Categoria: Attualità
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Cinque di loro non erano nati in Italia. Tre (un quarto) lavoravano nell’edilizia e chissà quali pesantissimi provvedimenti scatteranno grazie alla patente a punti (spoiler: è una battuta).
Colpisce la storia del 69enne Marino Gazzola, una vita nei cantieri, pensionato ma tuttora operativo per una ditta omonima.
Martedì 19 novembre era sui ponteggi di una struttura turistica in costruzione a Refrontolo (Treviso), nonostante avesse da poco subito un intervento a un’anca, quando è precipitato da un’altezza di 5 metri ed è morto sul colpo.
Ad Acireale (Catania), martedì 19 novembre è morto il 41enne Giacomo Falzone Ingargiola, residente a Mazara del Vallo con moglie e figli.
Finito il turno di lavoro nel cantiere di un casolare, era con i colleghi in attesa del pullmino che li avrebbe riportati a casa, quando è caduto nel canalone del torrente Lavinaio Platani, riportando ferite letali.
Gli inquirenti indagano su alcuni punti poco chiari della vicenda, a partire dalla posizione in cui è stato trovato il corpo del lavoratore.
Michela Mezzetti, 61enne di Mira (Venezia), dipendente di Ottica Veneta, è morta martedì 19 novembre in un incidente stradale sulla A4, nei pressi del casello di Padova Est.
Alla guida di un piccolo van aziendale diretto a Milano, è stata tamponata da un tir e schiacciata contro una cisterna, morendo all’istante. Ferita la collega che era con lei.
Due gli autotrasportatori morti martedì 19 novembre in un incidente stradale tra mezzi pesanti sulla statale Bradanica, nel territorio di Venosa (Potenza).
Deceduti i camionisti alla guida dei mezzi, entrambi del Salernitano: il 56enne A.D., residente a Giffoni Sei Casali; e il 26enne nigeriano K.O., residente a Polla. Ferito il lavoratore che viaggiava con quest’ultimo.
Il 22enne Hasan Khan, originario del Bangladesh, è morto lunedì 18 novembre a Parma nei pressi del magazzino Kamila, gestito in appalto dalla cooperativa MD.
Alle 15 ha finito un turno iniziato alle 5, ha preso la sua bicicletta e ha attraversato i binari della ferrovia, ma è stato travolto e ucciso da un treno in transito.
Immediato il blocco dell’attività da parte dei facchini della logistica, blocco replicato martedì 19
Lunedì 18 novembre è morto sulla A4 un 60enne, residente a Settimo Milanese, rappresentante commerciale di un’azienda bresciana.
L’auto dell’uomo ha iniziato a sbandare tra i caselli di Peschiera e Sirmione (Verona), poi si è fermata. Sono subito intervenuti un medico e un infermiere, che lo hanno rianimato, quindi il ricovero agli Spedali Civili di Brescia, dove è morto poco dopo.
#marinogazzola#giacomofalzoneingargiola#michelamezzetti#hasankhan#mortidilavoro
Novembre 2024: 64 morti (sul lavoro 52; in itinere 12; media giorno 3,4)
Anno 2024: 1028 morti (sul lavoro 778; in itinere 249; media giorno 3,1)
147 Lombardia (103 sul lavoro – 44 in itinere)
102 Campania (87 – 15)
93 Veneto (64 – 29)
84 Sicilia (59 – 25)
80 Emilia Romagna (61 -19)
78 Lazio (52 – 26)
66 Toscana (54 – 12), Puglia (42 – 24)
63 Piemonte (49 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
29 Marche (20 – 9)
25 Abruzzo (20 – 5), Calabria (20 – 5)
20 Trentino (16 – 4), Estero (17 – 3)
19 Liguria (17- 2)
18 Friuli V.G. (15 – 3)
17 Umbria (14 – 3)
13 Alto Adige (12 – 1)
12 Basilicata (12 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortilavoro
Quattro di loro, insieme, totalizzavano 102 anni di vita, meno di 26 a testa. I tre uccisi dallo scoppio della fabbrica criminale di Ercolano, poi, arrivavano a 70, cioè 23 a testa.
Il più giovane in assoluto aveva 18 anni e già una figlia di 4 mesi insieme alla compagna 17enne.
