“Se le previsioni dell’Onu sulla crescita demografica sono corrette, e se i redditi asiatico e africano continueranno a crescere al ritmo attuale, nei prossimi vent’anni il centro di gravità del mercato mondiale si sposterà dall’Atlantico all’Oceano Indiano.
Oggi gli abitanti dei ricchi Paesi affacciati sull’Atlantico settentrionale, che rappresentano l’11 per cento della popolazione mondiale, formano il 60 per cento del mercato dei beni al consumo di livello 4.
Già nel 2027, se i redditi seguiteranno ad aumentare di questo passo in tutto il pianeta, tale dato scenderà al 50 per cento.
Nel 2040 il 60 per cento dei consumatori di livello 4 vivrà fuori dall’Occidente.
Sì, penso che la dominazione occidentale dell’economia mondiale finirà ben presto.
I nordamericani e gli europei devono essere consapevoli che la maggior parte della popolazione mondiale vive in Asia.
In termini di muscoli economici, «noi» stiamo diventando il 20 per cento, non l’80.
Molti di «noi», però, non riescono a trovare un posto per questi numeri nella loro mentalità nostalgica. (…)
Molti di noi si dimenticano di comportarsi correttamente con coloro che controlleranno gli accordi commerciali di domani.” (da “Factfulness: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo.” di “Hans Rosling”).
“Mi venne poi mostrato il cimitero, o meglio la necropoli dei Matranga, degli Schirò, dei Barbato, dei Loiacono e delle altre famiglie cristiane albanesi che erano emigrate in Italia meridionale e in Sicilia nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo.
Tutte le lapidi moderne, grandi o piccole che fossero, avevano la fotografia del defunto. La morte era sempre presente a Piana, era una realtà mai dimenticata e sentita con rispetto.
In quella cittadina vidi un aspetto del costume tradizionale che era ancora dato per scontato e cioè le donne, vestite di nero, che stavano sedute in silenzio sulla strada, ma sempre con il viso rivolto verso l’interno della casa.
Stavamo camminando lungo un lato della piazza – gli anticomunisti e i mafiosi camminavano dall’altro lato – quando mi fermò per un istante: «Non dire a nessuno, qui, che sei un inglese», mi avvisò. «Ci sono persone che, se lo sapessero, non sarebbero affatto contente di vederti assieme a me. Gli ho detto che vieni da Bologna».
Era abbastanza logico: anche in Sicilia si sapeva che Bologna era rossa ed era quindi naturale che un comunista venisse a far visita a un suo compagno.
C’era soltanto un particolare che non capivo: eravamo stati assieme tutto il giorno, parlando in inglese ad alta voce. Sala, che conosceva la sua gente, fugò i miei dubbi: «E come fanno a sapere che lingua parlano a Bologna?»
In effetti, una novantina d’anni prima, poco dopo l’unificazione dell’Italia, era successo proprio questo: nel 1865, i primi maestri inviati dal nuovo regno per insegnare ai bambini siciliani l’italiano di Dante erano stati scambiati per inglesi.” (da “Anni interessanti: Autobiografia di uno storico” di “Eric J. Hobsbawm”).
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Il più giovane di loro aveva 19 anni, il più anziano 65. Due sarebbero diventati padri a breve: quest’estate due vedove daranno alla luce due orfani.
Chissà se sono questi i “dati confortanti” di cui si è vantata martedì in Senato la ministra contro il Lavoro Marina Elvira Calderone, che non contenta mercoledì ha fatto il bis alla sessione plenaria dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Razvan Iulian Gurau aveva 26 anni, veniva dalla Romania, viveva a Lizzanello (Lecce) con la moglie incinta di sette mesi e lavorava per la Edac, azienda di edilizia acrobatica del capoluogo salentino. Mercoledì 11 giugno era impegnato con altri operai nel ripristino delle facciate di un edificio a Lecce.
Il cavo al quale era sospeso si è spezzato all’improvviso e Gurau è caduto da un’altezza di 7 metri, morendo sul colpo. Generoso il tentativo di un collega 22enne di afferrare la corda per evitare il peggio, purtroppo senza esito.
Per la rabbia il giovane ha preso a pugni il muro, provocandosi fratture alle mani.
Kevin Laster di anni ne aveva 31 e viveva a Cinto Caomaggiore (Venezia) con la moglie in attesa e un figlio di nemmeno 2 anni. Mercoledì 11, sul presto, si è avviato in moto verso il lavoro, alla Cesar Cucine di Pramaggiore.
Alle 7 stava percorrendo la provinciale Postumia a Portogruaro (Venezia) quando si è trovato davanti un trattore che all’improvviso svoltava verso un distributore, tagliandogli la strada. L’impatto è stato inevitabile e Laster è morto sul posto.
