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Una questione di vita e di morte.

La notizia della morte di Piergiorgio Welby arriva che i giornali hanno ancora la vecchia notizia. La notizia la batte il Televideo. Quella notizia viene data in prima mattinata da un tg delle reti pubbliche: le immagini mostrano, oltre il suo corpo su un letto d’ospedale, anche la ripresa del citofono della sua abitazione. Sotto il nome scritto sul campanello, P. Welby, ce n’è un altro, di un altro inquilino, proprio sotto: La morte.

Ed ecco che esplode in tutta la sua drammaticità il tema della morte come esercizio di un diritto civile, innominabile, osteggiato, intriso di moralismo e ipocrisia.

Forse un uomo, che non ha il diritto di scegliere dove, come e per merito di chi viene al mondo, può avere il diritto di scegliere come, dove e con chi vuole vivere. Ed estendere questo diritto anche al come vuole cessare la propria esistenza in vita. Insomma, la libertà è di vivere e di morire in pace con se stessi, con i propri principi, prima ancora che con le esigenze morali degli altri.

Non solo la religione, le religioni, ma il cinema, il teatro, la letteratura, la pittura, la poesia e tutte le forme della creatività espressiva degli uomini si sono misurate e si misurano con il tema della morte.

E’ il caso di citare un esempio letterario. Ne “Il profumo” di Patrick Suskind, di cui è stata fatta una recente riduzione cinematografica, il protagonista si farà sbranare, come rivincita della sua malevolenza nei confronti degli altri, per sopravvivere all’odio che reca verso il mondo.

Ne “Le voci del mondo” di Robert Schneider, il protagonista affronterà la morte come sconfitta per non essere riuscito a farsi amare dalla persona amata. Due distinte, contrapposte visioni della morte, come ebbe a scrivere Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura nel 1981 proprio a Schneider.

Piergiorgio Welby ha voluto andarsene come il protagonista di Schneider, ma la polemica attorno al suo caso lo vorrebbe come il personaggio di Suskind. Non è giusto.

Il un paese in cui la spettacolarità indotta dalla eccessiva invadenza della tv nella nostra vita fa si che la gente applaude ai funerali, perché così viene meglio in tv, sarebbe utile e giusto il silenzio che si deve a chi diparte per l’ultima dimora. Un silenzio propedeutico alla riflessione, al ricordo, all’esercizio della memoria, che è l’unico concreto modo per l’immortalità della presenza delle persone, oltre la loro vita.

Un poco di silenzio gioverebbe a capire che Piergiorgio Welby si è preso una rivincita contro chi lo voleva un malato, invece che un essere umano. Beh, buona giornata.

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Quasi-quasi.

Quasi stupefacente la notizia seguente, diffusa dall’Ansa il 25 Novembre, alle 18,10:”Loredana Lecciso ha quasi detto che sarebbe disposta a tornare con Albano o, almeno, a fare l’amore con il cantante.”

Lecciso ha quasi detto: meraviglioso, sublime, sensazionale quel quasi. Nell’epoca di berlusconiana memoria, in cui all’affermazione corrispondeva simmetricamente la smentita, il concetto del “quasi detto” è un vero avvenimento mediatico, non ha precedenti.

Non perché non si sia mai verificato: la quasi notizia è la notizia del giorno. In realtà, è tutto quasi-quasi, oggigiorno.

Abbiamo un quasi governo e una quasi opposizione; una quasi guerra e un quasi pacifismo. La convivenza è una quasi famiglia.

Il precariato è un quasi lavoro. Il corteggiamento una quasi molestia. Berlusconi ha avuto un quasi malore. La tv italiana fa quasi pena, i dati Auditel sono quasi veri, la pubblicità italiana è quasi advertising. Dice: abbiamo scoperto l’approccio olistico nella comunicazione. Però, quasi.

Beh, buona giornata.

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Ma chi si crede di essere, Berlinguer?

A Montecatini Terme è andata in onda la recita di Natale. Berlusconi ha simulato il malore del leader supremo.

Soccorso dai sindaci Scapagnini e Papaccioli si è subito ripreso. Uno spot per la manifestazione del 2 dicembre? Una strategia della difesa per il processo Mills? Un chiamarsi fuori, per manifesta inferiorità fisica per lo scandalo delle schede bianche? O un messaggio a Casini: Pierferdi, tu quoque? Sta volta la diretta di Sky ha tradito il guitto, i suoi occhi mentre simulava lo svenimento era vigili: tutto troppo perfetto per essere vero.
Lo hanno tradito, nell’ordine: Scapagnini che gli sentiva il polso, in piedi vicino al palchetto e la guardia del corpo che gli diceva: si lasci, si lasci. (Vatti a fidare delle comparse, mo quelli mi lasciano e io sbatto il culo per terra per davvero).

La battaglia è persa e con la battaglia anche la guerra: il malore è il trucco di Alberto Sordi agli esami di stato. In politica, in economia, nelle elezioni, nelle televisioni, nel calcio, e anche nella leadership del centro destra, i nodi sono venuti al pettine: il trapianto dei capelli non serve, la calvizie è nel consenso.

E’ finita un epoca. I martiri si ritirino a Villa San Martino. Per il centro-destra si preparano tempi Fini.
Beh, buona giornata.

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Che casino.

Pare che l’ex campione di boxe dei pesi massimi, Mike Tyson lavorerà in un bordello nel Nevada, lo stato americano che ospita Las Vegas, la città del gioco d’azzardo legalizzato.

