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I cantieri edili sono sempre scene del crimine.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Le ultime tre vittime del lavoro erano tutte legate al settore dell’edilizia e tutte sono morte per gravi traumi cranici. Due avevano 59 anni, una 65.

Nicola Marino aveva 59 anni e un figlio. Dal 2023 stava scontando una condanna per reati minori con una misura alternativa alla detenzione, l’affidamento al lavoro come guardiano in un’azienda per la lavorazione del marmo di Apricena (Foggia), dove viveva in un’area a lui riservata.

Il contratto sarebbe scaduto tra un anno e mezzo, sancendo così la fine del percorso di riabilitazione. Martedì 22 aprile è morto precipitando da un ponteggio posto a 7 metri di altezza, una caduta nella quale ha riportato fratture craniche letali.

Antonio Rapisarda, 65 anni e due figli, viveva a Belpasso (Catania) e lavorava per la romana Donati spa, gigante delle costruzioni che per conto di Anas realizza l’ammodernamento della statale 284 Occidentale Etnea tra Adrano e Paternò, in provincia di Catania, con uno stanziamento di oltre 180 milioni di euro.

Il cantiere base è ad Adrano e lì è morto Rapisarda mercoledì 23 aprile: durante le operazioni di scarico materiali è stato travolto da un fascio d’acciaio che gli ha provocato un trauma cranico devastante, tale da portarlo alla morte in pochi minuti. L’operaio, che era Rsa della Fillea Cgil, sarebbe andato in pensione tra un mese.

Stefano Vitali, 59 anni e una figlia, stava costruendo una villa per sé a Zogno (Bergamo). Il grosso, mura e tetti, era fatto, ma c’era ancora molto da lavorare. Mercoledì 23 aprile, da solo nel cantiere, stava procedendo al disarmo delle casseforme quando è stato travolto da un pannello di 150 chili, riportando gravi traumi alla testa che ne hanno causato la morte.

#nicolamarino#antoniorapisarda#stefanovitali#mortidilavoro

Aprile 2025: 56 morti (sul lavoro 46; in itinere 10; media giorno 2,4)

Anno 2025: 317 morti (sul lavoro 260; in itinere 57; media giorno 2,8)

45 Lombardia (sul lavoro 34, in itinere 11)

35 Veneto (29 – 6)

28 Campania (22 – 6)

27 Sicilia (18 – 9)

24 Puglia (22 – 2)

23 Emilia Romagna (17 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

18 Abruzzo (16 – 2)

17 Piemonte (16 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1); Liguria (6 – 2)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Troppi suicidi sul lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Continuano i suicidi in divisa, così come continua la loro rimozione. Domenica 20 aprile, Pasqua, nella stazione dei carabinieri di Acerra si è ucciso con la pistola di ordinanza il sottufficiale Pasquale Taddeo, 42enne di Cervinara (Avellino).

Nell’Arma è il quarto suicidio del 2025. Tra gli uomini e le donne in divisa (tutte le divise) il tasso suicidario è all’incirca il doppio di quello generale: quasi 10 casi ogni 100.000 lavoratori, mentre la media italiana è di poco superiore ai 5 ogni 100.000 abitanti.

Burnout, carichi di lavoro pesanti, vessazioni: sono tanti i fattori che incidono sulla questione, ma stanno lì, accantonati, senza alcuna reale volontà di affrontare il fenomeno, né da parte delle catene di comando né da parte della politica.

La linea di condotta continua a essere la rimozione, il “troncare, sopire” di manzoniana memoria. Taddeo lascia due figli in tenera età.

Ferdinando Rossi, 62enne di San Giovanni Lipioni (Chieti), è morto martedì 22 aprile alla periferia del piccolo centro abitato, travolto dal ribaltamento del trattore con il quale stava facendo alcuni lavori.

Non ancora chiara la dinamica dell’accaduto. Ai soccorritori non è rimasto altro che la constatazione di morte.

Gianfranco Valiforti, 81enne di Brescia, è morto martedì 22 aprile mentre lavorava in un bosco di proprietà a Lozio (Brescia).

È caduto da un albero mentre cercava di far ripartire la motosega che si era bloccata. Nella caduta ha battuto con violenza la testa contro un masso ed è morto all’istante.

Bruno Zanolli, 59enne barista di Val di Zoldo (Belluno), è morto sabato 19 aprile nel bar Pelmo di Zoppè di Cadore, sempre nel Bellunese, stroncato da un malore mentre spillava birre per i clienti del locale. Zanolli è deceduto praticamente sul colpo.

#pasqualetaddeo#ferdinandorossi#gianfrancovaliforti#brunozanolli#mortidilavoro

Aprile 2025: 53 morti (sul lavoro 43; in itinere 10; media giorno 2,4)

Anno 2025: 314 morti (sul lavoro 257; in itinere 57; media giorno 2,8)

44 Lombardia (sul lavoro 33, in itinere 11)

35 Veneto (29 – 6)

28 Campania (22 – 6)

26 Sicilia (17 – 9)

23 Puglia (21 – 2); Emilia Romagna (17 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

18 Abruzzo (16 – 2)

17 Piemonte (16 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1); Liguria (6 – 2)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

La lista dei morti di lavoro si allunga di altre quattro vittime.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Simone Marolla, 46enne di Sumirago (Varese) è morto nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 aprile nell’Ospedale di Circolo di Varese: troppo gravi le ferite riportate nel pomeriggio di venerdì precipitando da un’altezza di circa 7 metri mentre sistemava le tegole sul tetto di un’abitazione privata a Besnate (Varese).

