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Sentenza Mills: “La sentenza conferma non solo che Berlusconi è stato il corruttore di Mills, ma che la sua imprenditorialità, l’efficienza, la mitologia dell’homo faber, l’intero corpo mistico dell’ideologia berlusconiana ha il suo fondamento nel malaffare, nell’illegalità, nel pozzo nero della corruzione della Prima Repubblica, di cui egli è il figlio più longevo.”

La prova delle menzogne di GIUSEPPE D’AVANZO-repubblica.it
DAVID MILLS è stato corrotto. È quel che conta anche se la manipolazione delle norme sulla prescrizione, che Berlusconi si è affatturato a partita in corso, lo salva dalla condanna e lo obbliga soltanto a risarcire il danno per il pregiudizio arrecato all’immagine dello Stato. Questa è la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione. Per comprenderla bisogna sapere che la corruzione è un reato “a concorso necessario”: se Mills è corrotto, il presidente del Consiglio è il corruttore.

Per apprezzare la decisione, si deve ricordare che cosa ha detto, nel corso del tempo, Silvio Berlusconi di David Mills e di All Iberian, l’arcipelago di società off-shore creato dall’avvocato inglese. “Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conosco neppure l’esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario” (Ansa, 23 novembre 1999). “Non conosco David Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l’Italia” (Ansa, 20 giugno 2008). Bisogna cominciare dalle parole – e dagli impegni pubblici – del capo del governo per intendere il significato della sentenza della Cassazione.

Perché l’interesse pubblico della decisione non è soltanto nella forma giuridica che qualifica gli atti, ma nei fatti che convalida; nella responsabilità che svela; nell’obbligo che oggi incombe sul presidente del Consiglio, se fosse un uomo che tiene fede alle sue promesse.

Dunque, Berlusconi ha conosciuto Mills e, come il processo ha dimostrato e la Cassazione ha confermato (il fatto sussiste e il reato c’è stato), All Iberian è stata sempre nella sua disponibilità. Sono i due punti fermi e fattuali della sentenza (altro è l’aspetto formale, come si è detto).

Da oggi, quindi, il capitolo più importante della storia del presidente del consiglio lo si può raccontare così. Con il coinvolgimento “diretto e personale” del Cavaliere, David Mills dà vita alle “64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest”. Le gestisce per conto e nell’interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle “fiamme gialle” corrotte), Mills mente in aula per tener lontano il Cavaliere da quella galassia di cui l’avvocato inglese si attribuisce la paternità ricevendone in cambio “somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali” che lo ricompensano della testimonianza truccata.

Questa conclusione rivela fatti decisivi: chi è Berlusconi; quali sono i suoi metodi; che cosa è stato nascosto dalla testimonianza alterata dell’avvocato inglese. Si comprende definitivamente come è nato, e con quali pratiche, l’impero del Biscione; con quali menzogne Berlusconi ha avvelenato il Paese.

Torniamo agli eventi che oggi la Cassazione autentica. Le società offshore che per brevità chiamiamo All Iberian sono state uno strumento voluto e adoperato dal Cavaliere, il canale oscuro del suo successo e della sua avventura imprenditoriale. Anche qui bisogna rianimare qualche ricordo.

Lungo i sentieri del “group B very discreet della Fininvest” transitano quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che ricompensano Bettino Craxi per l’approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi mentre, in parlamento, è in discussione la legge Mammì. In quelle società è occultata la proprietà abusiva di Tele+ (viola le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le “fiamme gialle”); il controllo illegale dell’86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l’acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche.

Da quelle società si muovono le risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma (assicurano al Cavaliere il controllo della Mondadori); gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favoriscono le scalate a Standa e Rinascente. Dunque, l’atto conclusivo del processo Mills documenta che, al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c’è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa.

La sentenza conferma non solo che Berlusconi è stato il corruttore di Mills, ma che la sua imprenditorialità, l’efficienza, la mitologia dell’homo faber, l’intero corpo mistico dell’ideologia berlusconiana ha il suo fondamento nel malaffare, nell’illegalità, nel pozzo nero della corruzione della Prima Repubblica, di cui egli è il figlio più longevo.

E’ la connessione con il peggiore passato della nostra storia recente che, durante gli interminabili dibattimenti del processo Mills, il capo del governo deve recidere. La radice del suo magnificato talento non può allungarsi in quel fondo fangoso perché, nell’ideologia del premier, è il suo trionfo personale che gli assegna il diritto di governare il Paese. Le sue ricchezze sono la garanzia del patto con gli elettori e dell’infallibilità della sua politica; il canone ineliminabile della “società dell’incanto” che lo beatifica.

Per scavare un solco tra sé e il suo passato e farsi alfiere credibile e antipolitico del nuovo, deve allontanare da sé l’ombra di quell’avvocato inglese, il peso di All Iberian. È la scommessa che Berlusconi decide di giocare in pubblico. Così intreccia in un unico nodo il suo futuro di leader politico, responsabile di fronte agli elettori, e il suo passato di imprenditore di successo.

Se quel passato risulta opaco perché legato a All Iberian, di cui non conosce l’esistenza, o di David Mills, che non ha mai incontrato, egli è disposto a lasciare la politica e addirittura il Paese. Oggi dovrebbe farlo davvero perché la decisione della Cassazione conferma che ha corrotto Mills (lo conosceva) per nascondere il dominio diretto su quella macchina d’illegalità e abusi che è stata All Iberian (la governava).

Il capo del governo non lo farà, naturalmente, aggrappandosi come un naufrago al legno della prescrizione che egli stesso si è approvato. Non lascerà l’Italia, ma l’affliggerà con nuove leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento), utili forse a metterlo al sicuro da una sentenza, ma non dal giudizio degli italiani che da oggi potranno giudicarlo corruttore, bugiardo, spergiuro anche quando fa voto della “testa dei suoi figli”.

© Riproduzione riservata (26 febbraio 2010). Beh, buona giornata.

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Il metodo Berlusconi-Bertolaso: l’assegnazione di un hotel è uguale a terremoto?

Appalti Maddalena: assegnazione diretta per ex ospedale-blitzquotidiano.it

Per una ironia della sorte, se di sorte si tratta o non di pura presa in giro, a chi affidare la gestione dell’ex ospedale militare della Maddalena, oggi riconvertito in hotel con i soldi della Regione e di proprietà della Regione, lo deciderà Guido Bertolaso.

Sì, proprio il Bertolaso dei massaggi al centro Salaria, accusato di corruzione, in compagnia di amici e colleghi alcuni dei quali in carcere.

Senza una gara, ma con «ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il suo pieno utilizzo, anche in una prospettiva di valorizzazione economica». Il potere glielo dà Berlusconi, con un’ordinanza firmata il 5 febbraio (prima che scoppiasse l’inchiesta sul G8) e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dello scorso 18 febbraio.

Bertolaso, è scritto nell’ordinanza, «procede, laddove necessario, con i poteri, le procedure e le deroghe previste per il commissario delegato», funzione che gli venne assegnata, e che non ha mai perso, per i lavori del G8.

Il grimaldello con cui il Governo e Bertolaso sottraggono potere alla Regione è la Vuitton Cup, la regata di maggio classificata grande evento, proprio come il G8. È scritto infatti nell’ordinanza che, fallita la prima gara per l’ex ospedale militare, «rimane tuttora insoddisfatta l’esigenza di assicurare l’immediata redditività degli investimenti effettuati». E’ ancora: «Ai fini dell’ottimale svolgimento della Vuitton Cup, emerge l’esigenza di incrementare la capacità ricettiva». E dunque – «acquisita l’intesa della Regione Sardegna» scrive Berlusconi – Bertolaso, nelle «particolari condizioni di urgenza che la materia riveste», è autorizzato ad assumere ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il pieno utilizzo» dell’ex ospedale, ribattezzato «Forte Carlo Felice».

L’ordinanza non chiarisce nulla. Né se dovrà esserci una gara, anche informale. Né per quanto tempo sarà assegnato il bene. Bertolaso può fare qualunque cosa, ancora una volta con i pieni poteri, come l’assegnazione di un hotel fosse uguale a terremoto. (Beh, buona giornata).

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No, non si fa così.

(fonte: repubblica.it)
Il tribunale di Milano ha condannato tre dirigenti di Google per violazione della privacy, per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione sul motore di ricerca di un video che mostrava un minore affetto da autismo (e non da sindrome di Down come erroneamente comunicato in un primo tempo ndr) insultato e picchiato da quattro studenti di un istituto tecnico di Torino. Ai tre imputati sono stati inflitti sei mesi di reclusione con la condizionale; i dirigenti sono stati invece assolti dall’accusa di diffamazione, un quarto dirigente che era imputato è stato assolto. Si tratta del primo procedimento penale anche a livello internazionale che vede imputati responsabili di Google per la pubblicazione di contenuti sul web. Durissima la reazione della società: “Un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito internet” spiega il portavoce di Google, Marco Pancini. “Siamo negativamente colpiti dalla decisione”, dice in un comunicato l’ambasciatore americano a Roma David Thorne.

I dirigenti coinvolti sono David Carl Drummond, ex presidente del cda di Google Italy ora senior vice presidente, George De Los Reyes, ex membro del cda di Google Italy ora in pensione, e Peter Fleischer, responsabile delle strategie per la privacy per l’Europa di Google Inc. I tre sono stati condannati per il capo di imputazione di violazione della privacy. Assolto Arvind Desikan, responsabile del progetto Google video per l’Europa, cui veniva contestata la sola diffamazione. Nei loro confronti l’accusa aveva chiesto pene comprese tra 6 mesi e un anno di reclusione.

Il video venne girato a fine maggio 2006 e caricato su Google l’8 settembre: rimase online due mesi, fino al 7 novembre, prima di essere rimosso, totalizzando 5500 contatti. Nel filmato si vedono una decina di compagni di classe che stanno a guardare, mentre uno dei ragazzi indagati sferra qualche pugno e qualche calcio al compagno disabile, un altro è intento a riprendere la scena con la telecamera, un terzo che disegna il simbolo “SS” sulla lavagna e fa il saluto fascista. Il ragazzo aggredito rimane immobile. Al giovane disabile vengono anche tirati oggetti e per ripararsi lui perde gli occhiali e si china a cercarli affannosamente. Nell’indifferenza del resto della classe.

Nel corso del processo i legali del ragazzino disabile avevano ritirato la querela nei confronti degli imputati. Nulla di fatto per il comune di Milano per l’associazione ViviDown che si erano costituite come parti civili. La loro posizione era legata al reato di diffamazione per cui gli imputati sono stati assolti. “Faremo appello contro questa decisione che riteniamo a dir poco sorprendente, dal momento che i nostri colleghi non hanno avuto nulla a che fare con il video in questione, poiché non lo hanno girato, non lo hanno caricato, non lo hanno visionato – dice il portavoce di Google – se questo principio viene meno, cade la possibilità di offrire servizi su internet”.