Sembra un barzelletta, ma la notizia viene data per vera. Morsicatore professionale di orecchie sul ring, ex detenuto ed ex vincente, indebitato fino al collo (e che collo!), Tyson nel 2003 dichiara bancarotta, non essendo più in grado di far fronte ai debiti, che ammontano a 38 milioni di dollari, dopo aver dilapidato, pare, i 400 milioni guadagnati durante la sua carriera. Come dire che il sogno americano si è trasformato in un incubo da cui è difficile svegliarsi. Farà causa a Don King, il patron del pugilato americano per 100 milioni di dollari, ottenendo solo 14 milioni di risarcimento.

Tyson ci ha abituato negli ultimi tempi a stupire, ma sarebbe meglio dire infastidirci con le sue storie di sesso violento, a volte anche fasulle: un paio d’anni fa successe anche durante una sua visita in Italia. Ma questa volta l’ha fatta davvero grossa, accettando un lavoro in un bordello.

Forse è nei casini, dopo aver accantonato definitivamente l’idea di un ritorno alla grande sulla scena pugilistica mondiale. Fatto sta che Tyson avrebbe accettato la proposta di lavorare in un bordello di lusso della altrettanto famosa Heidi Fleiss, la cosiddetta “Madam Hollywood”, specializzata nel procurare prostitute d’alta classe a clienti miliardari per poi ricattarli minacciandoli di rendere pubblici i loro sfizi segreti. Pubblicò anche un libro sull’argomento.

Quello che non si capisce è con quale incarico è stato ingaggiato Iron Mike o forse si capisce: quello del midnight cowboy. Come dire, una carriera andata a puttane.

Tutto sommato è una storia triste: liberatosi dal suo protettore, Don King oggi si ritrova nelle grinfie di una mezzana. Non sapendo come farsi pubblicità, Heidi Fleiss ha scelto un testimonial, come succede molto spesso anche da noi quando nella pubblicità non si sa come accontentare i clienti.

Che casino: tutto il mondo è paese. Beh, buona giornata.

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Che peccato.

E’ morto a Los Angeles Robert Altman. Il regista di Mash, Nashville, America Oggi, Pret a Porter, Gosford Park e da ultimo Radio America, aveva 81 anni e nel 2006 aveva ricevuto l’Oscar alla carriera.

“Mash” fu il suo primo film che vidi. Era l’epoca della guerra in Vietnam e vedere una parodia della guerra in quei momenti così brutti dava il senso allegro della genialità.

Anni dopo, nacque la mia prima figlia, Martina e una della canzoni di “Nashville” divenne la sua canzone: “I’m easy.”

Pensiamo spesso male della cinematografia americana, troppo roboante e commerciale. Una volta venne in Italia John Landis, quello dei “Blues Brothers” e di “Lupo mannaro americano a Londra.” Disse che spesso noi europei ce l’abbiamo con i film americani, che monopolizzano le sale, togliendo spazio ai film d’autore. Disse che era vero, ma che quello che generalmente chiamiamo film americano è in realtà un film internazionale, un prodotto commerciale di intrattenimento, nato per tirare su molti dollari, in tanti mercati locali. E che questo modo di concepire il cinema come business sbanca- botteghini penalizzava anche il cinema d’autore americano.

Se è vero quanto dice Landis, con la scomparsa di Altman, il cinema americano ha perso un autore, noi altri buoni film americani. Che peccato. Beh, buona giornata.

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Quando il bullo è il preside.

La preside di un istituto scolastico genovese minaccia di sospendere due studenti sorpresi a baciarsi davanti al portone della scuola. E in segno di protesta, i compagni di classe si rifiutano di frequentare le lezioni, restando cinque ore nel corridoio.

Il fatto, come riportato dal quotidiano ‘Secolo XIX’, è avvenuto nella succursale di Voltri dell’Istituto tecnico per il commercio ‘Carlo Rosselli’. L’effusione non e’ piaciuta alla preside che li ha subito convocati e minacciati di sospensione.

Ecco un esempio di bullismo di una preside, che se la prende con un gesto d’amore in momento nel quale troppi gesti di violenza nelle scuole sono balzati agli onori della cronaca.

Ecco un altro esempio della stupidità degli adulti cui fa da contraltare il bel gesto collettivo dei compagni di scuola dei due giovani innamorati.

Baciarsi davanti al portone di scuola: signora preside, lo sa che cos’è la gioia di vivere? O se l’è bello e dimenticato? Forse ha qualcosa da imparare dai suoi studenti: coraggio, non è mai troppo tardi. Beh, buona giornata.

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Chiamate il Telefono maturo.

Eurispes e Telefono azzurro hanno presentato il rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, frutto di un’inchiesta realizzata su 1.242 adolescenti di età 12-19 anni.

Secondo i dati diffusi, il 70,8% degli adolescenti è poco (33,2%) o per niente (37,6%) interessato alla politica. Solo circa il 7% ne è attratto. Il 53,7% ammette però di capirla poco o per niente. Il problema riguarda i contenuti ma anche la comunicazione: più dei 2/3 dei giovani pensa che i politici siano poco (45%) o per nulla (24%) chiari. C’é poi un problema di affidabilità dei politici: il 71,3% nutre poca (41,7%) o per niente (29,6%) fiducia. Su questo punto, cioè il rapporto con la politica e su come la politica comunica sembrerebbe che i nostri adolescenti siano molto maturi: tutto quello che hanno detto di pensare è semplicemente vero.