Andava al lavoro, in un cantiere edile, anche il 19enne Stefano Massimi, che viveva a Rocca Priora (Roma) con i genitori e i fratelli.
Neopatentato, alle 7,30 di mercoledì 11 giugno si è scontrato con l’auto contro un pullman del Cotral lungo la via Tuscolana, nel territorio di Grottaferrata (Roma). Il ragazzo è morto all’interno della vettura.
Matteo Doretto, 21enne di Pordenone, la guida l’aveva scelta come professione: campione italiano Rally juniores nel 2024, già nel team nazionale selezionato dalla federazione, mercoledì 11 giugno in vista del Rally di Polonia era impegnato nei test pregara a Elganowo, nei pressi di Danzica. Doretto ha perso il controllo della Peugeot 208 Rally4, è uscito di strada e si è schiantato contro un albero.
I pompieri hanno lavorato a lungo per liberarlo, ma quando hanno terminato il giovane pilota era morto. Illeso il navigatore Samuele Pellegrino.
Othmar Weger, 65enne di Lauregno (Bolzano), titolare di una ditta di lavori forestali, è morto mercoledì 11 giugno a 1800 metri di quota sul Monte Luco, in alta Val di Non, nel comune di Borgo d’Anaunia (Trento).
Alla guida di un cingolato carico di ghiaia stava percorrendo una strada forestale quando il mezzo è scivolato lungo il pendio e si è ribaltato, intrappolando Weger, che è morto sul colpo.
Un autotrasportatore 64enne di cui al momento ignoriamo le generalità è morto mercoledì 11 giugno sulla A1 nei pressi di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza).
Alla guida di un bilico ha tamponato ad alta velocità una cisterna che lo precedeva ed è rimasto schiacciato tra le lamiere della cabina.
Dovremmo essere genuinamente allarmati da quello che sta accadendo a Los Angeles: Trump che invia la Guardia Nazionale e ora i Marines – i Marines! – a Los Angeles per sedare manifestazioni in gran parte pacifiche. È trattare la California come una nazione nemica da invadere militarmente. Come ha scritto su X Stephen Miller, il consigliere di Trump alla Casa Bianca: Los Angeles è «territorio occupato», aggiungendo che una «lotta per salvare la civiltà» stava avvenendo nella più grande città della California.
Perché Trump sta facendo questo? Molto di quello che fa – le cose drammatiche che dominano gli schermi televisivi e i social media – sono forme di giochi circensi romani destinati a distrarre il pubblico. L’azione vera è il “Grande progetto di legge molto brutto” che taglierebbe Medicare e Medicaid, toglierebbe i buoni alimentari ai lavoratori poveri, ridurrebbe le borse di studio Pell rendendo più difficile ai figli delle persone povere e della classe operaia frequentare l’università. Tra 10 e 16 milioni persone perderebbero l’assicurazione secondo varie stime. «Tutti devono morire prima o poi», ha detto Joni Ernst, senatrice repubblicana dell’Iowa davanti a un pubblico arrabbiato per i tagli alla sanità.
Molti progetti del piano Biden per rinnovare l’infrastruttura del Paese e facilitare la transizione energetica sono basati in Stati repubblicani e sono diventati popolari. (Biden, a differenza di Trump, non ha governato contro la metà del Paese che non gli ha votato). Tutto per pagare un taglio fiscale da 4 trilioni di dollari che – anche con questi tagli draconiani – aumenterebbe il debito nazionale di circa 2,4 trilioni di dollari stimati. In altre parole, il partito che ha fatto campagna elettorale – e ha vinto – come partito della classe operaia sta tagliando programmi importanti che servono alla classe operaia e ai poveri, per dare un massiccio taglio fiscale a persone molto ricche che non ne hanno bisogno. E lascerà a tutti noi il conto che arriverà dopo che Trump lascerà l’incarico.
Il progetto di legge è tutt’altro che popolare, motivo per cui i Repubblicani l’hanno fatto passare forzatamente alla Camera nel cuore della notte prima che molti dei loro stessi membri potessero leggerlo, e l’invasione di Los Angeles serve a distogliere l’attenzione da un progetto di legge che persino Elon Musk ha denunciato come un «abominio totale».
Questo scenario si adatta perfettamente a una strategia illustrata in un libro recente dei politologi Jacob Hacker e Paul Pierson – un libro buono e serio con un titolo un po’ sciocco, “Let Them Eat Tweets” – in un capitolo chiamato “Il dilemma dei conservatori”. L’idea è che in situazioni di estrema disuguaglianza (come negli Stati Uniti ora) i partiti conservatori hanno una scelta difficile: rompere con la tradizione conservatrice e affrontare la disuguaglianza o fomentare divisioni nella società attraverso conflitti religiosi, etnici o sociali.
