“Anche io ho preso un 5 in condotta ma non sono mai stata rimandata”. Gelmini dixit. Beh, buona giornata.
Categoria: Scuola
di Giovani Sabbatucci da ilmessaggero.it
Il rituale è antico e collaudato. Gruppi di studenti protestano contro qualche decisione dei governi o delle autorità accademiche, organizzano cortei e occupazioni, lanciano slogan violenti, qualche volta occupano sedi universitarie, scuole o altri spazi pubblici.
Da qualche mese a questa parte, obiettivo della protesta sono i tagli alla spesa universitaria decisi dal ministro Gelmini, in parte ridimensionati e comunque contestati da un fronte abbastanza ampio che comprende anche docenti e organizzazioni sindacali. Ma le occasioni per protestare non sono mai mancate e verosimilmente non mancheranno in futuro.
L’impressione è che, in molti casi, la mobilitazione sia soprattutto fine a se stessa, che serva cioè a tenere in vita un “movimento” altrimenti destinato a esaurirsi: se poi, come è avvenuto ieri mattina alla Sapienza, parte una carica della polizia, l’obiettivo può dirsi per lo più raggiunto, visto che la repressione suscita ulteriore mobilitazione e così via all’infinito.
Fin qui tutto scontato e tutto già visto: ciò che colpisce è però la sproporzione sempre più evidente fra la consistenza numerica del movimento e la sua capacità di mobilitarsi e di occupare spazi. Ieri, davanti ai cancelli di piazzale Aldo Moro, c’erano poche centinaia di giovani, fronteggiati da un numero di poco inferiore di agenti di polizia in assetto antisommossa; dentro le facoltà, lo dico da testimone oculare, le lezioni e le altre attività accademiche si svolgevano regolarmente, senza che nessuno sapesse che cosa stava succedendo fuori.
L’“onda” evocata dalla protesta studentesca non aveva in realtà nulla di travolgente. Eppure gli incidenti (per fortuna non gravi), provocati dal rifiuto della polizia di lasciar partire un corteo non autorizzato, rischiano di mettere in moto altre agitazioni e di suscitare altre turbative della didattica, con inevitabile pregiudizio degli interessi dei più.
Nemmeno questa, a guardar bene, è una novità. Anche negli anni Sessanta e Settanta, e persino durante il mitico 76essantotto, gli studenti attivi nella contestazione erano una minoranza nel paese e nella stessa Università. Ma erano una minoranza consistente, collegata a un più generale e duraturo movimento di protesta sociale. Oggi i protestatari non solo sono espressione di un’area politica (la sinistra estrema) ridotta ai minimi termini, non solo rappresentano, come in passato, una minoranza della popolazione studentesca, ma appaiono sempre più isolati e arroccati nella difesa di spazi occupati non si sa bene a che titolo.
Anche le minoranze, naturalmente, hanno diritto di manifestare le loro opinioni in piazza, nei limiti stabiliti dalla legge (la normativa attualmente in vigore a Roma, come si sa, impone qualche restrizione, a tutela della libertà di movimento dei cittadini). Ciò che una minoranza protestataria – per quanto attiva, per quanto rumorosa, per quanto radicata in una tradizione ormai più che quarantennale – non può pretendere e attribuirsi una rappresentanza categoriale che nessuno le ha mai conferito (i risultati delle elezioni studentesche di qualche mese fa parlano chiaro in proposito), occupare spazi pubblici che nessuno le ha mai concesso, rifiutare ogni controllo di rappresentatività in base a una retorica assembleare che non ha nulla a che vedere con le procedure democratiche.
Fondandosi su queste premesse, il movimento potrà anche conoscere qualche giornata di gloria mediatica, guadagnare qualche generico e distratto sostegno in una parte (minoritaria) dell’opinione pubblica, e soprattutto centrare il suo obiettivo principale, ossia la perpetuazione di se stesso. Ma al prezzo di esaurirsi nella sua autoreferenzialità, di sopravvivere come fenomeno residuale, tollerato più per abitudine che per convinzione. Non ne trarrà vantaggio la funzionalità di un’istituzione universitaria di per sé già abbastanza disastrata. E, paradossalmente, non se ne gioverà nemmeno l’efficacia della protesta. (Beh, buona giornata).
da torino.repubblica.it
Scontri oggi a Torino a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, tra alcune decine di studenti del Fuan-Azione Universitaria e quelli dei Collettivi universitari autonomi che si sono spintonati sulle scale d’ingresso dell’ateneo. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno disperso i due gruppi Al centro della contestazione il volantinaggio fatto dal Fuan all’esterno di Palazzo Nuovo per le elezioni universitarie.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, quando i giovani del Fuan hanno cercato di entrare nell’Università per riunirsi in un’aula concessa dal Rettore, gli autonomi hanno bloccato l’ingresso. Ne è nata una contrapposizione fra i due gruppi con insulti, scambio di pugni e spintonamenti. Soltanto dopo l’intervento delle forze dell’ordine che hanno effettuato una carica, i giovani del Fuan sono entrati nell’Ateneo ed hanno potuto raggiungere l’aula.
All’interno, tuttavia, i giovani dei Collettivi contestano attualmente l’incontro con slogan contro gli studenti del Fuan. Lo scorso 9 marzo, per lo stesso motivo, c’erano stati incidenti con vari feriti tra le forze dell’ordine e un autonomo arrestato. In seguito il rettore Pelizzetti ha vietato all’interno di Palazzo Nuovo volantini elettorali e banchetti per la raccolta firme. (Beh, buona giornata).
Gli studenti dell’Onda sono dei «guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri». Brunetta dixit. Beh, buona giornata.
di Iaia Vantaggiato da Il Manifesto
Roma, Parigi, Barcellona. E’ un’Onda lunga ma per niente anomala quella che oggi torna a protestare in gran parte d’Europa. “Sciopero in Onda, libertà in movimento» recitano gli striscioni mentre gli studenti contestano ovunque i tagli all’Università, la fine dell’istruzione pubblica e la presenza incontrastata “dei fascisti all’università”. Fascisti che, quanto meno a Roma, arredano le loro sedi con spranghe e catene. Un trend scellerato che attraversa l’Unione – Spagna di Zapatero compresa – con gli studenti da una parte che manifestano
pacificamente e le forze dell’ordine dall’altra che, orfane dei fasti di Genova e del G8, decidono di caricare.
Accade a Roma dove gli universitari hanno dato vita ad un corteo interno snodatosi tra i viali della Sapienza. Qualche lezione interrotta (e che sarà), i megafoni come unica arma e il tentativo di uscire dalla città universitaria per riversarsi nelle strade vicine: “Vogliamo andare nelle nostre strade: libertà di
movimento”. Ad attenderli, un cordone di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che caricano gli studenti respingendoli all’interno dell’ateneo
(“caricano”, “tenuta antisommossa”, ma in che anno siamo?) “secondo quanto previsto dal Protocollo di restrizione dei percorsi dei cortei a Roma”. E alla
carica, gli studenti rispondono con il lancio di oggetti e di scarpe: “Ce le eravamo portate per lanciarle davanti al ministero dell’Economia come hanno fatto in Francia”. E’ al secondo tentativo di forzare i blocchi – dopo un’assemblea autoconvocata – che gli agenti della Guardia di finanza effettuano una nuova “carica di alleggerimento”. I contusi fra gli studenti sarebbero decine. Difficile fare un bilancio, come spiegano i ragazzi, “perché se ne trovano ad ogni angolo della città universitaria”.
Accade a Parigi, la notte scorsa a Montmartre, in occasione della «notte delle università» organizzata nell’ambito della mobilitazione degli insegnanti-ricercatori contro le leggi di riforma del governo sulle università. Le agenzie parlano di atti di vandalismo, di vetrine di negozi, supermercati e banche
(banche? Che adesso le banche c’hanno pure le vetrine?) sfondate e di bottiglie lanciate contro la polizia. Non più di 150 persone, dicono i testimoni, peccato che di qualche migliaia di studenti parlino altre fonti. Le stesse migliaia di studenti che si erano riunite in serata nell’Università Paris VII nel XIII arrondissement, a est di Parigi, vicino alla Biblioteca Nazionale di
Francia Francois Mitterrand.
Accade a Barcellona dove altri incidenti fra polizia e studenti contrari alla riforma dell’università sono stati registrati in mattinata quando le forze dell’ordine hanno sgomberato con la forza gli edifici del rettorato – occupati da novembre – arrestando tre studenti. Centinaia di studenti hanno bloccato la Gran Via e sono stati caricati dalla polizia.
Tutto questo accade. E accade nella nostra democratica Europa. Quella che ha a cuore la pubblica e libera istruzione. (Beh, buona giornata).
A proiettare il volto del premier insieme con quelli di Hitler e Stalin, durante una rappresentazione organizzata da un liceo di Gallarate (Varese), è stato un tecnico delle luci: la compagnia lo ha licenziato
di Stefania Radman da repubblica.it
Un blitz ha provocato scompiglio in una manifestazione teatrale organizzata dal liceo scientifico Leonardo Da Vinci a Gallarate, in provincia di Varese, dove il volto di Silvio Berlusconi è stato mescolato a quello dei più feroci dittatori della storia.
La provocazione è avvenuta durante una rappresentazione teatrale in lingua originale, organizzata annualmente e andata in scena al teatro Delle Arti: quest’anno il soggetto era Animal Farm, la trasposizione della Fattoria degli animali di George Orwell. Una mirabile allegoria di tutte le dittature che, nella messa in scena della compagnia Palkettostage, si conclude con una galleria per immagini di dittatori come Hitler, Stalin, Mussolini e tanti altri. Tra i quali però si è insinuata, alla fine, anche la faccia sempre sorridente dell’attuale presidente del consiglio.
In sala si è levato un boato: in molti, fra i genitori, hanno reagito male alla provocazione. Il cui responsabile era un tecnico delle luci appena assunto dalla Palkettostage, che da 25 anni mette in scena spettacoli teatrali in lingua originale per le scuole di tutta Italia. A spiegarlo, il biglietto di scuse stampato in 500 copie (una per studente), da cui si scopre che il responsabile è un tecnico delle luci che aveva deciso, di propria iniziativa, di inserire l’immagine di Berlusconi tra quelle dei dittatori. E che è stato immediatamente licenziato. (Beh, buona giornata).
di CHIARA BRUSA GALLINA da repubblica.it
Si sta alzando la marea. L’Onda studentesca si prepara a tornare in piazza dopo i bagni di folla dell’autunno scorso. Sono giorni di organizzazione, questi: assemblee, discussioni e poi la propaganda virale sul web, che fin dall’inizio ha contraddistinto il movimento contro i tagli del governo alla scuola e contro le leggi targate Gelmini. L’occasione per farsi sentire è lo sciopero indetto dalla Flc Cgil per il 18 marzo. Torino, Palermo, Roma. E poi Padova, Napoli, Milano, Genova. Gli universitari ci saranno, insieme ai ricercatori e lavoratori precari degli atenei.
“Lo sciopero lanciato dal sindacato è una prima occasione di rilancio: torniamo in piazza”, è l’appello della Sapienza in Onda sul sito di Uniriot. L’invito è rivolto anche a “precari e studenti medi” perché questo è un momento “decisivo” per il movimento. Che ci tiene a ribadire la sua “autonomia e irrappresentabilità”, il suo non essere etichettabile sotto l’egida di un partito o di una confederazione. Si battono per il futuro dell’istruzione. Un futuro che, avvisano, di fatto è un presente: “Le conseguenze dei tagli del governo si vedono già – afferma Alioscia Castronovo dell’Onda di Lettere dell’università romana La Sapienza – è stato annunciato il prossimo aumento delle tasse e del numero chiuso”.
“In molte facoltà non usciranno i nuovi bandi di dottorato – dice Isabella, dottoranda in studi politici a Torino – e noi dell’Onda torinese aspettiamo anche l’appuntamento del 24 marzo, quando il senato accademico discuterà il bilancio e si materializzeranno le conseguenze dei tagli”.
Dopo l’approvazione della legge 133 e del dl 180, cioè la riforma Gelmini sull’università, si misurano i primi effetti. Ma tra i motivi della protesta c’è anche il ddl 116, meglio conosciuto come norma “ammazzaprecari”, che dev’essere approvato dal Senato entro marzo. Dalla scuola al lavoro: “Il tema è anche quello di costruire un nuovo welfare dentro e contro la crisi”, chiarisce Andrea Ghelfi, studente di lettere e filosofia di Bologna. Così, tra gli appuntamenti che l’Onda sta segnando in calendario, c’è il 28 marzo, data del G14 sul welfare a Roma e dello sciopero generale dei sindacati di base. E poi ci sono il 4 aprile, manifestazione nazionale della sigla di Epifani, e il 18 e 19 maggio, quando a Torino si terrà il G8 delle università.
“Sarà una primavera di conflitto”, prevedono i comitati dell’Onda. Per ora la contestazione è un cantiere in fermento: si stanno decidendo il dove, il come e il quando prima del 18 marzo che, riflettono da Palermo, è “il momento della grande scommessa, il rilancio dell’Onda, il primo degli appuntamenti politici della nuova mareggiata”. Roma: ore 9, piazzale della Minerva. Bologna: corteo da piazza Verdi, ore 11. Milano: si parte alle 9 da Porta Venezia. Stessa ora a Genova, da piazza Caricamento. A Padova riunione lunedì per un’assemblea in cui “concretizzare tappe e modalità”. E poi Torino, Napoli, Palermo.
Ma si faranno ancora i grandi numeri di ottobre e novembre scorsi? “Sarebbe ingenuo pensare di essere ancora così tanti – dice Dana Lauriola, dell’Onda torinese – ma è importante che scendiamo in piazza insieme a lavoratori e precari”. “Il problema non è avere un corteo numeroso come quello di novembre – sottolinea Alioscia – ma rilanciare i temi, risvegliare un livello di consenso”. L’Orientale 2.0 di Napoli chiede la costruzione di un’assemblea unitaria delle realtà dell’Onda “per restituire continuità e progettualità all’enorme energia accumulata nelle mobilitazioni dell’autunno”.
Non che da allora tutto sia rimasto fermo, come dimostrano le incursioni dei ragazzi alle inaugurazioni dell’anno accademico. “Non eravamo sotto i riflettori, ma abbiamo continuato a lavorare: noi precari delle discipline umanistiche-sociali a Torino ci troviamo settimanalmente”, racconta Isabella. “A Bologna stiamo sperimentando un processo di autoriforma, abbiamo ottenuto che vengano riconosciuti con i crediti quattro seminari autogestiti, costruiti con docenti e ricercatori”. (Beh, buona giornata).
di FLAVIA AMABILE da lastampa.it | |
Finora a bocciare il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e la sua riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, erano stati soltanto i sindacati e l’opposizione. Ora invece è arrivata una bocciatura anche da parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, organo dello stesso Ministero, che liquida il Regolamento con alcuni giudizi molto severi: «non coerente» con l’autonomia scolastica, «compromette l’efficacia dell’offerta formativa», «non garantisce pari opportunità di offerta e di scelta sull’intero territorio nazionale» e renderà difficile soddisfare le aspettative delle famiglie sui tempi offerti dalle singole scuole. Detto in altre parole: mamme e papà potrete dire addio al tempo pieno. A meno di miracoli come l’improvviso arrivo di finanziamenti straordinari. Dal ministero rispondono al giudizio del Consiglio ricordando che «il Cnpi è un organo con funzioni meramente consultive, e che comunque mai ha accolto con favore una riforma scolastica perché è un organo conservatore, teso a difendere lo status quo». E, quindi, aggiungono, «bisognerà rivedere la sua composizione, riformarlo in modo da rendere meno politico e sindacale il suo contributo, aumentando invece il carattere tecnico dei suoi pareri». Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, infatti, è un organo nato nel 1974. Ha come funzione quella di fornire una consulenza tecnico-professionale al ministro, a volte su richiesta del ministro, altre volte perché obbligato a farlo. Presidente è lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, ed è composto da 74 consiglieri, la maggior parte eletti dalle varie categorie del personale scolastico. Il 17 novembre scorso i consiglieri avevano già espresso «fermo dissenso e viva preoccupazione sulle scelte operate» dal ministro Gelmini in materia di maestro unico e orario di 24 ore settimanali, che avrebbero provocato – denunciavano i consiglieri del ministro – «una destrutturazione del sistema scolastico pubblico ed una netta riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta formativa». E quindi avevano chiesto «una profonda revisione dei provvedimenti adottati» ed un coinvolgimento nelle future decisioni. Il 29 dicembre il ministro accetta, almeno in parte, le loro richieste. Invia al Consiglio una nota con il Regolamento approvato e chiede il loro parere. Il parere arriva un mese e mezzo dopo, il 12 febbraio, ed è una bocciatura a 360 gradi dei provvedimenti del ministro dell’Istruzione. Bocciato «l’azzeramento delle compresenze e di fatto di tutte le forme di utilizzo del personale docente in compiti diversi dall’insegnamento frontale» che «influisce pesantemente sulla qualità dell’offerta formativa» e «induce a ricercare risorse compensative esterne», e quindi gli studenti avranno insegnanti sempre meno garantiti e non necessariamente adeguati alle discipline da insegnare. Bocciata l’introduzione dei cambiamenti anche dalle classi successive alla prima «non tenendo conto delle scelte organizzative e didattiche della scuola, delle scelte già operate dalle famiglie, della prassi consolidata di una graduale implementazione di modifiche ordinamentali». Il modello delle 24 ore settimanali «diventa, da subito, il modello della suola pubblica. In tal modo si rendono residuali gli altri modelli». E, quindi, i consiglieri conludono la loro relazione rilevando che sui tempi scuola il Regolamento «possa alimentare nelle famiglie aspettative che, in assenza di congrue e correlate risorse, potranno difficilmente essere soddisfatte, mettendo la scuola nella difficile situazione di dover riorientare le scelte e riorganizzare l’offerta». (Beh, buona giornata). |
L’ansia di apparire fa miracoli, così succede che la tv sforna opinionisti. Tutti sanno tutto su tutto e su tutti. Stavolta tocca a Claudio Amendola, star de “I Cesaroni”. Che dice: ‘Tutta sta’ gente che chatta e va su Facebook è demenziale. Se volete parlare con qualcuno andate al bar’. L’attore si è sfogato in un’intervista a Nostrofiglio.it. ‘Molti ragazzi passano la giornata sul web? Perché non passiamo più tempo con loro? Dobbiamo sforzarci – osserva – Importa la qualità del tempo che gli dedichiamo, non la quantità. Abbiamo solo un’ora? Giochiamo con loro a battaglia navale’ (Ansa, 20 gennaio).
Ma per favore. Ma ti pare che uno si mette a fare un gioco noioso come la battaglia navale? Tuo figlio ti affonda prima ancora di cominciare. Facciamo così: mettiamoci insieme davanti al computer. Tu gli insegni dove navigare per trovare qualcosa di buono e interessante. Lui ti fa vedere come si cazzeggia sul web. Tutti e due avremmo qualcosa da imparare, l’uno dall’altro. Insieme, si potrebbe navigare in acqua migliori, lasciando fuori gioco moralismi para-pedagogici, più dannosi che inutili.
Quanto al fatto che la qualità è meglio della quantità del tempo che si dedica ai figli, anche questo mica è vero. Basta provare a rovesciare l’ordine degli addendi per scoprire che il risultato non torna: se fosse tuo figlio a dirtelo, ti incazzeresti come una bestia. Se fosse la tua donna, penseresti che ha un altro. Altro che battaglia navale: poi dice che i rapporti tra padri e figli fanno acqua da tutte le parti. (A Clà, gnente de perzonale, ma quanno ce vò ce vò). Beh, buona giornata.
Obama: “Il mio attacco a più punte
contro il tracollo dell’America”
di JOHN HARDWOOD
Alla vigilia del suo discorso sull’economia, il presidente eletto degli Stati Uniti ha rilasciato un’intervista a John Hardwood per il New York Times e la CNBC. Ecco il testo integrale, da repubblica.it
Pare che il suo pacchetto di incentivi all’economia si aggiri intorno ai 775 miliardi di dollari.
