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E l’Islanda mandò tutta Europa a Eyjafjallajokull (traduzione: e iate a piallo in o cul).

L’attività eruttiva dell’Eyjafjallajokull, il vulcano sotto i ghiacci che sta facendo impazzire il mondo, non rallenta. Anzi si è intensificata. E le conseguenze sono imprevedibili e le previsioni impossibili sulle conseguenze. Secondo i vulcanologi può durare per un anno. Forse.

Anche secondo gli economisti la bolla speculativa dei subprime, che ha gettato nel lastrico l’Islanda, con il fallimento di quasi tutte le bance, si diceva potesse durare un anno. Ma non è stato e non è così. Il mondo economico è impazzito, come sta impazzendo ora il mondo del trasporto aereo. E siccome siamo stupidi, invece di preoccuparci del perché ci chiediamo: quanto durerà? E quanto potrà resistere il sistema sociale ed economico europeo (e, di rimbalzo, del mondo) senza collegamenti aerei?

La stessa stupida domanda che ci siamo fatti nei primi giorni della grande crisi economica. Tutti facevano previsioni, nessuno ci ha azzeccato. I disagi saranno temporanei o si profila una lunga emergenza? La risposta, purtroppo, non c’è. Perché detta legge la natura, mica i governi che hanno salvato le banche

E se finora la reazione è stata simile a quella di un evento straordinario ma breve, come un’ondata di maltempo, o come se si fosse trattato di una semprice crisi di assestamento dell’economia, è difficile dare assicurazione che tutto ciò finisca dopo un weekend di caos e blocchi.

Il vulcano islandese Eyjafjallajokull, infatti, continua nella sua eruzione, prorpio come la crisi economica. Anzi, purtroppo l’acqua del ghiacciaio sta intensificando l’attività eruttiva e di conseguenza continua ad alimentare la nubea di ceneri che si sta spostando verso Sud Est. Dunque, è propio vero che l’impronunciabile nome del vulcano islandese, Eyjafjallajokull, può essere tradotto così:”e iate a piallo in o cul”. Traduzione volgare? Ne riparleremo. Beh, buona giornata.

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La nube dell’Islanda è niente di fronte al botto della Goldman Sachs.

La Sec accusa Goldman Sachs di frode sui mutui subprime-blitzquotidiano.it

La Sec ha accusato Goldman Sachs di frode nella strutturazione e vendita di derivati legati a mutui subprime. Secondo l’autorità del mercato azionario Usa, Goldman ha defraudato gli investitori, omettendo o rappresentando in modo non corretto alcuni fatti chiave, quando il mercato immobiliare Usa stava cominciando a perdere colpi.

L’azione legale avviata della Sec prende le mosse dalle accuse a Goldman Sachs e a uno dei suoi vice presidenti di aver frodato gli investitori attraverso dichiarazioni non esatte e omissioni in merito a prodotti finanziari legati ai subprime, quali i cdo Abacus che hanno portato gli investitori a perdere 1 miliardo di dollari.

Il vice presidente di Goldman nel mirino delle autorità è Fabrice Tourre. Lo strumento creato da Goldman nei confronti del quale la Sec punta il dito è chiamato Abacus 2007-AC1, ed è uno dei 25 creati da Goldman per consentire alla stessa banca e ad alcuni selezionati clienti di scommettere contro il mercato immobiliare. In base alla documentazione presentata dalla Sec, Goldman ha creato Abacus 2007-AC1 nel febbraio 2007 su richiesta di John A. Paulson, manager di hedge fund che nel 2007 ha guadagnato circa 3,7 miliardi di dollari.

L’iniziativa della Sec rappresenta il primo caso in cui le autorità agiscono nei confronti di un prodotto messo a punto da Wall Street e che ha aiutato alcuni investitori a capitalizzare sul colalsso del mercato immobiliare.

E come conseguenza della notizia, Goldman Sachs affonda in Borsa dove arriva a cedere il 12,40%, appesantendo l’intero settore bancario. Bank of America e Citigroup perdono intorno al 4%, Morgan Stanley il 5. (Beh, buona giornata).

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Il Governo: “Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani”. Bankitalia: non è vero.

Bankitalia: cresce la pressione fiscale
Ripresa ancora debole, giù i redditi
Il peso del fisco nel 2009 salito dal 42,9 al 43,2%. L’indebitamento delle famiglie è al 60%, consumi ancora in calo. 700.000 disoccupati in più rispetto all’aprile dell’anno scorso, per i giovani il tasso è al 28,2%. Conti pubblici peggiorati. Lieve ripresa, ma investimenti ancora stagnanti

Bankitalia: cresce la pressione fiscale Ripresa ancora debole, giù i redditi
ROMA – Cresce il peso delle tasse sulle tasche degli italiani: nel 2009 la pressione fiscale è passata dal 42,9 al 43,2%. Lo afferma la Banca d’Italia nel Bollettino Economico. “In Italia la ripresa economica è ancora debole”, scrive via Nazionale, aggiungendo che “sulle prospettive di crescita pesano la debolezza della domanda interna e la lenta ripresa dell’export”. Il reddito disponibile delle famiglie “è calato di oltre due punti percentuali in termini reali nella media dello scorso anno”. Tuttavia “uno stimolo temporaneo ai consumi” dovrebbe arrivare, a partire da aprile, grazie agli incentivi decisi dal governo.

Indebitamento delle famiglie al 60%. L’indebitamento della famiglie italiane è salito, ma resta parecchio al di sotto di quello medio dell’area euro: se da noi il debito è quasi al 60% del reddito, nei 16 Paesi della moneta unica arriva ormai al 95%. “Nel quarto trimestre del 2009 – rileva via Nazionale nel Bollettino di aprile – il debito delle famiglie in rapporto al reddito disponibile è lievemente salito, al 60%. L’incremento ha riflesso prevalentemente l’aumento dei prestiti bancari a medio e a lungo termine e la riduzione del reddito disponibile. Il livello dell’indebitamento rimane comunque nettamente inferiore a quello medio dell’area dell’euro (prossimo al 95% a settembre del 2009)”.

Consumi ancora in calo. I consumi sono deboli e non si vede all’orizzonte un’inversione di tendenza. Dopo la contrazione dei consumi dell’1,8% registrata nel 2009, i segnali per i primi mesi del 2010 non delineano una inversione di tendenza. Il clima di fiducia dei consumatori, in progressivo miglioramento nella seconda metà del 2009, “è tornato a peggiorare quest’anno, riportandosi, in marzo, sui livelli dello scorso giugno”. Sulla fiducia delle famiglie “pesa il maggiore pessimismo circa la situazione economica generale del Paese e l’accresciuta preoccupazione sulle condizioni del mercato del lavoro: la percentuale dei consumatori intervistati che prevede un forte aumento della disoccupazione nei prossimi dodici mesi è salita oltre il 30 per cento in marzo, il doppio di quanto registrato lo scorso luglio”.

Peggiorati i conti pubblici. “La situazione delle finanze pubbliche è notevolmente peggiorata”, rileva la Banca d’Italia, ricordando che l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è salito nel 2009 al 5,3% del Pil, dal 2,7% del 2008. Il risultato è in linea con le valutazioni ufficiali dello scorso luglio, confermate nei mesi successivi. L’aumento del disavanzo, osservano gli economisti di Via Nazionale, “è riconducibile alla marcata crescita della spesa primaria e alla flessione delle entrate, anche se quest’ultima è stata meno pronunciata di quella del Pil nominale”. Il forte peggioramento dei conti è comunque “quasi interamente riconducibile alla flessione dell’attività economica”.

Modesta ripresa ma investimenti stagnanti. L’attività “è in ripresa” ma “ristagnano gli investimenti produttivi”. Nella media del primo bimestre del 2010 l’attività manifatturiera è cresciuta dell’1,4% in termini congiunturali, riguadagnando circa sette punti percentuali rispetto al punto di minimo. Trainato dalla componente estera, l’indice degli ordinativi dell’industria, deflazionato con i relativi prezzi alla produzione, è aumentato dell’1,3% nella media dei tre mesi terminanti in gennaio

In un anno 700.000 occupati in meno. “Rispetto al picco raggiunto nell’aprile del 2008, il numero delle persone occupate è diminuito di oltre 700 mila unità (-3,1%)”, precisa il Bollettino della Banca d’Italia. Il calo dell’occupazione prosegue dunque anche nei primi mesi del 2010: in gennaio e febbraio “la flessione è stata pari in media allo 0,4% sull’ultimo trimestre 2009”, afferma via Nazionale, ricordando come tra ottobre e dicembre scorso l’occupazione abbia registrato, “per il sesto trimestre consecutivo”, un ulteriore calo dello 0,2% sul trimestre precedente. A febbraio pertanto il tasso di disoccupazione “ha raggiunto l’8,5%, 1,2 punti percentuali in più” rispetto allo stesso mese del 2009. Ed è tra i giovani, nella fascia compresa tra i 15 e i 24 anni, che si registra l’aumento più pesante: il tasso di disoccupazione infatti “è cresciuto di quattro punti, raggiungendo il 28,2%”. (beh, buona giornata).