Questo è chiaramente al cuore dell’intera agenda politica di Trump: un classico regalo repubblicano ai ricchi travestito e mascherato come rivoluzione sociale: xenofobia, deportazioni, la guerra alle “università woke” e all’antisemitismo, mostrare persone in gabbia in El Salvador, l’“invasione” di L.A.
È tutto teatro politico per distrarre dalla natura profondamente oligarchica di questo regime che è tutt’altro che buono per i lavoratori. Ed è anche un passo in avanti verso un regime autoritario in cui una serie di “emergenze” inesistenti – “l’invasione” di stranieri, l’emergenza energetica, l’emergenza commerciale (per giustificare la guerra dei dazi), l’emergenza di Los Angeles – sono tutte inventate per giustificare l’uso di poteri straordinari per aggirare il permesso del Congresso, che avrebbe molta difficoltà ad ottenere.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Tre agricoltori vittime dei trattori e un camionista morto per il ribaltamento del bilico: è il bilancio provvisorio di martedì 10 giugno.
Degli agricoltori non si parla nemmeno più perché è considerato normale perdere la vita sotto un trattore.
Degli autotrasportatori, invece, non si è mai parlato perché incasellati nella categoria delle vittime della strada, come se guidare un bestione su ruote da un capo all’altro dell’Italia non fosse un lavoro pesante e pericoloso.
Sono già 37 i camionisti che hanno perso la vita nel 2025.
M.M. aveva 52 anni, veniva dal Marocco e viveva in provincia di Latina. Martedì 10 giugno, in viaggio con un carico di sabbia, è uscito di strada a Roccabianca (Parma) e si è ribaltato in un fossato.
I vigili del fuoco hanno impiegato un’ora per liberarlo dai rottami, ma quando hanno completato le operazioni per M.M. non c’era più nulla da fare.
Alberto Forconi, 60enne di Tolentino (Macerata), è morto martedì 10 giugno mentre con un trattore lavorava i suoi campi per uno degli impegni del periodo: l’estirpazione delle erbe infestanti.
Per cause da chiarire, il trattore si è ribaltato, uccidendo Forconi.
Alessandro Mugnaini, 69enne di Barberino Tavarnelle (Firenze), è morto martedì 10 giugno per il ribaltamento di un trattore con rimorchio mentre percorreva un tratto stradale a Barberino Val d’Elsa.
Il mezzo agricolo si è ribaltato in una curva in leggera discesa e Mugnaini è rimasto schiacciato. I tentativi dei presenti di liberarlo non sono andati a buon fine e si è dovuto attendere i vigili del fuoco per il recupero del corpo.
Angelo Saccomando, 68enne di Cautano (Benevento), è morto martedì 10 giugno nel ribaltamento di un trattore cingolato. Lavorando in un campo, si è avvicinato troppo a un dislivello, il terreno è franato e il trattore si è rovesciato, uccidendo l’uomo. A trovare Saccomando è stato il figlio, uscito a cercarlo perché l’agricoltore non rispondeva al telefono.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Maria Vittoria Fiozzi aveva 46 anni e viveva nella natia Cavezzo (Modena), dove era tornata a settembre con la figlia dodicenne avuta con l’ex compagno.
Aveva promesso di regalarle un presente sicuro e un futuro sereno e per questo faceva tre lavori: grafica pubblicitaria, barista tre sere a settimana al 39 Caffè di Carpi e nelle altre sere al Mirabowling di Mirandola.
Sabato 7 giugno intorno alle 19 ha avuto un incidente mentre andava al lavoro a Carpi lungo la statale 468 Motta: in un tratto rettilineo è uscita di strada con la sua Peugeot, che si è ribaltata in un fossato schiantandosi contro un ponticello. Maria Vittoria Fiozzi è morta sul colpo.
Marco Mattei, 52enne di Borgo San Giacomo (Brescia), era direttore del Trony di Antegnate (Bergamo): ogni giorno 25 chilometri ad andare e 25 a tornare. Sabato 7 giugno stava rientrando a casa in 500 ma a Soncino (Cremona), ha trovato sulla sua strada una Mercedes che lo ha tamponato frontalmente. Mattei è morto all’istante. Lascia la moglie.
Massimo Sanna, 53enne agente della Polizia di Stato, è morto in servizio lunedì 2 giugno, ma la notizia è stata diffusa solo adesso. Da quasi 35 anni in servizio, era entrato nel Nucleo Ossp, i sommozzatori della polizia di base a La Spezia.
In questa veste aveva partecipato alle operazioni sulla Costa Concordia. Tre anni fa la decisione di entrare in Polfer e trasferirsi a Tarvisio (Udine), per sposarsi in seconde nozze.