Opposta la reazione di pm milanesi. “Con questo processo abbiamo posto un problema serio, ossia la tutela della persona umana che deve prevalere sulla logica di impresa” affermano il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e il pm Francesco Cajani. Nell’annunciare l’intenzione di appellare la sentenza di condanna, i legali dei dirigenti condannati, Giuseppe Bana e Giuliano Pisapia, affermano: “Google si è comportato correttamente, perché non aveva alcun obbligo di controllo preventivo sui video e i messaggi messi in Rete, mentre invece dal momento in cui è stato informato di quel filmato ignobile l’ha subito eliminato”. “Non ci sono né vinti né vincitori”, aggiungono i legali, che poi interpretano l’assoluzione dall’accusa di diffamazione come “la non esistenza dell’obbligo giuridico di controllo preventivo da parte di Google su cosa viene messo in Rete”.

Gli Stati Uniti, per bocca dell’ambasciatore americano a Roma David Thorne, esprimono il proprio disagio per la decisione giudiziaria. “Siamo negativamente colpiti dall’odierna decisione di condanna di alcuni dirigenti della Google inc. per la pubblicazione su Google di un video dai contenuti offensivi”, afferma in un comunicato Thorne. “Pur riconoscendo la natura biasimevole del materiale – precisa l’ambasciatore – non siamo d’accordo sul fatto che la responsabilità preventiva dei contenuti caricati dagli utenti ricada sugli internet service provider”.

“Il principio fondamentale della libertà di internet è vitale per le democrazie che riconoscono il valore della libertà di espressione e viene tutelato da quanti hanno a cuore tale valore”, dice Thorne ricordando che “il segretario di Stato Hillary Clinton lo scorso 21 gennaio ha affermato con chiarezza che internet libero è un diritto umano inalienabile che va tutelato nelle società libere”. “In tutte le nazioni – conclude il comunicato – è necessario prestare grande attenzione agli abusi; tuttavia, eventuale materiale offensivo non deve diventare una scusa per violare questo diritto fondamentale”. (Beh, buona giornata).

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Italia Spa.

L’ideologia del fare di ILVO DIAMANTI-repubblica.it

È l’era del “fare”. I fatti contrapposti alle parole. Quelli che “fanno” opposti a quelli che “dicono”. E perdono tempo a discutere, controllare, verificare. È un argomento caro al premier. Ripreso, in questi giorni, con particolare insistenza per replicare alle polemiche.

Polemiche sollevate dalle inchieste della magistratura sull’opera della Protezione civile, in Abruzzo dopo il terremoto e alla Maddalena, in vista del G8 (in seguito spostato a L’Aquila). E, ancor più, contro le critiche al progetto di trasformare la Protezione civile in Spa per meglio affrontare ogni emergenza. Allargando il campo dell’emergenza fino a comprendere ogni evento speciale e straordinario. Per visibilità e risorse investite. Oltre alle celebrazioni del 150enario dell’Unità d’Italia: i giochi del Mediterraneo e i Mondiali di nuoto; l’Anno giubilare paolino, l’esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Cupertino, e i viaggi del Papa in provincia (perché non quelli del presidente della Repubblica e del premier?). Insomma, tutto quanto fa spettacolo e richiede grandi quantità di mezzi. Affidato alla logica della “corsia preferenziale”, superando i vincoli imposti dalle regole, dalle procedure. Dagli organismi di controllo istituzionali. Per sottrarsi ai tempi e alle fatiche della democrazia.

Che spesso delude i cittadini. E impedisce al governo di produrre risultati da esibire, come misura dell’efficacia della propria azione.

La mitologia del “fare” è alla radice del successo politico di Silvio Berlusconi. Il sogno italiano. L’imprenditore che si è “fatto” da sé. Dal nulla ha costruito un impero. In diversi settori. Da quello immobiliare a quello editoriale. A quello mediatico. Anche nello sport, ovviamente. Ha sempre vinto. Dovunque. E ha imparato che, se vuoi “fare”, le regole, le leggi e, peggio ancora, i controlli a volte sono un impedimento. I giudici e i magistrati, per questo, possono rappresentare un ostacolo. Perché non sono interessati ai risultati, ma alle procedure. Alla legittimità e non alla produttività. Anche se nell’era di Tangentopoli i giudici erano celebrati da tutti (o quasi). Tuttavia, allora apparivano non i garanti della giustizia, ma i “giustizieri” di una democrazia malata. Bloccata e soprattutto improduttiva. Ostile ai cittadini e agli imprenditori.

Sul mito del “fare” si basa l’affermazione del politico-imprenditore alla guida di un partito-impresa, che gestisce la politica come marketing e promette di governare il paese come un’azienda. Anzi: di guidare l’azienda-paese. In aperta polemica con il professionista politico e il partito di apparato.

Si delinea, così, un modello neo-presidenziale di fatto. Realizzato su basi pragmatiche ed economiche. Quindi, molto più libero da regole e controlli rispetto ai sistemi presidenziali e semi-presidenziali effettivamente vigenti nelle democrazie occidentali.

L’evoluzione della Protezione civile è coerente con questo modello. Ne è il prodotto di bandiera, ma anche il modello esemplare. In fondo, Bertolaso anticipa e mostra quel che Berlusconi vorrebbe diventare (e costruire). È il suo Avatar. Affronta emergenze “visibili” e produce per questo risultati “visibili”. In tempi rapidi. Puntualmente riprodotti dai media. Napoli. Sepolta dall’immondizia. L’Aquila devastata. Poi, arriva Bertolaso. L’immondizia scompare. Le prime case vengono consegnate a tempo di record. Sotto i riflettori dei media. Che narrano il dolore, l’emozione. E i successi conseguiti dal premier-imprenditore attraverso il suo Avatar. Aggirando vincoli e procedure. Perché nelle calamità, come in guerra, vige lo Stato di emergenza, che non rispetta i tempi della democrazia e della politica. Da ciò la tentazione di estendere i confini dell’emergenza fino a comprendere i “grandi eventi”. Cioè: tutto quel che mobilita grandi investimenti, grandi emozioni e grande attenzione.

La Protezione civile diventa, così, modello e laboratorio per governare l’Italia come un’azienda. Dove il presidente-imprenditore può agire e decidere “in deroga” alle regole e alle norme. Perché lo richiede questo Stato (di emergenza diffusa e perenne). Dove il consenso popolare è misurato dai sondaggi. Dove, per (di) mostrare i “fatti”, invece che al Parlamento ci si rivolge direttamente ai cittadini. O meglio, al “pubblico”. Attraverso la tivù. Dove anche la corruzione diventa sopportabile. Meno “scandalosa”, quando urge “fare” – e in fretta.

Di fronte a questa prospettiva – o forse: deriva – ci limitiamo a due osservazioni
La prima: la democrazia rappresentativa non si può separare dalle regole. Perché la democrazia, ha sottolineato Bobbio, è un “metodo per prendere decisioni collettive”. Dove le procedure e le regole sono importanti quanto i risultati. Perché garantiscono dagli eccessi, dalle distorsioni, dalle degenerazioni. Come rammenta Montesquieu (nel 1748): “ogni uomo di potere è indotto ad abusarne. Per cui bisogna limitarne la virtù”. Bilanciandone il potere con altri poteri. Perché, aggiunge un altro padre del pensiero liberale, Benjamin Constant (nel 1829): “ogni buona costituzione è un atto di sfiducia”. Nella natura umana e del potere.

La seconda osservazione riguarda il fondamento del “fare”, cui si appella il premier. In effetti, coincide con il “dire”. Meglio ancora: con l’apparire. Perché i “fatti” – a cui si appella Berlusconi – esistono in quanto “immagini”. Proposte oppure nascoste dai media. Secondo necessità. Come i “dati” dell’economia e del lavoro. Come i disoccupati o i cassintegrati e i morti sul lavoro. Che appaiono e – preferibilmente – scompaiono sui media. A tele-comando. Perché il pessimismo e la sfiducia minano la fiducia dei consumatori e dei cittadini. Meglio: del cittadino-consumatore. O viceversa.

È la retorica del “fare”. Narrazione e al tempo stesso ideologia di successo. Per costruire e proteggere l’Italia spa.

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Attualità democrazia Leggi e diritto Pubblicità e mass media

Il governo Berlusconi vara una legge contro la corruzione? Ci avevate creduto, eh!?

Gira a vuoto la vite anti corruzione, la nuova legge dura lo spazio di un mattino, di Lucio Fero-blitzquotidiano.it

Berlusconi annuncia, i giornali registrano: pene più severe per corrotti e corruttori Poi il Consiglio dei ministri riflette, esamina, studia una “bozza” E l’operazione “Liste Pulite” prevede eccezioni, deciderà una commissione interna del Pdl caso per caso e le dimissioni, politiche e non giudiziarie, di Cosentino sono respinte dal premier

Al mattino, alle prime ore del mattino di venerdì 19 febbraio, anno 2010, diciotto anni dopo il “febbraio che inaugurò Tangentopoli”, i giornali, tutti i giornali, raccontano di una grande e significativa “svolta”. La Stampa titola: “Giro di vite sulla corruzione” e specifica: “Pene più dure e fuori dalle liste elettorali chi ha commesso reati”. A decidere e comunicare la “svolta” è stato nel pomeriggio del giovedì precedente il presidente del Consiglio.

Infatti la Stampa accompagna e sostiene l’importante notizia con un commento dal titolo: “Il Cavaliere formato Di Pietro”. L’autore, Michele Brambilla, coglie e sottolinea: “Mai ci saremmo aspettati di vederlo vestito con i panni del giustizialista… il protocollo che intende introdurre nel Pdl somiglia molto a quello screening che è uno dei pilastri portanti dell’Idv: un esame preventivo della moralità giudiziaria dei candidati… ce ne ha dato notizia Libero con due articoli i cui titoli parlano da soli: Esame di onestà per i candidati del Pdl e Il coraggio di far fuori le mele marce…”. Brambilla registra, segnala e spiega: “Berlusconi è uomo di sondaggi, qualcosa deve aver fiutato, sa che alle inchieste non si può sempre rispondere parlando di toghe rosse. Qualche volta forse sì, ma non sempre”.