Sempre secondo i dati resi noti dalla ricerca di Eurispes e Telefono Azzurro, il 56,4% dei ragazzi vede da 1 a 3 ore; il 13,1% da 4 a 5 ore, il 5,6% per più di 5 ore. Nell’ 83,9% si tratta di una fruizione senza alcun controllo da parte degli adulti. La tv si vede per passare il tempo (46,4%) o per divertirsi (22,6%). Il 13,3% è spinto dal desiderio di essere informato; l’8,4% sostiene che la Tv gli fa compagnia. I programmi più visti sono i film (95,4%), i tg ed i programmi di informazione (70,6%), i programmi comici e di satira (70,2%), i cartoni (64,1%), i programmi musicali ed i varietà (63,4%). La metà dei ragazzi (50,9%) segue in Tv i reality show. In considerazione delle alte percentuali dedicate ai programmi di informazione e a quelli di satira, sembrerebbe che in questo caso gli adolescenti siano addirittura più maturi degli adulti.

Il 93,3% degli adolescenti utilizza il computer, percentuale in cresciuta rispetto al 2005 (89,4%). Il 13,7% degli adolescenti non si collega mai ad Internet. Sul Web si cercano soprattutto informazioni (88,6%) e materiale per lo studio (81,2%). Estremamente diffuso inoltre il download dal Web di musica, film, giochi o video (73,8%). Qui siamo al paradosso: attraverso Internet si cercano informazioni e materiali per lo studio. Che se lo facessero anche i loro padri e madri forse le cose andrebbero meglio, nella politica, nella tv e nella società in genere.

Ciò che se ricava, insomma è che i ragazzi sono migliori degli adulti. Il che in generale è sempre una buona cosa, ma che in particolare pone una domanda: i ragazzi sono così impegnati che non sembrano avere tempo per chiamare il Telefono azzurro.

Proporrei di istituire il Telefono Maturo: questo sì sarebbe utile agli adulti per crescere, per imparare a finirla di far finta di preoccuparsi dei ragazzi, di criticarli e di demotivarli, attraverso i mille trucchi dell’ipocrisia. Invece di preoccuparci di loro, dovremmo preoccuparci di noi: abbiamo accettato un mondo che non siamo stati capaci di cambiare. Guardiamo i ragazzi dal buco della serratura e non ci accorgiamo che sono loro che ci stanno studiando. Beh, buona giornata.

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Quando la notizia è più forte del commento.

Elezioni, ecco le “porcate” che hanno truccato il voto – di Stefano Corradino
Mercoledì, 15 novembre 2006

Un “grande broglio” per danneggiare il centrosinistra. A tutto vantaggio di Forza Italia. È la tesi formulata dal dvd che uscira’ nelle edicole il 24 novembre accluso al settimanale Diario, diretto da Enrico Deaglio. Un memorandum sulle elezioni di aprile firmata dallo stesso Deaglio e Beppe Cremagnani, con la regia di Ruben H. Oliva. Se il voto fosse stato regolare, e cosi’ non e’ stato afferma Deaglio – la maggioranza di centro sinistra avrebbe adesso 15-20 senatori in piu’'”.

“A sette mesi di distanza dalle elezioni del 9 e 10 aprile – afferma Deaglio – non sono ancora disponibili i dati del ministero dell’Interno sulle schede bianche. E noi invece li abbiamo trovati, e sono dati che fanno “saltare sulla sedia” perche’ sono assolutamente uguali in tutta Italia; e mentre crollano vertiginosamente le schede bianche, circa un milione e duecentomila rispetto alle elezioni di cinque anni fa, l’unico dato difforme riguarda Forza Italia che, rispetto agli exit pool cresceva molto oltre le previsioni, diciamo piu’ o meno con la stessa percentuale”.

“Uccidete la democrazia”. Hai dato un titolo piuttosto forte al dvd che sta per uscire. Parli di brogli alle elezioni del 9 e 10 aprile scorso. Come si sarebbero determinati?

Il film racconta cio’ che e’ avvenuto nella notte di lunedi’ 10 aprile scorso. Durante il conteggio dei voti, che avvenne per via telematica, il dato fu subito chiaro e cioe’ quello del crollo, – una cosa mai avvenuta nelle elezioni degli ultimi 50 anni – delle schede bianche e delle schede nulle. Un crollo verticale.

Quante?

Piu’ o meno un milione e duecentomila.

Ma non e’ un dato verificabile?

Dovrebbe esserlo. Ma a sette mesi di distanza dalle elezioni questi dati non sono mai stati rivelati dal ministero dell’Interno e noi, pertanto, i cittadini italiani, non sappiamo ancora definitivamente il risultato delle elezioni.

Piu’ di un milione di schede bianche. Si sono volatilizzate?

Dal ministero dell’Interno non abbiamo saputo niente. Qualcuno probabilmente lo sa ma se lo tiene per se. Ma noi quei dati li abbiamo trovati, e sono dati che fanno “saltare sulla sedia” perche’ sono assolutamente uguali in tutta Italia: le schede bianche stanno in una forbice tra l’1 e il 2 per cento.
E questo dal punto vista statistico, logico, matematico, e politico, e da qualunque punto di vista lo si guardi e’ una cosa non solo bizzarra, ma praticamente impossibile. E mentre si verificava quella notte il crollo delle schede bianche scoprivamo un altro particolare curioso.

Quale?
Che Forza Italia, cresceva molto di piu’ rispetto alle previsioni degli exit pool. Una crescita di circa un milione di voti…

Queste sono gia’ dichiarazioni esplosive. C’e’ dell’altro? Questa mattina, alla lettura della pagina sul Corriere in cui si parla del tuo dvd si sono levate gia’ numerose polemiche. E il dvd ancora non e’ uscito…

E’ tutto l’andamento del voto ad essere sospetto e noi lo abbiamo raccontato minuto per minuto. E cio’ comprende anche il comportamento dell’allora ministro dell’Interno: quella notte, per ben tre volte, invece di restare al Viminale, il ministro e’ uscito, piu’ o meno furtivamente, lasciando tutta l’organizzazione del conteggio dei voti ai suoi funzionari, per andare nella residenza privata del premier Berlusconi. E noi, sulla base delle informazioni in nostro possesso, raccontiamo con scrupolo cos’e’ successo in quella notte nel corso di quegli incontri così agitati”.

