di Giulio Gargia
Qualche anno fa una delle sigle dei movimenti altermondialisti più presenti alle manifestazioni era quella dei “ disobbedienti”. Si presentavano con scudi di plastica e caschi per andare a violare le “ zone rosse” dei G8 e prendersi inevitabilmente un po’ di botte e cariche dalla polizia. Lo facevano per rappresentare plasticamente la necessità di disobbedire al demenziale ordine mondiale delle banche e della finanza senza regole che ci ha portati al naufragio attuale. Spiaggiati sullo spread, in attesa che qualcuno ci venga a salvare, evitando il disastro in cui ci ha precipitato un comportamento irresponsabile, che ha negato il pericolo fino all’ultimo.
Ha scritto qualcuno su Twitter che a Schettino mancava soltanto dire “ mi consenta” per completare il quadro e il paragone con il comportamento del nostro ex-premier. Sulla nave, davanti a questo modo di essere, evidente a tutti, l’unico comportamento responsabile è stato l’ammutinamento. Solo così, grazie alla disubbidienza attiva di un gruppo di persone consapevoli, a bordo e sulla costa, si è evitato che la tragedia si trasformasse in una vera e propria strage. E la forza di questo esempio, moltiplicato dall’attenzione mediatica che si riversa sull’Italia da tutto il mondo, ci fa pensare, per suggestione, a cosa dovrebbe accadere in economia, davanti a un meccanismo che con tutta evidenza ci sta portando a sbattere contro scogli da tutti segnalati da tempo: l’esaurirsi delle risorse del pianeta, l’abbandono di ogni senso del bene comune, lo strapotere di pochi ultraricchi che vogliono solo continuare su questa rotta, guidati solo dal pilota automatico del PIL e dello sviluppo senza progresso ormai sempre più insostenibile. In questa situazione siamo chiamati alla ribellione civile, a richiamare tutti quegli Schettino dell’economia e della politica che sono indegnamente ai loro posti di comando.
Dobbiamo dire, con tutta la forza che abbiamo : “ ora comando io “. E riscrivere le carte navali della nostra navigazione . Come sta facendo Serge Latouche, in questi giorni a Napoli per presentare il disegno di un nuovo modo di pensare e di produrre ( http://www.napolicittasociale.it ) per uscire dalle secche della “crescita obbligatoria” e tornare a vivere senza l’incubo dello spread. Perchè oggi, ammutinarsi è una necessità da cui dipende la nostra vita. Sul Concordia ce lo hanno mostrato senza equivoci. Sta a noi capire ed agire di conseguenza. (Beh, buona giornata).
Che la pratica di scaricare film e musica illegalmente abbia molti adepti non è una novità, ma in Svezia è diventata una vera e propria religione riconosciuta: il Copimismo è stato infatti ufficialmente registrato dopo una battaglia durata due anni.
Per la Chiesa del Copimismo, si legge nel sito ufficiale, «l’informazione è santa, e copiarla è un sacramento centrale per l’organizzazione e i suoi membri». «Essere riconosciuti dallo stato svedese – si legge ancora – è un passo verso il giorno in cui potremo vivere la nostra fede senza la paura di persecuzioni». L’idea di formalizzare in un vero e proprio culto una pratica piuttosto diffusa è venuta a Isak Gerson, uno studente di filosofia.
Tra i simboli sacri della neonata chiesa ci sono i tasti Ctrl C e Ctrl V, e il ‘culto’ non richiede un ‘battesimo’ formale: «Basta sentire l’atto del copiare e condividere le informazioni come una chiamata sacra – si legge ancora sul sito – per farlo noi organizziamo dei ‘copyacting’, dei servizi religiosi in cui i copimisti condividono le informazioni con gli altri». Il sito si chiude con quello che è il primo comandamento della ‘Chiesa copimista’: «Copia e semina». (Beh, buona giornata).
La rivolta dei Supereroi
di Giulio Gargia
Creare nuovi simboli, cambiare di segno alle vecchie icone. Inventarsi nuove forme di protesta. In questa chiave si può leggere Occupy Wall Street negli USA, il teatro Valle in Italia. Piazza Tahir in Egitto. E poi Wikileaks e Assange, i ricercatori sui tetti, i lavoratori sulle torri. Quello che è cominciato con il ragazzo tunisino che si è dato fuoco ( come Jan Palach a Praga nel ’68, o come i monaci tibetani, anche quelle forme estreme di protesta simbolica ) è stato l’anno della primavera araba, uno dei sommovimenti più coinvolgenti e più contagiosi comunicativamente dell’ultimo trentennio. Anche per questo che la figura del manifestante è stata dichiarata “ l’uomo dell’anno “ da Time. Perchè sembra che si sia drammaticamente rovesciato il ruolo tra i politici e i cittadini.