Esagerati è un po’ ridondanti la lettura e il racconto della realtà da parte de La Stampa? Nelle stesse ore di primo mattino il prudente e compassato quotidiano della Confindustria, il Sole 240re titola: “Berlusconi: ai corrotti pene più alte“. E resoconta: “Il Consiglio dei ministri approverà oggi un disegno di legge sull’inasprimento delle pene, lo ha deciso il premier”. Repubblica annuncia la stessa cosa, con un pizzico di malizia titola: “Berlusconi scopre la corruzione“. Il Fatto Quotidiano la notizia della nuova, imminente legge per dare più galera ai corrotti e corruttori in prima pagina non la dà. A dimostrazione di quanto sia una “notizia” buona per Berlusconi e scomoda per i suoi avversari. Insomma Berlusconi che esclude dalle liste elettorali del Pdl gli indagati e il varo pronto-sforno di una legge con pene più dure per i reati tipici dei “colletti bianchi” è uomo che morde cane. Stampa, Sole 24ore e Corriere della Sera (titolo in prima: “Il premier annuncia misure anti corruzione”) stupiscono e quasi trasalgono, Repubblica incassa e comunica a denti stretti, il Fatto, il giornale più giustizialista che c’è, stranamente ma non tanto si distrae ed omette. Questa la situazione, questa la realtà, fedelmente riportata, sia pure con vari umori, di primo mattino, alle prime ore del mattino.

Ma dura, appunto, lo spazio di un mattino. A mezzogiorno il governo riunito comunica: “Avviato l’esame… fatta una sorta di ricognizione di esame preventivo… il testo è solo una bozza“. Questo è quel che è rimasto della legge-fulmine contro la corruzione. Il ministro Brunetta va in conferenza stampa e chiarisce: “Dobbiamo marginalizzare i fenomeni corruttivi, farli diventare fisiologici”. Chiaro, no? Per gli incontentabili pignoli che aspettavano la legge annunciata Brunetta ha la risposta: “Mettere le procedure on line”. Panico tra i corrotti e i corruttori.

Casini commenta: “Come il piano casa, non si è vista una casa…”. Ma Casini è dell’opposizione, ci si può fidare del suo scetticismo? Certo, la legge e le pene più dure sono rimandate a “più attento esame”. Il governo l’aveva annunciata come legge già fatta, sarà stato frettoloso. Resta comunque l’operazione “Liste Pulite” proclamata dal Pdl. Si legge poi tra le righe che l’esclusione dalle liste di chi è in odor di corruzione sarà “decisa caso per caso” e demandata ad “apposita commissione interna”. Insomma “tolleranza zero” però andiamoci piano, riparliamone anche qui, caso per caso. E Nicola Cosentino che si è dimesso da tutto non è forse la prova, la prima e forte prova della “nuova pulizia”? A voler leggere si apprende che Cosentino ha sbattuto la porta del Pdl e del governo per dissenso politico sulla gestione delle presenti alleanze e futuro potere in Campania. L’insostenibilità morale o giudiziaria dei suoi incarichi nulla c’entra con le sue dimissioni, ci mancherebbe altro. Ad ogni buon conto dimissioni che Berlusconi ha respinto.

Si è fatto pomeriggio dello stesso venerdì di febbraio: la legge più severa con i corrotti e corruttori non c’è, l’operazione “Liste Pulite” prevederà, se del caso, eccezioni, le dimissioni di Cosentino sono tanto “irrevocabili” quanto non operative. Tranquilli dunque, la notizia vera era: cane morde uomo. Berlusconi non adotta il “metodo Di Pietro”. Era probabilmente vero che è preoccupato da qualche sondaggio. Ed ha reagito con il “metodo Berlusconi”. Un grande e deciso annuncio, l’annuncio di una legge a tambur battente come si conviene al “governo del fare”. Poi, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto Popoli e politiche

I lavoratori stranieri in Italia quadagnano il 21,6% in meno di quelli italiani.

Stipendi più bassi ai lavoratori stranieri
Un dipendente toscano guadagna in media 268 euro in più rispetto a un immigrato di Rosa Serrano-firenze.repubblica.it

Retribuzioni a due velocità in Toscana. Il gap salariale tra dipendenti toscani e stranieri si attesta a 268 euro a favore dei primi: se un lavoratore toscano mediamente riceve mensilmente 1.242 euro, uno straniero arriva appena a 974 euro, cioè il 21,6% in meno. Questo il dato più significativo che emerge dall’analisi effettuata dalla Fondazione Leo Moressa per Repubblica sulla base dei dati contenuti nella recente rilevazione Istat sulle forze di lavoro che per la prima volta contiene l’indicazione delle retribuzioni mensili nette degli occupati.

I dati sono relativi alle retribuzioni dei dipendenti del mese precedente alla rilevazione escluse altre mensilità (tredicesima, quattordicesima e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi, premi di produttività, arretrati, indennità per missioni, ecc.). Il dato toscano non si discosta molto da quello medio nazionale che evidenzia un differenziale retributivo del 22,8%. La percentuale di occupati di origine straniera in Toscana rappresenta il 9,4% del totale della forza lavoro. Le mansioni e le professioni svolte da lavoratori di origine straniera differiscono molto da quelle degli italiani: essi, infatti, per la maggior parte sono operai (75,8%), mentre per tale professioni gli italiani sono solo il 31,3%.

Quali le motivazioni di questo forte divario retributivo? Per Valeria Benvenuti che ha curato la ricerca, in molti casi la differenza nella retribuzione dipende soprattutto dall’anzianità dei dipendenti stranieri in un’impresa: la loro assunzione è più recente rispetto al lavoratore italiano e beneficiano, quindi, di un numero minore di scatti retributivi, anche a parità di mansioni.

A suo avviso, si deve considerare anche il fatto che il lavoro per lo straniero è la condizione necessaria per avere e per rinnovare il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione da parte del lavoratore di condizioni occupazionali marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sotto pagate. Il tema del lavoro immigrato nella nostra regione è stato ampiamente trattato in una ricerca dell’Irpet curata da Michele Beudò dalla quale emerge la rilevanza strutturale dell’immigrazione per il sistema economico regionale indirettamente confermata anche dal fatto che le assunzioni degli stranieri risultano essere per la maggioranza (57%) a tempo indeterminato, un dato praticamente in linea con quello che riguarda gli italiani (59%).

Le occupazioni svolte dagli immigrati sono caratterizzate da mansioni di livello medio-basso e retribuzioni inferiori alla media. Per Beudò sono molteplici le motivazioni che producono questo differenziale retributivo: fra l’altro, i lavoratori immigrati, in molti casi, effettuano parte delle prestazioni lavoratori “a nero” e ciò comporta una riduzione della retribuzione ufficiale mensile certificata poi dall’Istat. Altri vengono assunti con una qualifica inferiore a quella effettivamente svolta: ad esempio, nell’edilizia uno straniero può essere assunto come manovale anziché come muratore e ciò comporta un differenziale sfavorevole rispetto al muratore italiano. (Beh, buona giornata).

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Il testo della lettera che l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha inviato agli organizzatori della mobilitazione di sabato 30 gennaio difesa della Costituzione.

Pubblichiamo il testo della lettera che l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha inviato agli organizzatori della mobilitazione di sabato 30 gennaio difesa della Costituzione.

di Oscar Luigi Scalfaro- da micromega.

Nella mia qualità di presidente dell’Associazione ‘Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla’, nata dal Comitato che promosse il referendum costituzionale del giugno 2006, esprimo soddisfazione per le numerose iniziative e manifestazioni di sostegno alla Costituzione repubblicana e alla sua perdurante attualità, organizzate in un momento nel quale essa è nuovamente esposta sia al rischio di proposte di revisione non rispettose dei suoi valori e del suo impianto fondamentale, sia a una strisciante e quotidiana inosservanza dei suoi principi (prima di tutto quello dell’equilibrio tra i poteri costituzionali e dell’autonomia e indipendenza della funzione giurisdizionale). D’intesa con il direttivo di “Salviamo la Costituzione”, che si è riunito a Roma il 26 gennaio, invito i comitati locali della nostra associazione a partecipare a queste iniziative.

Invitiamo, in particolare, a sostenere l’iniziativa, promossa autorevolmente dai presidenti emeriti della Corte costituzionale Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky sotto l’egida di un gruppo di associazioni e movimenti della società civile, per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare tendente a integrare la festa nazionale del 2 giugno con un riferimento esplicito alla Costituzione, così da ridefinirla come festa della Repubblica e della Costituzione.
E’ un modo per sottolineare lo stretto legame, storico e istituzionale, tra i due momenti fondanti della nostra convivenza civile, e per ricordare che la Costituzione è e resta un sicuro punto di riferimento della grande maggioranza degli italiani, al di là delle divisioni politico-partitiche, come è stato confermato dal netto risultato del referendum del 25-26 giugno 2006 e da recenti sondaggi di opinione.
La Costituzione può naturalmente, come essa stessa prevede, essere aggiornata e modificata, in modo da adeguare gli strumenti della nostra democrazia al mutare della realtà storica, politica e sociale: ma ciò deve avvenire in coerenza con i suoi principi e i suoi valori, anzi al fine di meglio attuarli e inverarli, e senza stravolgere il suo impianto fondamentale, che è garanzia dei diritti di tutti e di ciascuno e della effettività della nostra democrazia.

Chiediamo infine ai nostri Comitati regionali e locali di valutare, in vista delle prossime elezioni regionali, l’opportunità di invitare tutti i candidati alla carica di presidente della Giunta regionale a sottoscrivere un documento col quale essi si impegnino – in caso di approvazione parlamentare di modifiche costituzionali che stravolgano i principi, i valori e l’impianto fondamentale della nostra Costituzione – a proporre al loro Consiglio regionale di esercitare la facoltà costituzionalmente prevista di promuovere il referendum previsto dall’art. 138 della Costituzione.
(Beh, buona giornata)

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Pulizia etnica a Rosarno.

Maroni, ministro dalla parola doppia. E la pulizia… etnica
di Lucio Fero-bltizquotidiano.it

Prima la promessa di non espellere, poi il fermo: “Espelleremo” Prima la circolare per sconsigliare la sospensione delle partite di calcio in caso di razzismo, poi l’ordine agli arbitri: “Sospendete” Ma Maroni non è il solo a giocare con le parole.

Roberto Maroni, un ministro che ha una sola parola, anzi due. Ai suoi uomini, dirigenti di polizia, questori e prefetti spediti a Rosarno ha dato il via libera, ha detto che potevano, dovevano promettere agli immigrati che, se si prestavano docilmente allo sgombero, non sarebbero stati espulsi. La promessa è stata fatta e resa pubblica. È stata una «promessa di ordine pubblico»: l’importante era portare in fretta via da lì tutti i “neri”. Prima che ammazzassero qualcuno, prima che ci «scappasse il morto». Parole dello stesso Maroni.