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Nielsen Media Research comunica che dopo l’aumento registrato a gennaio il mercato dell’advertising si conferma in crescita anche a febbraio. Abbiamo inventato la rilevazione “bimestrale”?

Nei primi due mesi dell’anno gli investimenti pubblicitari sono arrivati a sfiorare la soglia degli 1,3 miliardi di euro. La tv chiude il bimestre con una crescita del +4,9%, mentre sulla stampa l’advertising cala del -4,3%. Crescita dell’11%, invece, per la radio. Aumento rilevante anche per il cinema (+23,7%) e l’affissione (+27,0%), mentre internet registra un +3,8.

Nielsen Media Research comunica che dopo l’aumento registrato a gennaio il mercato dell’advertising si conferma in crescita anche a febbraio. Gli investimenti pubblicitari nel primo bimestre del 2010 sono cresciuti del +2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009 arrivando a sfiorare la soglia di 1,3 miliardi di euro. Il dato è in parte dovuto al confronto con un periodo particolarmente duro come l’inizio del 2009, ma è da considerarsi comunque positivo. Il 2010 si è aperto con un buon andamento della televisione e con la tenuta dei quotidiani. Crescita a due cifre per radio, cinema e affissione. Aumenta il numero di aziende inserzioniste su tutti i mezzi ad eccezione della stampa.

La televisione, considerando sia i canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), chiude il primo bimestre 2010 con una crescita del +4,9%, dovuta ad un aumento degli investimenti di molti settori importanti come alimentari (+10,8%), telecomunicazioni (+16,5%), farmaceutici (+10,4%). In calo invece la spesa pubblicitaria del settore automobili (-6,6%).

Sulla stampa l’advertising cala complessivamente del -4,3%, ma i risultati dei vari mezzi sono divergenti. Mentre i quotidiani a pagamento confermano l’inversione di tendenza di gennaio (+1,0% nel bimestre), la free-press (-6,7%) e soprattutto i periodici (-14,1%) sono ancora in difficoltà. Considerando soltanto la tipologia commerciale nazionale l’andamento dell’advertising sui quotidiani a pagamento è molto positivo (+9,8%). Ancora sui quotidiani a pagamento da sottolineare aumenti rilevanti per alcuni settori come telecomunicazioni e finanza/assicurazioni.

La radio registra uno dei migliori risultati tra i media principali con una crescita del +11,0%. Anche in questo caso forte aumento degli investimenti provenienti dalle aziende di telecomunicazioni e finanza/assicurazioni.

Aumento rilevante anche per il cinema (+23,7%) e l’affissione (+27,0%) mentre internet registra un +3,8%. Il direct mail chiude il bimestre con una leggera contrazione (-1,4%) mentre cresce l’advertising su transit (+10,6%), cards (+4,8%), out of home tv (dato non comparabile per aumento copertura sul mezzo).

Considerando la pubblicità commerciale nazionale su tutti i mezzi rilevati, i settori che aumentano maggiormente la spesa sono: toiletries (+32,7%), telecomunicazioni (+21,2%), mentre tra i settori principali segnaliamo il calo delle automobili (-5,8%).

Nel periodo gennaio-febbraio 2010 il numero di aziende inserzioniste è in crescita sulla tv (+15,3%), sulla radio (+13,7%), in affissione (+10,6%), cinema (+22,5%) e su internet (+22,5%) mentre è in calo sulla stampa (-4,9%). Ferrero, Wind, Vodafone, P&G, TIM sono i primi 5 inserzionisti.

Da gennaio 2010, Nielsen ha ampliato la copertura dell’out of home tv. Agli investimenti pubblicitari sulle televisioni degli aeroporti e della metropolitana di Telesia, si sono aggiunti quelli sugli schermi presenti nelle principali catene di elettronica di consumo gestiti da Neo Advertising.

Importante novità anche per il transit. Da gennaio 2010 (con i dati storici a partire da gennaio 2009) alla pubblicità dinamica gestita da IGPDecaux su metropolitane, aeroporti, autobus e tram, si aggiungono i prodotti che si rivolgono ad un target in movimento gestiti da Clear Channel e CBS Outdoor. Segnaliamo, infine, l’entrata nella rilevazione internet di sette nuove concessionarie dichiaranti con i dati retroattivi a partire dal gennaio 2009. (beh, buona giornata).

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Il Governo e Confindustria: il gattone gioca con la volpina.

Marcegaglia: «Caro Silvio, le parole non bastano più»-ilsecoloXIX.it
«Impegni precisi, tempi certi». Gli industriali non vogliono «promesse generiche». Emma Marcegaglia incalza il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che l’ascolta in prima fila al forum di Confindustria a Parma. «Anche su questo ti chiedo un impegno», ripete scandendo i sei punti di «una road map precisa», una «agenda vincolante»: per Berlusconi, che «ha vinto in modo chiaro le regionali», e per un governo che ha di fronte tre anni senza elezioni, la sfida su riforme invocate da tempo è «l’ultima, senza appello». Per il fisco «non si possono aspettare tre anni». E serve subito una forte spinta alla crescita: mettere in campo 2,5 miliardi puntando su ricerca-innovazione e infrastrutture. Su questa proposta Emma Marcegaglia vuole risposte presto, entro due mesi: «Sarebbe bello se alla nostra assemblea di maggio tu venissi per dire: sì, ho stanziato questi soldi», dice al premier.

Mentre entro l’anno Confindustria vuole risposte su «una sfida»: generare 50 miliardi di ricchezza e 700mila posti di lavoro spingendo la crescita del 2% l’anno in tre anni. La strada per farlo è «un piano serio per tagliare la spesa pubblica improduttiva dell’1% del Pil l’anno per tre anni»: per Emma Marcegaglia è necessario per reperire risorse, anche per tagliare le tasse, ed è giusto perché con, la crisi, «cittadini e imprese hanno stretto la cinghia» e, sottolinea, «se lo stato chiede solo a noi, e non lo fa, non è tollerabile». Nei sei punti c’è il fisco: «Abbassare le tasse su chi tiene in piedi il Paese, cittadini e imprese», per le aziende a partire dall’Irap. Con un no netto a eventuali manovre correttive. Serve poi un federalismo fiscale efficiente: «C’è chi teme che la Lega voglia fare troppo, noi ti chiediamo che la Lega e il governo facciano sul serio», dice Emma Marcegaglia al premier, per poi strigliare i neo-governatori di Lazio e Calabria che trattano il rinvio del rientro del deficit per la Sanità: «Così non facciamo quello che dobbiamo fare». Nell’agenda ci sono anche le infrastrutture: Emma Marcegaglia chiede «una operazione verità»: il governo ha annunciato risorse per miliardi, allora «vediamo quali sono i soldi spendibili, spendiamoli».

L’associazione dei costruttori «dice che per le opere immediatamente cantierabili sono stati spesi solo 20 milioni». E le Regioni deve attuare il piano casa. Sotto accusa la burocrazia, bisogna semplificare la macchina dello Stato, un «cancro enorme». Mentre sul fronte del’energia bisogna andare avanti con il nucleare, coordinarsi con le regioni sui siti ma poi prendere decisioni. A Silvio Berlusconi la presidente di Confindustria chiede anche che la politica italiana faccia sentire la sua voce in Europa, che orienti gli altri Paesi. Come per il confronto sui nuovi requisiti patrimoniali per le banche: se Basilea Tre sara´ una stretta rischiamo di affondare. Quindi la concorrenza, le liberalizzazioni: «sentir parlare da parte di professionisti di tariffe minime non ha senso. Allora ci mettiamo anche noi tutti in fila, io voglio una tariffa minima per i tubi, io voglio questo, tu vuoi quello… non è possibile».

Berlusconi ascolta. Se poi c’è stato un confronto con Emma Marcegaglia è stato a quattr’occhi, a margine del pranzo ristretto, dove al tavolo c’erano anche altri industriali ed il ministro Maurizio Sacconi. Poco prima la leader degli industriali aveva chiuso due giorni di confronto a Parma sempre rivolgendosi a Berlusconi: «Dovete dimostrare che siete davvero quel governo della cultura del fare per cui tanti italiani vi hanno dato fiducia. È arrivato il momento». (Beh, buona giornata).

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La creatività, l’anello mancante tra le agenzie di pubblicità e i clienti.

di Marco Ferri-Cappuccino&Cornetto-advexpress.it
Sono state rese note le prime immagini dell”Australopithecus sediba’, il fossile di bambino ritrovato in Sud Africa, che promette di svelare il segreto dell’evoluzione umana. La scoperta è stata fatta dal professor Lee Berger dell’università di Witwatersrand a Johannesburg e potrebbe rivelarsi il sogno di ogni antropologo: ovvero aver scoperto “l’anello mancante” tra l’uomo e le scimmie.