Oggi sono i primi che inseguono le emozioni del giorno per giorno, e sono invece movimenti di cittadini che mettono sul tappeto le grandi questioni politiche di fondo , come il cambiamento climatico,lo strapotere della finanza globale, i diritti umani, una vera libertà d’informazione. E lo stanno facendo, spesso, cavalcando quella finestra temporale che si crea quando si afferma una nuova tecnologia e i poteri non sanno ancora come imbrigliarle. La Rete e i cellulari hanno aiutato la struttura molecolare delle rivolte, ma poi ognuno si è inventato la sua icona. E’ quello che sta succedendo anche in Russia, dove infatti Putin ha scatenato i suoi hackers per danneggiare e boicottare i canali di comunicazione dei movimenti d’opposizione. Quello di cui parliamo questa settimana è un fenomeno in buona misura ancora emergente, cioè come e fino a che punto si può cambiare di segno a un simbolo . Insomma, una sorta di revisionismo semiotico che è il problema che pone la vicenda che raccontiamo all’interno, quella di Occupy Comics. Artisti e disegnatori che stanno provando a sferrare una sorta di “ assalto al cielo” dei santuari dell’immaginario. Stanno cercando cioè a fare quello che ha teorizzato Serge Latouche, quando parla di “ decolonizzare l’immaginario”. Ma anche, in qualche maniera, quello che stiamo facendo da 2 anni su questo inserto, cioè portare la cronaca nei fumetti.
Noi cerchiamo di far diventare le avventure del nostro 3D appassionanti come quelle di un “ supereroe”, loro cercano di portare 3D, la terza dimensione, quella sociale, nelle avventure dei supereroi già affermati. Buona fortuna e auguri a loro e a noi.(Beh, buona giornata).
Dev’essere stata la reazione alla presa di posizione di Frank Miller, l’autore di “ Sin City” e di “300 ” che si è scagliato contro i manifestanti di Occupy Wall Street che, a suo dire, stanno snaturando la parola stessa “occupazione” brandendo i simboli della globalizzazione (iPad e iPhone) in un contesto dove, secondo l’autore, sono assolutamente fuori luogo. Miller ingiunge loro di “svegliarsi”, perché l’America è ancora in pericolo (scagliandosi anche contro l’islamismo ed Al-Qaida) .
La violenza con la quale si rivolge agli occupanti è inconsueta: li definisce spazzatura. Pagliacci. Deficienti. E poi invoca: «Nel nome della decenza, tornate a casa dai vostri genitori, perdenti. Tornate nel seminterrato di mamma e giocate con il vostro Lords of Warcraft ». Chi sa se nella reazione del’autore c’è anche un pizzico di turbamento nel vedere che l’immagine più diffusa nelle piazze che protestano è quella di V, il personaggio creato da Alan Moore e disegnato da David Lloyd, oggi trasformato in simbolo dai movimenti Occupy. Una icona che ha cominciato anch’essa a trasformarsi, pur partendo sempre dall’originale. I manifestanti hanno iniziato a sbizzarrirsi, esponendo segni di riconoscimento di ogni forma.
L’ultima trovata è una bandana, disegnata da Matthew Borgatti, che può essere indossata sia per coprire il volto a metà, sia integralmente, riuscendo comunque a mettere in evidenza il disegno della maschera di Guy Fawkes. ( il personaggio storico a cui si è ispirato il fumetto di Moore e Lloyd ). “Voglio che la gente sia in grado di protestare con Occupy Wall Street senza il rischio di essere colpita per aver mostrato solidarietà.” dice Borgatti.
Comunque sia, gli autori di V sono ora entrati nel gruppo di Occupy Comics, movimento nato dagli eventi di Zuccotti Park. Occupy Comics prova a portare lo spirito di quella ribellione nell’industria del fumetto ufficiale. E’ un gruppo composto da oltre cinquanta artisti/fumettisti che hanno due compiti specifici: impegnarsi a raccogliere fondi per sostenere il movimento Occupy e realizzare un’antologia a fumetti (anche in formato digitale) con storie ispirate dal movimento. Ma la vera novità sta nell’ulteriore missione che gli aderenti si sono dati : influire e cambiare le azioni delle star del fumetto. Perciò , ecco Batman che chiede di pagare le tasse e Superman che combatte l’ingiustizia sociale. Un vento che soffia anche nei cartoons, tant’è che perfino Bart Simpson, nella versione originale della tredicesima puntata dell’ottava serie dei Simpson, esplode e dice : «Every day is Guy Fawkes Day!». (Beh, buona giornata).