Lo stesso Maroni che poi, a sgombero attuato, dice: «Li espelliamo tutti». Maroni, che deve aver tratto ispirazione da un qualche film western visto in gioventù, quelli dove si firmavano trattati con gli indiani per convincerli a farsi portate nelle riserve e poi dei trattati si faceva carta straccia. Deve essere sembrata a Maroni una buona e consolidata strategia.

Maroni che aveva detto: «Troppa tolleranza con i clandestini». Salvo poi scoprire che tra quelle migliaia di “negri” clandestini c’erano. Ma c’erano e ci sono immigrati con permesso di soggiorno regolare. Mancano al momento dichiarazioni di Maroni al riguardo, arriveranno.

Ne sono arrivate altre, sempre di Maroni. Ecco l’ultima: «In caso di cori razzisti negli stadi gli arbitri devono sospendere le partite». Parla chiaro Maroni. Lo stesso Maroni che da molto tempo dà istruzione ai suoi funzionari di polizia e responsabili dell’ordine pubblico negli stadi di «sconsigliare» la sospensione delle partite.

Infatti in Italia le norme per sospendere le partite ci sono e infatti prevedono che il responsabile di polizia indichi all’arbitro quando è il caso di farlo. Le norme, scritte in una circolare del ministero degli Interni di Maroni, danno alla polizia l’ultima parola. Alla polizia, non agli arbitri. Come ha ricordato a Maroni la Lega Calcio.

Arbitri che esitano a sospendere le partite per quieto vivere. Con la polizia che “sconsiglia” e con le tv che avrebbero danni economici da uno sconvolgimento del calendario e dello spettacolo con annessa pubblicità via spot televisivi.

Maroni, il ministro dalla parola ferma, a condizione che le “parole” siano almeno due e l’una pronta a “parare il sedere” all’altra. Non è solo Maroni però, bisogna riconoscerlo, ad avere paura delle parole troppo fedeli alla realtà. A Rosarno pulizia è stata fatta, dei neri, anzi dei “negri” come li chiama Feltri nei suoi titoli su “Il Giornale”. Mazze, milizie, fucili, ruspe e pullman hanno fatto pulizia. Pulizia etnica. Questa è stata. Ma nessuno la chiama così. È pulizia etnica se la fanno in Bosnia o in Iraq, da noi è soltanto pulizia. Forse perché è stata pulizia etnica in miniatura, in un pezzetto d’Italia e per poche migliaia di neri. Alla prossima si vedrà quale parola usare.

Per ora la corretta e tecnica definizione la si evita. I benpensanti e democratici si rifugiano, riparano e in parte nascondono dietro e sotto la tonaca papale: «Avete visto, il Papa dice che gli immigrati sono uomini anche loro…». Si manda avanti il Papa perché si teme che a dirlo da laici si incorra nella “scomunica” dell’opinione della maggioranza indigena. Gli “anti buonisti” dicono, recitano e intonano lo scongiuro: «Clandestini!». Parola magica che toglie ai neri la dimensione di esseri umani e assolve i bianchi da ogni razzismo.

Oppure si parla, si accusa la ‘ndrangheta. Che c’è e “lotta” insieme a chi ha fatto pulizia. Ma scaricare tutto sulla ‘ndrangheta finisce per essere un alibi. La pulizia etnica è stata fatta a furor di popolo. La ‘ndrangheta al massimo ci ha messo il “concorso esterno”. (Beh,buona giornata).

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Spartacus 2010: a Rosarno la rivolta dei nuovi schiavi.

(fonte:repubblica.it)

ROSARNO (REGGIO CALABRIA) – Alta tensione stamane a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dopo i disordini di ieri quando gli immigrati hanno dato vita ad una guerriglia urbana dopo che due di loro sono stati feriti da sconosciuti con alcuni colpi di carabina ad aria compressa. Migliaia di extracomunitari si sono radunati per le strade e nella piazza del comune. Un abitante ha sparato in aria. Un gruppo di immigrati è venuto a contatto con un centinaio di abitanti. E’ di 34 feriti il bilancio dei disordini scoppiati ieri. Arrestati sette extracomunitari. La Cgil: nel 2007, in tutta la Calabria, a fronte dei 6.400 autorizzati, si stima vi siano stati circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali impiegati nel settore agricolo.

Maroni: “Troppa tolleranza”
“In tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, una immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazioni di forte degrado, come quella di Rosarno”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ai microfoni de “La Telefonata”, su Canale 5, rispondendo a una domanda di Maurizio Belpietro sui disordini avvenuti ieri nella cittadina calabrese. “Stiamo intervenendo – ha sottolineato il ministro -, intanto ponendo fine all’immigrazione clandestina, agli sbarchi che hanno alimentato il degrado, e a poco a poco porteremo le situazioni alla normalità, questo è il nostro impegno”.

H.9.00. Situazione a Rosarno sempre più preoccupante
I negozi e le scuole sono rimasti chiusi. Per questa mattina è stata organizzata una manifestazione di protesta degli immigrati della Piana di Gioia Tauro (sono circa in 15mila gli immigrati presenti in questo territorio) che ieri sera hanno dato vita ad una guerriglia urbana dopo che due di loro sono stati feriti da sconosciuti con alcuni colpi di carabina ad aria compressa.

H.9.30. A Rosarno in corso concentramento
Al momento sarebbero circa duemila gli immigrati, secondo la polizia, radunati davanti al comune. Gli immigrati stanno scandendo slogan di protesta e hanno chiesto che una loro delegazione incontri il commissario prefettizio del Comune, Francesco Bagnato. La tensione è alta, danneggiate le vetrine di alcuni negozi e qualche cassonetto è stato rovesciato. Un gruppo di abitanti di Rosarno ha raggiunto la zona antistante il Municipio, c’è preoccupazione e malumore.

H.9.45. In arrivo gruppi di extracomunitari dall’hinterland
Non si conoscono ancora le intenzioni dei manifestanti, né quanti se ne stanno raccogliendo nelle strade di Rosarno. Da ieri hanno chiesto di parlare con il commissario prefettizio Domenico Bagnato (che regge il Comune) per esporre le loro problematiche. Fonti investigative fanno sapere che circa duecento immigrati hanno attuato due blocchi stradali, uno a nord e uno a sud dell’abitato di Rosarno, sulla statale 18, impedendo alle auto di transitare.

H.10.00. Panico in città
Gli immigrati stanno protestando, anche con spranghe, bastoni e oggetti contundenti. Molti sono ubriachi e stanno seminando il panico in città: una donna a bordo di una Grande Punto è stata aggredita e salvata grazie a polizia e carabinieri che in massa tentano di arginare le proteste.

H.10.45. Spari da un balcone
Un cittadino ha sparato due colpi di fucile in aria a scopo intimidatorio per disperdere un gruppo di immigrati che si era concentrato davanti la sua abitazione. L’uomo ha esploso i colpi dopo essere salito sulla terrazza della casa. Gli immigrati successivamente sono entrati nell’abitazione dove c’erano la moglie e i due figli dell’uomo, dove però si sono limitati ad urlare e protestare e si sono poi allontanati.

H.10.50. Scontri con gli abitanti
Un gruppo di immigrati è venuto a contatto con un centinaio di abitanti di Rosarno. La situazione al momento, anche se molto incandescente, è tenuta sotto controllo dalle forze di polizia.

H.10.55. Tensione fra gli abitanti e le forze dell’ordine
Momenti di tensione tra un gruppo di abitanti di Rosarno e le forze dell’ordine dopo che un giovane era stato fermato perché stava litigando con un immigrato che stava partecipando alla protesta davanti al Municipio. Gli animi si sono calmati dopo che il giovane, che era stato bloccato, di fronte alle proteste degli abitanti, è stato rilasciato. La situazione, comunque, resta assai tesa.

H.11.02. La diocesi: “La ‘ndrangheta sfrutta gli immigrati”
“Il problema degli immigrati va riallacciato a quello della ‘ndrangheta. C’è uno sfruttamento pilotato da parte della criminalità e questo a causa dell’assenza dello Stato, che deve tornare a intervenire”. Così Don Pino Demasi vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi e referente di ‘Libera’in Calabria.

H.11.10. Terminata la protesta davanti al comune
E’ terminata la protesta degli immigrati davanti al comune di Rosarno, ora si stanno dirigendo verso il centro della città. Intanto una delegazione di immigrati ha incontrato il commissario prefettizio, Francesco Bagnato, a cui ha chiesto una maggiore vigilanza e l’arresto degli aggressori che ieri hanno scatenato la feroce protesta. Lo stesso commissario prefettizio ha assicurato un suo intervento e una maggiore vigilanza da parte delle forze dell’ordine della struttura che ospita gli immigrati.

H.11.15. Il commissario prefettizio incontra i cittadini
Una delegazione di cittadini di Rosarno sta incontrando il commissario prefettizio del comune per chiedere l’immediato allontanamento degli immigrati presenti nella cittadina della Piana di Gioia Tauro. La tensione tra gli abitanti di Rosarno continua a salire, mentre gli immigrati in corteo si stanno dirigendo, attraversando il centro del paese, verso le loro abituali dimore.

H.11.18. Il commissario prefettizio: “Proteggeremo gli immigrati”
“La situazione è grave, è pesante. Ho parlato con i migranti e ho detto loro che faremo tutto il possibile per proteggerli. Ma ho anche specificato che non devono confondere l’attacco da parte di singoli con l’atteggiamento di tutta la cittadinanza”. Lo ha detto ai microfoni di CNRmedia Domenico Bagnato, commissario prefettizio a Rosarno.

H.11.20. L’ex assessore: “Inaccettabile quello che sta accadendo”
“Quello che sta succedendo è intollerabile e la cittadinanza non lo accetta più”. Lo ha detto l’ex assessore alla Protezione civile del comune di Rosarno, Domenico Ventre, sciolto nel gennaio del 2008 per infiltrazioni mafiose. “Gli immigrati che vivono nel nostro comune – ha aggiunto Ventre – sono continuamente assistiti e aiutati e la loro reazione di fronte all’episodio isolato che è successo ieri è assolutamente sproporzionata. Non possiamo accettare che queste persone devastino il nostro paese suscitando una situazione di paura tra gli abitanti”.

H.11.27. Aggredita troupe del Tg2
Durante gli scontri a Rosarno è stata aggredita una troupe del Tg2 e il giornalista Francesco Vitale: un gruppo di immigrati alla vista della telecamera ha lanciato sassi contro il giornalista e il suo operatore. La troupe e lo stesso cronista hanno già ripreso il loro lavoro.

H.11.34. Monsignor Marchetto: “Si torni alla ragionevolezza”
“Un uomo di Chiesa non può fare altro che chiedere che termini la violenza e si torni alla ragionevolezza e, pur nel ritorno all’ordine, si cerchi di andare al fondo dei problemi e di capire le ragioni degli uni e degli altri. E’ necessario il dialogo, anche se questa può sembrare inflazionata, ma è l’unica strada per cercare la soluzione a problemi difficili in un contesto di crisi che tutti conosciamo”. E’ quanto ha detto monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i Migranti e gli Itineranti.