Numeri da fitte al cuore e al cervello, ma che non smuoveranno di un centimetro una classe politica cieca e sorda, un’imprenditoria cinica e rapace, un sindacalismo asservito e gentile, un’informazione afona e inetta.
Quest’ultima, poi… Altro che cani da guardia del potere, infelice traduzione del “watchdog journalism” anglosassone: fatte salve pochissime eccezioni, in Italia abbiamo a che fare con scodinzolanti animaletti da salotto, innocui e sterilizzati.
Prendiamo la strage di Ercolano, ad esempio: come si fa a titolare sul “primo giorno di lavoro” delle tre vittime? Sanno, i nostri giornalisti, che si sta parlando di lavoro nero, di una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio, di tre ragazzi, bisognosi di racimolare quattro spiccioli, di gente che non aveva la più pallida idea di dove si stava cacciando e di quello che avrebbero dovuto fare?
“Primo giorno di lavoro” è quello che affronti timbrando un cartellino dopo aver firmato un contratto ed esserti formato a spese del datore.
A Ercolano non c’è stato un “primo giorno di lavoro”, ma un’esecuzione, come ce ne sono a centinaia ogni anno in tutti i settori, dall’agricoltura ai servizi, passando per l’industria, l’edilizia, i trasporti e chi più ne ha, più ne metta. Nel silenzio e nell’indifferenza.
A Ercolano, nel pomeriggio di lunedì 18 novembre, è saltata in aria una fabbrica-deposito clandestina di fuochi d’artificio allestita in una casa.
Non conosciamo le cause dell’esplosione, ma i nomi delle tre vittime sì: Samuel Tafciu, 18 anni, albanese, una figlia che non conoscerà mai il padre bambino e sarà cresciuta da una mamma 17enne; Aurora e Sara Esposito, gemelle 26enni di Marigliano (Napoli), che avevano accettato di rischiare la pelle per aiutare la madre.
Lunedì mattina nessuno dei tre sapeva dove sarebbero andati a faticare: gli avevano dato appuntamento davanti a un bar.
Ricordiamo Aurora, Sara e Samuel rifiutandoci di accendere anche una banale girandola, nelle prossime feste di fine anno.
Alle 4,40 di lunedì 18 novembre a Roma è morto Amar Kudin, 32 anni, croato di nascita e cittadino italiano, assistente capo coordinatore della Polizia di Stato, in servizio al commissariato di Primavalle ma vicino al ritorno a Paese (Treviso), dove era approdato con la madre e la sorella per fuggire alle guerre dell’ex Jugoslavia.
In Veneto aveva conosciuto il rugby e l’aveva frequentato fino ad arrivare nel giro della nazionale e nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della polizia.
Da lì, poi, la scelta di indossare la divisa. Stanotte aveva fermato uno scassinatore e lo stava portando in commissariato sulla volante guidata da una collega 25enne.
A Torrevecchia si sono scontrati con un’altra volante diretta in centro per una rissa. Un urto impressionante, entrambe le auto si sono ribaltate. Kudin è morto sul colpo, feriti gravemente tre agenti e il fermato. Tutta da chiarire la dinamica dello scontro.
La giornata di lunedì 18 si è chiusa con la morte a Torino di Fatmir Isufi, 51enne albanese residente ad Arcore (Monza e Brianza), da anni dipendente di Palingeo, quotata in Borsa e specializzata nella costruzione di fondazioni speciali.
Intorno alle 20,30 il lavoratore era in una fossa scavata per costruire una vasca di rilancio nell’impianto Smat di potabilizzazione delle acque, in corso Unità d’Italia; con lui uno dei due figli e un terzo operaio.
I tre stavano usando una gru cingolata, che per motivi da chiarire si è rovesciata, schiacciando Isufi, morto sul colpo.