Lunedì 2 stava effettuando un controllo di routine su un treno a Tarvisio Boscoverde quando è stato colpito da un malore. Trasportato all’ospedale di Tolmezzo, è morto poco dopo il ricovero. Oltre alla moglie lascia tre figli del primo matrimonio.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Fiumi di lacrime dopo ogni elezione politica o amministrativa, per la democrazia in crisi e le percentuali di votanti sempre più basse. Ma quando le decisioni spettano direttamente agli elettori, come nel caso dei referendum, ecco che le lacrime si asciugano, la democrazia non è più in crisi e le urne diventano inutili soprammobili.
Troppo comodo. Troppo comodo e troppo facile. Troppo comodo, troppo facile e troppo semplice. Andiamo dunque a votare per i referendum abrogativi, tanto per ricordare a questi impiegati della politica l’articolo 1 della Costituzione: “La sovranità appartiene al popolo”. Riprendiamocela. E se votiamo 5 sì, avremo fatto tutti qualche passo in avanti.
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Pasquale Cavallaro, 61enne di Castellammare di Stabia (Napoli), lavorava per Salerno Pulita occupandosi di pulizia delle strade. Giovedì 5 giugno rientrava a casa a fine turno insieme a un collega, che gli aveva ceduto il volante perché “troppo stanco”.
Erano da poco passate le 12 e nei pressi dell’uscita Castellammare della A3 hanno trovato sulla loro strada un cantiere stradale. Cavallaro ha sterzato per evitarlo ma ha perso il controllo dell’auto, una Panda, e si è schiantato contro il guardrail.
È morto sul colpo, mentre il passeggero ha riportato ferite gravi ma non tali da metterne in pericolo la vita.
Andrea Grima, 49enne di Offida (Ascoli Piceno), l’incidente l’ha avuto andando al lavoro in scooter, venerdì 6 giugno poco dopo le 8.
Responsabile della filiale di Ortezzano della Banca di Credito Cooperativo del Piceno, giunto a Carassai (AP) seguendo la provinciale 22, si è scontrato con una vettura che svoltava in una strada laterale ed è morto prima dell’arrivo dei soccorsi.
Un 50enne di Palermo, passeggero su un camion che trasportava bancali di legno, è morto sulla A29 intorno alle 7,30 di venerdì 6 giugno, quando il mezzo ha tamponato un altro veicolo pesante nei pressi dello svincolo Calatafimi-Segesta (Trapani).
Il lavoratore è morto sul colpo, mentre il conducente ha riportato ferite minori.
Maurizio Pasquini, 81enne di Terre Roveresche (Pesaro Urbino), è morto venerdì 6 giugno per il ribaltamento del trattorino sul quale stava lavorando i campi.
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L’Inail ha presentato oggi il consuntivo provvisorio del primo quadrimestre 2025, segnalando rispetto al 2024 una diminuzione generale degli infortuni (-1,7%), un aumento dei casi mortali (+1,5%) e un calo degli infortuni in itinere (-1,9%) ma con +29,5% di quelli con esito mortale.
Non possediamo gli strumenti di Inail né la sua poderosa struttura burocratica, che peraltro si mette in moto solo quando ci si presenta agli sportelli con una denuncia in mano. Ci limitiamo a raccontare fatti di cronaca accertati che sfociano nelle morti di lavoratrici e lavoratori.
Sarà forse per questo che i nostri numeri differiscono tanto. L’Istituto comunica infatti che nel primo quadrimestre 2025 sono morti 286 lavoratori, con un aumento dell’1,5% rispetto al 2024. Pur senza ricevere denunce, noi ne abbiamo contati 339, cioè 53 (o se si preferisce il 18,5%) in più rispetto a Inail.
Ciononostante registriamo un calo del 7,3% (27 vittime in meno) rispetto al primo quadrimestre dell’anno scorso. Lo stesso accade per gli infortuni in itinere: per l’Inail c’è un aumento del 29,5%, per noi una diminuzione del 23% (61 contro 82).
Registriamo intanto due nuove vittime del lavoro. Marzia Zinetti, 41enne parrucchiera di Casazza (Bergamo) è morta giovedì 5 giugno mentre a metà giornata rientrava a casa dal lavoro. In auto si è scontrata con un camion che procedeva in direzione contraria.
Un 37enne ghanese residente in provincia di Brescia è morto martedì 3 giugno nel cantiere per l’ampliamento dello stabilimento Ferrari di Maranello (Modena).