H.11.38. Livia Turco (Pd): “Combattere criminalità che sfrutta immigrati”
“E’ necessario impedire la guerra tra immigrati sfruttati e cittadini onesti. Il ministro Maroni anziché ripetere il copione della propaganda faccia qualcosa per combattere la criminalità che sfrutta gli immigrati e continua a tenere in ostaggio parte del territorio calabrese”. Lo afferma Livia Turco, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali della Camera.

H.11.42. Cgil: in Calabria circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali
Nel 2007, in tutta la Calabria, a fronte dei 6.400 autorizzati, si stima vi siano stati circa 20 mila lavoratori stranieri stagionali impiegati nel settore agricolo. Queste le ultime cifre sul fenomeno dell’immigrazione e della stagionalità nel settore primario nella regione, rese note dalla Cgil, che proprio a Rosarno ha svolto la prima conferenza regionale sui migranti nelle scorse settimane.

H.11.48. Il parroco: “Immigrati vivono in gironi danteschi”
“Bisogna tornare alla ragione e mettere da parte le esasperazioni da una parte e dall’altra”. Lo ha detto don Carmelo Ascone, conosciuto come don Memè, parroco da 25 anni di Rosarno, e profondo conoscitore della realtà del paese. “I luoghi in cui vivono gli immigrati – ha aggiunto don Memè – sono dei veri e propri gironi danteschi. Queste persone vivono in condizioni disumane e disperate”. Secondo don Memè “gli abitanti protestano giustamente, ma l’esasperazione e la rabbia non possono trasformarsi in intolleranza”.

H.11.50. Negli scontri ferite 34 persone
E’ di 34 feriti il bilancio dei disordini scoppiati ieri a Rosarno. Secondo i dati diffusi dalla Polizia di Stato, sono ricorsi alle cure dei medici degli ospedali della zona due cittadini extracomunitari, 14 cittadini italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri. Gli uomini del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato sette extracomunitari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, devastazione e danneggiamento.

H.11.54. L’Immigrato: “Contro di noi continue violenze”
“Abbiamo bisogno di protezione perché contro di noi ci sono continue violenze che sono frutto di razzismo”. Lo dice ai giornalisti Sidiki, un immigrato africano di 25 anni, che viene a Rosarno di frequente per lavorare nei campi. “Subiamo continuamente – ha aggiunto Sidiki – atti di intolleranza, ma noi siamo lavoratori onesti che vengono qui solo per guadagnarsi il pane e non diamo fastidio a nessuno. Piuttosto, sono intollerabili le condizioni in cui ci fanno vivere perché avremmo bisogno di più igiene e dignità”.

H.12.00. Scontri tra gli abitanti e le forze dell’ordine
Ci sono stati scontri tra un gruppo di abitanti di Rosarno e alcuni carabinieri e poliziotti. L’episodio si è verificato mentre gli immigrati facevano rientro nei centri di ricovero in cui sono ospitati. Alcune persone di Rosarno hanno tentato di raggiungere un gruppo di immigrati, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine. La reazione degli abitanti è stata immediata con grida e insulti verso le forze dell’ordine. “Dovete picchiare loro – ha detto un giovane – e non noi, perché sono loro i veri criminali”.

H.12.08. Su Facebook gruppo ‘Gli africani salveranno Rosarno’
E’ da alcuni mesi attivo su Facebook un gruppo intitolato ‘Gli africani salveranno Rosarno’. Al momento vi aderiscono 1500 persone. Scopo del gruppo è quello di una sorta di osservatorio invernale sulla raccolta degli agrumi nella Piana di Gioia Tauro, mantenere alta l’attenzione, contrastare ogni forma di razzismo, informare correttamente, sfatare i luoghi comuni sul fenomeno dell’immigrazione, promuovere percorsi di integrazione.

H.12.10. Investigatori: nessun coinvolgimento della criminalità organizzata
Allo stato attuale delle indagini non risulta un coinvolgimento della criminalità organizzata nel ferimento di alcuni extracomunitari con un fucile ad aria compressa, l’atto che ha scatenato la guerriglia urbana di Rosarno: è questa, finora, l’opinione concorde degli investigatori di carabinieri e polizia che si stanno occupando del caso.

H.12.11. Il commissario prefettizio invita gli immigrati alla calma
“Vi invito alla calma e vi assicuro che avrete adeguata protezione”. E’ quanto ha detto il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Francesco Bagnato, alla delegazione di immigrati che ha attuato stamattina la protesta davanti al Comune. “Vi garantiremo – ha aggiunto Bagnato – presidi di sorveglianza davanti ai centri di ricovero. Cercheremo, inoltre, di migliorare le condizioni igieniche in cui vivete, dandovi nuovi container per dormire e bagni chimici”.

H.12.20. Feriti al pronto soccorso
Cinque persone, fra ieri sera e stamattina, sono finite al pronto soccorso dell’ospedale di Polistena per ferite riportate durante gli scontri a Rosarno. Si tratta di due extracomunitari e tre persone di Rosarno e alcuni paesi vicini. L’ultimo, un uomo di Giffone, è arrivato questa mattina riferendo di essere stato aggredito. Nelle stesse condizioni anche un altro ragazzo del posto. Tra i feriti due extracomunitari, colpiti da pallini di carabina. Sempre ieri sera una donna ultraquarantenne di Rosarno è stata medicata al pronto soccorso per ferite lievi.

H.12.27. Msf: “Immigrati in condizioni degradanti”
Gli immigrati nella Piana di Gioia Tauro vivono in “condizioni degradanti; condizioni che hanno un serio impatto sulla loro salute”. Lo afferma Loris De Filippi, coordinatore dei progetti di Medici senza frontiere Italia. L’organizzazione lavora da tempo sul posto gestendo le attività di assistenza sanitaria attraverso una clinica mobile.

H.12.30. Bersani: “Maroni fa lo scaricabarile”
“Mi dispiace molto che il ministro dell’Interno non abbia perso l’occasione, anche questa volta, di fare lo scaricabarile sulla famosa immigrazione clandestina”. Pier Luigi Bersani, questa mattina a Reggio Calabria per portare la solidarietà al Procuratore generale della Corte d’Appello, rispondendo ai giornalisti sulla rivolta degli immigrati di Rosarno, sottolinea la gravità della situazione: “Prima bisogna fare in modo di riportare la calma, poi andare alla radice di una situazione fatta sicuramente di mafia, sfruttamento, xenofobia e razzismo”.

H.12.40. A Rosarno scene da guerriglia urbana
E’ un paesaggio in cui sono evidenti i segni della guerriglia urbana e dei danneggiamenti compiuti quello che si presenta lungo la strada che dal centro di Rosarno conduce al centro ricovero ospitato nell’ex Esac. Secondo quanto hanno riferito alcuni abitanti, gli immigrati stamattina, mentre si recavano nel centro del paese, si sono abbandonati ad atti di vandalismo danneggiando tutto ciò che trovavano lungo la loro strada. Ci sono alcune auto distrutte da incendi, cassonetti ribaltati, rifiuti bruciati sparsi lungo la strada. Alcune persone hanno riferito che un gruppo di immigrati ha lanciato pietre contro la loro abitazione provocando danni.

H.12.42. Cei: “Disagio degli immigrati dovuto allo sfruttamento”
“La violenza non va mai giustificata. Anche chi pensa di aver ragione e poi utilizza la violenza sbaglia in quanto la violenza non è mai uno strumento per dimostrare le proprie ragioni. Attraverso la violenza si fa torto alle proprie ragioni”, e tuttavia “il disagio degli immigrati è dovuto alle situazioni di sfruttamento cui vengono costretti a causa del quale fanno una vita invivibile”. E’ quanto afferma al Sir, l’agenzia stampa della Cei, don Ennio Stamile, direttore regionale della Caritas Calabria.

H.12.52. Task force del ministero dell’Interno
Dopo i fatti di Rosarno è stata costituita una task force del ministero dell’Interno, di quello del Welfare e della Regione Calabria. E’ stato deciso al termine di una riunione convocata al Viminale dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

H.13.03. Le proposte dei funzionari di polizia
”Individuazione degli xenofobi; espulsione dei rivoltosi e tutti i clandestini; premio a chi denuncia lo sfruttamento del lavoro irregolare; perseguire gli imprenditori disonesti; e sostenere gli enti locali che mettono in atto interventi di inclusione sociale”. E’ quanto propone il segretario nazionale dell’Associazione funzionari di polizia, Enzo Letizia.

H13.08. Loiero: “Risposta degli immigrati inaccettabile”
“La provocazione c’è stata ma la risposta degli immigrati è inaccettabile”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. “E’ il frutto – spiega Loiero – di un clima di intolleranza xenofoba e mafiosa che non riguarda ovviamente la popolazione di Rosarno, giustamente allarmata per la situazione di tensione che si è determinata con la rivolta degli extracomunitari sfruttati, derisi, insultati e ora, due di loro, feriti con un’arma ad aria compressa”.

H.13.10. Occupata dai cittadini la sede del comune
Un centinaio di cittadini di Rosarno hanno occupato la sede del comune e chiedono al commissario prefettizio Francesco Bagnato lo sgombero degli extracomunitari dalla città.

H.13.11. Blocco stradale dei cittadini
Un gruppo di abitanti di Rosarno sta attuando un blocco stradale lungo il tratto della Statale 18 che attraversa il centro abitato. “Basta con gli immigrati – ha detto uno dei manifestanti – perché siamo stanchi di questa situazione. Devono andarsene via”.

H.13.12. Cri in preallarme
La Croce Rossa Italiana è in stato di preallarme per i fatti di Rosarno. Un delegato dell’ organizzazione di volontariato è ora presente in Prefettura nella città dove da ieri sono in corso proteste dei migranti. La Cri ha dato la propria disponibilità per intervenire, se necessario, con strutture e personale per assistere i migranti e la popolazione locale.

H.13.13. FareFuturo: “In italia c’è la schiavitù”
“Bando ai buonismi e alle cose non dette: in Italia esiste la schiavitù. E più precisamente a Rosarno, cittadina di quindicimila abitanti nella piana di Gioia Tauro” dove cinquemila extracomunitari raccolgono agrumi e pomodori, svolgendo un “lavoro massacrante che gli italiani non vogliono più fare. Poco male, se non fosse che le condizioni di lavoro e di vita di questa gente sono ben al di là del limite accettabile in un paese civile”. Lo si legge su ‘Ffwebmagazine’, il periodico on line della Fondazione FareFuturo presieduta da Gianfranco Fini.

