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Prove tecniche di salvacondotto. Ognuno sta facendo il gioco delle parti in commedia. A tutti farebbe comodo salvare Berlusconi dai processi. Ma siamo poi sicuri che si leva di mezzo?

Processo breve, sì a norma salva premier
“E’ fatta apposta per aiutare Berlusconi” – Via libera della commissione giustizia della Camera all’emendamento del relatore al ddl Maurizio Paniz che riduce i tempi di prescrizione per gli incensurati. Pd, Udc e Fli abbandonano la commissione

Riecco la norma salva-premier. La Commissione giustizia della Camera ha approvato, a maggioranza, la norma taglia-prescrizione per gli incensurati. Durante il voto sugli emendamenti, alla ripresa dei lavori nel pomeriggio, è passato l’emendamento Paniz quattro-bis che premia chi ha la fedina pulita e allunga i tempi della prescrizione per chi è recidivo. La norma non si applica ai procedimenti in cui è già stata pronunciata sentenza di primo grado. Hanno votato contro Pd, Udc, Idv e Fli. Si da Pdl, Lega e Responsabili.

Immediata la reazione dei deputati dell’Udc, di Fli e del Pd che hanno abbandonato i lavori della commissione. “Prendiamo atto – dichiara il capogruppo del Pd Donatella Ferranti – che non c’è più alcuna possibilità di costruire migliorando il testo insieme”. Analogo il commento di Lorenzo Ria (Udc) secondo il quale la maggioranza sta andando avanti da sola senza ascoltare i contributi che arrivano dall’opposizione”. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, invece, resta: “Siamo riusciti a ridurre moltissimo la portata della norma pertanto restiamo e votiamo contro”.

L’emendamento Paniz stabilisce che le misure predisposte non si applichino ai procedimenti nei quali, alla data dell’entrata in vigore della legge, è già stata pronunciata sentenza di primo grado e modifica l’art. 161 del codice penale prevedendo che “salvo che si proceda per i reati di cui all’articolo 51, comma 3 bis e 3 quater del codice di procedura penale (reati più gravi come quelli di mafia o il sequestro di persona a scopo di estorsione, ndr), in nessun caso l’interruzione della prescrizione può comportare l’aumento di più di un sesto del tempo necessario a prescrivere, di un quarto nel caso di cui all’art. 99 primo comma (che riguarda la recidiva), della metà nei casi di cui all’articolo 99 secondo comma, dei due terzi nei casi di cui all’articolo 99 quarto comma e del doppio dei casi di cui all’articolo 102, 103 e 105”.

Duro il capogruppo del Pd in commissione, Donatella Ferranti: “Sono spudorati sembra stiano approfittando della guerra per accelerare tutte le norme che riguardano Berlusconi. La prescrizione breve se sarà approvata in questa forma darà un duro colpo alla lotta alla corruzione”. “Il testo – afferma Pierluigi Mantini dell’Udc – è stato molto modificato e molto migliorato ma contiene il trucco modesto di un favore ad personam sulla prescrizione agli incensurati”. Ma Paniz non ci sta: “In nessun modo si arriverebbe alla fine del processo Mills a fine febbraio dell’anno prossimo. State svilendo il mio lavoro”. (Beh, buona giornata).

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Berlusconi, la riforma della Giustizia e l’amaro medicinale Giuliano.

Il lato oscuro della forza di Berlusconi è tutto, ma proprio tutto nel lato debole e lampante dell’opposizione parlamentare al Governo. Non è una novità, ma sui temi della riforma della Giustizia l’ossatura politica del centro-sinistra diventa cartilagine. Su cui pestano i giannizzeri del centro-destra. Primo fra tutti il capo del servizio d’ordine del Berlusca, Giulianone Ferrara che dai microfoni di RaiUno indora agli italiani la pillola della crisi del belusconismo, tutte le sere, dopo il TgUno di Minzolini. Lui viene dopo il tiggì. Ma lui, anche e soprattutto viene dopo il PCI. Di cui era appunto capo del servizio d’ordine. Non ha cambiato mestiere, solo padrone. Ma, soprattutto, Ferrara non ha cambiato mentalità.

Nelle file del Pci amava l’uso della giustizia contro i movimenti sociali, nati a sinistra del Partito comunista. La generazione che attraverso la storia del nostro paese tra il ’68 e il ’77 conobbe molto bene l’uso politico della giustizia in Italia. Manganellate in piazza, ma anche poliziotti travestiti da “autonomi”, secondo la dottrina Cossiga, eppoi sentenze addomesticate dalla logica della conservazione del potere democristiano e dalla politica di “Unità nazionale” con cui il Pci entrò nell’area di governo alla fine dei Settanta. E poi teoremi giudiziari, e poi carceri speciali, e poi confino di polizia, come ai tempi del Fascismo. A metà degli anni Ottanta, nelle carceri italiane si potevano contare la bellezza di quattromila “prigionieri politici”, come si diceva allora.

Tutta l’attenzione giudiziaria fu concentrata nello sconfiggere con la repressione un vasto movimento giovanile, di cui la sinistra comunista e socialista avevano letteralmente perduto il controllo, politico e sociale. Fu facile il trucco di considerare tutti terroristi: il trucco fu favorito dal Pci, e messo in pratica dalla Magistratura italiana. Che oggi vanta di aver sconfitto il terrorismo, come se i fenomeni sociali si potessero sconfiggere con le sentenze, invece, come di fatto è avvenuto, con la gestione politica dei cambiamenti economici e sociali che trasformarono il Paese. Il crollo del delta dell’inflazione, l’introduzione di norme che favorirono l’occupazione giovanile, furono le vere cause della fine della violenza politica in Italia. Ma col benessere, insorsero i reati dei colletti bianchi, la criminalità politica, il connubio tra il malaffare e la corruzione politica. Di alcune procure si parlò come de “Il porto delle nebbie”. E venne alla luce la P2, di cui autorevoli esponenti di codesta compagine governativa fecero parte, mai essendo perseguiti. Poi venne Tangentopoli.

Fu la Magistratura italiana a spazzare via una intera classe dirigente o essa implose, annegando tra valigette di banconote, che viaggiavano su e giù per la Penisola, per essere poi recapitate ai tesorieri di quei partiti di governo, pronti a restituire, pronto cassa, favori, emendamenti, leggi ad personam? Eccolo, allora il lato oscuro della forza di Berlusconi, che è entrato in politica perché orfano di quei partiti che mediavano tra i suoi appetiti e le leggi dello Stato.

Quello che si capisce dalle concioni televisive del capo del servizio d’ordine degli interessi di Berlusconi è la grande nostalgia di un grande “Porto delle Nebbie” nel quale non attracchino mai i processi che inchioderebbero chi ha imparato a far politica per fare affari, quelli suoi. La nostalgia di un grande accordo politico, sul modello del governo di unità nazionale, o se volete del Caf (il famoso accordo Craxi, Andreotti, Forlani) perché la politica fosse comunque sempre il sifone che miscela e separa le acque bianche da quelle nere.

E’ affascinante questa visione della politica italiana. Vorrebbe essere moderna, ma sa di modernariato della Prima Repubblica. Giuliano Ferrara vorrebbe si dicesse di se stesso che è l’Eugenio Scalfari della centro-destra. Faccia pure.

Quello che è comico è come si contrabbandi una riforma della Giustizia che è invece una ingenua contro-riforma. Ma tant’è. Le vie del Signore sono infinite: uscendo da via delle Botteghe Oscure, in cammino verso via della Conciliazione, il Nostro è stato folgorato da un’intuizione storica. L’Italia non è forse il Paese in cui la Chiesa Cattolica Romana varò la Controriforma senza neanche aspettare che in Italia nascesse la Riforma? Esattamente come fece il Pci dopo il XX Congresso del Pcus: accettò il rapporto di Kruscev senza porsi mai la questione stalinista.

Beh,non si può negare la coerenza di Ferrara. E’ sempre stato l’uomo giusto nel posto giusto. Ieri era fedele alla linea del CC (Comitato Centrale), oggi è molto più sensibile al cc (conto corrente). Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Finanza - Economia - Lavoro Popoli e politiche

Chi fornisce gli aerei militari all’aviazione di Gheddafi?

“Dall’alto caccia militari dell’aviazione libica avrebbero eseguito dei raid contro i manifestanti”. Finmeccanica colpisce ancora. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Popoli e politiche

Qualcosa che nessuno mai dovrebbe dimenticare di dire ogni giorno a se stesso.

http://tv.repubblica.it/dossier/sanremo-2011/luca-e-paolo-leggono-gramsci/62408?video

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Attualità democrazia

Berlusconi, ultimo atto.

L’allarme è stato innalzato: siamo a codice rosso. Non c’è più tempo per le riunioni segrete: alla luce del sole, Ferrara, Sallusti e Brachino varcano il portone di Palazzo Grazioli, l’ufficiale residenza romana di Silvio Berlusconi.

Un vero e proprio gabinetto di guerra mediatica: si pianifica il contrattacco. Il primo assalto arriva con l’artiglieria pesante: Ferrara invade il Tg Uno del direttore-fantoccio Minzolini,
monologa per sei lunghissimi minuti. Vogliono la testa del Re, dice
Ferrara. Viva il Re, sostiene Ferrara. Guai a chi tocca il Re, minaccia Ferrara.

Covava da tempo, si pianificava da mesi, ma ora ci siamo: è scoppiata la guerra totale, senza quartiere per la strenua difesa di Berlusconi e del berlusconismo. E’ una guerra civile, che sarà aspra, senza regole, feroce: contro la magistratura, contro gli editori della carta stampata, contro gli intellettuali, contro le opposizioni parlamentari.

Si cerca lo scontro finale e non c’è tempo di rispettare le regole democratiche. Niente a che
vedere con l’intervista di Ruby alla trasmissione Kalispera sumCanale 5, nella quale la ragazza marocchina ritratta tutto ciò che aveva detto nelle intercettazioni e nelle comunicazioni rese ai pm di Milano. Niente a che vedere neppure con la discesa in campo
delle “ministre” a difesa del Cavaliere: la Gelmini a Porta a Porta, la Carfagna a Matrix e la
Santanché ad Annozero.

Quello che si sta scatenando è, se possibile, molto più in profondità della valanga di videomessaggi auto-assolutori e intimidatori dello stesso premier alle tv.

Qui siamo allo schieramento tattico dell’elite militar-mediatica, l’estrema difesa personale del presidente del Consiglio fa quadrato, minacciosa e armata fino ai denti: la Guardia che non si arrende, che combatte fino all’ultimo uomo. Ferrara arringa e sventola mutande da un teatro milanese; una manifestazione anti-giudici davanti al Tribunale di Milano, ad uso e consumo delle tv; Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi pubblica le foto di Neomi Letizia ad Arcore, per disinnescarne l’uso e dimostrare l’innocenza delle serate bunga-bunga

Ma tutto questo sferragliare di truppe, paradossalmente dimostra debolezza. Berlusconi si
sente accerchiato perché si è auto-accerchiato: sta facendo tutto da solo la sua personale Waterloo. Sta distruggendo tutto come a Stalingrado. Ma sente forte l’alito cattivo della sconfitta. Reagisce come una bestia ferita, e per questo è pericoloso. Ma nonci sono dubbi che le ferite inferte alla sua reputazione di uomo politico, di capo di governo sono ferite
profonde, sono ferite mortali. Non tanto e non solo per i reati ascrittigli, per i quali si rifiuta ostinatamente di rispondere davanti ai giudici. Ma soprattutto perché si rifiuta ciecamente di
cercare una via d’uscita politica.

