“La lotta degli operai della ex Gkn, condotta con creatività e resistenza pacifiche, ha risvegliato in molti quel senso di giustizia soffocato dal fatalismo rassegnato, portando a galla questioni esistenziali che non riguardano soltanto i 422 licenziati ex abrupto, ma l’intera collettività.
Che si tratti di un negozio, di una fabbrica, di un’agenzia di viaggi o di comunicazione, di un pezzo dell’industria mediatica-culturale o persino dello Stato nei suoi mille impieghi, non c’è quasi persona che non si sia trovata a lavorare in condizioni irregolari, con contratti che non corrispondono alle reali mansioni o al tempo dedicato, oppure sottopagata, senza possibilità di mettere in discussione scelte sbagliate e ingiuste, che non abbia subito ricatti più o meno aperti.
Nei cortei e sul palco delle moltissime manifestazioni del Collettivo sono state fatte le domande che tutti dovrebbero porsi, e ancora di più coloro che vogliono per mestiere, missione o coscienza essere interpreti del presente.
La volontà di non capitolare di fronte all’abuso e alla presunta assenza di alternative ha aperto gli occhi sugli abusi che tutte e tutti, ognuno a proprio modo, subiscono, e sull’atomizzazione dell’azione che è ricetta per la sconfitta del gruppo.
Antonio Gramsci scriveva nel 1917 – a 26 anni – parole che appartengono pienamente al presente, al ruolo della cittadinanza, di ogni lavoratrice e lavoratore, del sindacato, dei media.
“L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.
È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.
Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa.
I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa.
Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?” (Antonio Gramsci, “Odio gli indifferenti”, Chiarelettere, Milano 2011.)
(*) Marco Ferri, “Dannazione donna”, 2017).
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Mercoledì 18 dicembre i media sono tornati ai conteggi selettivi, ai morti di lavoro sfogliati come i petali di una margherita: questo sì, questo no, questo sì, questo no…
Il risultato è che i titoli di giornata raccontano agli italiani di due o tre vittime, quando in realtà i lavoratori che hanno perso la vita sono stati sei.
Esattamente il doppio. Tutti hanno parlato di Giovanni Battista Macciò (Genova) e Stefano Deiana (Elmas), quasi tutti di Domenico Caputo (Postiglione), quasi nessuno di Davide Benetti (Riva del Po), Mario Masiero (Borgo Veneto) e Fausto Conca (Lissone).
Giovanni Battista Macciò, 52 anni, residente con moglie e figlio a Castiglione Chiavarese (Genova), ex tassista, era uno dei 900 soci del Culmv (Compagnia unica fra i lavoratori delle merci varie) attiva nel Porto di Genova.
Un camallo, si sarebbe detto una volta. È morto intorno alle 3 della notte di mercoledì 18 dicembre, travolto da un trattore portuale nel Terminal Psa di Prà mentre controllava i sigilli di un container.
Tutti da verificare i motivi per i quali il trattore ha effettuato un’inversione a U nel piazzale e anziché proseguire lungo la corsia di marcia ha preso una traiettoria diagonale, investendo Macciò, per tutti Francesco.
Era membro del Comitato vittime del Ponte Morandi e domenica aveva partecipato all’inaugurazione del memoriale. Subito dopo la morte del lavoratore è scattato uno sciopero di 24 ore dei lavoratori portuali, con l’affissione di striscioni emblematici.
Stefano Deiana aveva 57 anni, viveva a Capoterra (Cagliari) ed era un dipendente della Carvi srl di Elmas, officina per mezzi pesanti.
Mercoledì 18 dicembre insieme al 27enne senegalese Abdoulaye Lo era alle prese con le ruote di un camion, sdraiato dietro la gomma posteriore destra, quando l’autista del mezzo è salito in cabina e ha tolto il freno, senza accorgersi dei due meccanici.
Il camion si è mosso schiacciando “Jerry”, come tutti conoscevano Deiana, che non è sopravvissuto alle lesioni. Ricoverato al Brotzu di Cagliari in condizioni non gravi l’operaio senegalese.
Domenico Caputo, 36enne camionista di Postiglione (Salerno), è morto mercoledì 18 dicembre nel cortile dell’azienda produttrice di pellet di proprietà della famiglia della moglie.
Caputo è stato schiacciato contro un muro da un camion, mossosi all’improvviso perché quasi certamente non frenato. Nulla da fare per Caputo.
Davide Benetti, 43 anni, era un insegnante di sostegno nella scuola di Riva del Po (Ferrara) ed è morto mercoledì 18 dicembre nell’ospedale Sant’Anna di Ferrara, dove era stato ricoverato il 9 dicembre per un incidente avvenuto durante una gita scolastica.