Qui si parla di brogli, ma alterare le schede non e’ una cosa cosi’ facile…

In realta lo e’. Siamo andati negli Usa a farci spiegare come si fa da un programmatore informatico che e’ stato il primo a denunciare i brogli elettorali in Florida; e lo ha fatto perche’ lui stesso ha costruito un meccanismo per alterare i dati. E ci siamo fatti anche spiegare come sarebbe stato possibile farlo anche in Italia.
Lui ci ha mostrato come, in trenta minuti, si puo’ creare un software per manipolare i dati e bastano 4-5 persone per gestirlo…

Allora, cosa si evince dal tuo docu-thriller? Chi e’ l’assassino della democrazia?

L’assassino e’ questo metodo. E’ questa legge elettorale che si presta a tantissime nefandezze e il sistema di trasmissione dei dati completamente avulso da qualsiasi tipo di controllo. Noi votiamo e poi c’e’ qualcuno che ci dice chi ha vinto le elezioni. Ma i cittadini non hanno alcuna possibilita’ di controllo.

La tua conclusione personale (e politica) ?

Se il voto fosse stato regolare a quest’ora la maggioranza di centro sinistra al Senato avrebbe dai 15 ai 20 senatori in piu’.

da www.articolo21.info

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Yankee go home.

Pare che George W. Bush, dopo la batosta elettorale, abbia abbandonato la linea dura sull’Iraq.

In una dichiarazione nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, il presidente americano avrebbe assicurato di essere pronto “a qualsiasi idea o suggerimento”.

Eccolo forte e chiaro il suggerimento: yankee go home. Beh, buona giornata.

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Bush perde le elezioni, dopo aver perso la guerra.

Un vero successo elettorale per i Democratici al Congresso, un possibile sorpasso al Senato.

Le elezioni di mid-term, quasi un referendum su Bush e le sue avventure militari, sono state una debacle, si potrebbe dire una Baghdad per i Repubblicani, dunque per Bush e il vero capo della cricca che ha occupato la Casa Bianca, Dick Cheney.

Bush ha riconosciuto la sconfitta, proprio come non fu capace di fare uno dei suoi lacchè: Berlusconi non ha imparato niente, neanche dall’amico George.

La prospettiva di un ribaltamento dei rapporti di forza per l’elezioni del prossimo presidente, fra due anni si fanno concrete.

Ciò che ci interessa, però, è la sconfitta della teoria della guerra preventiva, della esportazione della democrazia, delle teorie neo-con sulla supremazia dell’Occidente e della leadership degli Usa nell’Impero. Per l’Europa in generale e per l’Italia in particolare, la sconfitta dei Repubblicani è più importante della vittoria dei Democratici.

Fa giustizia delle velleità guerrafondaie, delle guerre di civiltà, dello stupro del diritto, con l’arresto, il sequestro e la tortura di cittadini di origine araba, perpetrati con la complicità dei governi europei, ricattati dalla guerra al terrorismo.

Fa giustizia dell’arroganza del vecchio governo, che ha giocato sulla pelle dei nostri soldati in Iraq e in Afghanistan, fa giustizia delle forze che compongono il nuovo governo, che ha giocato sulla pelle del movimento pacifista.

Si apre uno nuovo spiraglio di pace: per quanto piccolo, va subito colto e sviluppato. O rischiamo di pagare le conseguenze della catastrofe della guerra, dello scontro di religione.
Gli sconfitti si leccano le ferite, ma lasciano a noi le conseguenze delle loro malefatte. Beh, buona giornata.

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Figli di genitori minori.

Secondo uno studio condotto tra 2500 operatori turistici in Francia, Stati Uniti, Grecia, Gran Bretagna e Spagna da un’equipe internazionale diretta da Massimo Cicogna, psicoantropologo della Fondazione Ipsa, bambini italiani sono i più maleducati d’Europa.

Disturbano in aereo, in gita scolastica distruggono stanze d’albergo, nei ristoranti schiamazzano e scorrazzano. Nel luglio scorso il comandante di un aereo tedesco che andava a Manchester da Roma ha sbarcato un’intera scolaresca italiana in gita, che rompeva le palle a bordo.

Insomma, i nostri figli sono maleducati, incivili e anche un poco stronzetti. Rispondere “ grazie” per loro è un tabù, mangiare in maniera composta un traguardo inarrivabile, distogliere per un attimo l’attenzione dalla play station per ascoltare l’interlocutore un’impresa ardua, smontare la loro concentrazione su sms e chat a favore dello studio scolastico una battaglia quotidiana, e così via.

Senza contare che la tv ha sostituito il desco: i ragazzini ormai mangiano davanti alla tv, spesso da soli, senza che nessuno si curi di insegnarli non solo come si dovrebbe stare a tavola, ma neppure alcuna cura nel gustare il cibo e men che meno come si prende parte a una conversazione. Del significato dei quello che guardano, manco a parlarne.

Con la forchetta in un mano e il telecomando nell’altra, che volete che venga su? Un tele cafone, un tele troglodita, un tele dispettoso. D’altra parte, che fanno gli adulti: lo stesso, cenano davanti alla tv, con la forchetta in un mano, cercando di togliere ai figli il telecomando con l’altra, dicendogli, con la bocca piena: “Stai composto”.