In questo modo dichiara chiaramente, addirittura ingenuamente di non avere alternative.
La guerra, anche quella mediatica è la continuazione della politica, con altri mezzi. Berlusconi
i mezzi ce li ha. E’ la politica che gli manca. E’ questo, in ultima analisi il problema dei problemi,
che né Ferrara, né Sallusti o Branchino potranno risolvere.

Non ci sono alternative: sarà una guerra mediatica all’insegna della disperazione di perdere
tutto. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

“Quel vecchio dal sedere floscio che ci faceva eleggere a cariche pubbliche per farci pagare dai contribuenti”.

Il sultanato e i suoi danni, di GIORGIO BOCCA-repubblica.it

Che cosa è stato per l’Italia il periodo che va sotto il nome di berlusconismo? Certamente un periodo di perdita della pubblica educazione, della correttezza dei rapporti civili. Di una delle sue allieve predilette, la signora Minetti, Berlusconi ha detto: “Una donna intelligente, laureata, che è diventata per suoi meriti consigliere regionale”.

Ma nelle intercettazioni di questa signora viene fuori un altro personaggio, una donna di una volgarità è di un’avidità notevoli, che di Berlusconi dice: “Quel vecchio dal sedere floscio che ci faceva eleggere a cariche pubbliche per farci pagare dai contribuenti”. Nessuna vivandiera di lanzichenecchi sarebbe stata più feroce.
Il berlusconismo è anche una riduzione della lotta politica a livello infimo, in questa politica il ministro degli Esteri della Repubblica italiana, invece di occuparsi delle bufere sociali in corso in Egitto o in Tunisia, legge alla Camera una comunicazione di un ministro di Santa Lucia, repubblica delle banane caraibica, la rivelazione storica che Gianfranco Fini, co-fondatore del partito di governo, ha un cognato di nome Tulliani che è proprietario di una casa Montecarlo. In altre parole il ministro degli Esteri di una grande nazione europea si presta a diffamare il presidente della Camera diventato nemico politico del sultano.

Il berlusconismo è un periodo nero della storia politica e civile italiana anche per altri aspetti, a cominciare dai rapporti fra il presidente del Consiglio e l’informazione,
fra il signore di Arcore e la libertà di stampa. Criticato da giornalisti e da politologi il premier si comporta come un sultano vendicativo e minaccioso, viola tutte le regole della pubblica informazione, irrompe nelle trasmissioni televisive e radiofoniche per insultare i suoi critici usando parole da trivio come “la sua trasmissione è un postribolo” e “infami menzogne”. Offrendosi alla giusta reazione degli accusati di cui dice: “di lei mi vergogno”, “la sua trasmissione è infame”. Un’impressionante riedizione del Nerone di Petrolini, del despota feroce e ridicolo che abusa del suo potere e si fa applaudire dalle sue vittime.

Con il Cavaliere di Arcore ecco il danno maggiore: la giovane e fragile democrazia italiana si riduce a un pettegolezzo volgare, a un gossip che tutto occupa e soffoca, che rischia di mascherare tutti i problemi del governo, tutti i doveri di educazione e di stile, il paese intero, sotto una nube ronzante di menzogne e abuso di potere. Perché comunque si consideri l’uomo di Arcore, egli è la gente che frequenta, che ama, che protegge, che innalza o abbassa a suo piacere, questa corte maleducata e supponente che grazie a lui vive di bassi servizi. Tutti, anche i migliori, che ritengono normale avere dalla res publica non solo un lauto stipendio ma anche le amanti.

Il berlusconismo come un tempo di corruzione e di servitù, esentato dalla ferocia solo dal controllo internazionale e dall’indole del sultano che vuole non solo l’obbedienza ma anche la gratitudine del popolo. E il disagio, la stanchezza di vivere in un paese senza morale, senza regole del gioco rispettate da tutti, senza disciplina, ci fa rimpiangere quelle società che ti mettono alla prova di educazione e di ragione, non quelle dove tutto è permesso a patto che tutto decada verso il peggio. Purtroppo per molti italiani il laisser faire è preferibile ai doveri. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Le mutande di Ferrara e quello che si è messo in testa Berlusconi.

l falso teorema del golpe morale, di GIUSEPPE D’AVANZO-la Repubblica

Il presidente del Consiglio, settantacinque anni, si tiene accanto in villa – a pagamento – una prostituta minorenne per un paio di mesi, nel 2010. Questo è il fatto, assai ostinato nonostante la nebbia e le censure. Nasce una domanda processuale (Berlusconi ha commesso un reato?) e sortisce qualche effetto politico. Lasciamo in un canto la questione giudiziaria, per il momento.

Elenchiamo qualcuno degli esiti politici sotto forma di domanda.| Quell’uomo, già sorpreso in altri anni in compagnia di minorenni, ha il pieno controllo della sua vita?

Le sue condotte lo hanno reso vulnerabile ai ricatti o minacce della sua ospite, delle sue ospiti?

Quanto la vita caotica di quell’uomo danneggia il Paese che governa?

A quel discredito, domestico e internazionale, può egli stesso porre rimedio?
I suoi comportamenti possono essere, una buona volta, appropriati ai doveri pubblici che liberamente ha voluto assumere?

Come si vede, ognuno di questi interrogativi è concreto, factual perché rinvia all’interesse nazionale e al nostro destino collettivo. Per questa ragione pretende un’assunzione pubblica di responsabilità e reclama con urgenza un giudizio politico, prima che morale e giudiziario.

Se fossimo in un Paese dove il discorso pubblico si nutre di buonafede, disinteresse, civismo, si ritroverebbero (e si affronterebbero) nel perimetro di quelle domande le ragioni della crisi istituzionale che minaccia di precipitare il Paese in
una guerra civile o in un ineluttabile
declino.

Purtroppo il discorso pubblico nazionale è alimentato soltanto dalla manipolazione, dal falso indiscutibile organizzato a tavolino, da uno spettacolo che conserva la comunità nell’incoscienza dissolvendone ogni senso critico. “Confondere e non convincere” è la regola. Non è altra l’intenzione della manovra chiamata “in mutande ma vivi” lanciata da Giuliano Ferrara, oggi unico canovaccio politico-informativo a disposizione del premier. È il tentativo manifesto di accantonare la questione politica per trasformarla in questione morale. Il trucco offre l’opportunità di mettere su un’artefatta baruffa contro l'”ipocrisia moralistica” che liquida ogni responsabilità e rifiuta ogni giudizio.

Lontano dalle sue responsabilità e protetto da ogni giudizio, il Re Nudo può salvarsi ancora una volta. E il Paese? Che si fotta, il Paese!

Viene in mente Molière, Tartuffe ou l’Imposteur. Il sermone di Giuliano Ferrara contro la “Repubblica delle virtù (il grand guignol va in scena oggi in un teatro di Milano) e dovrebbe, vuole essere – mutande a parte – terribilmente serio ma vi spira soltanto un’aria burlesca tanto lo spettacolo è un’impostura. Se si sfiora la questione da un’angolazione qualsiasi, o se ne vaglia un qualunque argomento o ragione, la ciarlataneria affiora ovunque, con qualche sprazzo comico. Induce al riso Berlusconi disegnato da Andrea Fortina con le fattezze di Giustiniano. È farsesco leggere, nell’intervista pubblicata dal “Foglio”, Berlusconi che parla come Ferrara, che è Ferrara, pasticheur in pose da cardinal Mazarino, e mai Berlusconi, animale da preda con un Io ipertrofico. È buffonesca l’autorappresentazione di Berlusconi, degradato a ventriloquo di Ferrara (ma fino a quando?), come campione di “un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata”.

In Italia la memoria ha strepitose paralisi e tuttavia sentire quelle parole e formule – libertà, tolleranza, coscienza pubblica, coscienza privata – arrotarsi tra i denti da lupo del capo del governo fa venire il freddo alle ossa. Quale tolleranza, se ancora oggi ricordiamo gli ordini ai prefetti di prendere le impronte ai bambini nei campi Rom o di ricacciare in mare donne incinte, neonati e migranti in cerca di asilo politico. Quale libertà se nelle biblioteche del Nordest ha libero corso una lista di proscrizione dei libri non graditi e quindi vietati.

Dov’erano i liberali che oggi in pose servili difendono il diritto delle donne a prostituirsi quando il governo chiedeva per i clienti delle prostitute la galera. Dove s’erano appisolati questi quaresimalisti, quando ministri proponevano la tortura per scacciare il fantasma del terrorismo o uomini di governo sollecitavano l’omofobia o la discriminazione per una pelle diversa, una diversa fede, un altro luogo di nascita, fosse anche dentro i confini nazionali, ma troppo a sud. Come quelle bocche possano dire “libertà, tolleranza” quando hanno in animo di decidere per legge dello Stato delle nostra vita e della nostra morte, delle nostre cure mediche e di quanto dolore possiamo sopportare. E, a proposito di vita, di quale dionisiaca vita parlano gli “immutandati” – nicciani d’occasione – se ad ogni piè sospinto, ci ricordano che la vita non è il bene più alto per i mortali perché c’è sempre qualcosa di diverso in gioco nella vita, oltre la procreazione, oltre il sostentamento dell’organismo vivente, magari la salvezza dell’anima in questa vita o nell’aldilà.

Sotto l’aspetto sintattico, direbbe Franco Cordero, la prosa degli “immutandati” “è pastone o brodaglia”. Nel lessico della Crusca, “pappolata”; in piemontese, “supa””. È una schifezza indigeribile che ha il solo pregio di mostrarci in trasparenza come il consenso che chiede Berlusconi sia soltanto obbedienza.

I bambini obbediscono, gli adulti acconsentono, ma a che cosa dovrebbero acconsentire gli adulti “in mutande ma vivi”? Berlusconi non propone loro un’idea, un programma, neppure un sogno.

Offre soltanto se stesso, la sua inadeguatezza, la propria sopravvivenza, la sua impunità. Ci si può sentire davvero “vivi” nell’obbedienza a un capo privo di un pensiero diverso dal suo personale tornaconto? (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Tutti gli appuntamenti del 13 febbraio.

Saranno più di 100 le piazze che vedranno le donne rivendicare la propria dignità, la propria forza, il proprio orgoglio, il proprio disappunto verso le note vicende di cui si è reso protagonista il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
L’organizzazione è in continuo fermento.

La mobilitazione delle donne (aperta comunque anche agli “uomini amici delle donne”) interesserà decine di città italiane e sconfinerà nel resto d’Europa e persino oltre oceano.

Ecco l’elenco, ancora provvisorio, di tutte le città così come pubblicato sul sito ufficiale della manifestazione.