Nella caduta si è procurato lesioni contro una grondaia e poi ha colpito un’auto di passaggio. Secondo le prime risultanze non sarebbero state osservate le disposizioni per i lavori in quota, cioè indossare un’imbragatura ed essere assicurati a una linea vita.

Eugenio Candi, 75enne di Monteveglio (Bologna), dove possedeva la tenuta Torre di Gazone, è morto domenica 20 aprile nel ribaltamento del trattore con il quale, assistito dal figlio, stava cercando di sradicare un albero.

Il tronco ha retto alle varie trazioni, fino a causare il rovesciamento del mezzo agricolo. L’uomo è morto sul colpo.

Angelito Acob Manansala, 61enne lavoratore domestico filippino, è stato ucciso domenica 20 aprile durante un tentativo di rapina nella casa in cui prestava servizio, a Milano.

Assente il proprietario, è uscito in tarda mattinata per una passeggiata con il cane e quando è rientrato ha sorpreso un 28enne gambiano che si era introdotto nell’appartamento. Ne è nata una colluttazione durante la quale il ladro è riuscito a strangolare il lavoratore.

Il proprietario dell’abitazione, rientrato nel pomeriggio, ha scoperto il cadavere e si è accorto che il ladro era ancora sul posto. Ha chiuso dentro l’omicida e ha atteso la polizia, che lo ha arrestato.

Angelo Martignetti, 67enne agricoltore di San Severo (Foggia), è morto venerdì 18 aprile nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi. Vi era stato ricoverato due giorni prima per ustioni di secondo e terzo grado.

Mercoledì 16 aprile aveva dato fuoco alle stoppie di un suo terreno quando un improvviso salto di vento lo ha imprigionato tra le fiamme, causandogli le gravi lesioni.

#simonemarolla#eugeniocandi#angelitomanansala#angelomartignetti#mortidilavoro

Aprile 2025: 49 morti (sul lavoro 39; in itinere 10; media giorno 2,3)

Anno 2025: 310 morti (sul lavoro 253; in itinere 57; media giorno 2,8)

43 Lombardia (sul lavoro 32, in itinere 11)

34 Veneto (28 – 6)

27 Campania (21 – 6)

26 Sicilia (17 – 9)

23 Puglia (21 – 2); Emilia Romagna (17 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1); Abruzzo (15 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1); Liguria (6 – 2)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Quei poveri cristi che muoiono di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Massimo Caliciuri, 53enne di Varazze (Savona), moglie e 4 figli, è morto venerdì 18 aprile alla vigilia del suo compleanno. Faceva il corriere per conto di SCL, dopo aver gestito In passato un bar nel centro della cittadina ligure.

Nel primo pomeriggio di venerdì il lavoro lo aveva portato a Garlenda (Savona), dove aveva parcheggiato in una strada in salita, a Borgata Fuenza. Mentre effettuava la consegna il furgone si è mosso lungo la discesa e Caliciuri, probabilmente nel tentativo di fermarlo, è stato travolto e ucciso.

Il mezzo ha poi continuato la sua corsa fino alla strada principale, dove si è fermato dopo aver sfondato una recinzione e frantumato un palo telefonico. Da appurare i motivi per i quali il furgone si è messo in movimento.

Nunzio Mazzone, 65enne contitolare di una piccola impresa edile a Scordia (Catania), è morto venerdì 18 aprile precipitando dai ponteggi di un edificio in ristrutturazione.

Mazzone è caduto da un’altezza di circa 6 metri e la situazione è apparsa subito gravissima. Quando è atterrato l’elisoccorso non c’era già più nulla da fare.

Stefano Giannino, 61enne funzionario della Città Metropolitana di Napoli, è morto venerdì 18 aprile mentre andava al lavoro.

Un taxi lo ha investito intorno alle 7,30 del mattino, mentre attraversava la strada. Trasportato d’urgenza al CTO, vi è arrivato privo di vita.

#massimocaliciuri#nunziomazzone#stefanogiannino

Aprile 2025: 45 morti (sul lavoro 35; in itinere 10; media giorno 2,5)

Anno 2025: 306 morti (sul lavoro 249; in itinere 57; media giorno 2,8)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

34 Veneto (28 – 6)

27 Campania (21 – 6)

26 Sicilia (17 – 9)

22 Puglia (20 – 2); Emilia Romagna (16 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1); Abruzzo (15 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1); Liguria (6 – 2)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Il 25 Aprile è pleonastico, disse l’ossimoro.

Il sindaco di Trieste non vuole dare il patrocinio per le iniziative di celebrazione del 25 Aprile. Che siccome è festa nazionale, dice sarebbe “pleonastico”.

Pleonastico si dice, secondo la Treccani, “di tutto ciò che è inutile, ovvio, superfluo”.

Forse ha usato un aggettivo solo per sentito dire, o per vile compiacenza, tuttavia se questo è quello che dovesse pensare davvero della Liberazione il sindaco di una città importante come Trieste, -città che ha vissuto momenti drammatici proprio in quei frangenti storici -, vorrebbe dire che il primo cittadino non sa conciliare il linguaggio consono a una carica istituzionale con il gergo delle chiacchiere tra compari.