Anche a Natale ribadiamo il nostro
NO ALL’INCENERITORE-DISCARICA
A PALIDORO-PIZZO DEL PRETE
Alcuni cittadini dei Comitati e delle Associazioni
attive all’interno del Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio,
saranno in piazza sabato 24 e domenica 25 dicembre
con un presidio simbolico al borgo di Palidoro,
sull’Aurelia al km 30,00 al bivio per via di Castel Campanile.
A metà di questa strada,
che percorre uno dei tratti piu’ bellli e incontaminati dell’agro romano,
la folle corsa speculativa del racket discariche,
con la complicita’ della maggioranza politica regionale
e del sindaco di Fiumicino Canapini,
ha candidato la località detta Pizzo del Prete-Le Macchiozze
a luogo definitivo atto all’incenerimento, con annessa discarica di servizio,
dei rifiuti di Roma.
Non è possibile che Roma non avvii la raccolta porta a porta
e condanni a morte un territorio a vocazione agro-turistica
e sede di importanti siti aercheologici,
condanni la salute dei cittadini,
da Fiumicino a Torrimpietra, Ladispoli e Cerveteri,
e dei piccoli ospiti del vicino ospedale Bambin Gesù.
Ci stiamo opponendo, e ci opporremo,
indicando la via alternativa, conveniente e fattibile,
della raccolta differenziata porta a porta e del riciclo totale.
PER QUESTO GLI ZERO SARANNO IN PIAZZA ANCHE A NATALE,
E NON MOLLERANNO MAI!
VIENI A CONSOLARE UN DISPERATO BABBO NATALE
IL 24 DICEMBRE DALLE 10.30 ALLE 17.00 E
IL 25 DICEMBRE DALLE 10.30 ALLE 13.00.
—
Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio
inforzlazio@gmail.com
www.coordinamentorifiutizeroperillazio.it (Beh, buona giornata).
(Riceviamo e pubblichiamo)
NO MONTI DAY: BLITZ USB A PALAZZO CHIGI E MONTECITORIO, Calato striscione da scalinata Trinità dei Monti “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”
Blitz a Roma dell’Unione Sindacale di Base, che oggi ha indetto in tutta Italia il “NO MONTI DAY”, giornata di mobilitazione contro il governo Monti e la sua manovra.
Un gruppo di circa 1.000 manifestanti è salito in cima alla scalinata della Trinità dei Monti, dove ha steso lo striscione “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”.
Insieme ai sindacalisti ed ai lavoratori di tutti i settori, hanno protestato migranti e attivisti dei movimenti sociali: lotta per la casa, per il reddito, per i beni comuni.
In corteo , percorrendo via del Corso, i manifestanti hanno raggiunto prima Palazzo Chigi e poi il Parlamento dove si sono uniti al presidio di oltre 500 Vigili del Fuoco, che da questa mattina stanno protestando contro la manovra.
Emidia Papi, dell’Esecutivo nazionale USB, spiega così le ragioni dell’iniziativa: “Siamo qui perché questo governo, cosiddetto tecnico, è in realtà un governo politico che rappresenta e tutela i padroni, i ricchi, il ceto politico, le banche, la finanza internazionale e gli interessi di quella Europa che sta mettendo in ginocchio interi popoli del vecchio continente. La manovra di Monti, in perfetta continuità con quelle del governo precedente e con l’appoggio della maggioranza delle forze politiche di centro-destra e centro-sinistra, massacra i lavoratori, i pensionati, i precari, impoverendoli ulteriormente e togliendo diritti”.
“Contro questa redistribuzione di reddito e diritti verso l’alto – conclude Papi – abbiamo indetto lo sciopero generale per il 27 gennaio e continueremo a mobilitarci in un fitto percorso di iniziative di lotta, di confronto, di assemblee, in tutti i luoghi di lavoro e su tutto il territorio nazionale”. (Beh, buona giornata)
COMUNICATO STAMPA
Sciopero Generale 27 gennaio 2012,manifestazione nazionale a Roma
USB, SLAI COBAS, CIB-UNICOBAS, SNATER, USI e SICOBAS hanno indetto lo Sciopero generaldi tutte le categorie pubbliche e private per intera giornata del 27 gennaio 2012.