Lo scheletro ritrovato comprende un bacino e arti interi che possono rivelare se la nuova specie camminava in posizione verticale o su quattro zampe. Le ossa delle mani potrebbero invece fornire il primo indizio in merito a quando gli esseri umani abbiano imparato la capacità di tenere i primi attrezzi in pietra.

Siamo invece ancora in attesa di scoprire l’anello mancante tra un CEO della pubblicità italiana e la realtà del mercato della comunicazione commerciale.

A lungo si è pensato che l’anello mancante fosse la creatività. Ma siccome alle Agenzia di pubblicità italiane attualmente manca “l’anello mancante” si aspettano ulteriori sviluppi. Magari “in controtendenza con l’andamento del mercato”. Il fatto è che se dell”Australopithecus sediba’ viveva nell’Età della Pietra, questi qui vivono nell’era dei “Culi di Pietra”. Beh, buona giornata.

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La quarta crisi: Le Monde porta i libri in tribunale?

FRANCIA: LE MONDE IN CRISI, IN SOCCORSO L’ESPRESSO E PRISA-Agi
Terremoto a Le Monde. La bibbia della ‘gauche au cachemire’ e’ ad un passo dalla bancarotta. In suo soccorso potrebbero accorrere l’Espresso, di Carlo De Benedetti e la spagnola Prisa, editrice di El Pais. E’ quanto scrivono i media d’oltralpe citando il sito Rue89.com secondo cui una crisi di liquidita’ potrebbe costringere Le Monde a portare i libri in tribunale a luglio. L’Espresso, che possiede il 3% del quotidiano potrebbe salire al 17 e Prisa, ora al 15% passerebbe al 34%. Cosi’ facendo la maggioranza non sarebbe piu’ controllata dai redattori di Le Monde . Beh buona giornata.

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Grazie alle intercettazioni si è scoperto il papocchio di American Express per irregolarità sull’identificazione dei clienti operanti con banche insediate in alcuni Paesi “esteri” come la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano.

La Banca d’Italia ha imposto ad American Express service Europa lo stop all’emissione di nuove carte di credito in Italia. Il provvedimento avrà effetto dal 12 aprile. La decisione della banca centrale è intervenuta in seguito ai controlli effettuati sulla società nel contesto di un’indagine penale avviata dalla procura della Repubblica di Trani, con riferimento alle carte “revolving”.

La Banca d’Italia, in un documento consegnato alla magistratura pugliese, ha segnalato irregolarità e carenze rispetto alle disposizioni di contrasto al riciclaggio e contro l’usura. In particolare, sarebbero stati riscontrati la mancata verifica e registrazione della clientela da parte dell’intermediario finanziario, nonché l’utilizzo di nominativi di comodo.

Nel settembre scorso, la Banca d’Italia aveva bloccato l’emissione di carte di credito anche da parte del Diners Club Italia; del provvedimento si è appreso solo ieri dalla pubblicazione del bollettino di vigilanza di Via Nazionale.

Bankitalia giudica “di particolare gravità” le violazioni riscontrare sulle leggi contro riciclaggio e usura perché “configurano violazioni di norme di legge di carattere imperativo volte ad assicurare essenziali presidi di correttezza nell’interesse della clientela e di integrità del sistema finanziario da possibili coinvolgimenti di attività illecite”. Dalla verifica della Banca d’Italia risulta in particolare che “per quanto riguarda le carte revolving (al centro dell’inchiesta di Trani) l’assenza di procedure e controlli adeguati ha determinato frequenti superi del tasso di soglia nei casi di inadempimento contrattuale”.

Sull’antiriciclaggio, invece, “sono state riscontrate diffuse e rilevanti anomalie” e inosservanze in particolare per quanto riguarda gli obbligi di raccolta delle dichiarazioni sul “titolare effettivo” e per irregolarità sull’identificazione dei clienti operanti con banche insediate in alcuni Paesi “esteri” come la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano. Ulteriori critiche riguardano le “non acquisite copie dei documenti di riconoscimento degli utilizzatori di carte supplementari o aziendali”.

Proprio per il numero e la consistenza delle irregolarità, la Banca d’Italia, oltre alla misura cautelare di sospensione delle nuove carte, ha chiesto un preciso piano di intervento per correggere le anomalie e rafforzare i presidi di trasparenza. Beh, buona giornata.

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Altro che percentuali elettorali: la disoccupazione giovanile in Italia è al 28,2 per cento.

Vola a febbraio il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), attestandosi a quota 28,2%. La disoccupazione tra i giovani cresce di 0,8 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4 punti percentuali rispetto a febbraio 2009. Lo rende noto l’Istat nella stima provvisoria di febbraio relativa a occupati e disoccupati. I tecnici dell’Istituto sottolineano che il tasso italiano è superiore di 7,6 punti rispetto a quello relativo alla Ue-27 (20,6%). Resta stabile invece il tasso complessivo a 8,5%, con una variazione congiunturale nulla ma in crescita di 1,2 punti percentuali rispetto a febbraio 2009. Il mese scorso sono stati persi 395 mila posti di lavoro. A perdere il lavoro sono stati soprattutto gli uomini: 294 mila a fronte di 101mila donne. Beh, buona giornata.

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L’Italia il Paese che ha meglio affrontato la crisi? Berlusconi lo dice, l’Istat lo smentisce.

Le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari sono diminuite a gennaio dell’1% rispetto a dicembre e del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Lo rileva l’Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da aprile 2007 mentre quello tendenziale è il peggiore dal marzo 2009, quando segnò il -5,2%. Nel complesso le vendite al dettaglio a gennaio sono diminuite dello 0,5% rispetto a dicembre e del 2,6% rispetto a gennaio 2009. Lo rileva l’Istat precisando che il dato congiunturale è il peggiore da dicembre 2008 (allora segnò -0,7%).

Secondo l’istituto di statistica il calo delle vendite su dicembre (-0,5%) è la sintesi tra il -1% delle vendite alimentari (il dato peggiore da aprile 2007) e dello 0,3% dei prodotti non alimentari. Rispetto a gennaio 2009 le vendite alimentari sono diminuite del 3,3% (il calo più consistente da marzo 2009) mentre quelle dei prodotti non alimentari sono diminuite del 2,3%. Il calo tendenziale è stato forte soprattutto nelle imprese della grande distribuzione (-3,1%) mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno segnato un -2,2% su gennaio.

Nell’alimentare le imprese della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 3,5% mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno registrato un calo delle vendite del 3,1%. Nel comparto non alimentare le aziende della grande distribuzione hanno segnato un calo delle vendite del 2,9% a fronte del calo del 2% dei piccoli negozi. Nell’alimentare gli ipermercati e i supermercati hanno perso il 3% del fatturato al livello tendenziale mentre i discount alimentare hanno segnato un -2,9%. Sul calo complessivo del 2,6% delle vendite a gennaio spicca quello dei prodotti farmaceutici (-4,2%) e delle dotazioni per l’informatica (-4,3%). Reggono meglio la crisi l’abbigliamento e le calzature (-1,2% per entrambi i comparti) la foto ottica (-0,6%) e il settore dei giocattoli, sport e campeggio (-0,9%). Beh, buona giornata.

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Pubblicità in crisi: anche Havas di Bollorè perde.

E’ stato approvato il 23 marzo, il bilancio 2009 di Havas Group. Le revenue del Gruppo guidato da Vincent Bolloré si sono attestate a 1,441 miliardi di euro, in calo dell’8,1% sul 2008. La crescita organica annuale ha segnato un -7,9%.

Nel quarto trimestre dell’anno le revenue sono state di 415 milioni di euro, con crescita organica a -4,4%, con un significativo miglioramento rispetto al precedente trimestre. I ricavi netti di Gruppo ammontano a 92 milioni, la posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2009 era di 48 milioni, dopo un debito netto di 79 milioni a fine 2008. Beh, buona giornata.

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La quarta crisi: Mondadori chiude il 2009 nel segno del disastro. L’Italia ha resistito alla crisi meglio degli altri?

Mondadori: la concessionaria chiude il 2009 a -24,4%, bene il web
L’andamento degli investimenti pubblicitari sui periodici (-27,1%) ha determinato per il Gruppo una significativa riduzione dei ricavi, nonostante sia in Italia che in Francia le performance di raccolta siano state superiori al mercato. Il fatturato consolidato 2009 è stato di 1.540,1 mln (-15,3%). Mondadori Pubblicità ha registrato ricavi pari a 250,4 mln. Positiva la raccolta di Radio R101 negli ultimi mesi dell’esercizio.
Il Consiglio di Amministrazione di Arnoldo Mondadori Editore, riunitosi il 23 marzo, sotto la presidenza di Marina Berlusconi ha esaminato e approvato il progetto di bilancio e il bilancio consolidato al 31 dicembre 2009 presentati dal vice presidente e amministratore delegato Maurizio Costa.