H. 13.14. La Russa: “Troppa tolleranza”
“Troppa tolleranza verso i clandestini” – ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa – lo Stato ha il dovere di fare rispettare le leggi, di fare rispettare le regole. Non può esserci tolleranza, specie per chi usa la violenza in maniera così evidente, per il solo fatto che è un immigrato. Anzi – ha aggiunto – credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell’immigrazione clandestina di questi ultimi anni”.

H.13.15. Fermato il cittadino che ha sparato dal balcone
E’ stato identificato e si trova negli uffici del comando dei Carabinieri il cittadino che questa mattina ha sparato in aria a Rosarno mentre era in corso la protesta degli immigrati. Gli investigatori stanno facendo accertamenti sull’uomo e verificando se aveva l’autorizzazione per la detenzione dell’arma e se abbia dei precedenti penali. Intanto, a Rosarno, la situazione al momento sembra tranquilla.

H.13.16. Fondazione Migrantes: “Segnale preoccupante”
Le violenze a Rosarno rappresentano “il secondo segnale preoccupante di un territorio che reagisce al mondo dello sfruttamento, dopo qello sul Litorale Domizio in Campania”. Lo sottolinea il direttore della Fondazione Migrantes, don Giancarlo Perego, per il quale “ancora una volta è emersa una forte carenza della presenza della realtà sociale a tutela dei diritti dei lavoratori”.

H.13.44. L’Unhcr: “Impedire la caccia all’immigrato”
L’Unhcr – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – lancia l’allarme: “è assolutamente necessario impedire la caccia all’immigrato”. Lo ha detto la portavoce Laura Boldrini che, insieme a Paolo Artini, responsabile della protezione internazionale, si sta recando a Rosarno. “Siamo molto preoccupati per la situazione a Rosarno – ha aggiunto – e per la tensione che ancora oggi si avverte in città”.

H.13.54. Contromanifestazione: “Gli immigrati devono andarsene”
A palazzo del Municipio a breve si terrà una contromanifestazione, questa volta organizzata dai cittadini rosarnesi. Ad incitare la popolazione alla mobilitazione, è un giornalista pubblicista, Marcello Marzialetti, che si presenta come corrispondente di un quotidiano locale e ai cronisti dice: “Gli immigrati devono andarsene da Rosarno”. L’uomo sta percorrendo le vie del centro con un’auto dotata di megafoni invitando tutti i cittadini a concentrarsi nella piazza del Municipio.

H.14.03. Il commissario prefettizio: “Ferimento immigrati non è razzismo”
“Il ferimento accaduto ieri di due immigrati non è riconducibile a razzismo”. Lo ha detto il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato. “Si è trattato in realtà – ha aggiunto – di un atto provocatorio e delinquenziale da parte di alcune persone”.

H.14.20. Aggredita troupe della Vita in diretta
Una troupe della Vita in diretta, il programma di Raiuno condotto da Lamberto Sposini, è stata aggredita questa mattina a Rosarno. Lo rende noto la redazione. Il giornalista Giacinto Pinto stava seguendo gli scontri tra extracomunitari e giovani del paese in una delle strade centrali di Rosarno – spiega la redazione della Vita in diretta – quando è stato avvicinato da un gruppo di giovani locali che hanno iniziato a inveire e hanno afferrato gettato in terra la telecamera. Gli aggressori gridavano di non “filmare loro, ma gli extracomunitari che sono la causa di tutto”. Un giovane ha spinto a terra l’operatore, Antonio Umbrello, e lo ha aggredito. Alcuni cittadini sono intervenuti e hanno aiutato i due a mettersi in salvo.

H.14.25. I gesuiti: “Affrontare il problema degli stagionali”
“La speranza è che questa volta si vada oltre l’increscioso episodio e le istituzioni affrontino il complesso problema dei lavoratori stagionali nel sud dell’Italia: immigrati che vivono in condizioni estreme, sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli e senza rispetto dei loro diritti”. Padre Giovanni La Manna, responsabile del Centro Astalli, l’organismo dei gesuiti che promuove l’accoglienza dei rifugiati.

H.14.29. Il commissario prefettizio: “Strane concomitanze”
“Appare strano che due immigrati siano stati feriti ieri in concomitanza con la riunione a Reggio Calabria del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica”. A dirlo è stato il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato. In ambienti investigativi non si esclude che si sia voluto spostare l’attenzione mediatica dalla riunione del Comitato a Reggio a Rosarno, con gli incidenti che hanno fatto seguito al ferimento dei due immigrati.

H.14.37. I cittadini continuano a bloccare la Statale 18
Non c’è stato il preannunciato incontro tra il commissario prefettizio del Comune di Rosarno, Domenico Bagnato, e la delegazione degli abitanti che stanno attuando il blocco stradale lungo la Statale 18. Secondo quanto ha riferito lo stesso commissario, la delegazione ha rinunciato decidendo di mantenere, almeno per il momento, il blocco stradale.

H.14.53. Una trentina di persone al pronto soccorso
Circa una trentina di persone sono finite al pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro in seguito agli scontri di ieri sera a Rosarno. La maggior parte dei feriti sono poliziotti e carabinieri. Fra i pazienti ci sono anche 3 o 4 extracomunitari e, in particolare, l’immigrato ferito con un’arma da fuoco per il quale sembra sia scaturita la protesta. Si tratta di un uomo di 36 anni: è arrivato sanguinante in pronto soccorso alle 15.20 di ieri ed è stato trasportato nel reparto di chirurgia dove è tuttora ricoverato.

H.15.00. Prefetto riunisce il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza
E’ iniziata da alcuni minuti a Rosarno la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocata dal prefetto, Luigi Varratta, per esaminare la situazione nel paese a causa delle proteste degli abitanti dopo gli atti di vandalismo compiuti dagli immigrati.

H.15.09. Manifestanti impediscono al commissario di parlare
Resta alta la tensione davanti alla sede del municipio di Rosarno dove oltre un centinaio di cittadini stazionano da stamani dopo gli incidenti provocati da un gruppo di extracomunitari. Il commissario prefettizio, Domenico Bagnato, ha tentato di parlare davanti al municipio con i manifestanti, spiegando loro che da qui a breve si terrà una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza. I presenti, però, hanno coperto con le loro urla la voce del prefetto che, quindi, dopo poche battute, ha rinunciato a tenere il suo discorso.

H.15.12. Il prefetto giunto a Rosarno
Il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, è giunto a Rosarno dove presiederà la riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. “Bisogna dare risposte e conferme – ha detto il prefetto – ma soprattutto sicurezza agli abitanti di Rosarno che hanno tutto il diritto di vivere una vita e dignitosa e tranquilla, ma dall’altro lato dobbiamo dare assistenza e assicurazione anche agli extracomunitari regolari. Per quelli clandestini prenderemo altri provvedimenti”.

H.15.16. Bilancio degli scontri
Sono quattro in tutto i feriti dopo gli scontri avvenuti tra le forze dell’ordine e i manifestanti dopo la rivolta degli extracomunitari di questa mattina a Rosarno. Tutti i feriti sono stati medicati e poi dimessi.

H.15.18 Commissario: nella zona ci sono 1.500 extracomunitari
Complessivamente sono 1.500 Gli extracomunitari sparsi sul territorio di Rosarno, Rizziconi e Gioia Tauro. Lo ha riferito il commissario prefettizio, Domenico Bagnato.

H. 15.53 Loiero: “Lo Stato non si è fatto carico della Calabria
“E’ lo Stato che si fa carico dei richiedenti asilo, di quelli che entrano clandestinamente in Italia. Lo Stato non si è fatto carico della Calabria”. Lo ha detto a Sky Tg24 il presidente della regione Calabria, Agazio Loiero. “Con il ministero degli Interni si era stabilito che avrebbero mandato dei fondi per questo problema di Rosarno, di cui poi non si fece più nulla”. “Ho sempre difeso gli immigrati – ha aggiunto – ma creare lo scontro è sbagliato”.

H. 15.54 Irregolari in nero: in Calabria sono 8 mila
Gli immigrati regolari in Calabria sono circa 45 mila, ma si stima che altri 8 mila vivano e lavorino nella regione in modo clandestino. Lo ha reso noto Benedetto Di Iacovo, presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare. Di Iacovo, anticipando i dati del sesto rapporto sull’economia sommersa in Calabria, sottolinea che il 53% dei lavoratori irregolari nella regione (170 mila nel complesso) opera nel settore agricolo. Di questi, il 40% circa riguarda gli immigrati, sia regolari che clandestini.

H. 16.02 Mantovano: “In tutta la Calabria, la priorità è la lotta alla ‘ndrangheta
“Come avvenne un anno fa a Caserta per la camorra, oggi a Rosarno e in tutta la Calabria, la priorità è la lotta alla ‘ndrangheta, non la caccia all’immigrato”. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha commentato così ai microfoni di Sky Tg24 la rivolta degli extracomunitari nella cittadina calabrese. “E’ una questione complicata – ha spiegato – perché si intrecciano questioni che riguardano l’ordine pubblico, lo sfruttamento in nero di lavoratori extracomunitari e, più in generale, la vivibilità di una delle zone più difficile del nostro Paese”.

H.16.05 Carfagna: “Denunciare lo sfruttamento per evitare che si creino dei ghetti”
“Per evitare che si creino ghetti è fondamentale riportare la legalità, quindi che tutti denuncino chi sfrutta il lavoro dei clandestini”. Così il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, ha commentato i gravi fatti di Rosarno. “Siamo dalla parte di coloro che fanno fino in fondo il loro dovere di cittadini, denunciando lo sfruttamento della manodopera straniera”, ha aggiunto il ministro.

H. 16.20 Bilancio dei fermi: 6 persone arrestate e tre denunciati
Il bilancio degli scontri è di otto arresti, di cui sette cittadini extracomunitari accusati di devastazione, rissa e violenza a pubblico ufficiale. L’unico italiano arrestato è un 37enne del luogo che questa mattina, mentre con il proprio escavatore stava spostando i cassonetti dal centro della strada, alla vista di un gruppo di extracomunitari ha tentato di investirli, ferendone uno. L’accusa per lui è di tentato omicidio.

H.16.52 Il prefetto: “Tra i feriti 14 immigrati e 18 agenti delle forze di polizia”
Sono 14 gli immigrati feriti negli incidenti accaduti a Rosarno tra ieri sera e stamattina. Lo ha reso noto il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta. Il Prefetto ha anche reso noto che, a causa degli incidenti, ci sono stati 18 feriti tra le forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico.