Lo sciopero generale e’ indetto:
– contro il governo Monti che conferma le precedenti manovre, colpisce l’intero sistema pensionistico e il livello di vivibilità economica dei pensionati, riduce il potere d’acquisto
dei salari attraverso l’aumento dell’IVA, dell’Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l’adozione dell’ICI sulla prima casa;
– contro le politiche ispirate dall’unione europea e condivise dai vari governi, che tutelano gli interessi del grande capitale bancario, finanziario ed economico, scaricando i costi della crisi capitalista sui lavoratori e sulle fasce di popolazione più disagiata;
– contro le precedenti manovre del governo Berlusconi che complessivamente prevedono misure su licenziamenti, privatizzazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori privati e del personale del pubblico impiego e della scuola (anche con l’accorpamento selvaggio degli istituti), compresa la riduzione del personale, la cassaintegrazione, la mobilità obbligatoria, la possibilità di licenziare e il blocco dei contratti, contro la riforma scolastica del Ministro Gelmini;
– contro le politiche del “piano Marchionne”, le delocalizzazioni e la deindustrializzazione in atto, l’estensione dell’accordo Pomigliano in tutto il gruppo Fiat e nelle aziende metalmeccaniche collegate, la cancellazione del contratto nazionale e la svolta autoritaria in atto nelle relazioni sindacali;
– contro il patto sociale e l’attacco ai diritti dei Lavoratori;
– contro l’accordo del 28 giugno 2011 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ratificato il 21 settembre scorso che ha aperto la strada all’art. 8 della manovra del governo e alla cancellazione dei contratti nazionali;
– per la piena applicazione delle misure di tutela su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Durante lo sciopero generale saranno garantiti i servizi minimi essenziali.
Si rammenta agli organi di informazione che le previsioni di legge a garanzia dell’utenza prevedono una compiuta informazione sullo sciopero.
Roma, 14 Dicembre 2011
Rompere le gabbie dell’isolamento del carcere con la musica. Ci hanno provato con D- Jail , ovvero l’incisione di 8 brani musicali nati dai testi dei detenuti delle Case Circondariali della Provincia di Roma.
Alessandro B, Salvatore C, Roberto D, Giuseppe D, Odobo J, Francesco M, Bruno P, Nicola D, Giuseppe R, sono i reclusi che hanno scritto i brani, Federico Carra e Maurizio Catania hanno composto le musiche eseguite poi dal Collettivo del Ponte.
Il risultato ? Un po’ Negramaro, un po’ i 99 Posse degli inizi. Se si dovessero attribuire delle influenze o dei modelli musicali a questa originale e più che necessaria iniziativa de Il Ponte Magico, sarebbero questi. Gli otto brani con i testi dei reclusi raccontano la difficile condizione carceraria, le parole chiave sono rabbia e amore, sogno e dolore.
I brani la evocano tutti, questa realtà, a partire dai titoli : “ Il sole ci scalderà “ , “ La tana “ , “ Le ali ”, “ Ritrovo l’universo”. Versi che svelano emozioni, angosce, speranze che compongono la quotidianità dietro le sbarre.
Ci sono precedenti confortanti per questa idea, primo fra tutte l’esperienza dei Presi per Caso, il gruppo musicale nato a Rebibbia che ora va in giro in tutta Europa, e molto prima il pionieristico lavoro con i reclusi del carcere di Volterra fatto da Armando Punzo, che ha fondato una compagnia teatrale interamente composta da detenuti e più di 10 anni li porta anche in tourneè nei festival teatrali più importanti d’ Italia.
D- Jail è stato presentato a Roma, mercoledì 30 novembre, presso Città dell’Altra Economia , in largo Dino Frisullo.
Nel corso dell’incontro, moderato da Antonio Lauritano e aperto da Giuseppina Maturani (presidente del Consiglio Provinciale di Roma) insieme a Federico Carra, sono stati eseguiti i brani del disco, alternando gli interventi musicali alla lettura dei testi del progetto da parte degli attori ex detenuti Riccardo Pizzini, Antonio Polidori, Roberto Tarantino, Loreto Zaccardelli e ai contributi sulla realtà carceraria di Mauro Mariani (direttore di Regina Coeli), Donata Iannantuono e Giuseppe Makovech
(rispettivamente direttore ed ex direttore della Casa Circondariale di Velletri),
Nadia Fontana (direttore Istituto penitenziario di Latina), Antonella Barone (relazioni esterne Dipartimento amministrazione penitenziaria – Ministero della Giustizia), Enrico Fontana (direttore Nuovo Paese Sera), Angiolo Marroni (Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio), Angiolino Lonardi (vice direttore TV pubblica), Michelangelo Ricci (regista e drammaturgo). Ha partecipato inoltre Filiberto Zaratti (consigliere regionale) e Aldo Papa (direttore canali radio pubblica utilità).