Nel 2009 hanno avuto piena manifestazione gli effetti della crisi finanziaria internazionale, anticipatrice della recessione che ha colpito duramente i settori dell’economia reale, con i noti impatti sulla produzione, sui consumi e sull’occupazione. Nei settori di attività di Mondadori il vero elemento di criticità è stato l’andamento degli investimenti pubblicitari sui periodici, che ha determinato per il Gruppo una significativa riduzione dei ricavi, nonostante sia in Italia che in Francia le performance di raccolta siano state superiori al mercato di riferimento.

Sempre nel settore periodici Mondadori ha ottenuto in Italia, grazie alla qualità delle proprie testate, una buona tenuta delle diffusioni, mentre il mercato dei collaterali ha proseguito nel previsto trend di forte riduzione; in Francia, dove è stata completata la rivisitazione del portafoglio prodotti, si sono confermati buoni risultati di diffusione, anche grazie al contributo degli abbonamenti; a fine agosto è stato lanciato il settimanale Grazia, con risultati superiori alle attese, sia in termini di copie vendute sia di raccolta pubblicitaria.

In un mercato dei libri che in Italia ha mostrato valori in lieve controtendenza rispetto all’andamento generale negativo dei consumi, Mondadori ha ottenuto risultati sia di fatturato che reddituali in linea con l’esercizio 2008, anno record per la presenza di bestseller, grazie alla pubblicazione di numerosi nuovi titoli di successo.

Sempre maggiore è stata l’attenzione e l’attività sugli altri business: Radio R101 ha ottenuto negli ultimi mesi dell’esercizio risultati di raccolta pubblicitaria superiori all’anno precedente, anticipando quello che si auspica essere un trend di ripresa per il 2010; particolarmente intenso è stato lo sviluppo della rete di negozi nel settore retail grazie al franchising; ulteriore impulso ha avuto l’attività digitale, sia nella commercializzazione dei libri sia nei periodici, dedicata ai siti delle maggiori testate in Italia e Francia, e alla raccolta pubblicitaria anche attraverso nuove joint venture.

La reazione di Mondadori a una situazione di mercato di straordinaria complessità e negatività è consistita, oltre che nella forte focalizzazione sulle attività di business sopra indicate, in alcune specifiche operazioni:
• la cessione dell’80% dell’attività industriale di stampa, avvenuta a fine 2008, anno in cui è stato ottenuto un significativo miglioramento della posizione finanziaria e realizzata un’importante plusvalenza; la partnership ha inoltre prodotto nel 2009 i positivi effetti attesi sia in termini di mantenimento della qualità di stampa e flessibilità della fornitura, sia di riduzione delle tariffe;
• la prosecuzione, con ulteriore impegno, del piano quadriennale di riduzione dei costi operativi iniziato nel 2008, attraverso interventi sulla struttura dei costi stessi – senza penalizzare la qualità dei prodotti – e una profonda ristrutturazione organizzativa sia in Italia che in Francia.
Il piano, che ha già consentito di ottenere nell’esercizio 2009 saving per circa 110 milioni di euro, si pone come obiettivo di raggiungere a fine 2011 un ammontare di risparmi, a perimetro costante, di 170 milioni di euro;
• la ristrutturazione del debito, iniziata e conclusa nel corso del 2009, ha consentito già negli ultimi mesi dell’esercizio di aumentare la flessibilità finanziaria a favore dei business, con l’allargamento dei covenant e l’allungamento delle scadenze delle linee di finanziamento bancario.

Il fatturato consolidato 2009 è stato di 1.540,1 milioni di euro, in diminuzione del 15,3% rispetto ai 1.819,2 milioni di euro del 2008. A perimetro costante, senza l’attività di stampa ceduta nello scorso esercizio, il fatturato (1.695,3 milioni di euro nel 2008) è risultato in calo del 9,2% (solo -2,6% nell’ultimo trimestre dell’anno).

Il margine operativo lordo consolidato del 2009 è risultato di 106,2 milioni di euro, in diminuzione del 57,4% rispetto ai 249,2 milioni di euro dell’esercizio precedente. Escludendo i risultati dell’attività di stampa (a perimetro costante), le plusvalenze e gli oneri di ristrutturazione organizzativa, il margine operativo lordo consolidato normalizzato è risultato di 133,1 milioni di euro, in diminuzione del 34,3% rispetto ai 202,7 milioni di euro del 2008; un calo riconducibile sostanzialmente alla flessione del fatturato pubblicitario e agli investimenti per il lancio di Grazia in Francia; gli impatti di questi due fattori sono stati mitigati dai crescenti risultati dell’attività di riduzione dei costi operativi.

A questo proposito è opportuno sottolineare come nell’ultimo trimestre 2009 la diminuzione sia stata dell’8,5% (-4,8 milioni di euro) rispetto al pari periodo dell’esercizio precedente, il che evidenzia un significativo rallentamento del trend di flessione.

Il risultato operativo consolidato è stato pari a 71,8 milioni di euro, in diminuzione del 64,7% rispetto ai 203,5 milioni di euro del 2008, con ammortamenti e svalutazioni di attività materiali per 13,4 milioni di euro (31,1 milioni di euro nel 2008) e immateriali per 20,9 milioni di euro (14,6 milioni di euro nel 2008).

La posizione finanziaria netta consolidata è passata da -490,3 milioni di euro di fine 2008 a -372,9 milioni di euro al 31 dicembre 2009, con un miglioramento di 117,4 milioni di euro; rispetto al 30 settembre 2008 (data antecedente alla cessione dell’80% di Mondadori Printing) il miglioramento è stato di 271,6 milioni di euro.

Al 31 dicembre 2009 il personale dipendente, a tempo indeterminato e determinato, in forza alle società del Gruppo risulta composto da 3.750 unità (3.925 al 31 dicembre 2008). Il dato consolidato mostra una riduzione di 175 unità (-4,5%), ottenuta attraverso blocco del turn over e politiche di efficienza legate all’avvio del piano di ristrutturazione. Come già comunicato, il Gruppo proseguirà, sia in Italia che in Francia, il piano di riorganizzazione iniziato nel 2008, con l’obiettivo di conseguire ulteriori importanti efficienze entro il 2011.

Risultati delle Aree di Business

• Libri
La Divisione Libri Mondadori ha registrato nel 2009 ricavi complessivi per 425,7 milioni di euro rispetto ai 434,3 milioni dell’esercizio precedente (-2%); al netto delle vendite congiunte il calo è ridotto all’1%. Nel 2009 la produzione libraria è stata di 2.449 novità (rispetto alle 2.695 del 2008) e di 5.137 ristampe (5.225 nel 2008), per un totale di 51,6 milioni di copie contro i 53,4 milioni dell’anno precedente.

Edizioni Mondadori ha registrato ricavi per 142 milioni di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,4%). Nel periodo di riferimento i ricavi di Einaudi sono stati di 50,2 milioni di euro (-2,9%): la flessione registrata è imputabile essenzialmente alla riduzione di fatturato per cessione di diritti per vendite congiunte. I ricavi di Sperling & Kupfer sono cresciuti dell’11,5% rispetto ai 12 mesi precedenti, raggiungendo 23,2 milioni di euro. Nel 2009 Piemme ha segnato un fatturato netto di 44,4 milioni di euro (-8,8%). Mondadori Education infine ha realizzato ricavi netti di vendita di 81,7 milioni di euro (-5,1%), mantenendo una posizione di rilievo nel mercato scolastico, con una quota del 13,3%, e confermandosi leader nella scuola primaria.

• Periodici Italia
L’esercizio 2009 è stato fortemente caratterizzato dagli effetti della crisi manifestatasi nella seconda parte del 2008 e che ha influenzato anche l’anno appena concluso. Il calo dei consumi ha interessato tutti i comparti della carta stampata incidendo sia sulla propensione all’acquisto dei lettori sia, e in modo ben più evidente, sul livello degli investimenti pubblicitari destinati ai mezzi tradizionali. Per quanto riguarda l’andamento delle vendite, il calo non si è verificato tanto per una diminuzione del numero degli acquirenti, quanto per una rarefazione della frequenza di acquisto.

La flessione dei ricavi pubblicitari a sua volta è stata determinata sia dalla contrazione dei volumi sia dalla inevitabile riduzione dei prezzi di vendita praticati agli inserzionisti. Va sottolineato che le testate Mondadori hanno performato meglio del mercato, in particolare nel segmento più rilevante, quello dei settimanali. In questo difficile contesto, che ha comunque visto da parte di Mondadori una forte reazione sul piano delle iniziative e della gestione, il fatturato della Divisione realizzato in Italia si è attestato a 494,3 milioni di euro, in calo del 14,1% rispetto ai 575,7 milioni di euro dell’esercizio 2008.