La qualcosa ci autorizzerebbe a coniare un nuovo ossimoro: “sindaco da bar”.

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Attualità

Perché il freno della cabina non ha funzionato?

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

C’è una vittima del lavoro tra i quattro morti per il crollo, giovedì 17 aprile, della funivia del Monte Faito, a Castellammare di Stabia (Napoli).

Si tratta del manovratore Carmine Parlato, 59 anni, dipendente EAV, che era ai comandi della cabina precipitata per la rottura del cavo di trazione dell’impianto.

Un impianto entrato in esercizio da dieci giorni dopo la pausa invernale e revisionato un mese fa. Resta da capire perché abbia funzionato il freno d’emergenza della cabina a valle, consentendo di salvare gli occupanti, mentre lo stesso non sia accaduto per la cabina a monte, che stava per raggiungere la stazione di arrivo con a bordo 4 turisti e l’operatore.

Parlato, iscritto alla Filt Cgil, lascia la moglie e un figlio 22enne. Lavorava inizialmente nel settore su gomma di EAV, poi aveva scelto di spostarsi sulla funivia. La procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo colposo.

Vittorio Moretta, agricoltore 72enne di Casalbordino (Chieti), è morto giovedì 17 aprile nel ribaltamento del trattore gommato con il quale stava lavorando un terreno a Villalfonsina (Chieti). I soccorsi sono scattati immediati, ma l’agricoltore era deceduto sul colpo.

#carmineparlato#vittoriomoretta#mortidilavoro

Aprile 2025: 42 morti (sul lavoro 33; in itinere 9; media giorno 2,5)

Anno 2025: 303 morti (sul lavoro 247; in itinere 56; media giorno 2,8)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

34 Veneto (28 – 6)

26 Campania (21 – 5)

25 Sicilia (16 – 9)

22 Puglia (20 – 2); Emilia Romagna (16 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1); Abruzzo (15 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1)

7 Liguria (5 – 2)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

In bianco.

È andata in bianco alla Casa Bianca. È tornata in bianco a casa. È stato un grande successo perché è successo un bel niente. Possiamo metterlo nero su bianco.

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Attualità

A che gioco stanno giocando?

Inutile girarci intorno: per i redditi da lavoro e da pensione, tassi e dazi hanno lo stesso significato di “cazzi e mazzi”.

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Attualità

Trump e il fallimento della Reaganomics.

Thomas Piketty, intervistato da Anais Ginori per Repubblica (stralcio).

Emerge una contraddizione tra la potenza americana e il suo livello di indebitamento?

«Sì, ed è un punto centrale. Il debito verso l’estero degli Stati Uniti è enorme e finora è costato poco, grazie a tassi d’interesse storicamente bassi. Ma ora le cose stanno cambiando. Con tassi al 4 o 5%, gli Stati Uniti dovranno cominciare a pagare pesantemente il resto del mondo. È una situazione inedita per una potenza dominante.

Anche le potenze coloniali europee avevano deficit commerciali, ma possedevano attivi in tutto il mondo che fruttavano molto più di quanto spendessero». 

Vede una logica neocolonialista?

«Trump sogna di tornare a quella logica, appropriandosi in modo brutale di risorse strategiche. Non è fondamentalmente peggiore delle potenze coloniali europee prima del 1914. Semplicemente, sbaglia epoca.

Vorrebbe che quella che lui considera la pax americana — il ruolo di bene pubblico globale che gli Stati Uniti garantiscono dalla Seconda guerra mondiale, soprattutto in termini di sicurezza — fosse finalmente retribuita.

Pensa che questo debba permettere agli Stati Uniti di finanziare i propri deficit eternamente. Si è già cominciato a vedere con le sue posizioni su Groenlandia, Panama o sulle terre rare in Ucraina». 

È solo una reazione alla perdita di potenza al livello economico e finanziario?

«C’è anche una spinta ideologica. Il trumpismo è prima di tutto una reazione al fallimento del reaganismo. Reagan aveva promesso che la liberalizzazione globale avrebbe arricchito tutti.

Quarant’anni dopo, la classe media americana non ha visto alcun beneficio. Da qui, la fuga in avanti verso il nazionalismo, una postura classica a destra.

Ma il discorso protezionista è anche contraddittorio: oggi gli Stati Uniti sono in piena occupazione. Dicono di aver perso posti di lavoro, ma se davvero volessero crearne dieci milioni in più, dovrebbero far arrivare lavoratori messicani e molti più immigrati.

Ciò che motiva davvero Trump, J.D.Vance e i miliardari che li sostengono non è tanto la difesa dell’occupazione quanto la perpetuazione di un modello inegualitario e autoritario». 

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Attualità

300 MORTI.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Mercoledì 16 aprile l’Italia ha raggiunto i 300 morti di lavoro nell’anno. Nel 2024 la cifra fu toccata il 9 aprile (e l’anno era bisestile). Proprio ad aprile si è registrato un forte calo delle vittime, con una media di 2,4 al giorno nel mese e 2,8 nell’anno.