D- Jail si inserisce nell’ambito di intervento dell’Associazione Il Ponte Magico, riguardante la re-inclusione sociale degli ex detenuti, attraverso la realizzazione di un “ponte” tra l’interno degli istituti penitenziari e il mondo esterno, per accogliere con più coscienza il detenuto che ha scontato la pena e, allo stesso tempo, per conoscere una realtà complessa e troppo spesso marginalizzata.
Il CD non sarà messo in commercio: verrà distribuito gratuitamente ad associazioni, enti, produzioni, emittenti radiotelevisive e a tutti gli organismi che possano e vogliano contribuire a propagare quest’onda sonora oltre i confini carcerari. I brani sono inoltre liberamente disponibili per tutti in streaming su YouTube ( www.youtube.com/user/ilpontemagico ) e in download sul sito dell’Associazione il Ponte Magico ( www.ilpontemagico.it ).
Lunedì 5 dicembre, alle ore 20,30, in anteprima assoluta al Modernissimo di Napoli, proiezione del film documentario ” Sporchi da morire ”.
Gli inceneritori e i rischi per la salute delle zone in cui sono stati costruiti sono il principale argomento del lavoro con la regia di Marco Carlucci, che poi passa in rassegna anche le possibili alternative.
La proiezione sarà preceduta da una breve conferenza stampa di presentazione del film alla presenza del Vice Sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, del regista, Marco Carlucci, del fautore della teoria “Rifiuti Zero”, il professor Paul Connett, del Prof. Stefano Montanari, della dottoressa Antonietta Morena Gatti e Carlo A. Martigli oltre che a tanti altri protagonisti. L’evento sarà aperto a tutti i cittadini. È vero che gli inceneritori fanno male? Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando?
Quali sono i rischi concreti per la salute?
Quali sono i danni provocati dalle micro- e nano-particelle?
Quali sono le possibili alternative?
Con queste domande in testa è iniziata la ricerca online di Carlo Martigli, un viaggio virtuale che diventa reale, in cui video presenti in rete si alternano improvvisamente ad esclusivi reportage realizzati in varie parti del mondo.
“ Sporchi da morire” è il film-documentario che ci farà riflettere su un problema non solo nostro ma soprattutto dei nostri figli legato alle invisibili nanoparticelle da molti indicate come il più pericoloso strumento d’inquinamento del presente e del prossimo futuro.
Così “ Primafilm” , distretto creativo e tecnologico indipendente, presenta una nuova grande sfida: un viaggio nel mondo delle polveri sottili, delle nano-particelle e delle possibili alternative.
Presidio al Consiglio Regionale del Lazio. La Rivolta degli Zero continua.
Prendiamo atto che, dopo il tentato colpo di mano del Pdl e della Lista Polverini, che avevano approvato l’inserimento all’ordine del giorno del Consiglio Regionale convocato per il 6 e 7 dicembre 2011 il piano regionale dei rifiuti, la questione è rimandata di poco.
Il piano torna in Commissione Ambiente, dove finora sono stati discussi appena 7 articoli su 47, per essere probabilmente ripresentato in Consiglio il 12 e 13 dicembre prossimi.
E’ evidente che la maggioranza in Regione si prepara ad un bel regalo di Natale da fare ai cittadini, e cioè un piano che solo per scopi “promozionali” parla di soluzioni ecocompatibili e del trattamento dei rifiuti per quello che sono, cioè una risorsa e una ricchezza, mentre in realtà prevede una gestione dei rifiuti che contempla nuove discariche, impianti per la produzione di CDR e inceneritori.
La presidente Polverini continua a comportarsi in base a quanto già dichiarato in passato, cioè “qui comando io, questa è casa mia”, con evidente sprezzo di qualsiasi regola democratica , e di nuovo i nostri amministratori decidono di portare avanti i loro piani sconsiderati ignorando completamente non solo le richieste, ma anche i bisogni e le esigenze di salute e sicurezza dei cittadini.
Per l’ennesima volta i cittadini non vengono trattati come tali ma come sudditi, vengono considerati degli ZERO.
Per questo il Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio si prepara, qualora venisse confermata la data, a presidiare il Consiglio Regionale del Lazio a partire dal 12 dicembre, e lancia un appello a TUTTI i comitati, le associazioni, i rappresentanti della società civile e i singoli cittadini per essere pronti, insieme ed uniti per far sentire in modo deciso la propria voce.
Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza ai cittadini di Corcolle, che lunedì prossimo 05 dicembre si troveranno a fronteggiare l’occupazione temporanea dell’area destinata a discarica, come disposto dal prefetto Giuseppe Pecoraro.
Ci trattano come degli ZERO? Ricordiamo a chi di dovere che se gli ZERO sono tanti, contano. La Rivolta continua.
UFFICIO STAMPA
Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio
(Comitati e Associazioni NO discariche NO inceneritori)
inforzlazio@gmail.com www.coordinamentorifiutizeroperillazio.it
di Comitato per la libertà, il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo
Il libro che mancava è finalmente in libreria. Si chiama Malapolizia, edizioni Newton Compton. Casi noti e inediti di soprusi, reati, violenze compiuti dalle forze dell’ordine, ma anche qualcosa di più. Il libro indica per la prima volta, oltre i casi diversi di cui si occupa, un percorso di analisi e conoscenza, che supera l’ipocrisia della facile spiegazione delle “mele marce” e ci propone piuttosto quella ben più difficile da accettare di “un sistema profondamente malato”. Il libro lo ha scritto 31 anni, che secondo biografia da contro-copertina è autore e sceneggiatore, ma non giornalista. E invece il pregio principale delle storie,raccontate in modo sobrio e chiaro, è quello di ricorrere ad un giornalismo oggi considerato “vecchio e fuori moda”: l’analisi attenta delle fonti, l’attinenza ai fatti, la ricerca laboriosa e faticosa dei documenti, l’assenza di tesi precostituite. Come scrive nella prefazione Checchino Antonini, altro giornalista “dai metodi vecchi e in disuso”: Questo libro ha il merito di aver messo in fila un bel po’ di casi in assenza di statistiche ufficiali e di aver cercato un filo nero che li collegasse-.
Malapolizia parte dalla tragedia che ha avuto quanto meno il ruolo di portarne alla luce tante altre: Federico Aldrovandi, così muore un ragazzo, apre il capitolo dedicato agli arresti mortali. Le pagine proseguono con Stefano Cucchi “anoressico e drogato”, Riccardo Rasman morte di uno s’ciavo (è il termine razzista con cui i triestini chiamavano i transfughi dall’Istria), Le ultime ore di Giuseppe Uva, Gabriele Sandri colpito da un colpo accidentale e poi le morti sconosciute, archiviate di Domenico Palumbo, Stefano Brunetti, Aziz Amiri, infine quella recente di Michele Ferrulli morte per un malore. Poi ci sono i sopravvissuti, quelli che hanno potuto raccontare e denunciare le violenze subite. Botte da orbi si chiama il capitolo che si apre con l’incredibile e assurda storia di Luciano Diaz il gaucho argentino.
Alcune di queste persone hanno ottenuto dignità e giustizia e i responsabili sono stati puniti, altre ancora attendono e sperano, e le loro vicende sono al centro di indagini e processi lunghi e controcorrente, altre ancora probabilmente giustizia e nemmeno una spiegazione le avranno mai: Marcello Lonzi un “infarto devastante”, Manuel Eliantonio gli strani effetti del gas butano, Stefano Frapporti per gli amici “Cabana”. In altri casi ancora le storie riportate dal libro necessitano già di un aggiornamento, tanto la realtà svelata supera a volte per gravità quella denunciata dalle vittime. E’ quanto sta emergendo ad esempio nel processo sulla morte di Giuseppe Uva, il giudice ha deciso la riesumazione del corpo e si ipotizza addirittura la violenza sessuale, o ancora i fatti nuovi che stanno per aprire nuovi scenari investigativi sulla morte di Aldo Bianzino e sul pestaggio di Luciano Diaz. Ma un libro inchiesta che parla anche di inchieste aperte a questo deve servire: ricordare e stimolare il bisogno di sapere.