In visita con una quinta elementare e una seconda media a Villa Rivani Farolfi di Ro (municipio di Riva del Po), Benetti era caduto da un’altezza di 5 metri a causa del crollo di un balcone dell’edificio.
Ricoverato in gravi condizioni per le fratture agli arti, l’insegnante si è progressivamente aggravato, fino alla morte.
Mario Masiero, 79 anni, storico proprietario del bar-ristorante Nonno Mario a Santa Margherita d’Adige (municipio di Borgo Veneto, Padova), è morto intorno alle 7 del mattino di mercoledì 18 dicembre in un incidente stradale causato anche dalla fitta nebbia.
Dopo aver aperto il suo esercizio, Masiero era salito in macchina per acquistare i quotidiani da mettere a disposizione della clientela e stava tornando indietro quando si è scontrato frontalmente con un camion. È morto sul colpo.
Un tamponamento con un camion è la causa della morte di Fausto Raffaele Conca, 54 anni, residente a Lissone (Monza e Brianza), e tecnico specializzato presso Phoebus Sistemi Audio di Sesto San Giovanni (Milano).
Nel tardo pomeriggio di lunedì 16 dicembre tornava a casa lungo la A4 quando ha tamponato un autoarticolato, riportando lesioni gravissime. Ricoverato all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, è morto martedì 17 dicembre.
#giovannibattistamacciò#stefanodeiana#domenicocaputo#davidebenetti#mariomasiero#faustoconca#mortidilavoro
Dicembre 2024: 48 morti (sul lavoro 43; in itinere 5; media giorno 2,7)
Anno 2024: 1114 morti (sul lavoro 847; in itinere 267; media giorno 3,1)
160 Lombardia (112 sul lavoro – 48 in itinere)
112 Campania (95 – 17)
103 Veneto (72 – 31)
89 Sicilia (64 – 25)
86 Emilia Romagna (65 – 21)
85 Lazio (56 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
68 Toscana (55 – 13)
66 Piemonte (52 – 14)
35 Sardegna (30 – 5)
34 Marche (24 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Liguria (19 – 3), Estero (19 – 3)
21 Trentino (17 – 4)
20 Friuli V.G. (16 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Samah Jabr (*)
“La chiamata alla solidarietà con il popolo palestinese è radicata nell’amore rivoluzionario.
È reciproca. anche se le mani dei palestinesi sono legate e non possono estenderle ai nostri compagni nello stesso modo in cui loro lo fanno con noi.
Da decenni i palestinesi sono immersi nelle difficoltà personali e collettive, le nostre vite sono soggette a controllo e scrutinio costanti. Eppure, in questa oscurità, la sensazione di essere connessi a una comunità umana più ampia non è scomparsa.
Ricordo diverse occasioni in cui gli impiegati pubblici palestinesi hanno donato una piccola quantità del loro stipendio ai rifugiati siriani.
Analogamente i palestinesi hanno dimostrato solidarietà con il popolo turco che ha perso la vita proteggendo la democrazia., nel 2016, manifestando a sostengo del popolo Robinia a Burma, egualmente oppresso.
A Gaza ho assistito a raccolte fondi per sostenere i sopravvissuti ai terremoti in Turchia e in Siria, oltre che per le vittime delle inondazioni in Libia. Medici, psicologi e psicoterapeuti palestinesi hanno a loro volta preso parte a missioni di sostegno in diverse aree di crisi a livello mondiale.
Si tratta di una testimonianza della forza dell’amore rivoluzionario che i palestinesi continuano a nutrire, incentivando connessioni con comunità indigene, nere e marginalizzate. […]
Il sostegno alla lotta palestinese implica il riconoscimento e l’affermazione dell’umanità di un popolo che è stato troppo a lungo de-umanizzato.
I palestinesi si trovano al vertice di uno scontro di civiltà, sfidando non solo Israele bensì un ordine mondiale unipolare e deforme, in cui la dignità i i diritti umani sono divisi in maniera iniqua.
Questo mondo deforme ci propone dei confini ambigui e illusori tra Occidente e Oriente, tra Nord globale e Sud globale. In questo mondiale corrotto dall’occupazione israeliana che ci toglie l’aria è considerata molto europea, occidentale e civilizzata, mentre noi veniamo rappresentati come selvaggi barbari e de-umanizzati.
Non dovremmo essere soli in questa lotta. Un mondo che afferma di provare rimorso per la schiavitù dei neri e lo sterminio degli indigeni durante la conquista di. nuovi continenti dovrebbe mostrare solidarietà ai palestinesi.