“È così”.
Il rischio è fare troppo poco… Perché dunque fermarsi a una cifra come 775 miliardi di dollari? Perché non arrivare a quell’1,2 trilioni di dollari che gli economisti hanno raccomandato? Forse perché crede che una cifra così sia troppo politicamente carica di significato? O pensa che spendere di più sarebbe più un finanziamento più che un incentivo? O crede di aver individuato la cifra esatta che serve?
“Penso che sia importante tener presente che ogni economista, conservatore o liberal che sia, a questo punto concorda sul fatto che dobbiamo predisporre un piano di recupero sostanziale, che ci aiuti a ridare slancio alla nostra economia, che sul breve periodo ci costerà caro, ma sarebbe estremamente più costoso veder l’economia avvitarsi su se stessa a vuoto come sta accadendo adesso.
“Abbiamo sentito parlare di fasce che vanno da 800 a 1,3 trilioni di dollari e il nostro approccio, considerato il processo legislativo nel quale ci troviamo è che se iniziamo dal basso, possiamo vedere come si evolvono le cose. Ci preoccupa…”.
Sicuramente (il pacchetto) aumenterà….
“Beh, ancora non lo sappiamo. Ma ciò che ci sta davvero a cuore è essere sicuri che i soldi siano spesi con saggezza, che ci sia controllo, trasparenza. Useremo questo denaro per alimentare temporaneamente l’economia, per creare o salvare tre milioni di posti di lavoro, ma anche per qualche anticipo per cose che avremmo già dovuto fare nel corso dei decenni passati che possono contribuire a creare un’economia statunitense più competitiva.
“Le faccio qualche esempio: accertarsi che raddoppiamo le energie alternative, creare edifici e sistemi di trasporto molto più efficienti dal punto di vista energetico, ridurre i costi dell’assistenza sanitaria utilizzando le tecnologie dell’informazione sanitaria, costruire scuole e classi all’altezza di quelle del resto del mondo, così che tutti i nostri bambini ne possano trarre giovamento e possano essere competitivi nell’economia globale.
“Vogliamo essere sicuri che il denaro che spendiamo sia, prima di tutto, utilizzato per creare posti di lavoro, stabilizzare l’economia, ma anche usato con prudenza, così che quando usciremo da questa fase difficile nella quale ci troviamo, vedremo un’economia più solida, migliore, più efficiente”.
Si sono fatti molti paralleli tra lei e John F. Kennedy, che ha anch’egli fatto la storia: era giovane, di una famiglia attraente e nella sua amministrazione si era circondato di cervelloni usciti da Harvard. Ma negli anni Sessanta abbiamo imparato che i migliori e i più intelligenti non sempre prevedevano correttamente le cose.
“Si deve stare attenti ai laureati di Harvard… ti sorprendono sempre!”.
Quanta fiducia ha che il suo piano funzioni davvero? Come eviterà il rischio di essere troppo fiducioso nelle sue possibilità?
“L’approccio che abbiamo scelto è quello di non limitarci a parlare con i soliti sospetti, ma di parlare con persone che di norma non sono d’accordo con me. Se l’ex consigliere economico di Ronald Reagan o l’ex consigliere economico di John McCain o l’ex consigliere economico di George Bush ti danno il medesimo consiglio di quello che i consiglieri di Bill Clinton o di Jimmy Carter ti stanno dando, allora puoi essere pressoché sicuro che in tutto lo spettro politico vi è del consenso.
“C’è un pacchetto consistente di riforme che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi renderò noto. Significa che dobbiamo occuparci molto più seriamente della crisi immobiliare che c’è al momento e stabilizzarla. Significa che dovremo pensare a quale approccio avere nei confronti della responsabilità fiscale. Ecco perché ho annunciato che nominerò un funzionario capo addetto alla performance, incaricato di attuare l’impegno che ho sottoscritto in campagna elettorale di andare a fondo nel budget federale, riga dopo riga, pagina dopo pagina, e determinare quali programmi funzionano e quali programmi non funzionano, eliminando di conseguenza quelli che non funzionano e facendo sì che quelli che funzionano funzionino ancora meglio.
“Si tratta dunque di un attacco a più punte nei confronti di questo enorme tracollo al quale stiamo assistendo al momento. L’obiettivo a lungo termine è essere certi che salveremo e proteggeremo i posti di lavoro, e che le imprese e le famiglie americane siano in grado di beneficiare del flusso del credito nuovamente. Non voglio aumentare le dimensioni del governo a lungo termine: preferirei che fosse il settore privato a fare tutto ciò per conto suo. Ma credo che ci sia un consenso pressoché unanime tra le persone, anche quelle che non sono andate ad Harvard, e che è necessario varare iniziative coraggiose adesso per essere sicuri che facciamo il possibile per evitare che accada il peggio”.
“No, anzi, mi sento schiacciato dalle sfide che ci stanno di fronte. Ma ho fiducia in una cosa: sono un buon ascoltatore, sono bravo a sintetizzare i consigli provenienti da prospettive e ottiche diverse e prenderò le migliori decisioni possibili pensando proprio a che cosa andrà bene per i comuni americani”.
Il presidente Bush ha dovuto per parecchi anni rispondere alle domande sulla sua strategia di disimpegno dall’Iraq. La stessa domanda vale per gli attacchi su più fronti ai quali lei accennava. Pertanto le chiedo: qual è la sua strategia di uscita dalla crisi dell’auto, delle assicurazioni, del settore finanziario? Come decide quando è tempo di smettere di concentrarsi sul breve periodo? Come deciderà che i suoi programmi hanno dato buoni frutti e che è giunto il momento di concentrarsi sulla responsabilità fiscale a lungo termine?
“Deve essere chiaro che non agiremo in fasi successive, ma agiremo su binari paralleli. Pertanto prepareò un budget che sottoporrò al Congresso a febbraio e quel budget conterrà proiezioni a medio termine, a lungo termine come pure a breve termine”.
“Non aspetteremo che passino due anni per iniziare a preoccuparci di quello che dobbiamo fare per il deficit. Vogliamo vedere tutte le cose che possiamo fare durante il mio mandato iniziare a influire riducendo il deficit. In sostanza, io credo che quando si vedrà che il settore privato riprenderà a erogare prestiti, quando il flusso del credito arriverà alle famiglie e alle aziende, quando si potranno acquistare automobili a rate, quando si potrà essere in grado di onorare le rate del mutuo, quando il mercato del lavoro si sarà stabilizzato allora piano piano ci tireremo indietro. Ed è per questo che è estremamente importante per noi monitorare i progressi con grande attenzione.
“Cerchiamo però di capire che le migliori previsioni che abbiamo al momento sono che malgrado tutti gli sforzi più grossi che possiamo fare ancora adesso abbiamo davanti la prospettiva di una disoccupazione considerevole. Non sarà pari a un numero a due cifre come accadrebbe se non facessimo assolutamente nulla… ma potrebbe occorrere buona parte del prossimo anno prima di vedere l’economia riprendere a funzionare come dovrebbe”.
Ci sarà una crescita nella seconda metà del 2009 secondo lei?
“Non ho una sfera di cristallo… ma sono fiducioso in una cosa: se non facessimo niente, le cose peggiorerebbero, e di molto. Con il piano che abbiamo predisposto, le cose andranno in ogni caso meglio di come sarebbero andate altrimenti. Sono fiducioso che potremo creare o salvare tre milioni di posti di lavoro.
Ne abbiamo già persi almeno due milioni. Alla fine di questa settimana potremo leggere un rapporto sui posti di lavoro, dal quale probabilmente emergerà che ne abbiamo persi quanto meno un altro mezzo milione. Se iniziamo a vedere che l’anno prossimo si perderanno tre, quattro, cinque milioni in più di posti di lavoro, allora possiamo stare certi che si tratta di una crisi come non ne abbiamo mai viste e dovremo intervenire e stroncare questo processo sul nascere”.
Parliamo di tasse: quando ci siamo incontrati a giugno lei mi disse che avrebbe potuto posporre alcuni aumenti di tasse che lei ha proposto per far fronte all’attuale situazione economica. Sappiamo che nel suo programma si parla all’incirca di tagli alle tasse pari a 300 miliardi di dollari, ma le chiedo: è pronto adesso a dirci che non procederà alla revoca immediata degli sgravi fiscali apportati dal presidente Bush ai contribuenti che guadagnano più di 250.000 dollari e lasciare la situazione così come è fino al 2010?
“Non posso in questo momento qui con lei prendere un impegno così importante e in modo così rapido, John, ma le ripeto che mi preoccupa meno se ciò accade quest’anno o l’anno prossimo. La cosa che più mi preme è riportare parità e equità nel sistema contributivo.
“Ecco perché abbiamo presentato precisi sgravi fiscali nell’ambito del pacchetto delle nostre proposte. Il 95 per cento delle famiglie che lavorano avranno uno sgravio fiscale. Vogliamo anche studiare altri modi con i quali far sì da rimettere quei soldi in tasca velocemente alle famiglie senza dover attendere la prossima dichiarazione dei redditi dell’anno prossimo, perché altrimenti non si avrà quel genere di effetto incentivo che invece occorre.
“Ma vogliamo altresì essere sicuri che teniamo bene sotto controllo il deficit. Per persone come lei e come me, che guadagnano più di 200-250.000 dollari l’anno, i tagli alle tasse voluti da Bush non erano necessari…. non sono tuttora necessari e pertanto faremo sì che non continuino a essere parte del nostro codice tributario ancora a lungo”.
Non so che cosa intenda lei con i termini importanti e rapido, ma mi sembra che lei non procederà a modificare le cose quest’anno.
“Non ho ancora preso una decisione finale in proposito. Oltretutto ciò rientra tra le cose sulle quali dovremo consultarci con il Congresso”.
In tema di politiche bipartisan: mi sembra che almeno per un momento il dialogo tra i due partiti sia diverso. Quando conta per lei il dialogo bipartisan? È pronto ad accettare idee dalla controparte, anche se non pensa che quelle siano le idee migliori?
“Vede, io la penso in questi termini: la cosa più importante è che cosa serve a ottenere il risultato voluto. Questa è l’ottica dalla quale io considero ogni cosa. È creare tre milioni di posti di lavoro o salvare tre milioni di posti di lavoro? Ci stiamo preparando? Stiamo gettando le fondamenta della nostra indipendenza energetica? Stiamo riducendo le spese della nostra assistenza sanitaria, che sono di importanza cruciale per affrontare il nostro deficit sul lungo periodo? Stiamo creando un sistema scolastico di prima classe? Queste sono le mie priorità assolute.
“Quindi: io non reputo affatto che il partito democratico abbia il monopolio delle buone idee. I repubblicani hanno molto da offrire. Ciò che farò sarà ascoltare e imparare dai miei colleghi repubblicani. Ogniqualvolta saranno in grado di dimostrazione e addurre valide motivazioni a favore di qualcosa che sarà proficuo per il popolo americano, solo perché non ci hanno pensato prima i democratici ma lo promuovono i repubblicani non per questo ignorerò i loro suggerimenti.
“Ci saranno occasioni, naturalmente, nelle quali saremo in disaccordo. E se qualcuno mi presenta un progetto al quale è legato ideologicamente, ma non è in grado di persuadermi che sarà effettivamente buono e positivo per l’economia, allora non se ne farà nulla. Ci saranno anche altre occasioni nelle quali dovremo combattere. Ma dal mio punto di vista io non sono alla ricerca di battaglie: a me interessa quanta più cooperazione possibile. Sono aperto a qualsiasi idea che mi sarà presentata”.
Prevede che la quota di sgravi fiscali del suo piano aumenterà dopo le consultazioni con i repubblicani al Congresso, nel momento in cui lei cercherà di ottenere maggiore supporto per il suo programma?
“L’atteggiamento che intendo avere nei confronti degli sgravi fiscali è il medesimo che intendo applicare al pacchetto degli investimenti. Ovvero: si tratta di denaro speso bene? Questi sono soldi dei contribuenti, che vanno ad aumentare il deficit sul breve periodo. Se non saremo in grado di giustificarli, allora non si spenderanno decine o centinaia di miliardi di dollari soltanto per fare felice qualcuno. E la stessa regola l’applicherò anche a tutto il resto”.
Si concorda pressoché unanimemente che il settore immobiliare è alla radice del problema economico che oggi ci assilla. Pensa che la priorità più assoluta ora sia di far ripartire il settore immobiliare, forse tramite crediti fiscali, o di limitare i pignoramenti?
“Quando si parla di mercato immobiliare, il Consiglio della Federal Reserve ha fatto quello che poteva per abbassare i tassi, quanto più era possibile. Quindi abbiamo visto qualche attività sui rifinanziamenti. Questo non risolve certamente il problema del calo del valore degli immobili.
“Penso che la cosa più importante sia, in tema di calo del valore degli immobili, evitare ulteriori pignoramenti. Ecco perché penso che quanti tra noi stanno ancora pagando un mutuo…. sì, insomma si sente talvolta qualcuno nel Paese che dice: ‘Bene, io sono stato responsabile, perché dovrei dare aiuto a chi forse ha sottoscritto un mutuo che non poteva permettersi?’.
“Questa domanda ci riporta a un adagio secondo il quale se la casa del tuo vicino sta bruciando, la tua prima preoccupazione deve essere quella di spegnere le fiamme, anche se il tuo vicino ha agito irresponsabilmente. Penso che questo è vero anche per i pignoramenti. Dobbiamo evitare questo continuo deterioramento del mercato immobiliare. E ciò inizia proprio con i pignoramenti. Questo non significa che non possiamo anche fornire assistenza, magari non sarà tutta sotto forma di assistenza ai mutui.
“Una delle cose che reputo molto importante nel nostro piano di reinvestimento è fornire gli incentivi per coibentare le case di tutto il Paese. Si tratta di un tipo di investimento a lungo termine che può tagliare drasticamente le bollette energetiche del Paese, aumentare la nostra indipendenza energetica, ridurre i gas serra globali. Quindi, come vede, ci sono alcune aree nelle quali possiamo fare progressi, fornendo sollievo alle famiglie, aiutando i proprietari di casa.
“Ma occuparci della crisi dei pignoramenti dei beni ipotecati è qualcosa che dobbiamo assolutamente fare. Prevedo di rendere noti i miei piani su come evitare i pignoramenti dopo essermi consultato con Barney Frank e Chris Dodd, che hanno fatto un ottimo lavoro da questo punto di vista, in un periodo imprecisato entro il prossimo mese o i prossimi due”.
Nell’ambito della seconda parte del suo pacchetto di interventi di salvataggio finanziari?
“Nell’ambito del nostro attacco a più punte alla crisi”.
Si è molto parlato di Larry Summers, l’ex segretario del Tesoro che dirige la sua commissione economica nazionale e si ipotizza che lei lo sceglierà per sostituire Ben Bernanke come presidente della Federal Reserve, quando il suo mandato scadrà nel 2010. È questa la sua intenzione o lei intende rinnovare la nomina ancora a Ben Bernanke?
” Larry Summers non ha ancora ottenuto questo posto… Io ho fatto il suo nome ma non è ancora iniziata la nostra amministrazione. Penso che sia del tutto prematuro per me fare congetture e speculare sulle nomine di qui a due anni, nel momento in cui ancora non ho la mia squadra pronta”.
Mi permetta una domanda sugli enti di controllo. Ci troviamo oggi in un edificio che un tempo ospitava la Sec. Quanto grosso è l’intervento di riforma dell’apparato normative finanziario che lei propone e appoggia? Quando lo varerà? Pensa che vi sia la necessità di creare un apparato normativo globale? Ad aprile dovrà prendere parte al G-20 a Londra…
“Per quando dovrò prendere parte al G-20 credo che di sicuro avrò presentato il nostro approccio alle normative finanziarie. Penso che una certa coordinazione internazionale ci voglia. Ma al momento noi dobbiamo occuparci della nostra. Wall Street non ha funzionato come doveva, e il nostro sistema normativo di controllo non ha funzionano come si supponeva dovesse fare. Quindi si impone un intervento drastico e sostanziale.
“Dovremo occuparci di farlo applicare meglio, di avere migliori controlli, migliore chiarezza, migliore trasparenza. Dovremo controllare questo insieme di sigle di agenzie varie e escogitare come farle funzionare più efficacemente. Dobbiamo smettere di spezzettare le varie funzioni in modo tale che il capitale sotto una forma è trattato in un modo e il capitale sotto un’altra forma è trattato in un altro, perché in questi tempi di mercati finanziari globali, sono tutti fungibili .
“Ci sono rischi sistemici in agguato, sia sotto forma di derivati, sia di assicurazioni sia di depositi bancari tradizionali. Quindi dobbiamo aggiornare il nostro intero sistema per rispondere alle esigenze del XXI secolo. Questo è un compito sul quale il mio team sta già lavorando e credo che avremo, in tempi abbastanza brevi, un pacchetto da presentare al popolo americano al quale ho lavorato insieme a Barney Frank e Chris Dodd”.
Dick Parsons sarà il suo prossimo segretario del Commercio?
“Non ho ancora preso una decisione finale su chi sceglierò per essere il prossimo segretario del Commercio. Quando lo saprò, te lo farò sapere, John”.
Ma Parsons è un candidato?
“Non farò commenti in proposito. Dick Parsons è una persona in gamba ed è anche mio amico”.
E’ fiducioso di avere ormai alle spalle questo breve periodo di controversia sulla scelta di Lon Panetta come capo della Cia? Quanto crede che sarà difficile per lei cercare di tradurre in pratica il suo impegno a porre fine al concetto che gli Stati Uniti ammettono la tortura?
“Prima di tutto io non ho fatto alcuna dichiarazione ufficiale su Leon Panetta. Quando lo farò sarà perché avrò qualcosa di più da dire in proposito. Posso soltanto dire che Leon Panetta è un funzionario pubblico eccezionale, che ha un’integrità impeccabile. È una persona che ha lavorato ai più alti livelli per la sicurezza nazionale e se dovessi sceglierlo penso che svolgerebbe meravigliosamente il suo lavoro.
“C’è una questione più ampia di cui occuparsi, però. Come ricominciamo, come rietichettiamo le nostre operazioni di intelligence? Nella Cia, nel nostro Dipartimento dell’Intelligence Nazionale ci sono persone straordinarie che hanno fatto un lavoro incredibile e voglio che abbiano tutto ciò di cui necessitano per poter lavorare in modo efficiente. Voglio anche essere sicuro che tutte queste persone che lavorano così duramente per fornire le migliori intelligence all’apparato della nostra sicurezza nazionale, che operano nel segreto e conformemente alle politiche scelte, non si trovino sotto i riflettori e accusati, o finiscano col portare il peso delle conseguenze di quello che facciamo se non dovessimo vivere all’altezza dei nostri ideali e dei nostri valori più alti”.
Prevede che sarà difficile cambiare queste cose?
“Sì”.
Ci vorrebbe qualcosa di preciso che stabilisse che cosa esattamente è etichettabile come tortura, non crede?
“Mi permetta di farle un esempio. Io credo che ci siano alcune cose che non sono difficili. Noi ottemperiamo alle Convenzioni di Ginevra: questo non dovrebbe essere difficile. Noi abbiamo contribuito a redigerle. Le abbiamo sostenute e ci sono servite bene.
“Penso che chiuderò Guantanamo. Come lo faremo non è facile a dirsi, perché ci saranno persone che sono state recluse lì, e molte di loro di fatto potrebbero essere molto pericolose. Dovremmo averle processate , prima di ogni altra cosa, ma adesso a causa delle circostanze nelle quali ci siamo trovati per svariati anni, è molto più difficile perché alcune delle prove contro di loro possono essere alterate dalle modalità con le quali sono state ottenute. Quindi dovremo procedere a una revisione molto attenta di come procedere.