E tra uno zapping e l’altro, ecco il terzo grado: come è andata a scuola? Che hai fatto? Perché fai questo, che cosa hai fatto? Quello si chiude sulla difensiva. Spesso il dialogo, se di dialogo si può parlare, è in dialetto o peggio in slang: ieri mi sono visto un film (dove, allo specchio, magari sulla fronte). Oppure: domani ci mangiamo una pizza. Come: come si mangiano le parole o peggio le unhie?.

Quando non si parla correttamente, si manca di rispetto all’interlocutore, figli compresi. Dopo aver abbandonato il passato remoto, strangolato il congiuntivo, ecco un’altra vittima del discorso: il riflessivo, come arma impropria del nostro lessico famigliare.

Senza contare gli atteggiamenti stravaccati, privi del senso dell’intimità o della privacy: sbadigli, grattatine impudiche, gestacci, o espressioni scurrili, senza curarsi del fatto che i ragazzini imparano emulando gli adulti, essi ci guardano, prima ancora di ascoltarci.

E allora le cose sono chiare: se i bambini italiani sono i più maleducati d’Europa, secondo voi da chi avranno imparato? Dice, dalla playstation: e chi gliel’ha comperata, abbandonandogliela nella mani, mentre vi facevate smaccatamente i fatti vostri? Dice: dalla tv. Ma davanti alla tv non c’eri pure tu?
Beh, buona giornata.

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Faccetta tosta.

Pare che Maurizio Gasparri, ex ministro delle Comunicazioni, attualmente deputato di An, abbia detto che “la presenza della Gregoraci a Buona domenica è diseducativa”. Ma lei, al centro dello scandalo vallettopoli e ora, con Sara Varone, nel cast del contenitore pomeridiano di Canale 5, replica: “Se causo disagio con la mia presenza a Buona domenica, posso andarmene”.

La vicenda che ha visto la Gregoraci balzare dal nulla al clamore della cronaca è legata alle sue frequentazioni con un altro membro di An, all’epoca portavoce di Gianfranco Fini, l’allora vicepresidente del Consiglio, nonché ministro degli Esteri.

Gli incontri con il membro di An avvenivano alla Farnesina, secondo quanto riportato dalla stampa, che rese note sia intercettazioni telefoniche che i verbali dell’interrogatorio della Gregoraci.

Il membro di An finì prima agli arresti domiciliari e poi a casa, cioè al Secolo d’Italia, giornale di An. Il fatto fece un certo scalpore perché metteva in luce che il membro di An faceva raccomandazioni per la Rai, presso cui la Gregoraci era legata da un contratto. Il quale contratto fu poi accantonato, per cui la Gregoraci passò a Mediaset, dove tutt’ora partecipa a Buona Domenica.

Quanto meno tardiva la tirata morale dell’on, Gasparri, tutto ciò che c’era di diseducativo c’è già stato: in un luogo di interesse pubblico (il Ministero degli Affari esteri), un membro di An ( partito al governo dell’epoca), incontrava per fatti intimi e privati una valletta che lavorava per la Rai (servizio pubblico).

La Gregoraci lavora adesso per una rete privata, per cui problemi di etica con gli organi pubblici non si pongono. Canale 5 è una rete commerciale, il problema se sia o meno edificante la partecipazione della Gregoraci riguarda esclusivamente i telespettatori, che possono agire col telecomando e gli inserzionisti pubblicitari, che possono non gradire quel programma nelle pianificazioni televisive.

Gratùite, a questo punto, suonano le parole dell’ex ministro, nonché fuori luogo le stesse parole della Gregoraci: non è a lui che deve offrire le proprie dimissioni dalla trasmissione. Queste cose le avremmo potute sentire quando lavorava per il servizio pubblico, al quale ha senz’altro causato imbarazzi e disagi. Anche per Fini e colonnelli non furono rose e fiori.

D’altronde, non si sentirono reprimende moralistiche dell’ex ministro, all’epoca delle frequentazioni della Gregoraci con il membro di An. Farlo adesso, ci vuole una bella faccetta tosta. Beh, buona giornata.

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Il water boarding, ovvero come trattare i detenuti a Panebianco e acqua.

Intervistato dal conservatore Scott Hennen, Dick Cheney, vice presidente degli Usa ha sostenuto la necessità in casi estremi di ricorrere alla tecnica di interrogatorio che prevede di stimolare i sensi di un detenuto, in modo da dargli la sensazione di essere sul punto di affogare.

Il metodo sarebbe stato utilizzato dalla Cia per ottenere informazioni da Khalid Sheikh Mohammed, il presunto stratega dell’attacco dell’11 settembre 2001. Gli interrogatori a Mohammed “ci hanno permesso di rendere più sicura la nazione – ha detto Cheney -, Mohammed ci ha fornito informazioni di enorme valore”.

Il vicepresidente si è detto convinto che non ci sia molto da riflettere sul fatto di “inzuppare” un detenuto, se questo serve a salvare vite, ma ha aggiunto di essere stato “criticato più volte come ‘vicepresidente per la tortura’. Noi non torturiamo – ha proseguito Cheney nell’intervista – non è ciò in cui siamo impegnati. Rispettiamo i nostri obblighi nei trattati internazionali di cui siamo parte e via dicendo.

Ma il fatto è che si può avere un programma di interrogatori molto solido senza la tortura e abbiamo bisogno di essere in grado di attuarlo”. Il vicepresidente non ha però apertamente confermato che il leader di al Qaeda sia stato sottoposto al ‘water boarding’.

Che cos’è il water boarding? Il ‘water boarding’ prevede di tenere un prigioniero in una posizione con i piedi rialzati rispetto alla testa, legato a una tavola, con il volto coperto da un pezzo di tessuto: in queste condizioni, viene fatta scorrere acqua su bocca e naso per dare la sensazione di essere sul punto di affogare.