Intorno alle 18,30 il lavoratore si è accasciato e a nulla sono serviti i tentativi di rianimazione da parte dei soccorritori. Incommentabili i resoconti che sottolineano a più riprese come la vittima non avesse alcun tipo di rapporto con la Ferrari.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Dobbiamo purtroppo correggere i numeri del ponte festivo: sono state 14 e non 10 le vittime del lavoro nelle 72 ore tra sabato 31 maggio e lunedì 2 giugno. Ben 9 di loro lavoravano nell’agricoltura – settore che è nel pieno della fienagione – e 7 hanno perso la vita in incidenti con i trattori.
I morti del mese di maggio salgono così a 95, mentre giugno in tre giorni è già a quota 9.
Soltanto martedì 3 giugno si è avuta notizia, in modo frammentario, della morte sabato 31 maggio di Carmelo Magistro, 48enne autotrasportatore di Biancavilla (Catania), dove viveva con la moglie e i 3 figli.
Magistro si trovava con il suo camion in un’azienda agricola di Noto (Siracusa), non è chiaro se per operazioni di carico o scarico. Incertezza anche sui fatti: secondo alcune voci sarebbe stato travolto da un mezzo agricolo ma si tratta, appunto, di voci.
Giovanni Campani, 61enne di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), è morto domenica 1° giugno mentre lavorava da solo alla fienagione nei terreni di famiglia.
L’allarme è stato dato in serata dal fratello, preoccupato per il ritardo di “Giuvanìn da Runclè”, come l’agricoltore era noto in paese. Campani è stato trovato senza vita, vittima probabilmente di un malore.
Francesco Piccolo, 80enne di Mineo (Catania), è morto lunedì 2 giugno per il ribaltamento del trattore sul quale era al lavoro in un campo di famiglia.
Anche in questo caso l’allarme è stato dato dai familiari che non vedevano l’anziano lavoratore rientrare a casa. I soccorritori lo hanno trovato senza vita sotto il trattore.
Alfredo Ferruccio, per tutti “Friz”, 63enne di Acquanegra sul Chiese (Mantova), dove era titolare di un’azienda agricola, è morto nel pomeriggio di lunedì 2 giugno.
Ha interrotto il lavoro dicendo ai suoi dipendenti di essere stanco e di non sentirsi bene, poi è andato a sdraiarsi in macchina. Poco dopo è stato trovato esanime, ucciso probabilmente da un infarto.
Un 38enne albanese residente a Castel Bolognese (Ravenna), è morto martedì 3 giugno nelle campagne di Solarolo (Ravenna), in un incidente da ricostruire. Il lavoratore è stato trovato ferito vicino al trattore che stava usando ed è morto sul posto.
Carmine Alfano, 43enne di Pellezzano (Salerno), è morto nelle prime ore di martedì 3 giugno, mentre in moto rientrava a casa dopo il turno di notte sull’automedica della Misericordia di base ad Agerola (Napoli).
Alla fine della galleria Palombella, sulla statale 366, ha perso il controllo ed è caduto. I soccorritori non hanno potuto nulla. La procura ha disposto l’autopsia.
L’ordine di Sant’Agostino è stato fondato nel 1244 quando papa Innocenzo IV unificò vari gruppi di eremiti che seguivano la Regola di Sant’Agostino d’Ippona, uno dei più influenti teologi della chiesa occidentale.
Qual è la visione di Sant’Agostino? “Nel 427, a Ippona, il vescovo che diventerà sant’Agostino denuncia, nella Città di Dio, la cultura greco-latina come «rivale della rivelazione cristiana», e, nelle sue Confessioni, condanna lo studio del greco e del calcolo: «“Uno e uno fa due, due e due fa quattro” era per me un ritornello odioso».
Egli rimpiange di aver amato la mitologia greca («Trovavo […] il fascino più grande nelle vane immagini di un cavallo di legno pieno di guerrieri, nell’incendio di Troia»), la retorica («Vinto dalle mie passioni, esaltavo l’arte di vincere a chiacchiere»); condanna la filosofia che, secondo lui, allontana dall’unica e sola verità, quella di Dio; vuole proibire a tutti la trasmissione di ogni aspetto della cultura greca: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia, musica.
Nel 475, un anno prima della data fissata per convenzione come fine ufficiale dell’Impero romano, in Gallia, la pubblicazione degli Statuti della Chiesa (trattato composto nella Gallia meridionale che descrive i gradi e le funzioni della gente di Chiesa, dal portiere al vescovo) è molto esplicita: «Il vescovo si deve astenere dal leggere i libri pagani, e non deve consultare quelli degli eretici se non nell’occasione in cui ciò sia necessario».”
(da “Conoscenza o barbarie: Storia e futuro dell’educazione” di “Jacques Attali, Emilia Bitossi, Giuliano Cianfrocca”).
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Lo hanno presentato enfaticamente come il ponte del 2 giugno, le 72 ore che gli italiani avrebbero dedicato al riposo e allo svago.