“Tuttavia il mio impegno è questo: nessuna tortura, adesione totale alla legalità, adesione totale alla nostra Costituzione, adesione totale alle Convenzioni di Ginevra. Queste cose sono state messe a punto non soltanto per farci sentire bene, ma sono state concepite per essere sicuri che continueremo a comunicare che noi abbiamo una solida morale, che l’America vive secondo standard più elevati. Questo nel lungo periodo ci porterà sicuramente benefici, e ci renderà più sicuri”.
Lei ha spesso instaurato confronti…. O meglio, le sfide alle quali lei deve far fronte hanno fatto sì che si instaurassero paragoni anche con Franklin Roosevelt…
“Esatto”.
… con i tempi della peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione. Quando Franklin Delano Roosevelt fece il suo discorso inaugurale egli disse al popolo americano: “L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa”.
“Esatto”.
Quando il 20 gennaio lei farà il suo discorso inaugurale crede che dovrà ricoprire questo medesimo ruolo? Rassicurare il popolo americano? Come bilancerà questo messaggio con la necessità di trasmettere l’urgenza di ciò che si dovrà fare?
“È interessante…. Come può immaginare di recente ho letto vari discorsi inaugurali. Se si legge il primo discorso di Franklin Delano Roosevelt l’unica frase che ci si ricorda è quella, “L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa”, ma di fatto il grosso del suo discorso si incentrava sulla necessità di agire e agire subito. Poi Roosevelt spiegava, credo, la natura della crisi, sia nel suo discorso inaugurale, sia nelle sue famose chiacchierate accanto al caminetto, tanto quanto chiunque altro.
“Questo è un consiglio che ho ricevuto da un ex presidente, che mi ha detto: “Barack, parte del tuo successo e di come stai agendo bene al momento è che tu non parli con mezzi termini con il popolo americano, tu dici le cose come stanno, spiegando ciò che sta accadendo e come sta accadendo”. Io ho fiducia nel popolo americano: se gli si parla chiaramente, se ci si spiega chiaramente, dicendo testualmente “Questa è la nostra sfida, siamo arrivati a questo punto perché abbiamo fatto questo, e questa è la direzione che secondo me dobbiamo imboccare”, allora io sono assolutamente fiducioso che il popolo americano sarà all’altezza della sfida. Quindi il mio compito, sia nel discorso inaugurale, sia nei mesi che seguiranno, sarà semplicemente quello di spiegare quanto più onestamente e sinceramente possibile quali sono le circostanze, quali sono le idee migliori che abbiamo per far fronte a queste sfide. Se ci riuscirò sono sicuro che saremo uniti per risolvere questi problemi”.
Girano un sacco di voci nella cultura americana contemporanea. Si discute della sinistra, della destra, in televisione, continuamente, e anche del sistema finanziario. Per lei è importante o è più importante astrarsi da tutto ciò e decidere ancora prima che non avranno peso?
“Io credo che sia importante non vivere in una bolla. Quindi bisogna essere aperti alle informazioni che arrivano da fuori, in particolare le critiche. Io leggo di rado la stampa, ma spesso leggo la “cattiva” stampa, non perché sia d’accordo con quella, ma perché voglio capire in quali aree sto agendo male e dove posso migliorare”.
Finora non ci sono stati articoli cattivi su di lei…
“Sono sicuro che arriveranno… per quanto riguarda i mercati, però, la situazione è leggermente diversa. Per il momento, considerata la sua vulnerabilità, dovrò prestare attenzione all’aspetto psicologico del mercato, perché parte di ciò a cui stiamo assistendo nasce da una perdita di fiducia sia nel mercato sia nel governo che ripristina tale fiducia.
“Pertanto ripristinare la fiducia è una prima cosa estremamente importante. Quello che farò sarà essere sicuro di comunicare a scadenze regolari con gli attori più importanti del mercato e di spiegare loro con esattezza quali sono i nostri piani chiedendo loro di mettere a disposizione i loro suggerimenti migliori. Nel complesso, comunque, una delle cose dell’essere presidente che mi sono abbastanza chiare è che dovrò guardare oltre l’orizzonte. Non posso guardare i titoli dei notiziari di oggi perché se lo facessi allora probabilmente non prenderei le decisioni sulla base di ciò che è meglio per il Paese. Sprecherei molto tempo a preoccuparmi della politica di tutti i giorni, giorno dopo giorno, e questo è qualcosa che devo cercare di evitare”.
Visto che parliamo di come evitare i problemi legati al fatto di vivere in una bolla, ha ancora in tasca uno di questi? (Estrae dalla tasca un BlackBerry).
“In realtà l’ho messo da parte per questa intervista, ma mi porto ancora dietro il mio BlackBerry. Dovranno strapparmelo dalle mani!”.
Riuscirà ad accettare questa idea anacronistica, forse, di un presidente che non può utilizzare i mezzi più moderni?
“Ecco quello che sono giunto a capire: credo che riuscirò ad avere accesso a un computer, da qualche parte. Non sarà proprio nello Studio Ovale! La seconda cosa che spero è di vedere se in qualche modo riusciranno a consentirmi di continuare ad avere accesso al mio BlackBerry. So che…”
In questo momento lei ha ancora il BlackBerry?
“In questo momento ancora sì. Ma devo aggiungere che crea preoccupazione non soltanto ai Servizi Segreti, ma anche agli avvocati. Come sa, questa città pullula di avvocati. Non so se se ne è accorto…”.
Sì!
“E tutti questi avvocati hanno un sacco di opinioni diverse. Quindi, sto ancora lottando… ma senta, forse è la cosa più difficile dell’essere presidente: come rimanere in contatto con il flusso della vita quotidiana? Sa quando eravamo in vacanza alle Hawaii mi sono sentito molto scoraggiato dall’essere tenuto d’occhio costantemente dalle guardie del corpo. Anche solo andare a prendere una granita è stata un’impresa…”
E le hanno detto di non andarsene in giro senza maglietta?
” Quello l’ho imparato sin dal primo giorno, ma credo che… ”
E’ stato imbarazzante per lei? Se ne è preoccupato? Ci sono stati molti commenti su questo.
“Lo so, è stato sciocco, ma si sa, in questo lavoro ci sono molti aspetti sciocchi”.
Ha ricevuto bei complimenti, però.
“Mia moglie ha ridacchiato quando sono arrossito. In ogni caso… di che cosa stavamo parlando? Siamo usciti fuori argomento, John…”
Stava dicendo che pare proprio che dovrà lottare per tenersi il suo BlackBerry…
“Non so se la spunterò, ma mi sto battendo ancora… Ma il punto è un altro… Immagino che non è solo il flusso di informazioni. Voglio dire, potrò sempre chiedere a qualcuno di stamparmi le notizie di agenzia e potrò leggere i giornali. Quello che mi sta a cuore è avere meccanismi con i quali interagire con le persone che sono fuori dalla Casa Bianca in modo significativo.
“Dovrò cercare ogni opportunità possibile per farlo…. modi che non sono complicati, che non sono controllati, in cui la gente non cerchi solo di farti i complimenti o di alzarsi in piedi quando entro in una stanza, modi di stare con i piedi per terra. Se riuscirò a gestire questa cosa nei prossimi quattro anni, credo che mi aiuterà a servire il popolo americano meglio, perché sarò in grado di sentire quello che dice, la voce di tutti. Non dovranno tacere per il fatto che io sono alla Casa Bianca”.
Un’ultima domanda: la Florida domanica gioca in Ocklaohoma in quella che da tutti è considerata la partita determinante del campionato nazionale. Lei ha parlato della necessità di un playoff nel football universitario. Pensa che l’Utah, che ha terminato il campionato senza essere sconfitta dalla squadra dell’Alabama che ha sconfitto tutti, abbia buoni motivi per dichiararsi campione di questo campionato nazionale?
“Penso che l’Utah abbia ottimi motivi. Penso che gli USC, che hanno un grande Rose Bowl, hanno battuto di brutto Penn State. Hanno ottimi motivi per dichiararsi vincitori. Florida e Ocklahoma, penso l’abbiano entrambi. Il Texas a questo punto deve sentirsi un po’… come dire … ‘Beh, ci siamo comportati bene anche noi’. Insomma, io credo che il sistema dei playoff nel football sia utile… Ne ho parlato e ne parlo già da un pezzo e credo che se chiede a chi se ne intende di sport ed è un tifoso ne troverà molti d’accordo con me. Ma io posso scegliere e decidere in quali battaglie lanciarmi: credo che probabilmente mi concentrerò a creare tre milioni di posti di lavoro in più!”. (Beh, buona giornata).
Copyright New York Times News Service/CNBC – Traduzione di Anna Bissanti
Alle ore 11,09 un certo monsignor Stenca, membro della Cei, la conferenza episcopale italiana, ai margini di un convegno ecclesiastico rilascia una breve dichiarazione ai giornalisti che seguivano l’evento. La dichiarazione suona più o meno così: contro i tagli di 130 milioni di euro alla scuola cattolica, dichiariamo la mobilitazione generale dei genitori e delle famiglie.
Alle ore 12,39 un certo Vegas, sottosegretario al ministero dell’economia dichiara alla stampa che i tagli alla scuola cattolica verranno ritirati con un emendamento che il governo si impegna a presentare nel prossimo imminente dibattito parlamentare sulla legge Finanziaria.
Sono 90 giorni che gli studenti, gli insegnanti, i bidelli, i professori, i ricercatori, i rettori e i genitori protestano contro i tagli alla scuola pubblica italiana. Sono bastati solo 90 minuti perché il governo ridesse i soldi alla scuola privata.
Alla maniera di Woody Allen, possiamo tranquillamente affermare che in Italia comanda lo Stato, il Vaticano prende solo le decisioni. Beh buona giornata.
Nel suo intervento al convegno celebrativo la giornata del risparmio, Giulio Tremonti ha detto: “Dobbiamo portare al primo posto l’etica e puntare sui valori e non sugli interessi”. Bello a dirsi, però in Italia sta succedendo l’esatto contrario.
La legge 133, “la legge Gelmini” taglia fondi e personale alla scuola primaria. Sordi a ogni istanza non solo di modifica, ma nemmeno di dibattito il governo ha deciso, il Parlamento ha ratificato. Considerando che la stragrande maggioranza delle maestre, costrette a diventare “maestro unico” sono appunto donne, ecco chi sono le prime vittime del taglio del personale docente. Contemporaneamente, altre donne, cioè le mamme lavoratrici subiranno il taglio da 40 a 24 le ore scolastiche nelle elementari. I loro bambini, a parte la decurtazione delle ore dedicate alla loro istruzione, dunque alla qualità della loro crescita, subiranno il prevedibile scompaginamento della loro vita: chi lo va a prendere a scuola? Chi me lo tiene nel primo pomeriggio? Quanto mi costa una baby sitter? Ecco che in un colpo solo, a maestre, mamme e ai loro bambini è stata rovinata la vita, oltre che colpita la loro economia. Dunque, si è puntato sugli interessi di bilancio, niente affatto su l’etica e sui valori.
Nel comparto dell’editoria e della pubblicità soffiano venti di crisi, a causa proprio della crisi, che riduce copie vendute, raccolta pubblicitaria, come conseguenza del taglio della spesa nella comunicazione commerciale. In questi settori le donne sono in maggioranza, anche se, come è noto, con ruoli quasi mai dirigenziali. Chi sta lasciando il posto di lavoro, o si appresta ad essere costretto a farlo, per via dei tagli al personale? Loro, le donne, con buona pace dell’etica e dei valori.
La Cai, la compagnia aerea italiana, quella cordata di industriali italiani che ha “coraggiosamente” salvato Alitalia, secondo i dettami delle promesse elettorali del governo in carica, ha in animo di non procedere all’assunzione delle donne con prole, perché, proprio per questo, avrebbero l’esenzione dal lavoro notturno. Ancora una volta, le prime vittime degli interessi economici sono le donne e i loro bambini. Ancora una volta gli interessi prevalgono, senza curarsi degli aspetti più odiosi, quelli che contrastano palesemente con l’etica e i valori.
Secondo Giuliano Amato, politico italiano di lungo corso, già presidente del consiglio e più volte ministro, grazie alla recessione avremo presto un milione di disoccupati, contemporaneamente la cassa integrazione guadagni è in riserva, per non dire a secco. Quante saranno le donne coinvolte?
Dovrebbe potercelo dire il ministero delle pari opportunità, ma la ministra competente non può, ha altro da fare e da pensare. Si deve occupare della sua immagine, deve fare la portavoce di un governo di neodestra, neodecisionista e neoliberista, che aiuta banche e grandi imprese, oltre che se stesso e i propri interessi e abbandona piccole imprese, famiglie e lavoratori dipendenti al ruolo di agnelli sacrificali della recessione economica. A cominciare proprio dalla donne e dai bambini. Caro signor ministro dell’economia, invece che a un consesso di banchieri, glielo vada a dire a loro che “dobbiamo portare al primo posto l’etica e puntare sui valori e non sugli interessi”. Beh, buona giornata.
La puntuale azione di infiltrazione, provocazione e aggressione dei gruppi fascisti verso i movimenti degli studenti non è una caratteristica di queste settimane. L’escalation che abbiamo visto deflagrare platealmente nella manifestazione del 29 ottobre sotto il Senato con i gravi fatti di Piazza Navona, presenta innumerevoli punti di connessione sull’uso sistematico dei fascisti (e delle loro coperture negli apparati di polizia) contro i movimenti sociali che entrano in campo nell’agenda politica nel nostro paese. |
Da questo punto di vista, la storia aiuta a capire e la storia non è un esercizio di ricordi ma sono esperienze concrete e memoria indispensabili per capire come muoversi adesso, in questa fase storica e politica che vede tutto il milieu anticomunista più viscerale – impregnato da un odio di classe palpabile e visibile a tutti – avere in mano tutti gli strumenti di governo e di manipolazione.Il governo Berlusconi ha prima giocato e poi smentito spudoratamente la carta della minaccia repressiva (l’uso della polizia contro le occupazioni di scuole e università). Successivamente ha rimesso in campo la contro-mobilitazione ideologica del blocco reazionario facendola accompagnare da strumenti di provocazione ampiamente sperimentati in passato contro i movimenti. Nessuno potrà e dovrà mai dimenticare la storia recente e il mattatoio di Genova nel luglio 2001 che vedeva nella cabina di regia gli stessi uomini che siedono oggi negli scranni di governo o negli apparati di sicurezza scelti con una logica bipartizan. Tra questi strumenti fanno capolino i “suggerimenti” di Cossiga e l’uso dei fascisti. Proviamo a sintetizzarne una chiave di lettura:
1. I fascisti come “parte del movimento”I gorilla del Blocco Studentesco, rivendicano la loro internità a un movimento di studenti che è entrato un conflitto con un governo in cui gli sponsor politici dei gruppi neo-fascisti godono di ampio spazio e potere. Sembra storia di oggi ma è’ già accaduto. Alcuni blog neofascisti, rivendicano ampiamente l’internità dei gruppi di destra al movimento studentesco del ’68 fino alla battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968). Da quel momento in poi – secondo i rovescisti storici della destra (1)”La partecipazione alla contestazione universitaria dei giovani missini avvenne anche prima del 1968, ma, dopo gli scontri di Valle Giulia (16.03.1968), la politicizzazione marxista del movimento studentesco condusse il Msi ad uno scontro con gli estremisti di sinistra e con le forze di governo, costato più di venti morti dal 1970 al 1983” (2). Scrive ancora su questo aspetto un altro autore della destra: “tra gli esegeti intelligenti dell’area destro-radicale ante- ’68 , qualcuno ebbe l’intuizione di dire che forse era ora di Cavalcare la Tigre invece di annegare nella logica reazionaria degli “Uomini sommersi tra Le Rovine” (e non certo per colpa di Evola ) o, peggio ancora, etero-diretti da terze entità nemiche infiltrate sin dal 1965″(3). In quel contesto, fino a quando il movimento non operò una rottura culturale oltreché materiale con la subalternità al blocco moderato dominante e all’egemonia politica del PCI, i fascisti avevano tentato operazioni apertamente dirette a depotenziare ogni discriminante antifascista tra gli studenti e a confondere le acque con formazioni politiche autodefinitesi “nazimaoiste” come Lotta di Popolo messa in piedi da personaggi dello squadrismo fascista come i fratelli Serafino e Bruno di Luia. La battaglia di Valle Giulia produsse un doppio effetto: da un lato pose fine al fatto che gli studenti in piazza dovessero solo “prenderle” dalla polizia (il “non siamo scappati più” cantato da Pietrangeli rende l’idea), dall’altra avviò una maggiore politicizzazione del movimento studentesco del ’68. La reazione dei fascisti alla loro emarginazione dal movimento studentesco fu drammaticamente eloquente. Quindici giorni dopo Valle Giulia (il 16 marzo 1968), decine di squadristi guidati da Almirante e Caradonna entrarono nell’università la Sapienza aggredendo gli studenti e finirono costretti a barricarsi poi nella facoltà di Giurisprudenza di fronte alla decisa reazione del movimento. Dei 52 squadristi fascisti fermati (e poi rilasciati dalla polizia) nessuno era studente universitario. Nove anni dopo – nel 1977 – di fronte alla impossibilità di mettere in campo analoghe operazioni di infiltrazione nel movimento studentesco in mobilitazione contro la riforma Malfatti (quelle sui fascisti presenti il giorno della cacciata di Lama sono scemenze autoconsolatorie), scelsero direttamente la strada della provocazione contro i movimenti. Il 1 febbraio una squadraccia fascista entrava all’università La Sapienza, sparava e feriva due studenti: Guido Bellachioma (ferito alla testa rimase in coma per diverso tempo) e Paolo Mangone. I fascisti che nel ’68 tentarono di penetrare nel movimento rivendicandone la propria internità, erano in polemica con la direzione”moderata” del MSI rappresentata dal segretario Michelini e animati da leader come Almirante e Rauti più determinati nel conquistarsi spazio politico dentro la realtà sociale in movimento nel paese. I commentatori più smaliziati di questa area della destra sociale oggi proiettata a conquistarsi consensi, visibilità egemonia nei settori giovanili, avevano già cominciato a mettere le mani avanti nei giorni precedenti dei fatti di piazza Navona: “Se accadesse qualche episodio codino e reazionario , molti dei ragazzi del Blocco e Lotta studentesca che hanno avuto una buona visibilità sui media, si ritroverebbero nuovamente e automaticamente, come dopo il 16 marzo 1968, “fuori del movimento ” e nelle vesti dei soliti manovali- picchiatori, dei provocatori infiltrati per conto di Berlusconi” è scritto su uno dei loro siti già segnalato in precedenza. Il riferimento all’aggressione del 16 marzo ’68 all’università di Roma come spartiacque tra un “prima” che avrebbe visto fascisti e antifascisti convivere nel movimento e un “dopo” in cui i fascisti vennero buttati fuori, è indicativo. Le litanìe del Blocco Studentesco sul fatto che gli studenti in piazza non sono né devono essere “né di destra né di sinistra”, è la ripetizione del tentativo già operato nei primi due mesi del ’68 e fallito grazie alla presa di coscienza antifascista del movimento studentesco. I fascisti del BS e le loro sponde politiche, hanno potuto approfittare in questi anni della debolezza politica e culturale della sinistra radicale (di cui ci ha impressionato anche un editoriale di Bascetta su Il Manifesto che guardava senza scandalo alla commistione tra studenti di sinistra e di destra nel movimento di queste settimane) e di un antifascismo conformista e liturgico della sinistra storica oggi piddina che ne ha depotenziato ogni carica conflittuale e identitaria. La reazione decisa degli studenti a Piazza Navona ha finalmente cominciato a porre fine a questa ritirata politica e culturale dell’antifascismo militante. 2. L’uso della violenza fascista contro i movimenti Anche su questo occorre dire parole di chiarezza. La violenza politica dei movimenti “di sinistra” è nata sempre come reazione alla violenza dei gruppi neofascisti. A ricordarlo – per chi ha la memoria corta o tende all’occultamento della storia – c’è una lapide all’entrata della facoltà di Lettere alla Sapienza. La lapide ricorda l’uccisione di uno studente di sinistra, Paolo Rossi, avvenuta il 27 aprile 1966 durante una incursione fascista. Dunque mancavano ancora due anni a quel ’68 demonizzato da ministri e commentatori destrorsi e berlusconiani. In quegli anni, la violenza e l’egemonia dei fascisti nell’università e tra i giovani era ancora dominante. Nonostante il clamore suscitato dalla protesta studentesca, il giudice istruttore dichiarò non doversi procedere per il delitto di percosse che aveva causato la morte di Paolo Rossi perché gli autori erano rimasti ignoti. L’attivismo politico giovanile degli anni Sessanta trovava più sponde nella destra che nei partiti della sinistra (PCI, PSI) che stentavano a delineare una linea complessiva (e attrattiva) di critica al blocco moderato dominante capace di attrarre anche le aspirazioni dei settori giovanili della società. Dunque la violenza fascista ha cominciato a colpire per prima e lo ha fatto fino a quando – con la battaglia di Valle Giulia- il movimento studentesco maturò la necessità dell’autodifesa e dell’uso della forza. L’incursione fascista alla Sapienza il 16 marzo 1968, rivelò una grave sottovalutazione da parte di Almirante e dei suoi complici sulla nuova capacità di reazione acquisita dal movimento studentesco. Entrarono convinti di poter spadroneggiare e prendersi l’agibilità politica dentro il movimento degli studenti ma finirono assediati dentro la facoltà di Giurisprudenza e salvati solo dall’intervento della polizia (un pò come accaduto a piazza Navona il 29 ottobre). La stessa cosa è avvenuta per il movimento del 1977, nato “a sorpresa” contro la riforma Malfatti dell’università e che aveva visto dinamiche molto simili a quelle che stiamo vivendo in queste settimane (3). Mentre il movimento occupava le università da Palermo a Milano, da Roma a Bologna, da Napoli a Torino, nelle tumultuose assemblee lo scontro più aspro era tra i settori della “estrema sinistra” contro le organizzazioni studentesche e sindacali che sostenevano la linea di appoggio del PCI e della CGIL al governo Andreotti (che aveva promosso la riforma Malfatti) e alla linea dei “sacrifici”. I fascisti erano esclusi da queste dinamiche e vennero quindi utilizzati come strumento di provocazione. Da qui l’incursione del 1 febbraio 1977 alla Sapienza di Roma e il ferimento a colpi di arma da fuoco di due studenti. Da quando era esploso il movimento del’77 fino a quel momento, non c’era stato alcun episodio di violenza politica nelle università. La reazione del movimento fu indubbiamente violenta (assalto alla sede del MSI di via Sommacampagna e lo scontro a fuoco con agenti di polizia in borghese nella vicina piazza Indipendenza) ma fu anche spontanea e per certi aspetti dovuta. Solo alla luce degli eventi successivi e della recente intervista di Cossiga “sui metodi più adatti” per stroncare quel movimento è possibile riconoscere che fu l’inizio di una micidiale operazione di criminalizzazione e depotenziamento di un movimento che aveva le potenzialità e l’obiettivo di far saltare il compromesso storico tra DC e PCI.. Il movimento del 2008, giustamente, si sta dando i suoi tempi, i suoi contenuti e le sue forme e si trova ad affrontare un governo reazionario ed arrogante, un governo espressione piena dell’odio di classe dei custodi della proprietà privata contro gli interessi sociali, un governo fobico verso ogni libertà intesa come istanza collettiva e non solo individuale. Questo movimento che si configura come una vera e propria variabili indipendente può far saltare molti equilibri e molte consuetudini Questo governo è disposto – perché lo ha già sperimentato – a ricorrere ad ogni mezzo per depotenziare e stroncare i movimenti sociali. I fascisti possono essere uno di questi strumenti. Sarà doveroso non sottovalutarli ma neanche sopravalutarli. Quella di Piazza Navona è stata una “fiera battaglia antifascista” (5) ma non sarà l’unica a cui saranno chiamati i movimenti sociali nei prossimi mesi. Servirà maturità e determinazione per non ripiegare di un millimetro ma anche per non cadere nelle trappole. La conoscenza della storia, l’informazione e la controinformazione saranno strumenti decisivi per capire il presente ed affrontare le sfide del prossimo futuro. * redazione di www.Contropiano.org (1) Prendiamo a prestito dallo storico Angelo D’Orsi la categoria di”rovescisti” che ci appare assai più calzante di quella di revisionisti (2) Da http://www.ladestra.info/?p=5277. In realtà i morti sono stati assai più numerosi perché i rovescisti della destra evitano di contare i morti delle stragi di piazza Fontana, Italicus, Peteano, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna, treno 204 (3) da http://www.ladestra.info/?p=24866#more-24866 (4) Il movimento del ’77 fu effettivamente una sorpresa perché esplose in una fase di riflusso e crisi delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare che erano divenute fortissime negli anni Settanta. Avvenne anche lì in una fase di profonda contraddizione tra aspettative e realtà sia sul piano politico che sociale. Sul piano politico il PCI aveva raccolto un grande risultato elettorale che rispecchiava la richiesta di cambiamento del paese ma aveva scelto la strada del compromesso storico con la DC e la linea del sostegno attraverso l’astensione al governo Andreotti, cosa questa che provocò un’ondata di delusione e rabbia. Sul piano sociale era esplosa l’aspettativa creata dalla scolarizzazione di massa con migliaia di giovani diplomati e laureati che si scontravano con una realtà fatta di disoccupazione due cifre, sacrifici e austerità economica e nessuna prospettiva di stabilità. (5) “Fiera battaglia antifascista” era il titolo della prima pagina dell’Unità il 2 marzo del ’68, il giorno dopo la battaglia di Valle Giulia
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16:34 Anche a Capri studenti, prof e genitori in corteo Anche gli studenti capresi contro il Decreto Gelmini. I circa 400 studenti che frequentano le scuole isolane sono sfilati in corteo: organizzata dagli studenti delle scuole superiori, la manifestazione ha visto anche la presenza di insegnanti e genitori.
14:53 Milano, finita assemblea in Piazza affari, riparte corteo Il sit in di protesta durato circa un’ora è finito al termine di un intervento dell’assemblea aperta che invocava la ripresa del corteo per “bloccare di nuovo la città”. In una piazza Affari fino a quel momento gremita di studenti universitari e superiori, i manifestanti hanno quindi deciso di alzarsi e proseguire con il corteo, la cui meta non è ancora stata decisa.
14:51 Anche sull’isola di Lipari corteo di protesta Anche a Lipari, nelle Eolie, 350 studenti delle scuole isolane sono scesi in piazza per lo sciopero della scuola indetto dai sindacati.
Gli studenti hanno sfilato in corteo per tutta la mattinata percorrendo il centro di Lipari. “Contestiamo – spiegano Luca Bernardi e Marco Raffiti leader del comitato studentesco – gli effetti che le nuove disposizioni, del ministro Gelmini, avranno nelle isole minori”. Alla manifestazione avrebbe partecipato un solo docente.
14:50 Napoli, assemblea all’Orientale e cortei in città E’ in corso nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell’università Orientale di Napoli occupata, un’assemblea fra studenti e docenti. Sono presenti oltre 200 persone. In discussione le prossime iniziative da adottare per protestare contro la legge Gelmini e i tagli all’Università. In mattinata, nel centro della città, anche un corteo di studenti medi.
14:46 Roma, corteo toglie l’assedio al ministero Ripartito il corteo degli studenti che aveva “assediato”. “Bloccheremo la città”, hanno detto. Non è definito il percorso che i manifestanti intendo seguire. Al momento si dirigono verso Trastevere. Secondo gli organizzatori la coda del corteo degli universitari si trova ancora dalle parti di Largo Argentina.
14:45 Jesi, 600 studenti in corteo “Non tagliate il nostro futuro”. Questo lo slogan che ha aperto un corteo di oltre 600 persone che ha sfilato oggi per le vie di Jesi.
Alla manifestazione, indetta dal collettivo studentesco Corto Circuito contro la legge Gelmini, hanno partecipato studenti medi, insegnanti, personale della scuola e genitori. Il centro cittadino – secondo gli organizzatori – si è trasformato per oltre un’ora in un’unico spazio assembleare, dove tutti hanno potuto prendere la parola e il traffico è stato bloccato da un sit in. La manifestazione prosegue nel pomeriggio con un’assemblea provinciale studentesca.
14:41 Roma, striscioni appesi a cancelli ministero Istruzione Gridano ‘Buffoni, buffoni’ le migliaia di studenti che circondano il ministero della Pubblica istruzione. Alle spalle dell’ingresso principale decine di striscioni sono stati appesi ai cancelli del ministero. Tra questi quello che recita ‘Gelmini sarta subito’ oppure ‘Gelmini e Tremonti non capite un nanotubo’.
14:40 Venezia, manifestazione conclusa Si è chiusa la manifestazione contro la riforma della scuola a Venezia. I manifestanti, circa 8.000, sono giunti al parco di San Giuliano, in terraferma a Mestre, dopo aver attraversato il Ponte della Libertà, dove è stata annunciata per il 5 novembre un’assemblea e, a seguire, una ‘notte bianca’ all’Università Cà Foscari. I giovani si sono seduti sul prato ripetendo i cori contro il governo e il ministro Mariastella Gelmini.
14:34 L’Aquila, in corteo 5mila persone Cinquemila studenti di superiori e dell’università hanno manifestato per le vie de L’Aquila sotto una pioggia battente. I ragazzi hanno sfilato per tre ore dalla fontana luminosa fino in piazza della Prefettura, dove una delegazione ha incontrato il rappresentante del governo. Inoltre il corteo è passato anche davanti alla sede del senato accademico. Una delegazione di studenti universitari ha incontrato il magnifico rettore chiedendogli di sciogliere la seduta e di unirsi alla protesta degli studenti. Il senato accademico ha accolto la richiesta e si è subito unito alla manifestazione in corso. E il 14 novembre si replica per lo sciopero indetto dai sindacati di categoria dell’università.
14:29 Torino, sgomberati binari stazione Porta Nuova Sono stati sgomberati i due binari, il 17 e il 18, della stazione torinese di Porta Nuova occupati da un gruppetto di manifestanti, a quanto pare appartenenti all’area anarchica. Al momento la situazione all’interno della stazione è tornata tranquilla e molti studenti che partecipavano alla manifestazione di oggi e che erano presenti in stazione hanno espresso contrarietà all’occupazione dei binari e hanno chiesto di tornare a portare la protesta pacifica nelle strade della città.
14:05 Milano, assemblea in Piazza Affari Un microfono aperto per gli interventi dei manifestanti. È questa l’iniziativa lanciata da circa 20 minuti in piazza Affari dagli studenti di superiori e università giunti davanti al palazzo della Borsa. Tra i vari interventi: l’elenco dei tagli previsti dalla riforma; la comunicazione rivolta alle forze dell’ordine presenti dei tagli che interesseranno anche loro; una dedica ad Abba; la lettura di un comunicato del vicesindaco, Riccardo De Corato, che, lamentandosi per il blocco del traffico nella città, ha provocato l’euforia e gli applausi dei presenti.
13:57 Rovigo, aule vuote e cortei Moltissime scuole elementari chiuse in tutta la provincia di Rovigo, adesioni tra i docenti della primaria valutate in oltre l’80% e mediamente sopra il 50%, alle medie e anche alle superiori, adesione di massa degli studenti. Questo in sintesi il successo dello sciopero della scuola nel Polesine. A Rovigo e Adria in mattinata anche due cortei con 200 persone.
13:55 Milano, grande sit-in davanti alla borsa I diversi spezzoni del corteo milanese che non si sono fermati in piazza Duomo stanno confluendo in piazza Affari, dove viene organizzato un grande sit-in di fronte al palazzo della Borsa. In un clima che rimane rumoroso ma festoso, diverse centinaia di studenti delle superiori e dell’università, fra la musica emessa a tutto volume dai camioncini che fanno da riferimento ad alcuni centri sociali della città, stanno tenendo brevissimi comizi e scandendo slogan contro la riforma.
13:51 Roma, ministero assediato con fumogeni e lancio uova
Dal camion che si trova alla testa del corteo degli universitari, arrivato davanti alla sede del ministero dell’istruzione, è partito un lancio di uova contro gli agenti di polizia che presidiano l’ingresso del dicastero. Accesi anche diversi fumogeni colorati. Il corteo, intanto, riempie tutta viale Trastevere, fino al lungotevere. Un’altra parte dei manifestanti, prevalentemente studenti medi, è arrivato da viale Glorioso al grido di “assedio”.
13:50 Comizio finito ma piazza del Popolo resta piena
Il comizio dei leader sindacali in piazza del Popolo si è concluso ormai da diversi minuti ma la piazza è ancora gremita. Tante le persone che accennano a spostarsi. Sulle note di Manu Chao sventolano ancora le bandiere e non si fermano gli slogan. Anche i tornanti che scendono dal pincio sono ancora pieni di manifestanti.
13:48 Roma, assediato ministero Istruzione: “Dimettiti, dimettiti”
‘Dimettiti, dimettiti’. E’ lo slogan urlato dalle migliaia di studenti che hanno appena preso ‘d’assediò il Ministero della Pubblica Istruzione invitando Maria Stella Gelmini a dimettersi dall’incarico. Un fiume in piena di ragazzi che hanno lasciato il corteo madre per confluire su viale Trastevere. Tantissimi e colorati gli striscioni e le bandiere. In testa alla manifestazione anche un camioncino munito di altoparlante che trasmette musica rap.
13:47 Mantova, corteo Più di 600 persone tra studenti, professori e genitori hanno sfilato questa mattina per le vie di Mantova per protestare contro il decreto Gelmini e i tagli ai fondi destinati alle scuole. La manifestazione si è svolta pacificamente e in modo ordinato, sotto il controllo discreto delle forze dell’ordine. Striscioni, cartelli e slogan contro il Governo e il ministro Gelmini hanno colorato il corteo. Una delegazione di studenti è stata ricevuta dal provveditore Ghilardotti: ‘Come cittadino condivido le preoccupazioni per i tagli di risorse per la scuola – ha detto il dirigente scolastico -, ma come provveditore applichero’ la legge’.
13:46 Bologna, tornata la calma il corteo prosegue
Il corteo bolognese anti-Gelmini, dopo aver percorso via Cartoleria, ha girato a destra in via Santo Stefano e sta ora avanzando in direzione della porta. Alla testa del corteo una fila di ragazzi che gridano slogan contro il ministro Gelmini e l’ex presidente Cossiga, ma anche contro i “fascisti” e le forze dell’ordine. Tantissimi i fischi, un petardo e qualche fumogeno. Ma rispetto ai momenti di tensione di poco fa in via Castiglione, ora la situazione sembra essersi calmata. I ragazzi delle prime fila non hanno più cappucci e sciarpe sulla faccia. Davanti al corteo camminano agenti della Digos. Non è chiaro dove siano diretti ora i manifestanti, ma probabilmente verso i viali.
13:40 Genova, liberati binari Dopo un’ora circa di occupazione, alle 12.40 gli studenti hanno liberato i binari della stazione ferroviaria di Piazza Principe. La circolazione dei treni è così ripresa, anche se con notevoli ritardi. Tra il binario 15 e 16 i manifestanti hanno steso uno striscione con la scritta “noi la crisi non la paghiamo”. Molti studenti, alcuni dei quali provenienti anche da Savona e Imperia, hanno scattato delle foto ricordo con i telefonini.
13:38 Napoli, domani veglia di preghiera nel Duomo La veglia di preghiera, promossa dalla Confederazione degli studenti, “affinché il Governo decida di ritornare sui suoi passi e ritirare i decreti voluti dal ministro dell’Istruzione, Gelmini”, si terrà domani, venerdì 31 ottobre a partire dalle 17 nel Duomo di Napoli. “E’ una forma di protesta civile alla quale ci auguriamo che possa partecipare anche il Cardinale Sepe che tanto sta facendo per il riscatto di Napoli”, hanno detto il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università Federico II di Napoli, Luigi Napolitano, e Omero Pinto, segretario regionale de La Confederazione.
13:37 Milano, bloccata piazza Cordusio “Noi la crisi non la paghiamo”, “occupa tutto, occupa subito”, “se non cambierà bloccheremo la città” e “la Gelmini non la vogliamo”. Sono questi gli slogan scanditi in coro dai manifestanti sganciatisi dal corteo contro il dl Gelmini. Diretti in piazza Affari, studenti di superiori e università sono arrivati in piazza Cordusio bloccando il traffico per alcuni minuti. Il corteo, guidato dal centro sociale “Cantiere”, è poi ripartito diretto verso il palazzo della Borsa.
13:35 Roma, corteo assedia ministero Istruzione Il corteo degli universitari è giunto sotto al ministero dell’Istruzione e sta circondando tutto l’edificio. Migliaia di persone stanno riversandosi per le vie di Trastevere.
13:32 Milano, spezzone corteo in Borsa Un piccolo spezzone del corteo che ha sostenuto lo sciopero del mondo della scuola di Milano è arrivato in piazza Affari, sede di Borsa Italiana. Il gruppo di giovani, circa duecento, al grido di ‘Noi la crisi non la paghiamo’, si è piazzato di fronte a Palazzo Mezzanotte protetto da una ventina di agenti di polizia. La manifestazione improvvisata non sta generando particolari tensioni, così come la lezione in piazza tenuta da una ventina di studenti vicini a Forza Italia di fronte alla sede dell’Università Statale si è sciolta autonomamente senza alcun incidente o contatto con il corteo.
13:31 Rettore Sapienza: “Inquietudine dei ragazzi è anche nostra” “Con il nuovo dl sulla scuola del ministro Gelmini si taglia non solo ciò che è inutile ma anche ciò che è utile e l’inquietudine dei ragazzi per il futuro è anche la nostra”. Lo ha detto il neo rettore dell’università La Sapienza di Roma Luigi Frati nel corso della cerimonia di congedo del rettore uscente Renato Guarini stamattina nell’aula magna del rettorato. “Vogliamo una università di qualità – ha aggiunto Frati – che sia percepita utile dalla società civile e dalla politica. Visti gli investimenti carenti cercheremo di tagliare solo ciò che non è veramente utile”.
13:30 Bergamo, migliaia in piazza Migliaia di studenti hanno manifestato questa mattina a Bergamo contro la riforma della scuola del ministro Gelmini. Cinquemila persone secondo le forze dell’ordine, almeno il doppio per gli organizzatori, hanno sfilato per le vie del centro. Tra striscioni, cori di protesta contro il governo e le bandiere del movimento studentesco e di Rifondazione Comunista, il corteo è partito dal piazzale della stazione ed è terminato nella zona della Città Alta, alla sede dell’Università in Sant’Agostino, dove sono giunti in un migliaio.
13:28 Bologna, corteo su via Castiglione Dopo gli scontri con la polizia il Corteo degli studenti sta ora avanzando per via Castiglione. L’entrata di via Santa Lucia è bloccata da un cordone di carabinieri in assetto anti-sommossa. La polizia ha sciolto il blocco e sta facendo avanzare gli studenti lungo via Castiglione. Il posto di blocco della polizia si è spostato sotto il “torresotto” di via Castiglione. Al grido di “via via la polizia” gli studenti sono ora indecisi se tentare di proseguire o svoltare per via Cartolerie.
13:26 Firenze, sbloccati binari della stazione di Campo di Marte
E’ durato circa 30 minuti il sit in di alcune centinaia di giovani su alcuni binari della stazione di Campo di Marte a Firenze. Abbandonati i binari i giovani hanno ripreso il corteo per le strade della città.
13:25 Bologna, scontri tra polizia e manifestanti La Polizia ha usato anche i manganelli per fermare la testa del corteo anti-riforma Gelmini a Bologna. L’incidente è scoppiato davanti all’Aula Magna di Santa Lucia dell’ateneo Bolognese, in via Castiglione, a 200 metri dalle Due Torri, dove le forze dell’ordine hanno bloccato il corteo che voleva proseguire per fare un presidio sotto la sede di Unindustria, in via San Domenico. Mentre era in corso una discussione, qualcosa ha innescato la reazione degli agenti che hanno manganellato gli studenti della prima fila. Dal corteo sono volate bottiglie di vetro e sono stati lanciati sassi, poi sono partiti slogan come “vergogna vergogna”.
13:23 Torino, manifestanti in stazione per tenere assemblea Stanno entrando pacificamente nella stazione di Porta Nuova gli studenti torinesi che stanno partecipando alla mobilitazione contro il decreto Gelmini. L’intenzione dei manifestanti è quella di tenere un’assemblea all’interno dell’atrio della stazione torinese. Fra i vari slogan, oltre a quelli contro i rappresentanti del governo, anche “Un po’ qua un po’ là occupiamo la città”.
13:20 Cgil, in 200mila manifestano in Sicilia In Sicilia sono oltre 200 mila che stanno sfilando per dire ‘no’ alla legge Gelmini. Lo rende noto la Cgil che segnala che ”a Palermo stanno partecipando al corteo di protesta circa 100mila persone, a Catania sono in 20 mila, a Messina in 10 mila, mentre 6 mila sono a Siracusa, 10 mila a Trapani e 5 mila a Caltranissetta”. Manifestazioni – segnala la Cgil – sono inoltre in corso anche nei piccoli centri. A Cefalu’, ad esempio, nella provincia di Palermo, tutte le scuole superiori sono rimaste chiuse ed e’ in corso un corteo di 1.500 persone.
13:17 Rete studenti medi: “Solidarietà anche da Europa” L’Obessu e l’Esu, i sindacati europei degli studenti medi ed universitari, appoggiano la protesta degli studenti italiani contro i provvedimenti del governo. Lo rende noto la Rete degli studenti medi. “Presso l’ambasciata italiana a Bruxelles – sottolinea il portavoce Luca De Zolt – è in corso un presidio delle due organizzazioni in solidarietà alla protesta degli studenti italiani. Un altro presidio è in corso davanti alla sede della commissione europea”. Nel comunicato, riporta de zolt, “si esprime solidarietà per gli studenti feriti negli scontri di ieri e si dà una ferma condanna della violenza”.
13:14 Roma, arrivano ancora manifestanti a piazza del Popolo
Mentre dal palco allestito si tengono i discorsi di politici e rappresentanti sindacali, in piazza del Popolo gremita continuano ad arrivare manifestanti. Un gruppo di studenti delle scuole superiori romane espone uno striscione con su scritto “Stand up for your right”. Dalle balconate sopra piazza del Popolo è stato esposto lo striscione: “La scuola? Presente, Gelmini incompetente”. Dal palco, gli organizzatori, aggiornano i partecipanti dicendo che una parte del corteo si trova ancora in via Barberini, a inizio percorso.
13:13 Milano, secondo corteo: “Bloccheremo la città”
A Milano, il corteo minore degli studenti sta percorrendo una via di accesso a piazza Duomo, via Santa Margherita, in direzione Piazza della Scala. Al grido di “Bloccheremo la città”, gli studenti “minacciano” di riproporre la giornata di cortei improvvisati che hanno paralizzato ieri il traffico cittadino per ore.
13:11 Rettore Basilicata: “Non perdete la lotta come nel ’68”
Arriva direttamente dal rettore dell’Università degli studi della Basilicata, Antonio Mario Tamburro, “uno che il 1968 l’ha vissuto”, l’invito agli studenti – riuniti stamani a Potenza – “di non perdere questa battaglia come invece hanno fatto quelli di allora”, perché “il prezzo da pagare sarà quello di raccontare una sconfitta, fra 40 anni, ai vostri figli”.
13:08 Roma, corteo studenti medi sotto alla prefettura
Tra i cortei che da stamani attraversano la città contro la legge Gelmini, uno è sfilato per via Nazionale, formato dagli studenti delle scuole medie superiori. Partito dal liceo Virgilio, dopo essere giunto a piazza della Repubblica ed essere passato per via Nazionale, ha raggiunto la prefettura, in via IV novembre dove si è fermato in presidio, chiedendo, con interventi al megafono, i motivi della presenza ieri in piazza Navona del camioncino di Blocco studentesco, dove erano custoditi bastoni e caschi utilizzati per gli scontri. Inoltre, gli studenti hanno denunciato la mancanza di fondi per la ristrutturazione degli istituti scolastici della capitale. Il corteo è poi ripartito è si è unito agli universitari che si trovano ora su corso Vittorio Emanuele.
13:03 Bologna, Grillo rtorna in corteo e veste camice dei chimici precari E’ tornato in mezzo al corteo Beppe Grillo, accolto questa volta dagli applausi. A contestarlo, spiegano dallo staff del ‘Meetup’ erano state una trentina di persone circa, apparteneti ai centri sociali, che si trovavano alla testa del corteo. Grillo ha ricevuto un camice da parte degi chimici precari e lo ha indossato, proseguendo per un pezzo di strada con loro e fare ritorno quindi in piazza Verdi.
13:02 Torino, spezzone corteo a stazione Porta Nuova Alcune centinaia di studenti delle scuole superiori torinesi che stanno partecipando alla manifestazione contro la riforma del sistema scolastico e universitario sono arrivati in corteo fino alla stazione di Porta Nuova. Un fitto cordone di Forze dell’ordine sta al momento bloccando gli ingressi della stazione. Quello che i manifestanti vorrebbero sarebbe di riuscire a parlare dai microfoni di Porta Nuova per spiegare le ragioni della protesta.
13:00 Milano, studenti si staccano da corteo e lasciano piazza Duomo Studenti universitari e delle superiori si sono sganciati dal corteo dirigendosi in via Mengoni. I manifestanti presenti in piazza Duomo, punto d’arrivo della manifestazione contro il dl Gelmini, erano, al momento, circa 100mila ma buona parte aveva già iniziato ad abbandonare la piazza. Lo spezzone staccatosi dal corteo di trova attualmente in via Santa Margherita.
12:58 Roma, parroco di S. Maria dei miracoli benedice manifestazione
La manifestazione per protestare contro il decreto scuola Gelmini diventato legge riceve la ‘benedizione’ del parroco di Santa Maria dei Miracoli, una delle due chiese gemelle di piazza del Popolo a Roma dove è in corso la manifestazione organizzata dai sindacati.
“Mi sembra una bella manifestazione – afferma don Giovanni, l’anziano parroco – Soprattutto per i modi con i quali si sta svolgendo il corteo. Gli studenti protestano per un ideale giusto, che è quello di difendere l’istruzione”. Un solo rammarico da parte del sacerdote che ha dovuto celebrare una messa lampo visto che i pochi fedeli presenti alla Santa Messa hanno poi voluto prendere parte alla manifestazione.
12:55 Firenze, giovani sui binari della stazione Campo di Marte
Momenti di tensione alla stazione Campo di Marte di Fienze dove alcuni binari sono stati occupati da un centinaio di giovani soprattutto dei centri sociali. I ragazzi hanno prima cercato di
entrare nella stazione passando dall’ingresso principale, che era però presidiato da ingenti forze dell’ordine. Respinti, sono riusciti a guadagnare un entrata secondaria presidiata solo da alcuni poliziotti, che non hanno potuto fermare l’onda d’urto dei giovani che è così entrata nella stazione.
12:54 Palermo, corteo confluisce con quello scuola
A Palermo circa cinquemila studenti universitari, partiti da viale delle Scienze, hanno percorso le vie del centro storico e hanno da poco raggiunto piazza Castelnuovo, dove nel frattempo era confluito il corteo organizzato dai sindacati contro la riforma della scuola, proveniente da un’altra area della città.
12:51 Bologna: “Siamo in 30mila”
“Siamo in 30mila”. E’ questa la cifra che gli studenti hanno dato dai megafoni durante la manifestazione contro la riforma Gelmini in corso a Bologna. Nel corteo sfilano tra gli altri gli studenti di Veterinaria tutti con il camice bianco, il cappello fatto con i fogli di giornale e le orecchie d’asino.
12:46 Roma, Berlusconi e Gelmini in cartapesta
Due grandi facce in cartapesta che rappresentano il volto del ministro Gelmini e del presidente del Consiglio Berlusconi, lui con le orecchie da asino. Sono i volti di due installazioni di cartapesta portate in piazza del Popolo da un gruppo di studenti che stanno assistendo al comizio finale della manifestazione contro la riforma Gelmini e per i contratti della scuola. Accanto ai due volti di cartapesta spicca anche un cartello-santino che raffigura il ministro Gelmini con una cornice di fiorellini e sotto la scritta “Beata ignoranza”.
12:44 Bari, terminato corteo dibattito in piazza
E’ terminato poco fa a Bari il corteo pacifico a cui hanno partecipato – secondo la questura – circa tremila persone tra studenti (anche delle scuole elementari), genitori e docenti che hanno protestato contro le politiche del governo sull’istruzione dopo il varo del decreto Gelmini. I manifestanti sono ora radunati in piazza Libertà, davanti al palazzo della prefettura, dove gli studenti stanno tenendo interventi pubblici per spiegare i motivi della loro protesta.
12:44 Roma, autorizzati altre due cortei
I manifestanti che si sono dati appuntamento a Roma per il corteo indetto dai sindacati della scuola sono talmente tanti “che il questore ha dovuto autorizzare altri due cortei”. E’ quanto hanno annunciato gli organizzatori dal palco di Piazza del Popolo, precisando che Piazza della Repubblica, da dove era partito il primo corteo, “è ancora piena di gente”.
12:43 Firenze, corteo Con lo slogan “Firenze lotta” oltre un migliaio di persone secondo le forze dell’ordine (4.000 secondo gli organizzatori) stanno manifestando da stamani a Firenze contro il decreto Gelmini. A sfilare studenti, soprattutto medi ma anche universitari, docenti, dottorandi e anche famiglie con bambini, oltre ad esponenti dei centri sociali. Il passaggio del corteo sui viali cittadini ha creato disagi al traffico ma, nel complesso, la manifestazione non sta registrando tensioni.
12:42 Roma, organizzatori: “Piazza Repubblica di nuovo piena”
“Piazza della repubblica è di nuovo piena”. Lo annunciano dal palco gli organizzatori della manifestazione romana che annunciano che “il corteo si è fatto in tre per la numerosissima partecipazione”.
12:41 Venezia, corteo allunga percorso fino a Mestre Per questioni di opportunità legate all’ordine pubblico, il corteo di protesta contro la riforma della scuola in corso a Venezia sul ponte della Libertà proseguirà fino al parco pubblico di San Giuliano a Mestre. La manifestazione era stata autorizzata per il transito su una parte del ponte fino al suo congiungimento con la terraferma e quindi avrebbe dovuto sciogliersi. Visto l’alto numero di partecipanti e le loro pressanti richieste alle forze di polizia, la manifestazione ha ottenuto il permesso di proseguire ben oltre il luogo dove era previsto lo stop.
12:38 Proteste ateneo Calabria
Continua la mobilitazione all’Università della Calabria contro la riforma Gelini. Dopo il blocco delle lezioni deciso ieri dal Consiglio di Facoltà di Ingegneria, oggi si fa sentire la Facoltà di Scienze Politiche. Questa mattina si sono tenute lezioni alternative sulla mafia e la criminalità. Per le ore 14 è prevista un’assemblea plenaria e alle 16 si terrà un Consiglio di Facoltà straordinario, durante il quale gli studenti chiederanno due ore al giorno di mobilitazione, dalle 11,30 alle 13,30, da tenersi ad oltranza, fino a quando non ci dovessero essere dei cambiamenti nelle disposizioni legislative. Anche a Cosenza, intanto, questa mattina si è tenuto un corteo di protesta contro la Legge Gelmini.
12:35 Roma, studenti: “Circonderemo ministero Istruzione” E’ giunto a piazza Venezia il corteo degli studenti partito dalla Sapienza e diretto al Ministero dell’istruzione in viale Trastevere. Dietro lo striscione che recita “siamo l’onda che ti travolge: sciopero generale subito” i partecipanti alla manifestazione degli universitari stanno aumentando. “Si sono uniti a noi pezzi di corteo sindacale che non riuscivano ad entrare nell’altra manifestazione – ha detto uno degli studenti- in più sono confluiti universitari e studenti medi provenienti da tutta Italia”. Il corteo che, secondo quanto detto dagli organizzatori, è autorizzato a giungere sotto al ministero dell’Istruzione percorrerà Corso Vittorio, Ponte Garibaldi e Viale Trastevere. “Visto che siamo così tanti” ha concluso lo studente “circonderemo l’edificio del Ministero”.
12:33 Udu: “Duecentomiila studenti” Sono circa 200.000 gli studenti delle scuole medie superiori e gli universitari che partecipano allo spezzone studentesco all’interno del corteo contro il Dl Gelmini in corso a Roma. Lo fa sapere l’Unione degli universitari. “Si attendono ancora alcune decine di autobus – spiega l’organizzazione – rimasti bloccati nel traffico. La manifestazione si caratterizza come tutte quelle precedenti per il carattere pacifico e non violento”.
12:27 Genova, occupati binari della stazione Principe I binari della stazione ferroviaria di Genova-Principe sono occupati dai manifestanti che protestano contro il decreto Gelmini. Poco prima delle 12 una migliaio di studenti, provenienti dai cortei che in mattinata hanno attraversato la città, è entrato in stazione occupando i binari.
12:26 Roma: “Gli universitari sono 100mila” “Siamo centomila”. Lo affermano gli esponenti dei collettivi degli studenti universitari in corteo verso il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere. La testa del corteo è giunta adesso a piazza Venezia, dopo aver attraversato tutta via Cavour. “Noi la crisi non la paghiamo”, e “la gente come noi non molla mai”, sono gli slogan urlati dagli studenti in corteo.
12:25 Roma, cortei spontanei in tutta la città 2 Intanto, alla periferia di Roma, tra punti di arrivo dei pullman alle stazioni di Anagnina, Tuscolana e Eur sono stati organizzati cortei spontanei a causa dell’eccessivo afflusso di manifestanti nelle strade. Anche sul Grande Raccordo Anulare decine di pullman sono rimasti bloccati: i manifestanti hanno abbandonato i mezzi di trasporto e hanno dato il via ad una manifestazione.
12:24 Roma, cortei spontanei in tutta la città 1 La manifestazione nazionale per dire no al dl Gelmini si è divisa in più cortei spontanei che stanno interessando tutta la città. Secondo quanto riferiscono gli organizzatori, una parte dei manifestanti che ancora si trovavano in Piazza della Repubblica ha modificato il suo percorso e, “sta attraversando via Nazionale, in parecchie migliaia” per raggiungere attraverso altre strade del centro storico Piazza del Popolo e unirsi agli altri partecipanti.
12:23 Milano, riempita piazza Duomo Nessuna cifra ufficiale ma i manifestanti hanno riempito interamente piazza del Duomo a Milano per protestare contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. E’ un corteo colorato e pacifico quello che da stamattina ha attraversato il centro di Milano. “Le nostre maestre sono già uniche”, gridano i bambini delle elementari armati di fischietti e tamburi. Dicono no alle classi ponte e ai tagli all’istruzione genitori e insegnanti che hanno manifestato fianco a fianco.
12:21 Veglia con lumini nel salernitano Decine di lumini per celebrare “la veglia funebre della scuola pubblica”. E’ quanto è accaduto nella serata di ieri davanti ai cancelli del Liceo Scientifico ‘A. Gatto’ di Agropoli. Dopo essersi dati appuntamento davanti all’istituto intorno alle 21, più di una cinquantina di studenti del locale liceo hanno collocato decine lumini davanti al portone d’ingresso, sostando sui gradini della scuola per ore e tornando a casa a notte inoltrata. “Il decreto è passato e noi manifestiamo il nostro lutto simbolico – ha spiegato Maria Grazia Cantalupo, esponente del collettivo scolastico – La scuola pubblica muore sotto i tagli del governo e con essa tante speranze di noi studenti”.
12:20 Piacenza, corteo con 400 persone In 400 hanno sfilato per le vie del centro di Piacenza. Molte scuole cittadine hanno aderito allo sciopero indetto dai sindacati che proseguirà sino a domani.
12:17 Roma, corteo dei precari dell’Iss E’ partito da pochi minuti il corteo dei precari dell’Istituto superiore di Sanità diretto verso la Direzione provinciale del lavoro di Roma, a poche centinaia di metri di distanza, in via Cesare De Lollis, a ridosso della Sapienza. Circa un centinaio di manifestanti con cartelli e striscioni contro la legge 133 e gli emendamenti ‘ammazza-precari’ chiedono la novazione del contratto, dalla forma attuale a quella di lavoratore dipendente.
12:15 Roma, un chilometro di manifestanti sul raccordo Formano un coda lunga un chilometro le persone che marciano sul Grande raccordo anulare per prendere parte al corteo organizzato dai sindacati contro la riforma Gelmini. Erano tutti a bordo di 10 pullman che non riescono ad entrare nella città perché il traffico è completamente paralizzato. Oltre a numerose pattuglie della polizia della polstrada sono presenti i vigili urbani con sei pattuglie. “La situazione sul Gra è molto critica”, dicono dalla sala operativa dei vigili urbani.
12:13 Aule deserte e cortei di protesta a Foligno e Perugia Università deserte, lezioni sospese non ufficialmente ed istituti superiori di Perugia e Terni aperti ma senza la stragrande maggioranza degli insegnanti e degli alunni in classe. E’ questo il quadro della scuola umbra nella giornata nazionale dello sciopero generale indetto dai sindacati. A Foligno il coordinamento in lotta di docenti e studenti (medi e universitari) ha dato vita ad un corteo di protesta che questa mattina è partito da plateatico alle 8.30 per raggiungere piazza della Repubblica dove si sta svolgendo un’assemblea permanente. Corteo spontaneo di studenti universitari e medi anche a Perugia intorno alle 11.
12:11 Milano, corteo in piazza Duomo La manifestazione contro il dl Gelmini ha raggiunto da alcuni minuti piazza Duomo. La piazza è quasi completamente gremita e la coda del corteo si trova ancora in piazza Scala. Via Larga è, infatti, completamente occupata dai manifestanti. Presa d’assalto dagli studenti è anche la statua di Vittorio Emanuele II, completamente occupata fin dalla base e sulla quale campeggia lo striscione: “la scuola è il futuro dell’Italia”.
12:09 Roma, in 25mila dalla Toscana Sono 25 mila i toscani arrivati a Roma, con 236 pullman, un treno da Pisa, auto e treni ‘normali’, per la giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica. Lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca, giovani studenti, genitori che hanno accompagnato i figli minorenni le cui prenotazioni non venivano accettate. I pullman – è detto in una nota della Cgil Toscana – sono confluiti all’Anagnina, non arriveranno mai a Piazza del Popolo, e nei parcheggi è in corso un’altra manifestazione.
Coloro che sono arrivati a Termini si sono divisi fra il corteo principale e un secondo corteo lungo via Nazionale.
12:08 Roma, troppa gente e il corteo si divide in tre Si è dovuto fare letteralmente in tre il corteo di studenti, professori, genitori organizzato a roma dai sindacati in occasione dello sciopero generale della scuola. Gli organizzatori dal palco hanno spiegato che “per ragioni di spazio”, a causa dell’enorme afflusso di persone, il corteo unitario si è diviso in tre spezzoni: il primo, quello dei sindacati, già giunto a piazza del Popolo, il secondo degli universitari che sta sfilando in via Cavour verso via dei Fori Imperiali e un terzo alla Magliana, perché non riesce a filtrare nel centro della capitale.