Di ritorno da un viaggio in Missouri e Carolina del sud, il vice di Bush ha negato di essersi riferito a quella o ad altre tecniche per interrogare i presunti terroristi quando ha definito una cosa “ovvia” lasciar “inzuppare un po’ nell’acqua” un detenuto. “Non parlo di tecniche, non lo farei mai”, ha puntualizzato, “ho detto che un certo programma di interrogatori per un numero ristretto di detenuti è molto importante ed è stata una delle nostre più preziose fonti di informazioni”.

Dick Cheney tenta di arginare le polemiche sollevate da una sua frase che sembrava avallare la tecnica di interrogatorio del ‘water boarding’, in cui si fa credere al detenuto che stia per annegare.

Le parole di Cheney avevano provocato la furiosa reazione delle organizzazioni per i diritti umani: il ‘water boarding’, è stato paragonato da più parti a una forma di tortura. Cheney è stato accusato di aver dato la propria approvazione a interrogatori che prevedono un finto affogamento, ma la Casa Bianca ha negato che si riferisse ad alcun metodo specifico.

A pochi giorni dalle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, con le quali saranno rinnovati tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti e 33 su cento al Senato, la vicenda ha finito per diventare il caso del giorno per i giornalisti della Casa Bianca, che hanno approfittato di un incontro tra il presidente George W.Bush e il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, per chiederne conto al presidente. “Questo Paese non tortura, non tortureremo – ha assicurato George W. Bush – interrogheremo le persone che catturiamo sul campo di battaglia per determinare se possiedano o meno informazioni che saranno utili a proteggere la nazione”.

Il fatto è che Gauntanamo Bay non è in nessun di battaglia. Né sono sul campo di battaglia tutti coloro che sono stati rapiti e torturati su e giù per l’Europa, Italia compresa.

Angelo Panebianco sulle colonne del Corriere della Sera, quest’estate, prima che si capisse che l’attentatone di Heathrow era un bufala ordita dai servizi inglesi con la complicità di quelli pakistani, ebbe a scrivere: “Immaginiamo che tra qualche mese venga fuori che l’Apocalisse dei cieli, il grande attentato destinato a oscurare persino gli attacchi dell’Undici Settembre, con migliaia di vittime innocenti, sia stato sventato solo grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani, di un jhadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente. Chi se la sentirebbe in Europa di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.”

Il fatto è che per via delle elezioni di mid term, Dick Cheney smentisce di aver lodato il water boarding, Bush nega che gli americani torturano.

Povero Panebianco, vuoi vedere che è rimasto senza companatico? Insha’Allam (Madgi). Beh, buona giornata.

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L’ora legale? Dormiamoci sopra.

Lancette un’ora indietro nella notte fra sabato e domenica: alle 03:00 del 29 ottobre scatta infatti l’ora solare che ci accompagnerà fino alle 02.00 del 27 marzo2007.

L’ora legale, rimasta in vigore per sette mesi (dal 26 marzo al 29 ottobre), secondo quanto ha comunicato Terna ha consentito al Paese un risparmio di circa 80 milioni di euro, grazie alla riduzione dei consumi elettrici.

Che cosa ci abbiamo fatto con tutta questa energia risparmiata?
Ci abbiamo prodotto pessimi programmi tv, di cui l’ad di terna ne sa qualcosa, visto che è stato direttore generale della Rai.

Ci abbiamo prodotto tante ore di girato, di montaggio, di speakeraggio, di mixaggio di brutte campagne pubblicitarie.

Ci abbiamo prodotto, attraverso stampanti, telefax ed e-mail tonnellate di inutili e vacui comunicati stampa.

Ci abbiamo prodotto milioni di telefonate controllate, spiate e sbobinate, trascritte e pubblicate.

Ci abbiamo prodotto milioni di ore, mezz’ore, minuti e secondi, navigando tra le acque stagne di siti internet, stracolmi di niente e infarciti di banner e pop up noiosi e invasivi.

Ci abbiamo prodotto tonnellate di manifesti, di depliant, di volantini, di biglietti da visita, mailing, e francobolli per l’ultima assordante campagna elettorale, quella che è capitata proprio durante l’ ora legale in vigore.

Ci abbiamo prodotto gossip, rumors, bugie, menzogne, cazzate e vere e proprie stronzate, bullshit, per dirla come Frankfurt.

La domanda è: abbiamo risparmiato energia o sprecato un’ altra occasione per produrre meglio idee, pensieri, intuizioni, prefigurazione e visione del futuro?

Temo che questi ottanta milioni di euro li abbiamo buttati nel cesso. Non ci resta che dormirci sopra, visto che avremo un’ora in più di sonno. Beh, buona giornata.

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Sfiga e sfigati.

Portar ‘sfiga’ non è reato: non è passibile di condanna penale chi augura la cattiva sorte a un’altra persona.

Lo dice la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha parzialmente annullato la sentenza del giudice di pace di Genzano, in provincia di Roma, con la quale – nel 2005 – un trentenne era stato condannato per ingiurie e minacce.

La condizione è che il malaugurio si limiti ad essere una ‘previsione’ e non sia fatto nulla di concreto affinche’ si realizzi. Per capirci, se uno dice a un altro “ti cascasse il naso” e quello cade e si rompe il naso, sono guai. Se invece uno di a un altro “ te possano ammazzatte” e a quello, invece gli sparano, ma lo feriscono solamente, allora non c’è problema. Come tutti sanno, le sentenze non si commentano, semmai si impugnano.