Nel 2024 il mese di aprile ebbe l’altissima media di 3,5 morti al giorno, mentre per l’intero anno la media fu di 3,1 vittime ogni 24 ore.

Pasquale Mastrototaro, 55enne di Corato (Bari), moglie e due figli, è morto mercoledì 16 aprile cadendo da un’altezza di circa 3 metri mentre montava una tenda esterna in una villa del paese.

Dipendente della ditta Gerardo Rosito, specializzata in tappezzerie e tendaggi, Mastrototaro è morto sul colpo. La magistratura di Trani ha indagato per il reato di omicidio colposo il titolare dell’azienda.

Dopo una settimana di agonia, mercoledì 16 aprile è morto all’ospedale San Camillo di Roma un operaio indiano di 34 anni. Era arrivato in elicottero mercoledì 9 aprile da Borgo Santa Maria, frazione di Latina, dopo essere caduto da oltre 5 metri d’altezza dal tetto di un capannone della cantina sociale Santa Maria.

Stava lavorando alla rimozione dell’amianto quando la copertura in vetroresina ha ceduto, facendolo precipitare; nella caduta aveva riportato trauma cranico, fratture e lesioni. A Roma era stato operato ma non si è più ripreso. Secondo alcune testimonianze l’operaio indossava i dispositivi previsti per il lavoro in quota.

#pasqualemastrototaro#mortidilavoro

Aprile 2025: 39 morti (sul lavoro 31; in itinere 8; media giorno 2,4)

Anno 2025: 300 morti (sul lavoro 245; in itinere 55; media giorno 2,8)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

34 Veneto (28 – 6)

25 Campania (20 – 5); Sicilia (16 – 9)

22 Puglia (20 – 2); Emilia Romagna (16 – 6)

21 Lazio (18 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1)

16 Abruzzo (14 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1)

6 Basilicata (6 – 0); Liguria (5 – 1)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

A metà aprile già 37 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Sergio Di Nardo, 58enne di Montemarciano (Ancona), tecnico della Possanzini Oleodinamica di Jesi, per quasi un mese ha lottato per la vita all’ospedale Torrette di Ancona ma martedì 15 aprile si è arreso alla gravità delle ferite subite in un incidente stradale sulla A14.

Il 20 marzo Di Nardo e il collega Gabriele Ramazzotti stavano facendo il consueto giro di assistenza con un furgone aziendale. Effettuato un primo intervento avevano imboccato l’autostrada per passare a quello successivo.

Proprio nel territorio di Montemarciano il furgone ha tamponato un tir, incastrandosi sotto il mezzo pesante. Ramazzotti è morto sul colpo mentre Di Nardo, che era al volante, aveva riportato ferite gravissime. Martedì 15 aprile l’epilogo. Moglie e figlia hanno autorizzato la donazione degli organi.

Marika Tulini, 34enne panificatrice e pasticcera di Teramo, 3 figli, è morta martedì 15 aprile nel forno Granaio Antico di Case Molino, a Castellalto (Teramo).

Una collega che iniziava il turno alle 6 del mattino l’ha trovata esanime in uno dei locali dell’esercizio, vittima probabilmente di un malore. Il personale del 118 ha potuto solo constatarne la morte.

#sergiodinardo#gabrieleramazzotti#marikatulini#mortidilavoro

Aprile 2025: 37 morti (sul lavoro 29; in itinere 8; media giorno 2,5)

Anno 2025: 298 morti (sul lavoro 243; in itinere 55; media giorno 2,9)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

34 Veneto (28 – 6)

25 Campania (20 – 5); Sicilia (16 – 9)

22 Emilia Romagna (16 – 6)

21 Puglia (19 – 2)

20 Lazio (17 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1)

16 Abruzzo (14 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0); Marche (7 – 1)

6 Basilicata (6 – 0); Liguria (5 – 1)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

La Kallas ha stonato.

“Credo che il presidente Usa potrebbe davvero porre fine a questa guerra (in Ucraina, ndr) in brevissimo tempo facendo più pressioni sul Cremlino”.

Sono le parole di Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea. Ecco: dopo la guerra per procura, Kallas inventa la pace per interposta persona.

Un’alta quanto avvilente dimostrazione dell’inconsistenza della politica estera della Ue, aggiunta all’attitudine di totale subalternità verso le politiche degli USA.

La classe dirigente attualmente al comando nella Ue è politicamente disarmante, infatti si illude che per contare qualcosa nel mondo bisogna armarsi fino ai denti.

Se, come ci ha insegnato von Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, senza politica, che guerra credono di minacciare quelli di Bruxelles?

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Attualità

Che cosa sta facendo e perché è importante capire cosa sta facendo Trump.

di Yanis Vaurofakis, intervista di Antonello Guerrera per Repubblica

“La strategia di fondo è la svalutazione del dollaro. I dazi sono uno strumento, non la motivazione.

Puoi applicarli qua, poi spostarli là, ridurne l’intensità. Ed è proprio quello che Trump sta facendo.

Se guardi bene, i dazi del 20% per l’Unione Europea sono già stati ridotti, per 90 giorni, al 10%. Nel frattempo però il dollaro si è svalutato del 10%.

Quindi, nel complesso, hai comunque un effetto del 20%. La svalutazione del dollaro è per Trump uno strumento più efficace dei dazi, perché favorisce le esportazioni americane, cosa che i dazi invece non fanno.

Quindi dobbiamo smetterla di fissarci su quello che fa Trump.

Dobbiamo capire, in Europa, che il nostro modello mercantilista è finito.

Non potremo più esportare deflazione nel resto del mondo come abbiamo fatto finora come nell’Eurozona. Non potremo più importare domanda per 240 miliardi di dollari — tanto vale il nostro saldo netto delle esportazioni verso gli Stati Uniti.

O rilanciamo gli investimenti, come io dico da tempo, ma anche come ha detto Mario Draghi, oppure restiamo fermi.

Dovremmo creare istituzioni che ancora non esistono — e nessuno nemmeno ne parla — per avere altri 600-700 miliardi di investimenti all’anno.

Oppure entreremo in stagnazione.

E temo che sarà così, perché quando iniziò la crisi dell’euro, c’era una certa Angela Merkel che aveva il capitale politico per introdurre questi cambiamenti. Lo ha sprecato in modo straordinario e ridicolo, insieme a Schäuble, e ora nessuno ha più quel capitale politico. Non Scholz, non Meloni, non Macron.

Sono tutti lì, che si agitano come polli senza testa, con ancora un po’ di vita addosso. E lo dico con grande dolore, perché l’Europa è ricca, colta, intelligente. Eppure stiamo entrando in un lungo periodo di stagnazione”.

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Attualità

L’università italiana sta facendo il servizio militare.

di Michele Lancione, Il manifesto

É stata consuetudine per le Università italiane nascondere i loro rapporti con il complesso militare industriale.

I progetti di ricerca finanziati dal Piano di Ricerca Militare di Crosetto venivano a malapena annunciati, e l’appartenenza al club di Leonardo – Fondazione Med-Or – passata in sordina (si veda il Rettore Lorito di Napoli che, un anno fa, promise le sue dimissioni dal consiglio scientifico della Fondazione e poi, finite le proteste, non si dimise).

Oggi assistiamo a un cambio di passo. Il rapporto con il mondo militare non viene piú messo in secondo piano, ma incoraggiato.

Questo dipende dal mutato contesto politico, inclusi i fondi messi in campo con il ReArm Europe: 800 miliardi di euro da spendere anche per sviluppare tecnologie utili a garantire, come si legge nella pubblicistica, «la pace in Europa».

Il Politecnico per il quale lavoro, a Torino, ha preso posizione pubblica a favore di questa rinnovata stagione militare. La questione, qui, non é solo che il Politecnico lavori con chi produce armi – l’ha sempre fatto – ma come giustifica il rinnovato sentore militarista.

Da un lato, si mette mano al significato dell’etica e dell’integrità della ricerca. Il nuovo regolamento etico appena approvato a Torino é esemplare.

Ricercatori e ricercatrici si devono impegnare a “ripudiare la guerra” ma, allo stesso tempo, sarà possibile svolgere ricerca per “fini militari” se gli “usi militari” saranno limitati alla “difesa dello Stato”.

Dall’altro, il Politecnico difende il rapporto con partners militari sulla base del cosiddetto duplice uso: non si può controllare come terzi useranno il nostro lavoro.

Qui si sottolinea anche la distinzione tra ricerca e produzione: chi fa scienza non arriva a produrre il dispositivo militare, ma si ferma al prototipo.

Cosa c’è di male? In fondo, é tutto vero: se non li usiamo noi a Torino, i fondi di riarmo li useranno altri; il duplice uso é difficile da controllare; e il lavoro di ricerca non porta al prodotto utilizzabile. Cosa c’è di male se come università pubblica facciamo ciò che il pubblico – lo Stato, l’Unione – ci chiede? The devil is in the details… Ne cito due.

Primo. La “difesa dello stato” apre le porte a qualunque questione militare presente nel mondo del capitalismo razzializzato contemporaneo. Si pensi alla guerra al terrore di Bush, che ha permesso di vestire qualunque cosa come una questione di Stato, con conseguenze enormi in politica interna e estera (dalla necessità di avere militari nelle nostre stazioni, all’invasione preventiva di paesi sovrani, come l’Iraq).

La questione Ucraina, mobilitata come problema di sicurezza per l’intero blocco, é un altro esempio in tal senso.

Se possiamo fare ricerca militare solo per fini di “difesa”, ma la “difesa” può plasticamente includere tutto – anche l’azione militare preventiva – dove sta il limite?

Secondo. Il duplice uso é un falso problema, cosí come quello della distinzione ricerca-prodotto. Chiaramente il Politecnico non può controllare cosa faranno terze parti del nostro lavoro, né dai nostri cancelli uscirà un Eurofighter fatto e finito.

La questione é altra. Se io, istituzione universitaria pubblica, instauro legami diretti e formali con Leonardo, che ha l’80% del suo fatturato in armi e cybersecurity militare, sto facendo qualcosa che ha ripercussioni reali, che non esisterebbero senza il mio coinvolgimento.

Ci sono tre livelli. In primis, si offre legittimazione epistemica e culturale a Leonardo, che nella pubblicistica metterà il logo di Polito, non gli effetti dei razzi OTO Melara operati dalle corvette Sa’ar 6 di Israele sulla popolazione palestinese a Gaza.