12:04 Pullman bloccati, si manifesta su raccordo anulare
Ventitrè bus provenienti dalla sola città di Siena sono fermi sul Raccordo anulare e hanno deciso di inscenare una protesta sul luogo, vista l’impossibiità di arrivare a piazza del Popolo. A darne notizia gli organizzatori della manifestazione.
12:03 Sindacati, 90% istituti chiusi. “Siamo un milione” Il 90% delle scuole italiane oggi e’ rimasto chiuso per protestare contro il governo ed il dl Gelmini. E’ quanto affermano i sindacati che parlano ”di incredibile riuscita dello sciopero e della manifestazione di Roma” che, sempre secondo gli organizzatori, vede una partecipazione ormai giunta oltre il milione di persone.
12:02 Genova, occupata stazione principale Gli studenti in corteo di protesta contro il decreto Gelmini hanno occupato i binari della stazione ferroviaria di Piazza Principe. I treni sono bloccati dalle 11.40. Secondo gli organizzatori, alla manifestazione hanno partecipato circa trentamila persone. Ci sono stati momenti di tensione quando la testa del corteo è arrivato nella piazza della stazione. I manifestanti hanno gridato “Via via la polizia” davanti ad alcune decine di agenti schierati in tenuta antisommossa.
11:58 Macerata, ‘Notte bianca’ anti-Gelmini Un’altra giornata di occupazione e la prima ‘Notte bianca’ anti-Gelmini: questa la reazione dell’assemblea No133 dell’Università di Macerata all’approvazione del dl Gelmini al Senato. Più di 300 persone si sono avvicendate ieri notte nell’aula 8 di Scienze della Comunicazione occupata, dove campeggiava uno striscione con la scritta: “L’onda non si arresta”. “Una risposta determinata degli studenti e dei precari maceratesi – si legge in una nota – alla grave posizione assunta dal rettore Roberto Sani con le minacce di sgombero. Oggi sono previste lezioni in piazza e assemblee di facoltà. Prossima assemblea generale, il 4 novembre, in vista della manifestazione del 7.
11:57 Corteo ad Aosta Circa 500 valdostani, tra studenti e insegnanti, hanno manifestato questa mattina ad Aosta contro la legge di riforma della scuola promossa dal Ministro Gelmini. Aperto dallo striscione ‘Il nostro futuro non si taglia’, il corteo ha attraversato il centro storico tra cori e slogan di protesta. Non si sono verificati disordini e l’intera manifestazione è stata tenuta sotto controllo da polizia e carabinieri. Il corteo è infine giunto in piazza Chanoux dove si è sciolto verso le 11.30. I rappresentanti del Movimento studentesco valdostano hanno convocato una riunione nel pomeriggio.
11:54 Venezia, macchinisti dei treni salutano corteo I macchinisti dei treni che giungono a Venezia lungo la ferrovia sul ponte della Libertà salutano con le loro trombe il corteo di studenti che sta manifestando contro i tagli alla scuola . I giovani, che secondo la Questura nel frattempo sono saliti a 5.000, lanciano slogan urlando “non facciamoci tagliare la testa” e “il futuro siamo noi”. A sfilare sono ragazzi dei centri sociali, ricercatori, studenti universitari e delle scuole medie superiori. Il corteo, colorato da numerosi striscioni anti ministro Gelmini e anti governativi, non fa sventolare alcuna bandiera di partito o movimento sindacale, che risultano assenti.
11:53 Sindacati: “Adesione al 70% degli istituti” Allo sciopero generale di oggi proclamato da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda avrebbe aderito il 70% di tutti gli istituti italiani. Lo affermano i sindacati, in occasione del corteo in corso a Roma, spiegando che il dato è stato ottenuto in base a un campione di scuole interpellate in tutta Italia.
11:52 Napoli, corteo universitari Anche oggi in piazza studenti universitari a Napoli. Un corteo di 500 persone è partito dall’Università L’Orientale, da giorni occupata, ed è ora in via Mezzocannone per dirigersi, infine, a Piazza del Gesù.
11:48 Roma, corteo studenti verso ministero
Lo spezzone del corteo della scuola composto dai collettivi universitari ha appena deviato da quello principale e ha imboccato via Cavour per recarsi fino al ministero dell’Istruzione. “Ci siamo staccati – spiega Giorgio Sestili, collettivo di Fisica – perché il corteo della Cgil non scorreva, era bloccato su piazza della Repubblica. Ma anche per sottolineare la nostra autonomia e la nostra piattaforma più radicale”.
11:46 Manifestazione a Belluno Oltre 4.000 persone stanno manifestando a Belluno contro i decreti sulla scuola e in particolare per salvare gli istituti di montagna. Il corteo, promosso da Cgil Cisl Uil e composto da insegnanti, studenti, genitori è partito verso le 9,30 dal piazzale della stazione ferroviaria per raggiungere piazza Duomo. In testa il presidente della Provincia, Sergio Reolon e numerosi sindaci ed assessori alla cultura soprattutto dei piccioli comuni montani dove rischiano di scomparire i piccoli plessi (se ne calcolano 17 a rischio) delle scuole elementari.
11:46 Roma, ancora manifestanti a corteo Mentre la testa del corteo indetto dai sindacati è già giunta in Piazza del Popolo, in Piazza della Repubblica a Roma continuano ad arrivare migliaia di manifestanti. Dalla stazione Termini giungono in Piazza dei Cinquecento migliaia di studenti da molte parti d’Italia. Tra gli striscioni in mostra nella piazza “da Mariastella alle stalle”, “la cultura fa paura, l’ignoranza fa la vostra maggioranza”, “l’enterogelmini non ci basta”, “no al pensiero unico”. Quattro manifestanti hanno deciso di indossare dei grembiulini bianchi con fiocco rosa, in testa un paio di orecchie d’asino. I quattro portano uno striscione con su scritto: “Gli asini in piazza, i muli al ministero”.
11:42 Roma, secondo corteo su via Nazionale Nella manifestazione del mondo della scuola in corso a Roma, per consentire il deflusso di piazza della Repubblica, è partito un secondo corteo che sta ora percorrendo via Nazionale e arriverà a piazza del Popolo. Lo hanno spiegato gli organizzatori della manifestazione, parlando dal palco.
11:40 Torino, in piazza musiche di Verdi e Rossini Anche le musiche di Verdi e Rossini suonate dall’orchestra del Teatro Regio, oggi, alla manifestazione del mondo della scuola torinese. I lavoratori dell’Ente lirico subalpino hanno voluto in questo modo testimoniare la vicinanza agli studenti, agli insegnanti e ai genitori, almeno 50mila secondo gli organizzatori, che stanno confluendo nella centralissima piazza Castello. Sulla facciata del teatro, lo striscione “i lavoratori del Teatro Regio assieme agli studenti contro i tagli alla cultura” e la scritta in verticale “è ora di basta”.
11:40 Roma, Rete studenti “In piazza 100mila ragazzi” Gli studenti medi che partecipano alla manifestazione di Roma contro la legge Gelmini sono almeno 100 mila. La stima è stata fatta dalla Rete degli Studenti, che segnala come il corteo dei ragazzi stia partendo soltanto ora dalla stazione Termini, mentre la testa del corteo è già arrivata da tempo a piazza del Popolo.
11:37 Girotondo anti-Gelmini a piazza del Popolo “Giro giro tondo casca il mondo, casca la terra, Gelmini giù per terra”. E’ una manifestazione colorata e spiritosa quella della scuola in corso a Roma. Appena giunti in piazza del Popolo alcuni manifestanti hanno improvvisato un girotondo anti-Gelmini.
La piazza è sempre più gremita. Numerosi i coretti contro il ministro, da “Gelmini vergogna, ritira la riforma” a “una scuola colorata eh, eh” recitato da alcuni genitori di una scuola multietnica romana, Celio azzurro, giunti in piazza “per difendere l’integrazione tra i banchi”.
11:36 Roma, bus bloccati, corteo sul Gra Decine di pullman provenienti da diverse parti d’Italia e diretti al corteo contro la riforma Gelmini sono stati bloccati dal traffico sul Grande raccordo anulare di Roma. I pullman, ha raccontato un manifestante, sono imbottigliati da oltre un’ora sulla corsia interna del Gra, all’altezza dello svincolo con l’autostrada Roma-Napoli. In quel tratto i pullman procedono molto lentamente così molti manifestanti, soprattutto studenti sono scesi dai bus e si sono incamminati a piedi, inscenando una sorta di corteo spontaneo, con tanto di bandiere e fischietti, per raggiungere la fermata della metro di Anagnina.
11:35 Manifestazioni in tutta la Sicilia Oltre a Palermo, dove per la Cgil sono scese in piazza 50 mila persone, manifestazioni contro la legge sulla scuola si stanno svolgendo nelle altre città della Sicilia. Sempre secondo la Cgil, 20 mila persone hanno protestato a Catania, 10 mila a Messina, 6 mila a Siracusa, 10 mila a Trapani, 5 mila a Caltanissetta. Iniziative anche in centri più piccoli, come Cefalù (Palermo), dove tutte le scuole superiori sono rimaste chiuse e 1.500 persone hanno marciato in corteo.
11:34 Napoli, in agitazione dottorandi biologi I dottorandi biologi di Napoli entrano in stato di agitazione contro i tagli alla ricerca scientifica. In mattinata una delegazione dei 50 dottorandi precari che svolgono attività di ricerca nella Facoltà di Scienze e nel Cnr ha consegnato al rettore dell’Università di Napoli “Federico II”, Guido Trombetti, un documento di solidarietà. “Quest’anno – si legge nel documento – abbiamo avuto 250 euro a testa per la nostra attività, da spendere per comprare le cose elementari, come guanti e carta vetriera”.
11:33 Camerino in autogestione Gli studenti dell’Università di Camerino hanno ottenuto in autogestione l’aula ‘Carlo Esposito’ del palazzo Ducale come base per l’organizzazione della protesta contro la legge 133. E’ quanto scaturito dall’assemblea degli studenti, con la partecipazione di professori e personale non docente, protrattasi fino alla tarda serata di ieri presso il quadriportico del palazzo Ducale, sede del rettorato e della facoltà di Giurisprudenza.
All’assemblea è intervenuto anche il pro rettore vicario, prof. Antonini, che ha smentito e chiarito la notizia relativa al presunto bilancio negativo dell’Università. Oggi, dalle 8 alle 17, alcuni professori terranno lezioni in piazza.
11:32 Bolzano, in piazza scuole italiane e tedesche Una manifestazione si è svolta a Bolzano contro la riforma Gelmini con 1.500 studenti in piazza. Tra i manifestanti gli studenti delle scuole medie superiori di lingua italiana e tedesca. Gli studenti hanno sfilato per le vie del centro e la manifestazione si è svolta regolarmente senza incidenti. Al corteo hanno preso parte non solo studenti di Bolzano, ma anche ragazzi giunti di prima mattina da Merano e da Bressanone.
11:31 Roma, corteo universitari cambia percorso Giunto all’altezza di piazza dei Cinquecento, nei pressi della Stazione Termini, il corteo degli universitari romani sta deviando per via Cavour, senza dirigersi verso piazza della Repubblica e unirsi così al corteo principale. L’intenzione degli studenti è di raggiungere la sede del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Al troncone del corteo si stanno unendo anche gli studenti delle scuole superiori e alcuni gruppi di universitari giunti da varie regioni.
11:30 Milano, corteo arrivato in corso Europa Il corteo contro il dl Gelmini, guidato da genitori, insegnanti e bambini di Rete Scuole e con gli studenti superiori e universitari a seguire, ha raggiunto piazza Fontana avanzando senza disordini. La manifestazione è ora diretta verso piazza Duomo.
11:29 Calabria, cortei in tutte le città Proteste e cortei sono in corso in tutta la Calabria contro la riforma Gelmini. La gran parte delle scuole è rimasta chiusa in coincidenza con la giornata di protesta nazionale organizzata dai sindacati della scuola. Cortei sono in corso a Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia ed in altri centri, con la partecipazione sia di studenti che di professori. A Crotone scenario della protesta è il liceo classico Pitagora, dove è in corso un sit-in con la partecipazione di studenti e professori anche di altri istituti cittadini. A Catanzaro è bloccato l’accesso alla città.
11:28 Codacons e Covige in corteo con lutto al braccio “Ieri Codacons e Co.Vi.Ge. (Comitato Nazionale Studenti, Insegnanti e Genitori Vittime della Gelmini) hanno proclamato la ‘Giornata di lutto nazionale per l’istruzione’. Oggi migliaia di aderenti alle due organizzazioni sono scesi in strada con il lutto al braccio per la morte della scuola primaria pubblica italiana”. Lo comunica, in una nota, il Codacons.
11:27 Trento, presidio e corteo Studenti delle scuole superiori di Trento hanno tenuto questa mattina un presidio in piazza Fiera. Poco dopo le 10.30 circa 150 ragazzi – secondo la questura – si sono diretti in corteo verso piazza Venezia, dove ha sede la facoltà di Sociologia, occupata da ieri. La manifestazione, che non era autorizzata, ha provocato alcuni disagi al traffico. La questura sta valutando la possibilità di denunciare i giovani.
11:26 Cagliari, in migliaia a corteo Sono almeno diecimila, secondo le prime stime degli organizzatori, i manifestanti che partecipano a Cagliari alla manifestazione. Nel capoluogo sono arrivati autobus da Oristano, dal Medio Campidano e dal Sulcis, ma non mancano gli apporti anche dal nord e centro Sardegna, con scuole del sassarese e del nuorese. Oggi a Cagliari le scuole sono chiuse per la festività del santo patrono, ma il fatto sembra non aver influito sulle adesioni alla protesta.
11:24 Torino, studenti su balcone sede Miur Tre ragazzi sono saliti poco fa con una scala a pioli sul balcone al primo piano della sede torinese del Miur, in Via Pietro Micca 20, davanti alla quale sta sfilando il corteo. Gli studenti hanno esposto uno striscione con l’immagine del ministro Mariastella Gelmini al centro di un bersaglio tempestato di tre frecce e con la scritta “No Gelmini”. Hanno anche sventolato la bandiera con la scritta “Io difendo l’istruzione pubblica”.
11:21 Roma, bambini a corteo “Le scuole del I/o municipio dicono no”. A mostrare lo striscione di protesta sono i bambini di alcune scuole elementari e medie di Roma. Indossano magliette bianche con scritto “Il paese reale è qui”. Durante una pausa della manifestazione le insegnanti hanno improvvisato un girotondo cantando: “Giro giro tondo casca il mondo casca la Gelmini e salviamo i bambini”. Si intonano slogan che invocano alla scuola pubblica e che spiegano che “Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini”. Qualcuno canta persino l’inno di Mameli reggendo uno striscione con su scritto “Per Bertruffoni, se l’istruzione vi sembra un costo provare l’ignoranza”. Un scuola di Viterbo espone un cartello che rimanda con la memoria alle polemiche politiche che hanno caratterizzato altri cortei: “Contro la scuola dei potenti 10, 100, 1000 manifestazioni”.
11:18 Cortei in tutta la Sicilia All’indomani dell’approvazione della riforma Gelmini manifestazioni e cortei si stanno tenendo in tutta la Sicilia in contemporanea con le iniziative organizzate a Roma dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl e Uil, dallo Snals e dalla Gilda. A Palermo un corteo, dopo essere partito da Piazza Vittorio Veneto, sta attraversando il centro cittadino. Fra pochi minuti, in piazza Politeama, si congiungerà con un’analoga protesta degli studenti, provenienti dall’Università. Manifestazioni si tengono anche a Catania, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Trapani.
11:17 Brescia, conclusa occupazione binari Si è conclusa l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Brescia da parte degli studenti che stanno manifestando contro la riforma. Il corteo, composto da almeno 2.000 persone, si sta ora dirigendo verso la Prefettura di Brescia.
11:16 Venezia, migliaia di studenti sul ponte della Libertà La protesta contro la legge di riforma della scuola tocca anche Venezia. Circa 3 mila giovani, secondo fonti delle forze dell’ordine, e 10.000 per gli organizzatori, sono partiti poco prima delle 11 dal terminal automobilistico di Piazzale Roma, nel centro storico, verso il Ponte dela Libertà che collega Venezia con la terraferma. Ad aprire il corteo un furgone con musica a tutto volume e con uno striscione che recita “L’onda anomala travolge la città”. Subito dietro, una studentessa porta un cartello che raffigura il ministro Mariastella Gelmini nelle vesti di una santa e battezzata per l’occasione “Beata Ignoranza”. La manifestazione sta causando seri disagi alla viabilità tra Mestre e Venezia.
11:15 Roma, bus bloccati su Gra,manifestanti a piedi verso metro
Tra i 20 e i 30 pullman bloccati sul raccordo anulare. Autobus che, da varie parti d’Italia, dovevano arrivare a Roma per partecipare allo sciopero della scuola. Ma il Gra della capitale è quasi bloccato dal traffico e, secondo i racconti di alcuni partecipanti alla protesta, i militanti sono stati fatti scendere dai pullman per raggiungere a piedi la stazione della metro di Anagnina, sulla Tuscolana, in modo da poter partecipare, nonostante siano già le 11, alla manifestazione.
11:13 Roma, collettivi universitari in piazza Indipendenza I collettivi universitari sono giunti poco fa in piazza Indipendenza per unirsi al grande corteo dei sindacati la cui coda è ancora in piazza dei Cinquecento. Gli studenti sono preceduti da un camion che diffonde musica. In testa al corteo degli universitari lo striscione: “Siamo l’onda che vi travolge”. Gli studenti si sono dati appuntamento questa mattina in Piazzale Aldo Moro all’ingresso dell’università La Sapienza e hanno poi sfilato in corteo per raggiungere la manifestazione dei sindacati.
11:12 Genova: “Siamo in 10mila” ‘Noi la crisi non la paghiamo’: è questa la scritta sullo striscione in testa alla manifestazione pacifica che sta attraversando il centro di Genova. Al corteo, insieme con migliaia di studenti liceali e universitari, genitori, professori delle scuole superiori e dell’università, sindacalisti, partecipa anche il presidente della Regione Claudio Burlando. Tra gli altri slogan della protesta, ‘studenti antifascisti genovesi’, ‘la riforma Gelmini danneggia gravemente la scuola e lo studio’, ‘W la fisica’, ‘In vendita’, ‘Matematica e informatica per il diritto allo studio’ e ‘No all’estinzione dell’istruzione’. Secondo una prima stima degli organizzatori, in piazza ci sarebbero circa 10.000 persone.
11:10 Roma, testa del corteo a piazza del Popolo Procede lungo al discesa del Pincio la testa del corteo partito da piazza della Repubblica. Lo striscione principale ‘Uniti per la scuola di tutti’ ha ormai raggiunto la meta della manifestazione seguito dalle migliaia di manifestanti che prendono parte all’iniziativa indetta dai sindacati della scuola.
11:06 Corteo studenti Catanzaro, bloccato viadotto Circa trecento studenti dei licei di Catanzaro stanno bloccando il viadotto Morandi che conduce nel centro storico cittadino per protestare contro la riforma Gelmini. Il blocco è stato attuato nel corso del corteo organizzato nell’ambito delle manifestazioni promosse in tutta Italia contro il provvedimento del governo. La manifestazione, secondo quanto ha riferito la polizia, si sta svolgendo pacificamente. Gli studenti, a conclusione del corteo, terranno un’assemblea.
11:03 Roma: “Siamo in 800mila” Gli organizzatori della manifestazione nazionale che si sta svolgendo a Roma, dal palco di piazza del Popolo hanno fatto una prima stima dei partecipanti. “Siamo in 800mila”.