L’amore rivoluzionario è vedere i vostri antenati nei nostri occhi, sentire le loro voci nelle nostre grida.
L’amore rivoluzionario significa comprendere che il dolore dei palestinesi è universale e che i nostri sogni sono legittimi e umani. È il riconoscimento del nostro diritto di spingere via il grosso macigno che pesa sul nostro petto, per tornare a respirare e a entrare in connessione come pari. […]
Abbracciando l’amore rivoluzionario dichiariamo che la lotta per porre fine all’occupazione della Palestina è una lotta ispirata dall’amore per l’umanità, non dall’odio – contrariamente a ciò che viene falsamente sostenuto dai nostri avversari.
È una richiesta di azione che incita le persone del mondo a unirsi non come osservatori passivi, ma come partecipanti attivi nella lotta per la giustizia”. (“Un mondo senza confini”: l’amore rivoluzionario”, 16 luglio 2024).
(*) Samah Jabr, nata nel 1976 a Gerusalemme Est, è psichiatra, scrittrice e assistente alla George Washington University. Dirige l’unità di salute mentale del Ministero della sanità palestinese.
Zelensky è putiniano?
“Il re è nudo.”
“Non abbiamo la forza per riprenderci il Donbass e la Crimea”, lo dice adesso, Volodymir Zelenski. “Il re è nudo”, dopo due anni di una guerra che ha fatto migliaia di morti, che è costata centinaia di migliaia di dollari ed euro, che ha fatto schizzare in alto i costi energetici, che ha provocato l’aumento delle spese militari, a detrimento della spesa sociale, imposto dalla Nato.
Quando lo dicevano tutti quelli che avevano capito l’inganno USA per piegare la Ue al suo dominio in declino, tanto da far deragliare la cosiddetta locomotiva franco-tedesca; quando denunciavamo il bellicismo atlantico come panacea per risolvere la crisi delle democrazie occidentali; quando vedevamo con chiarezza che le regioni russofone al confine con la Federazione non si sarebbero mai piegate all’autoritarismo di Kiev; quando dimostravamo il fermo disaccordo con pennivendoli e ciarlatani della geopolitica che imperversavano a reti unificate; allora siamo stati tacciati, con disprezzo della realtà, della verità, della stessa libertà di opinione, di puntinismo.
“Il burattinaio ventriloquo di Washington”.
Oggi che il burattinaio di Washington, il ventricolo che fa parlare da due anni Zelensky, dice quello che era sotto gli occhi di tutti, fin dall’inizio dell’insensata prova di forza della Nato, oggi è quanto mai chiaro l’inganno dello slogan “c’è un invaso e un invasore”.
“Vassalli, valvassori e valvassini”.
La verità è che c’è una superpotenza imperiale, arrogante piena di sé, che manovra a suo piacimento i vassalli, i valvassori e i valvassini, che brancolano nel più bieco servilismo, muovendosi a tentoni nei governi, nella Ue, nel G7, nell’informazione, nella politica.
di USB Porto di Genova
Il porto di Genova PRA, area PSA alle 3 di stamattina è stato il teatro dell’ennesimo morto sul lavoro, un operaio di 52 anni è stato investito da una ralla mentre era impegnato a controllare i sigilli di un container, il suo collega alla guida del mezzo è rimasto ferito e ora si trova in ospedale.
Oltre alla scarna dinamica dei fatti di cui si è al momento a conoscenza, rimane certo il drammatico contesto di sfruttamento che, ogni giorno, vede crescere il conteggio dei lavoratori e delle lavoratrici uccisi nei posti di lavoro o che subiscono lesioni.
La salute e la sicurezza dei lavoratori portuali e marittimi nel corso degli anni è andata costantemente peggiorando, la deregolamentazione delle banchine, l’attacco alle compagnie portuali, l’autoproduzione (privatizzazione) hanno messo le vite e l’integrità fisica dei lavoratori nelle mani delle grandi multinazionali che mettono i profitti davanti a tutto.
Ritmi di lavoro sopra le capacità fisiche, incremento dei turni notturni e festivi, introduzione di lavoro flessibile, oggi oltre il 15% dei portuali è a chiamata, sono la base su cui si fonda un affare da centinaia di miliardi, dove le aziende si fanno sempre meno scrupoli.
L’USB portuali si stringe alla famiglia, agli affetti e ai compagni di lavoro del nostro collega, chiama uno sciopero di 24 in tutto il porto di Genova .
Eppur si muore.
Piero Santomastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Chiara Moscardi, 26 anni, rodigina ma residente a Padova, a marzo si era laureata in psicologia e lavorava con la cooperativa sociale Cosep, che tra le altre cose gestisce per il Comune di Venezia il servizio drop-in a Mestre.
