è il caso di rimarcare qui l’importanza cruciale.

La pervasiva ‘macchina’ del Dott. Goebbels nella prima metà del Novecento e la retorica bolsa del ‘mondo libero’ nella seconda metà resero appetibile qualunque intruglio, anche il più rancido.

La parola d’ordine con cui Sparta nel 431 optò per la guerra e invase l’Attica era, ben si sa, portare ‘la libertà’ ai Greci. (Luciano Canfora, “La grande guerra del Peloponneso”, Laterza.)

Share
Categorie
Attualità

Dedicato al governo italiano, sostenuto da un maggioranza che dice di credere nei valori del cristianesimo, ma poi fa finta di non sapere che dare armi significa fomentare le guerre.

CELESTINO V Il mio primo dovere, come papa, è di salvaguardare un’altra continuità, quella della fede cristiana. Se ora acconsentissi ad alcune esigenze del re, la tradirei.

L’AIUTANTE Vi riferite all’invito di benedire le truppe in partenza per la Sicilia?

CELESTINO V Avete indovinato.

L’AIUTANTE Voi sapete che è una spedizione legittima. Persistete nel vostro rifiuto?

CELESTINO V A qualunque costo. Ve lo ripeto una volta per sempre: non posso benedire alcuna impresa di guerra. Sapete a che cosa si riduce l’insegnamento morale di Cristo? Dovreste saperlo, poiché anche voi vi dichiarate cristiano; ma ve lo ricordo per il caso l’abbiate dimenticato. Si riduce a due parole: vogliatevi bene. Vogliate bene al prossimo, e anche ai nemici. Noi uomini siamo tutti figli dello stesso Padre.

L’AIUTANTE Santità, nessuno intende censurare i vostri pensieri e sentimenti nell’atto della benedizione. Ma per il re, come per l’esercito, è importante ch’essa abbia luogo. Essa sarà significativa anche per gli altri regnanti d’Europa.

CELESTINO V Cercate di capirmi, vi prego. Perfino se in un momento di debolezza io consentissi a impartire la benedizione che mi chiedete, mi sarebbe poi fisicamente impossibile eseguirla. Perché? Figlio mio, non dovrebbe essere difficile immaginarlo. Il segno della benedizione cristiana è quello della Croce.

Voi sapete, vero, che cos’è la Croce? E le parole della benedizione sono: in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Se ho ben inteso, voi mi avete suggerito di dare la benedizione ai soldati in procinto di partire per la guerra, pensando ad altro. Avete voluto scherzare? Sarebbe un orribile sacrilegio.

Col segno della Croce e i nomi della Trinità, si può benedire il pane, la minestra, l’olio, l’acqua, il vino, se volete anche gli strumenti da lavoro, l’aratro, la zappa del contadino, la pialla del falegname, e così di seguito; ma non le armi. Se avete un assoluto bisogno di un rito propiziatorio, cercatevi qualcuno che lo faccia in nome di Satana. È stato lui a inventarle le armi.

L’AIUTANTE Voi sapete che altri papi, prima di voi, hanno benedetto delle guerre.

CELESTINO V Non sta a me di giudicarli. Io posso solo pregare Iddio di avere misericordia di essi.” (da “L’avventura d’un povero cristiano” di “Ignazio Silone”).

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: