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Una notizia strana da morire.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, sembrerebbe essersi verificato un evento straordinario: una settimana senza incidenti mortali.

Pare, infatti che da lunedì 18 a domenica 24 settembre sui 3.400 chilometri della Rete del Gruppo Autostrade per l’Italia non sia morto nessuno.

Secondo il gruppo Autostrade si tratterebbe di un risultato senza precedenti, dal 1999, anno della privatizzazione. E anche se in 7 anni il tasso di mortalità della rete viaria si sarebbe ridotto del 50%, il dato viene reso noto anche come un riconoscimento all’impegno dell’azienda per la sicurezza.

Sempre secondo il gruppo Autostrade, dal 2002 sono state realizzate iniziative per il miglioramento delle infrastrutture e il controllo dei comportamenti di guida.

Non è che questo non possa far piacere, anche se una settimana di “astinenza” da carro funebre è francamente un po’ poco per cantar vittoria. Però, ciò che preoccupa è il metodo, più che il merito: se sette giorni senza funerali fanno fare un trionfalistico comunicato stampa circa l’efficacia delle misure di sicurezza, quando avvengono le tragedie che tutti conosciamo, non è che abbiamo visto né letto di autocritiche né di misure straordinarie. Il che fa pensare che la normalità, cioè niente vittime, diventa eccezionalità.

C’è una strana “incidenza” della statistica sulla formazione dell’opinione delle persone. Chiamiamola pure macabra, che è la definizione più corretta. Comunque, dopo tanti week-end neri sulle nostre strade, godiamoci pure una “settimana bianca”.

A questo punto ci starebbero bene gli scongiuri. Anche se la sicurezza non è una roulette russa contro la fatalità, ma la consapevolezza del sé e del mezzo che si sta guidando e, dunque, del come lo si sta guidando.

Questo è un discorso lungo, più lungo del 3.400 chilometri delle rete autostradale italiana. Perché a giudicare dai dati sulla sicurezza stradale in Europa, sulla strada della sicurezza gli automobilisti italiani sono lenti di comprendonio. Beh, buona giornata.

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Un altro lutto per l’articolo 11 della Costituzione.

Rivolgendo un disperato appello al presidente del Consiglio, Barbara Langella, la sorella del caporal maggiore Giorgio, ucciso oggi nell’attentato di Kabul nel quale sono rimasti feriti altri cinque militari ha detto: “Mandate a casa i ragazzi, mandateli a casa perché non è giusto che altre famiglie, altre mogli, altre madri, padri e fidanzate, soffrano di nuovo in questa maniera”.

Barbara Langella ha aggiunto: “Ne abbiamo già avuto un esempio a Nassirija, ne abbiamo avuto un altro a Kabul. Non si può lasciare morire i nostri ragazzi come carne da macello”.

Sono le stesse tristi, lucide e consapevoli parole che abbiamo sentito dalle Peace’moms negli Usa, mogli, sorelle e madri di uomini mandati a morire per la guerra dei Bush.

L’opinione pubblica mondiale è stata ingannata sulla guerra in Afghanistan.

L’opinione pubblica italiana è stata presa in giro sul rifinanziamento: quella in Afganistan non è un missione di pace, perché i nostri soldati sono impiegati come combattenti in Enduring Feedom, sotto comando Nato. Gli Stati Uniti hanno imposto ai governi europei l’obbligo di intervenire per proteggere un stato membro della Nato, minacciato da un attacco militare. Ma gli Usa sono oltreoceano e la Nato è fuori dalla sua zona geopolitica di competenza operativa.

La presenza delle nostre truppe fornisce obiettivi facili da colpire, come è facile colpire un convoglio con una bomba sul ciglio di una strada. E’ facile per i Taleban dimostrare di essere ancora in piena attività.

E’ facile per gli Usa dimostrare la necessità della guerra. Una sinergia perfetta: terrorismo e guerra al terrorismo trovano, simmetricamente ancora una volta la reciproca occasione di dimostrare la loro ragion d’essere.

Il governo italiano, guidato da Romano Prodi avrebbe potuto spezzare questa simmetria, ponendo almeno la questione della legittimità, di fatto e di diritto, ai tempi del voto sul rifinanziamento della missione italiana.

Così non è stato, così non si voluto fare. Con i funerali del caporal maggiore Langella seppelliremo, ancora una volta, come per le vittime di Nassirjia, l’articolo 11 della nostra Costituzione.

La nostra democrazia è a lutto e soffre come Barbara Langella, sorella del caporal maggiore ucciso a Kabul. Beh, buona giornata.

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Meglio un grande cervello che un cervello grande.

Si fa drammatica la questione della quantità e della qualità, nell’era delle comunicazione globale.

La questione si pone per il fatto che secondo un eminente scienziato, in futuro l’uomo avrà una testa con un cranio molto sviluppato, quasi doppio rispetto a quello dell’uomo contemporaneo.

Così la pensa il direttore del museo di Storia naturale di New York, Ian Tattersall. Negli ultimi due milioni di anni il cervello è diventato tre volte più grande, passando da 400 a 1.200 centimetri cubi. ‘Dobbiamo aspettarci -ha spiegato Tattersall – una crescita ulteriore, quella del cervello è una storia in costante evoluzione e apre prospettive entusiasmanti’. Entusiasta lui.

Il fatto è che alla presunta crescita della materia grigia, non pare sia corrisposta la crescita della persona. A volte, sembra proprio si regredisca. Basterebbe prendere a esempio gli ultimi duemila anni dei due milioni di anni presi in esame, per porsi la domanda se l’aumento della massa celebrale non abbia prodotto più disastri che fatti positivi. Parlo di pensieri bislacchi, di idee di supremazia, di tecnologie della distruzione, della devastazione del nostro pianeta.