#samueltafciu#auroraesposito#saraesposito#amarkudin#fatmirisufi#mortidilavoro
Novembre 2024: 57 morti (sul lavoro 45; in itinere 12; media giorno 3,2)
Anno 2024: 1021 morti (sul lavoro 771; in itinere 249; media giorno 3,1)
147 Lombardia (103 sul lavoro – 44 in itinere)
102 Campania (87 – 15)
90 Veneto (61 – 29)
83 Sicilia (58 – 25)
79 Emilia Romagna (60 -19)
78 Lazio (52 – 26)
66 Toscana (54 – 12), Puglia (42 – 24)
63 Piemonte (49 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
29 Marche (20 – 9)
25 Abruzzo (20 – 5), Calabria (20 – 5)
20 Trentino (16 – 4), Estero (17 – 3)
19 Liguria (17- 2)
18 Friuli V.G. (15 – 3)
17 Umbria (14 – 3)
13 Alto Adige (12 – 1)
10 Basilicata (10 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidi lavoro
Scrivo a voi per condividere alcune realtà che conosco personalmente riguardo la manutenzione infrastrutture ferroviarie in cui lavoro.
Qui la sicurezza dei lavoratori è spesso sacrificata per non intralciare la produzione e gli interessi di qualcuno. Le ispezioni vengono concordate con le aziende, mai eseguite a sorpresa, specialmente nelle ore notturne, quelle più critiche dove si concentra il lavoro sotto interruzioni e il risultato è che chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza non lo fa.
Lavoriamo in condizioni di pressione costante, turni estenuanti e pochi riposi, senza il tempo necessario per rispettare le normative necessarie.
Chi dovrebbe proteggerci da questo sistema, apparentemente marcio, chiude gli occhi, lasciando che si ripetano tragedie come quelle di Brandizzo o di San Giorgio di Piano da voi prontamente inserite nella lista nera.
E il rischio è che continui ad accadere, perché nulla di concreto è mai stato fatto per cambiarlo anzi.
A questo punto, mi sento rassegnato. So che, pur di portare il pane ai miei figli, inconsciamente accetto di mettere a rischio la mia vita.
Non dovrebbe essere così, e credo che la gente debba sapere quanto il sistema ci ha portati a questa drammatica accettazione.
Vi chiedo, se possibile, la cortesia di mettere in risalto queste parole nella vostra pagina. La vostra voce può aiutare a far conoscere queste realtà che tanti lavoratori vivono ogni giorno.
Guardano la lista di morti giornaliera presumo che la situazione in altri campi non sia migliore e che un problema di fondo esista ma a nessuno importa. O tutto cambia o tutto si ripete!
Grazie per l’attenzione e per il suo impegno giornaliero nel dare voce a queste realtà di morti assurde.
Lettera firmata
#sicurezzasullavoro#manutenzioneinfrastruttureferroviarie#ferrovie
Le idee che salgono dal basso hanno una carica di vitalità esplosiva, una micidiale miscela di emozioni, entusiasmo, utopia, spontaneità, capaci di mandare all’aria l’intrattenimento e ristabilire un nuovo ordine creativo, fondato su ragionamenti, intuizioni, pensieri, allegorie e provocazioni ideali.
Le idee che salgono dal basso sono vitamine per la mente, proteine per la coscienza critica. Sono i ricostituenti della coesione sociale di un territorio, della cittadinanza attiva e propositiva di un Comune. Sono il sale della convivenza, il nutrimento della socialità.
Le idee che salgono dal basso sono la cultura di una collettività che si fa consapevolezza nel vivere sociale, per tracciare un percorso che dalle sue contraddizioni conduca fino a credibili e durature soluzioni.
Ci vuole un filo conduttore per rammendare il tessuto sociale. E un ago per cucire un nuovo abito mentale. Questa rassegna è la cruna.
Un cinema vero e proprio, lì dove nasce una nuova speranza per il Medio Oriente, dove dalla Resistenza all’Isis, nel nord est della Siria, una comunità interculturale sta provando a creare forme solidali ed egualitarie di convivenza sociale.
Stiamo raccogliendo fondi, grazie alla generosità di tante e tanti, per contribuire alla ricostruzione di un cinema e di un luogo di aggregazione e cultura polivalente, ad Amûdê.
Un progetto che si realizza per gli abitanti della città e dell’intero Rojava. Sarà il primo cinema del Paese, un cinema nuovo, a riportare la vita nel luogo dove il vecchio stabile fu distrutto, nel 1960, da un incendio.
Lì dove persero la vita centinaia di bambini e bambine, vogliamo ricreare un polo di produzione e fruizione culturale, lì a pochi kilometri dal confine della dittatura Turca e nel cuore della guerra permanente della Turchia contro il Rojava.
Un progetto concreto che sa di futuro, promosso dalla Comune del Cinema del Rojava, collettivo di cineasti che dal 2015 lavora per promuovere le arti visive nella regione autonoma del Rojava, nel Nord-Est della Siria. In Italia la campagna per la ricostruzione del Nuovo Cinema Amûdê è promossa da Ya Basta Bologna ODV in collaborazione con Un Ponte per, ARCI e UIKI Onlus.
Ricostruire un cinema dove la guerra imperversa, dove l’integralismo dell’Isis ha distrutto vite e annichilito la cultura, ha un enorme valore simbolico.
Rimette al centro la persona e la comunità, parla di etica, cultura, umanità dove qualcuno vuole solo morte e distruzione. Un inno alla vita e alla possibilità di futuro e un sostegno concreto a un’idea di società di liberi, libere ed uguali.
I lavori di costruzione sono avviati e questo è il momento di essere con noi:
Sostieni il progetto concretamente, partecipa alla cena di sottoscrizione che si terrà il giorno 27 novembre alle ore 20:00 presso il Laboratorio Sociale Autogestito 1oocelle (ex Casale Falchetti), in Viale della Primavera 319/B
A partire dalle 17:30 con un contributo di i2 euro potrai partecipare all’aperitivo e alla
presentazione del progetto a cui parteciperanno Zerocalcare, Andrea Segre e Vanessa Scalera.
Il costo della cena realizzata da una rete di ottimi ristoratori romani è di 35 euro, ma potrai
contribuire con una somma maggiore, ricevendo in omaggio la maglia con il logo del progetto
disegnato da Zerocalcare.
È richiesta prenotazione al numero 3762517272 entro il 25 Novembre, pagamento anticipato via bonifico a:
Ufficio di Informazione del Kurdistan In Italia Onlus
IBAN: IT89 F 02008 05209 000102651599
Causale: Cena a sostegno Nuovo Cinema Amude
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Mauro Del Bianco, 56enne di San Fior (Treviso), moglie e 3 figli, caporeparto alla DB Mech di Santa Lucia di Piave, è morto in un incidente stradale alle 6,30 di domenica 17 novembre.
Stava andando in scooter a controllare i macchinari dell’azienda quando a San Vendemiano si è scontrato con una vettura che compiva una svolta a sinistra.
Nell’impatto ha riportato traumi gravissimi, che ne hanno causato la morte nel giro di pochi minuti.
Abdelhade Uoudaha, 38enne marocchino residente a Budrio di Longiano (Forlì Cesena) con la moglie e le due figlie piccolissime, è morto sabato 16 novembre mentre andava al lavoro in bici in un macello avicolo di Gatteo.
Erano da poco passate le 20 quando il lavoratore, che avrebbe preso servizio alle 21, è stato investito da un’auto a Ponte Ospedaletto ed è morto per le gravi ferite.
#maurodelbianco#abdelhadeuoudaha#mortidilavoro
Novembre 2024: 52 morti (sul lavoro 40; in itinere 12; media giorno 3,1)
Anno 2024: 1016 morti (sul lavoro 767; in itinere 249; media giorno 3,1)
147 Lombardia (103 sul lavoro – 44 in itinere)
99 Campania (84 – 15)
90 Veneto (61 – 29)
83 Sicilia (58 – 25)
79 Emilia Romagna (60 -19)
77 Lazio (51 – 26)
66 Toscana (54 – 12), Puglia (42 – 24)
62 Piemonte (48 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
29 Marche (20 – 9)
25 Abruzzo (20 – 5), Calabria (20 – 5)
20 Trentino (16 – 4), Estero (17 – 3)
19 Liguria (17- 2)
18 Friuli V.G. (15 – 3)
17 Umbria (14 – 3)
13 Alto Adige (12 – 1)
10 Basilicata (10 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
“Quell’anno, solo nella regione del Gyeongbuk, sono stati uccisi circa diecimila membri della Lega Bodo. E in tutta la Corea i morti sono stati almeno centomila, lo sai, vero?”
Annuisco, dicendomi: Non erano di più?
Conosco quell’organizzazione. Dopo la costituzione del governo, nel 1948, chiunque fosse stato schedato come simpatizzante di sinistra veniva iscritto alla Lega Bodo per essere rieducato.
Bastava che chiunque avesse anche solo assistito a un raduno politico, perché tutti i membri della sua famiglia finissero nelle liste.
C’erano anche molte persone iscritte arbitrariamente dai rappresentanti di quartiere o di villaggio per rispettare le quote stabilite dal governo, e altre che entravano a far parte di propria volontà dietro la promessa di riso e fertilizzanti.
Venivano registrati interi nuclei familiari per volta, inclusi donne, anziani e bambini.
Quando era scoppiata la guerra, nell’estate del 1950, sulla base di quelle liste erano state messe agli arresti preventivi e poi giustiziate innumerevoli persone.
Si stima che in tutto il paese ne fossero state uccise e seppellite in gran segreto tra le duecentomila e le trecentomila. […]
Non è una coincidenza che trentamila persone siano state massacrate a Jeju quell’inverno, e altre duecentomila nel resto del paese l’estate successiva.
C’era un ordine ben preciso del governo militare americano: bisognava fermare l’avanzata del comunismo, anche a costo di uccidere tutti e trecentomila gli abitanti dell’isola (di Jeju, ndr).
E quell’ordine aveva trovato i suoi volenterosi esecutori nella Gioventù del Nord-Ovest, associazione dei giovani estremisti di destra formata dai transfughi nordcoreani, mossi da un pesante carico di rancore e ostilità.
Dopo due settimane di addestramento, erano sbarcati qui con indosso un’uniforme dell’esercito o della polizia. Poi era stato bloccato ogni accesso alla costa e messo il bavaglio alla stampa; la follia di puntare un’arma alla testa di un neonato era stata non solo autorizzata ma premiata, tanto che millecinquecento bambini sotto i dieci anni erano stati uccisi in questo modo; e, prima ancora che il sangue seccasse sulle loro nefandezze, era scoppiata la guerra e lo stesso modello applicato sull’isola era stato ripetuto altrove.
Duecentomila persone erano state rastrellate in città e villaggi di tutto il paese, caricate sui camion, imprigionate, fucilate e seppellite in fosse comuni., e anche in seguito era stato proibito a chiunque di reclamare o recuperare le spoglie.
Perché la guerra non era finita, c’era stato solo un armistizio. Perché avevano ancora un nemico oltre il trentottesimo parallelo. Perché nessuno parlava, né le famiglie delle vittime, già bollate, né gli altri che sarebbero stati etichettati come simpatizzanti del nemico se avessero aperto bocca.
Sono dovuti passare decenni per poter riesumare quei piccoli teschi con un foro di proiettile e le montagne di biglie – nelle valli, nella miniera, sotto la pista di atterraggio. E ancora oggi ci sono ossa seppellite, mischiate fra loro”. (Han Kang, “Non dico addio”, Adelphi.)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Nessuno dei cinque lavoratori uccisi il 6 maggio scorso dalle esalazioni nell’impianto fognario di Casteldaccia (Palermo) aveva i dispositivi di sicurezza per le vie respiratorie, e uno soltanto, forse, aveva ricevuto la formazione sulle misure di sicurezza.
Sono le conclusioni dei consulenti tecnici nominati dalla Procura di Termini Imerese, che confermano nero su bianco i sospetti di quel giorno, quando nei lavori portati avanti in subappalto da Quadrifoglio Group per conto di Tek Infrastrutture, che aveva vinto l’appalto Amap, persero la vita Epifanio Alsazia (71 anni), Ignazio Giordano (59), Roberto Raneri (51), Giuseppe Miraglia (47), tutti dipendenti Quadrifoglio, e Giuseppe La Barbera (28 anni), interinale Amap.
I vigili del fuoco parlarono subito di inosservanza delle misure di sicurezza, perché in un ambiente saturo di acido solfidrico nessuno aveva dispositivi di protezione, né erano presenti strumenti per rilevare la presenza di gas tossici.
L’inchiesta ha accertato che né Quadrifoglio, né Tek possedevano rilevatori multigas, in dotazione invece ad Amap, e nemmeno avevano in dotazione attrezzature specifiche per lavori in ambienti chiusi e/o sospetti di saturazione di gas.