In secondo luogo, si aumenta la capacità di ricerca e sviluppo di Leonardo, che potrà contare non solo sui suoi laboratori ma anche su quelli delle Università.

Terzo, se dobbiamo parlare di duplice uso, la relazione diretta con chi produce armi facilita il passaggio di consegna del civile al militare.

Come scienziato… chiedo piú rigore. Vogliamo prenderci i soldi di ReArm Europe? Vogliamo lavorare con Leonardo? Facciamolo senza creazioni discorsive atte a legittimare la scelta militare come inevitabile. Senza invocare, come fa il Rettore del mio Politecnico, la necessità di «orientarsi tra le oltre cinquanta sfumature di grigio che il tema della difesa può avere». Quali sfumature ci sono, Rettore, nell’abbracciare rapporti istituzionali diretti con chi le armi le produce, con chi la cybersecurity la vende a regimi di mezzo mondo, con chi (come Frontex, altro nostro partner) attua ed é complice di respingimenti razzializzati nel Mediterraneo Nero?

La stagione di totale apertura al militare é iniziata. Siamo già al lavoro nel complesso militare-industriale-accademico che farà implodere l’Università, cosí come la possibilità di vivere senza l’eterna presenza della guerra, o come la chiamano i buoni, “difesa”.

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Attualità

Ancora tre morti di lavoro che non fanno notizia.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Giuseppe Scarpato aveva 54 anni, viveva da solo a Massa di Somma (Napoli) e nel fine settimana arrotondava i guadagni di operaio lavorando come imbianchino.

In nero, almeno a quanto trapela dalle indagini sull’incidente che sabato 12 aprile ne ha causato la morte. Scarpato per tinteggiare un soffitto in un appartamento a Pollena Trocchia (Napoli) è caduto da una scala battendo violentemente la testa ed è spirato nel giro di poco.

La Campania registra una seconda vittima: si tratta di un 60enne ucraino, che venerdì 11 aprile a tarda sera tornava a casa in bici dal lavoro lungo la provinciale 262 a Eboli (Salerno).

È stato travolto e ucciso da un automobilista pirata, che è fuggito lasciandolo agonizzante. L’allarme è stato dato da alcuni automobilisti di passaggio ma quando sono arrivati i soccorsi non c’era più nulla da fare.

Claudio Clementoni, 57enne elettricista di Sanremo (Imperia), è morto sabato 12 aprile nell’ospedale Sacra Corona di Pietra Ligure (Savona).

Vi era stato ricoverato giovedì 10 aprile dopo la caduta da una scala mentre eseguiva dei lavori in un appartamento sanremese. Lascia la moglie e un figlio.

#giuseppescarpato#claudioclementoni#mortidilavoro

Aprile 2025: 31 morti (sul lavoro 23; in itinere 8; media giorno 2,4)

Anno 2025: 292 morti (sul lavoro 237; in itinere 55; media giorno 2,9)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

33 Veneto (27 – 6)

25 Sicilia (16 – 9)

23 Campania (18 – 5)

22 Emilia Romagna (16 – 6)

21 Puglia (19 – 2)

20 Lazio (17 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1)

15 Abruzzo (13 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

7 Marche (6 – 1)

6 Basilicata (6 – 0); Liguria (5 – 1)

5 Alto Adige (5 – 0); Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Tre vittime, il numero perfetto dei morti di lavoro, ogni giorno, in Italia.

Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Tre ospedali in nemmeno 24 ore non sono stati sufficienti per salvare la vita di Pietro Zito, 35enne di Cinisi (Palermo), sposato, dipendente di una ditta che produce infissi a Carini (PA).

Giovedì 10 aprile era a Misiliscemi (Trapani) per la consegna di una pesante porta blindata ma qualcosa non ha funzionato – sarà l’inchiesta a stabilire cosa – e il lavoratore si è visto crollare addosso l’infisso.

Trasportato in gravissime condizioni all’ospedale di Trapani, da qui è stato trasferito in elisoccorso al Civico di Palermo. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi e, dopo le prime cure a Trapani, è stato trasferito in elisoccorso all’Ospedale Civico di Palermo e infine al Trauma Center di Villa Sofia, dove è morto nella giornata di venerdì 11 aprile.

Giovedì 10 aprile oltre al livornese Massimo Mirabelli è morto sul lavoro un altro 76enne: si tratta di Luigi Pugnaghi, residente a Sassuolo (Modena), vittima del trattore cingolato con il quale era salito in una zona impervia per fare legna tra i boschi di Monchio di Palagano, sempre nel Modenese.

L’uomo era da solo e l’allarme è stato dato in ritardo dai familiari che non lo vedevano tornare. Le ricerche sono iniziate nel tardo pomeriggio e dopo le 21 Pugnaghi è stato trovato senza vita accanto al suo trattore, vittima non di un ribaltamento ma di una caduta dal mezzo, seguita dall’impatto contro un masso che gli ha causato traumi cranici fatali.

Gianni Minotti, 48enne autotrasportatore di Castiglione di Ravenna, è morto venerdì 11 aprile alla guida di un autoarticolato che al km 99 della A14 in direzione sud ha tamponato un mezzo di Autostrade per l’Italia che segnalava i lavori in corso più avanti.