ACQUI TERMI (AL) – 13 febbraio, ore 16.00, Corso Italia Piazzetta ex Procura, per info: acquisnonoraquando@libero.it

ADRIA (Rovigo) – 13 febbraio, ore 17.00, Ridotto del Teatro Comunale (Piazza Cavour)

AGRIGENTO – 12 febbraio, ore 17.00, Piazzale Aldo Moro davanti alla Prefettura

ALBA (CN) – 13 febbraio, ore 15.30, piazza Savona

ALESSANDRIA – 13 febbraio, ore 16.30, Piazzetta della Lega

ALGHERO – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza Sulis/Piazza Civica, incontro organizzativo giovedì 10sala parrocchiale della chiesa del Santissimo Nome alle ore 19,30, info: senonoraquandoalguer@gmail.com

ALTAMURA (BA) – l’Associazione AltRamura ha organizzato un FLASH MOB per il 13 febbraio, ore 12.30 in piazza Duomo. Per info e adesioni: altramura@gmail.com e pagina Facebook http://www.facebook.com/event.php?eid=185262418160794#!/event.php?eid=185262418160794

AMSTERDAM – 13 febbraio, ore 14,30, Sint Jansstraat 37, proiezione de “il corpo delle donne”

ANCONA – 13 febbraio, ore 16.00 Piazza della Repubblica manifestazione

ANDRIA (BT) – 13 febbraio, ore 18.30 Viale Crispi, mobilitazione per la manifestazione nazionale SE NON ORA QUANDO…Tutte/i coloro che parteciperanno portino con sè un fiore da offrire alla dignità di questo Paese calpestata più e più volte…

AOSTA – 12 febbraio, ore 15,00-18.00, piazza Chanoux, info: senonoraquandovda@gmail.com

ARCORE – 13 febbraio, ore 16.00, Largo Vela (Villa Borromeo)

AREZZO – 13 febbraio, ore 16.30 ritrovo in Piazza Guido Monaco, ore 17.00 partenza del corteo e arrivo in Piazza San Francesco. Info: arezzo.senonoraquando@gmail.com

ASCOLI PICENO – 13 febbraio, ore 11.00, raduno in Piazza Arringo

ASSISI – 13 febbraio, ore 16.20, Flashmob in piazza del Comune

ATENE – 13 febbraio, ore 12.00, Piazza Sintagma

ATRIPALDA (AV) – ore 10.30-12.30, Piazza principale del paese

AUGUSTA (SR)- 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Duomo

AVETRANA – 13 febbraio, ore 14.00, sit.in piazza V.Veneto (organizza associazione Grande Salento)

AVEZZANO (AQ) – 13 febbraio, ore 09.00, Piazza Risorgimento

BARCELLONA – 13 febbraio, ore 12.00, Plaça Sant Jaume, manifestazione promossa dal gruppo dello Sbarco, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=187553247941743&notif_t=event_wall#wall_posts

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) – 13 febbraio, ore 18:00, partenza in contemporanea di 4 cortei da 4 luoghi diversi della città (Tribunale, San Giovanni, Stazione Vecchia, Duomo di S.Assunta) per confluire a Piazza San Sebastiano, info: www.facebook.com/#!/event.php?eid=149222521800486

BARI – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Prefettura, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=198444400165874

BASSANO DEL GRAPPA – 13 febbraio, ore 10.30 – 12,30, Piazza Libertà info: http://sites.google.com/site/bassanosenonoraquando/

BELLUNO – 13 febbraio, ore 11.00 Piazza dei Martiri

BENEVENTO – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza Federico Torre (Largo Chiesa San Bartolomeo)

BERGAMO – 13 febbraio, ore 10.00 -12.00, Via XX Settembre (Colonne di Prato)

BERLINO – 11 febbraio, ore 18.00-21.00, Postdamer Platz, info: http://www.facebook.com/?ref=home#!/event.php?eid=192031160824713

BIELLA – 13 febbraio, ore 14.30, davanti ai giardini Zumaglini

BISCEGLIE (BT) – 13 febbraio, ore 10.oo, piazza Vittorio Emanuele

BOLOGNA – 13 febbraio, ore 14,30, P.zza XX settembre, nei pressi della stazione ferroviaria

BOLZANO/BOZEN – 13 febbraio, dalle ore 14.30 alle ore 17.00, Ponte Talvera – Lato Theiner – Incrocio Via Museo-Via Rosmini. Organizza l’Associazione/Verein ProPolis – Pillole di Democrazia

BOSTON – 13 febbraio, ore 10.30, Copley Square, info: http://www.facebook.com/pages/Se-Non-Ora-Quando-Boston/162734057111631

BRESCIA – 12 febbraio ore 15.00-18.00, Corso Zanardelli (cinema Crocera) presidio. 13 febbraio, ore 15.00-18.00, Largo Formentone/ Piazza Rovetta

BRINDISI – 13 febbraio, ore 10.00-13.00, corteo Piazza Crispi/Piazza Vittoria, info: http://www.facebook.com/#!/pages/Se-non-ora-quando-Comitato-spontaneo-della-provincia-di-Brindisi/123246811082588

BRUXELLES – 13 febbraio, ore 12.00, Place de la Bourse, per info http://www.facebook.com/#!/event.php?eid=153673901353375

CAGLIARI – 13 febbraio, ore 11.00, piazza Amendola – sit in con letture in piazza, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=139273696137148

CALATABIANO (CT) – 13 febbraio, ore 11.00, piazza Vittorio Emanuele

CALTAGIRONE (CT) – 13 febbraio, ore 10.30, in Piazza Municipio

CAMPOBASSO – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Municipio,

CARBONIA – 13 febbraio, ore 10:30 piazza Roma

CAROSINO (TA) – 13 febbraio, ore 19.30, Piazza Vittorio Emanuele III

CASERTA – ore 10.30 a Piazza Dante

CASTELFRANCO VENETO (TV) – 13 febbraio,ore 10.30, Piazza Giorgione

CASTELLAMMARE DI STABIA (NA) – 13 febbraio, ore 10.30, Villa Comunale (presso Cassa Armonica)

CATANIA – 13 febbraio, ore 10.30, via Etnea davanti alla Villa Comunale Bellini

CATANZARO – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza della prefettura. Prima del sit-in pomeridiano: alle 10,30, presso la sede dell’Associazione Il Campo-via Iannoni n.43 – per condividere le ragioni della giornata di mobilitazione

CAVA DE’ TIRRENI – 13 febbraio, ore 18.30, Piazza Lentini

CERIGNOLA(FG) -13 febbraio, ore 11, Piazza della Repubblica

CESENA (FC)- 13 febbraio, ore 16.00, Piazza San Giovanni XXIII (Duomo)

CHIAVENNA – 13 febbraio, ore 16.30, Piazza Pestalozzi

CHIETI – 13 febbraio, 0re 10.30, Piazza G. B. Vico

CHIOGGIA (VE) – 13 febbraio, ore 16.00-18.00, Corso del Popolo (Sant’Andrea), info: http://www.facebook.com/event.php?eid=166852810029238

CINISELLO BALSAMO (MI)- 13 febbraio, ore 10, piazza Gramsci

CITTA’ DI CASTELLO (PG) – 13 febbraio, ore 16.00, Piazza Gabriotti (Piazza di sotto)

COMO – 13 febbraio, ore 10.30-12.30, Via Magistri Cumacini (accanto al Duomo)

CORMONS (Gorizia) – 13 febbraio, ore 9.30-12.30, Piazza Libertà

COSENZA – 13 febbraio, ore 10.00, Corteo da Piazza Fera a piazza XI settembre

CREMA – 13 febbraio, ore 15.30, piazza Duomo

CREMONA – 13 febbraio, ore 15.00-18.00, giardini pubblici di Piazza Roma, info: donnepunto@gmail.com

CUNEO – 13 febbraio, ore 15,00, piazza Europa

DONORATICO (Comune di Castagneto Carducci- LI) – 13 febbraio, Piazza della Stazione

EBOLI (SA) – 13 febbraio, piazza della Repubblica

EMPOLI – 13 febbraio, ore 16.30, piazza della Vittoria. Per info: http://www.facebook.com/pages/Se-non-ora-quando-Empoli/171495832886879

FANO – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza XX Settembre Gazebo, ore 12.30, Via da Serravalle 16

FARA IN SABINA (RT) – 13 febbraio, ore 15.00, piazza della Libertà a Passo Corese

FERMO – 13 febbraio, ore 15.oo, piazza del Popolo

FERRARA – 13 febbraio, ore 15.30, “Donne insieme” piazza Savonarola con letture, musica, performance

FIORENZUOLA D’ARDA (PC) – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza San Francesco, atrio del Teatro Verdi

FIRENZE – 13 febbraio, ore 14.00, piazza dei Giudici (corteo che proseguirà fino a piazza della Repubblica), info: http://www.facebook.com/profile.php?id=1196886795#!/event.php?eid=182821248424901

FOGGIA – 13 febbraio, ore 17.00, piazza Cesare Battisti

FOLLINA (TV) – 13 febbraio, ore 1o.oo, piazza del Municipio per info: follina13febbraio@gmail.com

FORIO (ISOLA D’ISCHIA) – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Matteotti,

FOSSANO (CN) – 13 febbraio, ore 10.30, piazza manfredi

FORLI’ – 13 febbraio, ore 14,30, Piazza Saffi

GAVOI (NUORO) – 13febbraio, ore 10.00, Giardini comunali poi alle 13.00 corteo verso Piazza Serra

GENOVA – 13 febbraio, ore 15, da Piazza Caricamento a Piazza De Ferrari – con strumenti musicali, fischietti e tutto quanto possa fare rumore – indossare una sciarpa bianca

GIARDINI DI NAXOS (ME) – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza san Pancrazio

GIOIA DEL COLLE (BA) – 13 febbraio, ore 12.00, Piazza Plebiscito, per info: senonoraquando@virgilio.it

GROSSETO – 13 febbraio, ore 15.45, Piazza Rosselli/Piazza Dante

GUARDIAGRELE – 13 febbraio, ore 11.00 raduno Piazza Garibaldi

IGLESIAS – 13 febbraio, ore 15.30 Piazza Sella

IMOLA – 13 febbraio, ore 10.00 Piazza Matteotti, per info: comitato13febbraioimola@gmail.com

IMPERIA – 13 febbraio, ore 11 in P.zza De Amicis (Porto d’Oneglia)

ISERNIA – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza della stazione

LANCIANO (CH) – 13 febbraio, ore 18.00 Viale delle Rose

LAVELLO (PZ) – 13 febbraio, ore 18:30 Via Roma davanti alla Banca di Credito Cooperativo per info: www.labuonacreanza.com

LA SPEZIA – 13 febbraio, ore 15:30 Piazza del Bastione

LECCE – 13 febbraio, ore 18:00 in Piazza Sant’Oronzo, per info senonoraquandolecce@gmail.com

LECCO – 13 febbraio, ore 14.30, piazza Cermenati. Per contribuire all’organizzazione scrivere a: 13febbraiolecco@gmail.com

LICATA (AG) – 13 febbraio, ore 18.00, Piazza Elena

LIONE – 13 febbraio, ore 16.00, Place Bellecour 69002, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=189157334441937

LIVORNO – 13 febbraio, ore 10.00, Gazebo Terrazza Mascagni

LONDRA – 13 febbraio, ore 14.00, Downing Street (corteo fino all’Ambasciata Italiana), info: http://www.facebook.com/event.php?eid=197100533648801