Tale andamento è spiegato dai seguenti fenomeni:
• la diminuzione dei ricavi diffusionali (-3,6%) è essenzialmente determinata da una contrazione dei volumi, solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi di copertina;
• il sensibile arretramento delle vendite di prodotti collaterali (-18,4%) che, pur sorrette da un significativo aumento del numero di iniziative, ha dovuto registrare la prevista diminuzione dei volumi medi di vendita per singola operazione;
• il forte ridimensionamento dei ricavi pubblicitari (-27,1%) suddiviso, seppure con diversa intensità, su tutti i settori merceologici e su quasi tutti i giornali.
Le azioni poste in essere per reagire alla sfavorevole situazione di mercato hanno riguardato il sostegno e lo sviluppo delle testate e, in modo prioritario, interventi volti all’efficienza e alla riduzione dei costi operativi e di struttura.

Sul fronte delle diffusioni, in un contesto di mercato che ha visto un calo a copie di circa il 7%, Mondadori ha confermato la propria leadership con una quota di circa il 35%. Nel segmento dei femminili Donna Moderna ha mantenuto i propri ricavi diffusionali grazie anche all’aumento di prezzo praticato all’inizio dell’anno, mentre nell’area dell’up market Grazia ha più che confermato il livello di copie del 2008. Di assoluto rilievo i risultati di Tu Style, completamente rinnovato nella formula tanto da dover essere catalogato come un vero e proprio ‘lancio’, che ha portato la propria diffusione a 190.000 copie (+45%), incrementando i ricavi diffusionali di oltre il 30%.

Nel segmento dei newsmagazine Panorama ha ribadito la propria posizione di preminenza aumentando ulteriormente la distanza dalla concorrenza. Il comparto dei televisivi, che soffre da parecchi anni di un calo tendenziale delle diffusioni, ha visto la buona tenuta dei diversi giornali in portafoglio e in particolare di TV Sorrisi e Canzoni che, grazie all’aumento di prezzo apportato nell’anno e al costante lavoro di rinnovamento della testata, ha registrato un calo dei ricavi diffusionali molto contenuto (-3%).

Nell’ambito dei mensili più problematico è risultato l’andamento del settore delle testate di arredamento e di design (-5% i ricavi diffusionali), mentre quello dei giornali dedicati alla cucina ha evidenziato buone performance con diffusioni e ricavi in crescita. Promettenti, infine, le prospettive di Flair che, rilanciato a luglio, ha visto un buon incremento in edicola.

• Digital
Mondadori è presente nell’online con 47 siti internet che coprono tutte le attività del Gruppo, con ricavi che nel 2009 hanno registrato un incremento del 13%, a fronte di un mercato cresciuto del 5,1% (fonte Nielsen).
Particolarmente positiva la performance dei siti femminili del Gruppo, tra cui Donnamoderna.com, Starbene.it, Grazia.blog.it e Cosmopolitan.it. La leadership nel segmento si rafforzerà ulteriormente nel 2010 con il sito GraziaMagazine.it, lanciato lo scorso febbraio.

Attività internazionali
Nel 2009 le attività internazionali dei periodici Mondadori hanno generato un volume di affari complessivo di 118,5 milioni di euro. Grazie al buon andamento delle diverse testate e in particolare alle eccellenti performance di Grazia UK, i ricavi da licensing sono cresciuti del 15,4%; in forte progressione anche i ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria per le testate del network (+34,4%), che compensano in parte il calo dei ricavi da syndication.

Nel 2009 è proseguita l’intensa attività di lancio di nuove edizioni internazionali: Grazia è arrivato in Cina, Francia, Thailandia e Indonesia; Flair in Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, Casaviva in India. Nonostante la crisi economico-finanziaria complessiva e le difficoltà specifiche dei media, le primissime evidenze di queste nuove iniziative sono molto positive e superiori alle attese.Nel febbraio 2010 il ‘Grazia International Network’ si è inoltre arricchito dell’edizione tedesca.

La consociata Attica ha risentito in Grecia e nei Paesi balcanici dei ridimensionamenti dei budget pubblicitari delle aziende, ma con un’attenta politica di contenimento dei costi è riuscita a contrastare la flessione dei ricavi (-16,2%). Tra le edizioni internazionali realizzate dalle joint-venture del Gruppo si sono distinte Grazia Russia e Grazia Cina, lanciata nel febbraio 2009, che ha raggiunto diffusioni superiori alle aspettative, a fronte di una raccolta pubblicitaria influenzata dalla congiuntura economica internazionale.

• Periodici Francia
La Divisione Periodici Francia ha conseguito nel 2009 un fatturato di 343,5 milioni di euro, in calo dell’8,2% rispetto ai 374,1 milioni di euro dell’esercizio precedente. A perimetro costante, ovvero al netto delle testate cedute e dei nuovi lanci, il calo è del 6,6%. I ricavi diffusionali di Mondadori France, che comprendono sia le vendite in edicola che gli abbonamenti (circa 70% del totale), sono risultati in calo del 6% (-4,9% a perimetro costante).

In Francia nel 2009, un anno particolarmente difficile per il mercato pubblicitario, gli investimenti sono calati del 13% (a volume, fonte TNS). Mondadori ha conseguito una performance migliore del mercato con un -10,3% (a volume), grazie al già citato lancio di Grazia e al buon andamento di Biba nei mensili di alta gamma, registrando un fatturato di 81,6 milioni di euro (-13,8% rispetto ai 12 mesi del 2008).

• Pubblicità
Mondadori Pubblicità ha chiuso il 2009 con ricavi di 250,4 milioni di euro rispetto ai 331 milioni di euro del 2008 (-24,4%), riuscendo a contenere, almeno parzialmente, la forte contrazione rilevata già dopo i primi mesi dell’esercizio, grazie a una seconda parte dell’anno decisamente più performante del contesto di riferimento; la quota di mercato nei periodici raggiunta dalla concessionaria nel 2009 è di circa il 26,6% (fonte Nielsen).

Il risultato 2009 è stato anche caratterizzato da due elementi di disomogeneità:
– la raccolta complessiva ha risentito della perdita, negli ultimi due mesi dell’anno, delle testate edite dalla Società Europea di Edizioni (Il Giornale e i suoi periodici);
– l’ingresso della raccolta di Radio Kiss Kiss a partire dal mese di marzo 2009.

Il portafoglio dei magazine, sostanzialmente omogeneo a quello del 2008, ha registrato una performance che, pur essendo pesantemente negativa (-27,6%), è stata migliore del mercato di riferimento nonostante il calo di alcuni settori chiave per la concessionaria, tra cui moda, arredamento, cosmesi, ma anche auto, telecomunicazioni, finanza e largo consumo. Questo risultato è stato possibile grazie alle testate settimanali, mentre i mensili sono risultati in linea con il segmento di riferimento.

Superiore al trend di mercato è risultato nel 2009 l’andamento del mezzo radiofonico, che con R101 ha chiuso l’anno in calo del 6,4%, cui va aggiunto il fatturato di Radio Kiss Kiss, in portafoglio da marzo 2009, che ha portato i ricavi della concessionaria nel comparto a complessivi 25,5 milioni di euro.

Sul fronte Internet, in forte recupero durante l’estate, il sito Donnamoderna.com ha registrato un incremento dei ricavi del 13,8%.
Mediamond, la joint-venture di Mondadori Pubblicità e Publitalia ‘80 S.p.A. nell’advertising on-line, è operativa dal gennaio 2010 e conta attualmente su un portafoglio prodotti che raggiunge ogni mese circa 8 milioni di utenti unici con 600 milioni di page views.

• Retail
Il fatturato complessivo della Divisione Retail nel 2009 è stato di 194 milioni di euro, sostanzialmente in linea (-0,3%) rispetto ai 194,5 milioni di euro del 2008, con un andamento differente nei due semestri: i primi sei mesi dell’anno hanno chiuso con un calo del 3,6%, mentre il secondo semestre ha segnato un +2,4%.

• Radio
Gli investimenti pubblicitari nel mercato radiofonico hanno registrato nel 2009 una contrazione del 7,7% rispetto allo scorso anno (fonte Nielsen). L’ottimo andamento dell’ultimo trimestre ha molto ridimensionato la forte contrazione subita nei primi mesi dell’anno e fa sperare in un positivo 2010, a conferma del valore e della credibilità del mezzo radiofonico nel sistema della comunicazione.

Nel 2009 R101 ha registrato ricavi netti di 13,8 milioni di euro (-6,8%) rispetto ai 14,8 milioni di euro del 2008, corrispondenti a una raccolta pubblicitaria di 16,9 milioni di euro (-6,4% rispetto ai 18,1 milioni di euro del 2008).

Sul fronte degli ascolti, R101 si conferma al 5° posto tra le emittenti commerciali italiane che hanno aderito alla nuova indagine panel diari Audiradio, con circa 2 milioni di ascoltatori nel giorno medio e circa 6,2 milioni nei 7 giorni, fino a raggiungere un bacino di circa 9 milioni nei 28 giorni.