L’urto, nei pressi dell’uscita di Cesena, ha causato il ribaltamento dell’autotreno carico di farine e la morte pressoché sul colpo di Minotti. Il lavoratore gestiva insieme al fratello un’azienda agricola nei paraggi, cui era destinato il carico.

Alessandro Scafa, 55enne di Villaricca (Napoli), tecnico alla Tecfi di Pastorano (Caserta), è morto intorno alle 8 di venerdì 11 aprile stroncato da un malore che lo ha colpito mentre si trovava nel magazzino dell’azienda.

#pietrozito#massimomirabelli#luigipugnaghi#gianniminotti#alessandroscafa#mortidilavoro

Aprile 2025: 28 morti (sul lavoro 21; in itinere 7; media giorno 2,5)

Anno 2025: 289 morti (sul lavoro 235; in itinere 54; media giorno 2,9)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

33 Veneto (27 – 6)

25 Sicilia (16 – 9)

22 Emilia Romagna (16 – 6)

21 Puglia (19 – 2); Campania (17 – 4)

20 Lazio (17 – 3)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1)

15 Abruzzo (13 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

7 Marche (6 – 1)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Liguria, Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Nell’indifferenza generale, altri 3 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Francesco D’Alò, operaio 60enne, aveva lasciato moglie e figli a Grottaglie (Taranto) e si era trasferito in Emilia Romagna dopo aver trovato lavoro alla 3S Safety di Faenza (Ravenna), azienda che si occupa di cantieri e sicurezza stradale.

È morto nelle prime ore di giovedì 10 aprile in un cantiere stradale in via di chiusura tra le uscite 3 e 4 della tangenziale di Bologna: erano circa le 5,30 e D’Alò segnalava con una bandiera arancione ai veicoli in marcia di rallentare, mentre due suoi colleghi smantellavano il cantiere in cui avevano lavorato durante la notte.

Un camion ha investito D’Alò, uccidendolo sul colpo, ed è stato tamponato da un altro mezzo pesante, il cui autista è rimasto ferito.

I sindacati provinciali hanno proclamato per venerdì 11 aprile uno sciopero di due ore in uscita dei settori edilizia e metalmeccanica.

Il sindaco di Bologna, Lepore, ha scritto al ministro Salvini chiedendo un cambio di passo nei lavori su strade e autostrade intorno alla città, che procedono con lentezza esasperante e gravi rischi per i lavoratori e gli automobilisti.

Massimo Mirabelli, 76enne livornese, moglie, 2 figli e 4 nipoti, è morto giovedì 10 aprile a Montecatini Terme, stroncato da un malore mentre scaricava dal suo furgone biancheria per un albergo.

Il figlio Federico, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Livorno, smentisce i titoli dei media, che definiscono Mirabelli ‘lavoratore in prova, al primo giorno d’impiego’.

“Babbo – ha detto alla stampa toscana – era già andato in pensione tempo fa, ha sempre fatto questo tipo di lavoro e conosceva il mestiere. Continuava a fare qualcosa, nonostante avesse 76 anni, perché come in ogni famiglia ci sono tanti bisogni da soddisfare. Stamani aveva ripreso questa attività con un contratto di un mese”.

Il contratto era con la ditta di trasporti elbana Mibelli Luigi Marco, che consegna biancheria per alberghi per conto della lavanderia industriale Lavabianco di Vaiano (Prato), con una filiale stagionale a Livorno.

Paolo Carlentini, 53enne dipendente di una ditta di autotrasporto di Carlentini (Siracusa), paese in cui viveva con la moglie e i 2 figli, è morto intorno alle 10,30 di giovedì 10 aprile mentre in moto tornava dal porto di Catania, dove aveva finito il suo lavoro.

Nei pressi dell’uscita di Lentini dell’autostrada Catania-Siracusa ha perso il controllo della moto ed è caduto, riportando lesioni fatali.

#francescodalò#massimomirabelli#paolocarlentini#mortidilavoro

Aprile 2025: 24 morti (sul lavoro 17; in itinere 7; media giorno 2,4)

Anno 2025: 285 morti (sul lavoro 231; in itinere 54; media giorno 2,8)

41 Lombardia (sul lavoro 30, in itinere 11)

33 Veneto (27 – 6)

24 Sicilia (15 – 9)

21 Puglia (19 – 2)

20 Emilia Romagna (14 – 6); Lazio (17 – 3); Campania (16 – 4)

19 Toscana (15 – 4)

17 Piemonte (16 – 1)

15 Abruzzo (13 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

7 Marche (6 – 1)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Liguria, Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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Attualità

Continua la rassegna “Intuizioni di Primavera” a Bracciano.

NELLA TEMPESTA CHE HO NEL CUORE

con Andrea Dolcini

drammaturgia Antonio Costantino

regia Raffaello Fusaro

Sabato 12 aprile, ore 21

Teatro Delia Scala

Via delle Ferriere 16

 

Lui c’era. Lui che non sa parlare e nemmeno tacere. Lui c’eraallora e c’è ancora, fermo in quegli anni che lo hanno flashato in una giovinezza concitata e irrequieta. C’era e c’è, sul palco a raccontarci del suo eroe: Pier Paolo Pasolini. C’era onnipresente in borgata e nelle periferie, a osservare da testimone Pasolini, il suo mito, accanto a lui perfino a tavola in quelle cene dove…  nunè che m’hanno proprio invitato, diciamo più che altro che me so ‘mbucato…

Er Pasola c’era sempre. Sui campetti da calcio e in quelle trattoriepunto d’incontro tra artisti e intellettuali. Stava sempre in mezzosui set a sbirciare quando le grandi pellicole censurate e scandalizzanti di Pier Paolo venivano impresse nella storia di questo paese. Era a casa Sua, trasparente, a spiare dalla serratura come nasceva il guizzo di un verso, la folgorante esplosione di un pensiero.