Martedì 17 dicembre era con tre colleghi su un pullmino Nissan aziendale fermo per un’avaria sulla corsia d’emergenza della A4, nel territorio di Noventa di Piave (Venezia). Un tir con targa ceca ha colpito e semidistrutto il mezzo, scaraventandolo a bordo strada per poi rovesciarsi su un fianco.
Chiara, che sedeva sul lato passeggero, è morta intrappolata tra le lamiere; gravemente ferita una sua collega.
Vasto il cordoglio nel mondo del rugby, sport praticato anche dalla psicologa e in cui il padre, il fratello e gli zii erano arrivati fino alla nazionale.
Ernesto Della Mina, 72enne imprenditore edile di Traona (Sondrio), titolare della DME srl, è morto martedì 17 dicembre mentre era ai comandi di un escavatore impegnato nei lavori di svaso e pulizia delle sponde del fiume Adda, sempre a Traona.
Probabilmente a causa di un cedimento del terreno, l’escavatore si è ribaltato nel fiume, schiacciando Della Mina nell’acqua gelida.
L’imprenditore è stato recuperato e caricato su un elicottero del 118, ma è morto durante il volo verso l’ospedale per i gravi traumi riportati al petto e all’addome.
Adalberto Marani, 58enne di Belforte del Chienti (Macerata), responsabile dei servizi finanziari del Comune di Corridonia (Macerata), è morto lunedì 16 dicembre nel suo ufficio, stroncato da un malore mentre era al lavoro.
#chiaramoscardi#ernestodellamina#adalbertomarani#mortidilavoro
Dicembre 2024: 42 morti (sul lavoro 38; in itinere 4; media giorno 2,5)
Anno 2024: 1108 morti (sul lavoro 842; in itinere 266; media giorno 3,1)
159 Lombardia (112 sul lavoro – 47 in itinere)
111 Campania (94 – 17)
102 Veneto (71 – 31)
89 Sicilia (64 – 25)
85 Emilia Romagna (64 – 21), Lazio (56 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
68 Toscana (55 – 13)
66 Piemonte (52 – 14)
34 Marche (24 – 10 ), Sardegna (29 – 5)
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18 – 3), Trentino (17 – 4)
20 Friuli V.G. (16 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Mario Garini, 60 anni, moglie e 3 figli, viveva a Chieve (Cremona) e da venti anni lavorava a una ventina di chilometri di distanza, macellaio nell’ipermercato Bennet del centro commerciale di Pieve Fissiraga (Lodi).
Nel pomeriggio di sabato 14 dicembre è arrivato regolarmente al lavoro per prendere servizio alle 17, ma da quel momento si sono perse le sue tracce.
La moglie Marzia ha iniziato a preoccuparsi non vedendolo tornare dopo le 20 e ha allertato i due cognati.
Alle 22 i familiari erano davanti al centro commerciale ormai chiuso e la preoccupazione è salita alle stelle quando hanno visto la macchina del lavoratore regolarmente parcheggiata.
Hanno fermato una volante della polizia e dato l’allarme, ma solo all’una della notte si è trovato qualcuno in grado di aprire i locali dell’ipermercato. Mario giaceva in un bagno dello spogliatoio, stroncato da un infarto.
Erano passate più di sette ore senza che qualcuno si accorgesse di lui.
La famiglia ora esige risposte: «Vogliamo che sia fatta chiarezza sulla sicurezza interna al supermercato, in primis per la dignità di Mario — racconta il fratello Bruno a La Provincia di Cremona — è rimasto sette ore riverso a terra e chiuso in una toilette.
Possibile che non ci sia stato un incaricato della sicurezza interna che in tutto questo lasso di tempo sia passato per un controllo negli spogliatoi? E i colleghi?».
Mercoledì 11 dicembre è stato vittima di un malore anche Rosario Sileci, 58 anni, forestale siciliano residente a Godrano (Palermo) con la moglie e il figlio. Il lavoratore si è sentito male mentre era in servizio nel Bosco della Ficuzza, a Corleone, ed è morto.
Francesco Siani, 41 anni, di Battipaglia (Salerno), moglie e una figlia, è morto domenica 15 dicembre mentre lavorava in un terreno di sua proprietà a Eboli, sempre nel Salernitano. L’uomo è stato travolto dal bobcat che stava manovrando.
Nelle prime ore di domenica 15 dicembre è morto nell’ospedale di Udine l’ottantenne Roberto Fumagalli, macellaio di Tricesimo (Udine). Aveva ceduto al figlio la gestione della macelleria aperta negli anni Sessanta, ma continuava a lavorarvi.