LUCCA – 13 febbraio, ore 15.30, corteo da Piazza S. Maria a Piazza Napoleone, per info: luccacittadelledonne@yahoo.it

LUSSEMBURGO – 13 febbraio, ore 15.00, Place d’Armes

MACERATA – Iniziativa di mobilitazione delle donne di Macerata e provincia, 13 febbraio, ore 15.30, piazza Vittorio Veneto (nota come P.zza San Giovanni)”SE NON ORA QUANDO?” per info: mobilitazione.donne. macerata@gmail.com

MADRID – 13 febbraio, ore 17.00-18.00, Plaza Puerta del Sol, info: http://www.facebook.com/#!/event.php?eid=142751459118915

MAGLIE (LE) – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Aldo Moro

MANTOVA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Mantegna

MARINA DI MASSA (MS)- 13 febbraio, ore 14.00, Pontile di Marina di Massa, info: http://www.facebook.com/profile.php?id=1182197848#!/event.php?eid=125890494147618

MARSCIANO (PG) – 12 FEBBARIO, ore 17.00 CENTRO COMMERCIALE LE FORNACI Flash Mob

MASSA – 13 febbraio, ore 10.00, P.zza Aranci (davanti a Palazzo Ducale) Presidio

MASSAFRA – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Vittorio Emanuele

MASSA MARITTIMA (GR) – 13 febbraio, 10.00-13.00, Piazza Garibaldi

MERANO/ MERAN (BZ) – 13 febbraio, ore 9.00-13.00, Piazza del Grano

MESSINA – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Cairoli

MILANO – 13 febbraio, ore 14.30 Piazza Castello. Per chi desidera contribuire all’organizzazione contattare dinuovo.milano@gmail.com oppure milano13febbraio@gmail.com

MILAZZO – 13 febbraio, ore 16.00, Via G. Medici, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=107817702629360

MODENA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Matteotti

MODICA (RG) – 13 febbraio, ore 11.00 – 13.00, Piazza Matteotti

MOGLIANO VENETO (TV) – 13 febbraio, dalle 10.00 alle 12.00 ci saremo anche noi. Leggeremo, in tanti, gli interventi di tutte le donne e tutti gli uomini che troveremo pubblicati su stampa e web in relazione alla situazione che stiamo vivendo rispetto alla realtà femminile

MOLFETTA – 13 febbraio, ore 18.00, Piazza Aldo Moro (stazione), info: http://www.facebook.com/pages/Molfetta-per-la-dignita-delle-Donne/165941720119705?v=wall&filter=1

MONDOVI’ (CN) – 13 febbraio, ore 15.00 Piazza Martiri della libertà (di fronte a Municipio)

MONFALCONE – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza della Repubblica

MONTEBELLUNA – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Sedese (Piazza Marconi)

MORBEGNO – 13 febbraio, ore 14.30, Piazza Mattei

MORCIANO DI ROMAGNA (RN) – 13 febbraio, ore 14.30, Piazza del Popolo

NAPOLI – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Matteotti/Piazza Dante

NOLA – 12 febbraio, ore 17.30, Piazza Duomo

NOVARA – 13 febbraio, ore 15.00 piazza delle Erbe

NOTO (SR)- 13 febbraio, ore 11.00, Piazza XVI Maggio

NUORO – 13 febbraio, ore 15.30, Giardini di Piazza Vittorio Emanuele

OLBIA – 13 febbraio, ore 16.00, Piazza Mercato

ORBETELLO (GR) – 13 febbraio, ore 16.30, corteo e musica in piazza

ORISTANO – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Eleonora

ORVIETO – orario e luogo da stabilire

OZIERI (SS) – 13 febbraio, 10.30, Piazza Carlo Alberto

PAGANI (SA) – 13 febbraio ore 11.00 flash-mob all’ingresso della Villa Comunale (Corso Padovano) e sottoscrizione appello “Se non ora, quando”. Ore 18.30 incontro alla libreria Otium con Mara Fortuna.

PADOVA – 13 febbraio, ore 14.00 due cortei in contemporanea che partiranno dallla Stazione FFSS e in Prato della Valle, angolo Via Umberto I°, ore 15,00, Piazza dei Signori

PALERMO – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Croci, corteo fino a Piazza Verdi, dalle 11.00 davanti al Teatro Massimo free-session di donne.

PARMA – 13 febbraio, ore 10.00, Piazza Garibaldi

PASSO CORESE / FARA IN SABINA (RI) – 13 febbraio, ore 15.00, P.zza della Libertà

PAVIA – 13 febbraio, ore 15.00, presidio in Piazza della Vittoria

PERUGIA – 13 febbraio, ore 16.30, flash mob in piazza della Repubblica

PERUGIA – 12 febbraio, ore 17.00, Piazza della Repubblica

PESCARA . 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Sacro Cuore

PESARO – 13 febbraio, ore 11.00, piazza del Popolo

PIACENZA – 12 febbraio, ore 16.00 volantinaggio in centro per pubblicizzare la mobilitazione

PIEDIMONTE MATESE (CE) – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Carmine Gazebo, ore 18.00, Biblioteca Comunale Dibattito

PIEVE DI CADORE (BL) – 13 febbraio, ore 11.15, Piazza Tiziano

PIOMBINO (LI) – 13 febbraio, ore 16.00, Piazza Cappelletti

PISA – 13 febbraio, ore 14,30, piazza S.Antonio, corteo per Corso Italia, Ponte di mezzo, Lungarno Pacinotti, Via S. Maria, Piazza dei Miracoli

PISOGNE – 13 febbraio, ore 14.30-18.00, Piazza San Costanzo

PISTOIA – 13 febbraio, ore 15,30, Piazza Gavinana

PORDENONE – 12 febbraio, ore 10.00, mercato piazza XX Settembre

POTENZA – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Mario Pagano

PRAGA – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Staroměstské náměstí, info: http://www.facebook.com/group.php?gid=46621576683

PRATO – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza del Comune, info: http://www.facebook.com/home.php#!/event.php?eid=189091984454284

RAGUSA – 13 febbraio, ore 16.00, Via Mario Rapisardi 124 (Prefettura)

RAVENNA – 13 febbraio, ore 15.00, presidio a Piazza del Popolo

REGGIO CALABRIA – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza Biagio Camagna

REGGIO EMILIA – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Martiri del 7 luglio

RIETI – 13 febbraio, ore 16.00, Piazza Vittorio Emanuele II. Per info: 0746-270203

RIGNANO FLAMINIO (RM) – 13 febbraio, ore 14.00, piazza del popolo

RIMINI – 13 febbraio, ore 14.30, piazza Cavour domenica

RIPOSTO (CT) – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza San Pietro

ROCCELLA JONICA – 13 febbraio, ore 10.30, piazza San Vittorio/Convento dei Minimi – alle ore 19.00 spettacolo Libere, atto unico di Cristina Comencini, con Anna Carabetta e Maria Marino, regia Dora Ricca presso l’ex Convento Dei Minimi

ROMA – 13 febbraio, ore 14.00 a Piazza del Popolo. Per chi vuole partecipare al flash mob l’appuntamento è sempre alle ore 14.00 alla terrazza del Pincio.

ROVERETO – 13 febbraio, ore 17.00, Piazza della Posta

TERRITORIO DEL RUBICONE (ADERISCONO SAVIGNANO SUL RUBICONE, GATTEO, SAN MAURO PASCOLI, GAMBETTOLA, SOGLIANO AL RUBICONE, LONGIANO, BORGHI, RONCOFREDDO): 13 febbraio, ore 15.00, Piazza Borghesi a Savignano sul Rubicone (FC)

SALERNO – 13 febbraio, ore 10.30 – 13.00, Piazza Ferrovia/Piazza Cavour

SALSOMAGGIORE TERME (PR) – 13 febbraio, ore 16.00, Largo Roma

SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) – ore 10.30, viale De Gasperi (Statua della Sibilla)/Viale Secondo Moretti

SAN MINIATO (PI) – 13 febbraio, ore 10.00, sit in manifestazione nella piazza del Bastione

SASSARI – 13 febbraio, ore 11.00, Piazza Italia

SAVONA – 13 febbraio, ore 11.oo, Piazza Sisto IV per info: http://www.facebook.com/home.php#!/event.php?eid=188423581179113

SCIACCA (AG) – 13 febbraio, ore 18, Piazza Scandaliato

SCICLI (RG) – martedì 8, alle ore 19.00 a si terrà presso la sede della FED (luogo scelto per motivi logistici e non politici) di via celestre n. 8 una riuonione per organizzare la manifestazione del 13. Tutte le ragusane e i ragusani sono invitati a partecipare

SENIGALLIA (AN) – 13 febbraio, ore 16.00-18.00, Piazza Roma

SIENA – 13 febbraio, ore 15.30, Piazza Salimbeni

SIRACUSA – 13 febbraio, ore 10.00, Largo XXV Luglio Teatro di Apollo, info: comitato100donnesr@gmail.com

SONDRIO – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Garibaldi.

SPILAMBERTO – 13 febbraio, ore 10.00, Corso Umberto

STRASBURGO – 13 febbraio, ore 15.00, luogo in via di definizione, info: http://www.facebook.com/?ref=logo#!/pages/Se-non-ora-quando-Strasburgo/187483787939903

TARANTO – 13 febbraio, ore 18.00, Piazza della Vittoria. Mercoledì 9 è in programma un incontro presso la locale sede dell’auser per stabilire le modalità

TERMOLI – 13 febbraio, ore 11.00-13.00, Piazza Monumento

TERNI – 13 febbraio, ore 16, appuntamento davanti a Palazzo Spada piazza Ridolfi, poi corteo fino a corso Tacito, info: morena.fiorani@tin.it

TIVOLI (RM) – 13 febbraio, ore 16.00, Piazza Garibaldi (davanti alle Scuderie Estensi), info: ampensa@libero.it

TOLMEZZO (UD) – 13 febbraio, ore 15.00, Piazza XX Settembre volantinaggio

TOKYO – 13 febbraio, ore 14.00 (ora locale) Istituto Italiano di Cultura,

http://www.facebook.com/event.php?eid=188717687815768

TORINO – 13 febbraio, ore 14.30, Piazza san Carlo/Piazza Vittorio

TORRE ANNUNZIATA (NA), 12 febbraio, ore 10.00-13.00, Corso Umberto (Banco di Napoli)

TORRE PELLICE (TO) – 13 febbraio, dalle 10.00 alle 12.00 alla Sala Consiliare del Comune momento di riflessione e testimonianza delle donne prima di recarsi a Torino per la manifestazione

TRAPANI – 13 febbraio, 0re 18.00, Piazzetta Saturno

TRENTO – 13 febbraio, ore 16.30, Corso 3 Novembre (davanti al commissariato di Governo)/Piazza Cesare Battisti, per info: senonoraquandotrento@gmail.com

TREVISO – 13 febbraio, ore 10.00, Piazzetta Aldo Moro/Piazza dei Signori

TRICASE (LE) – 13 febbraio, ore 17.00, Piazzetta dell’Abate

TRIESTE – 13 febbraio, ore 11, Piazza Unità d’Italia, davanti alla Prefettura

TRINITAPOLI (BAT)- 13 febbraio, ore 17.00-20.00, Teatro dell’Assunta

UDINE – 13 febbraio, ore 14.00, Piazza Matteotti, info: http://www.facebook.com/event.php?eid=196925826990625#!/event.php?eid=196925826990625