Il bilancio della Capogruppo Arnoldo Mondadori Editore al 31 dicembre 2009 ha presentato un utile netto pari a 53,2 milioni di euro (66,2 milioni al 31 dicembre 2008), mentre il margine operativo lordo si è attestato a 43,6 milioni di euro (97,9 milioni nel 2008). Quest’ultimo indicatore economico ha risentito in maniera particolare dell’andamento negativo del fatturato della divisione periodici, in difficoltà sul fronte delle diffusioni, per l’ulteriore flessione del mercato delle vendite congiunte e per il forte calo della raccolta pubblicitaria.

Evoluzione prevedibile della gestione
Nel primo bimestre dell’anno in corso non si è assistito a inversioni di tendenza dei mercati rispetto all’esercizio precedente in termini di consumi e, soprattutto, di investimenti pubblicitari: si può dunque ragionevolmente ritenere che il percorso da affrontare prima di una solida ripresa passerà ancora attraverso una fase di incertezza. Per quanto sopra assume significativa importanza l’impegno del Gruppo Mondadori nel processo di riduzione dei costi operativi, con la prosecuzione con nuovo impulso nelle azioni che hanno consentito già nel quarto trimestre dell’esercizio 2009 di conseguire un livello di redditività non lontano rispetto al pari periodo dell’anno precedente.

Le priorità strategiche sulle quali si concentrerà l’impegno aziendale saranno da una parte l’ulteriore focalizzazione sulla qualità dei prodotti e sulla gestione del core business e dall’altra l’investimento nelle aree di crescita, prima tra tutte il digitale. Mentre l’evoluzione a breve dei mercati di riferimento di Mondadori resta di difficile previsione, si può stimare che, a fronte di trend non ulteriormente peggiorativi degli investimenti pubblicitari, la Società sarà in grado di migliorare il livello di redditività operativa rispetto allo scorso esercizio. (beh, buona giornata).

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Mediaset: ricavi pubblicitari -8,6%. La crisi punisce anche la tv commerciale. No, l’Italia non è il Paese che ha resistito meglio degli altri alla crisi.

Approvato il bilancio 2009 del Gruppo di Cologno Monzese. I Ricavi netti da bilancio consolidato sono pari a 3.882,9 mln. L’Utile netto è di 272,4 mln. Sul mercato italiano i ricavi netti segnano un +0,3% e i ricavi di Mediaset Premium crescono del 56,5% arrivando a quota 560,6 mln. Ricavi pubblicitari nel 2009 pari a 2.633,7 mln, in flessione dell’8,6% .

Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, riunitosi il 23 marzo sotto la presidenza di Fedele Confalonieri, ha approvato il progetto di bilancio di esercizio di Mediaset S.p.A. e ha esaminato il bilancio consolidato del Gruppo Mediaset al 31 dicembre 2009. I risultati dell’esercizio 2009 hanno risentito, soprattutto in Spagna, della profonda fase recessiva che ha investito l’economia mondiale. Un fenomeno che ha determinato una sensibile contrazione degli investimenti pubblicitari nei due mercati geografici di riferimento.

In tale contesto, il Gruppo in Italia ha comunque contenuto la flessione della raccolta pubblicitaria rispetto ai concorrenti, aumentando le proprie quote di mercato. Quanto agli ascolti televisivi, si conferma la leadership d’ascolto delle tre reti Mediaset in tutte le fasce orarie tra il pubblico 15-64 anni. Canale 5 è prima rete italiana nel target commerciale su tutte le fasce orarie. Inoltre, il controllo dei costi tv e l’ottimo andamento di Mediaset Premium hanno consentito di migliorare, soprattutto in Italia, i margini economici ridotti a causa dei minori ricavi pubblicitari.

I ricavi netti consolidati del Gruppo Mediaset ammontano a 3.882,9 milioni di euro in flessione del 7,5% rispetto ai 4.199,5 milioni di euro del 2008. La riduzione è da attribuire alla forte contrazione dei ricavi generati in Spagna dalla controllata Telecinco, mentre quelli complessivamente generati dalle attività in Italia sono risultati lievemente superiori (+0,3%) a quelli del 2008.
• l’Ebit è pari a 601,5 milioni di euro rispetto ai 983,6 milioni di euro dell’esercizio precedente (-38,9%). Tuttavia, nel corso dell’ultimo trimestre, la flessione dell’Ebit è stata, sia in Italia che in Spagna, decisamente inferiore a quella dei nove mesi precedenti.
• la redditività operativa si attesta al 15,5% rispetto al 23,4% del 2008 ma si colloca ancora una volta tra le migliori performance nel settore dei broadcaster europei.
• l’utile netto di competenza del Gruppo, al netto delle imposte, è pari a 272,4 milioni di euro (459,0 milioni di euro del 2008). Su questo risultato ha inciso per 40,1 milioni di euro la svalutazione del goodwill operata da Edam (holding di controllo Endemol).
• la posizione finanziaria netta di Gruppo passa da -1.371,7 milioni di euro del 31 dicembre 2008 a -1.552,0 milioni di euro al 31 dicembre 2009.

Italia
• I ricavi netti consolidati hanno raggiunto nell’esercizio 2009 i 3.228,8 milioni di euro in crescita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (3.218,8 milioni di uro). Tale risultato, in totale controtendenza rispetto al settore, è stato ottenuto grazie ll’ottimo andamento delle attività di Mediaset Premium e dall’insieme delle altre attività on televisive (tra cui Mediashopping e la distribuzione cinematografica).
• Ricavi pubblicitari televisivi lordi: raggiungono i 2.633,7 milioni di euro, con una flessione pari all’8,6% rispetto ai 2.881,1 dell’esercizio 2008. Un risultato superiore all’andamento del mercato di riferimento che nel 2009 ha registrato una flessione del 3,4% (se si esclude il contributo di Publitalia il calo del mercato pubblicitario arriva al 5,6%). Nel corso dell’ultimo trimestre, che si confrontava con il periodo di maggiore difficoltà del 2008, i ricavi hanno registrato una flessione ridotta al 3,2%.
• Ricavi Mediaset Premium: i ricavi totali Premium hanno raggiunto i 560,6 milioni di euro rispetto ai 403,7 milioni di euro del 2008 (+38,9%). I ricavi dell’attività caratteristica. (vendita di carte, ricariche ed Easy Pay) hanno registrato una crescita ancora migliore: +56,5%. Le carte attive al 31 dicembre 2009 sono pari a circa 3,7 milioni rispetto ai circa 2,9 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Un dato più che brillante, tenendo conto che al 30 giugno 2009 erano scadute oltre 2 milioni di tessere Premium.
• I costi televisivi totali segnano una riduzione pari al -1,8% rispetto all’anno precedente. Questo risultato conferma la scrupolosa politica di efficienza che riduce i costi senza generare effetti negativi sulla ricchezza del palinsesto e sugli ascolti delle reti Mediaset.
• L’Ebit si è attestato a 478,7 milioni di euro rispetto ai 596,8 milioni di euro dell’esercizio precedente (-19,8%).
• L’utile netto è pari a 269,0 milioni di euro rispetto ai 378,1 milioni di euro dell’esercizio precedente (-28,9%).

Ascolti televisivi. Nel 2009 le reti Mediaset confermano la leadership nazionale in tutte le fasce orarie tra i telespettatori tra i 15 e i 64 anni (target commerciale): Mediaset registra il 41,0% in prima serata e il 41,2% nelle 24 ore. Canale 5 è la rete italiana più vista nel target commerciale sia in prima serata (23,3%) sia nelle 24 ore (22,3%).

Spagna
• Nell’esercizio 2009 i ricavi netti consolidati generati dal Gruppo Telecinco sono stati pari a 656,3 milioni di euro rispetto ai 981,9 milioni di euro del 2008 (-33,2%). Tale risultato ha ovviamente risentito della congiuntura economica e finanziaria negativa a livello internazionale, congiuntura che in Spagna ha avuto effetti particolarmente severi.
• I costi totali registrano tuttavia una riduzione del 10,3% rispetto all’anno precedente. Su tale andamento ha influito anche l’utilizzo di fondi rischi contabilizzato nel primo semestre. Al netto di tale componente la riduzione è stata del 4,3%, risultato ottenuto grazie alle rigorose azioni di efficienza sul palinsesto e sulla gestione.
• L’Ebit si è attestato a 122,8 milioni di euro rispetto ai 386,9 milioni di euro del 2008, con una riduzione del 68,3%.
• Il risultato pre-imposte si attesta a 2,8 milioni di euro rispetto ai 207,6 milioni di euro dell’esercizio precedente.
• L’utile netto è stato pari a 48,4 milioni di euro rispetto ai 211,3 milioni di euro del 2008.
• Ascolti televisivi: Telecinco consolida il proprio ruolo di prima rete assoluta spagnola sul target commerciale con il 15,5% di share nel totale giornata.

La capogruppo Mediaset S.p.A. chiude l’esercizio 2009 con un utile netto di 329,7 milioni di euro rispetto ai 342,5 milioni di euro del 2008.