Il fatto che, per esempio il cervello di George W Bush sia di 1.200 centimetri cubi, invece che di 400 non è una bella consolazione. Lo stesso vale per la misura cubica del cervello di bin Laden. La cosa non ci ha salvati dall’essere coinvolti nella catastrofe del terrorismo e della sanguinosa guerra al terrorismo.

Le stesse considerazioni potrebbero essere estese via via per tutta una serie di rappresentati umani attualmente sulla scena: siamo sicuri che la crescita della massa del cervello riguardi anche le veline, certi calciatori, i concorrenti dei reality, taluni conduttori dei tg, subrette, intrattenitori, opinionisti, presidenzialisti, tuttologi e politici ospiti in studio?

Forse è meglio parlare della qualità dei cervelli, più che della quantità di quello che passa per la testa. Meglio un grande cervello che un cervello grande. Beh, buona giornata.

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Bushismo.

A New York, al Palazzo di Vetro, dopo il discorso d’apertura dei lavori dell’ Assemblea generale dell’Onu, pronunciato dal segretario uscente Kofi Annan, con un accorato appello alla pace in Medio Oriente e alla sensibilità nei confronti delle altre religioni, uno fra i primi leader mondiali a parlare è stato il presidente statunitense George W.Bush.

“Rispettiamo l’Islam – ha detto il presidente Usa. “La propaganda su uno scontro tra l’Occidente e l’Islam è falsa”.

E’ una brutta notizia per Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Vittorio Feltri, Marcello “Meticcio” Pera, Roberto “Betulla” Farina, Angelo “Tortura” Panebianco, Roberto “Magliettadellasalute” Calderoli.
Beh, buona giornata.

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O l’Onu o l’altro.

Kofi Annan, il segretario generale dell’Onu andrà in pensione il 31 dicembre.

L’Assemblea generale che si è appena inaugurata deve eleggere entro quella data il suo successore.
Il suo messaggio all’ Assemblea è stato insieme di inaugurazione e di commiato. Annan ha parlato davanti ai rappresentanti di un mondo che ha descritto a fosche tinte.

Un mondo che ha fatto passi avanti sul fronte dello sviluppo, il rispetto di diritti umani e la sicurezza rispetto al settembre 1997, quando, per la prima volta da segretario generale, si rivolse ai potenti della Terra nell’aula dell’Assemblea.

Ma il segretario generale ha osservato che a dieci anni di distanza, troppa gente resta esposta alle violenze della guerra e ha messo in guardia che la paura del terrorismo aumenti il pericolo di scontri di civiltà e di religioni.

“Il terrorismo uccide e sfregia relativamente meno persone di altre forme di violenza e di conflitto, ma diffonde paura e insicurezza e induce la gente a unirsi a gente che la pensa allo stesso modo evitando quanti appaiono loro diversi” ha detto Annan.

In un momento storico in cui le migrazioni hanno portato milioni di persone di diverse fedi religiose e di cultura a vivere nello steso paese, secondo Annan “gli stereotipi dell’idea di uno scontro tra civiltà sono sempre più diffuse e l’insensibilità – intenzionale o meno – verso le credenze e i simboli sacri di altri popoli diventa pretesto per quanti sperano di fomentare una nuova guerra di religione, stavolta su scala globale”.

Di coloro che, intenzionalmente o meno “sperano di fomentare una nuova guerra di religione, stavolta su scala globale” conosciamo nomi e cognomi.

In genere sbeffeggiano la pace e i pacifisti, innalzano peana allo scontro, diffondono intolleranza, alimentano la paura, diffamano l’operato dell’Onu.

Purtroppo alcuni di loro sono italiani, scrivono sui nostri giornali, parlano nelle nostre tv, taluni sono anche stati eletti in Parlamento.

Bisogna scegliere: o pace o guerra, o l’Onu o l’altra. Beh, buona giornata

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Si è spenta una luce.

E’ morto a Milano l’architetto Vico Magistretti, l’inventore di Eclisse. E’ stato tra i più celebri esponenti del design italiano. Forse uno dei padri indiscussi.

Magistretti aveva 85 anni. Architetto, urbanista, docente, ma soprattutto, a partire dagli anni ’60, designer di grande successo, fu chiamato a realizzare oggetti rimasti celebri nel tempo da tutte le più grandi aziende italiane ed europee.

Tra i primi pezzi c’e’ ‘Eclisse’, celeberrima lampada da tavolo prodotta da Artemide nel 1965. In un Paese diventato così povero di idee, è un peccato si sia spenta la sua luce. Rischiamo la penombra di tanta paccottiglia commerciale. Beh, buona giornata.

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L’opposizione è finita sotto il ponte.

Dice che diecimila persone hanno partecipato alla manifestazione a sostegno del ponte sullo Stretto. Lo dice Raffaele Lombardo, del Movimento per l’autonomia. Il colorato e colorito corteo armato di fischietti e bandiere di tutte le forze della Cdl, ha marciato da piazza Venezia fino a Palazzo Chigi (trecento metri).

Silvio Berlusconi, che non c’era, ha perorato la causa del sì: “Il governo Prodi – ha dichiarato – continua a opporsi a tutte le grandi riforme varate dalla Casa delle Libertà, indispensabili per lo sviluppo del Paese. Dice no anche al Ponte, un’opera epocale che unirebbe definitivamente la Sicilia all’Italia, su cui ho personalmente lavorato per cinque anni.”

Hanno partecipato, invece, il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, il sindaco di Catania Umberto Scapagnini, il presidente di An Gianfranco Fini, l’ex ministro Stefania Prestigiacomo, il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani.

Cuffaro ha spiegato così le ragioni della protesta: “Chiediamo che venga rispettata la nostra terra. Il ponte è un’opera simbolica. Questo governo dice sempre di no, oggi vorremmo che dicesse al popolo siciliano sì al ponte”. Dopo ha parlato anche Fini, che ha spiegato: “Il governo Berlusconi sostenne con convinzione la costruzione del ponte. Questo perché il ponte è un simbolo nel mondo”.

Ricapitoliamo: per Berlusconi è un fatto personale; per Cuffaro è un’opera simbolica; per Fini è un simbolo del mondo.”

Se l’idea della costruzione del ponte sullo stretto era “campata” per aria, questa manifestazione lo dimostra. E questa sarebbe la minaccia di riempire le piazze contro il governo Prodi? Mischini, dicono a Messina. Beh, buona giornata.

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Ancora su “Il suicidio del nostro futuro”.

A proposito del mio “Il suicidio del nostro futuro” dell’11 settembre, b mi scrive:

“vivo in una città di 60.000 abitanti.Ieri siamo arrivati a quota 28(in tutta la provincia,di cui 13 in città) suicidi, dall’inizio dell’anno! la maggior parte sono ragazzi dai 20 ai 30 anni, con una vita normale, un livello culturale alto,ed una vitalità sorprendente. Nessuno si interroga sul perchè, nessuno denuncia il problema.Di tutti i ragazzi che sono morti in questi anni, io ne conoscevo almeno 7, 3 erano miei amici.A volte, mi vengono i dubbi anche sulle persone più impensabili,mi sembra di leggere nelle loro parole un malessere e mi sento impotente,come mi sono sentita quando ho perso la mia amica. Perché non abbiamo un consultorio? Perchè le persone che cercano di affrontare i propri problemi, la propria crescita personale, consultando uno psicologo, vengono ancora considerate folli? I nostri suicidi non sono adolescenti,ma perlopiù studenti universitari…ragazzi brillanti,che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”
Scritto da: b | 18/09/06 a 03:05

Non posso evidentemente fare altro che dare spazio a questo “grido di dolore” che lancia b. Nel quale è contenuta un risposta:” …ragazzi brillanti, che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”

Il che rimanda, senz’altro aggiungere all’assenza di attenzione sul problema, che è la conseguenza diretta del fatto che il nostro modello di sviluppo economico ha delle ripercussioni sulla nostra vita interiore.

b, come me, si rifiuta di credere che i suicidi dei suoi amici, dei nostri ragazzi siano semplici “danni collaterali” del nostro stile di vita.
L’entità del problema esula dalla sociologia e dalla psicanalisi, per diventare un problema politico a tutti gli effetti. Coraggio b, coraggio. Beh, buona giornata.

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Che gli avete dato da mangiare?

Un odore insolito è stato rilevato dagli astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), che hanno indossato per precauzione le tute protettive: lo rende noto la Cnn, citando fonti della Nasa.

Fonti del Johnson Space Center di Houston avevano parlato inizialmente della presenza di fumo sulla Iss, ma è stato poi precisato che si tratta solo di vapori.
“La situazione si sta calmando. Non c’era fumo, la primaindicazione è che fosse fumo, ma si è rivelato vapore”, ha detto Kelly Humphries, portavoce della Nasa a Houston.

Il problema sembra essere legato all’evaporazione di una sostanza liquida, su cui sono in corso accertamenti. Scusate la domanda impertinente: che diavolo gli avete dato da mangiare a quei poveretti? Beh, buona giornata.

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Le allegre Telecom(ari).

“Il governo annuncerà martedì nelle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato la propria disponibilità a un’informativa urgente.” Lo dice Prodi da Pechino. Che aggiunge: “è interesse del paese interrogarsi sul futuro dell’industria delle telecomunicazioni italiane e della sua impresa più rilevante: Telecom Italia. Che a Canton Prodi abbia preso una cantonata?

Marina Sereni, vicepresidente dell’Ulivo alla Camera, ha detto : “Basta strumentalizzazioni e polveroni. Per questo no alla commissione d’inchiesta, ma sì a un utile e costruttivo confronto in Parlamento”. Utile a chi e costruttivo di che?

Silvio Berlusconi parla di un governo “in preda alla voglia di dirigismo”. Lo dice al telefono: “Quello che sta succedendo è veramente qualcosa di grave, che in Europa o in altra democrazie occidentali porterebbe alle dimissioni del capo del governo”. Berlusconi era in collegamento telefonico con il convegno di Forza Italia a Cortina. Non è dato sapere attraverso quale compagnia telefonica abbia parlato.

Guido Rossi, che ha preso il comando di Telecom, dopo le dimissioni di Tronchetti Provera, ha dichiarato: “Il gruppo è economicamente e tecnologicamente forte – dice il neo presidente del colosso delle tlc.” Rossi si è detto convinto che i mercati mostreranno di avere capito che il gruppo Telecom “è sano”, al di là di certi commenti espressi in questi giorni e delle tante dichiarazioni.

E’ un po’ come nel calcio – commenta Rossi che con l’argomento, visto il suo incarico di commissario della Federcalcio, ha a che fare quotidianamente – e tutti vogliono dire la loro sulla formazione e la strategia: “venderanno Tim, faranno questo, faranno quello; ma la verità è che tutte queste cose nel piano non ci sono; c’è solo lo scorporo.” Va a finire che Rossi ci propone la moviola in campo (finanziario).

La Telecom è un grande compagnia, almeno paragonata alle dimensioni delle altre imprese italiane. Ma i commenti e i commentatori sembrano piccini.

Tutti dicono che siamo in una fase di capitalismo maturo. Sarà, ma in Italia i capitalisti sembrano immaturi, per non dire infantili: si fanno i dispettucci e le ripicche.

La politica, la finanza e il mercato italiani sembrano essere andati in gita con la parrocchietta, spettegolando come Telecom(ari). Beh, buona giornata.

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I rischi del Ddt e quelli del DTT.