URBINO – 13 febbraio, ore 16.00-19.00, Piazza della Repubblica

VARESE – 13 febbraio, ore 10.30, Piazza Monte Grappa, http://www.facebook.com/event.php?eid=198901246791586, per info: manifestazione13febbraiovarese@gmail.com

VENEZIA – 13 febbraio, ore 10.30-ore 12.30 Campo San Barnaba (vicino a Campo Santa Margherita) : letture, interventi teatrali, musica : per informazioni e adesioni http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/42845)

VERBANIA – 13 febbraio, ore 10.00-13.00, Piazza Ranzoni

VERCELLI – 13 febbraio, ore 15.30, Piazza Cavour, “Stendiamo i nostri pensieri”

VERONA – 13 febbraio, ore 14.00, Piazza Isolo. Per info: senonoraquandodonneverona@gmail.com

VIAREGGIO (LU) – 13 febbraio, ore 14.30-19.00, Piazza Margherita

VIBO VALENTIA – 13 febbraio, ore 16.00-20.00, interno del Vibo Center

VICENZA – 13 febbraio, ore 14, piazzale De Gasperi – corteo fino a piazza Matteotti (ore 15)

VILLARICCA (NA), 13 febbraio ore 10.00-14.00, Corso Italia (Villa Comunale)

VITERBO – 13 febbraio, ore 15.00 piazza degli Almadiani

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democrazia Popoli e politiche

“Silvio Berlusconi mostra di non comprendere la differenza che intercorre tra il tornaconto personale e il dovere nei confronti del pubblico. Egli abusa la sua carica politica per i suoi fini e sfida chiunque a fermarlo: è da tempo passato il momento in cui questa farsa avvilente e distruttiva arrivi a una fine”.

di ENRICO FRANCESCHINI-la Repubblica

Times: “Abuso di potere, deve finire” Sondaggio Wsj: l’80% per le dimissioni

“Il processo che promette di imbarazzare perfino il primo ministro italiano”. Cioè un uomo che fino ad ora non è sembrato in imbarazzo davanti a nessuna delle accuse e delle critiche che gli sono state mosse, dalla corruzione al conflitto di interessi, dall’inefficienza del suo governo ai festini con escort, minorenni e vallette. Così l’Economist racconta l’ultimo capitolo nella storia di Silvio Berlusconi, lasciando intendere che potrebbe diventare l’ultimo per davvero: ossia un problema insuperabile per la sua sopravvivenza politica. E l’impressione che la richiesta dei magistrati milanesi di rinviare a giudizio il leader del Pdl sia la goccia che fa traboccare il vaso è condivisa oggi dalla maggioranza dei media internazionali.

I maggiori giornali stranieri, così come le più importanti reti televisive, dalla Bbc a Sky alla Cnn, dedicano lunghi servizi agli sviluppi della vicenda.

Il Wall Street Journal, maggior quotidiano finanziario americano, ha una pagina sulla richiesta di processare Berlusconi: un lungo articolo nota che, se il premier sarà incriminato, si tratterà del quarto procedimento giudiziario in cui si ritroverebbe imputato nei prossimi mesi, e aggiunge che il processo per concussione e induzione di un minore alla prostituzione può in ogni caso “destabilizzare” la sua fragile maggioranza di governo. Il Wall Street Journal pubblica sul proprio sito anche un sondaggio: l’80,3 per cento dei rispondenti dicono che Berlusconi dovrebbe dimettersi, il 19,7 per cento dicono che deve restare al suo posto.

“Silvio Berlusconi mostra di non comprendere la differenza che intercorre tra il tornaconto personale e il dovere nei confronti del pubblico. Egli abusa la sua carica politica per i suoi fini e sfida chiunque a fermarlo: è da tempo passato il momento in cui questa farsa avvilente e distruttiva arrivi a una fine”. E’ la conclusione di un durissimo editoriale del Times di Londra – titolo: ‘Abuso di potere’ – dedicato alle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio italiano. “La volgarità – prosegue il quotidiano conservatore – è sempre stata una componente distintiva della sua avventura politica, ma un procedimento penale è un’aggiunta che oltrepassa l’ordinario squallore. Dovrebbe essere superfluo affermarlo, ma Berlusconi è distante dalla consapevolezza quanto lo è dal decoro, quindi ribadiremo l’ovvio: la sua condotta è incompatibile alla carica istituzionale che ricopre quindi dovrebbe dimettersi immediatamente”. Per il Times, poi, l’incompatibilità di Berlusconi non deriva solo da questioni di affari interni, per i quali “gli amici dell’Italia dovrebbero restare in silenzio”. “Berlusconi, oltre a degradare la politica nazionale, ha infatti ricoperto di vergogna la diplomazia”.

Segue un lungo elenco di ‘gaffe’ dall’Obama abbronzato a il gesto del mitragliatore alla giornalista russa che incalzava Putin con domande taglienti. “La tentazione di definire il primo ministro italiano come un buffone le cui azioni sono dettate da vanità e venalità è alta. Purtroppo la verità è peggiore”. Il Times dedica poi una pagina intera al caso, scrivendo che il settimanale Oggi avrebbe ricevuto l’offerta di foto e video: “Una foto del capodanno 2008 in cui il premier è con Noemi Letizia e miss Oronzo, entrambe 17enni all’epoca” e due video ripresi a Villa Certosa e quattro a Palazzo Grazioli, in uno dei quali Noemi “fa una danza sensuale su un palcoscenico”. Berlusconi è sopravvissuto a molti scandali, osserva il Times, ma questa è “la minaccia legale più gravde da quando salì per la prima volta al potere nel 1994”. E il quotidiano di Rupert Murdoch pubblica anche una vignetta, nella pagina degli editoriali, in cui Berlusconi appare in difficoltà mentre alle sue spalle la Torre di Pisa si piega verso il suolo come un fiore appassito.

“Sta per finire in galera?” titola senza mezzi termini l’Independent di Londra, in un’analisi dettagliata di tutti i nuovi capi di imputazione contro il premier. L’Independent chiede il parere di James Watson, docente di scienze politiche all’American University di Roma, che afferma: “E’ chiaro a questo punto che Berlusconi non si libererà delle minacce legali. L’unico dubbio è se le combatterà da Roma o dall’esilio in Antigua”.

L’Economist, il settimanale globale che vende un milione e mezzo di copie in tutto il mondo, scrive: “Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, è stato raramemente fuori dai problemi nei suoi 18 anni di carriera politica, ma le ultime accuse mosse contro di lui dagli inquirenti milanesi sembrano il problema peggiore che ha mai avuto fino a questo punto”. In una corrispondenza da Roma, il settimanale nota che le 800 pagine di imputazioni descrivono Berlusconi come “uno che passa il tempo libero come se fosse uno dei più sordidi imperatori romani”. L’Economist giudica “probabile” che il processo per il Rubygate si farà e richiama l’attenzione sul “linguaggio pericoloso” usato dal premier e dalla Lega Nord quando parlano di prepararsi a una “guerra totale”.

Anche il quotidiano progressista britannico Guardian mette l’accento sulla minaccia di “guerra totale” pronunciata dagli alleati di Berlusconi all’indirizzo di giudici, media, opposizione, mentre il conservatore Telegraph riferisce anche dell’altra vicenda emersa di recente, i presunti rapporti a pagamento tra il primo ministro e Sara Tommasi, “che prima lo chiamava ‘amore’ e poi lo ha accusato di abuso di potere”. Il Financial Times online, accanto all’articolo di cronaca, pubblica una mappa interattiva dal titolo “La politica e gli scandali di Berlusconi” dove si ripercorrono, dal 1994 ad oggi, le vicende del Cavaliere “perseguitato da una sequenza di casi giudiziari”.

In Spagna la vicenda è tornata sui principali quotidiani. El Pais si sofferma sulla reazione del premier e titola “Berlusconi: ‘i giudici sono uno schifo e infangano l’Italia'”. In Francia, la notizia è ripresa da Le Figaro che si chiede “se il premier affronterà i giudici”. Mentre per France Soir l’interrogativo è: “Berlusconi sarà presto giudicato?”.

Oltreoceano, la Cnn online ricorda che “l’accusa” per il caso Ruby “non è l’unica questione legale che sta affrontando Berlusconi” e osserva che, nonostante “il premier abbia superato due voti di fiducia negli ultimi mesi e il suo partito goda di un vasto supporto in Italia, gli scandali, uno stile di vita da playboy e una serie di gaffe ben pubblicizzate hanno esposto il premier al ridicolo. E ci sono segnali che gli italiani siano stanchi del costante focalizzarsi sulle sue faccende personali”. Il Boston Globe, in un editoriale dal titolo “Crimini, non giochi”, osserva che gli italiani non “hanno bisogno di essere puritani per decidere che Berlusconi non è adatto a governare”.

Nel resto del mondo, la notizia è in evidenza sul canale di news australiano Abc, sul sito della tv del Qatar Al Jazeera ed è riportata anche dall’agenzia ufficiale cinese Xinhua. Mentre in Sud America i principali quotidiani, dal Perù all’Argentina, si soffermano sul caso e in Brasile diversi media riferiscono che anche “il nome di Ronaldinho è coinvolto negli scandali di Berlusconi”. (Beh, buona giornata).

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democrazia

Lo zio della nipote di Mubarak non se ne vuole andare e si auto-intervista al TG 1: che Ruby cuori!

http://tv.repubblica.it/copertina/berlusconi-al-tg1-scossa-all-economia/61233?video=&ref=HREA-1

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Popoli e politiche

A Davos, il World Economic Forum sfiducia il governo Berlusconi e commissaria la classe dirigente in Italia.

di FEDERICO RAMPINI-Repubblica

Gli altri leader europei vengono qui per “dare la linea” al World Economic Forum. In 48 ore si succedono a Davos Nicolas Sarkozy, David Cameron, Angela Merkel: espongono una visione dell’Europa, le loro ricette per la ripresa, le strategie verso l’America e i paesi emergenti. All’Italia tocca un ruolo diverso a Davos: quello dell’imputata. Il campionario di dirigenti mondiali che si riunisce in questo summit – statisti, grandi imprenditori, opinion leader – riserva al nostro paese una sessione a porte chiuse. Intitolata “Italia, un caso speciale”. La riunione viene presentata così dagli organizzatori nel documento introduttivo: “Malgrado la sua storia, il suo patrimonio culturale, la forza di alcuni settori della sua economia, il paese ha difficoltà di governance e un’influenza sproporzionatamente piccola sulla scena globale. Le sue prospettive economiche e sociali appaiono negative”.