11:02 Bari, in cinquemila a corteo Sono più di 5.000, secondo gli organizzatori, gli studenti che sfilano in corteo stamattina, nel centro di Bari. In testa al corteo vi sono bambini delle scuole elementari, seguiti da genitori e insegnanti, molti dei quali precari. Tanti gli striscioni e i cartelli esibiti, alcuni dei quali portati dai bambini. Su un cartello uno studente delle elementari pone un quesito: ‘Problema: se la maestra guadagna 1.200 euro e la ministra 14.000, qual e’ il costo da tagliare?’. Su altri è scritto: ‘Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini’, ‘L’ignoranza è la vostra forza’ e ‘Gelmini, giù le mani dai miei bambini’.
10:56 Palermo, due cortei. Cgil: “Siamo 50mila” Migliaia di studenti e professori, per ora in due distinti cortei, stanno partecipando a Palermo alla protesta contro la riforma Gelmini. Secondo le stime della Flc Cgil, i partecipanti sarebbero 50.000, ma le cifre non trovano conferma ufficiale. Un corteo è stato organizzato da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda ed è partito da piazza Vittorio Veneto per dirigersi a piazza Politeama. Qui si congiungerà congiungerà con l’altro corteo, promosso dagli studenti universitari, e partito da viale delle Scienze.10:54
10:43 Trieste, lezione in stazione Lezioni in stazione ferroviaria, per tutta la mattinata, a Trieste. Studenti e professori del corso di fisica hanno scelto l’atrio della stazione centrale per continuare le lezioni e far arrivare ai cittadini la loro protesta. Sempre oggi, in piazza Unità, è previsto un presidio degli insegnanti delle scuole superiori organizzato dalla Cgil di Trieste. Sono oltre 300, infine, secondo le stime delle organizzazioni studentesche, i partecipanti alla manifestazione di Roma, nella giornata dello sciopero generale della scuola, partiti questa mattina dal Friuli Venezia Giulia.
10:38 Messina, in migliaia sfilano contro la Gelmini Studenti, di licei ma anche delle elementari, genitori e docenti, partecipano alla manifestazione a Messina contro la riforma Gelmini. Il corteo, organizzato dai sindacati della scuola, è già partito da piazza Cairoli e arriverà fino alla prefettura. Secondo la questura i partecipanti sono al massimo 5mila. Sarebbero almeno il doppio per gli organizzatori.
10:36 Vibo Valentia, quasi tutti gli istituti restano chiusi Questa mattina le scuole elementari, medie e superiori sono rimaste chiuse per sciopero anche a Vibo Valentia. Insegnanti e personale ata hanno aderito quasi tutti alla protesta contro l’approvazione della riforma Gelmini. Ha fatto eccezione qualche scuola materna. Intorno alle nove un corteo composto da circa 200 studenti, per lo più ragazze, hanno iniziato a sfilare per le strade della città.
10:32 L’Aquila, in mille a corteo Sono circa un migliaio gli studenti che stamani hanno preso parte, a L’Aquila, alla manifestazione di protesta contro il decreto Gelmini. I più numerosi erano gli studenti universitari che sventolavano le bandiere dell’Udu. Sotto una pioggerella monotona, il corteo, scortato dalle forze dell’ordine, ha attraversato una delle principali arterie di collegamento della città, viale Duca degli Abruzzi, provocando il blocco del traffico cittadino. Tra gli striscioni che svettavano, quasi tutti contro il ministro, molti insistevano sul concetto che “Il sapere non si compra il lavoro non è merce”, oppure “borse di studio agli studenti, meno soldi ai nullafacenti”. Il corteo salira” poi su via Roma transitando davanti all’Ateno, al Comune per finire in piazza della prefettura, passando per piazza Duomo, dove una delegazione degli studenti vorrebbe incontrare il prefetto del capoluogo.
10:31 Bologna, in migliaia a corteo Sono già diverse migliaia gli studenti medi e universitari che si sono concentrati in piazza Nettuno e in Piazza Magiore a Bologna, pronti a partire per il corteo no-Gelmini che sfilerà lungo via Indpendenza, Irnerio e Zamboni. La manifestazione è diretta alla sede di Confindustria, ma al momento i ragazzi hanno avuto l’autorizzazione a marciare fino a via Castiglione davanti alla Chiesa di Santa Lucia. “L’idea è riuscire ad attaccare uno striscione davanti alla sede degli industriali – spiega Lisa Dorigatti, studentessa di Scienze Politiche, tra i promotori dll’iniziativa – ma è più importante che il corteo sia nutrito e compatto”.
10:27 Brescia, studenti occupano stazione ferroviaria Il corteo che a Brescia sta manifestando contro la Legge sulla riforma della scuola ha occupato poco fa la stazione dei treni, dove gli studenti hanno invaso i binari.
10:26 Torino, alla manifestazione anche presidio metalmeccanici C’è anche un presidio di lavoratori metalmeccanici in piazza a Torino a sostegno dello sciopero generale della scuola. Sono rappresentanti di aziende in crisi che con ogni probabilità si accoderanno al corteo che partito da piazza Arbarello raggiungerà piazza Castello.
10:21 Napoli, manifestazione alle 14 Sono circa seimila, tra personale docente e amministrativo, che secondo i sindacati anche autonomi si sono recati questa mattina a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale. Cortei si registrano nel capoluogo campano e in provincia. Tre istituti superiori sfilano a Portici, uno a Ischia, 1.000 studenti ad Arzano. A Napoli, l’appuntamento è fissato per le 14 a via Mezzocannone. Permangono occupate l’ateneo “Orientale” e le facoltà di Lettere e Sociologia dell’università “Federico II”. In piazza Plebiscito, infine, davanti alla prefettura, presidio di protesta della Onlus “Tutti a Scuola” che raccoglie genitori di bambini disabili, in agitazione per i tagli ai docenti di sostegno nelle elementari e medie inferiori
10:17 A Roma striscioni da balconi lungo corteo Un lungo striscione che va da finestra a finestra con la scritta “vita da precario” in uno dei palazzi di via Barberini saluta il passaggio dei corteo dei manifestanti. Tanti i cittadini alle finestre che salutano e partecipano alla manifestazione di oggi
10:16 Bari, duemila in corteo Sono circa 2mila gli studenti di scuole superiori e universitari che in corteo stanno manifestando a Bari contro il decreto Gelmini. Da tutti gli Istituti della città, i ragazzi hanno raggiunto in piccoli gruppi la centrale piazza Umberto, dove da pochi minuti è partito il corteo che dopo aver attraversato alcune vie del centro, si concentrerà in piazza Libertà, davanti alla Prefettura. In testa al corteo, scortato da un ingente spiegamento di forze dell’ordine, un furgone che diffonde musica e slogan con delle grandi casse acustiche, seguito da studenti con fischietti e striscioni. Molti studenti baresi sono anche partiti nella notte con pullman per partecipare alla manifestazione di Roma
10:15 Cagliari, 5mila in corteo Sono circa 5000, secondo le prime stime degli organizzatori, i manifestanti che protestano a Cagliari contro la legge Gelmini. Partito da piazza Garibaldi il corteo è aperto dai genitori e dai bambini della scuola elementare “Corte Piscedda” di Capoterra che ha subito l’alluvione della scorsa settimana. Nel capoluogo sono arrivati autobus da Oristano, dal Medio Campidano e dal Sulcis, ma non mancano gli apporti anche dal nord e centro Sardegna, con scuole del sassarese e del nuorese. Ad ogni passo il corteo si infoltisce perché gli studenti delle superiori raggiungono la manifestazione lungo il percorso. Oggi a Cagliari le scuole sono chiuse per la festività del santo patrono, ma il fatto sembra non aver influito sulle adesioni
10:14 Messina, corteo partito da piazza Cairoli E’ da poco partito da piazza Cairoli, a Messina, il corteo di protesta organizzato dai sindacati contro la riforma della scuola. Oltre agli studenti, molti sono i genitori e i docenti che sfilano. Il corteo (diecimila secondo i sindacati, metà per la questura) arriverà fino alla sede della prefettura
10:13 Roma, terzo corteo diretto in centro Un terzo corteo, di oltre mille studenti, si è formato in viale Giulio Cesare, nel quartiere romano di Prati ed è diretto verso il centro storico per congiungersi alla manifestazione principale indetta dai sindacati. Al corteo spontaneo prendono parte studenti di alcuni licei della zona
10:12 Roma, coda corteo ancora bloccata a piazza Esedra Sono decine e decine di migliaia gli insegnanti, gli studenti e i bambini delle scuole elementari che hanno cominciato a sfilare per le vie di Roma. Preceduti da cinque cordoni di polizia, la manifestazione è ormai in prossimità di piazza Barberini. La stragrande maggioranza dei partecipanti è però ancora ferma dentro l’enorme catino di Piazza Esedra, che non riesce a contenere tutti manifestanti. Il corteo, che si snoderà verso le vie del centro storico della capitale fino ad arrivare a piazza del Popolo, è aperto da un camioncino da cui vengono lanciati slogan, vengono spiegati i contenuti della riforma e viene diffusa musica. Subito dietro le bandiere e i palloncini della Flc Cgil. Studenti e bambini issano striscioni contro il ministro dell’Istruzione e la riforma della scuola pubblica
10:10 La manifestazione a Milano E’ iniziata la manifestazione di Milano nell’ambito dello sciopero nazionale contro la riforma Gelmini e i tagli finanziari al settore dell’istruzione e dell’università. Da piazza Cairoli, dove si trovano studenti delle scuole superiori, genitori e insegnanti, il corteo, al quale secondo una prima stima partecipano oltre 10.000 persone, si è mosso verso la parte più centrale della città. La manifestazione, alla cui testa sfilano in un clima del tutto privo di tensione genitori e sindacati, si dovrebbe concludere in piazza Santo Stefano, a due passi dalla sede centrale dell’università Statale. In piazza Cairoli, dove continuano a giungere studenti delle scuole superiori, confluiranno anche gli universitari milanesi che si sono trovati nella vicina piazza Cordusio e che dovrebbero prendere la coda del corteo
10:09 Partito corteo dalla Sapienza “Siamo l’onda che vi travolge”, questo lo striscione che apre il corteo degli studenti universitari della Sapienza partito poco fa dall’ateneo romano. I manifestanti sono alcune centinaia e si stanno dirigendo verso piazza della Repubblica per unirsi al corteo organizzato dai sindacati confederali. Gli universitari scandiscono lo slogan “siamo tutti antifascisti”
10:08 A Genova tre cortei E’ partito alle 9 da via Balbi, diretto in via Roma, il primo dei tre cortei contro la riforma della scuola previsti per questa mattina a Genova. Stanno sfilando un centinaio di studenti. In via Balbi si sono già concentrati un altro centinaio di manifestanti organizzati dalla Cgil. Un corteo si muoverà in mattinata da piazza De Ferrari verso via Balbi
10:02 Anche gli scolari in testa al corteo Ci sono anche tanti scolari, delle scuole elementari e medie, accompagnati da insegnanti e genitori, in testa al corteo che si muove lentamente per consentire l’afflusso a piazza della Repubblica dei manifestanti. “Mamme e papà non state a guardare, c’è la scuola da salvare”, recita lo striscione della scuola media Mazzini; “Belli e brutti, la scuola è di tutti”, ricordano sventolando un lenzuolone colorato i piccoli alunni di una scuola elementare di Bologna mentre il settimo circolo Montessori affida a un colorato cartello lo slogan “Con un popolo ignorante è più facile governare”
10:01 La protesta in diretta radio di 19 atenei Oltre venti web radio universitarie a reti unificate daranno voce a ciò che sta accadendo in atenei, scuole e piazze. Fino alle 12 su http://raduni.wordpress.com/ in onda una diretta a staffetta per raccontare e documentare – grazie agli inviati di Raduni, l’Associazione nazionale degli operatori radiofonici e televisivi – i cortei, le manifestazioni e le assemblee in tutte le città italianeuno degli strumenti a disposizione, ma per il sindacato ci sono moltissime altre strade”
09:51 Corteo di studenti a Ischia Proteste e corteo di studenti, contro la riforma Gelmini, oggi a Ischia (Napoli). Un corteo di circa duecento studenti è partito da piazza Antica reggia, a Ischia Porto. Slogan e cori vengono urlati contro il ministro Gelmini e il governo Berlusconi
09:50 Torino, al via anche il secondo corteo Sono circa diecimila ma il numero è destinato ad aumentare, gli studenti, gli insegnanti e i genitori del corteo partito ora da piazza Arbarello a Torino. Ad aprire la manifestazione un furgone con lo striscione “Giù le mani dal nostro futuro”, poi bandiere colorate e altri striscioni come “Mariastella, stellina la riforma è una rovina” oppure ‘Il governo dei dementi toglie soldi agli studenti’. Molti genitori delle scuole elementari con un fiore di carta con la scritta “La scuola pubblica è un fiore all’occhiello”. Il corteo percorrerà le vie del centro dove si uniranno quelli partiti da palazzo Nuovo per confluire in Piazza Castello, dove l’orchestra del Teatro Regio proporrà un momento musicale “di solidarietà” agli studenti
09:42 Torino, partito corteo degli universitari E’ da poco partito da palazzo Nuovo il corteo degli studenti universitari delle facoltà umanistiche di Torino. Gli studenti, alcune centinaia, si stanno dirigendo verso piazza Arbarello in cui si stanno concentrando gli altri studenti delle scuole medie superiori e in cui confluiranno anche gli universitari di altre facoltà e del Politecnico. Il corteo sta sfilando in via Po dietro lo striscione con la scritta “Tutta l’università contro la Gelmini” e con numerosi cartelli satirici sulla riforma e sullo stato dell’università italiana: “Riforma Gelmini nuoce gravemente alla salute” riporta un cartello con il disegno di un pacchetto di sigarette, oppure “Offresi baby-sitter, una laurea, due master e dottorato di ricerca”. Con gli universitari sfilano anche i precari della ricerca molti dei quali in camice bianco
09:40 Centinaia di pullman bloccati alle porte di Roma Ingorgo alle porte di Roma dove centinaia di pullman diretti alla manifestazione sono bloccati per il traffico
09:39 Roma, partito il corteo E’ partito da piazza della Repubblica, sotto la pioggia, il corteo promosso dai sindacati confederali per protestare contro la riforma Gelmini. Il corteo di migliaia di persone, preceduto da un triplo cordone di forze di polizia, è aperto da un camioncino che “spara” musica a tutto volume e costellato da centinaia di palloncini colorati. Tanti gli slogan e gli striscioni: ”Gelmini: con te tre metri sotto terra”, “Tagli malefici” è la scritta che campeggia sotto una gigantesca silhouette del ministro Gelmini, raffigurata come una strega di Halloween. “Gelmini e Carfagna sarte subito”, proclama un altro striscione
09:34 Manifestazioni in tutta Italia La Rete degli studenti riferisce che sono in corso manifestazioni anche in altre città: Torino, Padova, Caltanissetta, Siracusa, Cuneo, Alghero, Nuoro, Ragusa, Sassari, Modena, Bologna, Cosenza, Catania , Modica, Comiso, Trani, Palermo, Bergamo, Cremona
09:30 Milano, migliaia di studenti radunati per corteo Migliaia di persone si stanno radunando per l’inizio del corteo di protesta contro l’approvazione della legge Gelmini di riforma della scuola, in largo Cairoli a Milano. Pronti a muoversi in testa al corteo ci sono i genitori e gli insegnanti di Rete Scuole. Più numerosi gli studenti delle scuole superiori di Milano e provincia.
Dalla folla spuntano delle bandiere di Rifondazione Comunista e della Cgil. Sono scesi nel corteo anche gli studenti delle facoltà cittadine che in questi giorni hanno portato avanti le manifestazioni anche con le lezioni in piazza
09:29 Cortei e manifestazioni in Sicilia All’indomani dell’approvazione della riforma Gelmini manifestazioni e cortei si stanno tenendo in tutta la Sicilia in contemporanea con le iniziative organizzate a Roma. A Palermo un corteo, dopo essere partito da piazza Vittorio Veneto, sta attraversando il centro cittadino. Fra pochi minuti, in piazza Politeama, si congiungerà con un’analoga protesta degli studenti, provenienti dall’Università. Manifestazioni si tengono anche a Catania, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Trapani
09:25 Roma, in centinaia alla Sapienza Centinaia di studenti si sono radunati all’università La Sapienza per il corteo che poi confluirà in quello dei sindacati Confederali che partirà da piazza della Repubblica. Complice la violenta pioggia caduta nelle prime ore di stamani e le chiusure alla circolazione, scattate in previsione dei cortei, il traffico a Roma è particolarmente intenso con veri e propri ingorghi a ridosso del centro storico
09:16 Palermo, alta adesione allo sciopero Si prospetta molto elevata in Sicilia l’adesione dei docenti allo sciopero contro la legge di riforma della scuola indetto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. La Flc Cgil diffonde già i primi dati relativi alla provincia di Palermo e sono molti gli istituti scolastici che oggi non hanno aperto le porte. Lo sciopero sta coinvolgendo oltre al settore pubblico anche quello privato parificato
09:12 Roma, il corteo in partenza Sta per partire da piazza della Repubblica il corteo organizzato dai sindacati confederali per protestare contro i tagli alla scuola. Partecipano studenti, insegnanti e drigenti scolastici giunti a Roma da tutta Italia su centinaia di pullman. Il corteo, che partirà alle 9.30, attraverserà via Emanuele Orlando, largo di S. Susanna, piazza Barberini, via Sistina, Trinità dei Monti, raggiungendo piazza del Popolo dove, alle 11.30, è previsto il comizio conclusivo
08:40 Roma, piazza Esedra gremita Manca più di mezz’ora all’avvio del corteo organizzato dai confederali Flc-Cgil, Uil e Cisl scuola e piazza della Repubblica (chiamata anche piazza Esedra) è già gremita di bandiere, palloncini e stendardi dei sindacati. Tanti i ragazzi che, a fianco dei professori, protestano contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola. Fischietti, tamburelli e musica allietano l’attesa per la partenza, prevista intorno alle 9. Immancabili, anche oggi, i ‘santini’ con il volto del ministro Gelmini, nominata ‘beata ignoranza’
08:38 Studenti in piazza da Ancona a Torino L’Unione degli universitari (Udu) annuncia che oggi gli studenti medi e universitari scenderanno in piazza ad Ancona, Cagliari, Catania, L’Aquila, Lecce, Palermo, Pavia e Torino, dove i cortei cittadini sfileranno per le città in contemporanea con la manifestazione nazionale di Roma
08:21 In piazza anche i genitori Centinaia di pullman e diversi treni speciali hanno portato a Roma, da tutta Italia, i lavoratori del settore. In piazza ci saranno anche tante famiglie e studenti, compresi gli universitari che sin dall’inizio hanno solidarizzato con la protesta della scuola. Si contesta il decreto Gelmini, approvato ieri in via definitiva al Senato, che ripristina il maestro unico alle elementari, con il rischio di mettere in discussione la “tenuta” del tempo pieno, ma non solo. Nel mirino ci sono i tagli dei posti di lavoro e degli orari di lezione, il dimensionamento della rete scolastica (con l’accorpamento di istituti con pochi alunni), la mancanza di investimenti nel settore
08:19 Studenti a Roma sotto la pioggia Hanno già cominciato ad affluire verso piazza della Repubblica, in una giornata che si è aperta con un tempo piovoso, i manifestanti che sfileranno oggi per le vie di Roma per contestare le politiche del governo in materia di istruzione, in concomitanza con lo sciopero generale della scuola proclamato dai sindacati di categoria (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals)
07:29 A Roma corteo anche degli universitari Due i cortei che si muoveranno per le strade della Capitale. Oltre a quello da piazza Esedra una ulteriore manifestazione partirà dall’università La Sapienza. Alle nove dalla città universitaria un corteo di studenti si muoverà per raggiungere i dimostanti che aderiscono alla manifestazione indetta dai sindacati
07:26 Attesi migliaia di studenti a Roma Sono attesi migliaia di studenti a Roma per la manifestazione. Il corteo principale partirà alle nove da piazza Esedra, attraverserà le strade del centro e raggiungerà Piazza del Popolo. Previsto l’intervento del leader della Cgil Guglielmo Epifani.