H. 17.07 Appello del prefetto al “buon senso” dei cittadini di Rosarno
Il prefetto Luigi Varratta ha rivolto un appello ai cittadini di Rosarno affinché in queste ore prevalga il buon senso. “Mi affido al buon senso dei cittadini di Rosarno”, ha detto il prefetto durante l’incontro con i giornalisti e le associazioni del luogo. Il prefetto ha chiesto ai cittadini di “avere pazienza e tolleranza, pur rispettando e comprendendo il loro disagio e la loro rabbia”. Varratta ha poi aggiunto: “Prenderemo sicuramente delle decisioni, ma queste devono essere prese con calma e soprattutto saggezza per evitare ulteriori tensioni in un territorio che combatte contro questo fenomeno ormai da anni”. (Beh, buona giornata).

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Il crollo della Casa dello Studente de l’Aquila non fu colpa del terremoto. Ora qualcuno dovrà rispondere del fatto di aver costruito un edificio pubblico senza un pilastro portante.

L’Aquila: mancava pilastro portante nella Casa dello studente-blitzquotidiano.it
I periti nominati dalla Procura della repubblica hanno constatato la grave dissimmetria strutturale nell’area di aggancio delle tre ali che formavano l’edificio; scadente e disomogenea anche la qualità del calcestruzzo realizzato all’epoca con metodi empirici

Rimasero intrappolati sotto le macerie della Casa dello studente a L’Aquila. Morirono otto ragazzi: colpa del terremoto, si disse allora. La realtà è ben diversa. Sono stati uccisi e adesso è possibile sapere i nomi degli assassini. Ora qualcuno dovrà rispondere del fatto di aver costruito un edificio pubblico senza un pilastro portante. Qualcuno dovrà spiegare perchè metteva la sabbia nel cemento armato. E perchè non ha provveduto a verifiche e manutenzioni obbligatorie per legge. E stiamo parlando di una zona altamente sismica.

Le perizie sul crollo della Casa dello studente hanno portato alla luce ciò che si sospettava. Il grumo di responsabilità a tutti i livelli, nascosto dall’onda emotiva seguita al sisma, rivela l’inquietante normalità con cui in Italia si aggirano norme e regolamenti. Il terremoto avrebbe causato meno vittime. Troppo comodo accusare la tragica fatalità.

L’ala nord della casa dello studente dell’Aquila ha infatti collassato anche per la mancanza di un pilastro portante, causando la morte di 8 studenti la notte del 6 aprile scorso. E’ questa la clamorosa e drammatica novità emersa dalla perizia consegnata al procuratore capo dell’Aquila Alfredo Rossini, dai consulenti Francesco Benedettini e Antonello Salvatori, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagati, per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni, 15 tra tecnici e costruttori.

Gli esperti hanno rilevato la grave «dissimmetria strutturale» nell’«area di aggancio» delle tre ali che formavano la Casa dello studente, che ha una pianta a trifoglio. In tale area mancava un pilastro e la notte del terremoto l’edificio è rovinato al suolo. Il disastro è avvenuto, sottolineano i tecnici, per un terremoto “di magnitudo moderata” e comunque non distruttiva. Il terreno sul quale l’edificio poggiava era buono e privo di sedimenti alluvionali. Pertanto le responsabilità del crollo, sempre secondo la perizia, sarebbero da ricercare nei metodi di costruzione e nelle insufficienti verifiche successive.

Sempre secondo i tecnici a influire sulla rovinosa caduta dell’ala nord, l’unica crollata delle tre, sarebbero stati anche alcuni interventi successivi nelle strutture come l’eliminazione di alcuni tramezzi per fare posto a vetrate, per rendere più spaziosa la hall, e per la demolizione di travi e pilastri per alloggiare tubazioni e canalizzazioni.

Anche l’anno di costruzione dell’edificio, il 1965, è stato un elemento preso in considerazione dai periti nominati dal Tribunale. In origine doveva essere un magazzino, ma soprattutto, si rileva nella perizia, a quell’epoca il calcestruzzo veniva confezionato direttamente in cantiere in quantitativi ridotti e metodi empirici mentre oggi viene fornito dalle centrali di betonaggio che assicurano una qualità costante. Quel tipo di lavorazione ha portato ad un prodotto fortemente disomogeneo e scadente.

Infine un’ultima annotazione riguarda la scelta, definita negligente e errata, della recente installazione sul tetto dell’ala nord di un impianto di pannelli solari che ha agravato la struttura di un sovraccarico di 400 chili.(Beh, buona giornata).

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L’influenza suina? Una porcata.

Corte dei Conti, UN’INFLUENZA TRATTATA IN SEGRETO, di Nerina Dirindin-lavoce.info
In pochi si sono vaccinati contro l’influenza A. Un comportamento probabilmente condizionato dalle modalità con le quali è stato trattato il problema: un allarme più mediatico che reale, affrontato in modo poco trasparente, diffondendo informazioni confuse e talvolta addirittura contraddittorie. Ma davvero sorprendente è il contratto tra il ministero e la società farmaceutica che produce il vaccino in Italia: sottoposto a vincolo di segretezza e con un evidente squilibrio di oneri, tutti a carico della pubblica amministrazione.

Nonostante l’allarme pandemia si sia diffuso più rapidamente del virus stesso, gli italiani che hanno scelto di vaccinarsi contro l’influenza A sono pochi. Il notiziario n. 8 del 24 dicembre dell’Istituto superiore della sanità informa che la copertura vaccinale (percentuale di persone vaccinate sul totale della popolazione alla quale è raccomandato) è pari al 4 per cento. Per il personale sanitario e sociosanitario la copertura è un po’ più elevata: 15 per cento. (1)

Percentuali decisamente inferiori a quelle ipotizzate dal ministero (40 per cento) e che, paradossalmente, trasformano il rischio pandemia in un problema di conservazione delle dosi di vaccino inutilizzate, di cui sono pieni i frigoriferi delle Asl.
Ma perché gli italiani aderiscono così cautamente al programma vaccinale? Si tratta di diffidenza eccessiva o hanno buoni motivi per essere titubanti?

La risposta non è certo facile, ma è probabile che il comportamento degli operatori e dei cittadini sia stato condizionato dalle modalità con le quali è stato trattato il problema: un allarme più mediatico che reale, in gran parte ingiustificato sulla base delle evidenze scientifiche, affrontato in modo poco trasparente, diffondendo informazioni confuse e talvolta addirittura contraddittorie. Ce n’è abbastanza per spiegare le perplessità della gente.
Perplessità che avrebbero potuto essere ben più ampie se gli italiani avessero avuto modo di conoscere i contenuti del contratto di acquisto del vaccino.

UN CONTRATTO COPERTO DAL SEGRETO DI STATO

C’è infatti una novità, emersa solo recentemente e trascurata dagli organi di informazione; un fatto che sconcerta e che alimenta nuove perplessità. (2) Il contratto di acquisto del vaccino stipulato dal ministero è sottoposto a vincolo di segretezza.

Il testo contrattuale è attualmente reperibile nel sito http://attentiallebufale.it/, uno spazio che con sano pragmatismo e sottile ironia aiuta a orientare i lettori nella fitta giungla dei documenti scientifici cercando di distinguere i lavori seri dalle bufale. (3)

Ma come mai un contratto che dovrebbe essere pubblico è stato secretato?
La ragione è molto semplice: è stato sottoscritto in base all’ordinanza n. 3275 del presidente del Consiglio del 2003 adottata per fronteggiare rischi di natura terroristica legati alla crisi internazionale e alla guerra irachena dell’epoca. (4) Il governo vi ha fatto ricorso per poter acquistare i prodotti a “trattativa privata, anche mediante affidamenti diretti”. (5) A tale potere si è infatti richiamata l’ordinanza del 31 luglio di quest’anno, con la quale il presidente del Consiglio ha autorizzato il ministero ad acquistare “in termini di somma urgenza” vaccini, antivirali e dispositivi di protezione per almeno il 40 per cento della popolazione italiana.

E così una (presunta) emergenza sanitaria è stata trattata, dal punto di vista contrattuale, come una emergenza terroristica. Il che ha consentito di procedere secondo modalità definite “riservate” con riferimento non solo ai contenuti ma, addirittura, all’esistenza dello stesso contratto(cfr. articolo 10).

LE RESPONSABILITÀ DEL MINISTERO E QUELLE DI NOVARTIS

Ma ciò che appare sorprendente non è solo la natura riservata del contratto. Nel merito, appare evidente lo squilibrio fra gli oneri posti a carico del ministero e quelli posti a carico della Novartis, la casa farmaceutica produttrice del vaccino utilizzato in Italia.
Infatti, come rilevato anche dalla Corte dei conti,il contratto stipulato tra il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics srl presenta aspetti che necessitano di importanti chiarimenti. (6)

Contiene condizioni che “vanificano a favore della Novartis” (le parole fra virgolette sono della Corte dei Conti) tutti i vincoli contrattuali. Non impone alcuna penalità in caso di mancata consegna dei vaccini o in caso di violazioni di disposizioni essenziali da parte della Novartis. Prevede garanzie a carico del ministero non bilanciate rispetto a quelle a carico della Novartis (l’osservazione è sempre della Corte dei conti). Manca di adeguate valutazioni tecniche circa la congruità dei prezzi.

Ma, soprattutto, il ministero si impegna a risarcire alla Novartis, senza alcun limite, né monetario, né temporale, tutte le perditederivanti da danni causati dal vaccino a persone e/o cose, con la sola eccezione di quelli legati a difetti di fabbricazione. Il ministero si accolla quindi tutti i rischi connessi a eventuali reazioni avverse, effetti collaterali o qualunque altra conseguenza, comprese quelle imprevedibili, derivante dall’uso del vaccino. Un’assunzione totale di responsabilità da parte della pubblica amministrazione che esonera completamente la Novartis.

Una clausola che non può non sollevare perplessità: è accettabile che una società privata aumenti i propri profitti grazie a una emergenza sanitaria e scarichi sul contribuente tutti i rischi connessi all’uso del prodotto che vende? Ed è accettabile che un governo acquisti vaccini per centinaia di milioni senza pretendere garanzie adeguate sui prodotti, anzi accollandosi ogni rischio? E ancora. Se, come più volte affermato, il vaccino non presenta controindicazioni, perché questa clausola così platealmente liberatoria nei confronti del produttore?

Le domande sono probabilmente destinate a restare senza risposte. Persino la Corte dei conti ha finito per dare il visto a un contratto che, pur “al di fuori degli ordinari schemi contrattuali”, è giustificato solo in ragione della eccezionalità e urgenza dell’intervento.

Certo che, tra falsi allarmi, pandemie mancate e segreti di Stato, appare sempre meno incomprensibile la diffidenza degli italiani nei confronti del programma vaccinale.