Ebbene, in questi tre giorni si contano 10 morti di lavoro, un numero folle di cui quasi certamente nessuno darà conto, hai visto mai che la gente decida di andare a votare per i referendum dell’8 e 9 giugno.
Il mese di maggio si conclude così con 94 morti, 76 sul lavoro e 18 in itinere, rispettando in pieno la legge non scritta delle 3 vittime al giorno. Di questi 10 morti 6 appartengono al mondo agricolo, che non conosce domeniche e festivi, ben 5 dei quali vittime di lavori con i trattori.
Claudio Lavagnino, 53enne di Montafia (Asti), autista del trasporto pubblico, è morto lunedì 2 giugno mentre con un trattore dotato di forche movimentava rotoballe nella cascina usata come deposito per i campi di famiglia.
Un edificio ammalorato, perché quando il trattore durante le manovre ha urtato uno dei pilastri di sostegno il tetto è crollato su Lavagnino, uccidendolo. Martedì 3 giugno avrebbe compiuto 54 anni.
Mark Lagermann, 40enne olandese, 4 anni fa si era trasferito a Petritoli (Fermo), dove aveva acquistato una tenuta dando vita con la moglie al progetto Casafaro, un mix tra azienda agricola e residenza turistica.
Domenica 1° giugno con un trattore cingolato stava provvedendo al trattamento fitosanitario dei vigneti quando in un tratto in salita il mezzo si è ribaltato, schiacciando l’uomo.
Angelo Pavanetto, 60enne tabaccaio di Roncade (Treviso), è morto domenica 1° giugno mentre con un trattore era intento allo sfalcio delle erbe sull’argine del Musestre, nel tratto confinante con un suo terreno.
Il mezzo si è ribaltato per la conformazione del terreno, ha travolto Pavanetto procurandogli lesioni fatali e poi è finito in acqua.
Surinder Singh, 39enne indiano residente a Massa d’Albe (L’Aquila), da tempo aveva trovato lavoro in un’azienda agricola come addetto al bestiame, segnatamente agli equini.
Domenica 1° giugno mentre accudiva un cavallo è stato colpito al petto da un calcio dell’animale. Inizialmente era sembrata una cosa superabile, poi Singh ha cominciato a sentirsi male ed è stato accompagnato dai datori di lavoro all’ospedale di Avezzano (L’Aquila), dove però le sue condizioni si sono rapidamente aggravate, fino alla morte.
Mario Garbero, 60enne di Montechiaro d’Acqui (Alessandria), è morto sabato 31 maggio perdendo il controllo del trattore in un tratto molto ripido. Il mezzo agricolo è precipitato in un dirupo profondo una trentina di metri e Garbero è morto sul colpo.
Paolo Ferri, 75enne di Laterina (Arezzo), è morto sabato 31 maggio mentre lavorava in un suo terreno con un trattore, che si è ribaltato per cause da stabilire, schiacciando mortalmente l’uomo.
Daniele Ornelli, 22enne operaio veronese, è morto sabato 31 maggio mentre in macchina tornava a casa dal lavoro in un’azienda di Trevenzuolo (Verona). Nel territorio di Vigasio Ornelli ha invaso con la sua utilitaria la corsia opposta, schiantandosi contro un suv e poi finendo in un corso d’acqua.
Per liberarlo i vigili del fuoco hanno dovuto tagliare il tettuccio della vettura ma per il ragazzo non c’era più nulla da fare.
Andrea Ghera, 51enne di Maslianico (Como), dipendente di un supermercato Bennet del capoluogo, è morto poco prima delle 6 di sabato 31 maggio mentre raggiungeva in moto il posto di lavoro.
A una rotonda si è scontrato con l’auto guidata da un’altra lavoratrice Bennet, anche lei diretta al supermercato per l’inizio del turno. Ghera è stato trascinato per alcuni metri ed è morto all’istante.
Dario Pellegrini, 39enne dipendente dell’azienda portuale di Livorno, è morto per un malore nelle prime ore di sabato 31 maggio. Non vedendolo più uscire dal bagno i colleghi hanno dato l’allarme ma i soccorritori hanno potuto solo constatare la morte di Pellegrini.
Paolo Schena, 62enne artigiano riquadratore di Trinità (Cuneo), è morto sabato 31 maggio cadendo dal tetto di un edificio privato a un piano a Centallo (Cuneo). Una caduta di circa 4 metri che ha causato all’uomo un trauma cranico fatale.
C’è un’undicesima vittima, ed è il 55enne operaio edile Antonino Macauda, vittima di un incidente sul lavoro passato sotto silenzio. È accaduto a Modica (Ragusa), dove il 6 maggio Macauda, per tutti Tonino, è caduto in un cantiere con una dinamica ancora da ricostruire.
Ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Garibaldi di Catania, è morto dopo tre settimane di coma. La vicenda è stata denunciata sui social da una nipote. La magistratura ha disposto l’autopsia.
Tutto cominciò con la prima ambigua decisione: io non sono la, ma il presidente del Consiglio. La dualità è continuata giorno dopo giorno di governo. Sull’Ucraina: armi e soldi sì, soldati no. Su Trump: dazi no, Trump sì. Sulla Palestina voto no contro Israele all’ONU, ma dico sì alle parole del presidente Mattarella. E infine eccoci ai referendum: Meloni ha deciso di non decidere, di andare a votare ma non votare, anzi di entrare e dire, più o meno: “buon giorno, sono venuta a non ritirare le schede, così neanche mi registrate e non entro nel conteggio del quorum“. Ormai è chiaro chi detta le linee guida della politica del governo italiano: “No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce…”. Ecce Giorgia, appunto.
L’attacco ucraino in profondità del territorio russo è la famosa l’escalation che tutti evocavano come pericolo da evitare, ma per la quale si è agito con ostinazione fin dal primo momento, sia a Washington che a Bruxelles.
Al di là degli effettivi danni sul terreno militare, è stata messa in scena una provocazione che spinge alla rappresaglia nucleare. Ecco a cosa sono serviti miliardi di euro e di dollari, ingenti forniture di armi, ore e ore di propaganda bellicista: non a vincere in Ucraina, ma ad allargare il conflitto. Era quello cui mirava la NATO.
Le parole del Capo dello Stato su quanto sta succedendo in Palestina sono il minimo che il presidente di una repubblica democratica aveva il dovere di dire: affamare un popolo, continuare a fare strage di civili, perseverare nell’espropriazione violenta delle terre palestinesi sono crimini intollerabili.
Il rilievo – meritato – che le sue parole hanno assunto sta nell’aver oggettivamente smascherato la fellonia diplomatica del governo Meloni nel confronti dell’esecutivo Netanyahu e l’inconsistenza politica dell’opposizione con le sue tardive e confuse iniziative contro la feroce occupazione israeliana.
Basta con questa guerra infame contro donne e bambini; basta con l’affarismo militarista tra i governi d’Italia e d’Israele; basta con le ambiguità, gli opportunismi, e le chiacchiere: non ci possono essere mezze misure di fronte alla mattanza di Gaza e allo stillicidio colonialista in Cisgiordania.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Due giovani muratori kosovari di 21 e 23 anni, di cui al momento conosciamo soltanto le iniziali, D.S. e V.X., sono morti alle 6,40 di venerdì 30 maggio sulla A22 nei pressi di Chiusa (Bolzano).
Erano in 4 sul furgone di una ditta di Bressanone diretto a nord, con i due ragazzi seduti sul lato destro. In situazione di traffico intenso, il furgone ha deviato dalla propria linea di marcia con una manovra che la polizia stradale definisce “incomprensibile” e si è schiantato contro un camion fermo sulla corsia di marcia.
I due giovani sono morto sul colpo, mentre gli altri due lavoratori sono rimasti feriti. L’operaio al volante rischia tra gli 8 e i 12 anni per omicidio stradale e lesioni gravi.
Giuseppe Marchese, 69enne agricoltore di Salemi (Trapani), è morto venerdì 30 maggio mentre bruciava le sterpaglie in un suo terreno. Marchese si è ritrovato circondato dalle fiamme ed è morto carbonizzato.
Giuseppe Passini, agricoltore 76enne di Montese (Modena), è morto giovedì 29 maggio mentre con il trattore procedeva al diserbo tra i filari di una vigna a Rocchetta di Guiglia, sempre nel Modenese. In un tratto in pendenza il trattore si è ribaltato, schiacciando l’uomo.
Antonio Spinelli, 48enne dipendente di una società di autotrasporto di Altamura (Bari), è morto nella tarda serata di giovedì 29 maggio a Fiume Veneto, in provincia di Pordenone.
Spinelli, in trasferta di lavoro, ha parcheggiato il furgone aziendale nelle vicinanze di un centro commerciale e si è accasciato sul volante. Quando una donna si è accorta dell’accaduto e ha chiamato i soccorsi era ormai troppo tardi.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Salvatore Cugnetto, 55enne di Lamezia Terme (Catanzaro), è morto giovedì 29 maggio in uno dei tanti, infiniti cantieri sulla A2.
Era in un tratto autostradale chiuso, al km 266 tra gli svincoli di Cosenza e Rogliano, nel cantiere dell’appalto Anas per il consolidamento del viadotto Friddizza, dove si faceva ricorso all’idrodemolizione con lance che raggiungono i 3000 bar di pressione.