A istruire il processo, l’establishment di Davos delega alcuni esperti e opinionisti autorevoli. Di fronte a loro, sul versante italiano, un parterre di imprenditori e banchieri. Nessun rappresentante di governo è all’appello: il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, pur presente a Davos, fissa una conferenza stampa altrove, nello stesso orario. Tocca a Michael Elliott, direttore del magazine Time, aprire il fuoco: “Contate molto meno di quel che dovreste nell’economia internazionale, i problemi del vostro governo vi precludono di svolgere il ruolo che vi spetta”. Segue l’economista Nouriel Roubini, una star di Davos da quando nel 2007 fu l’unico a prevedere con precisione la crisi mondiale: “Di solito parlo solo di economia ma nel vostro caso il problema del governo è diventato grave, è una vera distrazione che v’impedisce di fare quello che dovreste. Siete di fronte ad accuse di una vera e propria prostituzione di Stato, orge con minorenni, ostruzione alla giustizia. Avete un serio problema di leadership che blocca le riforme necessarie”. Roubini dà atto sia a Tremonti che a Mario Draghi di avere limitato i danni sul fronte della finanza pubblica e del sistema bancario. “Ma un contagio della sfiducia dei mercati è ancora possibile – aggiunge – perché il divario è enorme tra le riforme strutturali di cui avete bisogno, e ciò che è stato fatto”.

Un altro economista, Daniel Gros che dirige a Bruxelles il Centre for European Policy Studies, invita a non illudersi sul fatto che l’Italia possa a lungo sottrarsi al destino di Grecia, Portogallo, Irlanda: “La vostra situazione è preoccupante. Siete il paese più direttamente in competizione con la Cina, per la tipologia dei prodotti. Da dieci anni si sa quali riforme andrebbero fatte. Di questo passo l’Italia potrebbe diventare il prossimo grosso problema dell’eurozona”. Josef Joffe, editore e direttore del giornale tedesco Die Zeit: “Da dieci anni crescete meno della media europea, questo è il problema numero uno”. Segue Matthew Bishop, capo della redazione americana del settimanale The Economist, che nel 1997 fu l’autore di un rapporto sui nostri “esami d’ingresso” nella moneta unica: “Da allora – dice – il paese è rimasto troppo immobile. Le tendenze dell’economia globale rischiano di trasformarvi nell’anello debole dell’Unione europea. Se l’Italia non usa i prossimi cinque anni per un reale cambiamento, vi ritroverete dalla parte perdente dell’eurozona”. Quindi Bishop lancia la palla nel campo degli italiani: “I gravi reati di cui Silvio Berlusconi è accusato sono ben noti. Ma a voi sta bene lo stesso? E’ questo il governo che volete?”

La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nel replicare sottolinea quanto la forza del tessuto produttivo resti notevole: “Siamo il secondo esportatore europeo dietro la Germania, il quinto nel mondo, con punte di eccellenza non solo nei settori tradizionali ma nella meccanica, nella robotica, nei macchinari elettronici”. Anche lei però descrive un’Italia “introversa, ripiegata su se stessa, distratta rispetto a quel che accade nel resto del mondo, soprattutto per colpa dei suoi politici”. E conferma che “il mondo di Davos, quello delle nuove potenze come l’India e l’Indonesia, è ignoto ai nostri politici, perciò siamo assenti dai tavoli dove si decide il futuro”. Corrado Passera di Banca Intesa elenca gli handicap: “Scuola, infrastrutture, giustizia, burocrazia, bassa mobilità sociale, poca meritocrazia”. Voci ancora più critiche si levano tra i nostri top manager che hanno scelto una carriera all’estero. A loro il pianeta-Davos è familiare, nei nuovi scenari della competizione globale si muovono con sicurezza. Ma sono qui per conto di multinazionali straniere. (Beh, buona giornata).

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democrazia

Berlusconi: le ultime parole famose?

http://tv.repubblica.it/copertina/videomessaggio-di-berlusconi-mai-fuggito-dai-giudici/60902?video=&ref=HRER3-1

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Confindustria scarica Berlusconi?

“Nei primi mesi della crisi il governo ha tenuto i conti pubblici a posto e abbiamo visto invece cosa succede in Portogallo e Spagna, ma ora serve di più: da sei mesi a questa parte l’azione del governo non è sufficiente”.

Lo afferma la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, intervistata da Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa”. Marcegaglia ha denunciato l’immobilismo del governo, a fronte della necessità di varare le riforme, favorire la crescita e superare la crisi. Se il governo non è in grado di farlo, ha concluso la presidente di Confindustria, “bisogna fare altre scelte”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Società e costume

Confused Italian Approaching Obsolescence. CIAO, Italia.

(fonte: repubblica.it).

Un ‘ragazzo carino e di potere’ che, con un duro lavoro, è riuscito ad avere a disposizione la settima economia mondiale e a costruire dal nulla la sua impresa di comunicazioni, ora è in difficoltà e, non riuscendo a venire fuori dai suoi problemi sessuali, si rivolge al principale commentatore americano di vicende legate a sesso per ottenere un consiglio. Ha per titolo “Confessioni di un sessodipendente” ed è firmata Confused Italian Approaching Obsolescence (ovvero “ciao”), la lettera immaginaria scritta da Dan Savage, giornalista e scrittore, e pubblicata dalla solitamente seriosa rivista americana Foreign Policy, fondata da Samuel Huntington e ora edita da Slate. L’autore immagina che a scriverla sia un Silvio Berlusconi confuso e preoccupato, che si rivolge al titolare della rubrica ‘Savage Love’ per uscire dall’impasse.

Tra i tanti dubbi che affliggono CIAO quello che più lo preoccupa è di sapere se è o meno gay. “No, non sei gay. Non ancora”, lo tranquillizza Savage, anche se, dice il giornalista, la condizione di omosessuale in alcune circostanze potrebbe tornargli più che utile, nel caso, per esempio, che le “donne dovessero sparire o se si trovasse in una situazione senza signore disponibili: su una nave pirata, nella Città del Vaticano, in una prigione italiana…”.

CIAO, che ammette di aver avuto avventure con molte donne, la maggior parte giovani (“più sono giovani, meglio è”)
e di essere sempre riuscito al meglio in ogni campo, si dice afflitto del fatto che, da quando la moglie lo ha lasciato “pubblicamente e creando scompiglio”, ha perso la magia: “Le autorità hanno iniziato a indagare su di me. E le donne con cui sono stato hanno iniziato a estorcermi più denaro di quanto ne avessi già dato loro… Come posso venirne fuori?”, chiede a Savage.

La risposta del giornalista non è una vera soluzione. Dopo aver ricordato che né Bill Clinton né François Mitterrand hanno mai dovuto pagare per avere relazioni extraconiugali e dopo essersi detto sorpreso dal fatto che lui – che si dice tanto potente e fortunato – abbia dovuto fare ricorso ai soldi in cambio di sesso, Savage sottolinea che il problema forse sta nel tipo di donne che CIAO sceglie: “Forse non sei così potente come dici di essere. O forse il problema sta nel particolare tipo di donna che trovi attraente: ragazze con corpi tirati e teste vuote. Che però non si rivelerebbero così sprovvedute: sanno con chi hanno a che fare e non trovano attraenti un corpo obeso e una testa calva… Chiedono compensi e – come un certo ex governatore di New York può confermare – questi compensi possono portare a complicazioni”. O forse, dice ancora il giornalista, è la troppa sicurezza a portare guai: “Si diventa imprudenti: si trascurano dettagli, si viene braccati, ci si ritrova sotto accusa e qualche volta si scompare finendo in posti dove non ci sono donne”.

E poi la conclusione: “Il pubblico, diversamente dal tuo entourage, non è composto da ragazze senza cervello facili da impressionare. La gente non si aspetta che tu sia un santo o che tu abbia una vita personale meno complicata della loro ma si aspetta che la mantenga legale e discreta. Se non sei in grado di gestire i tuoi affari senza infrangere leggi e fare notizia, la gente non è disposta a darti fiducia nel gestire i propri”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Media e tecnologia

Mentre Berlusconi dice “mi sto divertendo”, il New York Times scrive: “Spiegare questa storia ai lettori americani è una vera sfida”.

(fonte: repubblica.it)

“In Italia, dove una facciata di moralità cattolica nasconde una alta tolleranza di rapporti illeciti, Berlusconi è stato segnato dagli scandali per anni. Ma questa volta, con il premier che rischia l’incriminazione e con le intercettazioni che presentano un quadro di un sordido mondo di orge e ricatti di prostitute, le cose cominciano ad apparire diversamente”. E’ lucido e impietoso il reportage di Rachel Donadio da Roma sugli ultimi sviluppi delle vicende italiane. “Berlusconi è sopravvissuto a stento a due voti di fiducia a dicembre e ora potrebbe vedersi costretto a nuove elezioni se uno degli alleati della sua incerta coalizione si dovesse ritirare”.

La sintesi della vicenda, compito non certo semplice, porta il Nyt a concludere che “Lo scandalo ha un cast di personaggi che riempirebbe un’intea soap opera”. La sostanza dell’inchiesta – basata su “intercettazioni stupefacenti” – appare incontrovertibile: “Le intercettazioni pubblicate danneggiano l’immagine da superman che Berlusconi ha aiutato a coltivare”. “In un messaggio televisivo, un Berlusconi teso, il volto ricoperto di fondotinta, ha attaccatoi magistrati che stanno indagando su di lui (….) Seduto davanti a uno sfondo di foto di famiglia Berlusconi ha aggiunto che le sue feste si svolgevano “nella più assoluta eleganza, decoro e tranquillità”.

Oltreoceano, si fa fatica evidentemente a concepire l’evidenza di quel che sta accadendo in Italia. “Spiegare questa storia ai lettori americani
è una vera sfida”, ci dice Rachel Donadio . Ad esempio, la ormai nota frase di Ruby riportata dalle trascrizioni delle intercettazioni in cui la ragazza così si riferiva a Noemi Letizia “Per lui lei è la pupilla e io il culo”, ha creato dibattito tra Roma e New York: “Il New York Times ha un codice di stile molto rigoroso che non permette di riportare parolacce o volgarità compreso ass (culo), né consente formule tipo ‘c….’ o eufemismi allusivi (“ha usato un altro termine per fondoschiena”). Ho sostenuto un dibattito piuttosto divertente con i miei editor su quella frase. Alla fine, hanno vinto loro. Hanno detto che “culo” non era così essenziale ai fini della storia perché ci fosse bisogno di stamparlo. Ma – conclude – con tanta abbondanza di altro ottimo materiale, non penso proprio che la storia ne abbia sofferto!”. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto

“Tutto è ormai pubblico, tutto è inevitabilmente politico. Anche l’ultimo atto: si dimetta, e vada a difendersi, se può, nel tribunale della Repubblica, evitando di distruggere il tempio con se stesso.”

Il capolinea Silvio Berlusconi- repubblica.it

SIAMO dunque arrivati alla domanda capitale del tragico quindicennio berlusconiano: può governare un Paese democratico un leader che da giorni è lo zimbello del mondo per i festini con minorenni prostitute, pagate e travestite da infermiere per eccitare il satrapo stanco? Con ogni evidenza no. In qualsiasi Paese normale un premier coinvolto nel ridicolo e nello squallore di questo scandalo si sarebbe già ritirato a vita privata, per difendersi senza coinvolgere lo Stato nella sua vergogna.

La giustizia dirà se ci sono reati con minori e se c’è la concussione, com’è convinta la Procura di Milano. Ma intanto ciò che emerge dalle carte giudiziarie è sufficiente per un giudizio politico di totale inattitudine ad esercitare la leadership governativa e la rappresentanza di una democrazia occidentale. L’incoscienza del limite, la dismisura eretta a regola di vita, la concezione del rapporto tra uomo e donna, uniti insieme danno forma ad un permanente abuso di potere che macchia le istituzioni e offende lo Stato.