Comprendendo le difficoltà che il governo ha dovuto affrontare di fronte a una situazione di rischio epidemiologico, trasformata in pandemia da una semplice revisione della definizione di questo concetto da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, la recente esperienza dell’influenza A meriterebbe un’analisi serena, basata su informazioni complete e trasparenti. (Beh, buona giornata).

(1) Tabella 1.
(2) Salvo, a quanto ci risulta, due articoli solitari apparsi il 19 novembre su Il Sole 24Ore e sull’Unità.
(3) http://attentiallebufale.it/wp-content/pdf/contratto_ministero.pdf
(4) http://www.procivbastia.com/files/legislazione/2003_OPCM_3275_28_marzo.pdf
(5) Vedi articolo 2, lettera e), dell’Opcm.
(6) Deliberazione n. 16/2009/P del 21 settembre 2009 dell’ufficio della Corte dei conti che esercita controllo di legittimità su atti del governo e delle amministrazioni dello Stato.

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Attualità Leggi e diritto Popoli e politiche Società e costume

Per respingere i respingimenti.

“Si avvisa che quest’anno Gesù Bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perché sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati”. C’è scritto questo su un cartello posto all’interno del presepe della Cattedrale di Agrigento alla vigilia dell’Epifania. Beh, buona giornata.

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Attualità Leggi e diritto Società e costume

Una buona notizia: Obama nomina una transgender nello staff della Casa Bianca.

Barack Obama rompe un altro tabu’: ha nominato un transessuale nell’amministrazione: Amanda Simpson, Consigliere Tecnico Anziano del Ministero del Commercio. Lo ha reso noto il sito web della Abc citando la stessa Simpson che si e’ augurata, come “primo transessuale nominato dal presidente di essere seguita da altre centinaia”. Nella sua vita precedente da uomo, Simpson era un pilota collaudatore di aerei da guerra. Beh buona giornata.

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democrazia Lavoro Leggi e diritto

Riforme costituzionali o privatizzazione della Costituzione?

«La riforma non dovrà riguardare solo la seconda parte della Costituzione, ma anche la prima. A partire dall’articolo 1: stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». Renato Brunetta dixit. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Leggi e diritto Nessuna categoria

Berlusconi e il bene del Paese.

“Andrò avanti per il bene del Paese”, lo dice da sempre il Presidente del consiglio. Lo dice ancora di più dopo la brutta avventura di piazza del Duomo.

Che cos’è il bene del Paese lo dicono i futuri progetti che sembra proparare: smontare la Costituzione e adeguarla alla Costituzione materiale; cambiare il sistema di elezione del Csm e quello della Corte costituzionale; riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati inquirenti da quelle dei giudicanti; concentrare nella figura del premier tutti i poteri dell’Esecutivo e sancire che tutti gli altri poteri siano tenuti a collaborare lealmente con lui perché lui solo è l’eletto del popolo e quindi investito della sovranità che dal popolo emana.

Dunque, il bene del Paese non è uscire dalla crisi, il bene del Paese è tutto il potere nella mani di un uomo solo: Berlusconi.

Questo è quanto ci aspetta nel 2010. Democrazia avvisata, mezza salvata. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Leggi e diritto Società e costume

La crisi è un dolo. Infatti a Dolo i carabinieri arrestano due casalinghe che rubano al supermercato. Casalinghe disperate? Il dolo? Roba da mangiare.

Due casalinghe di Marghera rubano merce e alimentari per 165 euro al supermercato Alì di Dolo e vengono arrestate in flagranza per furto aggravato dai carabinieri della Tenenza di Dolo. Ora si trovano in carcere alla Giudecca in attesa di un processo con rito direttissimo che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni proprio a Dolo.

È quanto successo martedì scorso a S.M. di 53 anni e A. L. (55), entrambe casalinghe di Marghera con una situazione familiare alle spalle davvero pesante, fatta di disoccupazione e problemi reali di sostentamento. Le donne, incensurate, forse in preda alla disperazione hanno deciso di agire e far razzia in un supermercato per passare un Natale con la famiglia sicuro almeno dal punto di vista alimentare.

Il fatto ha suscitato molto scalpore a Marghera dove da tempo diversi consiglieri di Municipalità denunciano una situazione sociale sempre più pesante.

«Al di là del fatto in sé che non conosco e che è condannabile – dice Bruno Gianni, consigliere dei Comunisti Italiani – resta la situazione di questo quartiere che, con la crisi, è diventata sempre più pesante. Ci sono decine e decine di famiglie sull’orlo della miseria per la perdita del posto di lavoro. Questi episodi possono essere visti anche come una spia del disagio in atto». Beh, buona giornata.

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Attualità Leggi e diritto

L’Italia a due velocità: chi c’ha il Suv può andare a 150 km/ora. Chi c’ha l’utilitaria, no. La lotta di classe corre in autostrada.

“Sono stato sempre favorevole ad aumentare la velocità in alcune autostrade che hanno le caratteristiche adatte come le tre corsie e il tutor, ma non per tutte le auto, ma per quelle che per cilindrata e caratteristiche di sicurezza, possono viaggiare tranquillamente a 150 km orari. Certo non le piccole auto”. Il ministro delle infrastrutture dixit. La lotta di classe corre in autostrada. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Il NO-B-DAY del Financial Times.

da blitzquotidiano.it
Duro attacco del Financial Times a Silvio Berlusconi. «Berlusconi braccato: assediato dalle corti, non può governare l’Italia».

Titolo e sottotitolo: l’editoriale del Financial Times non lascia adito a dubbi. Ormai, dice il quotidiano, il governo italiano è più preso a occuparsi del premier che a guidare il paese, sicchè «nessuna vera decisione sulla riforma delle istituzioni economiche e politiche dell’Italia potrà esser presa fintanto che resterà primo ministro».

Il Financial Times parte dalle cronache degli ultimi giorni per arrivare a una conclusione squisitamente politica. Le cose cambiano, dice il giornale della City, e anche per il «fiammeggiante premier italiano che è sempre sembrato in grado di navigare abilmente al di di sopra delle controversie che episodicamente si sono affollate su di lui», la situazione «potrebbe essersi fatta seria».

I processi di Torino e di Milano, la causa di divorzio con la moglie stanno delineando una situazione nuova: «Berlusconi è stato messo sotto assedio». Il Financial Times argomenta: «anche il suo alleato Gianfranco Fini, un possibile successore che è si è lanciato dal post-fascismo al centro politico, è stato registrato mentre diceva che Berlusconi ‘ha confuso la leadership con la monarchia assoluta».

Inoltre, aggiunge l’editoriale, anche la sua politica estera, «basata con i rapporti personali con leader come Vladimir Putin e Muammad Gheddafi, talvolta sembra mischiare gli interessi dello stato con i suoi affari di imprenditore». Il Financial conclude: «é prematuro dire se quest’uomo abilissimo nel sopravvivere sia davvero spacciato ma quel che è certo è che sta pattinando sul ghiaccio sottile. La sua denuncia di non poter governare costretto com’è a dover far fronte a tutti questi processi contro di lui è certamente giusta. Lui può anche liquidare la cosa parlando di una caccia alle streghe allestita dai magistrati rossi. Ma il suo governo sta ormai cominciando a spendere più tempo nel trattare i problemi personali di Berlusconi che quelli del paese. Nessuna vera decisione sulla riforma delle istituzioni economiche e politiche dell’Italia potrà esser presa fintanto che resterà primo ministro». (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto Scuola

Lascia la scuola per aiutare la famiglia. Complimenti al ministro dell’Istruzione e al ministro dell’Economia: sta riuscendo il progetto di una scuola di classe?

(da repubblica.it)
Era uno studente modello, ma le circostanze lo hanno costretto a lasciare la scuola: il padre ha perso il lavoro e in famiglia servono soldi. Succede a Rovereto, in Trentino, dove la preside dell’istituto superiore frequentato dal ragazzo ha deciso di rendere nota la storia. A 17 anni, il diritto allo studio ai tempi della crisi deve i fare i conti con la dura realtà dei grandi.

Flavia Andreatta, preside del Fontana, ha raccontato al quotidiano locale “Trentino” di come sia stata colpita dalle parole dell’adolescente. Un giorno il ragazzo è andato da lei, dicendole: “Devo cercare qualcosa per sostenere la mia famiglia. Non ci sono alternative”. Categorico, con la maturità di chi si sente già responsabile per sè e per gli altri.

La dirigente scolastica ha poi spiegato di aver tentato, insieme ai genitori del ragazzo, di convincerlo a restare tra i banchi, ma invano. “La mamma ha ancora un impiego e avrebbero fatto dei sacrifici, pur di vederlo studiare, però il ragazzo si è sentito un po’ l’uomo di famiglia, con la responsabilità di contribuire al bilancio”, ha spiegato la preside. “Un vero peccato – ha aggiunto – perchè era bravo, con la media del 7. So che adesso ha trovato dei lavori interinali”.

Le difficoltà, a sentire la dirigente scolastica, non sono un caso isolato. Riguardano molte famiglie, “sia di extracomunitari che di italiani – ha proseguito – soprattutto se ci sono più figli e tra i genitori qualcuno è in cassa integrazione o ha perso il lavoro”. Per non parlare, poi, dei viaggi d’istruzione e delle attività extra, che ormai sono spesso considerate un lusso. “C’è chi arriva a fare un mutuo per pagare un viaggio d’istruzione, che magari costa qualche centinaio di euro. Per questo noi stiamo molto attenti a proporre iniziative, perché devono essere alla portata di tutti”.

La storia dell’ex-studente di Rovereto ha già attirato l’attenzione dell’assessore all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento, Marta Dalmaso. “Un fatto di questo tipo è molto grave, inaccettabile”. Secondo l’assessore, non sono stati segnalati altri casi analoghi, anche se l’abbandono del percorso di studi per sostenere l’economia familiare è sicuramente un problema attuale. “Mi occuperò personalmente di approfondire la vicenda – ha proseguito Dalmaso, che ha poi lodato il 17enne per la “sensibilità verso i genitori e il sacrificio personale”.
(Beh, buona giornata)

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Cala il Pil, aumenta la disoccupazione. In compenso siamo un Paese molto più corrotto dell’anno scorso.

(Fonte: AGI).
L’Italia e’ sempre piu’ corrotta. O almeno e’ percepita come tale. Il nuovo rapporto di ‘Transparency’ ha fatto precipitare il Belpaese dalla 55ma posizione dell’anno scorso alla 63ma di quest’anno, con un punteggio di 4,3 contro il 4,8 del 2008. Meglio dell’Italia si piazzano la Turchia e la Slovacchia. I Paesi meno corrotti sono la Nuova Zelanda e la Danimarca, quelli che fanno peggio sono la Somalia e l’Afghanistan. Beh, buona giornata.

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