Evoluzione prevedibile della gestione.
La situazione economica internazionale, in particolar modo in Spagna, appare debole e incerta, con tempi di recupero che si profilano ancora lunghi. Tuttavia in questo inizio del 2010 gli investimenti pubblicitari, in particolare quelli televisivi, mostrano segnali di maggiore dinamismo. Nei primi due mesi dell’esercizio la raccolta pubblicitaria ha infatti registrato risultati decisamente positivi sia in Italia che in Spagna.Tale andamento, che si confronta comunque con il periodo più critico dell’anno precedente, pone solide basi per il perseguimento su base annua, nelle due aree geografiche di riferimento, di obiettivi di crescita dei ricavi e di ulteriore consolidamento delle quote di mercato del Gruppo.

In particolare in Spagna, Telecinco che nel 2009 ha risentito del marcato rallentamento economico e di una dinamica competitiva estremamente impegnativa, nel corso del 2010 potrà operare in condizioni più favorevoli. Da un lato la nuova normativa di settore, varata nel corso del 2009, non consente infatti dal 2010 alla televisione pubblica RTVE di operare sul mercato della raccolta pubblicitaria. Dall’altro lo scenario competitivo si presenterà più concentrato per effetto dell’integrazione tra Telecinco e Cuatro che sarà effettiva una volta perfezionate le operazioni societarie previste nell’accordo con Prisa raggiunto nello scorso dicembre.

Prevediamo quindi una crescita dei ricavi pubblicitari di Gruppo che sarà resa ancora più efficace dal mantenimento, anche nel corso del 2010, di una rigorosa politica di controllo dei costi televisivi. Infine, il fatto che in Italia si preveda il raggiungimento del break even operativo dell’attività Mediaset Premium e ulteriori miglioramenti delle performance delle attività diversificate, dovrebbe consentire di conseguire nel 2010 un risultato netto consolidato superiore a quello del 2009. (Beh, buona giornata).

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L’Italia è diventata un Paese di venditori. (Tanto non lo legge nessuno.)

L’Italia è diventato un Paese di venditori. Si vende il proprio sesso per avere un posto in parlamento, un ministero. Si vende il sesso degli altri, meglio sarebbe dire delle altre, per avere un appalto, una commessa per la fornitura di apparecchiature mediche. Si vende la propria professione per avere un posto da direttore di telegiornale. Si vende la propria faccia sui manifesti elettorali per un posticino in un consiglio regionale. Non produciamo più idee, prodotti innovativi, personalità istituzionali, intuizioni creative.

Non siamo più il Paese che si risollevò dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, per diventare uno dei paesi più industrializzati del Mondo, un Paese che si rimboccò le maniche e ricostruì case, ponti, strade, fabbriche, ma anche diritti, competenze, convivenza civile, scuole per alunni, ma anche scuole di pensiero.

No, ormai vendiamo il vendibile. Così non è per nulla strano che si vendano onorificenze ai pompieri, quelli che si ammazzano di fatica, e spesso ci lasciano la pelle per salvare altre pelli, per toglierci dai guai. I guai, quelli che inavvertitamente facciamo contro di noi. I guai, quelli di cui siamo vittime, per colpa di “inavvertiti” politici e amministratori della cosa pubblica: che sono quelli che chiamano i pompieri quando frana un collina, sulla quale si sono date allegramente licenze edilizie; quando esonda un fiume, attorno al quale si è lottizzato senza pensare alle conseguenze; quando vengono giù le case, costruite con l’ingordigia dell’affarismo, invece che col cemento armato.

Quando è stato intervistato il responsabile amministrativo della Protezione Civile, a proposito della vendita delle onorificenze, egli mostrava orgoglioso il campionario: una medaglia e un paio di fregi alla comoda cifra di 130 euro. Un affare, no!? Ma certo che è un affare.

Il nostro Paese non è forse una grande, smisurata televendita? Alcune centinaia di migliaia di persone parteciperanno a una minifestazionde pubblica in piaza San Giovanni in Laterano. Compreranno la tesi del Governo.

Le posizioni politiche non si confrontano, si vendono nei talk show. Il talento non si esercita, si vende nei talent show. La politica non progetta, vende candidati.

La giustizia non sanziona comportamenti criminali, no, la giustizia vende l’ingiustizia del complotto contro gli eletti dal popolo. E gli imputati vendono la loro impunità.

L’informazione non vende giornali, no, vende “fango” contro quelli che presi con le mani nel sacco, vendono in saldi la loro sfacciata impunità.

Fin tanto che ci sarà qualcuno disposto a comprare la merce (della politica, dell’informazione, dell’intrattenimento, addirittura dell’architettura istituzionale), beh, che volete? È la legge della domanda e dell’offerta.

Ci stanno pignorando beni comuni, libertà collettive, diritti condivisi, l’idea della democrazia, la visione stessa del futuro dei nostri figli. Berlusconi, ogni giorno batte l’asta.

Un piccolo, forse prezioso “consiglio per l’acquisto”: cerchiamo, almeno di non comprare prodotti scaduti (così in basso). È un consiglio gratis.
Beh, buona giornata.

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Il debito pubblico nell’Italia berlusconiana: millesettecentoottantasettemilaottocentoquarantaesei miliardi di euro.

Bankitalia fa sapere a quanto ammonta il debito pubblico italiano, provate a pronunciarla a voce la cifra, rende meglio l’idea: millesettecentoottantasettemilaottocentoquarantaesei miliardi di euro (1.787.846, se volete divertirvi a tradurlo in vecchie lire moltiplicate per 1936 e spiccioli). Erano 1699 miliardi solo un anno fa: il debito è cresciuto di 88 miliardi in un anno. Beh, buona giornata.

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Un venerdì di scioperi e manifestazioni in tutta Italia. Il sindacato vuole “riportare l’attenzione sui problemi legati a lavoro, alle tasse ed ai diritti di cittadinanza”. Trasporti, scuola, uffici pubblici, farmacie, sanità e banche e sarà di 8 ore nel pubblico impiego, 4 ore di sciopero saranno osservate negli altri settori e nelle aziende private. Il Governo continuerà a negare che l’Italia è in una grave crisi economica e occupazionale?

(fonte:repubblica.it)
Sarà un venerdì di scioperi e manifestazioni in tutta Italia. L’astensione nazionale dal lavoro, proclamata dalla Cgil sui temi dell’occupazione, del fisco e dell’immigrazione, riguarderà infatti trasporti, scuola, uffici pubblici, farmacie, sanità e banche e sarà di 8 ore nel pubblico impiego, a differenza delle quattro che saranno osservate negli altri settori e nelle aziende private.

Il sindacato, così facendo, vuole “riportare l’attenzione sui problemi legati a lavoro, alle tasse ed ai diritti di cittadinanza”. Aderiranno numerose associazioni e movimenti, tra cui anche Pd, Popolo viola, Federazione della sinistra, Sel, Arci, Auser, Anpi, Udu e Rete degli studenti.

Alla luce degli scioperi, domani sono previsti disagi nei trasporti, perché bus, tram e metropolitane si fermeranno con orari diversi da città a città, fatte salve le fasce di garanzia. Stop dalle 10 alle 14 anche per piloti, assistenti di volo e personale di terra di aeroporti e compagnie aeree, mentre i ferrovieri si asterranno dalle 14 alle 18. Interessati allo sciopero anche navi e traghetti che ritarderanno di 4 ore le partenze, i camion per tutto l’arco della giornata; i lavoratori di porti ed autostrade sciopereranno 4 ore per ciascun turno di lavoro e il personale dell’Anas per l’intera giornata. Lo sciopero interesserà anche l’autonoleggio, il soccorso autostradale, le autoscuole, i trasporti funebri e gli impianti a fune. Salve le emergenze, lo sciopero riguarderà anche i servizi sanitari, gli ospedali e inoltre scuole, caserme, farmacie e banche.

Astensione dal lavoro, poi, per i lavoratori dell’agroindustria, quelli delle assicurazioni, artigiani, educatori e insegnanti con il personale scolastico in generale, i dipendenti delle tlc (compresi Poste e Telecom) e quelli del commercio e del turismo, gli impiegati e gli operai metallurgici e i lavoratori dei settori chimica e tessili.

A Roma, per esempio, lo sciopero riguarderà gli operatori dell’Ama a partire dal primo turno di venerdì per arrivare, tenuto conto dell’organizzazione dei servizi aziendali, intorno alle 4.30 della mattina di sabato. Interessati dallo sciopero, con le stesse modalità, anche gli operatori del comparto funerario.

Per quanto riguarda le mobilitazioni di piazza, saranno due i cortei che percorreranno le strade della capitale: quello organizzato dalla Cgil partirà alle 9 da piazzale Flaminio diretto verso piazza Mazzini, dove dovrebbe concludersi intorno alle 13 attraversando le vie del quartiere Prati. Davanti alla sede Rai parleranno il segretario generale del sindacato di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino, e il segretario nazionale, Enrico Panini.