Nel tardo pomeriggio di sabato 14 dicembre è caduto da una scala a chiocciola, battendo violentemente la testa e riportando lesioni che lo hanno condotto alla morte.
#mariogarini#rosariosileci#francescosiani#robertofumagalli#mortidilavoro
Dicembre 2024: 38 morti (sul lavoro 34; in itinere 4; media giorno 2,5)
Anno 2024: 1104 morti (sul lavoro 838; in itinere 266; media giorno 3,1)
158 Lombardia (111 sul lavoro – 47 in itinere)
111 Campania (94 – 17)
101 Veneto (70 – 31)
89 Sicilia (64 – 25)
85 Emilia Romagna (64 – 21)
84 Lazio (55 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
68 Toscana (55 – 13)
66 Piemonte (52 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
33 Marche (23 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4)
20 Friuli V.G. (16 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com / Mortidiavoro
Si tratta di Salvatore Briamonte, 65 anni, moglie e 3 figli, residente a Sant’Arcangelo (Potenza) e dipendente di un’azienda piemontese specializzata in manufatti in cemento.
Briamonte venerdì 13 dicembre era al lavoro nel cantiere di Bianzone (Sondrio) per la costruzione della nuova tangenziale di Tirano.
Intorno alle 13 stava pulendo un macchinario usato per le gettate in cemento quando è rimasto incastrato in un rullo ed è andato incontro a una morte orribile.
Mercoledì il cantiere era stato visitato da un gasatissimo Matteo Salvini che si era profuso in complimenti per lo stato di avanzamento dei lavori e da bravo rodomonte aveva rivendicato il fatto che si andasse più velocemente rispetto ai tempi previsti, perché “l’obiettivo è che valligiani e turisti percorrano questa tangenziale già dalla fine dell’anno prossimo” grazie ai finanziamenti “per le olimpiadi volute dalla Lega”.
Con tanti saluti alle procedure per la sicurezza.
Giovedì 12 dicembre la 49enne Teresa Carceo, marito e due figli, dipendente di un agriturismo di Barberino di Mugello (Firenze), ha perso la vita precipitando da un terrazzamento di 4 metri con uno dei veicoli elettrici in uso nella struttura.
La lavoratrice ha perso il controllo in un tratto in forte pendenza, fino allo schianto fatale.
Giuseppe Simione, 61 anni, artigiano di San Nicola la Strada (Caserta) è morto giovedì 12 dicembre in un albergo di vialone Carlo III.
L’uomo stava lavorando nella zona ascensori quando si è accasciato, probabilmente a causa di un malore. I soccorritori intervenuti non hanno potuto fare nulla.
Paolo Rabbia, 61 anni, boscaiolo di Saluzzo (Cuneo) è morto mentre era al lavoro in una zona particolarmente impervia di un bosco saluzzese.
L’ipotesi più accreditata è che sia stato colpito da un malore.
#salvatorebriamonte#teresacarceo#giuseppesimione#paolorabbia#mortidilavoro
Dicembre 2024: 34 morti (sul lavoro 30; in itinere 4; media giorno 2,6)
Anno 2024: 1100 morti (sul lavoro 834; in itinere 266; media giorno 3,1)
157 Lombardia (110 sul lavoro – 47 in itinere)
110 Campania (93 – 17)
101 Veneto (70 – 31)
88 Sicilia (63 – 25)
85 Emilia Romagna (64 – 21)
84 Lazio (55 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
68 Toscana (55 – 13)
66 Piemonte (52 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
33 Marche (23 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4)
19 Friuli V.G. (15 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Due dei 3 morti di lavoro di giovedì 12 dicembre non hanno ancora un nome, quasi certamente perché migranti. Il conteggio annuale delle vittime è arrivato a 1096, pericolosamente vicino a 1100.
Antonio D’Angiolella (nella foto), 45 anni, viveva con la moglie a Vigevano (Pavia) ed era un dipendente della Guerini Rocco Romano, azienda di pulizie industriali di Vado Ligure (Savona) che opera in appalto nel termovalorizzatore Lomellina Energia di A2A a Parona (Pavia).
D’Angiolella si occupava dei mezzi che operano nell’impianto e intorno alle 8 di giovedì 12 dicembre stava verificando il malfunzionamento di una ruspa quando la benna si è staccata e lo ha colpito al torace e all’addome, provocandogli gravi lesioni. Il lavoratore è morto nel giro di pochi minuti.
Un 56enne marocchino è morto giovedì 12 dicembre a Cusago (Milano), nella sede del corriere Züst Ambrosetti.