L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità ‘riabilita’ il Ddt come strumento efficace per contrastare, soprattutto nei Paesi africani, la dilagante piaga della malaria. Dopo 30 anni di divieto del suo uso perché ritenuto dannoso per l’ambiente e la salute dell’uomo, l’Oms ha infatti rivisto le sue strategie di lotta alla malaria, affermando che se ‘ben usato’ il Ddt non è un rischio.

Per l’organizzazione, il pesticida andrebbe usato accanto a zanzariere e medicinali ad hoc come strumento per combattere la malaria. Il Ddt – dicloro-difenil-tricloroetano- è quel famoso insetticida con il quale si è sconfitta la malaria nei paesi sviluppati.

Usato in grandi quantità, addirittura spruzzato dall’alto con l’uso degli aerei, ha provocato non solo la morte delle zanzare, ma ha anche ammazzato pesci, inquinato falde acquifere, arrecato danni alle colture, oltre che alle persone. Per questo è stato messo al bando nelle società sviluppate.

Il fatto è che la malaria persiste tutt’oggi in grandi aree geografiche dell’Africa. E gli insetticidi che hanno sostituito il Ddt non sono risultati efficaci. In Sud Africa hanno sperimentato con successo un uso moderato, ma costante di questo insetticida. La tecnica consiste nello spruzzarne piccole quantità sulle pareti delle abitazioni. La malaria è crollata. Bisogna sapere che secondo l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, la malaria è la quinta causa di mortalità nel mondo: nel 2002 sono state 1.222.000 le persone, in maggioranza bambini, che hanno perso la vita per colpa della malaria. Il problema è che essendo stato messo al bando, i governi occidentali sono restii ad autorizzare la produzione del Ddt, da esportare in Africa. Anche perché, il Ddt costa un terzo in meno degli altri, pare inefficaci, insetticidi.

A proposito epidemie, il DTT è la sigla del digitale terrestre, di cui tanto si è parlato in occasione dell’approvazione della cosiddetta legge Gasparri. In realtà bisognerebbe dire “così dettata” perché, come tutti sanno Gasparri non l’ ha mai scritta, né la conosce, ha solo messo la firma al posto di Fedele Confalonieri.

Il passaggio al DTT potrebbe essere costato alle famiglie italiane tra i 1.000 e i 1.200 milioni di euro, tanto ammontano gli “aiuti” governativi per l’acquisto del decoder, alla data del 31 dicembre 2006, data entro la quale si era previsto che il vecchio sistema sarebbe dovuto essere definitivamente abbandonato, per riconvertire al nuovo sistema circa 50 milioni di apparecchi televisivi.

La data è stata procrastinata dal nuovo governo, perché sono troppo poche le città italiane nelle quali è possibile fruire della nuova tecnologia.

La propaganda del vecchio governo sosteneva che rispetto alla “vecchia” tv analogica, con il DTT si sarebbero potuto aggiungere 12 canali in più, anche se rispetto al digitale satellitare di Sky l’offerta di programmi è stata assolutamente limitata.

Tanto più che solo Mediaset ha potuto vendere programmi pay-per-vew, cosa che alla Rai non è consentita dalla legge.

Insomma, il media televisivo classico si è corazzato per il futuro, e con lui i fatturati dei due soggetti predominanti, Rai e Mediaset. Però è apparso subito chiaro che più che di un nuovo media, si trattava di una nuova Mediaset, con tanto di aiuti statali per il passaggio al digitale terrestre, che hanno anche favorito una società che li commercializzava, di proprietà, pare, di un certo Berlusconi Paolo.

Secondo Oms, l’uso controllato del Ddt può contribuire alla sconfitta della malaria. Invece, il DTT, il digitale terrestre, usato in massicce dosi “generaliste”, è stato un focolaio di cattiva imprenditoria televisiva. Perché nessuno ha controllato un bel niente.

In attesa della riforma del sistema televisivo in Italia, che tarda per via dell’ingombrante presenza sulla scena politica del proprietario di Mediaset, c’è da chiedersi se non sia il caso di spostare le competenze in materia dal Ministero delle Comunicazioni a quello della Sanità. Se l’Oms è riuscita a prendere decisioni sul Ddt, magari riesce anche a prenderle sul DTT. Magari se ben usato, anche il DTT non è più un rischio per la salute mentale dei cittadini né per i conti pubblici. Beh, buona giornata.

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Il governo Prodi e i comportamenti stagni.

Se la percentuale di polvere di ferro utilizzata per la fabbricazione del Titanic fosse stata del 2 per cento e non del 9, come effettivamente fu, i perni avrebbero resistito e solo due compartimenti stagni si sarebbero allagati.

Il Titanic sarebbe rimasto a galla per molto più tempo consentendo alla nave Carpathia, che per prima rispose all’sos e che arrivò due ore dopo l’affondamento, di trarre in salvo una buona parte dei passeggeri, se non addirittura tutti.

Lo sostiene una ricerca di alcuni scienziati americani, docenti presso le università del Maryland e dell’Oregon, citata dal Times, che rivela nuovi particolari e affonda il mito del fato e dell’ineluttabilità del destino, costruito attorno al tragico episodio.

Vengono ora chiamati in causa l’imperizia e il materiale scadente utilizzato per la fabbricazione dei chiodi e perni metallici che assicuravano allo scafo i compartimenti stagni della nave.

La questione dei compartimenti stagni è esattamente il problema del governo Prodi, il cui programma politico, durante le elezioni sembrava inaffondabile, proprio come venne soprannominato il Titanic.

Imperizia politica e uomini scadenti nell’attuale governo rischiano di fare naufragio al primo grosso impatto: la legge di riforma del sistema delle tv e il combinato disposto della legge sul conflitto di interessi.

Di scogli finora il governo, più che superarli, ne ha presi più d’uno: la legge sull’indulto ha creato qualche brutto squarcio; la vicenda del rifinanziamento alla missone in Afghanistan ha lasciato un’ammaccatura, che il ritiro dall’Iraq e la vicenda del Libano hanno solo parzialmente riparato; si beccheggia sul calcio e su Alitalia, si sbanda su Telecom.

Ora la rotta del governo è in navigazione in acque pericolose. Ci si sta avvicinando a Scilla e Cariddi: da una lato la Finanziaria, dall’altro la legge sulle tv, appunto. Le nomine in Rai e quelle della Commissione parlamentare di vigilanza sono state solo la punta dell’icerberg: si è vista la maggioranza è imbarcare acqua poco limpida.

Terranno i compartimenti stagni o le sentine di allegaranno di inciuci, accordi sott’acqua, di mediazioni al ribasso? I convegni, le feste e i meeting estivi hanno voluto dimostrare che c’è possibilità di dialogo tra i due schieramenti. Ma questi balletti hanno dato l’impressione di un valzer sul ponte del Titanic.

E’ il momento che il timoniere dia l’ordine di pari avanti tutta sul programma del governo. C’è il rischio che neanche questa volta una qualche nave Carpathia giunga in tempo.

E per concludere con la metafora del Titanic bisognerebbe aggiungere ancora una cosa: la nave affondò perché non tennero i compartimenti stagni, Prodi è in difficoltà per via di certi comportamenti stagni. Siamo sicuri sia solo un gioco di parole? Beh, buona giornata.

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Quel bigliettino di andata e ritorno.

La sera del primo di ottobre del 2000, Gad Lerner, annunciò le sue dimissioni da direttore del Tg1, a causa di un tentativo di “ingerenza” del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, che aveva tentato di raccomandare una giornalista precaria da assumere in Rai.

Il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai aveva dato un bigliettino a Lerner con su scritto il nome di una ragazza da assumere. Era accaduto durante un pranzo tenuto all’indomani dalla nomina di Lerner a direttore del TG1.

Scoppiò una polemica che fece pensare all’incapacità degli uomini di Fini di saper stare al potere.

Poi, sempre a proposito di Rai, la vicenda Sottile ha dimostrato che gli uomini di An al potere hanno imparato come starci: spesso un poco stravaccati sul divano, ma capaci di fare tutto quello che voleva Berlusconi, come dimostra la legge Gasbarri.

Quel presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai era Mario Landolfi. Lo stesso Mario Landolfi che è stato appena nominato presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, nel 2006, nell’era del governo Prodi.

Evidentemente quel bigliettino era un titolo di viaggio che comprendeva anche il ritorno alla stesso incarico. Tranquilli, cari pendolari del telecomando, non si cambia binario: ieri come oggi alla Rai il capotreno del carrozzone Rai continua a essere Berlusconi. Beh, buona giornata.

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Questa non la bevo.

Chi beve regolarmente alcol, senza ovviamente esagerare, guadagna di più di chi non si fa un ‘goccetto’ neanche a pagarlo. A giurare – dati e grafici alla mano – sui benefici finanziari del consumo di alcol sono due economisti americani autori di uno studio dal titolo: ‘Niente bottiglia? Siete perdenti: i bevitori guadagnano più degli astemi’.

Il motivo di tanta fortuna in più- teorizzano gli autori – consisterebbe nella più vasta cerchia di contatti costruita dai bevitori. Questa teoria non la bevo: non credo siano i comportamento sociali che determino le relazioni sociali. Ma esattamente il contrario: se hai qualcosa da dire nel mondo delle tue relazioni, trovi qualcuno disposto a sentire le tue ragioni e hai più possibilità di realizzare quello che credi sia giusto fare.

Il bar, il circolo del golf, l’associazione velica o il tavolo del poker sono solo luoghi d’incontro, se non hai niente di buono in testa non combini niente di buono con le tue mani.

Finisce che al bar vedi solo doppio, sui campi da golf caddy dalle nuvole, in barca spari cazzate al vento, a poker sveli di essere un bluff.

E’ soprattutto la teoria del vincente o del perdente che ha rotto. Il mondo va rotoli perché è pieno di vincenti: vincono le inibizioni del buon senso e del buon gusto e fanno cose deprimenti.

Hanno il naso ficcato nelle chiappe del successo e sperano di riempirsi le tasche di soldi. Che spendono per nascondere la propensione a dire, fare e pensare quello che vogliono gli altri. Chi si iscrive nel partito dei furbacchioni trova sempre quello più furbo di lui, capace di soffiargli via dalle tasche tutti i soldi che ha fatto pensando di essere il più furbo.

Bere un buon bicchiere, anche due, può essere divertente, rende spigliati e magari “spiritosi”. Ma dipende dalla variabile più semplice del mondo: dipende, cioè con chi lo fai e perché.

Le persone normali, quando esagerano vomitano l’anima; i vincenti anche quando devono poco sputano via il senso del ridicolo. Questione di stomaco.
Michele l’intenditore di wiskhy , quel brandy che crea la famosa atmosfera, la birra che sounds good sono metafore pubblicitarie, credibili proprio perché innocue.

Se ci costruiamo sopra teorie del successo, sono guai. E, come dice la famosa battuta, chi crede di affogare i guai nell’alcol, non sa che i guai sanno nuotare. Beh, buona giornata.

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Il papocchio del Papa.

Il Papa “è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni”. E’ quanto si legge in una lunga dichiarazione del nuovo segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone di fronte alla bufera scatenatasi nel mondo islamico dopo il discorso all’università di Ratisbona.

Papa Josef Ratzinger ha combinato un papocchio, che scatenato le ire delle autorità religione di quasi tutto l’Islam.

L’errore è l’aver confuso il suo vecchio incarico, quello di guardiano della dottrina della fede, che una volta si chiamava Sant’Uffizio, con il ruolo politico e diplomatico di Papa, che è il capo di uno stato, quello del Vaticano, che ha relazioni politiche e diplomatiche con tutto il mondo diplomatico, politico, civile e religioso.

Un errore grave, molto grave. Segno dei tempi, del modo odierno di gestire il potere, nel quale non si sanno vestire i panni dei ruoli istituzionali e ci si lascia andare a dichiarazioni “politicamente” sbagliate e dunque molto pericolose.

Non si tratta di fare il processo alle intenzioni, dunque non è importante giudicare ciò che non fosse nell’ intenzione e quali buone intenzioni siano state fraintese. Ma di prendere atto di un incidente diplomatico molto pesante.

Le parole del cardinale Bertone suonano goffe: “Ciò che il Papa intendeva era affrontare il tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere con un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religione della violenza, da qualunque parte essa provenga”.

Si continua a confondere ideologia con ragione di stato. Forse al Papa manca l’esperienza di Navarro Vals. Forse la scaltrezza di monsignor Ruini.

Ma i risultati sono devastanti per la reputazione della Santa Sede, in un momento delicatissimo del rapporto tra mondo arabo e l’Europa, alla luce del nuovo protagonismo della Ue, accanto all’Onu nella vicenda libanese, che tutti abbiamo salutato come una battuta d’arresto dell’unilateralismo Usa in Medioriente.

Un teologo integralista che diventa papa non può continuare a fare il teologo, cioè a testimoniare la supremazia della propria fede sulle altre. Il papa è un’altra funzione, un altro ruolo, deve mirare a ben altri risultati, fra tutti, il saper essere ascoltato, anche se non condiviso, da tutti, laici, cattolici, musulmani. Come seppe fare il suo predecessore.

I romani dicono che morto un papa se ne fa un altro. Mala tempora currunt se il successore non sa essere all’altezza del ruolo. Beh, buona giornata.

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Sondaggi e sondaggisti.

Secondo un sondaggio per Wall Street Journal e Nbc, il tasso d’approvazione del presidente Bush è risalito dal 38% di giugno al 42% odierno,

Il 5° anniversario degli attacchi dell’11 settembre e la campagna mediatica lanciata per rinfocolare la guerra contro il terrorismo e ravvivare il sostegno al conflitto in Iraq gli stanno portando benefici. Anche se notano il giornale e la tv, il tasso ‘resta basso in assoluto e il 54% degli americani pensa che il Paese va nella direzione sbagliata.”

In Novembre si terranno negli Usa le elezioni di medio termine, nelle quali si rinnoveranno parte dei seggi al Congresso e parte al Senato. Una sconfitta elettorale dei Repubblicani potrebbe aprire la strada, fra due anni al cambio della guardia alla Casa Bianca.
Speriamo che Bush abbia gli stessi sondaggisti americani che prestò a Berlusconi. Beh, buona giornata.

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Fanta-antropologia.

C’è una domanda ricorrente, ce la poniamo retoricamente molto spesso: perché gli uomini, intesi come specie, si uccidono tra loro. Perché tutta questa violenza omicida intra-specifica? Dunque, perché le guerre, le distruzioni di massa, il genocidio, l’odio razziale, il classismo, il sessismo, l’omofobia?

Perché un kamikaze si toglie la vita pur di strapparla a molti altri? Perché uno spinge un pulsante della cloche di un aereo e scaglia un bomba che ammazza donne e bambini del paese nemico, torna a casa e si sente un eroe?

Attualmente nel nostro pianeta sono in corso un trentina di sanguinosi conflitti, con tanto di stragi, pulizie etniche, fosse comuni, violenze sulle donne e sui minori. Scorrono paralleli ettolitri di sangue e fiumi di dollari in tecnologie belliche.

Perché siamo gentili con gli animali, quelli che non mangiamo e volentieri invece ammazzeremmo un umano che ci dà fastidio?
Oggi potrebbe esserci una spiegazione. Pare che l’uomo di Neanderthal visse nel Sud Europa almeno fino a 28 mila, e forse 24 mila, anni fa, più a lungo quindi di quanto si pensasse, ed ebbe una dieta varia, facendo inoltre un uso sofisticato di utensili e armi: lo hanno scoperto alcuni scienziati, le cui ricerche sono state riportate on line dalla prestigiosa rivista Nature.

Finora si riteneva che tale specie fosse sopravvissuta in Europa fino all’arrivo dell’uomo moderno, il cosiddetto homo sapiens, circa 30 mila anni fa. Ma nuove scoperte del professor Clive Finlayson del Museo di Gibilterra hanno dimostrato che i due gruppi hanno coesistito in Europa per 4000 anni o più.

”Stiamo dimostrando molto chiaramente che sopravvissero almeno fino a 28 mila anni fa e probabilmente fino a 24 mila anni fa. Questo periodo è significativamente successivo rispetto a quello che si pensava finora”, ha spiegato Finlayson.

L’uomo di Neanderthal fu il predecessore dell’uomo moderno e pare abitò l’Europa e parte dell’Asia centrale e occidentale. Insomma, quello che oggi chiamiamo Medioriente.

Ma in realtà, se queste scoperte sono vere, l’uomo di Neanderthal è stato per un certo periodo, almeno 4000 mila anni, contemporaneo all’homo sapiens. 4000 anni sono un’eternità. Nonostante la loro immagine di selvaggi pelosi con la clava, la ricerca suggerisce che i Neanderthal erano esperti nel fabbricare utensili, usavano pelli di animali per tenersi caldi e si prendevano cura uno dell’altro.