Il filo nero di Malapolizia è quello di un sistema di sicurezza e di giustizia gravemente malato, più di quanto i singoli casi facciano intravedere. Storie e responsabilità diverse, ma una trama terribilmente comune: le vittime sono sempre “catalogate e disprezzate”. Tossico, ubriaco, ultrà, malato di mente, negro, cade a terra da sola, spesso lungo le scale di questure, caserme e penitenziari, si fa del male da sola e a volte si suicida. E ancora il prezzo che la giustizia impone alle vittime e ai loro famigliari è insostenibile moralmente e ed economicamente: spesso sono stati gli stessi parenti a scattare le foto ai cadaveri martoriati dei loro cari e a farle pubblicare sui mezzi di informazione; le indagini, con annesse costose perizie, sono partite dalle parti civili e non dai magistrati, anzi per aver denunciato l’assenza o la complicità delle indagini i parenti, gli amici, i blogger che quelle battaglie hanno sostenuto si trovano oggi a dover affrontare anche processi per calunnia e diffamazione; anche in presenza di sentenze anche definitive i responsabili sono rimasti tranquillamente ai loro posti “di lavoro”, con la solidarietà e il conforto dei colleghi e dei sindacati di categoria che ben li rappresentano, nessuno escluso. Ricorda Adriano Chiarelli nel capitolo dedicato a Emmanuel Bonsu, il ragazzo di Parma pestato in un parco e in comando da vigili urbani in borghese, poi condannati in primo grado fino a sette anni e sei mesi, il comunicato che l’allora assessore alla sicurezza Costantino Monteverdi diffuse subito dopo i fatti: Ho ringraziato gli agenti di polizia municipale che dopo alcuni giorni di appostamento hanno arrestato in flagranza di reato un pusher. E’ stata un’operazione esemplare per professionalità, risultato e correttezza”.
In appendice il libro riporta alcune normative anche in questo caso ben dimenticate. Ad esempio il Codice Europeo di etica per la polizia (CEEP): il personale di polizia deve essere sottoposto alla stessa legislazione dei cittadini comuni; la polizia e il suo personale in divisa devono essere, di norma, facilmente riconoscibili; le persone che sono state condannate per gravi reati devono essere interdette dall’impiego nella polizia; la polizia deve rispettare il diritto di tutti alla vita; la polizia non deve incoraggiare o tollerare alcun atto di tortura, alcuna pena o trattamento inumano o degradante, in nessuna circostanza; la polizia deve fare uso della forza solo se strettamente necessario e solo nella misura necessaria per ottenere un obiettivo legittimo; la polizia deve essere sottoposta ad un efficiente controllo esterno.
Ed è appunto un controllo esterno, civile e documentato, che Malapolizia di Adriano Chiarelli fa e ci invita a fare.
3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Mario Monti l’incarico di formare un nuovo governo. Monti ha accettato con riserva. L’annuncio poco fa dal Quirinale.
Contemporaneamente, Silvio Berlusconi ha emesso un telecomunicato, parlando con le insegne del governo uscente. Un gesto di pessima educazione istituzionale che intende deliberatamente gettare un ombra sulla nascita del nuovo governo.
Alla gravità della situazione finanziaria e politica, Silvio Berlusconi aggiunge il peso del suo insano egocentrismo umano e politico, dimostrando quanto fosse necessaria la sua immediata rimozione dal delicato incarico di guidare il governo in questi frangenti.
C’è da augurarsi che nessuno cada nella tentazione di seguire Berlusconi su questo terreno: rimanga pure in compagnia della Destra di Storace.
C’è anche da augurarsi che a nessuno venga in mente di misurarsi polemicamente sul terreno scelto da Berlusconi: ricatti e velate minacce questa volta sono prive di capacità di verificarsi.
Va ignorato politicamente, lasciato solo con i suoi problemi giudiziari, con la sua causa di divorzio, con i suoi problemi di gestione delle aziende che, ormai senza più la copertura di nessuno scudo governativo, dovranno affrontare la crisi e la concorrenza ad armi pari con gli altri player sul mercato.
Mario Monti, presidente incaricato non ha per niente un compito facile. Oltre al terreno accidentato dalla crisi del debito, dagli obblighi verso l’Europa e i mercato finanziari, si troverà un partito come il Pdl che ha tutta l’intenzione di mettergli i bastoni fra le ruote.
A Berlusconi non interessa il Paese: gli interessano le leggi ad personam in fatto di Giustizia e quelle che proteggono le sue aziende. E farà di tutto per intimorire il nuovo esecutivo, per impedirgli di mettere mano a leggi che possano danneggiare i suoi privilegi.
D’altro canto, ai cittadini, alle imprese, alle istituzioni interessano profondi cambiamenti, capaci di far intravvedere al Paese una luce in fondo al tunnel della crisi.
Ecco che la dialettica dello scontro tra interessi fortemente contrapposti, tra rilancio dell’economia e mantenimento delle rendite di posizione sarà durissimo: quello che finora si è contrabbandato come moderno dovrà essere svelato come artificio per difendere gli interessi più retrivi del Paese. Al contrario, quello che è stato contrabbandato come vetusto, cioè eguaglianza di fronte alla legge, eguaglianza di fronte ai diritti, dovrà assumere di nuovo l’energia per spingere avanti il Paese: l’intero Paese, non solo una parte, quella più ricca e furba.