L’uomo, che lavorava per un’impresa edile esterna, è precipitato da un lucernaio mentre faceva lavori di manutenzione sul tetto di un magazzino. Un volo di almeno 6 metri, che ne ha causato la morte istantanea.
Un 57enne extracomunitario è morto intorno alle 6,40 di giovedì 12 dicembre mentre andava al lavoro in bicicletta a Sandrigo (Vicenza), travolto da un automobilista che si è fermato per chiamare i soccorsi. Troppo gravi, però, le lesioni riportate dal lavoratore, che è morto sul posto.
#antoniodangiolella#mortidilavoro
Dicembre 2024: 30 morti (sul lavoro 26; in itinere 4; media giorno 2,5)
Anno 2024: 1096 morti (sul lavoro 830; in itinere 266; media giorno 3,1)
156 Lombardia (109 sul lavoro – 47 in itinere)
109 Campania (92 – 17)
101 Veneto (70 – 31)
88 Sicilia (63 – 25)
85 Emilia Romagna (64 – 21)
84 Lazio (55 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
67 Toscana (54 – 13)
65 Piemonte (51 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
33 Marche (23 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4)
19 Friuli V.G. (15 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Con i 6 morti di lavoro di mercoledì 11 dicembre arriviamo all’incredibile numero di 15 vittime negli ultimi 3 giorni, una ogni 488 minuti (4h 48’).
E d’improvviso la sicurezza dei lavoratori ha trovato spazio sulle prime pagine: c’è chi ne ha fatto l’apertura, come La Stampa (lode al titolo “Morti sul lavoro, le promesse tradite”).
Fragoroso, però, il silenzio del governo, partendo dal suo capo e scendendo giù giù fino alla ministra contro il Lavoro.
A Guglielmo Maiello, 57 anni, macchinista di Mercitalia Rail – una delle tante società in cui la finanza creativa ha spacchettato le Ferrovie dello Stato – mancavano pochi mesi alla pensione.
Non ci arriverà: mercoledì 11 dicembre dopo le 20, alla fine del turno nello scalo merci di Rubiera (Reggio Emilia), mentre tornava in stazione lungo il sentiero che costeggia i binari, è stato agganciato e sbalzato via dal treno regionale 3926. È morto sul colpo.
Roberto Carani, 59enne contitolare della Padana Sali di Massa Finalese, frazione di Finale Emilia (Modena), è morto mercoledì 11 dicembre dopo essere stato colpito e poi schiacciato dal braccio meccanico di un macchinario. Inutili i soccorsi.
Lulzim Buci, 53enne albanese residente con la famiglia a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), è morto mercoledì 11 dicembre a San Vittore nel Lazio (Frosinone) precipitando dal tetto di un capannone della Lamberet, azienda francese che produce carrozzerie frigorifere e container refrigerati a due passi dalla A1.
Buci era impegnato con un collega nordafricano nella rimozione dell’amianto dal tetto, quando questo ha ceduto e i due lavoratori sono precipitati da un’altezza di 6 metri.
Buci è morto sul colpo, mentre il suo collega è ricoverato in codice rosso.
Mimma Faia, 38 anni, 3 figli, si è spenta mercoledì 11 dicembre al Policlinico di Palermo, dove era ricoverata in gravissime condizioni dal 4 ottobre.
Quel giorno era stata folgorata mentre lavava i pavimenti di un ristorante di via dei Mille, secondo alcune testimonianze a piedi nudi.
Un marinaio 51enne, origine tunisina e residenza ad Ancona, è morto all’alba di mercoledì 11 dicembre cadendo in mare dal peschereccio Midway, 6 miglia al largo di Fano (Pesaro Urbino).
Era seduto sul bordo dell’imbarcazione quando è caduto nell’acqua gelida e si è inabissato rapidamente per via dei pesanti abiti da lavoro. Un membro dell’equipaggio si è comunque gettato in mare ed è riuscito a recuperarlo, ma l’ipotermia aveva già fatto i suoi danni.
La sesta vittima di mercoledì 11 dicembre è un 67enne di Castronuovo di Sant’Andrea (Potenza), di cui si ignora ancora il nome, travolto dalla motocarriola sulla quale stava caricando legna.