Durante un nuovo scavo nella grotta di Gorham, una ricca fonte di manufatti preistorici a Gibilterra, Finlayson ha trovato un fuoco da accampamento fatto dall’uomo di Neanderthal e resti di utensili, armi di pietra e animali fossili. ”Abbiamo resti non solo di mammiferi che mangiavano ma anche di uccelli…e crostacei, elementi che indicano come la loro dieta non fosse strettamente carnivora”, ha osservato lo scienziato.

La domanda è: l’homo sapiens riconosceva l’uomo di Neanderthal come facente parte della stessa specie? Ha tentato di convivere, di coesistere pacificamente o ha cerato di eliminarlo dalla faccia della Terra? La risposta è forse impossibile.

Ma il non riconoscersi della stessa specie potrebbe aver formato nella mente dell’homo sapiens l’idea che altri uomini fossero semplicemente“ esseri inferiori”?

Tanto da far sopravvivere fino ai nostri giorni l’idea di una superiorità razziale, religiosa, geo-politica? Come potrebbe essere possibile la paura del diverso, la xenofobia, la motivazione psicologica alla eliminazione fisica del nemico, che pervade tuttora le società moderne, senza l’interiorizzazione che uno simile a noi in realtà potrebbe non essere uno di noi? Un ebreo, un nero, un musulmano, un rom, un povero, un immigrato.

Forse l’homo sapiens credeva che l’uomo di Neanderthal fosse un extra-cavernicolo, un pericolo per la purezza della specie.
Fanta-antropologia? Quattromila anni dopo, la Bossi-Fini cos’è, se non fanta-antropologia? E lo scontro di civiltà, che cos’è se non la superstizione dell’eliminazione fisica del problema politico delle diversità tra la specie umana? Beh, buona giornata.

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La morte e la fanciulla (mia figlia).

A proposito di “Quel altro undici settembre, Martina mi ha scritto il commento che segue:

“Il Cile è un bel problema. Io ho un problema con il Cile. Era un paese maturo, al punto che la propaganda feroce non riusciva a togliere dignità alla democrazia (Allende rieletto ne è il simbolo). E questo esempio di democrazia così inaccettabile per “il mondo libero” urla nelle mie orecchie fino a far esplodere i timpani. L’Italia di più di trent’anni dopo non è un paese altrettanto maturo, se la politica non è libera di dire ciò che ritiene giusto, ma dice solo ciò che ritiene accettabile per il pubblico consumatore. Lo so che le mie parole hanno il sapore di manifesti affumicati dalle sigarette in assemblea, che a leggere sembra di vedere “compagni” su sedie dure che si interrogano sulle azioni di lotta, insomma, hanno il gusto antico di un’ideologia superata. Ma la verità è che la giustizia è una cosa semplice. Cosa fa Allende di pericoloso? Dà latte e quaderni a tutti i figli. Mi sembra un’idea semplice e giusta. Non mi sembra un progetto criminale. E i Cileni, mandando i figli a scuola, se ne fregano dell’inflazione. E continuano a credere nel progetto. Questa è maturità. Capire la differenza tra sostanza e propaganda. Noi non ne siamo capaci. Ditemi voi se a pensarci, non vi viene uno sconforto micidiale. E’ questo il mio problema con il Cile.”

Una volta ero in vacanza con la più piccola delle mie figlie. Ho scambiato due parole con un uomo, che come me assisteva alla lezione di equitazione, in un maneggio di campagna. Quando, riconoscendo dalle sue parole un accento vagamente latino- americano, gli chiesi di dove era, egli mi disse sono cileno. Resomi conto dalla mia domanda banale, mi sentii dire:”Spero che lei non abbia sofferto molto”. E lui mi guardò e con gli occhi improvvisamente assenti mi disse: “Sono l’unico vivo della mia classe del liceo.”

Mi raccontò, in piedi, con i gomiti appoggiati alla staccionata del maneggio, che nell’estate del 1973 fece con la famiglia un viaggio in Europa, e si trovava in Italia l’11 settembre del 1973. A questo semplice fatto doveva la sua vita e il matrimonio con una studentessa italiana e la ragione per la quale sua figlia poteva andare a cavallo con la mia. Poi cambiò discorso, come si fosse svegliato da un incubo.

Molti studenti cileni ebbero asilo politica in Italia, in quei maledetti anni. Gli Inti Illimani erano in Italia e si salvarono, Victor Jara fu preso e fatto a pezzi a colpi di machete dai militari di Pinochet.

Luis Sepùlveda, militante di Green Peace, imprigionato nello stadio di Santiago, fu scambiato con due spie americane, catturate nella Germania dell’est. Lo scambio avvenne al Check-point Charlie, a Berlino. Rifugiò in Svezia e poi si trasferì ad Amburgo dove sposò una fanciulla tedesca, dalla quale ebbe due figli. Ai quali raccontò la storia della gabbanella e il gatto, che poi divenne un libro, che poi divenne un film.

Un giorno rincontrò la sua fidanzata, quella che aveva in Cile, prima di essere arrestato. La credeva morta sotto le torture. Anche i suoi aguzzini lo credettero, tanto che la buttarono nuda in un discarica alla periferia di Santiago. Fu ritrovata dai famigliari.

Sepùlveda aveva sempre detto che non avrebbe mai più messo piede in Cile, non avrebbe potuto sopportare di incontrare uno dei torturatori di Pinochet, liberi per le vie di Santiago.

Sepùlveda, come succede agli scrittori è stato preveggente. Pinochet e i suoi famigliari vivono ancora in Cile, anche se sono sottoposti a una indagine della magistratura, per via di alcuni milioni di dollari che hanno messo da parte, all’estero, sfuggendo al fisco.
Una volta Pinochet fu arrestato a Londra anni fa, per via di un mandato di cattura del giudice Garzon, che a Madrid aveva aperto un fascicolo sulla scomparsa di alcuni cittadini spagnoli in Cile, durante il golpe. Una corte di giustizia inglese liberò Pinochet perché malato, era costretto in carrozzella. Pinochet in carrozzella salì sull’aereo che lo portò in Cile. All’aeroporto di Santiago, Pinochet si alzò dalla carrozzella e passò in rassegna un drappello di militari, che gli attribuivano gli onori.