Che si tratti di malattia, come denunciava l’ex moglie del premier, o di perdita di controllo, poco importa per il cittadino. Da due anni la politica è prostituita da un primo ministro che teme le rivelazioni sulle sue notti, è vulnerabile dalle sue partner occasionali, è ricattato dalle minorenni, dichiara guerra alle intercettazioni e ai giornali soltanto per difendersi dalla valanga di scandali che lo sovrasta: soprattutto mente e invita le ragazze a mentire.

Tutto è ormai pubblico, tutto è inevitabilmente politico. Anche l’ultimo atto: si dimetta, e vada a difendersi, se può, nel tribunale della Repubblica, evitando di distruggere il tempio con se stesso. (Beh, buona giornata).

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Il caso Fiat: tutto, ma proprio tutto quello che non va dopo il referendum a Mirafiori.

La classe operaia deve tornare in Paradiso, di EUGENIO SCALFARI-la Repubblica.

ANZITUTTO l’aritmetica. A Mirafiori ha votato il 94 per cento dei dipendenti, 5.136, tra i quali 441 impiegati, capireparto e capisquadra. Le tute blu, cioè gli operai veri e propri, erano dunque 4.660 in cifra tonda. I “sì” all’accordo sono stati il 54 per cento e i “no” il 46 per cento.
Al netto del voto impiegatizio i “sì” hanno vinto per 9 voti, due dei quali contestati. Marchionne aveva dichiarato che per andare avanti doveva avere almeno il 51 per cento. Con il voto dei colletti bianchi lo ha avuto, ma senza quel voto no: ha avuto il 50 più nove voti (o sette), per arrivare al 51 gli mancano 41 voti.

Questa è l’aritmetica, che ovviamente non dice tutto ma dice già abbastanza. Dice cioè che la situazione di Mirafiori che esce da questa votazione sarà assai difficilmente governabile tenendo soprattutto presente che una parte notevole dei “sì” ha votato di assai malavoglia e molti l’hanno esplicitamente dichiarato.
Ed ora una prima domanda alla quale, oltre che Marchionne, dovrebbero rispondere i dirigenti Cisl, Uil e gli altri firmatari dell’accordo: è possibile che in queste condizioni il 49,91 per cento degli operai di Mirafiori sia privo di rappresentanza?

Sulla base di un referendum del 1995 infatti – ribadito nell’accordo Fiat-Cisl-Uil ed altri – la rappresentanza è riservata soltanto ai sindacati che hanno firmato l’accordo, ma i loro delegati non saranno eletti dai dipendenti, saranno “nominati”
dai sindacati firmatari.
Avete capito bene? Nominati. Esattamente come avviene per i deputati nominati dai partiti con la legge elettorale chiamata “porcellum”, porcheria dal suo autore, il leghista Calderoli, circondata ormai da una generale e bipartisan disistima.

La “porcheria” della rappresentanza a Mirafiori che esclude anziché includere, è in regola, lo ripeto, con quanto stabilito dalle intese sindacali vigenti, ma è clamorosamente contraria al buonsenso e al ruolo di una rappresentanza effettiva. Dequalifica metà dei dipendenti al ruolo di “anime morte” reso celebre da Gogol e prassi costante nelle campagne della Russia zarista fino alla rivoluzione del 1905. Si può adottare nella Fiat del 2011? Ancora qualche numero. I lavoratori di Mirafiori iscritti alla Fiom sono seicento; quelli non iscritti a nessun sindacato sono più di duemila.

Sommandoli insieme, i lavoratori che non avranno rappresentanza saranno a dir poco 2.600 su un totale di cinquemila. Se ne deduce sulla base dei numeri che la maggioranza largamente assoluta degli operai di Mirafiori non sarà rappresentata.
Bonanni e Angeletti ritengono che una situazione del genere sia accettabile da veri sindacalisti, senza degradarli oggettivamente a sindacalisti “gialli”?

* * *

Ho scritto ripetutamente (e ancora il due gennaio) che il problema sollevato da Marchionne non è peregrino e non riguarda soltanto la Fiat.
L’economia globale ha reso possibile la formidabile emersione economica di interi “continenti”: Cina, India, Indonesia, Brasile, Sudafrica. Erano paesi addormentati nella loro miseria che ora irrompono terremotando l’intero pianeta e provocando un trasferimento di benessere dal vecchio mondo opulento verso un mondo nuovo di imprenditori, finanzieri, consumatori e lavoratori.

Il caso Marchionne-Fiat ha messo l’economia italiana di fronte a questa realtà, ma in ordine di tempo è l’ultimo (per ora) non il primo; era stato preceduto da centinaia di altri analoghi casi riguardanti imprese di dimensioni medio-piccole messe fuori mercato dall’economia globale. Ne cito due tra le più note: Merloni e Omsa, ma l’elenco ne comprende (e ne comprenderà) moltissime altre. Il trasferimento di benessere dall’Occidente ricco ai paesi emergenti è un dato di fatto che nessuno potrà bloccare. Un altro dato di fatto riguarda gli assetti sociali e la loro auspicabile evoluzione nei paesi emergenti. Non c’è dubbio che col tempo i diritti dei lavoratori, le loro condizioni e i loro salari tenderanno ad allinearsi a quelli occidentali, ma questa evoluzione sociale richiederà un tempo molto più lungo dell’involuzione economica in atto nell’Occidente. È in corso nei paesi emergenti quello che l’economia classica definì il “risparmio forzato” e cioè l’accumulazione del capitale attraverso lo sfruttamento del lavoro.

Pensare quindi di livellare fin d’ora verso l’alto i diritti e le retribuzioni dei lavoratori di quei paesi è pura illusione. Avverrà viceversa (sta avvenendo) il contrario: sono le condizioni di lavoro in Occidente che scenderanno.
Un’alternativa c’è: il soccorso dello Stato alle aziende in difficoltà. E chiaro che imboccare questa strada porta verso un sistema di economia interamente sovvenzionata. È pensabile un’ipotesi di questo genere? Certamente no.
Allora qual è la strada da seguire? L’ipotesi Marchionne è correggibile senza imboccare quella della sovvenzione alle aziende come sistema?

* * *

Sì, l’ipotesi Marchionne è correggibile anzi, deve essere corretta al più presto perché, così come si è delineata a Pomigliano e a Mirafiori, non è accettabile. Non solo perché moralmente ingiusta ma perché non è funzionalmente percorribile. Ezio Mauro, nel suo articolo di venerdì scorso su questo stesso argomento, ha segnalato che – a detta dello stesso Marchionne – il costo del lavoro dell’automobile grava per il 7 per cento sul costo totale.
È evidente a tutti che non si risolve una crisi di queste proporzioni riducendo quel 7 per cento ed è altrettanto evidente che i rappresentanti dei lavoratori hanno il diritto di sapere come è composto il restante 93 per cento e quali misure vengono prese per ridurlo.

Abbiamo già documentato su queste pagine (Massimo Giannini di ieri) che i salari dei lavoratori dell’auto nelle nazioni europee nostre concorrenti sono nettamente maggiori dei nostri. Dunque c’è un difetto, se non altro conoscitivo, nello schema Marchionne e c’è un altro difetto, in questo caso compensativo, che va colmato. Si toglie benessere da un lato; che cosa si dà dall’altro? Il posto di lavoro, risponde la Fiat. Errore. Il posto di lavoro è un salario che compensa il lavoro. Qui c’è un contratto che incide sul benessere complessivo. Come viene compensato?

* * *

Se si cambia il rapporto tra aziende e lavoratori, tra imprese e sindacati, a causa d’una rivoluzione economica di dimensioni planetarie che incide sui rapporti sociali nei paesi opulenti, la conseguenza è che non si può scaricarne tutto il peso su uno solo dei fattori di produzione. Anche l’altro fattore deve entrare in gioco, deve impegnarsi nell’innovazione dei processi e dei prodotti, deve far aumentare la propria produttività e non solo quella proveniente dal lavoro. E così come l’imprenditore e il management controllano le frazioni di minuto del rendimento dei lavoratori, altrettanto concreto e puntuale deve essere il controllo dei rappresentanti dei lavoratori sugli investimenti innovativi dell’imprenditore. Tanto più se le retribuzioni e i premi del manager dipendono dai risultati.
Quali risultati? Gli incrementi del titolo in Borsa o l’attuazione di un piano industriale? I fattori in gioco non sono due ma tre: il lavoro, il management, gli azionisti. La sede è il consiglio di amministrazione.

Perciò i lavoratori debbono essere rappresentati nei consigli di amministrazione, soprattutto per le imprese quotate in Borsa o al di sopra di certi livelli di fatturato e di occupazione. E debbono essere rappresentati anche in appositi organi che vigilano sull’evoluzione della produttività e sulla sua distribuzione.
La soluzione adottata in proposito dalla Volkswagen è la più aderente a questo tipo di rapporti: una “governance” aziendale duale, con un consiglio di sorveglianza dove siedono anche i rappresentanti dei lavoratori e un consiglio di amministrazione che ne attua la strategia. Ma esiste ancora più pertinente, il caso Chrysler dove i lavoratori allo stato dei fatti sono proprietari dell’azienda.
Infine, poiché la perdita di benessere riguarda l’intera società nazionale e l’intero Occidente, mutamenti compensativi dovrebbero anche avvenire sul recupero di una concertazione tra parti sociali e governo, che fu instaurata da Amato e poi soprattutto da Ciampi nel 1992-93 e durò con indubbi risultati fino al 2001, poi fu smantellata e infine soppressa nell’era berlusconiana.

Quando si chiedono sacrifici ad una parte della società, essi vanno bilanciati con un accrescimento dei poteri di quella parte, altrimenti si provocano terremoti sociali di incalcolabili effetti.
A proposito del movimento studentesco si è detto e scritto che il conflitto va molto al di là della riforma Gelmini.
Il conflitto esterna un disagio profondo dei giovani che riguarda il loro futuro, il loro lavoro, la loro partecipazione alle decisioni che riguardano l’avvenire del Paese.

Credo che analogo sia il modo di sentire degli operai. Il conflitto con la Fiat è un aspetto del problema ma non è il problema. Gli operai sono ancora molti milioni ma nell’opinione generale sembrano inesistenti, non hanno più luoghi appropriati nei quali esprimersi e farsi sentire, i sindacati soffrono della stessa separatezza di cui soffrono i partiti.

I lavoratori, stabili o precari, dipendenti o autonomi, reclamano partecipazione e rappresentanza e questi loro diritti stanno scritti in Costituzione. Anzi, la loro formulazione sta addirittura nell’articolo numero 1 della nostra Carta fondamentale. Ecco perché penso che Marchionne sia stato involontariamente utile. Ha aiutato gli immemori a ricordarsi di quei diritti e alla necessità di attuarli. (….). (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Finanza - Economia - Lavoro

Perché Alemanno ha fallito?

Gianni Alemanno deve decidere sulle nuove deleghe dopo l’azzeramento della giunta. Berlusconi preme per i finanziamenti alla capitale. Ma il ministro e la Lega resistono. Come dimostra la “parentopoli”, gli ex fascisti si sono adeguati alla peggiore politica di CURZIO MALTESE-Repubblica.