Una di queste lance si è staccata dal supporto e il getto d’acqua ha colpito Cugnetto in pieno petto. È come ricevere un colpo di maglio da 3 tonnellate: il lavoratore è morto sul posto. Inevitabili gli interrogativi sulle misure di sicurezza adottate nel cantiere.
Muhammed Memishoski, 63enne operaio macedone da oltre trent’anni in Italia, residente a Monastier di Treviso, è morto giovedì 29 maggio precipitando per 7 metri dal tetto di un capannone della Work Metal di San Biagio di Callalta (Treviso).
Memishoski era impegnato nel rifacimento della copertura, lavoro affidato alla Eurolat di cui era dipendente. Aperta un’inchiesta per determinare le cause della caduta.
Serena Carpini, 52enne di Piombino (Livorno), è morta presumibilmente per un malore giovedì 29 maggio mentre si trovava nel porticciolo turistico di Marina sul Cagliana.
Era lì per conto dell’azienda di famiglia, che si occupa di arredamento navale. La donna si è accasciata al suolo e inutili sono stati i tentativi di soccorso.
Abbiamo notizia di una quarta vittima a Sant’Eusanio Forconese (L’Aquila), ma non disponiamo ancora di elementi sufficienti a riferire l’accaduto.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Edmond Gjoci aveva 39 anni, veniva dall’Albania e viveva a Tuoro sul Trasimeno (Perugia), con la moglie e la figlia di 5 anni. Faceva il giardiniere e l’operaio agricolo, ma non aveva la patente e nemmeno un mezzo di locomozione.
Per muoversi si affidava ai mezzi pubblici e ai passaggi di amici e conoscenti. Martedì 27 maggio ha preso la corriera per Cortona (Arezzo) ed è sceso nella frazione di Riccio, dove aveva appuntamento con chi lo avrebbe accompagnato a Pergo.
Alle 7,40, mentre attendeva sul bordo della regionale 71, è stato investito e ucciso da una Ypsilon fuori controllo guidata da un neopatentato 19enne che andava a scuola. Gjoci è saltato via come un birillo, mentre la macchina usciva di strada. I
l lavoratore è morto sul colpo. Il ragazzo, incolume, è stato sottoposto ai test, negativi. Probabile una distrazione al volante e per questo gli è stato sequestrato il cellulare.
Nahim Miha di anni ne aveva 35 e veniva dal Bangladesh. Prima di trasferirsi ad Ardea (Roma) con la moglie e i due figli, aveva vissuto e lavorato nella Capitale.
Poi l’occasione di gestire un distributore di carburanti e il cambio di residenza. Martedì 27 maggio intorno alle 12 è arrivato al distributore un motociclista, che ha finto di fare il pieno e poi ha aggredito Miha con un coltello per rapinarlo.
Il 35enne è stato colpito più volte al torace ed è rimasto sull’asfalto, mentre il rapinatore fuggiva. Per un’ora i soccorritori, chiamati dai passanti, hanno provato a rianimarlo, senza risultato.
Agostino Scavo, 71enne pensionato siciliano, da tempo residente nel Ferrarese, è morto martedì 27 maggio al Lido delle Nazioni, località balneare di Comacchio (Ferrara), mentre si trovava nel cantiere per l’ammodernamento di una villetta.
Era su un ponteggio quando è caduto al livello sottostante ed è rimasto esanime. I soccorritori nulla hanno potuto. Aperta un’indagine per capire a che titolo Scavo si trovasse nel cantiere, se fosse eventualmente un lavoratore in regola e se le prescrizioni per la sicurezza fossero state rispettate.
Massimo Baragiano, 49enne agricoltore di Buccino (Salerno), nel pomeriggio di martedì 27 maggio stava tornando con il trattore dal lavoro nei campi, percorrendo la strada regionale 407.
In una galleria a poca distanza da casa è stato investito da un bilico, riportando gravi ferite. È morto poco dopo il ricovero nell’ospedale di Oliveto Citra (Salerno). L’autista del bilico sostiene di non aver visto il trattore perché abbagliato dal sole.
Giovanni Mercatali, 88enne pensionato di Castrocaro (Forlì Cesena), è morto nel tardo pomeriggio di lunedì 26 maggio mentre lavorava con il trattore in un campo di sua proprietà. Il mezzo si è ribaltato per causa da individuare e Mercatali è rimasto schiacciato.
Un 47enne sposato e con figli è morto nella mattinata di martedì 27 maggio mentre era al lavoro in un’azienda di Marmirolo (Mantova). L’uomo si è accasciato improvvisamente e a nulla sono valsi i soccorsi chiamati dai compagni di lavoro. Aperta un’indagine per stabilire le cause.