Quanto a Sepùlveda, oggi lui e lei vivono insieme, redivivi in Spagna.

Oltre a massacrare, come in una nuova “soluzione finale”, migliaia di militanti o i simpatizzanti o gli amici dei simpatizzanti del governo Allende, il piano Condor prevedeva il rapimento e l’adozione forzata dei bambini dei prigionieri. Una pulizia etnico-politica a futura memoria. Quei bambini furono dati in adozione ai militari della Giunta. Oggi, ancora oggi, nelle strade delle città del Sud America, ci sono le mamme dei desaparecidos che vogliono sapere dove sono stati buttati i corpi dei loro figli e quali cognomi hanno oggi i loro nipoti.

Il tutto fu giustificato negli Usa, che sponsorizzarono i colpi di stato nel continente e sperimentarono le tecniche di sequestro e di tortura, in nome della sicurezza nazionale e della lotta contro il terrorismo. Stiamo parlando degli anni in cui George Bush padre era il capo della Cia, prima di diventare il vice presidente con Regan e poi egli stesso il presidente degli Usa.

Durante una trasmissione televisiva italiana, la sera dell’11 settembre ultimo scorso, Jas Gawronski si diceva indignato delle illazioni dei “complottisti” che mettono in discussione la verità sull’attacco alle Torri Gemelle. Oggi Gawronski è eurodeputato per Forza Italia. All’epoca dell’altro 11 settembre era corrispondente Rai da New York e non ha mai messo in discussione le versioni ufficiali date dalla Casa Bianca. Chi è abituato a chiudere gli occhi, non ha nessuna intenzione di aprirli. Ecco perché c’è una drammatica similitudine, non solo del calendario, tra l’11 settembre del 73 e quello del 2001.

Quando nel suo commento Martina dice che la vicenda del Cile le disturba l’esistenza, coglie nel segno, molto più in profondità di quanto lei stessa non creda.

Nel 1973, in quel 11 settembre in Cile, avevo 18 anni. Se invece che in Italia fossi venuto al mondo in Cile o in Argentina o in Brasile o nella Grecia dei colonnelli o nelle Turchia del regime militare o in Viet-Nan o semplicemente nelle Spagna di Franco io oggi, probabilmente non sarei vivo.

E tu Martina, figlia mia,nata cinque anni dopo l’11 settembre del 73 non saresti nata. Né io avrei incontrato il padre della coetanea di tua sorella, in un maneggio, anche lui vivo per il caso voluto dal caso. Né avrei potuto leggere il tuo commento.

Ti ricordi di quel pomeriggio di qualche anno fa, quando andammo a vedere insieme “La morte e la fanciulla” di Roman Polanski, e che poi decidemmo di non andare a vedere nessun altro film per quel giorno?
E’ esattamente l’effetto che mi hanno fatto le tue righe di commento. Beh, buona giornata.

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Quando cala il velo sulle donne.

Tra il 2000 e il 2005 in Italia ci sono stati 495 omicidi all’interno della coppia. Nell’88,6% dei casi uomini hanno ucciso la partner o la ex.

Lo ha sottolinea Marisa Guarnieri, presidente della Casa delle Donne Maltrattate, nell’incontro con il ministro Barbara Pollastrini per l’elaborazione del piano di opzione straordinario contro la violenza sulle donne. La Casa delle Donne Maltrattate è stata fondata nel 1986 a Milano e fino a oggi ha incontrato oltre 17mila donne di Milano e provincia.

Ricapitolando le cifre di quella che appare una specie di pulizia etnica tra maschi e femmine: 495 omicidi in cinque anni, sono quasi cento l’anno. Incredibile anche la cifra di 17 mila donne maltrattate, a Milano e provincia, proprio in Lombardia, nella regione più ricca di Italia.

Che senso ha sbandierare la superiorità della civiltà occidentale, i diritti delle donne musulmane, di fronte a queste cifre macabre e per certi versi avvilenti.

Parlando del velo delle altre, è calato un velo di brutalità e omertà sulle donne in Italia.

Ci vorrebbe un po’ di rabbia e orgoglio Ma di tutt’altro segno di quello evocato da una donna di nome Oriana Fallaci. Beh, buona giornata.

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Complimenti per la trasmissione.

Gianni Riotta è il nuovo direttore del TgUno, Maurizio Braccialarghe è il nuovo Capo del personale della Rai. Gianfranco Comanducci comandato all’Ufficio Acquisti. Clemente Mimun tra color che son sospesi.

Il Cda della Rai sottolinea “con soddisfazione di aver operato, anche in questa circostanza, in piena autonomia e sulla base delle proprie esclusive responsabilità, oltre che nella legittimità della sua attuale composizione”. Il CdA, si legge in una nota, “sente la necessità di farlo anche per rispondere ai numerosi fraintendimenti, alle illazioni prive di fondamento riservate da più parti al difficile lavoro in cui è impegnato; e per respingere altresì gli attacchi personali rivolti a singoli suoi componenti”.

Exusatio non petita? Dopo un paio di fumate nere, una fumatina grigietta. Quella che è andata in onda è stata la puntata pilota di un programma che potrebbe essere intitolato: “Mamma Rai è nei guai”.

Aspettando la messa in onda delle prossime puntate, vale a dire la legge di riforma del sistema televisivo, la riforma del servizio pubblico, il nuovo contratto di servizio, le nuove nomine al Cda della Rai e la legge sul conflitto d’interessi, non ci rimane che dire quello che si dice quando non si ha niente da dire: complimenti per la trasmissione. Beh, buona giornata.

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