#guglielmomaiello#robertocarani#lulzimbuci#mimmafaia#mortidilavoro
Dicembre 2024: 27 morti (sul lavoro 24; in itinere 3; media giorno 2,5)
Anno 2024: 1093 morti (sul lavoro 827; in itinere 265; media giorno 3,1)
154 Lombardia (107 sul lavoro – 47 in itinere)
109 Campania (92 – 17)
100 Veneto (70 – 30)
88 Sicilia (63 – 25)
85 Emilia Romagna (64 – 21)
84 Lazio (55 – 29)
69 Puglia (45 – 24)
67 Toscana (54 – 13)
65 Piemonte (51 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
33 Marche (23 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
22 Estero (19 – 3)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4)
19 Friuli V.G. (15 – 4),
18 Umbria (14 – 4)
14 Basilicata (14 – 0)
13 Alto Adige (12 – 1)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Nel deposito Eni di Calenzano (Firenze), dove lunedì 9 dicembre un’esplosione nell’area di carico delle autobotti ha causato 2 morti, 3 dispersi e 9 feriti, si è registrata la quinta strage di lavoratori del 2024.
La prima, proprio a Firenze, c’era stata il 16 febbraio con le 5 vittime nel cantiere per la costruzione di un nuovo supermercato Esselunga.
La seconda, il 9 aprile, nella centrale elettrica Enel di Suviana (Bologna), dove morirono in 7.
La terza, il 6 maggio, a Casteldaccia (Palermo) con la morte di 5 lavoratori impegnati in un impianto fognario Amap.
La quarta il 18 novembre con i 3 morti nell’esplosione in una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio a Ercolano (Napoli).
Alcune considerazioni. È criminale mantenere un deposito di carburanti di 170.300 metri quadri, per “la ricezione, il deposito e la spedizione di benzina, gasolio e petrolio”, nel cuore di un’area fittamente popolata.
Nel 2022 uno studio del Comune di Calenzano aveva classificato l’insediamento industriale come “a rischio di incidente rilevante”, come l’adiacente struttura di Manetti & Roberts.
Rischio tanto più alto quanto maggiore è l’afflusso di carburanti attraverso due oleodotti dalla raffineria Eni di Livorno. Prodotti petroliferi che vengono stoccati in serbatoi cilindrici – a tetto fisso o galleggiante – per essere poi inviati alle pensiline di carico, esattamente dove si è verificata l’esplosione.
Il rischio segnalato dal Comune di Calenzano è accresciuto dalla presenza della ferrovia a poche decine di metri di distanza, dell’A1 a 800 metri, della Firenze-Mare a 1,5 km e dell’aeroporto a 5 chilometri.
Per tacere – come segnalava Medicina Democratica – della contaminazione delle acque superficiali e delle falde acquifere (il torrente Garille confina con l’impianto Eni, il Marina è a 300 metri), nonché dell’atmosfera per i vapori emessi dal deposito.
Ora che nel mondo reale il disastro si è puntualmente verificato, rileviamo che nel mondo finto degli affari il titolo Eni va a gonfie vele.
Stiamo pur sempre parlando di un gigante talmente preoccupato delle sorti comuni da aver chiesto la cancellazione dal registro delle aziende a rischio di incidente rilevante, come invece imporrebbe la direttiva UE 2012/18 (basta verificare su portaleseveso.isprambiente.gov.it), e da condurre una battaglia di retroguardia contro l’auto elettrica per garantirsi la rendita di posizione come monopolista di fatto sul mercato italiano dei carburanti (vedi ad esempio l’esclusiva garantita da questo governo a Eni per il biodiesel).
E la sicurezza dei lavoratori e della popolazione?
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
L’Inail ha diffuso i dati sulle vittime del lavoro – o meglio, sulle denunce di incidenti mortali ricevute – nei primi 10 mesi del 2024: 890, 22 in più rispetto allo stesso periodo del 2023, 19 in meno rispetto al 2022, 127 in meno sul 2021, 146 in meno sul 2020 e 6 in meno sul 2019.
Secondo i nostri dati i morti di lavoro nei primi dieci mesi dell’anno sono stati invece 968.
Tre le vittime registrate giovedì 5 dicembre, tutte cinquantenni. Il totale dell’anno sale a 1073.
Giuseppe Bolognini, 58enne di Pumenengo (Bergamo), è stato ucciso dal cedimento di una turbobetoniera nel cantiere per la nuova scuola di Soncino (Cremona).
Dopo il posizionamento del mezzo, si stava procedendo all’ancoraggio dei fermi quando il terreno ha ceduto e la betoniera si è inclinata, facendo cadere il braccio telescopico, che ha colpito alla testa Bolognini. Il lavoratore è morto sul posto.
In un ospedale del Canton Ticino si è spento giovedì 5 dicembre il frontaliere 50enne Fabiano Monga, che risiedeva con la moglie e i due figli a Cavargna (Como).
Monga era stato ricoverato in gravi condizioni lunedì 25 novembre, dopo essere caduto da un’altezza di circa due metri mentre potava le piante in un giardino privato di Bosco Luganese, frazione di Bioggio.