(Fonte: repubblica.it)
“Classi ponte”? No, grazie.
La lingua che ci unisce
Le ragioni per respingere l’emendamento che prevede l’introduzione nelle scuole delle cosiddette “classi ponte”, alle quali dovrebbero afferire gli studenti stranieri che non hanno raggiunto un livello accettabile di padronanza della lingua italiana, sono state argomentate da voci diverse, provenienti da settori del mondo intellettuale, politico e religioso.
Ad esse vorremmo unirci e svolgere ancora qualche considerazione. Le questioni trattate dal provvedimento investono un crinale importante e delicato nella vita di un paese: l’inserimento di un individuo nella vita pubblica di una comunità, l’ingresso nel suo tessuto civile.
La fatica di scolari e studenti, fin dai passi nella prima formazione, per apprendere la lingua madre e poi le altre discipline, prima di altri obiettivi, realizza questo articolato percorso di integrazione.
Se dunque, come si assume ormai comunemente, la scuola è il luogo nel quale si completa tale processo, le migrazioni che segnano la nostra epoca e di cui il nostro paese è ora investito massicciamente, impongono uno sforzo nell’aggiornamento dei progetti pedagogici, e rigore nella gestione didattica. Essi dischiudono al contempo grandi opportunità, come comprende chi conosce la storia del nostro paese, prodotto di ampie ondate migratorie progressivamente accolte e assorbite. L’integrazione è dunque un esercizio costante nella nostra storia, che però può essere inteso in modo assai diverso.
Nel caso del provvedimento per invocare le finalità integrative si chiama in causa la competenza linguistica, ma come ha ben presente chiunque faccia ricerca sulle lingue e abbia a che fare con processi di mediazione linguistica e culturale, se l’obiettivo è l’apprendimento il primo passo è il contatto, l’ultimo la separazione. Ma guardiamo nel merito la proposta.
Il provvedimento in questione giustifica le classi separate affermando che spesso i bambini stranieri non hanno una competenza tale da seguire il normale corso delle lezioni, il che vanifica la loro presenza in classe e rende più lento e farraginoso lo svolgimento del programma poiché gli insegnanti devono dedicarsi a colmare queste lacune. Le classi ponte sarebbero necessarie per consentire a questi scolari/studenti una competenza linguistica adeguata ed inserirli, poi, nelle classi “normali”. Presupposto non esplicitato della norma è che gli stranieri siano indietro nelle competenze linguistiche relative all’italiano, questo talvolta accade, altre no come attestano studi statistici molto recenti. Occorre aggiungere, poi, che molti bambini e ragazzi italiani, ancora dialettofoni o semplicemente più indietro di altri per molte ragioni, spesso non sono in possesso di competenze linguistiche di base. Anche loro andranno nelle classi ponte?
Un altro ordine di argomenti riguarda l’assunto secondo il quale gli allievi devono possedere, in generale, competenze adeguate, altrimenti rendono più complesso e lento il lavoro didattico al resto della classe. Ora, nelle scuole italiane, gli studenti non sono ammessi sulla base di un previo esame delle loro competenze di base. Bambini con difficoltà varie – psicologiche, motorie, cognitive – sono inseriti nelle classi comuni. Hanno accanto – e anche questa è attualmente materia di discussione – insegnanti che ne sostengano lo sforzo. Le difficoltà che incontrano i bambini e i ragazzi possono essere di ordine molto diverso – argomentativo, logico-matematico, visivo-spaziale. A meno di sostenere che generalmente i bambini italiani sono superiori ai bambini immigrati, si conclude che tali ostacoli sono egualmente distribuiti tra le diverse appartenenze nazionali. Un insegnante ha fatto timidamente osservare, ad esempio, che i suoi allievi pachistani ed indiani sono eccellenti in matematica e quelli rumeni nelle lingue. Altri potranno avere esperienze diverse, ciò che si evince, però, è che occorre rovesciare il presupposto implicito alla norma: a meno di agire in base a pregiudizi di natura puramente ideologica l’integrazione linguistica è un processo rapido e possibile laddove c’è il contatto e lo scambio frequente. Nel senso comune, come nelle ricerche più avanzate, si è diffusa la convinzione che se si vuole imparare una nuova lingua occorre “immergersi” (come voleva l’espressione inglese full immersion), in essa, frequentare i parlanti di quella lingua, comprenderne la cultura. Accorpare indistintamente tutti i bambini stranieri che non sono d’italiano prima lingua vuol dire percorrere esattamente la strada opposta. È noto da tempo agli studiosi, e, di nuovo, è diffusa nel senso comune, la consapevolezza che lo scambio tra parlanti di lingue – e culture diverse – migliora complessivamente le competenze linguistiche. Tra i molti esempi che si potrebbero portare, è accertato ormai da tempo come bambini plurilingui sviluppino molto più precocemente competenze meta-linguistiche, ossia sono in grado, prima e più di altri, di sfruttare le risorse offerte dalla lingua per migliorarne ed estenderne l’uso o per apprenderne di nuove. Sostenere questa posizione non vuol dire, infatti, negare che possano esservi lacune o disparità, quanto, piuttosto, esortare ad invertire la rotta. Laddove si riscontrano occorre colmarle sostenendo la presenza dei docenti, prevedendo figure specifiche che favoriscano il raggiungimento di un livello comune. Consapevoli che, ai blocchi di partenza ci si può trovare in posizioni molto diverse, indipendentemente dalla nazionalità.
Come si è detto più su, il nostro paese è frutto di un’integrazione progressiva di gruppi diversi. Tanto per restare sul tema della lingua, si può ricordare che siamo la nazione, in Europa, con il più elevato tasso di diversità linguistica nativa, dato ancora vivo nei diversi dialetti che attraversano le parlate nel nostro paese e nelle ben 14 minoranze linguistiche presenti. L’italiano lingua – e cultura – nazionale, parlata da decine di milioni di persone, è una conquista molto recente, ed è frutto di uno sforzo comune, di una scuola, in primis, alla quale tutti, bambini che parlavano sardo, genovese, siciliano, ladino, accedevano e dalla quale uscivano parlando, più o meno, italiano.
La storia dovrebbe aiutare a comprendere come l’opportunità più grande dischiusa dalla presenza di nuovi cittadini italiani, nati magari lontano e arrivati di recente, o nati qui, ma da genitori che parlano lingue lontane, è proprio quella di affrancarci da attitudini discriminatorie. I bambini italiani che hanno avuto scambi e contatti con essi, hanno “toccato” la differenza ma non vi hanno assegnato valenze e pregiudizi sono, forse, vaccinati. Una generazione “colour-blind”, che può lasciare dietro di sé il virus di pregiudizi ed esclusioni.
Un’ultima considerazione a riguardo: si possono avere opinioni diverse nel merito dei singoli progetti pedagogici. Si può discutere sulla utilità delle ore di insegnamento, sul numero degli insegnanti, sugli abiti da indossare nelle ore di lezione. Il confronto di punti di vista diversi è il cuore della vita pubblica delle società democratiche. Ma questo dovrebbe avvenire in un quadro di valori condivisi, come quelli che hanno segnato la nascita della nostra vita repubblicana. Sulla possibilità che bambini e ragazzi debbano avere uguali opportunità nell’apprendimento della lingua e, più in generale, di diventare cittadini italiani pienamente alfabetizzati, non ci si dovrebbe dividere, proprio no.
Grazia Basile (Università di Salerno)
David Gargani (Università di Roma1)
Fabrizia Giuliani (Università di Roma1)
E’successo al Senato della Repubblica italiana. Secondo le agenzie di stampa, il ministro dell’istruzione è inciampata su una parola sdrucciola: ha detto egìda invece che ègida. Pare che in aula sia scoppiata una risata generale.
Il fatto è che al Senato era in discussione la famosa legge sulla scuola, che sta agitando studenti, famiglie e insegnanti di ogni ordine e grado, in tutta Italia. Quando si dice la parola sbagliata, nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.
Però non ci voleva. Tanto più che abbiamo visto nei cortei di questi giorni cartelli che raffigurano un immaginetta sacra, col volto del ministro in fotomontaggio e la scritta “beata ignoranza”. Che cattivi!
No, no, proprio non ci voleva. Per fortuna la legge in questione non è ancora passata, se no capace che anche con un solo brutto voto il ministro rischiava la bocciatura. Beh, buona giornata.
Se fosse stata in vigore la legge 133, quella con cui si tagliano circa 8 miliardi di euro alla scuola italiana, facendo finta di riformarla, quanto sto per raccontare non sarebbe potuto succedere. Né sarebbe stato possibile raccontarla se all’epoca dei fatti fosse stata avanzata la sciagurata idea di separare in classi differenziate i bambini figli di genitori migranti in Italia.
Conservo ancora una copia de “Le braci” di Sàndor Màrai, che reca una dedica che ancora oggi mi provoca un certa emozione: “Un grande saluto e ringraziamento per averci fatto fare un salto nella creatività dei grandi. Le bambine e i bambini della 5° A. Roma, 17 Giugno 1999.”
I fatti andorono così. Proposi alle maestre della classe che frequentava mia figlia Elettra di far partecipare gli alunni a “Comunicare Roma”, un premio istituito dall’Unione Industriali per favorire la comunicazione a favore della Capitale.
Il tema di quell’anno era l’accoglienza, per via che si avvicinava il Giubileo del 2000: la città si preparava all’avvenimento con grandi lavori di rifacimento e ristrutturazione urbana.
La prima riunione con i bambini e le maestre avvenne un pomeriggio nella loro classe, al secondo piano della Scuola Elementare Emanuele Gianturco. Non era la prima volta che frequentavo la scuola durante l’orario delle lezioni: quei bambini facevano esercitazioni per la creazioni di un ipertesto su “La gabbianella e il gatto” di Sepùlveda, libro che avevo regalato un giorno a mia figlia davanti alla scuola e che le maestre adottarono come sussidio didattico. Un’altra volta avevo letto in classe alcuni piccoli racconti di uno scrittore marocchino, racconti sui bambini di Marrakesh, che avevo ricevuto tradotti in italiano via fax da un’amica, Wilma Labate che meditava di farne un film.
Raccontai ai bambini cosa bisognava fare per partecipare al concorso “Comunicare Roma” e soprattutto come bisognava farlo. L’ostacolo relativo ai requisiti del possesso della cittadinanza italiana e della maggiore età fu superato dalla decisione che avremmo iscritto i lavori a nome della maestra Italia.
Poi diedi il “brief”, come chiamiamo noi pubblicitari il racconto del problema, l’individuazione dell’oggetto della campagna e i mezzi da usare.
Chiesi ai bambini della 5°A: “ Quanti di voi sono nati in questa città?”. Si alzarono venticinque manine. Chiesi ancora: “Quanto di voi hanno i papà e le mamme che sono nati a Roma?”. Questa volta le manine alzate furono poco meno della metà dei presenti. Infine, chiesi: ”Chi di voi ha i nonni che sono nati a Roma?” Non si alzarono più di due o tre manine. Sorrisi, mentre la maestra Italia mi guardava un poco perplessa. Allora cercai di spiegarmi meglio. E dissi loro che era evidente, nella loro esperienza, che i loro nonni prima e alcuni dei loro genitori poi erano venuti a stabilirsi a Roma, per i più disparati motivi. Ma ciò che sembrava essere importante che in questa città si erano fermati, avevano messo su famiglia, avevano messo al mondo bambini, che oggi vivono e vanno a scuola a Roma. In definitiva, se per i bambini di quella classe Roma era la loro città natale, per alcuni dei loro parenti Roma era stata la città adottiva.
“Allora, che ne dite, bambini se il nostro slogan fosse, appunto, Roma città adottiva?”
Dopo una qualche esitazione, venticinque testoline fecero sì, mente la maestra scrisse “Roma città adottiva” sulla lavagna. La riunione di brief era finita, ci saremmo rivisti dopo qualche giorno per decidere quali idee realizzare.
Mi presentai con tre film presi a noleggio, proponendo l’utilizzo di uno spezzone di trenta secondi, tratto da “La marcia su Roma” di Dino Risi: Gasmann e Tognazzi, nei panni di due fascisti, cercano di convincere un militare a dar loro un poco del suo rancio. Quello non ci pensa nemmeno. Allora Gasmann, gli dice: “ ‘a milità, semo tutti de Roma.” E Tognazzi, tradendo le sue origini padane, rincara: “E sì, siamo tutti romani, mannaggia a li mortecci.”
Si decise di proseguire con la lavorazione di questo spezzone, al quale sarebbe stato montato in coda un cartello finale, che raffigurava la lupa che allatta i gemelli,simbolo della Capitale, uno dei quali sarebbe stato bianco, l’altro nero, recante la scritta “Roma città adottiva”. Infine decidemmo che avremmo potuto iscrivere al premio sia lo spot che il manifesto con la lupa e i gemelli, uno bianco e l’altro nero.
Nei giorni successivi, una bambina della classe registrò la frase finale presso la Cat Sound di Franco Agostini, che si prestò gratuitamente a incidere e fare i materiali utili al montaggio. Poi, grazie alle conoscenze della mamma di uno dei bambini, accompagnammo un gruppo di loro al montaggio in Avid, presso una casa di produzione cinematografica di Roma. Infine, con l’aiuto volontario di Andrea Bayer, art director, facemmo il fotomontaggio della lupa coi gemelli di colori diversi e presentammo alla 5° A il layout del manifesto.
Passarono alcune settimane e un giorno la giuria di “Comunicare Roma” comunicò alla maestra Italia che il lavoro era stato selezionato e la invitava a partecipare alla cerimonia di premiazione, che si sarebbe tenuta al Teatro dell’Opera di Roma.
La sera della premiazione il Teatro dell’Opera di Roma era gremito di pubblico e di autorità, mentre i tecnici della Rai manovravano le telecamere per la ripresa televisiva dell’evento. In una fila di poltroncine rosse, in fondo alla platea, venticinque bambini fremevano per conoscere l’esito della premiazione.
Fu proclamato il secondo premio della categoria spot e chiamata sul palco la maestra Italia. La quale ringraziò e disse che il merito era degli alunni della sua classe, che invitò a salire sul palcoscenico. I venticinque bambini, in fila indiana come topini, sgambettarono tra mille sguardi sorpresi verso il palcoscenico. Ci fu un poco di agitazione, poi esplose un fragoroso applauso. La conduttrice televisiva avvicinò il microfono a una bambina della classe, che disse, candidamente: “Io sono nata a Roma, mio padre e mia madre vengono dallo Sri Lanka. Questa è la città adottiva dei miei genitori e io sono stata accolta bene dai miei amici di scuola.” Venne giù il teatro. Alla fine la 5°A della Scuola elementare Emanuele Gianturco risultò vincitrice anche del secondo premio per il miglior manifesto.
Questa storia ha un epilogo che val la pena ricordare brevemente. Oltre che di attestati di benemerenza, i due secondi premi consistevano anche in due viaggi omaggio alle Maldive, messi a disposizione da uno degli sponsor della serata. I voucer furono ceduti a titolo gratuito dalla maestra a due coppie di genitori i quali fecero una donazione alla scuola, che fu utile a integrare il contributo scolastico per la gita di fine anno della 5°A, alla quale non tutti avrebbero potuto partecipare per via della quota di partecipazione. Poiché in questo modo le quote individuali si abbassarono notevolmente, tutti gli alunni della 5°A andarono in gita tre giorni in una località marina della costa laziale.
Oggi mia figlia Elettra ha vent’anni, della sua compagnetta di scuola i cui genitori migrarono dallo Sri Lanka non so nulla. Incontro invece il suo papà, che lavora in un famoso bar di piazza del Pantheon, a Roma. Ogni tanto mi capita di entrare e bere un caffè e quell’uomo ricambia il mio saluto con un lieve sorriso, come di una lunga e antica intesa.
Recentemente, il ministro dell’Istruzione ha dichiarato di non capire il motivo della protesta che in queste settimane scuote il mondo della scuola pubblica, dalle elementari alle università contro la sua legge di riforma. Non sono sicuro dica il vero. Sa che le dico, cara signora ministro: quando un prodotto non funziona, non c’è marketing che tenga. Beh, buona giornata.
Il suicidio del nostro futuro.
Mentre domenica 10 settembre cominciavano le celebrazioni per il quinto anniversario dell’attacco alle Torre Gemelle, si chiudeva a Roma la Giornata mondiale di prevenzione del suicidio.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la diffusione dei suicidi è talmente alta fra i giovani nella fascia di età 15-25 anni da rappresentare la prima causa di morte.
Allarmanti i numeri del fenomeno anche nel nostro paese, dove l’8% di tutti i decessi tra i ragazzi nella fascia di età fra i 10 e i 24 anni è determinato dalla scelta consapevole di togliersi la vita: il suicidio è tra le prime cause di morte tra i più giovani.
Preoccupanti anche i dati europei, il suicidio è statisticamente la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali e, secondo l’Oms, il 40% dei ragazzi che non è riuscito nel primo intento, ripete il gesto.
Si fanno leggi e guerre contro il terrorismo, si tenta di arginare la tossicomania, spesso con leggi sbagliate, si mobilitano le coscienze sull’Aids, si tenta di estirpare il tabagismo con divieti draconiani, si escogitano patenti a punti per diminuire gli incidenti stradali, e nel frattempo una strage silenziosa, ma non per questo dolorosamente lacerante avviene nelle nostre città, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, tra noi, tra i più piccoli di noi.
Nel silenzio generale, un Erode del Terzo Millennio, silente ma implacabile miete vittime.
Nel mondo che vorremmo proteggere dalle stragi terroriste, nella civilissima Europa che vorremmo culla della civiltà e del benessere, nell’Italia moderna ed economicamente tra i paesi più avanzati i nostri ragazzi si tolgono la vita, e quando non ci riescono ci riprovano, senza che questo crei un minimo di allarme sociale.
Nella scuola ad esempio, è il monito degli esperti dell’Oms, veri programmi di prevenzione non sono mai stati attuati, mentre è proprio tra i banchi che più chiaramente si possono manifestare i segni del disagio.
Sarebbe più utile, per non dire vitale, letteralmente vitale, discutere di questo, invece che fare bassa sociologia attorno al fatto che torna la pagella per gli otto milioni di studenti italiani che stanno per tornare a scuola. Beh, buona giornata.
Esperti italiani hanno scoperto l’ormone che provoca l’ansia. E’ l’aldosterone. La scoperta sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.
Da una ricerca su un gruppo di pazienti con eccesso di aldosterone è emerso che esiste una relazione tra quest’ormone e i disturbi degli stati d’animo, come ansia, paura, attacchi di panico.
Di qui – secondo i ricercatori – si potrebbero impiegare nuovi trattamenti più mirati ed efficaci. L’applicazione di questa scoperta potrebbe curare le ansie anche xenofobe?
Ce lo auguriamo. Infatti nell’anno scolastico che sta per cominciare, saranno quasi 500 mila gli alunni stranieri che siederanno tra i banchi. Un’incidenza di quasi il 5% sul totale della popolazione scolastica complessiva.
A fornire il dato è stato il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, in una conferenza stampa dedicata al tema ‘Scuola e Integrazione’. L’aumento di studenti con cittadinanza non italiana, nel triennio 2003-2005 e’ stato in media di 60-70 mila unità all’anno.
Questi bambini e bambine, ragazzi e ragazze impareranno nelle scuole i pregi e i difetti della nostra storia, della nostra politica, della nostra democrazia. Nonché i pregi e i difetti del nostro modo di vivere, mangiare e consumare.
C’è da augurarsi che il loro profitto scolastico sia di gran lunga migliore di certi tipacci che vanno cianciando di superiorità di razza e civiltà.
In attesa che gli studi sull’ormone dell’ansia, della paura e degli attacchi di panico abbiano una rapido buon fine, quel 5% di studenti di cittadinanza non italiana sono un piccolo, ma efficace antibiotico contro la demenza xenofoba. Beh, buona giornata.