Però, l’idea che la giurisprudenza si sia occupata della jella è un poco stramba. Suona come il riconoscimento giuridico della sfiga, e della figura dello jettatore: ci sono stati esempi, molto poco edificanti dal punto di vista umano, in cui a persone, più o meno famose, sono state affibbiate capacità jettatorie, con il conseguente drammatico peggioramento delle relative relazioni sociali, fino all’emarginazione dei poveretti in questione.

Sentenziare sulla sfiga equivale a riconoscerne la fattispecie giuridica, riconoscere che secondo la legge la jella esiste, ma può avere delle attenuanti, nella sua eventuale incapacità di portare vera sfiga. Come dire che quel giovanotto di Genzano è uno iettatore dilettante, che manda anatemi a vanvera, dunque ha diritto a una diminuzione della pena.

Il nostro è un paese in cui il mestiere del mago è molto diffuso, ha un giro d’affari enorme, secondo le ricerche è fiorente soprattutto in Lombardia. Se guardate ogni tanto i programmi delle tv locali della vostra città, scoprirete che pullulano di cartomanti e maghi in grado, a pagamento, di farvi vincere al lotto, ma anche di togliervi il malocchio, che è il combinato disposto fra sfiga e iattura.

Questi programmi hanno successo di pubblico, e sono anche pieni di piccola pubblicità locale. Anche i giornali quotidiani sono pieni di piccoli annunci in cui trovano spazio sciamani, fattucchieri, cartomanti e maghi. Se pagano la loro pubblicità, vuol dire che hanno clienti.

A volte pensiamo di vivere in un paese moderno, tra i più evoluti al mondo. Poi scopriamo che dietro l’angolo di casa nostra, c’è uno che fa soldi coi tarocchi, con la palla di vetro, il pendolino, e il filtro d’amore, approfittandosi di una fitta schiera di sfigati.

D’altronde, la superstizione pare faccia audiens, se è vero come è vero che le tv nazionali, quella pubblica compresa, sono piene di venditori di oroscopi, che sparano scemenze senza alcun fondamento, non dico scientifico, ma neppure con la realtà.

Tanto che una volta, una famosa conduttrice televisiva, che per carità di patria lasceremo anonima nella sua beata, sorridente e scosciata ignoranza, presentò Margherita Hack come famosa astrologa. Lei, astrofisica di fama mondiale, si limitò a sussurrare: “semmai, astronoma”.

L’altra nitrì una risatina da somarella. Che jella, povera figlia: cadere dalle nuvole proprio di fronte a chi studia il cielo. Beh, buona giornata.

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Homo videns.

Pensavate che troppa tv vi mangiasse il cervello? Da oggi vi ingoia tutta le testa. E’ stato inventato in Giappone dalla Toshiba, è una nuovo apparecchio televisivo che si indossa come un casco.

Pesa poco più di 2 chili ed è stato costruito per abbracciare l’intero volto del teleutente. E’ una specie di enorme casco spaziale, è la nuova televisione realizzata dalla Toshiba, un apparecchio che permette allo spettatore di avere una visuale a 360° dei programmi in onda.

Sarà in commercio tra un paio di anni e punta sugli appassionati di videogame come futuri acquirenti. A vederlo fa ridere, a pensarci fa venire i brividi. Pensate che meraviglia: vedere l’Isola dei famosi a 360 gradi, e sentire stereo le bestemmie di Ceccherini.

O assistere al tg di Fede a trecentosessanta gradi. Porta a Porta a 360 gradi, De Filippi a 360 gradi. E Marzullo in tutto lo splendore dei 360 gradi. Roba da perdere la testa. Per sempre. Beh, buona giornata.

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Veri dei e mezze figure.

“I 101 personaggi più influenti che non sono mai vissuti” è un bizzarro libro a cura di Alan Lazar, Dan Karlan, Jeremy Salter, pubblicato da HarperCollins e uscito in questi giorni nei librerie inglesi.
Il numero uno della graduatoria è “l’uomo Marlboro”, il cowboy inventato dal grande Leo Burnett. Al numero due si piazza il “Grande Fratello” dello scrittore George Orwell, incarnazione del potere onnipresente che schiaccia l’individuo.

Segue Re Artù, personaggio in bilico tra la leggenda e la storia, che impersonifica le qualità ideali del leader politico e del monarca. In quarta posizione Babbo Natale, anzi Santa Claus, così come lo ha definito l’iconografia inventata negli Stati Uniti. A seguire Amleto, Frankenstein, Sigfrido, Sherlock Holmes, Romeo e Giulietta, il dott. Jekyll e Mr Hyde.

Barbie si trova al 43/esimo posto, mentre Icaro, l’eroe della mitologia che ispirò i fratelli Wright e il sogno dell’umanità di sconfiggere la gravità e poter finalmente volare, si trova all’80/esimo posto. I 101 personaggi provengono tutti dalla finzione, dal mito, dalle leggende, dalla pubblicità,dalla televisione o dal cinema. Alcuni di loro sono sopravvissuti ai millenni, altri, come James Bond (51/esimo posto, simbolo dell’intrigo, del fascino sessuale e della britannicità) sono nati in tempi più recenti.

Al di là di ogni altra considerazione salutistica, è bello vedere che al primo posto di questa graduatoria di semi-dei leggendari ci sia una icona inventata dalla pubblicità. Quando per una sigaretta da donna col filtro si utilizzò, andando totalmente controcorrente il simbolo del machismo, il cow boy, appunto, nato dal genio di un grande come Leo Burnett.

Bei tempi quelli in cui la pubblicità era bella e intelligente, andava controcorrente, sapeva stupire il modo comune di vedere la realtà, perché osava pensare, osava lottare, osava vincere.