I Cobas della scuola e gli studenti, invece, hanno intenzione di ‘assediare’ il ministero di viale Trastevere arrivando intorno alle 14.30 con un corteo nazionale che partirà da piazza della Repubblica alle 9.30. L’Unicobas ha dato invece appuntamento agli iscritti, sempre a partire dalle 10 in largo Chigi. Faranno sentire le loro ragioni anche gli studenti. Unione degli studenti e Link-Coordinamento universitario hanno organizzato decine di cortei e iniziative pubbliche (a Milano in Largo Cairoli, a Roma in piazzale Flaminio, a Napoli in piazza Garibaldi) all’insegna dello slogan “Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli!”. Unione degli universitari e Rete degli studenti medi occuperanno diverse piazze issando striscioni con su scritto “Le vostre tasse le paga il nostro futuro!”.

Il servizio di trasporto pubblico a Roma sarà interessato da una protesta di quattro ore, dalle 9.30 alle 13.30. Non saranno garantite, ha spiegato una nota di Roma Servizi per la mobilità, le corse di bus, filobus, tram, metropolitane e ferrovie Roma-Lido, Roma-Giardinetti e Roma-Civitacastellana-Viterbo. Le modalità dello sciopero prevedono che, al termine della protesta, i mezzi coinvolti riprendano servizio dai depositi di appartenenza. Il Campidoglio ha disposto, per la durata relativa alla fascia oraria mattutina, l’apertura delle zone a traffico limitato del centro e di Trastevere.

La protesta della Cgil si svolgerà in tutte le principali città d’Italia. Il segretario generale Guglielmo Epifani sarà a Padova dove parteciperà al corteo di protesta e dove terrà il suo intervento. Agostino Megale, segretario confederale parteciperà alla manifestazione a Milano, Susanna Camusso a Genova, Vera Lamonica a Reggio Emilia, Fabrizio Solari a Massa Carrara, Paola Agnello Modica a Bari e Morena Piccinini a Rosarno.

(Beh, buona giornata).

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Anche Confindustria nel suo “piccolo” si incazza per il casino elettorale.

(fonte: AGI)
“Siamo preoccupati e delusi perché l’economia italiana va ancora male ed è necessario e urgente prendere decisioni per tornare a crescere. A pochi giorni dalle elezioni non si sente minimamente parlare di programmi non si sente parlare di crisi, economia, di crescita e dei problemi delle imprese e soprattutto dei lavoratori e dell’occupazione. Noi facciamo un richiamo forte alla politica: quello di concentrarsi su questi temi che sono i temi che veramente interessano alle persone”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia in un’intervista al Tg2. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Da un anno Berlusconi dice che l’Italia è il paese che ha meglio affrontato la crisi economica. Non è vero.

Secondo l’Ocse cresce il divario tra Italia e paesi industrializzati. Il divario tra l’Italia e i principali Paesi industrializzati in termini di Pil pro capite e produttività «si è ampliato in modo sostanziale». Lo segnala l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel rapporto Obiettivo Crescita che vede la Penisola 20esima per Pil pro capite sui 30 Paesi aderenti all’Organizzazione. Il gap rispetto ai primi della classe, vicino al 30%, deriva in primis dalla minore produttività (-25% rispetto alla metà migliore dei Paesi Ocse). «La performance della produttività resta modesta», tuttavia «le azioni di liberalizzazione e incremento della concorrenza ne hanno migliorato le prospettive», anche se resta la necessità di altre riforme.

L’Italia è tra i Paesi dell’Ocse che maggiormente subiranno gli effetti della crisi. L’Ocse stima che complessivamente, nel lungo periodo, la crisi si tradurrà per l’Italia in un calo di 4,1 punti di Pil, contro una media Ocse di 3,1 punti. In situazione peggiore rispetto all’Italia ci sono solo l’Irlanda (sulla quale la crisi si tradurrà in una perdita di 11,8 punti di Pil), la Spagna (-10,6) e la Polonia (-4,4). Beh, buona giornata.

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto

Art. 18 e i diritti dei lavoratori: il saggio mostra la luna, lo stolto guarda il dito.

Mentre ci stiamo tutti interrogando su come finiranno le controversie legali su voto alla regionali, tra trucchi, finte firme, marchietti copiati, panini mangiati fuori orario, viene approvata una legge che va contro i diritti di chi lavora: è stata sancita una scappatoia contro l’art.18 della Statuto dei lavoratori. Alla faccia dei precari, dei licenziati, dei cassaintegrati la lotta di classe contro la la classe dei lavoratori va avanti imperterrita. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Popoli e politiche

I frutti acidi del berlusconismo: “Se l’Italia non trova più un investitore che voglia rischiare i suoi soldi imprestandoli all’Italia a tassi convenienti, il coro della finanza mondiale e dei suoi sicofanti nazionali sarà: “Privatizzate” che tradotto in latino vuol dire “vendete a buon prezzo per gli stranieri”.

Attacco degli hedge fund Usa contro l’euro e delle banche contro Grecia, Spagna e Italia-blitzquotidiano.it

Dalle segrete stanze della grande finanza americana è partita una nuova guerra contro l’Europa. Secondo il quotidiano Wall Street Journal di venerdì 26 febbraio, i maggiori hedge fund americani stanno scommettendo alla grande e di concerto sulla debolezza dell’euro. I colossi del Sac Capital Advisors e il Soros Fund Management sarebbero in prima fila nello sviluppo di questa azione speculativa. E il nome di Soros rimanda alla grande speculazione che aggredì la sterlina nel 1992.

L’attacco alla moneta unica europea (dei grandi, solo la Gran Bretagna non aderisce all’euro) sembra rientrare in un disegno globale del grande capitalismo americano, che operando come un gigantesco granchio, con l’altra chela ha aggredito la credibilità (i tecnici la chiamano rating) dei paesi deboli: Grecia, Spagna, Italia.

Questi paesi sono stati aiutati, dalle grandi banche americane, le stesse che sono all’origine della grande crisi iniziata nel 2008 e che ci fa soffrire ancora oggi, a taroccare i propri conti nascondendo le reali dimensioni dei propri debiti per entrare a testa alta nell’euro, senza essere costretti a misure feroci di risparmio, altamente impopolari.

Che le misure di rientro del debito siano ferocemente osteggiate dai cittadini lo dimostrano i disordini che tormentano in questi giorni proprio la Grecia. Che sotto ci possa essere una manovra studiata a tavolino e non solo crudeltà, spietatezza e cinismo da parte dei banchieri trova sostegno in un ragionamento che chiunque può fare. I paesi deboli, quelli del “ventre molle” dell’Europa, tra cui l’Italia, conservano alcune attività tra le più redditizie in società controllate dallo Stato. In Italia le tre principali sono Eni, Enel e Finmeccanica. L’interesse dei partiti che controllano lo Stato perché lo Stato tenga in pugno i cordoni di controllo di quante più industrie possibile è dimostrato abbastanza chiaramente ad ogni scandalo che si abbatte su politica e dintorni. L’ultimo esempio viene dalla Protezione civile.

L’interesse del grande capitale americano, che domina la finanza mondiale, in una crisi della capacità di indebitamento di un paese come l’Italia sono altrettanto evidenti: se l’Italia non trova più un investitore che voglia rischiare i suoi soldi imprestandoli all’Italia a tassi convenienti, il coro della finanza mondiale e dei suoi sicofanti nazionali sarà: “Privatizzate” che tradotto in latino vuol dire “vendete a buon prezzo per gli stranieri”. E di bocconi buoni, come s’è visto, ce ne sono ancora.

Sul fronte dell’attacco all’euro, il Wall Street Jourrnal riporta importanti indiscrezioni raccolte durante un esclusivo incontro ospitato da una banca di investimenti a Manhattan: l’”idea dinner” della serata era per l’appunto scommettere sul probabile collasso dell’euro, in previsione di un suo riavvicinamento al dollaro, se non sulla loro parità. L’euro, che veniva scambiato a 1,51 dollari a dicembre, è sceso attualmente 1,355 e le recenti crisi dei debiti sovrani europei ne accentuano la caduta.

Secondo il quotidiano newyorkese i vertici degli hedge fund avrebbero deciso di concordare una serie di mosse per speculare al ribasso sulla moneta unica, mettendo così ancora più sotto pressione l’Europa alle prese con i rischi di un default greco. La prova che il quotidiano porta a supporto del suo scoop è il livello record di contratti futures ribassisti sulla moneta unica (che garantiscono un premio in caso la valuta scenda oltre una certa soglia) acquistati a partire dalla settimana successiva alla cena: circa 60mila secondo dati Morgan Stanley. Si tratta del livello più alto dal 1999.

La previsione della parità tra le valute americane e europee è un’occasione unica per gli investitori per realizzare enormi profitti. Il gioco al ribasso dei trader segnala una tendenza: e se tutti gli investitori seguono questa dinamica sono guai. La convergenza speculativa su un’unica valuta può addirittura affossarla a dispetto di fondamentali economici sostanzialmente sani. (Beh, buona giornata).

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