Sul registro degli indagati figurano tre nomi, tutti con l’accusa di omicidio colposo plurimo in concorso, con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro: Gaetano Rotolo, direttore dei lavori per Amap; Giovanni Anselmo, amministratore unico di Tek Infrastrutture; Nicolò Di Salvo, contitolare di Quadrifoglio Group (l’altro contitolare, Epifanio Alsazia, figura tra le vittime).
La Toscana ha registrato giovedì 14 novembre la quinta vittima del lavoro in una settimana.
Si tratta dell’elettricista Giacomo Barsottini, 51 anni, che era stato chiamato per un intervento alla Poliflex di Casciana Terme Lari (Pisa). Durante le operazioni il lavoratore, residente a Ponsacco, si è accasciato e non si è più ripreso.
#stragedicasteldaccia#giacomobarsottini#mortidilavoro
Novembre 2024: 43 morti (sul lavoro 36; in itinere 7; media giorno 3,1)
Anno 2024: 1007 morti (sul lavoro 763; in itinere 244; media giorno 3,1)
144 Lombardia (102 sul lavoro – 42 in itinere)
97 Campania (82 – 15)
89 Veneto (61 – 28)
82 Sicilia (57 – 25)
78 Emilia Romagna (60 -18)
77 Lazio (51 – 26)
66 Toscana (54 – 12)
65 Puglia (42 – 23)
62 Piemonte (48 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
29 Marche (20 – 9)
25 Abruzzo (20 – 5), Calabria (20 – 5)
20 Trentino (16 – 4), Estero (17 – 3)
19 Liguria (17- 2)
18 Friuli V.G. (15 – 3)
17 Umbria (14 – 3)
13 Alto Adige (12 – 1)
10 Basilicata (10 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).
Ancora 5 morti di lavoro.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Mattia Virgone aveva 27 anni, un figlio di 3 e una moglie. È morto mercoledì 13 novembre nelle campagne di Portopalo di Capo Passero (Siracusa), dove era impegnato nell’allestimento di un cantiere per la realizzazione di infrastrutture Enel.
Non ancora chiaro l’accaduto: il lavoratore sarebbe stato travolto da uno dei mezzi impegnati nel cantiere.
Due agricoltori 69enni sono morti in Umbria e in Basilicata, mercoledì 13 novembre, entrambi uccisi dal ribaltamento di un trattore.
Lino Lolli ha perso la vita a Fontignano, frazione di Perugia, mentre Raffaele Breglia è morto a Colobraro (Matera), dopo essere finito in un dirupo di una ventina di metri.
Stessa morte per schiacciamento, dopo il ribaltamento di un trattore, c’era stata lunedì 11 novembre a Stellanello (Savona), dove aveva perso la vita il 63enne Antonio Divizia sotto gli occhi del padre ultranovantenne.
Alessandro Cipriani, 55 anni, banconista in un supermercato Pam di Quarrata (Pistoia), lunedì 11 novembre si è accasciato dietro il banco della gastronomia e non si è più ripreso.
Non conosciamo ancora il nome del 61enne autotrasportatore di Padova, che mercoledì 13 novembre è morto sulla A21 nei pressi del casello di Broni (Pavia) nel tamponamento con il tir che lo precedeva. Lungo il lavoro per liberare dalle lamiere il lavoratore, morto sul colpo.
#mattiavirgone#linololli#raffaelebreglia#antoniodivizia#alessandrocipriani#mortidilavoro
Novembre 2024: 42 morti (sul lavoro 35; in itinere 7; media giorno 3,2)
Anno 2024: 1006 morti (sul lavoro 762; in itinere 244; media giorno 3,1)
144 Lombardia (102 sul lavoro – 42 in itinere)
97 Campania (82 – 15)
89 Veneto (61 – 28)
82 Sicilia (57 – 25)
78 Emilia Romagna (60 -18)
77 Lazio (51 – 26)
65 Toscana (53 – 12), Puglia (42 – 23)
62 Piemonte (48 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
29 Marche (20 – 9)
25 Abruzzo (20 – 5), Calabria (20 – 5)
20 Trentino (16 – 4), Estero (17 – 3)
19 Liguria (17- 2)
18 Friuli V.G. (15 – 3)
17 Umbria (14 – 3)
13 Alto Adige (12 – 1)
10 Basilicata (10 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).