Tutto il contrario di oggi, in cui la pigrizia mentale, il conformismo creativo e la stupidità professionale cercano rifugio in quelle mezze figure che popolano le nostre campagne televisive, piluccando tra una velina e un calciatore, alla ricerca della missione impossibile di farli diventare testimonial di questa o quella campagna pubblicitaria. Così che il presunto personaggio televisivo passa da un programma allo spot che lo contiene, alla stessa velocità con cui il telespettatore spinge il tasto del telecomando per cambiare canale.

Una volta un pubblicitario, al quale incautamente dissi che Orwell si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse saputo che un giorno il Grande Fratello sarebbe diventato un reality show, mi rispose, saccente: “Orwell? Ma no, il Grande Fratello è di Endemol”. Beh, buona giornata.

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C’è uno sciopero di due giorni indetto dalla Fnsi per il rinnovo del contratto nazionale

Non sono un giornalista. Però mi fa piacere essere solidale con i giornalisti di questa testata. Perciò non aggiornerò il blog finché dura lo sciopero. Beh, buona giornata.

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Cristo si è di nuovo fermato a Eboli.

L’analisi di 53 cantieri in dieci Paesi europei ha mostrato che le peggiori segnalazioni si trovano in Italia. In particolare, il titolo di strada con il peggior “lavoro in corso” è andato alla A3, nei pressi di Eboli (Salerno).

Allo studio hanno partecipato 16 “Automobile Club” europei, membri di EuroTest. I sopralluoghi sono stati effettuati tra aprile e luglio su cantieri di “lunga durata di almeno 1 km”. Nello stilare le graduatorie, si è tenuto conto di criteri come la frequenza e la chiarezza dei segnali e delle indicazioni sul manto stradale, la larghezza delle corsie, le condizioni dell’asfalto, la visibilità di notte e le informazioni sulla durata dei lavori.

Dei cinque cantieri italiani presi in considerazione, il migliore è quello sulla A4 nei pressi di Novara, che è stato giudicato “buono”. “Accettabili” quello sulla A22 dalle parti di Trento e quello sulla A3 nei pressi di Mileto (Vibo Valentia). Bocciato invece il cantiere sul Grande raccordo anulare di Roma all’altezza di Via Cassia.

I più sfortunati sono gli automobilisti che transitano sulla A3 nei pressi di Eboli. Lì, dice un comunicato della British AA (l’Automobile club britannico), si trova la situazione “peggiore di tutto il sondaggio, per mancanza di segnali che spieghino i lavori, frequenti e improvvisi cambi di velocità, segnali delle corsie poco chiari e mancanza di luci lampeggianti”. Già, Cristo ha rallentato, ha rischiato di uscire di strada e infine si è di nuovo fermato a Eboli. Beh, buona giornata.

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Stupidità.

Sono stati assegnati gli World Stupidity Awards, il più prestigioso, si fa per dire, premio alla stupidità del mondo. Secondo quanto riferisce Repubblica.it, a ideare i World Stupidity Awards è l’ARSE, “Academy Recognizing Stupidity Everywhere”, “team di esperti altamente qualificati, di fatto un pugno di idioti” spiega SpokesMoron Spence sul sito dell’ARSE. Hanno vinto quest’edizione:

-George W Bush. A lui è riservata un’intera sezione, “Le frasi più stupide di George W. Bush”, appunto. Frasi del tipo: “Io sono quello che decide, e decido che cos’è meglio”; oppure: “E’ nell’interesse del nostro Paese trovare coloro che potrebbero danneggiarci, e metterli al sicuro”; ma anche, e forse soprattutto, il fantastico: “Wow! Che grande, il Brasile”, pronunciato davanti a una mappa del Brasile, al cospetto del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva.
Bush era già stupido ad honorem grazie a Fahrenheit 9/11, per la sequenza in cui, con alcuni scolaretti, declama “La mia capretta” mentre le Torri Gemelle vengono giù.

-Dick Cheney. Al vice presidente Usa, convinto che “la resistenza irachena è agli ultimi respiri” è andato il riconoscimento per “la dichiarazione più cretina”. Dick Cheney è andato anche un riconoscimento perché, durante una battuta di caccia ha sparato in faccia per errore a un amico.

Vincono anche Michael Brown, ex direttore della Fema (la protezione civile Usa che gestì l’emergenza dell’uragano Katrina), il nordcoreano Kim Jong II (“Pronti alla guerra totale” disse a luglio dopo il lancio di prova di sette missili), il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.

Il primo premio “Il momento più stupido” è andato alla testata di Zidane a Materazzi. Seguono Britney Spears che guida con il figlio piccolo in braccio, il danese Jyllands-Posten che pubblica le vignette su Maometto e le manifestazioni contro le vignette medesime.

A Mel Gibson, che dopo averr pronunciato frasi antisemite, fa la pipì in strada mentre lo arrestano per guida in stato di ubriachezza è andato il premio per aver reso “una situazione stupida, ancora più stupida”. A pari merito l’amministrazione Bush in Iraq,

Per aver “messo a rischio il pianeta”, vince la Corea del Nord, argento pari merito a Israele e Hezbollah, poi l’Iran, poi l’industria delle armi e quella del petrolio.

Se fra “i trend più stupidi” ci sono i reality show, uccidere in nome di Dio, e uccidere (a prescindere), il “premio alla carriera” è stato consegnato a “il Medio Oriente”.

Secondo Carlo M. Cipolla, professor emeritus di storia dell’economia a Berkeley che ha scritto Le leggi fondamentali della stupidità umana, “La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista “,(Quinta legge della stupidità umana).
I
vincitori del World Stupidity Awards ne sono una eccellente dimostrazione. Beh, buona giornata.

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