Un camionista 53enne di cui conosciamo soltanto le iniziali, A.C., milanese, è morto giovedì mattina sulla A1 a San Cesareo, mentre procedeva in direzione sud.
Il tir che guidava è andato a schiantarsi contro un camion Gls fermato dall’autista per fare da schermo a un’automobile in panne.
#Inail#giuseppebolognini#fabianomonga#mortidilavoro
Dicembre 2024: 7 morti (sul lavoro 6; in itinere 1; media giorno 1,4)
Anno 2024: 1073 morti (sul lavoro 809; in itinere 263; media giorno 3,1)
154 Lombardia (107 sul lavoro – 47 in itinere)
108 Campania (91 – 17)
99 Veneto (69 – 30)
87 Sicilia (62 – 25)
83 Emilia Romagna (62 – 21)
81 Lazio (53 – 28)
69 Puglia (45 – 24)
67 Toscana (54 – 13)
64 Piemonte (50 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
32 Marche (22 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4), Estero (18 – 3)
18 Friuli V.G. (15 – 3), Umbria (14 – 4)
13 Alto Adige (12 – 1), Basilicata (13 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)
Morire di lavoro a 17 anni.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Diciassette anni! Alla di per sé terrificante lista dei morti di lavoro in Italia, siamo costretti ad aggiungere il nome di un ragazzo di 17 anni.
Si chiamava Andrea Bedon e viveva con la famiglia a Trevignano (Treviso), comune diffuso di diecimila abitanti. In una delle frazioni di Trevignano, Falzè, è morto martedì 3 dicembre mentre in sella alla sua Honda tornava dal lavoro all’officina Comix di Signoressa, dove era entrato grazie alla passione per le moto.
Andrea si è scontrato con una Panda guidata da una 79enne che era andata a prendere la nipotina a scuola e a nulla è valso il disperato tentativo di frenata del ragazzo, che ha lasciato sull’asfalto tracce per una quindicina di metri. Così come nulla hanno potuto i soccorritori.
Vittorio Di Monte di anni ne aveva 60, viveva nel quartiere San Polo a Brescia ed era il titolare di un’azienda metalmeccanica di Castenedolo, la “Saldature & Meccanica”.
Lunedì 2 dicembre era salito con un operaio 24enne su una piattaforma aerea noleggiata per sostituire l’illuminazione nel capannone della ditta.
Per motivi da accertare, all’improvviso si è messo in moto un carro ponte, che ha urtato la piattaforma facendo cadere Di Monte da un’altezza di 10 metri. Una caduta fatale. Codice giallo per l’operaio 24enne.
Nicolò Carrer, 23enne di Terruggia (Alessandria) è morto lunedì 2 dicembre in ospedale dopo cinque giorni di agonia. Era stato ricoverato mercoledì 27 novembre dopo un incidente sulla A26 nel territorio di Predosa (Alessandria).
Il furgone Ford Transit guidato da Carrer, complice la fitta nebbia del mattino, ha tamponato un mezzo pesante carico di bitume, causando al giovane lesioni gravissime che lo hanno portato alla morte.
#andreabedon#vittoriodimonte#nicolòcarrer#mortidilavoro
Dicembre 2024: 3 morti (sul lavoro 2; in itinere 1; media giorno 1)
Anno 2024: 1069 morti (sul lavoro 805; in itinere 263; media giorno 3,1)
153 Lombardia (106 sul lavoro – 47 in itinere)
108 Campania (91 – 17)
98 Veneto (68 – 30)
87 Sicilia (62 – 25)
83 Emilia Romagna (62 – 21)
80 Lazio (52 – 28)
69 Puglia (45 – 24)
67 Toscana (54 – 13)
64 Piemonte (50 – 14)
34 Sardegna (29 – 5)
32 Marche (22 – 10 )
27 Abruzzo (22 – 5),
25 Calabria (20 – 5)
21 Liguria (18- 3), Trentino (17 – 4)
20 Estero (17 – 3)
18 Friuli V.G. (15 – 3), Umbria (14 – 4)
13 Alto Adige (12 – 1), Basilicata (13 – 0)
7 Valle d’Aosta (7 – 0)
4 Molise (4 – 0).
Novembre 2024: 102 morti (sul lavoro 77; in itinere 25; media giorno 3,4)
Ottobre 2024: 100 morti (sul lavoro 74; in itinere 26; media giorno 3,2)
Settembre 2024: 93 morti (sul lavoro 67; in itinere 26; media giorno 3,1)
Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)
Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)
Giugno 2024: 105 morti (sul lavoro 72; in itinere 33; media giorno 3,5)
Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)
Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
Febbraio 2024: 96 morti (sul lavoro 76; in itinere 20; media giorno 3,3)
Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)