Mario Monti non è uno sprovveduto. Non lo è il Capo dello Stato: il governo dell’uno coincide temporalmente con il mandato dell’altro. E questo è un bene. Non siano sprovvedute le forze politiche chiamate a tirare fuori dai guai l’Italia.
A cominciare dalle forze di sinistra. Che devono accollarsi il compito storico di ridefinire il perimetro dei diritti delle classi subalterne e medie impoverite dalla crisi.
Bersani è il segretrio del Pd che ha visto di persona il crollo del governo Berlusconi. Non si accantenti di entrare a far parte di un governo di salute pubblica, non si accontenti di accreditarsi come affidabile presso banche e grandi imprese. Chiami, attiri, stimoli attorno a se le forze sociali e intelletuali migliori del Paese, guardi con sguardo limpido ai movimenti 99%, e metta in moto energie capaci di prefigurare una alternativa possibile al capitalismo in crisi. E’ il momento: se non ora, quando? Beh, buona giornata.
Negli ultimi due giorni ho ricevuto mail di gente che mi accusava di connivenza con i nazisti. La mia reazione immediata è stata: ma di che accidenti stanno parlando? Poi ho capito: la destra sta montando una campagna a tutto campo per etichettare Occupy Wall Street come un movimento antisemita, sulla base, a quanto capito, di un cartello esposto da un tizio.
Contemporaneamente, c’è chi accusa il movimento di essere all’origine di un’ondata di criminalità. Secondo un articolo sul New York Post del 22 ottobre, «le recenti sparatorie hanno portato il numero delle vittime di armi da fuoco a New York quest’anno leggermente al di sopra del tragico bilancio dell’anno scorso (1.484 morti contro 1.451) alla data del 16 ottobre. Quattro alti funzionari di polizia puntano il dito contro i manifestanti di Occupy Wall Street, dicendo che le loro proteste costringono la polizia a dirottare le unità speciali anticrimine dalle zone calde, dove ci sarebbe bisogno di loro».
Per credere a una tesi del genere bisogna credere non solo che qualche migliaio di manifestanti non violenti siano capaci di mettere in difficoltà una forza di polizia che può contare su 35mila agenti, ma che tutti gli assassini e gli stupratori dei quartieri periferici stiano dicendo: «Ehi, la polizia è occupata a dare la caccia agli hippy. Scateniamoci!». Per favore.
La prima cosa che mi viene da pensare è che Occupy Wall Street deve aver spaventato parecchio la destra, per spingerla a reagire così. E probabilmente è vero, ma c’è anche da dire che questo è il modo tipico in cui reagisce la destra contro tutti coloro che le si oppongono: accusarli di qualsiasi cosa, non importa quanto implausibili o contraddittorie siano le accuse. I progressisti sono socialisti atei che vogliono imporre la sharia. La lotta di classe è un male, però John Kerry è troppo ricco. E così via.
La chiave di tutta la faccenda, secondo me, è che la destra, in quanto movimento, è diventata un universo chiuso e ripiegato su se stesso, in cui per guadagnare credito non bisogna mostrarsi ragionevoli agli occhi degli elettori indipendenti (anche se qualche raro caso di opinionista di destra che interpreta il suo ruolo in modo professionale c’è), ma bisogna mostrarsi ancora più zelanti e oltranzisti degli altri compagni di strada.
Mi ricorda un po’ le invettive degli stalinisti contro i trotskisti ai vecchi tempi: i trotskisti erano deviazionisti di sinistra e al tempo stesso sabotatori al soldo dei nazisti. Ma i propagandisti non si sentono idioti quando sostengono cose del genere?
Niente affatto: nel loro universo mentale, l’estremismo in difesa di una verità più grande non è un vizio, e non c’è letteralmente limite a quello che si può dire a tale scopo.
Molti illustri commentatori non vogliono accettare il fatto che questo è quello che è diventata la politica americana: si aggrappano all’idea che a destra ci siano anziani statisti gentiluomini pronti a uscire allo scoperto se solo Obama dicesse le parole giuste.
Ma la verità è che da quel lato dello schieramento politico nessuno è disposto o è in grado di fare accordi con il guerrafondaio-antimilitarista-ateo-di-fede-islamica che risiede alla Casa Bianca.
Allacciate le cinture: non sarà per niente piacevole. (Beh, buona giornata).
(Traduzione di Fabio Galimberti)