Er Pasola giunge in teatro trafelato e in un dopo cena immaginario riporta i ricordi a noi, spettatori del futuro. Er Pasolaè la sintesi di personaggi che, fuori dall’ufficialità, narrano con pedante eccitazione, evocano con passione febbrile ogni azione e contrasto, ogni idiosincrasia di Pier Paolo verso le consuetudini borghesi e i perbenismi. Come il telecronista di una vita che diventa mitologica, Er Pasola è lui stesso un piccolo mito, quasi un fool che usa tutte le parole a disposizione per narrarci il Pasolini-pensiero, tra ricordi pubblici che diventano privati e viceversa, brandelli di versi, citazioni, infuocate invettive e liriche accorate. Un personaggio di fantasia ma concreto come solo uno del popolo sa essere, che usa le proprie abilità teatrali e di parola per riportare alcuni dei come e dei perché della storia di Pier Paolo. 

Il testo viene fuori dalle tasche povere di un ragazzo dai pochi costrutti grammaticali ma ricco di un patrimonio di reminiscenze e cimeli della memoria. Un monologo che – fuori dal solco tracciato dalle cronache dei critici e dei manuali di cinema e letteratura – racconta Pier Paolo da vicinissimo.                        Er Pasolainterpretato da Andrea Dolcini è un commensale infiltrato, uninserviente al servizio solo della strada, sfrontato come un giovane Rugantino, avverso a qualsiasi lavoro tranne che alla produzione di ricordi e associazioni d’idee. Andrea/Pasola, con sfrontatalibertà, unisce brani pop ai versi di Pasolini, narrando conirriverenza e immediata sincerità aneddoti, curiosità, particolari inediti dell’uomo e del poeta scuotendoci, commovendoci, destando in noi il ricordo di un intellettuale unico e irripetibile. 

 

dalle note di regia

 

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Meloni va alla Casa Bianca il 17 aprile a incontrare uno che dice “Tutti in fila per baciarmi il culo”.

L’apoteosi della dietrologia.

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Attualità

Siamo a quota 279 morti di lavoro dall’inizio dell’anno.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Quarantesima vittima del lavoro in Lombardia, regione che ogni 60 ore esige il sacrificio di un lavoratore. I morti totali nell’anno arrivano a 279, praticamente in linea con il 2024 quando all’8 aprile si contavano 288 vittime (con un giorno in più).

La quarantesima vittima lombarda risponde al nome di Domenico Braga, 58enne di Gussola (Cremona), morto martedì 8 aprile a Roncadello, frazione di Casalmaggiore (Cremona). Intorno alle 10 Braga è stato ferito a morte dalla pressa per compattare cartoni e carta in uso alla Verdelook di Ettore Biacchi, azienda che commercializza materiali e arredi per il giardino e la casa. Braga è morto prima ancora che arrivassero i soccorsi.

Ivan Paulon, autotrasportatore 53enne di Pontestura (Alessandria), è morto martedì 8 aprile sulla A21, nei pressi di Villanova d’Asti (Asti) in un tipo d’incidente sempre più frequente. Paulon ha accostato sulla corsia d’emergenza per sistemare meglio il carico, è sceso dalla cabina ed è stato travolto e ucciso da un camion. È il terzo caso del genere nell’ultimo mese.

Lillo Morgante, 62enne di Naro (Agrigento), ha perso la vita martedì 8 aprile a Camastra, sempre nell’Agrigentino, cadendo da una betoniera mentre manovrava il braccio a pompa per una gettata di calcestruzzo. L’operaio è morto sul colpo.

Un 40enne indiano è morto martedì 8 aprile a Matera, a Borgo la Martella, intrappolato nella macchina rotoimballatrice che stava manovrando. Nulla da fare per i soccorritori.

Gianni R., 67enne pensionato di Morro Reatino (Rieti), è morto lunedì 7 aprile straziato dalle lame della motozappa. L’assenza di testimoni rende difficoltosa la ricostruzione dell’accaduto.

#domenicobraga#ivanpaulon#lillomorgante#mortidilavoro

Aprile 2025: 18 morti (sul lavoro 12; in itinere 6; media giorno 2,2)

Anno 2025: 279 morti (sul lavoro 226; in itinere 53; media giorno 2,8)

40 Lombardia (sul lavoro 29, in itinere 11)

33 Veneto (27 – 6)

23 Sicilia (15 – 6)

21 Puglia (19 – 2)

20 Lazio (17 – 3), Campania (16 – 4)

18 Toscana (14 – 4); Emilia Romagna (12 – 6)

17 Piemonte (16 – 1)

14 Abruzzo (12 – 2)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

7 Marche (6 – 1)

6 Basilicata (6 – 0)

5 Alto Adige (5 – 0); Liguria, Friuli Venezia Giulia (4 – 1)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

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