In bancarotta e con l’incubo Tremonti fallisce il sogno dei “bravi camerati”.

In queste ore Gianni Alemanno, dopo decine di estenuanti incontri, è rimasto solo a decidere sulla nuova giunta 1, dopo l’azzeramento delle deleghe 2. Chiuso nell’ufficio del Campidoglio, affacciato sulla più suggestiva vista di Roma, la maestà dei Fori Imperiali illuminati, che ricorda a ogni sindaco come la città eterna sopravvivrà anche a lui. Roma resisterà anche al sindaco marziano e alla banda di alieni andati al potere nella Capitale tre primavere fa, fra la sorpresa generale e soprattutto di loro stessi. Gli ex ragazzi del Fronte della Gioventù degli anni Ottanta, amici di scuola, di lotta, di carcere, quindi amici di sempre. Un manipolo, una banda di quartiere, una curva di ultras della politica, cui il potere ha dato alla testa fin dal primo giorno. Quando, non sapendo come altrimenti festeggiare, nella piazza del Campidoglio hanno fatto scattare in automatico il braccio teso, come piccoli dottori Stranamore, in un saluto romano finito sulle prime pagine di mezzo mondo.

Questa è per metà la loro storia, quella di una generazione di ex ragazzi dell’estrema destra romana che realizza il sogno di una vita, strappare la Capitale ai “rossi”, e ne rimane travolta. Per l’altra metà è
la cronaca della guerra finale nel centrodestra, non più fra Berlusconi e Fini, ma fra il Cavaliere e Tremonti, ormai venuto allo scoperto per la successione. Due vicende parallele, ma separate nei personaggi e nei luoghi. La prima corre frenetica, in una gozzoviglia euforica da potere, nei saloni del Campidoglio e nelle sedi delle società controllate, l’Atac, azienda dei trasporti, l’Ama dei rifiuti, l’Acea di acqua ed elettricità, Risorse per Roma. I forzieri del consenso che gli ex ragazzi del Fronte hanno occupato militarmente, circondati dai propri cari, sul modello, come dicono alcuni ex camerati schifati “di una Comunione e Liberazione de’ noantri”. La partita nazionale si gioca invece nel trilatero dei palazzi della politica, Palazzo Chigi, Montecitorio e il più importante di tutti, visti i tempi, Palazzo Grazioli.

Cominciamo dalla seconda storia, la meno raccontata, la più importante per il resto d’Italia. Berlusconi e Tremonti sono alla resa dei conti e il comune di Roma è diventato in queste ore l’epicentro del conflitto. Perché Gianni Alemanno, prima ancora che di un rimpasto, di una svolta che porti fuori il comune dalla parentopoli 3raccontata da Giovanna Vitale su Repubblica e lui dalla caduta libera di consensi, ha bisogno anzitutto di una cosa: soldi. Tanti, maledetti e subito.

In tre anni di finanza allegra il comune s’è mangiato il regalone ricevuto dal governo nell’aprile del 2008 con i decreti di Roma Capitale ed è di nuovo sull’orlo del baratro. Mancano i fondi per riparare le strade, per le mense scolastiche, l’assistenza agli anziani, la raccolta dei rifiuti che cominciano a crescere agli angoli delle vie. Il Campidoglio continua a emettere obbligazioni, che hanno ormai sfondato il tetto dei tre miliardi. E qualcuno ricorda che al comune di Milano, per aver emesso un miliardo e duecento milioni di obbligazioni, sono arrivati ventiquattro avvisi di garanzia.

L’incubo del crac, del default, insomma del fallimento è alle porte. Se non arriva una pioggia di milioni dal governo nei prossimi giorni, la capitale rischia di finire come Napoli. Ma Tremonti è ben deciso a chiudere i cordoni della borsa. Sostenuto dalla Lega, da Bossi e Maroni che si sentono già in campagna elettorale e inorridiscono al pensiero di presentarsi alle genti padane dopo aver votato un altro provvedimento eccezionale a favore di Roma ladrona. Berlusconi, furibondo, ripete ogni giorno a Tremonti che “non possiamo mollare Alemanno”, gli fa mandare avvertimenti dal Giornale a “non fare il Fini”. Tremonti prende tempo, finge di aspettare le scelte di Alemanno. Ha fatto sapere che se il sindaco decidesse di sostituire i camerati con una squadra di tecnici, ci potrebbe ripensare. In realtà il ministro sa già che la montagna di Alemanno partorirà domani il topolino di un mini rimpasto, un valzerino di poltrone.

L’azzeramento è soltanto una mossa mediatica per giocare il ruolo del sindaco onesto tradito da qualche mariuolo.
Del resto, come potrebbe Gianni Alemanno darla vinta a Tremonti, che ha sempre cordialmente detestato, e mollare i suoi fedelissimi? Camerati che sbagliano, certo. Ma pur sempre camerati. E torniamo a quel giorno di primavera, alle braccia levate nel saluto. In piazza a festeggiare c’era lo stato maggiore di Alemanno, il manipolo schierato come nella formazione classica a testuggine, con in capo gli ardimentosi luogotenenti, il deputato Fabio Rampelli e il senatore Andrea Augello. Rampelli, ex responsabile del servizio d’ordine del Fronte della Gioventù, campione di nuoto e ora di risse parlamentari, capo della setta evoliana dei Gabbiani, pare ancora attiva dalle parti di Colle Oppio, dove si riuniva per inscenare riti esoterici che avrebbe fatto la gioia del Corrado Guzzanti di “Fascisti su Marte”. E’ laureato in architettura ed è un po’ l’Albert Speer di Alemanno, quello che suggerisce le sparate marinettiane tipo abbattere con la dinamite Tor Bella Monaca e il Corviale. Odia i lavori di Meyer e Renzo Piano. Non ha mai digerito la restituzione della stele di Axum agli etiopi e la sconfitta di El Alamein, che commemora ogni anno come vi avesse preso parte.

Andrea Augello, un po’ meno pittoresco, ex sindacalista nero, gran motore di consensi anche per Storace prima e la Polverini poi, esperto di storia del Sacro Graal e più pragmaticamente di bilanci delle controllate. E’ l’uomo che governa l’affarone del secolo, la privatizzazione del colosso Acea, il gioiello e la cassaforte del comune, quotata in Borsa. Veltroni voleva farne una joint venture con la francese Suez. Nei tre anni di Alemanno il primo socio privato è diventato, guarda caso, il gruppo Caltagirone. Alla faccia dello slogan “basta coi poteri forti cittadini”. Nella seconda fila, in rigoroso ordine gerarchico, venivano gli altri. A cominciare dal naziskin Stefano Andrini, già condannato a quattro anni e mezzo per aver ridotto in fin di vita due giovani di sinistra davanti al cinema Capranica, futuro amministratore delegato dell’Ama, la nettezza urbana. Per finire con gli adepti dell’ultima ora, come Adalberto Bertucci, ex amministratore delegato dell’Atac, l’azienda dei trasporti, dove è riuscito nell’impresa di aumentare il debito di 180 milioni in un anno solo, anche grazie al diluvio di assunzioni da scioglilingua. Sentite: il figlio, il genero, il nipote, la cognata del figlio, l’ex segretaria, suo figlio e sua nuora, la figlia della segretaria del figlio, più una ventina di parenti di assessori e consiglieri, e dulcis in fundo, la famosa cubista scovata dalle Iene.

La picaresche avventure di potere della banda prenderebbero molte pagine. Alemanno s’è difeso con il vecchio alibi dei “mariuoli”. Chi lo conosce bene dice: “Di suo, Gianni non ruberebbe mai, però ha lasciato nutrire la bestia”. La corruzione certo non l’hanno inventata loro, ma stupisce che gli ex camerati, fanatici ma fondamentalmente onesti, si siano adattati così presto ai costumi della peggior politica. Che siano passati tanto in fretta dall’ideologia di Rauti ed Evola al magistero di Vittorio Sbardella. Il fascista che incontra Andreotti, rimane fascista dentro, ma si finge convertito alla democrazia per sguazzare da squalo nelle acque del sottogoverno. In questo crollo di valori, per quanto sbagliati, l’appartenenza al clan, al gruppo, alla famiglia, è rimasto l’ultimo collante identitario. Proiettato verso l’ambizione di fare il grande leader nazionale, Alemanno ha compiuto mille giravolte, da neo pagano a papalino, da fascista “sociale” e “di sinistra” a gran protettore dei poteri forti, da paladino di una destra “non berlusconiana” a berlusconiano di ferro. E ha lasciato che i camerati si consolassero con le prebende: “E’ costretto a dire bene di froci, zingari ed ebrei, ma intanto lo vedi quanti posti ha dato ai nostri?”. Pensava in questo modo, il sindaco marziano, di tenerli a bada, come un eccentrico signore che giri con una pantera al guinzaglio. Ora è lui il prigioniero, nell’ufficio del Campidoglio, al cospetto di troppa grandezza e di un sogno fallito. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Il crollo della Giunta Alemanno: “È un grande passo indietro, qualcosa che nella città di Roma non si vedeva dai tempi di Sbardella.”

« La cosa più grave è che tutto questo è stato deciso in un vertice con Cicchitto e Gasparri. Avevamo fatto la legge per eleggere direttamente i sindaci, non per tornare ai tempi in cui due potenti della coalizione che ha vinto le elezioni decidevano chi faceva o non faceva l’assessore. È un grande passo indietro, qualcosa che nella città di Roma non si vedeva dai tempi di Sbardella. Stiamo purtroppo tornando lì ed è un’ involuzione molto grave, molto triste per la città di Roma». Walter Veltroni dixit. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Disastro Alemanno, ovvero il fallimento strutturale della Destra al governo della Capitale.

Cedimento strutturale della Giunta Alemanno. Il Comune di Roma crolla. Ma Luca Gramazio, capogruppo del Pdl in Campidoglio ha detto: “La decisione del sindaco di azzerare e rimodulare la giunta capitolina, è una scelta che condividiamo e che deve essere realmente finalizzata a rilanciare una nuova stagione di governo della Capitale. L’esperienza di governo fino a oggi compiuta ha contribuito a risanare la grave, se non disastrosa, eredità del passato. Ora, però, è necessario quel cambio di passo che permetta di far atterrare sul territorio, in ognuno dei quartieri della città, le conseguenze concrete del cambiamento e dalla svolta impressi. Per raggiungere questo obiettivo sarà prioritario ridefinire le regole che legano la Giunta con l’Assemblea, e in particolare, con la sua maggioranza. Siamo certi che la nuova squadra, il gruppo consiliare e il partito, in sintonia, permetterà a tutto il nostro schieramento politico non solo di proporsi alla città in maniera forte e vincente, ma anche di ottenere il pieno sostegno degli altri livelli di governo di centrodestra per la città. A cominciare dal Parlamento che dovrà sostenere il secondo decreto attuativo di Roma Capitale. Una scelta coraggiosa, questa del sindaco, che condividiamo pienamente”. Se vi siete chiesti perché Roma crolla, avete appena capito la statura politica della caolizione che sosteneva Alemanno. I fascistelli attempati sono proprio un disastro.Beh, buona giornata.

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